Profezia non è predizione, ma eloquio in nome di Dio. Le traduzioni correnti hanno trasferito la pregnanza del momento aoristico nell’avvenire, sebbene l’aramaico e l’ebraico antichi ignorassero il tempo verbale del futuro. Così si è perduto il significato primigenio della profezia, che è monito, persino un relata refero.
I profeti sono interpreti degli indecifrabili arazzi divini: li scrutano con occhi ciechi, chiaroveggenti.
I vaticini sono anatemi terribili e promesse grandiose, fra viluppi di concetti abissali. L’oscurità della profezia è luce che abbacina: la voce del veggente vibra di echi trasumananti. Il profeta è figura glorificata e schernita. Ora è accolto come un ospite di riguardo ora maltrattato, quasi fosse un mendico cencioso e petulante.
I suoi passi, se non calcano la reggia e le sue adiacenze, attraversano il deserto su cui serpeggiano poche, esili nubi e dove, fra gli anfratti rocciosi sibilano i colubri, guizzano gli scorpioni. Giovanni Battista, la labile figura di predicatore ed anacoreta, fu vox clamantis in deserto. La Tebaide è il luogo dell’ascesi e della solitudine: la solitudine è il destino di molti profeti, veri e falsi.
E’ la dimensione dove la parola del profeta forse troverà finalmente chi possa ascoltarla.
I profeti sono interpreti degli indecifrabili arazzi divini: li scrutano con occhi ciechi, chiaroveggenti.
I vaticini sono anatemi terribili e promesse grandiose, fra viluppi di concetti abissali. L’oscurità della profezia è luce che abbacina: la voce del veggente vibra di echi trasumananti. Il profeta è figura glorificata e schernita. Ora è accolto come un ospite di riguardo ora maltrattato, quasi fosse un mendico cencioso e petulante.
I suoi passi, se non calcano la reggia e le sue adiacenze, attraversano il deserto su cui serpeggiano poche, esili nubi e dove, fra gli anfratti rocciosi sibilano i colubri, guizzano gli scorpioni. Giovanni Battista, la labile figura di predicatore ed anacoreta, fu vox clamantis in deserto. La Tebaide è il luogo dell’ascesi e della solitudine: la solitudine è il destino di molti profeti, veri e falsi.
E’ la dimensione dove la parola del profeta forse troverà finalmente chi possa ascoltarla.
Per il Cristianesimo siamo tutti profeti dopo il battesimo, almeno dal concilio vaticano II°, ma è veramente così? Io non credo e detto grezza-mente pochi seguono gli insegnamenti di Cristo, si parla bene ma poi si razzola male, molto male, tutti i giorni abbiamo sotto gli occhi la vergognosa rappresentazione del genere umano che nulla ha a che vedere con la carità, la pietà, la generosità, la compassione.
RispondiEliminaIn questi giorni (come in tutti i giorni per le festività) vediamo l'alta ipocrisia di festeggiare un evento che non ha nulla di caritatevole, se non quello di un consumismo becero ed impietoso.
"La Tebaide" una parola che credevo dimenticata, e tu caro Zret l'hai portata alla luce, me ne congratulo; Tebaide era l'antica zona desertiche dell'Egitto dove sorgeva "Tebe", ed in quella zona nei primi anni del Cristianesimo divenne un grande centro di religiosità (giustamente come dicevi Tu) un posto che ospitò molti "Anacoreti".
Non va dimenticato che in questi posti di solitudine, desertici, un luogo di preghiera e di santità, sono nati tanti profeti, come ad esempio Maometto (il quale viene ricordato come il Profeta se non l'ultimo "il sigillo dei Profeti").
Oggi questi luoghi non esistono più, ci sono tanti eremi o comunque monasteri, che suppliscono ma, sono molto lontani dal significato di "Tebaide"; è di pochi giorni la notizia di un monastero Svizzero che per cercare neofiti frati ha messo in internet un annuncio per mancanza di uomini religiosi.
