Chi accetta senza porsi domande le versioni ufficiali degli eventi è definito “convenzionalista”. E’ un termine che ci sembra inadeguato: non si tratta, infatti, di aderire ad un’interpretazione convenzionale, ordinaria del mondo, ma di introiettare le menzogne del sistema per creare il proprio sistema di vita. Meglio sarebbe designare le persone che accettano le “verità” di regime con l’epiteto di “sprovveduti” o “babbei”.
I tratti psicologici di costoro sono pochi e facilmente individuabili, mentre sono numerose le categorie cui appartengono i grulli: si spazia dagli pseudo-intellettuali convinti che il 9 11 è un attentato dei “terroristi islamici” ai peones che si emozionano solo per il calcio e due poppe televisive, passando per la zona grigia di chi a volte è pure sfiorato da qualche dubbio o pungolato da una curiosità, ma che alla fine sprofonda nelle solite idiozie governative e nel soffice divano davanti allo schermo.
Il carattere distintivo di quest’accozzaglia è la pigrizia mentale associata talora ad arrogante sicumera.
L’establishment ha escogitato mille espedienti per tenere a bada i polli che si credono aquile reali: uno dei più efficaci è l’uso del paralogismo, in luogo del sillogismo. Com’è noto, il paralogismo è un procedimento deduttivo dall’apparenza logica, in cui, però, un’antinomia, una lacuna concettuale, una generalizzazione portano ad un esito errato. Il paralogismo è percepito come un argomento solido ed irrefragabile. Il gonzo è gabbato a suon di logica pseudo-aristotelica.
La retorica è davvero arma potente, sia pure la dialettica strapaesana e rionale di un Matteo Renzi qualunque che sa come abbindolare il popolino, a colpi di anafore, di paragoni plebei e, appunto, di paralogismi. Sono poche le persone corazzate di fronte agli strali dell’ars dicendi: decodificare i messaggi impliciti, intuire i fini occulti della comunicazione, cogliere il paratesto e l’incidenza del rumore non è agevole, ma chi non è ne è capace è destinato ad essere invischiato nella colla della disinformazione e della pseudo-scienza... angelicata.
E’ incredibile quanti cittadini istruiti, spesso laureati si lascino ipnotizzare da codesti incantatori di... deficienti.
Possedere una laurea, persino insegnare all’università non è una garanzia contro la credulità e l’ignoranza. Gli atenei pullulano di cattedratici che vivono in un universo cartaceo, fittizio, all’oscuro dei veri processi che attraversano (e dilaniano) la storia. Sono gli stessi che poi sciamano nei simposi dove, quando non si prefiggono fini di propaganda, tediano un pubblico fatuo con le dissertazioni più improbabili e bislacche. Fuori il mondo crolla, ma la conferenza è stata “molto interessante”.
Insomma, siamo assediati da paralogismi e da para...
I tratti psicologici di costoro sono pochi e facilmente individuabili, mentre sono numerose le categorie cui appartengono i grulli: si spazia dagli pseudo-intellettuali convinti che il 9 11 è un attentato dei “terroristi islamici” ai peones che si emozionano solo per il calcio e due poppe televisive, passando per la zona grigia di chi a volte è pure sfiorato da qualche dubbio o pungolato da una curiosità, ma che alla fine sprofonda nelle solite idiozie governative e nel soffice divano davanti allo schermo.
Il carattere distintivo di quest’accozzaglia è la pigrizia mentale associata talora ad arrogante sicumera.
L’establishment ha escogitato mille espedienti per tenere a bada i polli che si credono aquile reali: uno dei più efficaci è l’uso del paralogismo, in luogo del sillogismo. Com’è noto, il paralogismo è un procedimento deduttivo dall’apparenza logica, in cui, però, un’antinomia, una lacuna concettuale, una generalizzazione portano ad un esito errato. Il paralogismo è percepito come un argomento solido ed irrefragabile. Il gonzo è gabbato a suon di logica pseudo-aristotelica.
La retorica è davvero arma potente, sia pure la dialettica strapaesana e rionale di un Matteo Renzi qualunque che sa come abbindolare il popolino, a colpi di anafore, di paragoni plebei e, appunto, di paralogismi. Sono poche le persone corazzate di fronte agli strali dell’ars dicendi: decodificare i messaggi impliciti, intuire i fini occulti della comunicazione, cogliere il paratesto e l’incidenza del rumore non è agevole, ma chi non è ne è capace è destinato ad essere invischiato nella colla della disinformazione e della pseudo-scienza... angelicata.
E’ incredibile quanti cittadini istruiti, spesso laureati si lascino ipnotizzare da codesti incantatori di... deficienti.
Possedere una laurea, persino insegnare all’università non è una garanzia contro la credulità e l’ignoranza. Gli atenei pullulano di cattedratici che vivono in un universo cartaceo, fittizio, all’oscuro dei veri processi che attraversano (e dilaniano) la storia. Sono gli stessi che poi sciamano nei simposi dove, quando non si prefiggono fini di propaganda, tediano un pubblico fatuo con le dissertazioni più improbabili e bislacche. Fuori il mondo crolla, ma la conferenza è stata “molto interessante”.
Insomma, siamo assediati da paralogismi e da para...
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RispondiEliminaL'"educazione" come programmazione mentale. Lo scriveva già Carlo Michaelstadter agli inizi del XX secolo nel saggio "La persuasione e la rettorica".
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