Nascere. No, non mi riferisco al titolo di un saggio filosofico di Emanuele Severino, ripetitivo e verboso come gli altri, nonostante qualche baluginante intuizione.
No, mi riferisco all'atto del nascere da cui dipende tutto il resto. Venire nelle "regioni della luce", dice, con una radiosa immagine, Lucrezio. Si nasce, dopodichè è troppo tardi per tornare indietro. Il dado è gettato. Ci si incammina lungo una strada breve o lunga, tra errori, ripensamenti, doveri, slanci, speranze e patimenti. Non sappiamo che cosa ci attenda dietro la svolta, se un altro giorno in "paradiso" o il ghiaccio dell’inferno. Domande senza risposta inanellano gli anni. Non sappiamo perché l'essere si espanda sempre più, promanando da sé altri esseri in una generazione infinita, come l'universo che si dilata nello spazio-tempo, proteso verso i confini del nulla.
Nascere: dimenticare il nulla ed il silenzio per essere proiettati nel frastuono e nel caos dell'esistenza. In bilico tra l'abisso del prima e la profonda voragine del dopo, ci aggrappiamo all'essere, perché il non essere è oblio, quiete, ma anche paura dell'ignoto, quell'ignoto che ci avvolge scuro e muto come una notte senza stelle.
Zret, non scegliamo di nascere, ma possiamo scegliere come vivere...a volte una buona esistenza premia il dono della vita. Un caro saluto. Freenfo
RispondiEliminaCerto, Freenfo o forse l'abbiamo deciso, ma non ce lo ricordiamo, come dice Matthew Ward nel libro, Matthew, parlami del Paradiso.
RispondiEliminaCiao e grazie.
Permettetemi di sottoporvi questa lettera,di un figlio alla propria madre...
RispondiElimina"Cara madre,
oggi, in occasione del mio compleanno, vorrei ringraziarti pubblicamente per il tuo dono.
Vorrei solo sapere: perche?
Cosa ti ha spinto quel lontano giorno a decidere di avere un figlio?
Non potevano essere gli incentivi governativi, all'epoca non esistevano.
Forse avrai pensato che un giorno avrei potuto esserti utile come sostegno nella vecchiaia o forse era un modo, magari inconscio, per proiettare te stessa oltre la morte. E quanto avrà pesato, sulle tue decisioni, la tua educazione religiosa e piccolo borghese?
L'altro giorno ho letto di casi legali di torto da procreazione, promossi da figli che, dalla nascita, hanno subito gravi menomazioni.
Certamente sono casi fortunatamente rari ma quante persone si sentono realmente felici di vivere nel nostro mondo? E quante persone sono in grado di accettare il termine della vita come un fatto normale, fisiologico?
Quanti sono gli emarginati, gli esclusi, i drogati, i suicidi, i vinti, tutti coloro che vivono senza convinzione in attesa del momento fatale?
Quante sono le madri che si pongono l'interrogativo: "Sarà felice mio figlio?".
Dopo aver fatto queste considerazioni sono meno convinto di doverti ringraziare e, anzi, penso che tutto l'amore, il denaro e le piccole e grandi premure che mi hai dato, che mi dai e che mi darai, le considererò come una specie di indennizzo per il regalo che mi hai fatto.
Ciao"
Provate ad immaginare se questo tizio un giorno venisse a spere come stanno veramente le cose...
Esiste un racconto di Maupassant con un soggetto simile a quello della lettera da te riportata, Oldleon. Ci troviamo dinanzi a misteri impenetrabili, i misteri dell'essere e del nulla. Perché l'essere, invece del nulla? Si chiedeva Leibniz: non si può rispondere, si può cercare di intravedere i segni di un progetto, di un'idea, di un Logos nell'apparente casualità.
RispondiEliminaCiao
"L'Uomo può nascere, ma per nascere deve prima morire, e per morire deve prima svegliarsi".
RispondiEliminaGurdjieff
da quando nasciamo iniziamo subito a morire
RispondiEliminada quando nasciamo iniziamo a morire
RispondiEliminaCiao Magicla, se con la morte cominciasse la vera vita, come pensava Platone? Chi può saperlo: forse qualcuno risponderà a questa domanda. Forse nel silenzio, è sussurrata questa risposta.
RispondiEliminaCiao