Chi, possiamo dire che oggi possa parlare davanti come è l'etimologia della parola profeta? "Colui che parla davanti"?
wlady
Bravissimo Wlady, i valori del Cristianesimo (e si intenda prevalentemente quello paolino con tutti i suoi tratti eterogenei) non hanno per nulla fecondato il mondo: così il Natale è solo una festa consumistica e mercificata, scevra di significati spirituali e simbolici. Nelle città brillano le luminarie: sono per lo più le solite stelle comete, ma satanicamente rovesciate! Sarebbe bello se il Natale e non solo vedesse vere solidarietà ed empatia e non solo strenne tecnologiche ed auguri di circostanza.
RispondiEliminaTuttavia mi ha colpito molto la frase di un'adolescente: "Per Natale io non voglio nessun regalo, perché ho tutto". Da incorniciare.
A proposito della Tebaide, che descrivi nel tuo bel commento, mi viene in mente un'opera misconosciuta di Flaubert "La tentazione di Sant'Antonio", una sorta di piéce in cui l'autore esplora temi abissali: il male, Dio, la colpa, l'universo... Da leggere e rileggere.
Ciao e grazie.
Recandomi abitualmente alla Messa domenicale ho avuto recentemente modo di riascoltare e di ripassarmi alcune delle cosiddette profezie dell'Antico Testamento relative all'avvento del Messia.
RispondiEliminaEbbene, devo dire che più le ascolto e più le trovo inconsistenti. Diciamo pure che si è voluto ravvisare nel Deutero-Isaia una anticipazione dei tempi messianici della Salvezza. Si, è vero, tali vaticini parlano di un destino futuro e grandioso. Ma è quello di Sion che dominerà tutti i popoli che il profeta ha in vista e non la Chiesa o le Chiese dei cristiani.
Insomma stiracchiando di qual e di là con la forza della disperazione, la letteratura patristica dei primi secoli ha voluto ravvisare in codesti testi i fasti a venire del Cristianesimo in generale e del Cattolicesimo in particolare.
E che dire poi della incerta, umbratile e dai contorni malfermi figura di Giovanni il Battista? Anche lì i Vangeli accettati hanno fatto l'impossibile nel presentare tale cupo, severo personaggio come il Precursore del Messia.
Ma non occorre un fenomeno dell'esegesi neo-testamentaria per capire che le due sette - quella del Battista e quella di Gesù - erano all'inizio fra loro antagoniste. Poi con il tempo esse si sono fra loro riconciliate, almeno in parte, e l'immagine che i testi ce ne offrono è sicuramente interessata ed artificiale.
Non credo molto ai Profeti. Che cosa vedono i migliori fra di loro? Fatti reali e possibili oppure lucciole scambiate per lanterne?
Naturalmente il testo Profeti del silenzio ha valenza letteraria, non esegetica. Ho pensato a Calcante ed a Cassandra e non solo ai profeti biblici.
RispondiEliminaCiao
Ecco, Paolo, hai ben enucleato il solito errore nell'interpretazione delle profezie vetero-testamentarie. Esse si riferivano non ad un futuro lontano, ma ad un avvenire prossimo e comunque riconducibile al destino di Israele. L'aoristo è, infatti, tempo senza tempo.
RispondiEliminaPiù passa il tempo e più mi convinco che ha ragione Bloom quando coglie una sostanziale incompatibilità, uno iato tra Ebraismo e Cristianesimo. So che questo può apparire ardito, se non blasfemo, ma credo avvessero ragione i Buoni cristiani quando accoglievano nel Canone solo il Quarto Vangelo. E' ovvio che questa è una mia opinione e non una verità, ma mi pare che bisognerebbe liberarsi dell'ipoteca di Sion, una volta per tutte.
