Roald Dahl è autore di un racconto atroce intitolato “Pig”. L’incipit è leggero: un giovane un po’ ingenuo di nome Lexington, allevato dalla zia Glosspan (Pangloss al contrario) nella più rigida osservanza dei principi vegetariani, dopo la morte della donna, scopre che gli piace il sapore della carne, sebbene di fatto non sappia che cosa stia mangiando. Ben presto, però, gli eventi prendono una piega inquietante. Mosso dalla curiosità per la succulenta pietanza nota come “carne suina”, su consiglio di un amico, Lexington decide di visitare un macello. Dopo aver atteso il suo turno, Lexington è chiamato per la visita guidata: viene così condotto in una zona in cui i maiali sono incatenati. Qui osserva come gli animali sono appesi per le zampe posteriori agli uncini di una catena mobile, come vengono scannati e come, sanguinando copiosamente dalla strozza, procedono a testa in giù lungo la “catena di smontaggio” per poi piombare in un calderone d’acqua bollente dove i suini vengono scuoiati. Dopodiché, tagliate le teste e gli arti, le carcasse sono pronte per essere squartate.
Mentre osserva la scena con una sorta di distaccato rapimento, Lexington stesso viene all’improvviso strattonato per una gamba e messo a testa in giù: così si accorge che è agganciato alla catena, proprio come i maiali. Allora si mette ad urlare come un ossesso: “C’è stato un terribile errore!”, ma gli operai ignorano le sue grida disperate. Presto la catena trascina lo sventurato vicino ad un tipo dalle sembianze bonarie che Lexington spera afferrerà l’assurdità della situazione, ma il cortese sgozzatore abbranca un orecchio e lo tira verso di sé. Infine sorridendogli in modo affabile gli recide con destrezza la vena giugulare con un coltello affilato. Mentre il giovane continua il suo straziante viaggio, il cuore gli pompa con forza il sangue che, scaturendo a fiotti dalla gola, inonda il pavimento di calcestruzzo. Benché Lexington si trovi a testa in giù e stia perdendo coscienza, nota in maniera indistinta i maiali davanti a lui che cadono, ad uno ad uno, nella caldaia fumante. Uno di loro, curiosamente, sembra indossare dei guanti bianchi sulle zampe anteriori: il particolare gli ricorda la giovane donna inguantata che poco prima lo aveva preceduto nel percorso dalla sala d’attesa alla zona della visita. Con un’immagine zoo-umana confusa nella mente, il protagonista scivola fuori da questo, “il migliore dei mondi possibili”, in quello successivo.
L’apologo di Dahl non descrive un mattatoio: è l’immagine truculenta ed atroce del mattatoio che definiamo in modo eufemistico “terra”. La prospettiva interna che spinge il lettore ad immedesimarsi, suo malgrado, nel protagonista, è lo stratagemma che rende il punto di vista un inferno. Lo Spannung, più che percuotere un punto della storia, si allarga in una ribollente pozza di sangue, tra carcasse sviscerate ed asettici macchinari. Le stesse sequenze non sono nuclei narrativi, ma osceni quarti di carne.
Il problema è il seguente: carneficina, massacro, macello, sgozzamento, sventramento… sono solo parole e, mentre scrivo questo testo, milioni di animali sono torturati negli allevamenti industriali e nei laboratori. Sono vivisezionati ed intossicati nei centri di ricerca. Sono presi all’amo, irretiti, scannati, decapitati, spellati, scorticati, cotti vivi, maciullati, tritati… per finire sulle nostre laute imbandigioni.
Tutto ciò avviene nella più beata indifferenza di un’umanità subumana: l’inenarrabile strazio è fagocitato dalla becera ipocrisia degli strenui difensori della vita, i paladini degli embrioni e dei malati senza speranza. Non mi si racconti la frottola, secondo cui le sevizie cui vengono sottoposti gli animali di laboratorio sarebbero il presupposto del progresso medico: se anche, per assurdo così fosse, ci rinuncerei senza esitazione. Non mi si racconti che le feroci sofferenze degli animali trovano una qualsiasi giustificazione o motivo nella magnifica economia dell’universo, nella leibnitziana “armonia prestabilita”.
