Il francese Jacques Maritain (1882-1973), tra i maggiori propugnatori del neo-tomismo, incarna l’inconsistenza di un pensiero che scivola nei luoghi comuni. Così, se da un lato un autore come Emil Cioran, vigoroso e dirompente nel suo lucido “pessimismo”, è quasi ostracizzato (è difficile trovare un suo profilo o passi delle sue opere in enciclopedie ed antologie filosofiche), a Maritain è dedicato più spazio di quanto non meriti un filosofo così insulso.
Nel saggio “Introduzione alla filosofia”, Maritain definisce la filosofia come “la conoscenza scientifica che, mediante la luce naturale della ragione, considera le cause prime o le ragioni più alte di ogni cosa”. Nell’opera “Principi di una politica umanista” scrive: “Sappiamo che una delle caratteristiche essenziali di una civiltà degna di questo nome, è il senso ed il rispetto per la dignità della persona umana; sappiamo che per difendere i diritti della persona umana come per difendere la libertà, bisogna essere disposti a dare la propria vita… L’uomo è un individuo che si regge con l’intelligenza e la volontà; non esiste soltanto al(?) mondo fisico, ma sovraesiste spiritualmente in conoscenza ed in amore, in modo tale che in qualche modo è un universo a sé…”.
Potrei riportare altri passaggi desunti dai testi di Maritain, ma ci imbatteremmo in altrettali banalità: non è che alcune asserzioni non siano condivisibili, ma il pensiero del neo-tomista è di una superficialità disarmante, di deprimente piattezza. Come se non bastasse la trita ripetizione di concetti preistorici da temino svolto da uno studente di prima media, Maritain si sciacqua la bocca con espressioni retoriche e vacue, come “persona umana”. Ahinoi, tale sciatta, ambigua dicitura ha invaso i discorsi ed i libri di questi tempi degradati in cui il linguaggio rispecchia con il suo grigiore un modo di “ragionare” dozzinale. Sembra di ascoltare le omelie di un prete annoiato o le bolse, magniloquenti allocuzioni di Napo Orso Capo: così la fede ed il laicismo, coronando il sogno di Maritain, si danno la mano. Nell’indifferenziazione del linguaggio (un cattolico oggi parla come un comunista, un vescovo come un sindacalista) si manifesta l’omologazione.
Se la filosofia contemporanea si protende spesso verso concettualizzazioni astruse, verso compiacimenti intellettualistici, ha avuto comunque il coraggio di demistificare “verità” consolidate, di demolire idoli. Gli indirizzi ermeneutici, epistemologici, strutturalisti…, pur con molti limiti, hanno contribuito ad operare un trascendimento del common sense, a disintegrare i dogmi dell’idealismo, del realismo e dello scientismo. Con Maritain inciampiamo di nuovo in convincimenti ingenui che credevamo appartenenti ad un lontano passato. Non solo, tali convinzioni sono spiattellate senza un minimo di riflessione filosofica: oggettività del mondo, libertà, volontà, causa (!!!)… sono idee date per acquisite.
Che cosa caviamo dunque dai libracci di Maritain? Dei cliché e degli allettamenti: sono proprio le caratteristiche della comunicazione attuale. In “Scienza e saggezza” leggiamo: “Non dimentichiamolo, la scienza è buona in sé stessa; come tutto ciò che deriva dalle attività dello spirito in cerca della verità, essa è qualcosa di naturalmente sacro e guai a chi disconosce la sua dignità!” Non manca quindi quella soggezione per la scienza, peculiare dei nostri tempi, per cui chi osa discutere certi postulati scientisti, è messo alla gogna ed additato come eretico.