Forse Giovanni Battista non esistette neppure. Non so se le due comunità si rappacificarono, vista la tradizione dei Mandei ostili alla setta del Nazireo.
Ciao e grazie.
copio ed incollo da qui, anche se non si parla di profeti pero' ... si ricollega ad altre discussioni passate e post scritti su questo blog
RispondiElimina«Il Vangelo di Giovanni, ha scritto il comandante Lipman (Della Cena Cristiana,1913), ha deliberatamente gettato il giudaismo fuori bordo, come una zavorra ingombrante».
«Il 4° Evangelo, scrive da parte sua Albert Réville (Il 4° Evangelo) ha definitivamente emancipato il pensiero cristiano dalla teologia giudea e gli ha dato le sue lettere di naturalizzazione nella filosofia greca» .
«La maniera in cui l’evangelista, nel capitolo VII e in quello seguente, parla dei giudei e dei farisei, dice ancora, mostra chiaramente come egli non si consideri appartenente al popolo giudeo».
«In generale, ha parlato dei Giudei come d’una classe di uomini stranieri ai quali non si riattacca l’autore dell’Evangelo», dice Reuss (La Teologia gioannita) .
Secondo Henry Delafosse (Il 4° Evangelo, 1925), il Cristo dell’Evangelo Giovannita rigetta l’Antico Testamento; lo respinge con disprezzo. Dirà sdegnosamente ai Giudei, parlando della legge di Mosè: «Vostra legge». Essa non è dunque affatto la sua? Di conseguenza i riferimenti a Mosè, ai profeti, ai patriarchi che racchiude il 4° Evangelo sarebbero delle interpretazioni tendenziose.
L’idea dell’importanza dell’Antico Testamento è scartata dall’affermazione che i Giudei non hanno mai inteso la voce di Dio né visto la sua faccia (Giovanni V-37) e da questa dichiarazione, dice Reuss, che ha causato tanta insonnia ai teologi: «Tutti quelli che sono venuti prima di me sono dei ladri e dei briganti» (Giovanni X-8).
.... il resto al link su indicato
Corrado, gli Studi di alcuni biblisti sembrerebbero dimostrare che il Quarto Evangelo sia opera sbocciata in ambiente gnostico ed anti-ebraico. Quei pochi passi che contaddicono la natura esoterica ed anti-mosaica di questo libretto otrebbero essere interpolazioni o vestigi di uno strato precedente.
RispondiEliminaNon è un caso se il Quarto Evangelo fu accolto nel canone tardi e solo dopo infuocate controversie. Non è un caso se il vero nome di Francesco d'Assisi fu Giovanni... La madre, Pica, era originaria della Linguadoca, la regione dei Buoni cristiani.
Se i cristiani seguissero la legge di Moses dovrebbero, ad esempio, ricorrere alla Circoncisione.
Ciao e grazie.
Salve Zret! Gli scorpioni guizzano? Non credo, giacché sono creature torbide e niente affatto agili nei movimenti, ma te la passo come una licenza poetica. Da aggiungersi a quella dell'upupa del Foscolo, da lui definita uccello notturno!
RispondiEliminaSi parla, qui, di profeti, vangeli, Tebaide: tutte cose interessanti! Ma sai cosa pensavo? Come noi siamo diventati una colonia americana, a partire dalla II guerra mondiale, siamo diventati anche, molto tempo prima, una colonia ebraica. In senso culturale, più che economico. Non chiedermi come, ma penso grazie alla predicazione dei neofiti. Si spostavano. Facevano migliaia di chilometri ed erano animati dal sacro fuoco di un'idea. Un'idea da esportare, da comunicare alle genti, a noi poveri villici bifolchi e superstiziosi. Forse i nostri avi stavano bene con i loro dei. Non avevano bisogno di nulla e meno che mai di una dottrina che portava solo sette e divisioni. Una dottrina intollerante, come i secoli avrebbero dimostrato. Avevano templi, i nostri trisavoli, e facevano devotamente sacrifici animali, né più né meno di come li facevano gli ebrei.