Un nero, soffocato urlo di angoscia e di terrore si leva verso le deserte regioni del cielo. Se tutto questo finirà, sarà sempre troppo tardi. Se esiste un karman lo alimentiamo anche mentre ci alimentiamo con la carne: Dio solo sa quanti, quali e per quanto tempo i patimenti ci dilanieranno, prima di poter estinguere il nostro debito.
Tuttavia la vita si nutre della morte ed i vivi sono pieni all’interno di cadaveri nonché cadaveri dinoccolati essi stessi: è anche questo il mondo, piaccia o no.
Infine è quasi ora di cena. Un’appetitosa e calda costoletta è in tavola. Buon appetito.
Mentre osserva la scena con una sorta di distaccato rapimento, Lexington stesso viene all’improvviso strattonato per una gamba e messo a testa in giù: così si accorge che è agganciato alla catena, proprio come i maiali. Allora si mette ad urlare come un ossesso: “C’è stato un terribile errore!”, ma gli operai ignorano le sue grida disperate. Presto la catena trascina lo sventurato vicino ad un tipo dalle sembianze bonarie che Lexington spera afferrerà l’assurdità della situazione, ma il cortese sgozzatore abbranca un orecchio e lo tira verso di sé. Infine sorridendogli in modo affabile gli recide con destrezza la vena giugulare con un coltello affilato. Mentre il giovane continua il suo straziante viaggio, il cuore gli pompa con forza il sangue che, scaturendo a fiotti dalla gola, inonda il pavimento di calcestruzzo. Benché Lexington si trovi a testa in giù e stia perdendo coscienza, nota in maniera indistinta i maiali davanti a lui che cadono, ad uno ad uno, nella caldaia fumante. Uno di loro, curiosamente, sembra indossare dei guanti bianchi sulle zampe anteriori: il particolare gli ricorda la giovane donna inguantata che poco prima lo aveva preceduto nel percorso dalla sala d’attesa alla zona della visita. Con un’immagine zoo-umana confusa nella mente, il protagonista scivola fuori da questo, “il migliore dei mondi possibili”, in quello successivo.
L’apologo di Dahl non descrive un mattatoio: è l’immagine truculenta ed atroce del mattatoio che definiamo in modo eufemistico “terra”. La prospettiva interna che spinge il lettore ad immedesimarsi, suo malgrado, nel protagonista, è lo stratagemma che rende il punto di vista un inferno. Lo Spannung, più che percuotere un punto della storia, si allarga in una ribollente pozza di sangue, tra carcasse sviscerate ed asettici macchinari. Le stesse sequenze non sono nuclei narrativi, ma osceni quarti di carne.
Il problema è il seguente: carneficina, massacro, macello, sgozzamento, sventramento… sono solo parole e, mentre scrivo questo testo, milioni di animali sono torturati negli allevamenti industriali e nei laboratori. Sono vivisezionati ed intossicati nei centri di ricerca. Sono presi all’amo, irretiti, scannati, decapitati, spellati, scorticati, cotti vivi, maciullati, tritati… per finire sulle nostre laute imbandigioni.
Tutto ciò avviene nella più beata indifferenza di un’umanità subumana: l’inenarrabile strazio è fagocitato dalla becera ipocrisia degli strenui difensori della vita, i paladini degli embrioni e dei malati senza speranza. Non mi si racconti la frottola, secondo cui le sevizie cui vengono sottoposti gli animali di laboratorio sarebbero il presupposto del progresso medico: se anche, per assurdo così fosse, ci rinuncerei senza esitazione. Non mi si racconti che le feroci sofferenze degli animali trovano una qualsiasi giustificazione o motivo nella magnifica economia dell’universo, nella leibnitziana “armonia prestabilita”.
Un nero, soffocato urlo di angoscia e di terrore si leva verso le deserte regioni del cielo. Se tutto questo finirà, sarà sempre troppo tardi. Se esiste un karman lo alimentiamo anche mentre ci alimentiamo con la carne: Dio solo sa quanti, quali e per quanto tempo i patimenti ci dilanieranno, prima di poter estinguere il nostro debito.