Il pensiero deve scuotere dal torpore, provocare, affermare per negare, assurgere a dialettica incessante: non può adagiarsi sugli allori della convenzionalità. Si intende: la filosofia di Maritain è rassicurante, mediatrice, concilia scienza e fede. Per questi motivi piace. E’ proprio quello che agogna la nostra società addormentata: un “pensiero” tranquillizzante, sedativo, acritico. Non sorprendiamoci poi, se, nonostante le rivoluzioni epistemologiche, ci tocca leggere le scempiaggini dei negazionisti che, nella loro saccente ignoranza, confondono “fatti” con teorie, tesi con protocolli, teoremi con assiomi… Naturalmente i disinformatori difettano della capacità di distinguere tra teorico ed empirico, non riescono a concepire problemi di natura epistemologica e credono, da ammuffiti positivisti quali sono, che la scienza fornisca tutte le risposte, purché non intacchino il loro sistema di credenze. Più fideisti di una beghina, ignorano tutte le questioni linguistiche attraverso cui si struttura l’analisi del mondo.
Responsabile dello scadimento culturale è in buona parte la scuola, dalle primarie all’università: essa inculca, presentandola come l’unica vera, una “logica” binaria, impone modelli matematici realisti, trasmette cognizioni utilitaristiche, disconosce il senso estetico, soprattutto veicola quell’umanismo d’accatto ed ipocrita, lo stesso di cui trasudano gli scartafacci di Maritain, fautore di un arrogante antropocentrismo senza centro, di una filosofia del tutto priva di amore per la conoscenza.
Quasi in modo paradossale, tutti gli autori che affermano di battersi per la libertà e la dignità dell’individuo (si pensi a Karl Popper) sono gli stessi che, con i loro modelli sclerotici e la loro denigrazione del dissenso, concorrono ad avallare l’establishment. Incapaci di operare una critica implacabile dell’esistente, bandiscono il riformismo, il gradualismo, il migliorismo. In Maritain non si va oltre le buone intenzioni, oltre il generico e dolciastro appello alla creazione di una società più giusta ed umana. Ci vuole ben altro che una precettistica di valori e di buoni sentimenti. Sarebbe necessario un pensiero divergente, anti-umanista, di radicale contestazione del sistema.
Se la celebrazione che il Nostro tesse degli alleati i quali, durante la Seconda guerra mondiale combatterono “per la giustizia e la libertà” (“L’uomo e lo Stato”), non è propaganda mondialista, ma dabbenaggine, è pur sempre da condannare: deficienti e disinformatori, pur tanto diversi, propalando le medesime versioni ufficiali, ratificano le menzogne del potere.
Consideriamo le dissertazioni di Maritain prediche, circolari ministeriali, ebeti tracce per gli esami di stato, al limite mediocri componimenti di alunni standardizzati, ma NON filosofia.
Maritain sembra l’incarnazione dell’insegnante-tipo: nozionista, allineato, razionale, dispensatore di un “sapere” predigerito, dal quale gli scrittori rivoluzionari sono esclusi o, peggio, dove sono normalizzati. Speriamo che, pur in una società tanto conformista e programmata, un allievo alzi la mano per chiedere il perché del perché.
Nel saggio “Introduzione alla filosofia”, Maritain definisce la filosofia come “la conoscenza scientifica che, mediante la luce naturale della ragione, considera le cause prime o le ragioni più alte di ogni cosa”. Nell’opera “Principi di una politica umanista” scrive: “Sappiamo che una delle caratteristiche essenziali di una civiltà degna di questo nome, è il senso ed il rispetto per la dignità della persona umana; sappiamo che per difendere i diritti della persona umana come per difendere la libertà, bisogna essere disposti a dare la propria vita… L’uomo è un individuo che si regge con l’intelligenza e la volontà; non esiste soltanto al(?) mondo fisico, ma sovraesiste spiritualmente in conoscenza ed in amore, in modo tale che in qualche modo è un universo a sé…”.
