Anni fa lessi di un padre ed una madre che, perduta prematuramente l’adorata figlia, notarono con sorpresa nella targa dell’automobile appartenuta alla giovane, le date della di lei morte. Fu una combinazione o il destino era scritto a tal punto che le cifre ferali furono indicate nei numeri della targa? Quante volte ci scopriamo ad individuare in lettere di insegne, in numeri di targhe, in mille frammenti di scritte ed immagini, dei segni, dei messaggi sibillini, eppure così chiari per noi, perché collegati ad una data cruciale! Qui leggiamo le iniziali della persona mancata, quivi la data del suo compleanno; addirittura un suono, affiorando dal mare dei rumori, accenna le prime note di una melodia per noi tanto pregnante. Ne traiamo presagi, conferme, ammonizioni. Sono corrispondenze casuali o tracce di un mondo ulteriore che i sensi e l’intelletto, di solito sopiti, ma ora aguzzati da un evento decisivo sino ad una percezione iperbolica, ossessiva, ci permettono di scorgere?
Quante volte le lettere di un libro che stiamo leggendo, simili a sciami di piccoli insetti, si staccano dalla pagina per attaccarsi ad una parola udita, in una concomitanza inspiegabile!
E’ arduo stabilire se, dietro il caos (apparente?) delle parvenze, si celi una trama segreta, un disegno capace di motivare quanto sembra illogico, stocastico, assurdo persino. Se è così, quale valore assumono le cifrate cifre che costellano i giorni dell’esistenza? Porsi tale domanda significa pure interrogarsi su che cosa si annidi nel numero, magico scrigno di cui abbiamo perso la chiave. Le coincidenze significative passano attraverso insignificanti sincronicità. E’ compito impari tentare di interpretarle.
Charles Baudelaire scrive che “la Natura è una foresta di simboli”: ci perdiamo in questa fitta foresta, dove a tratti un dardo di luce rischiara pochi fili d’erba. Decriptare i messaggi e poi? Si rischia di inclinare al fatalismo: così fu, perché doveva essere, come se il libero arbitrio introducesse una dose di entropia e di gratuità in un universo intimamente coeso, nonostante la frammentarietà dei fenomeni. Non sappiamo se e dove la libertà si saldi in modo inconcepibile per la nostra limitata capacità di comprendere, all’organizzazione implicita, finanche alla Provvidenza.
Le date della scomparsa incise sulla targa sono e restano un enigma, simili alle sillabe spezzate di una lingua ignota, alle lettere scalpellate su un minuscolo frammento di una tavoletta fittile.
Quante volte le lettere di un libro che stiamo leggendo, simili a sciami di piccoli insetti, si staccano dalla pagina per attaccarsi ad una parola udita, in una concomitanza inspiegabile!
E’ arduo stabilire se, dietro il caos (apparente?) delle parvenze, si celi una trama segreta, un disegno capace di motivare quanto sembra illogico, stocastico, assurdo persino. Se è così, quale valore assumono le cifrate cifre che costellano i giorni dell’esistenza? Porsi tale domanda significa pure interrogarsi su che cosa si annidi nel numero, magico scrigno di cui abbiamo perso la chiave. Le coincidenze significative passano attraverso insignificanti sincronicità. E’ compito impari tentare di interpretarle.
Charles Baudelaire scrive che “la Natura è una foresta di simboli”: ci perdiamo in questa fitta foresta, dove a tratti un dardo di luce rischiara pochi fili d’erba. Decriptare i messaggi e poi? Si rischia di inclinare al fatalismo: così fu, perché doveva essere, come se il libero arbitrio introducesse una dose di entropia e di gratuità in un universo intimamente coeso, nonostante la frammentarietà dei fenomeni. Non sappiamo se e dove la libertà si saldi in modo inconcepibile per la nostra limitata capacità di comprendere, all’organizzazione implicita, finanche alla Provvidenza.
Le date della scomparsa incise sulla targa sono e restano un enigma, simili alle sillabe spezzate di una lingua ignota, alle lettere scalpellate su un minuscolo frammento di una tavoletta fittile.
mai creduto nel 'caso', saper cogliere gli indizi disseminati.... è un'arte! ;)
RispondiEliminaE già... "Il caso, scrive Singer, è solo una maschera sul volto del destino".
RispondiEliminaCiao e grazie.
La mia mania per i numeri è arrivata nella pubertà e mi ha accompagnato quasi per tutta la vita.