Tuttavia la vita si nutre della morte ed i vivi sono pieni all’interno di cadaveri nonché cadaveri dinoccolati essi stessi: è anche questo il mondo, piaccia o no.
Infine è quasi ora di cena. Un’appetitosa e calda costoletta è in tavola. Buon appetito.
Non dimenticare però che anche gli animali non provano pietà gli uni verso gli altri e si scannano e sbranano e torturano e divorano fra di loro.
RispondiEliminaSono con te quando dici che non accetti la sperimentazione sulle bestie portata avanti per 'scopi umanitari'. E' un pretesto alla stessa stregua dello scatenamento delle guerre. Queste vengono sempre combattute per scopi rigorosamente 'umanitari' e non se 'poteva fare a meno'.
E' la legge di questo mondo decaduto e tale prassi se ne andrà avnti sino a quando le condizioni cicliche non muteranno radicalmente.
Concordo con te, Paolo. Infatti non tutto ciò che è naturale è perfetto: Leopardi e Schopenauer, tra gli altri, insegnano quanto la natura sia matrigna, cieca, distruttiva e talora autodistruttiva. E' necessario quindi postulare una palingenesi.
RispondiEliminaCiao e grazie.
E' la legge del depredare, ci hanno postulato da sempre solo questo, siamo il prodotto finito di millenni di devastazioni e guerre tra simili e diversi.
RispondiEliminaForse, solo una nuova genesi potrà mettere fine a tante sofferenze, per questo quinto sole ormai è troppo tardi; l'azzeramento è decisamente auspicabile.
wlady
Ps: sono in quel di Roma, ho percorso tutta la penisola da Mediolanum a Roma capitolina, tutto coperto di scie e nuvole (non nuvole) biancastre, uno sfregio vergognoso insopportabile.
Gli animali possono essere feroci, ma in alcuni uomini si è come sedimentata una dose di crudeltà, di malizia gratuita: resta il fatto che la natura è basata sulla competizione e sulla necessità di uccidere per sopravvivere. Ecco perché, abbandonata una visione estetizzante ed idealizzata della natura, siamo costretti a prospettare un'era rinnovata.
RispondiEliminaSì, per questo Quinto sole è tardi, troppo tardi.
Ciao e grazie.
Negli animali è totalmente assente la violenza gratuita e il compiacimento della stessa. Tortura, strage, uccisioni immotivate, sono, in condizioni naturali, obbrobrî completamente sconosciuti, e invenzioni di nostra esclusiva pertinenza. E chissà se quella indubbia violenza che pure alberga nella Natura non sia uno scotto che tutto il Creato deve scontare per colpa della bestia umanoide. Una volta rotto l'equilibrio in un punto, è tutta la struttura ad accusare il colpo. È un'idea, questa, che mi pare sempre meno inerente a pura suggestione ma a qualche causa ineffabile ma non per questo meno reale. La ferocia naturale di un animale predatore è paragonabile a quella "estatica" degli antichi guerrieri sciamanici cosí come era conosciuta nel contesto tribale di molti popoli originarî, come i Pellerossa, i Celti, i Germani, i Mongoli, ecc. Poi arrivarono i "pragmatici" Romani e la guerra cominciò a diventare una faccendo molto piú "tecnica", da studiare freddamente a tavolino. Fu l'inizio della violenza pianificata, del progressivo distacco razionale della mente da quel "furor" mitico e indescrivibile oggi relegato sotto la voce "suggestione superstiziosa". Su una frase concordo in pieno, Zret, in riferimento alla presunta utilità della vivisezione: "se anche, per assurdo così fosse, ci rinuncerei senza esitazione". Un qualsiasi laboratorio di vivisezione o un qualsiasi mattatoio sono indicibilmente piú spaventosi e infami del peggiore dei campi di battaglia dell'Antichità e il loro orrore impregna ogni fibra di questo mondo terminale.
RispondiEliminaUn saluto
Parole molto dense e sagge le tue, Lupo nella Notte. E' vero: la guerra da rito è diventata, con il passare del tempo, tecnica. Oggi è scientifico sterminio, ammantato dall'ipocrita dicitura "missione di pace".
