In tutti questi errori niente di sbagliato.
La parola "uomo" è legata alla famiglia del latino "humus", terra, fango e lo definisce come la creatura terrena, in opposizione alle creature celesti, gli dei(?). E' un'interpretazione delle aree nord-occidentali all'interno del mondo indo-europeo, comprendente l'Italia, le regioni celtiche e germaniche. Una visione parallela o forse l'origine dell'idea è in Shumer dove l'uomo è "adapa", l'essere della terra. Creatura umile l'uomo: vi si enucleano sensi letterali, la sua attitudine a lavorare, ad obbedire chino verso il suolo, ad adorare i creatori genuflesso. I Sumeri chiamavano l'uomo anche “lulu amelu”, ossia “lavoratore primitivo”: narrano i miti che il lulu languisse e morisse nelle miniere, come oggi, anche se ai nostri giorni, sono i cantieri i luoghi dove più spesso la vita precipita nella ripida morte. Già nell'Eden, Adamo era un alacre giardiniere. (Genesi 2,15) Nelle plaghe armene e greche, l'uomo è il mortale, “bròtos”.
"Uomo, ricorda che sei polvere e che polvere ritornerai". Eppure questa polvere, che il vento porta via in mulinelli, si anima e ne nasce un essere pensante (tedesco "Mann", inglese e persiano "man", indiano "manusya" – la radice è la stessa di “mente”): l’intendimento lo eleva. Finalmente lo sguardo da terra è innalzato al cielo sino alle stelle, la patria lontana, perduta. Con l'intelletto egli ora può spaziare, immaginare, ricordare, concepire mondi e destini. Un soffio dà vita alla materia inerte e la linfa scorre nell'organismo della coscienza. L'anima si allarga ad abbracciare l'azzurro e l'infinito.
La domanda sbatte come una mosca sul vetro: esiste per noi un disegno? Cerchiamo la luce là dove è solo un buio deserto. Come Diogene, cerchiamo l'uomo là dove si muovono, più patetiche che buffe, marionette disarticolate. Il brillio che avevamo scorto negli occhi era solo il freddo riflesso di una lampadina. Anche l'universo ha le sue segrete umide e piene di ragnatele. Per una pagliuzza d’oro, quanto cascame e quante carcasse!
L'umanità è ormai prossima alla metamorfosi: l'ultimo barlume si è spento ed il respiro è stato risucchiato.
I figli di Seth saranno gli eredi della nuova terra o le voci cristalline sovrastate dal ruggito del crollo?
La parola "uomo" è legata alla famiglia del latino "humus", terra, fango e lo definisce come la creatura terrena, in opposizione alle creature celesti, gli dei(?). E' un'interpretazione delle aree nord-occidentali all'interno del mondo indo-europeo, comprendente l'Italia, le regioni celtiche e germaniche. Una visione parallela o forse l'origine dell'idea è in Shumer dove l'uomo è "adapa", l'essere della terra. Creatura umile l'uomo: vi si enucleano sensi letterali, la sua attitudine a lavorare, ad obbedire chino verso il suolo, ad adorare i creatori genuflesso. I Sumeri chiamavano l'uomo anche “lulu amelu”, ossia “lavoratore primitivo”: narrano i miti che il lulu languisse e morisse nelle miniere, come oggi, anche se ai nostri giorni, sono i cantieri i luoghi dove più spesso la vita precipita nella ripida morte. Già nell'Eden, Adamo era un alacre giardiniere. (Genesi 2,15) Nelle plaghe armene e greche, l'uomo è il mortale, “bròtos”.
"Uomo, ricorda che sei polvere e che polvere ritornerai". Eppure questa polvere, che il vento porta via in mulinelli, si anima e ne nasce un essere pensante (tedesco "Mann", inglese e persiano "man", indiano "manusya" – la radice è la stessa di “mente”): l’intendimento lo eleva. Finalmente lo sguardo da terra è innalzato al cielo sino alle stelle, la patria lontana, perduta. Con l'intelletto egli ora può spaziare, immaginare, ricordare, concepire mondi e destini. Un soffio dà vita alla materia inerte e la linfa scorre nell'organismo della coscienza. L'anima si allarga ad abbracciare l'azzurro e l'infinito.
La domanda sbatte come una mosca sul vetro: esiste per noi un disegno? Cerchiamo la luce là dove è solo un buio deserto. Come Diogene, cerchiamo l'uomo là dove si muovono, più patetiche che buffe, marionette disarticolate. Il brillio che avevamo scorto negli occhi era solo il freddo riflesso di una lampadina. Anche l'universo ha le sue segrete umide e piene di ragnatele. Per una pagliuzza d’oro, quanto cascame e quante carcasse!
L'umanità è ormai prossima alla metamorfosi: l'ultimo barlume si è spento ed il respiro è stato risucchiato.
I figli di Seth saranno gli eredi della nuova terra o le voci cristalline sovrastate dal ruggito del crollo?
Realtà
RispondiEliminabrutta "lulu" perfettamente congruo con il mondo odierno....siamo rimasti quello che eravamo. Non c'è risveglio collettivo che possa cambiare tale sittuazione. Non è pessimismo ma semplice e pura
Realtà.
Ti seguo sempre anche se ho impegni lavorativi. Ciao amico
Esistono probabilmente più di un disegno.
RispondiEliminaCi sono i disegni che ci calano addosso e quelli che con coraggio ci creiamo da noi stessi.
Ciao Alain, credo che un risveglio collettivo potrebbe essere la via d'uscita, ma purtroppo non ne vedo le avvisaglie. E' probabile che occorra una spinta dall'esterno per un reale miglioramento, sebbene la dicotomia tra esterno ed interno sia in gran parte fittizia.
RispondiEliminaIniziato, è il disegno di un artista o di uno schizofrenico? Alcuni schizofrenici sono artisti.
Ciao e grazie.
Oggi il cielo era per metà cumuli naturali e per metà segnato da elementi chimici da scie, che rappresentatava la dicotomia e la spaccatura tra una sorta di due sensi di essere. Ed ad un tratto lampante, la meraviglia di esser "qui" ma in una sorta di sospensione, non calata davvero in questa realtà, ma su di un piano all'interno di un triste sogno, forse quello è il piano vero!..sogno o incubo che manca di presa di coscienza umana, sempre la stessa e ferma arretratezza. E per un attimo sovrapposto ero fuori da ogni tempo. Dopo scorrevano lacrime.
RispondiEliminaAntonella, il tuo commento è talmente bello e suggestivo che sarebbe un delitto replicare.
RispondiEliminaCiao e grazie.