Dove affiora la vita e che cos’è? E’ possibile che la vita sia generata dalla coscienza, ma non sappiamo che cosa si debba intendere veramente per coscienza. Perché affermiamo che piante, animali ed uomini sono esseri animati, mentre le pietre ed i cristalli non lo sono? Anche i cristalli potrebbero essere creature viventi in cui la coscienza è sopita.
Alcuni indirizzi di pensiero oggi riscoprono l'Anima mundi, studiando l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, ma nessuno è riuscito a spiegare, a dar conto della discontinuità tra il mondo delle particelle e l’universo delle cellule per risalire via via sino alla consapevolezza, all’anima, fino allo spirito.
Giustamente si suppone che la mente possa influire sul corpo, ma resta un enigma in che modo e come gettare un ponte tra le due rive. E’ in gioco non solo una questione conoscitiva, ma anche la salute che è il risultato di un fragile equilibrio. Affermare che le cellule, le molecole e persino gli atomi sono dotati di mente è più uno stratagemma linguistico che un chiarimento, anche se probabilmente è così.[1]
Non conosciamo dove finisca la fisica per dar spazio alla chimica, dove termini la chimica e principi la biologia, dove si compia la biologia per dar luogo alla psicologia… In modo quasi paradossale, in una struttura del sapere ad anello, è la fisica la disciplina più contigua alla metafisica: qui l’orizzonte diviene elusivo, quasi immateriale.
E’ evidente: bisognerebbe riuscire a comporre tutte le discontinuità, a saldare le fratture, ma è compito arduo. Così la “semplice” frase: “La mente influisce sulla materia” implica dei passaggi concettuali audaci, vertiginosi, poiché ignoriamo i due corni del dilemma e come interagiscano. Anche qualora intendessimo eliminare uno dei due corni, per mezzo di una visione monistica, ci troveremmo di fronte a tante e tali aporie da sbriciolare la teoria nel momento stesso in cui venisse ventilata.[2]
Le teorie sono edifici splendidi, ma fragili. Le teorie sono edifici grandiosi che si riempiono di crepe, un istante dopo che sono stati innalzati. Ipotesi, sistemi, interpretazioni… mai come in questi anni si sono moltiplicati e sono più gli aspetti che li differenziano da quelli che li accomunano.
Mi pare che i modelli esegetici siano dei cerchi perfetti, ma vuoti. La realtà manifesta rimane un enigma e, quanto più tentiamo di delinearla, tanto più il quadro si complica, abbisognando di continui aggiustamenti. Le teorie sono simili a quei dipinti che un artista incontentabile continua a ritoccare con il risultato che, alla fine, li rovina.
Altro che teoria del tutto, qui non siamo ancora stati in grado di formulare un agile e comprensibile modello di settori limitati del reale. Se poi si aggiunge che le teorie che ambiscono ad essere onnicomprensive sono complesse a tal punto da debordare nell’astrusità, si intende che la strada da percorrere è ancora molto lunga. Si consideri che molte interpretazioni si ostinano ad aggredire, in verità con scarsissimo successo, solo il mondo fenomenico. Che cosa succede quando si tenta di addentrarsi nell’essenza? Siamo ciechi che brancicano nel buio.
Ancora, ammesso e non concesso che si riesca a fornire un quadro pur sommario, ma plausibile dell’universo, come si potrà poi attaccare la roccaforte del male? Se la presenza della vita nel cosmo è una sfida formidabile anche per gli intelletti più eccelsi, il problema del male, in quanto realtà incongrua, dissonante con il tutto, disarma.
Eppure si seguita a cercare ed a porsi domande, perché è nella natura umana, anche se forse sarebbe meglio evitare di porsi quesiti che non possono avere risposta.
[1] Se la medicina allopatica considera solo i sintomi, perdendo di vista l’uomo, priva com’è di una visione olistica, alcune medicine cosiddette alternative tendono a colpevolizzare il paziente. Lo riconosce lo stesso Deepak Chopra, medico ayurvedico: se – egli nota – riteniamo che molte malattie affondino le radici in conflitti interiori, in squilibri psichici di cui spesso non si è consapevoli, esortare il paziente a prendere coscienza di questi problemi significa creare dei sensi di colpa, senza che si riesca a favorire la guarigione, anzi causando talvolta un peggioramento.
[2] E’ naturale che pure “la materia produce il pensiero” è asserzione altrettanto ardita ed indimostrabile.
Alcuni indirizzi di pensiero oggi riscoprono l'Anima mundi, studiando l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, ma nessuno è riuscito a spiegare, a dar conto della discontinuità tra il mondo delle particelle e l’universo delle cellule per risalire via via sino alla consapevolezza, all’anima, fino allo spirito.
