Kung fu Tzu affermava: "Non mi dolgo di non essere conosciuto dagli uomini, ma di non conoscerli". Anche se l'umanità resta, con le sue paradossali contraddizioni un mistero, percorrendo le vie del mondo e della vita, si può acquisire una certa conoscenza dell'homo "sapiens", sebbene per serendipità, ci si imbatta sovente in esseri che degli uomini hanno solo le sembianze. E' comunque molto istruttivo. Osservate da una giusta distanza, in modo spassionato ed obiettivo, queste personae (letteralmente "maschere") sono altrettante occasioni per scoprire curiosi, faceti aspetti della società. Come si può apprendere qualcosa anche dai pessimi libri, così l'analisi di certi schemi comportamentali, per contrasto, lascia risaltare la spiritualità che, nonostante la decadenza dell'umana specie, ancora si irradia dagli occhi di alcuni.
Applicando, anche se in maniera alquanto semplificata e divulgativa, certi strumenti psicologici, si può delineare un ritratto di una genia che, in questi ultimi anni, ha invaso la Rete. Mi riferisco ai disinformatori.
La maggior parte dei disinformatori non è tanto gente trista, ma infantile. Si noti questo tratto che li accomuna: per dirla con Freud, essi si sono fissati nella fase dominata dal principio del piacere, essendo incapaci di maturare quelle esperienze, pur dolorose e decisive, che consentono di interiorizzare il principio di realtà. Assomigliano a quegli scimpanzè cui, essendo stata sottratta la madre dai ricercatori nell'ambito dei loro stolidi esperimenti, abbracciano un peluche. La fissazione ad uno stadio puerile li induce ad aggrapparsi al sistema-mamma da cui suggere il latte, ricevere conforto e protezione di fronte ad un mondo sentito come ostile e pericoloso. Il latte che avidamente bevono è velenoso ed il senso di sicurezza coincide con la paura non solo di crescere, ma addirittura di aprire gli occhi: sono questi aspetti in grado di causare ulteriori problemi, ma pure la dimostrazione che, in tali circostanze, l'infanzia è una patologia senza rimedio.
Senza dubbio questa immaturità di fondo è peculiare anche del suddito medio-basso, sempre bisognoso di un'istituzione o di un "politico" che lo rassicuri, lo difenda da pericoli reali o fittizi, di una figura cui delegare ogni atto, iniziativa, decisione. Inoltre, giacché i disinformatori ed i cittadini standard sono inetti e paurosi, diventa necessario che si uniscano ad altri: nella massa il timore si diluisce e subentra una mentalità da branco. Se sono tutti insieme, uniti, in modo gregario più che cameratesco, in un vincolo di cieca fedeltà al capo ed al sistema, di cui il capo è l'incarnazione, sono aggressivi, determinati, implacabili, audaci. Soli, invece, privati degli inputs del cane alfa, si sbandano, arretrano tremebondi, ammutoliscono. Vorrebbero sparire: il cordone ombelicale è stato troncato.
La psicologia della massa, studiata con tenacia da Elias Canetti e da altri, rende conto della categoria dei disinformatori nei quali i più bassi istinti sono vellicati dal potere in cui, come la plebaglia acefala, si identificano. A differenza del popolino, però, conscio di aver ceduto le sue armi decisionali alle isitituzioni affinché lo rappresenti e rappresenti i suoi "interessi" (è la frode della "democrazia" rappresentativa; si legga l'articolo indicato nella nota 2), i disinformatori si illudono di appartenere essi stessi al potere, di poterne condividere almeno qualche scampolo. Il loro senso di appartenenza si rafforza in un'immedesimazione negli scopi delle élites di cui pochissimo conoscono e tutto credono di sapere.
Anche nel caso in cui questa sottospecie acquisisce un briciolo di consapevolezza, sottentra subito, come forma estrema di autoinganno e di rifiuto di una realtà inaccettabile, la sindrome di Stoccolma, l'innamoramento per i propri carnefici, il sostegno incondizionato alle loro scelleratezze quanto più sono dirette contro loro stessi, con manifestazioni patologiche sconfinanti nel masochismo.