Potrei riportare altri passaggi desunti dai testi di Maritain, ma ci imbatteremmo in altrettali banalità: non è che alcune asserzioni non siano condivisibili, ma il pensiero del neo-tomista è di una superficialità disarmante, di deprimente piattezza. Come se non bastasse la trita ripetizione di concetti preistorici da temino svolto da uno studente di prima media, Maritain si sciacqua la bocca con espressioni retoriche e vacue, come “persona umana”. Ahinoi, tale sciatta, ambigua dicitura ha invaso i discorsi ed i libri di questi tempi degradati in cui il linguaggio rispecchia con il suo grigiore un modo di “ragionare” dozzinale. Sembra di ascoltare le omelie di un prete annoiato o le bolse, magniloquenti allocuzioni di Napo Orso Capo: così la fede ed il laicismo, coronando il sogno di Maritain, si danno la mano. Nell’indifferenziazione del linguaggio (un cattolico oggi parla come un comunista, un vescovo come un sindacalista) si manifesta l’omologazione.
Se la filosofia contemporanea si protende spesso verso concettualizzazioni astruse, verso compiacimenti intellettualistici, ha avuto comunque il coraggio di demistificare “verità” consolidate, di demolire idoli. Gli indirizzi ermeneutici, epistemologici, strutturalisti…, pur con molti limiti, hanno contribuito ad operare un trascendimento del common sense, a disintegrare i dogmi dell’idealismo, del realismo e dello scientismo. Con Maritain inciampiamo di nuovo in convincimenti ingenui che credevamo appartenenti ad un lontano passato. Non solo, tali convinzioni sono spiattellate senza un minimo di riflessione filosofica: oggettività del mondo, libertà, volontà, causa (!!!)… sono idee date per acquisite.
Che cosa caviamo dunque dai libracci di Maritain? Dei cliché e degli allettamenti: sono proprio le caratteristiche della comunicazione attuale. In “Scienza e saggezza” leggiamo: “Non dimentichiamolo, la scienza è buona in sé stessa; come tutto ciò che deriva dalle attività dello spirito in cerca della verità, essa è qualcosa di naturalmente sacro e guai a chi disconosce la sua dignità!” Non manca quindi quella soggezione per la scienza, peculiare dei nostri tempi, per cui chi osa discutere certi postulati scientisti, è messo alla gogna ed additato come eretico.
Il pensiero deve scuotere dal torpore, provocare, affermare per negare, assurgere a dialettica incessante: non può adagiarsi sugli allori della convenzionalità. Si intende: la filosofia di Maritain è rassicurante, mediatrice, concilia scienza e fede. Per questi motivi piace. E’ proprio quello che agogna la nostra società addormentata: un “pensiero” tranquillizzante, sedativo, acritico. Non sorprendiamoci poi, se, nonostante le rivoluzioni epistemologiche, ci tocca leggere le scempiaggini dei negazionisti che, nella loro saccente ignoranza, confondono “fatti” con teorie, tesi con protocolli, teoremi con assiomi… Naturalmente i disinformatori difettano della capacità di distinguere tra teorico ed empirico, non riescono a concepire problemi di natura epistemologica e credono, da ammuffiti positivisti quali sono, che la scienza fornisca tutte le risposte, purché non intacchino il loro sistema di credenze. Più fideisti di una beghina, ignorano tutte le questioni linguistiche attraverso cui si struttura l’analisi del mondo.
Responsabile dello scadimento culturale è in buona parte la scuola, dalle primarie all’università: essa inculca, presentandola come l’unica vera, una “logica” binaria, impone modelli matematici realisti, trasmette cognizioni utilitaristiche, disconosce il senso estetico, soprattutto veicola quell’umanismo d’accatto ed ipocrita, lo stesso di cui trasudano gli scartafacci di Maritain, fautore di un arrogante antropocentrismo senza centro, di una filosofia del tutto priva di amore per la conoscenza.