RispondiEliminaNon tutti i numeri ma solo alcuni, ad esempio: il numero sette, sono nato il sette, mi sono sposato il sette del 1970, è nato mio figlio nel 1970. l'orologio della cucina si è fermato alle sette quando è morta mia moglie (è ancora fermo su quell'ora a tutt'oggi).
Anche il numero tre e il numero undici, il numero diciassette mi hanno sempre perseguitato, è una ricorrenza che si manifesta quasi sempre, ad esempio: abito nell'appartamento numero diciassette, mia moglie era nata il giorno diciassette, il mese della mia nascita è il tre, il mese di mia moglie era l'undici, il giorno di nascita di mio figlio è l'undici.
3-7-11-17, sono una costante che ha accompagnato e accompagna ancora la mia vita, comprenderne il significato è ancora un traguardo molto lontano per me...
wlady
Theyogi, resta un mistero il motivo per cui il destino sia talora tanto iniquo e beffardo.
RispondiEliminaCiao
Wlady, è impresa ardua tentare di capire questi messaggi cifrati. Forse un giorno, chissà...
RispondiEliminaHo conosciuto un adolescente, il cui numero al quale era legato, era il sette. Alla maestra in prima elementare mostrò, tutto orgoglioso, la maglietta con il suo numero preferito. Alla maestra disse: "Io sono il numero sette!".
Morì il 7 luglio. Non aveva ancora sedici anni.
Sit ei terra levis.
Ciao e grazie. Un affettuoso saluto alla tua dolce metà.
Molto bello questo post, Zret.
RispondiEliminaMi dà da pensare...
Mike
Ciao Zret, come sempre,è intenso questo tuo post.La matrice in cui l'uomo sussiste è forse nella sua struttura più intima, puro numero, forma e segni? Il mondo fenomenico sarebbe, perciò,una strutturazione complicata ad arte, per confondere sentieri nascosti che collegano al Quid Infinito dell'Essere.Nella Caduta si è perso ciò che apparteneva alla vibrazione più alta , ma forse non tutto è andato perduto e i collegamenti con l'Alto, con la Realtà ineffabile, sono tenuti insieme dal tenue filo dei segni, delle geometrie, del numero, dispersi in ogni dove, ma nemmeno tanto nascosti se non all'occhio di chi non ha affinato lo sguardo dell'Intimo. Dovremmo scrutare e raffinare l'occhio, l'orecchio, interni, ampliare i sensi più intimi della Conoscenza, procedendo al di là delle sole antenne fisiche e guardando orizzonti velati ma non del tutto occultati.Giocare con il puzzle del Divino per comprendere.
RispondiEliminaUn saluto.
Andrea.
Ciao Mike, grazie.
RispondiEliminaAndrea, le tue parole sono molto profonde. La tua riflessione è di notevole spessore e mi induce a chidermi se l'essenza del reale sia numerica (un po' come pensavano Pitagora e Platone) o se il non-manifesto sia oltre le geometrie stesse. Credo che propoenderei per la seconda interpretazione: l'Essere sfugge a determinazioni, mentre le costanti numeriche potrebbero essere solo un suo orizzonte.
RispondiEliminaCerto è che ci aggiriamo in un labirinto che non riusciamo a vedere dell'alto.
Ciao e grazie.
Sono d'accordo, il caso non esiste e non per tutto si deve trovare forzatamente una risposta. Ci sono però dei fatti nella vita che si annunciano in svariati modi e che hanno diversi pesi nella stessa.
RispondiEliminaCi sono sogni, profumi, numeri, nomi e molto altro che possono "colpirci" improvvisamente e chi l'ha vissuto sa di cosa sto parlando. Io li chiamo segnali, o segni (più mistico..uhh) ed è così, sono proprio segni e la vita, fortunatamente ci dà modo di verificarli, viverli e capire, e magari, anche, trovare consolazione o forza per andare avanti.
Benevenuta Francesca, come darti torto? Citi i profumi: sì, le fragranze sono spesso più evocative di suoni ed immagini. La loro inafferabilità le rende paradossalmente più suggestive: Proust docet.
RispondiEliminaCiao e grazie.
...nel '97 il 27\02 alle 7 di sera ho avuto un incidente e sono entrato in coma per un po di giorni. La mia prima esperienza in una dimensione che noi neppure possiamo immaginare, non sarei più ritornato in questo inferno che è la terra. Inferno solo per colpa di pochi maledetti che usando il denaro fanno dell'uomo una bestia feroce!
RispondiEliminaPS: Sono stato ricoverato nella stanza 7 di rianimazione intensiva e poi spostato alla stanza 27 del reparto di neurologia.