Giustamente si suppone che la mente possa influire sul corpo, ma resta un enigma in che modo e come gettare un ponte tra le due rive. E’ in gioco non solo una questione conoscitiva, ma anche la salute che è il risultato di un fragile equilibrio. Affermare che le cellule, le molecole e persino gli atomi sono dotati di mente è più uno stratagemma linguistico che un chiarimento, anche se probabilmente è così.[1]
Non conosciamo dove finisca la fisica per dar spazio alla chimica, dove termini la chimica e principi la biologia, dove si compia la biologia per dar luogo alla psicologia… In modo quasi paradossale, in una struttura del sapere ad anello, è la fisica la disciplina più contigua alla metafisica: qui l’orizzonte diviene elusivo, quasi immateriale.
E’ evidente: bisognerebbe riuscire a comporre tutte le discontinuità, a saldare le fratture, ma è compito arduo. Così la “semplice” frase: “La mente influisce sulla materia” implica dei passaggi concettuali audaci, vertiginosi, poiché ignoriamo i due corni del dilemma e come interagiscano. Anche qualora intendessimo eliminare uno dei due corni, per mezzo di una visione monistica, ci troveremmo di fronte a tante e tali aporie da sbriciolare la teoria nel momento stesso in cui venisse ventilata.[2]
Le teorie sono edifici splendidi, ma fragili. Le teorie sono edifici grandiosi che si riempiono di crepe, un istante dopo che sono stati innalzati. Ipotesi, sistemi, interpretazioni… mai come in questi anni si sono moltiplicati e sono più gli aspetti che li differenziano da quelli che li accomunano.
Mi pare che i modelli esegetici siano dei cerchi perfetti, ma vuoti. La realtà manifesta rimane un enigma e, quanto più tentiamo di delinearla, tanto più il quadro si complica, abbisognando di continui aggiustamenti. Le teorie sono simili a quei dipinti che un artista incontentabile continua a ritoccare con il risultato che, alla fine, li rovina.
Altro che teoria del tutto, qui non siamo ancora stati in grado di formulare un agile e comprensibile modello di settori limitati del reale. Se poi si aggiunge che le teorie che ambiscono ad essere onnicomprensive sono complesse a tal punto da debordare nell’astrusità, si intende che la strada da percorrere è ancora molto lunga. Si consideri che molte interpretazioni si ostinano ad aggredire, in verità con scarsissimo successo, solo il mondo fenomenico. Che cosa succede quando si tenta di addentrarsi nell’essenza? Siamo ciechi che brancicano nel buio.
Ancora, ammesso e non concesso che si riesca a fornire un quadro pur sommario, ma plausibile dell’universo, come si potrà poi attaccare la roccaforte del male? Se la presenza della vita nel cosmo è una sfida formidabile anche per gli intelletti più eccelsi, il problema del male, in quanto realtà incongrua, dissonante con il tutto, disarma.
Eppure si seguita a cercare ed a porsi domande, perché è nella natura umana, anche se forse sarebbe meglio evitare di porsi quesiti che non possono avere risposta.
[1] Se la medicina allopatica considera solo i sintomi, perdendo di vista l’uomo, priva com’è di una visione olistica, alcune medicine cosiddette alternative tendono a colpevolizzare il paziente. Lo riconosce lo stesso Deepak Chopra, medico ayurvedico: se – egli nota – riteniamo che molte malattie affondino le radici in conflitti interiori, in squilibri psichici di cui spesso non si è consapevoli, esortare il paziente a prendere coscienza di questi problemi significa creare dei sensi di colpa, senza che si riesca a favorire la guarigione, anzi causando talvolta un peggioramento.
[2] E’ naturale che pure “la materia produce il pensiero” è asserzione altrettanto ardita ed indimostrabile.
Analisi perfetta. E restano le domande senza una risposta, che forse avremo solo superata la barriera della vita.
RispondiEliminaC'è una volontà in me, una potenza se vuoi, che dà forma alla luce. È la Vita. Ognuno può riconoscerla se la cerca.
RispondiEliminaTanto per rimanere in tema di Medicina allopatica e cioè occidentale, una 'newsletter' intitolata 'Vaccinare 33' informava giorni fa che per il prossimo decennio sono in cantiere altri 20 nuovi vaccini. In pratica un giardino o meglio un ginepraio di vaccini attende coloro i quali avranno avuto la bella idea di incarnarsi in questo mondo.
RispondiEliminaNon ho parole. La mia furia nei confronti del Sistema cresce di giorno in giorno. Ma, tant'è, il Sistema tiene e non si intravede il minimo barlume di un suo prossimo e definitivo annientameto. Dov'è la tanto strombazzata fine del Kali Yuga?
Non c'è scollamento fra sottile e materiale ma continuità.
RispondiEliminaLa parte meno densa del mio fisico è la mia parte sottile (animica, mentale ecc..) , la parte più densa della mio piano sottile è la mia parte fisica.
Non è necessario ed a mio avviso fuorviante ricercare la Natura e l'Essenza della Vita sezionandola tra chimica, biologia e psicologia perchè tali campi di ricerca non sono comprensivi del Tutto e dell'Unità.