Non mancano farneticazioni di onnipotenza in chi si sente investito del ruolo messianico di salvare il mondo dalla minaccia degli uomini liberi e non allineati. Costoro sono combattutti a suon di luoghi comuni ripetuti in modo ossessivo. Gli spiriti liberi sono accusati di ogni nefandezza, diffamati e calunniati: ciò è risaputo. Si ricordi, però, che i disinformatori sono condizionati ad agire in questo modo tanto è vero che usano sempre gli stessi "argomenti" e le medesime accuse per colpire una gamma variegata ed eterogenea di oppositori del sistema, in maniera indiscriminata e scomposta.
Correlato alla sindrome di Stoccolma, un altro sintomo è piuttosto frequente nel gruppo in esame: è una forma di delirio leinbitziano contraddistinto da convinzioni palesemente contrastanti con la realtà. Infatti, contro l'esperienza e le più palmari evidenze, i "pretoriani del principe" si persuadono che il sistema economico, politico, scientifico, medico, nonostante le mille prove che dimostrano l'esatto contrario, è perfetto, amorevole e sollecito del bene comune. Sono tratti paranoidi ed atteggiamenti di autolesionismo non sradicabili sulle cui cause non sempre evidenti non è il caso qui di indugiare.
Altri aspetti dovrebbero essere sviscerati, ma per ora queste note sono sufficienti. Mi è parso utile cominciare a delineare il problema della disinformazione nelle sue declinazioni psicologiche e psichiatriche: si mette in luce soprattutto la banalità dei soggetti che non va ingigantita, ma neppure sottovalutata, ricordando la banalità del male.
[1] Per quanto attiene alle spie linguistiche inerenti ad una destrutturazione dell'io ed alla meccanicità del linguaggio distorcente e menzognero, rimando al testo La struttura bipolare della lingua, 2009
[2] Sulla democrazia si legga il recente articolo del Professor F. Lamendola, L'aporia fondamentale del pensiero democratico è presupporre che esso sia conforme a natura, 2009
Applicando, anche se in maniera alquanto semplificata e divulgativa, certi strumenti psicologici, si può delineare un ritratto di una genia che, in questi ultimi anni, ha invaso la Rete. Mi riferisco ai disinformatori.
La maggior parte dei disinformatori non è tanto gente trista, ma infantile. Si noti questo tratto che li accomuna: per dirla con Freud, essi si sono fissati nella fase dominata dal principio del piacere, essendo incapaci di maturare quelle esperienze, pur dolorose e decisive, che consentono di interiorizzare il principio di realtà. Assomigliano a quegli scimpanzè cui, essendo stata sottratta la madre dai ricercatori nell'ambito dei loro stolidi esperimenti, abbracciano un peluche. La fissazione ad uno stadio puerile li induce ad aggrapparsi al sistema-mamma da cui suggere il latte, ricevere conforto e protezione di fronte ad un mondo sentito come ostile e pericoloso. Il latte che avidamente bevono è velenoso ed il senso di sicurezza coincide con la paura non solo di crescere, ma addirittura di aprire gli occhi: sono questi aspetti in grado di causare ulteriori problemi, ma pure la dimostrazione che, in tali circostanze, l'infanzia è una patologia senza rimedio.
Senza dubbio questa immaturità di fondo è peculiare anche del suddito medio-basso, sempre bisognoso di un'istituzione o di un "politico" che lo rassicuri, lo difenda da pericoli reali o fittizi, di una figura cui delegare ogni atto, iniziativa, decisione. Inoltre, giacché i disinformatori ed i cittadini standard sono inetti e paurosi, diventa necessario che si uniscano ad altri: nella massa il timore si diluisce e subentra una mentalità da branco. Se sono tutti insieme, uniti, in modo gregario più che cameratesco, in un vincolo di cieca fedeltà al capo ed al sistema, di cui il capo è l'incarnazione, sono aggressivi, determinati, implacabili, audaci. Soli, invece, privati degli inputs del cane alfa, si sbandano, arretrano tremebondi, ammutoliscono. Vorrebbero sparire: il cordone ombelicale è stato troncato.