Quasi in modo paradossale, tutti gli autori che affermano di battersi per la libertà e la dignità dell’individuo (si pensi a Karl Popper) sono gli stessi che, con i loro modelli sclerotici e la loro denigrazione del dissenso, concorrono ad avallare l’establishment. Incapaci di operare una critica implacabile dell’esistente, bandiscono il riformismo, il gradualismo, il migliorismo. In Maritain non si va oltre le buone intenzioni, oltre il generico e dolciastro appello alla creazione di una società più giusta ed umana. Ci vuole ben altro che una precettistica di valori e di buoni sentimenti. Sarebbe necessario un pensiero divergente, anti-umanista, di radicale contestazione del sistema.
Se la celebrazione che il Nostro tesse degli alleati i quali, durante la Seconda guerra mondiale combatterono “per la giustizia e la libertà” (“L’uomo e lo Stato”), non è propaganda mondialista, ma dabbenaggine, è pur sempre da condannare: deficienti e disinformatori, pur tanto diversi, propalando le medesime versioni ufficiali, ratificano le menzogne del potere.
Consideriamo le dissertazioni di Maritain prediche, circolari ministeriali, ebeti tracce per gli esami di stato, al limite mediocri componimenti di alunni standardizzati, ma NON filosofia.
Maritain sembra l’incarnazione dell’insegnante-tipo: nozionista, allineato, razionale, dispensatore di un “sapere” predigerito, dal quale gli scrittori rivoluzionari sono esclusi o, peggio, dove sono normalizzati. Speriamo che, pur in una società tanto conformista e programmata, un allievo alzi la mano per chiedere il perché del perché.
Temo che non si debba perdere il proprio tempo per andare dietro alle insulsaggini scritte da Maritain. Questi era un bravo cattolico al centodieci per cento...e da un cattolico con un doppio paraocchi che cosa mai dovremmo aspettarci? Messe,Rosari, Confessioni e Comunioni a più non posso...e questi sono i risultati.
RispondiEliminaMaritain è l'espressione più pura della becera mentalità del Cattolicesimo del XX secolo. Fra gli ispiratori del Concilio Vaticano Secondo, molto ammirato da individui del calibro di un Giobatta Montini alias Paolo VI, di 'grandi statisti' quali Aldo Moro - il quale andava in brodo di giuggiole ed aveva un orgasmo appena apriva un libro del filososfo francese -, Maritain è una delle massime espressioni della deriva finale della Chiesa Romana.
Il Cristianesimo, nato come movimento gnostico dalle sabbie della Palestina mescolate con quelle dell'Egitto, ha da tempo immemorabile dato tutto quel che poteva. La sua decadenza iniziò assai presto ovverosia prima ancora dell'era costantiniana con la sua apertura alle masse, quando in pratica si donò a cani e porci.
Ormai non gli resta che soccombere definitivamente, almeno nella forma che gli hanno impartito gli uomini nel corso dei secoli.
Se qualcuno di noi sopravviverà, potrà forse vedere quel che si delinea all'orizzonte e cioè, almeno credo io nella mia sete di giustizia, la fine di tutte le religioni intese come gusci, come forme esteriori e come implacabili meccanismi per uno spietato controllo delle coscienze.
Maritain è feccia, come l'attuale Chiesa cattolica.
RispondiEliminaCiao
Ciao Zret.
RispondiEliminaNella mia città esiste un circolo intitolato a Maritain, molto attivo nell'organizzare incontri e conferenze, e ai tempi del liceo il nostro professore di filosofia (se si può chiamare così quello che ci insegnava, con scarsa perizia, oltretutto) ci invitava spesso a partecipare. A me una volta è bastata, mentre altri -evidentemente già venduti al Cattolicesimo imperante nella mia scuola- hanno continuato a frequentarli. Ricordo che presentavano una ristampa de "L'educazione al bivio". Per me che già allora desideravo dedicarmi all'educazione di bambini e ragazzi era stato disgustoso. Capisco che quando il libro è stato scritto (1943) avesse un senso insistere sul nesso educazione-democrazia, come alternativa politica al totalitarismo ideologico del nazifascismo, ma al momento attuale non vedo l'utilità e lo scopo di studiare un simile personaggio, buono solo per addormentare menti e coscienze e impedire lo sviluppo di una sana mentalità aperta e critica.
