27 settembre, 2015

Come affrontare il futuro?



Sempre più spesso le persone si chiedono come potranno resistere, per esempio, dovendo continuare a svolgere una professione o un mestiere logorante o comunque si domandano in che modo potranno sopravvivere in condizioni proibitive, tra spaventose incognite e difficoltà. Questi tempi grami acuiscono un’angoscia che era quasi del tutto estranea agli uomini dell'antichità e del Medioevo. Essi avevano un rapporto con il tempo più sereno ed equilibrato. Non vivevano sotto la spada di Damocle dell’avvenire. Si comprende quest’ansia, ma, se il presente appartiene agli uomini, il futuro appartiene agli dei. Che senso ha proiettarsi in un tempo lontano o persino elaborare progetti per anni assai distanti dal momento attuale, quando lo stesso presente è tanto precario? Eppure veramente siamo tirati e stirati da un futuro implacabile.

Questo non significa che non si debba essere previdenti, ma “ogni giorno ha la sua croce” ed è già più che sufficiente. Non si intende neanche incitare ad afferrare l’attimo che di per sé è inafferrabile, a sfruttare il “potere dell’adesso”: nel migliore dei casi, tale presunto “potere” è un vacuo slogan della New age, poiché il destino è avaro di doni, sempre e comunque.

Tuttavia è necessario sapere che la propria sfera d’azione non è alquanto estesa ed è illusorio credere di poter disegnare l’avvenire, secondo le nostre speranze o timori. Il futuro potrebbe riservarci delle sorprese nel bene o nel male.

Sarà meglio allora vivere ciascun giorno, come se fosse l’unico, con la coscienza che la possibilità di incidere sul corso degli eventi, se non è nulla, è molto, molto ridotta.

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3 commenti:

  1. Sai, credo che il problema sia proprio che la gente continui a resistere, continuando a vivere in una contraddizione... e come può questo modo di vivere non generare ansie e paure?
    Non si può soffocare il desiderio di libertà dell'uomo, bisogna ingannarla vendendogli una libertà di plastica, artificiale... l'ora d'aria del detenuto.
    Ceto uno potrebbe obiettare: "Ma come, tu non sei libero? Non puoi fare quello che vuoi?" Si certo, ma siamo sicuri di sapere cosa vogliamo? Le nostre opinioni, i nostri gusti, i nostri desideri sono nostri? O ci sono stati cuciti addosso, i modo che rientrino in un'area accettabile per il sistema?
    La sfera d'azione... ma noi abbiamo una sfera d'azione? Siamo almeno consapevoli, riusciamo anche solo ad immaginare che il mondo potrebbe essere altro? Se riesci a immaginarlo allora la sfera d'azione appare e ti accorgi che è piuttosto ampia, parlo per esperienza personale, per quanto possa contare.

    Avrei molto altro da dire, vorrei trasmettere la speranza che mi brucia dentro ma... beh, non credo di esserne in grado senza risultare banale.

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  2. Non esageriamo Zret. Siamo noi, molto spesso, i carcerieri di noi stessi. Come cantava Battiato ... 'ci vuole un'altra vita' ... solo che occorre immaginazione e perseveranza. Le strutture artificiali intorno a noi fanno di tutto per toglierci queste facoltà che invece resiste e persiste. Questo è il mio appiglio per sperare nel domani. Sarà dura, sempre più dura ma al contempo più semplice per chi sa ... il 'misterium iniquitatis' ad esempio, non è più tale. Ciao

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  3. Come scrive Jim Morrison: "La gente crede di essere libera, ma è libera soltanto di crederlo".

    Ghigo, veramente ci vorrebbe un'altra vita, del tutto diversa da questa.

    Ciao

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