Paolo che cosa ha detto di nuovo? Parlava come il Dalai Lama e come Francesco, anzi Giovanni d'Assisi. Quando a questi tre furbacchioni (il secondo ancora in vita) chiesero cosa si deve mangiare, sai cosa risposero? Mangiate quello che vi pare, basta che vi asteniate dal sangue, disse Paolo. Che bella novità! Che grande innovazione! Avessero detto di non mangiare animali, con o senza sangue, allora avrebbero detto qualcosa di rivoluzionario. E avrebbero posto le basi di una società pacifica e rispettosa verso ogni forma di vita. Ma hanno voluto fare i pragmatici, per non inimicarsi la maggioranza del popolo carnivoro e cadaveriano. Bella roba! Dei tre, comunque, il più colpevole è il Dalai: che se ne vada pure in pensione, poverino! Cosa ha fatto oltre a prendersi il premio nobel?
Un saluto zret.
RispondiEliminaSpiderman
Freeanimals, hai in parte anticipato i contenuti di un articolo che si intitolerà "Cara carne".
RispondiEliminaPurtroppo i tre personaggi da te citati furono pragmatici e, pur di ottenere consenso o in ossequio ad una "ragione di chiesa" non osarono sovvertire usanze consolidate, anche per non irritare i poteri. Giovanni d'Assisi avrebbe potuto condannare il consumo di carne, ma si era spinto già troppo oltre ed avrebbe rischiato di essere bruciato sul rogo come eretico. Saggiamente agirono i Buoni cristiani, quando rigettarono una tradizione ebraica non scevra di rozzezza e di ambiguità. Certi legami vanno recisi, anche se il taglio può essere dapprincipio doloroso. Si sa, però, quale fu la fine dei Buoni uomini...
Il Dalai Lama è un ipocrita e probabilmente una pedina delle élites mondialiste.
Ciao e grazie.
Ciao Spiderman.
RispondiEliminaGrazie della visita.
Per chi non crede alle ipocrisie del Dalai Lama segnalo il seguente articolo estremamente ben fatto consultabile al link:
RispondiEliminahttp://nwo-truthresearch.blogspot.com/2010/10/dalai-lama-un-altro-mito-della-cia.html
Che delusione il Dalai lama! E dire che in passato alcuni suoi scritti mi avevano sedotto, forse proprio per quella moda verso l'esotismo e la meditazione, ma il dalai lama da quello che si evince non sembra distinguersi per nulla dagli altri capi politici o religiosi.
RispondiEliminaHo una domanda per Zret, conosci la vita di Paolo di Tarso scritta da Filostrato?
Grazie della segnalazione, Paolo.
RispondiEliminaSì, Gigettosix, il Dalai Lama è stato una cocente delusione. Tempo fa gli dedicai un caustico articolo, in cui ricordavo che aveva stretto la mano a belzebush ed altre sue nobili gesta.
Forse ti riferisci alla vita di Apollonio di Tiana, filosofo e taumaturgo sulla cui figura fu presumibilmente modellato il personaggio di Shaul-Paolo. Possiedo la Vita scritta da Filostrato: è libretto prezioso e proficuo.
Ciao e grazie.
Chiedo scusa, mi riferivo proprio ad Apollonio di Tiana, mi piacerebbe leggerlo in futuro.
RispondiEliminaGigettosix, il tuo è stato un lapsus. Sapessi quanti ne occorrono a me! Possiedo l'edizione dei F.lli Melita editori, ma credo che sulla Rete se ne trovino ampi stralci.
RispondiEliminaCiao
http://www.ilritornodegliantichi.com/documenti_e_pagine/index_4/apollonio_di_tiana/il_personaggio_storico_ed_il_mito.html
RispondiEliminaCiao Zret, sono farfalla :)
RispondiEliminaTi volevo fare gli auguri di Buon Solstizio e di Buon Anno Nuovo senza le scie schifose...