La psicologia della massa, studiata con tenacia da Elias Canetti e da altri, rende conto della categoria dei disinformatori nei quali i più bassi istinti sono vellicati dal potere in cui, come la plebaglia acefala, si identificano. A differenza del popolino, però, conscio di aver ceduto le sue armi decisionali alle isitituzioni affinché lo rappresenti e rappresenti i suoi "interessi" (è la frode della "democrazia" rappresentativa; si legga l'articolo indicato nella nota 2), i disinformatori si illudono di appartenere essi stessi al potere, di poterne condividere almeno qualche scampolo. Il loro senso di appartenenza si rafforza in un'immedesimazione negli scopi delle élites di cui pochissimo conoscono e tutto credono di sapere.
Anche nel caso in cui questa sottospecie acquisisce un briciolo di consapevolezza, sottentra subito, come forma estrema di autoinganno e di rifiuto di una realtà inaccettabile, la sindrome di Stoccolma, l'innamoramento per i propri carnefici, il sostegno incondizionato alle loro scelleratezze quanto più sono dirette contro loro stessi, con manifestazioni patologiche sconfinanti nel masochismo.
Non mancano farneticazioni di onnipotenza in chi si sente investito del ruolo messianico di salvare il mondo dalla minaccia degli uomini liberi e non allineati. Costoro sono combattutti a suon di luoghi comuni ripetuti in modo ossessivo. Gli spiriti liberi sono accusati di ogni nefandezza, diffamati e calunniati: ciò è risaputo. Si ricordi, però, che i disinformatori sono condizionati ad agire in questo modo tanto è vero che usano sempre gli stessi "argomenti" e le medesime accuse per colpire una gamma variegata ed eterogenea di oppositori del sistema, in maniera indiscriminata e scomposta.
Correlato alla sindrome di Stoccolma, un altro sintomo è piuttosto frequente nel gruppo in esame: è una forma di delirio leinbitziano contraddistinto da convinzioni palesemente contrastanti con la realtà. Infatti, contro l'esperienza e le più palmari evidenze, i "pretoriani del principe" si persuadono che il sistema economico, politico, scientifico, medico, nonostante le mille prove che dimostrano l'esatto contrario, è perfetto, amorevole e sollecito del bene comune. Sono tratti paranoidi ed atteggiamenti di autolesionismo non sradicabili sulle cui cause non sempre evidenti non è il caso qui di indugiare.
Altri aspetti dovrebbero essere sviscerati, ma per ora queste note sono sufficienti. Mi è parso utile cominciare a delineare il problema della disinformazione nelle sue declinazioni psicologiche e psichiatriche: si mette in luce soprattutto la banalità dei soggetti che non va ingigantita, ma neppure sottovalutata, ricordando la banalità del male.
[1] Per quanto attiene alle spie linguistiche inerenti ad una destrutturazione dell'io ed alla meccanicità del linguaggio distorcente e menzognero, rimando al testo La struttura bipolare della lingua, 2009
[2] Sulla democrazia si legga il recente articolo del Professor F. Lamendola, L'aporia fondamentale del pensiero democratico è presupporre che esso sia conforme a natura, 2009
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Ottimo articolo.
RispondiEliminaIl problema è che chi dovrebbe curare costoro, cioè gli psichiatri, sono ancora più paranoidi e infantili, nelle loro fissazioni, dei disinformatori.
E' noto che per gli psichiatri qualsiasi disagio deriva da uno scompenso biomolecolare del cervello. Non certo da condizioni esterne come precarietà, disoccupazione, inquinamento, distruzione ambientale, signoraggio, scie tossiche ecc.
Gli psichiatri ti diranno che sono tutte scuse per sfuggire alla reale causa dei tuoi mali, cioè la tua disfunzione neurologica. Più tu ti sbracci volendo denunciare la società e le sue folli dinamiche, più loro diranno che soffri di sindrome paranoide. Non c'è via di scampo alla loro verità imparata sui libri dell'Università importati dalle facoltà USA.