Saluti, Sharon
Ciao Sharon, l'episodio da te riportato è quanto mai istruttivo. Peccato che le cosiddette "democrazie" (in realtà demoncrazie) fossero e siano le vere responsabili ed auspici di tutti i regimi liberticidi. Fu molto più efferato e scaltro Churchill di Hitler. Churchill fu un demonio.
RispondiEliminaCiao
Zret, parole verissime le tue. Mi ripugna veder uniti la letteratura (che amo tanto) e la politica, soprattutto "certa" politica attuale. Non dimentichiamo che in nome della democrazia sono stati ordinati grandi scempi.
RispondiEliminaCiao, Sharon
Sharon, non tutto è perduto, se anche resterà un solo uomo ad incarnare una verà umanità. Chiss°. potrebbe essere un uomo o una donna di quest'ultima generazione.
RispondiEliminaCiao
Speriamolo, caro Zret, trovo sollievo in questa possibilità!
RispondiEliminaBuona serata, Sharon
Giusto quel che dice Sharon: ogni autore va inquadrato nel periodo storico in cui scrive. Allora dovremmo arrabbiarci anche con filosofi ed esoteristi del calibro di un Guénon o di un Evola. I quali, pur se soltanto indirettamente - è doverosa la precisazione-, appoggiarono il Fascismo ed il Nazismo.
RispondiEliminaTuttavia il loro fu sempre un appoggio molto esterno e quasi sempre dall'Alto, non certo nell'illusione e nella pretesa che il processo involutivo finale del ciclo potesse fare improvvisamente un dietro-front. Tentarono forse di ritardarne l'epilogo e di chiamare a raccolta qualcuno che ancora potesse avere uno spirito critico tale da collocarsi fuori dalla Maya.
Ben diverso è il caso di Jacques Maritain il quale, con la sua filosofia da canonica basata e sul senso comune e sui sermoni della domenica, aderì senza pensarci due volte al sistema imperante. Dimenticando tuttavia che l'essenza del Cattolicesimo non si identifica nè con la democrazia nè con la modermità.
Persone che ragionano con il cervello di Maritain sono pronti e dispostissimi ad accettare il Nuovo Ordine Mondiale ed anche il microchip sotto cute.
Il Cattolicesimo ha sposato a partire dai tempi di Pio XII l'ideologia globalizzante dapprima timidamente e quasi inconsciamente - non dimentichiamo il filo-americanismo sfegatato di Eugenio Pacelli che lo spinse a caldeggiare la formazione della criminale Alleanza Atlantica nonchè a giustificare la liceità etica della Guerra Atomica scatenata per 'giusti motivi'- e poi sempre più giù con i Pontefici che gli sono succeduti.
Su codesta falsariga Benedetto XVI s'è spinto addirittura ad esortare i suoi sudditi a 'lasciarsi prendere per mano dal bambino di Betlemme che ci conduce verso il Nuovo Ordine Mondiale'. Frase proferita durante il suo primo discorso natalizio nel 2005 quasi a voler rassicurare i suoi controllori e sponsor che egli è persona su cui essi possono fare affidamento.
Non c' forse qualcosa del pensiero di Maritain in queste parole folli? Certo che si.
E allora alcuni si chiederanno quale sarà il prossimo passo della Chiesa Romana. La risposta viene da sè: il prossimo passo consisterà nel suo hara-kiri finale, un atto che coinciderà nella sua auto-distruzione.
Ma sono affari loro. E che facciano quel che vogliono. Noi ne siamo fuori ormai da un pezzo.
Concordo con la tua analisi, Paolo.
RispondiEliminaCiao
pare che Maritain si fosse convertito mediante Leon Bloy...
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