Scrive Francesco Guicciardini nei “Ricordi”: “Tutto quello che è stato per el passato ed è al presente, sarà ancora in futuro; ma si mutano e nomi e la superficie delle cose in modo che, chi non ha buono occhio non le riconosce né sa pigliare regola o fare giudicio per mezzo di quella osservazione”.
Lo storico e diplomatico fiorentino vede la storia umana governata da una sorta di coazione a ripetere (“Tutto quello che è stato per el passato ed è al presente”). Veramente cambiano spesso le sembianze degli accadimenti (“si mutano e nomi e la superficie delle cose”), mentre agisce una forza sotterranea che ne dirige il corso, secondo uno svolgimento spiraliforme di tipo involutivo. La storia è progressivo regresso, fatale catabasi, discesa nell’inferno.
E’ come se un insano disegno fosse stato concepito ed attuato ab origine. Un sistema complesso si rivela il dominio delle semplici, prevedibili concatenazioni. Nonostante ciò – ed ha ragione Guicciardini – chi non possiede spirito d’osservazione non può cogliere premesse e sviluppi né, in modo induttivo, risalire alle leggi che disciplinano la cinetica dei “fatti”.
Difetta senza dubbio la capacità di analizzare le cose, di collegarle, di addentrarsi nei “meandri dei politici maneggi” sicché il potere può tranquillamente perseguire il suo piano sino alla meta finale. Non è solo l’uomo comune che non sa interpretare gli eventi, ma pure il polveroso storiografo ormai rattrappitosi in un’erudizione oziosa ed uso a lambiccarsi per non comprendere alcunché.
E’ paradossale: le scienze e gli àmbiti più accessibili sono quelli in cui l’ingegno umano si rivela più vacillante e gracile.
Lo storico e diplomatico fiorentino vede la storia umana governata da una sorta di coazione a ripetere (“Tutto quello che è stato per el passato ed è al presente”). Veramente cambiano spesso le sembianze degli accadimenti (“si mutano e nomi e la superficie delle cose”), mentre agisce una forza sotterranea che ne dirige il corso, secondo uno svolgimento spiraliforme di tipo involutivo. La storia è progressivo regresso, fatale catabasi, discesa nell’inferno.
E’ come se un insano disegno fosse stato concepito ed attuato ab origine. Un sistema complesso si rivela il dominio delle semplici, prevedibili concatenazioni. Nonostante ciò – ed ha ragione Guicciardini – chi non possiede spirito d’osservazione non può cogliere premesse e sviluppi né, in modo induttivo, risalire alle leggi che disciplinano la cinetica dei “fatti”.
Difetta senza dubbio la capacità di analizzare le cose, di collegarle, di addentrarsi nei “meandri dei politici maneggi” sicché il potere può tranquillamente perseguire il suo piano sino alla meta finale. Non è solo l’uomo comune che non sa interpretare gli eventi, ma pure il polveroso storiografo ormai rattrappitosi in un’erudizione oziosa ed uso a lambiccarsi per non comprendere alcunché.
E’ paradossale: le scienze e gli àmbiti più accessibili sono quelli in cui l’ingegno umano si rivela più vacillante e gracile.
"E’ paradossale: le scienze e gli àmbiti più accessibili sono quelli in cui l’ingegno umano si rivela più vacillante e gracile."
RispondiEliminaNon conosco il Guicciardini nell'ambito della critica alle scienze (anche se paventa una verità palpabile); conosco il Guicciardini come politico, ambasciatore della signoria fiorentina e dei vari papi, ha razzolato molto bene nella sua vita, ricoprendo tutte quelle cariche importanti, quando invece la fortuna le ha girato le spalle non disdegnava dire: "la realtà non obbedisce a leggi universali".
Ma lui a quelle leggi non si è mai tenuto nella sua scalata al potere, non poteva farlo comunque visto che veniva da una famiglia di nobiltà fiorentina, i suoi studi umanistici e giuridici le hanno relegato quel posto che era consono alla casta a cui apparteneva.
La sua caduta (se così si può dire) è avvenuta perché papa Paolo III non le relegò nessuna carica importante, il suo modo di vedere l'imperialismo spaventava Cosimo De Medici.