Inutile tentare una cura e pretendere di essere guariti da chi sta più male di loro. Gli psichiatri hanno aquisito come dato di fatto che il mondo è perfetto, tutto intorno è perfetto, il cibo che mangiamo è ottimo, le scuole che frequentiamo ci insegnano la saggezza e ci elevano, l'aria che respiriamo è pulita, le occasioni di lavoro sono infinite, le autorità ci vogliono bene, i potenziali amici sono milioni, l'unica cosa che non va sono i neuroni.
E' chiaro che non si rendono conto del loro delirio allucinatorio, della loro grave fissazione infantile, della loro forma di dissociazione tra quello che credono e la realtà effettiva.
Io propongo che la prima forma di cura dovrebbe avvenire verso chi, istituzionalmente titolato, avrebbe l'ardire di curare.
"Gli psichiatri hanno aquisito come dato di fatto che il mondo è perfetto, tutto intorno è perfetto, il cibo che mangiamo è ottimo, le scuole che frequentiamo ci insegnano la saggezza e ci elevano, l'aria che respiriamo è pulita, le occasioni di lavoro sono infinite, le autorità ci vogliono bene, i potenziali amici sono milioni, l'unica cosa che non va sono i neuroni".
RispondiEliminaPasso fondamentale di un commento da incorniciare, Federico.
Tra disinformayori e psichiatri esiste una perfetta equivalenza: entrambe le categorie sono paranoiche.
Ciao e grazie.
Ciao Zret.
RispondiEliminaCome chi fa disinformazione per il sistema attraverso giornali e televisione, i disinformatori di Rete (che sono gli stessi trasfertisti rompiscatole che si infiltrano nelle conferenze) puntano a distrarre le persone dai ragionamenti logici inscenando battibecchi e attaccandosi a cavilli senza valore, pensando così di occultare fatti crudamente reali e onnipresenti come scie ed HAARP. Non sono da sottovalutare però valgono poco poichè molto spesso arrivano a tradirsi da soli. Particolarmente patetici quando tentano di sminuire l'affidabilità delle persone attraverso la derisione della vita privata di queste.
La tua accurata descrizione non si può non condividere; è una buona "istruzione per l'uso":
i disinformatori, se li conosci, li eviti.
Se non li conosci e li incontri, li inquadri immediatamente e poi, li eviti. Il risultato non cambia.
Questo articolo, Ginger, sta scatenando le reazioni belluine e volgari dei disinformatori che stanno inviando messaggi e messaggi pieni di volgarità e di contumelie. Evidentemente si sono riconosciuti in questo benevolo ritratto.
RispondiEliminaIl loro livello è infimo: sanno solo calunniare ed insultare queste simpatiche canaglie.
Ciao e grazie.
Zret volevo darti un link veramente curioso ....
RispondiEliminaanche se certamente non e' volontario fa pensare in ogni modo...
vai sulla pagina di riviera24.it
l'articolo e' di Don Simonetti..
non riesco a fare copia e incolla
Mapero, sono pubblicati molti articoli su quel sito. A quale ti riferisci?
RispondiEliminaCiao
Nella pagina principale di riviera24.it
RispondiEliminasotto all'altezza del meteo delle diverse citta' della provincia verso destra c'e' un articolo di "don giacomo Simonetti"
"di fronte ai tragici gesti ci chiediamo e' l'aria che respiriamo?"
Non riesco a farti un copia e incolla su questo post ma lo troverai con facilita'...
Ciao allora ...nella pagina principale di riviera24.it scendi nella pagina principale ( quella che ti appare per prima,diciamo di copertina)
RispondiEliminaall'altezza ( parte sinistra guardando il monitor)
del meteo delle citta' delle provincia spostati alla stessa 'altezza andando leggermente verso destra troverai l'articolo "don giacomo simonetti
di fronte a tragici gesti ci chiediamo E' L'ARIA CHE RESPIRIAMO?
MErita un piccolo commento...sa di profetico .. ;-)
Mauro, mi pare che don Simonetti lanci il sasso e nasconda la mano. Ahinoi, l'aria che respiriamo è sì metaforica, ma anche concreta.
RispondiEliminaEloquente il binomio tra un sito della diocesi e l'infame catena che vende hamburger di plastica. Il diavolo e... il diavolo.
Grazie della segnalazione.
Ciao
Errata corrige: non binomio, ma connubio.
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