Ti abbraccio....
Ciao Farfalla, contraccambio di cuore. Un Natale senza le Arpie è difficile, ma magari oltre...
RispondiEliminaCiao e grazie.
In un articolo intitolato "Profeti del silenzio", non poteva mancare questa notizia:
RispondiEliminahttp://www.corriere.it/cultura/10_dicembre_23/accademia-silenzio-scorranese_cbb24572-0ed9-11e0-bfcf-00144f02aabc.shtml
Riguardo ad Apollonio di Tiana, mi sembra sia una figura trascurata che solo in pochi conoscono. Forse perché faceva concorrenza a Cristo: infatti è stato chiamato anche "Il Cristo pagano". Anche lui faceva miracoli, su cui magari si può legittimamente nutrire qualche dubbio, ma uno dei motivi per cui, secondo me, ha subito l'ostracismo, è la sua dieta vegetariana, che rappresentava una tacita critica nei confronti del clero cristiano e dei preti. I quali, a detta di Nietzsche, sono dei grandi mangiatori di bistecche. Giovanni (Francesco) d'Assisi aveva, fra i discepoli, un successore vegetariano, frate Elia Bombardone (forse era bello grosso), ma quando si trattò di raccogliere il testimone del Poverello, dopo la sua morte, a spuntarla fu un altro frate, per nulla vegetariano. Per tale motivo (per una manciata di voti, forse), oggi i francescani mangiano carne come tutti gli altri. Gli Hare Krisna sono meglio!
Freeanimals, è come scrivi.
RispondiEliminaApollonio fu coerente con certi principi, mentre Paolo capì che era necessario la Realpolitik. Si pensi al suo riconoscimento dei poteri. "Lo schiavo resti schiavo etc." L'idealismo contro il pragmatismo: vero è che il pragmatismo è più proficuo, ma la Coscienza ignora vantaggi e fini. E' essa stessa, kantianamente, il fine.
Ciao e grazie.
E se il Cristo fosse stato in realtà...Apollonio di Tiana? E se la Sindone fosse stata in effetti il sudario di Apollono crocifisso verso il 30 dai Giudei? La biografia del santo pagano contiene buchi e delezioni sospette. Esiste anche il busto dell'Uomo della Sindone e si trova al... Museo Archeologico di Napoli.
RispondiEliminaBestemmia, anatema da parte dei Cristiani fare certe affermazioni. Ma forse bisogna sgombrare la mente da molte nozioni acquisite ed inculcateci dagli educatori con la forza della disperazione nel corso dei decenni.
Paolo - o chi per lui - non aveva torto quando avallava la pratica della schiavitù. Tale situazione sociale ed ontologica non è che il riflesso di eredità karmiche. Uno nasceva e nasce tuttora schiavo per effetto di un karma accumulato in altri stati di esistenza, durante periodi lunghissimi, eonici e che riuscirà forse a riscattare penosamente nel corso dell'esistenza terrena.
Se nell'Antichità vigeva la schiavitù come istituto sociale, possiamo forse dire che questa è scomparsa nel mondo contemporaneo? Essa non è affatto scomparsa ma persiste e trionfa sotto mentite spoglie.
Se non erro, è il ricercatore Rob Solarion a sostenere che la Sindone di Torino riproduce l'effigie di Apollonio. Alcuni suoi argomenti sono persuasivi.
RispondiEliminaIn effetti, le analogie tra Cristo ed Apollonio esistono e non è ipotesi così peregrina quella che vede nel Tianeo il Messia di Aronne. La vera ricerca è libera e non scarta nulla a priori, solo perché offende le credenze del volgo.
Gli schiavi più derelitti sono coloro che non sanno di esserlo. Oggi la schiavitù ha assunto forme assai più brutali e subdole di quelle del mondo antico.
Ciao e grazie.