Quando do un colpo ad un "avversario" lo colpisco con l'impatto del mio pugno materiale, con l'intenzione di colpirlo, con il fluire della mia energia contro la Sua persona, con l'atteggiamento di fermezza nel momento del Presente, con la consapevolezza delle conseguenze della mia azione.
Paolo, condivido la tua rabbia.
RispondiEliminaSenza la presunzione del sapere (sono ignorante perché ignoro), provo a dare una risposta anche se controversa perché interpretata sempre da un uomo.
RispondiEliminaSogyal Rimpoche, nel suo "libro tibetano del vivere e del morire" scrive:
"Mentre il corpo muore, i sensi e gli elementi sottili si dissolvono ed in seguito muore la mente ordinaria insieme con tutte le emozioni negative dell'ira, del desiderio e dell'ignoranza.
Alla fine non resta più nulla che possa oscurare la nostra vera natura, perché tutto ciò che in vita nascondeva la mente illuminata è caduto.
Ciò che si rivela è la base primordiale della nostra natura assoluta, simile a un grande sole in un cielo limpido e senza nubi"
L'uomo che è affine allo spirito sale alla luce e le barriere del corpo si infrangono, questo si chiama sprofondare nella luce.
Un caro saluto a tutti.
wlady
Eccellenti riflessioni, che mai mancano in questo angolo incontaminato di Zret (passatemi l'espressione, ma non si sa più dove guardare).
RispondiEliminaMi imbatto nelle domande qua poste ogni santo giorno e ormai so, consapevole dei limiti che il mio essere umano mi impone e parlando esclusivamente di me stessa, che le risposte non arriveranno mai, non in queste vesti.
"Forse sarà questo il segreto della vita."
Incolmabile l'amarezza lasciata dal male inteso come disumana sofferenza, sul quale non oso pronunciarmi per svariate ragioni di forte rispetto per chi la conosce (o l'ha conosciuta) sulla propria pelle.
Molto ci sarebbe da dire invece sulle intenzioni di chi il male lo provoca agli altri, perchè continuo a ritenere che non sia veritiero che siamo tutti su questa terra per farci del male da soli: il fatto è che se pure si vive con le migliori intenzioni, all'insegna della salvaguardia della salute, di un etico (quindi giusto) atteggiamento nei confronti del prossimo (in qualunque forma, da animale a vegetale e perchè no, pure minerale), non è sufficiente: a qualcuno non sta bene ed è evidente l'impegno di voler a tutti i costi far sì che le cose e la vita imbocchino la strada della sofferenza e della decadenza.
Questo non ha senso e nemmeno la "migliore" delle teorie truffaldine new age potrà mai offrire giustificazioni, come tentano di fare.
Posso solo augurare a me, a voi e a tutti coloro che amo di avere la forza di resistere, fisicamente (in salute) e spiritualmente, fino alla fine e FORSE, come dice Straker, si accenderà finalmente un barlume di luce sulle ombre.
Naturlamente, un cordiale saluto a tutti voi.
RispondiElimina:)
@ paolo & straker
RispondiEliminacondivisibile la rabbia ma nell'attesa del gran finale ci possiamo almeno consolare notando le prime grosse crepe sul fronte delle ombre, ormai ci sono tanti episodi da gustare, la lotta strauss kahn- sarkozy-fmi, la lotta murdoch-massoneria-casato scudo rosso, il capo della fed costretto ad ammettere che l'inflazione è una tassa, i potenti generali della nato sconfitti dai beduini del libico, etc.etc. Certo i sicari dei media,della politica, delle agenzie e delle religioni di stato ce la mettono tutta per fermare la piccola palla di neve che sta rotolando sul pendio....non credo basterà.
Grazie a tutti dei contributi.
RispondiEliminaNon so che pensare: viviamo in tempi di veggenti con le traveggole ed è bene non abbandonarsi alla disperazione, ma neppure a labili speranze. Forse, invece di affannarsi e di adirarsi, gioverà un po' di sano fatalismo: aspettare in riva al fiume che qualcosa cambi. Tanto non possiamo incidere più di tanto o per niente. Quanto dovremo aspettare per vedere la fine del sistema e dell'inutile sequela di difficoltà non è dato sapere.
Come scrive Ginger, ci si può augurare solo di essere forti e di "arrivare in salute al gran finale", auspicando che la fine sia veramente la fine.
Ciao
http://lavialaveritalavita.blogspot.com/2011/07/non-scrivero-piu.html
RispondiEliminaun caro abbraccio Zret :)
sei un uomo puro, vero, con veri e solidi principi morali e di giustizia..
Grazie
Riflessione simile ( per quanto riguarda le teorie)a quella che compare verso la conclusione del romanzo Palomar di Calvino.
RispondiEliminaCiao:)