RispondiEliminaTroverà un giorno l'uomo l'anima che è ora come sparsa nel mondo animale?
Ciao e grazie.
Forse Lupo nella Notte non ha mai visto un gatto che tortura per ore un topino prima di finirlo...
RispondiEliminaO magari un cane morsicatore che azzanna una vittima fino a quando non l'ha 'terminata'...
bellissimo articolo zret,un articolo denso di sensibilita di chi sa vedere oltre.Purtroppo questo del mangiare carne è un altro inganno,in quanto ormai risaputo che l'uomo è un vegetariano al pari delle vacche per fare un esempio,(lo stesso hitler e i suoi fidati gerarchi erano vegetariani)e l'uomo che mangia carne è una distorsione a tutti gli effetti,come tutta questa epoca squallida daltronde.Bisogna costatare che vi sono delle forze maligne che cercano di affossare l'uomo nella involuzione perenne,tramite inganni di ogni tipo,e questo del mangiare la carne agisce sempre in questa direzione tenere la creatura uomo nelle basse vibrazioni e molto altro.Essendo a conoscenza di studi sui vegetariani che risultano positivi su tutti gli aspetti e anzi,il confronto su chi mangia carne è assolutamente scioccante,basti pensare le malattie come la gotta di chi mangia sempre carne.Sugli animali non sono d'accordo con Paolo sopra,gli animali non hanno crudelta,ne sanno cosa sia la malvagita,ed essendo esseri di 2 dimensione agiscono in base alla loro coscienza,e tuttavia ha un senso il loro cacciare,in quanto stabiliscono un certo equilibrio nella natura,che io non considero matrigna,ma anzi benevola,insomma gli animali agiscono sulla base di una logica della natura della loro dimensione,e tra loro si vedono esempi che stupiscono addirittura l'uomo orami assopito in una illusione luciferina,che spesso invidia gli animali per la loro libertà e maestosita,io stesso ho piu volte detto tra me e me,che gli animali almeno alcuni(quelli selvaggi),sono ancora liberi mentre l'uomo è uno schiavo schifoso,che non ha forza di ribbelarsi a questo schifo.E naturalmente i mattatoi sono anche loro,il nutrimento di queste entita demoniache.Il punto è che tutto questo dipende da tutti noi,siamo noi che diamo potere,siamo noi che ci facciamo governare da queste carcasse umane,che sanno solo parlare di profitto e idiozie varie,fratelli gli animali in questo momento sono superiori di gran lunga ai vermi striscianti che calpestano la nostra terra,esseri dannati che vogliono dannare il mondo,e si capisce che il karma sara diretto contro di loro,qui non stiamo parlando piu di uomini sono qualcosaltro,e arrivera l'ora che li dstruggeremo insieme alla loro follia,non vi sara altra scelta
RispondiEliminaWhite Wolf, un verso dell'Apocalisse recita: Adoreranno la Bestia. Non manca qualche esegeta che interpreta la frase come portare alla bocca (Ad os) la carne. Allora hai ragione quando scrivi che il consumo di carne è tipico di questa età squallida e feroce.
RispondiEliminaE' vero che, come scrive Paolo, i gatti torturano a lungo i topolini catturati, ma questo avviene perché insegnano ai gattini come catturare le prede. Escludo che gli animali siano sadici, benché in taluni casi siano o ci appaiano crudeli. E' anche indubbio, pero, che tra gli animali si verificano azioni che sono o ci appaiono disinteressate.
In ogni caso, in certi aspetti di una natura che non esito a considerare matrigna, vedo all'opera un demiurgo: un vero Dio, se esiste, è inconciliabile con codesta sovrabbondanza di sofferenza.
Ciao e grazie.
Volevo rassicurare Paolo sul fatto che ho visto anche di peggio. Ma in un animale non ho mai visto sadismo e compiacimento della propria violenza, come mi sembrava di aver già ampiamente spiegato.
RispondiEliminaQuanto alla Natura, Zret, io sono propenso a vederla "guastata", piú che matrigna di per sé, e forse noi non siamo estranei a questa contaminazione.
A presto