Forse le sue opere più importanti le ha scritte proprio nel periodo del suo ritiro, come sempre succede al genere umano solo nella senilità si comprende l'operato della vita, a volte con rammarico e nostalgia, ma ormai è troppo tardi, quello che è stato è stato, il resto se non biografia, possiamo chiamarla storiografia, comunque di un uomo agiato con possibilità economiche notevoli.
wlady
E’ paradossale: le scienze e gli àmbiti più accessibili sono quelli in cui l’ingegno umano si rivela più vacillante e gracile
RispondiEliminaSono anche quelli in cui si ritrova più cattivieria e meschineria, purtroppo. La scienza e la tecnica in teoria dovrebbero portarci progresso e fare del bene, ma in questi tempi mi sembra di assistere ad un reale regresso.
Ciao, Sharon
Come scrive Wlady, Guicciardini considerava lo stato delle cose da una posizione di privilegio eticamente o no consolidato...è da dire che a quell'epoca di transito in cui si stava dissolvendo la Civiltà medievale e tanto rapidamente da essere Guicciardini idealmente assai più vicino ad un uomo del XXI sec che non ad uno del 1300, ancora in quell'età dunque agiva interiormente agli uomini come un senso di criterio operativo che noi sembriamo aver estinto dalla nostra coscienza...Giotto, Dante, Petrarca e sostanzialmente tutti i letterati, architetti, scultori, pittori di quelle età furono chi più, chi meno uomini legati ad una definita appartenenza di casta ed il problema non sarebbe nemmeno questo..."qualcosa" scaturì dalla nostra sostanza antropologica ed in un certo senso...come dire...rese viva la vita oltre la vita stessa di un attesa palpitante e concretizzata nel lavoro elevato in Opera...la cui memoria radica tutti noi con sicure e riconoscibili radici metastoriche...insomma...una verità a noi sempre più occultata riguarda il valore del tempo congiunto al senso del sentimento...dell'interiore "oscillazione" predisposta ad agire dentro lo stesso tempo come un umbrione contenuto dall'uovo che lo racchiude, un essenza destinata a perdurare oltre il momento della sua nascita o rivelazione...guardate amici...noi siamo scioccati fin da prima che ci contenesse l'utero materno ed in un certo senso siamo come salmoni che risalgono ostinatamente la corrente dell'Età presente...ricordiamo confuse immagini di un bene perduto? credo di si...viviamo la cacciata dell'uomo dal suo naturale orizzonte allegorico poetico e artigianale...questo fatto mai accaduto prima...questo mondo si è già trasformato in un serraglio di disperati vuoti d'ogni sana visione...per cui giustamente tu affermi Zret: "che agisce una forza sotterranea che ne dirige il corso, (della storia) secondo uno svolgimento spiraliforme di tipo involutivo...di progressivo regresso, fatale catabasi, discesa nell’inferno"...eppure qualcosa di potente ancora arriva a motivare il senso delle nostre esistenze sempre più superflue...di noi poveri disillusi...spinti alla deriva da un facile quanto triste cinismo...mi tronco qui...è una spessa membrana che c'impedisce la presa cosciente della vita intesa come un evento luminoso...lo è anche attraverso la separazione del doloroso lutto...la vita fondamentalmente è un evento da vivere con convinzione e grazia, esercitando la pura compassione verso i nostri simili...mi sento come se scrivessi da una cella...parlo di idealità e cose ingenue...fino a dove potrà arrivare il nostro slancio? sentiamo cosa necessaria dare concretezza ai nostri slanci ideali? ne abbiamo ancora? come poter lavorare in tal senso?
RispondiEliminaWlady, Guicciardini osservò la storia da una posizione privilegiata e fu un privilegiato. Egli comunque riuscì a cogliere le contraddizioni del processo storico, molto più di Machiavelli che, allegando dappertutto gli esempi romani, perse di vista la "realtà effettuale". Non possiamo pretendere che nell'autunno del Rinascimento si intuissero certe dinamiche, ma aver compreso che la storia è la ripetizione degli stessi errori non è poco.
RispondiEliminaCiao
Sharon, la storia e l'esistenza sono involutive, entropiche.
RispondiEliminaCiao
Giovanni, non posso eguagliare la sublimità del tuo pensiero in cui il più cupo sgomento si sposa con la più luminosa speranza. Posso soltanto aggiungere che il movimento entropico dell'esistenza ha bisogno di una radicale inversione di tendenza. La vita caduca, spazio-temporale non è perfettibile: essa va trascesa. Come? Questo è per me un enigma.
RispondiEliminaSarà l'estinzione l'unica chance che ci è offerta o il cammino tanto faticoso (era veramente necessario?) condurrà alla meta? Le risposte definitive, ontologiche non mi appartengono.
Ciao