Dioniso, 777, la tua esperienza è un'altra conferma. QED. Sarebbe interessante, se tu ci rendessi partecipi della tua esperienza.
RispondiEliminaSì, un inferno creato dagli esecrandi Arconti.
Ciao e grazie.
Ciao Zret! Parole come pennellate. Bellissimo come sempre!
RispondiEliminaNegli eventi sincronici si palesa il "codice di programmazione" del nostro universo. Sono delle boe che ci indicano il cammino. Non vanno spiegate con la mente. Areneremmo. Vanno sentite col cuore. La cosa strana pè che quando iniziamo a notarle, accadono sempre più spesso. A me danno un gran senso di sicurezza.
Tu conosci il lavoro di Igor Sibaldi?
Ciao Giuseppe, grazie delle belle parole! Hai ragione: bisogna sentire le coincidenze, non ragionarvi su. E' vero: accadono sempre più spesso, ma io continuo a non saper interpretare queste correlazioni invisibili.
RispondiEliminaHo letto qualche libro di Igor Sibaldi: li reputo dei possibili sentieri. Come tutti i sentieri, possono portare ad una meta o interrompersi (ma non è forse più importante il viaggio della destinazione?). Preciso, però, che la mia è solo un'opinione.
Ciao e grazie.
"Possibili sentieri", giusto! Il sentiero, credo che lo costruiamo inconsapevolmente da noi, ed è solo nostro. Chi si affida totalmente agli altri, ai "guru" è destinato a fermarsi nella crescita. Igor, che ho avuto la fortuna di conoscere, mi ha illuminato moltissimo, ma la strada resta personale e parecchio ardua ;)
RispondiEliminaA presto!
Concordo, carissimo. Ognuno deve seguire la sua strada. Il cammino è arduo e mi chiedo se salveremo la pelle e l'anima.
RispondiEliminaCiao e grazie.
Una volta ho sentito dire a Giuliana Conforto che "la Coscienza ha già vinto". Forse sottovaluto l'Avversario, ma credo sia solo la resistenza che schiaccia la molla ma che poi le permette di "schizzare in alto" ;)
RispondiEliminaUn salutone!
Chissà, forse ci dobbiamo solo svegliare da questo sonno popolato di oscure presenze...
RispondiEliminaCiao
Il problema e' conoscere l'esistenza di Alte Gerarchie e "Oscuri Burattinai", detentori dei Segeti dell'Arte nel plasmare Maya con i simboli. Il Simbolo e' un mediatore, un media, e fa quello che deve fare: veicolare messaggi.
RispondiEliminaUn saluto a tutti, Namasté
Aggiungo un dettaglio che mi era sfuggito.
RispondiEliminaL'immagine che hai usato per questo post è di un pettirosso. Bene... è in edicola il secondo episodio del fumetto. Non hai idea di quanto il pettirosso (Robyn) sia importante nella storia che leggerai. Credo che un piccolo brivido ti percorrerà la schiena.
Sempre a proposito di misteriose coincidenze, ho appena scopertio che quando il primo episodio di The Secret ha iniziato ad essere distribuito (dal 21 marzo) un Cigno Nero è stato catturato sul Grande raccordo anulare di Roma... E tu sai come si intitolava quell'episodio. Resto basito.
http://www.grr.rai.it/dl/grr/notizie/ContentItem-e2c16a5b-39ce-4d67-8a17-c007cea776b0.html?refresh_ce
Trasecolo, Giuseppe, anche perché mi chiedo che cosa mi abbia indotto a scegliere per il tema dei sincronismi l'immagine di un bel pettirosso. Perché non ho scelto una foto con una prospettiva o qualcosa del genere?
RispondiEliminaAnche l'episodio del cigno nero mi lascia esterrefatto. I fili impercettibili stanno per diventare visibili?
Ciao e grazie.
Beh molte cose sono interpretabili, però riusciamo a farlo soltanto a posteriori, quindi il beneficio è praticamente inesistente. Pensare che tutto sia già scritto può essere un'ipotesi valida; il problema è che non siamo in grado di decodificare quel tipo di scrittura. Ma forse è giusto così, se avessimo anticipazioni verrebbe meno la possibilità di scelta già inquinata da molti fattori.
RispondiEliminaCiao Roscio, scusa se ti rispondo solo ora, ma il tuo sagace commento mi era sfuggito. Concordo: spesso è meglio non riuscire ad interpretare certi segni, anche perché, a torto o a ragione, ci sentiremmo impotenti.
RispondiEliminaCiao e grazie.