31 marzo, 2016

Mosè il mago

Graham Phillips è autore di un saggio intitolato “The Moses legacy”. Molti storici considerano Mosè una figura leggendaria, un po’ come Licurgo, il mitico nomoteta che stabilì l’ordinamento degli Spartani, ordinando loro di non cambiarlo. Phillips non è d’accordo: egli è convinto che il “fondatore” della religione ebraica esistette. Inoltre, a suo avviso, le vicende narrate nell’Esodo ed in altri libri della Torah, dalla fuga dall’Egitto alla conquista di Canaan, sono, in linea di massima, aderenti al vero.

Le sue indagini si appuntano su tre filoni fondamentali: chi fu veramente Mosè, dov’è ubicato il monte dove il legislatore incontrò YHWH, che cosa fu e dov’è oggi custodita la bacchetta di Mosè.

• Lo studioso opina che sotto il nome di Mosè (che in egizio significa “nascituro”, “figlio”) si nascondano due figure poi fuse in una sola: la prima coinciderebbe con un funzionario di nome Thutmoses, bandito dalla terra del Nilo intorno al 1460 a.C.; la seconda un principe, sempre chiamato Thutmoses, vissuto circa un secolo dopo. Egli condusse gli Habiru fuori dall’Egitto.

• Ormai pochissimi biblisti ritengono che il monte su cui Mosè ricevette le tavole della Legge sia da identificare con il Sinai, il Jebel Musa. Phillips, inserendosi nel fervido dibattito, ipotizza che la vetta debba essere individuata con una cima, Jebel Madhbah, che si aderge nei pressi di Petra, la celebre capitale rupestre dei Nabatei. Qui nel XIX secolo fu scoperto un sepolcro il cui un corredo funebre comprendeva un bastone con su incisi dei geroglifici indicanti il nome del possessore, ossia Thutmoses, funzionario di corte. Recentemente nel sito del ritrovamento un’équipe di archeologi giordani e britannici ha compiuto scavi che hanno portato alla luce le vestigia di un antico santuario ebraico.

• Il bastone di Mosè fu sia un simbolo di potere sia uno strumento magico con cui lo ierofante scatenò le piaghe d’Egitto e con il quale fece scaturire miracolosamente l’acqua dalla roccia. Phillips crede che il bastone di Mosè sia il manufatto conservato oggi nel museo di Birmingham.

Come valutare le congetture del ricercatore? A proposito dell’identità di Mosè, bisogna riconoscere che l’intuizione di Freud fu giusta: il padre della psicoanalisi nel saggio “Mosè ed il monoteismo”, pur senza poter accedere a fonti archeologiche, comprese che il personaggio biblico era egizio. Dopo Freud si è abbandonata in modo quasi unanime l’idea ridicola ed antistorica (benché ripetuta durante le ore di religione, nei catechismi e nella pseudo-storia) di un Mosè ebreo abbandonato in una cesta e poi allevato dalla figlia del faraone.

Per quanto concerne il monte dove il funzionario egizio ricevette le tavole da YHWH, la questione è molto controversa, a causa della scarsità e contraddittorietà delle fonti. E’ quindi per ora impossibile pronunciarsi.

Per quanto attiene al bastone-bacchetta, è arduo stabilire se veramente l’oggetto custodito nel museo di Birmingham sia appartenuto all’antico nomoteta. Potrebbe trattarsi di una copia o di un manufatto relativo ad un altro individuo. E’, però, degno di interesse il tema del nesso fra sacralità e magia, fra autorità ed arti occulte. Ricordiamo qui en passant che nell’Odissea, la maga Circe trasforma i malcapitati ospiti in animali, toccandoli con una bacchetta.

Probabilmente l’archetipo di questo oggetto è il caduceo che, a sua volta s’intreccia con l’ancestrale simbolo del serpente e non solo…

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APOCALISSI ALIENE: il libro

28 marzo, 2016

Cavoletti di Bruxelles e cavolate

Non esistono più i fatti: esistono solo le televisioni.

In questi tempi non esplodono solo gli ordigni reali o fittizi che siano, ma pure le “argomentazioni” capziose ed eristiche di chi, invece di combattere le macroscopiche scelleratezze del sistema, si ostina a cercare, senza trovarlo, il classico pelo nell’uovo nell’ambito dell’informazione non allineata. Ciò è paradossale oltre che deprecabile.

Usando le stesse strategie linguistiche dei disinformatori, ghettizzano i pochi redattori liberi usando quel termine becero che comincia per “c”: E’ un vocabolo che ci rifiutiamo di adoperare sia perché è scorretto da un punto di vista semantico sia poiché è un insulto alla lingua italiana, già stuprata impunemente dai giornalisti di regime.

Purtroppo queste mosche cocchiere, codesti sofisti da quattro soldi bucati non solo ignorano quanto abbiamo scritto in questi anni, ma sono pure inetti a capirlo. Si chiedono, ad esempio, perché i registi degli pseudo-attentati commettano tanti errori quando girano i film, per quale ragione la sceneggiatura sia piena di buchi e di incongruenze. Da un lato, come abbiamo già osservato, le più recenti pantomime culminate nei “fatti” di Bruxelles, sono una sfida, una provocazione nei confronti di una massa sempre più stupida. Per la feccia mondialista le iniziative "politiche" le guerre, le stragi, i disastri ambientali... sono dei giochi di ruolo dove vince chi è più scaltro ed audace. Inoltre per quale ragione perpetrare attentati reali con tutto il loro strascico di problemi negli spostamenti e nelle comunicazioni, tumultuosi soccorsi, ricoveri in ospedali, indennizzi, inchieste… quando è possibile mandare in onda un altro, stuzzicante episodio di una serie grandguignolesca?

Il pubblico non esige la verità, ma sensazioni forti, personaggi caratterizzati in modo icastico, avventure al fulmicotone: eccolo dunque accontentato con le mirabolanti imprese del terrorista “islamico” che zampetta da un paese all’altro, portandosi dietro stendardi dell’I.S.I.S., esplosivi, documenti d’identità, mappe, registrazioni video, orsacchiotti di peluche. Che cosa conta se la trama non è del tutto credibile, a condizione che sia intrigante? La “cronaca” oggi è narrazione: è un romanzo d’appendice, anzi d’appendicite. La geopolitica non si studia e non si comprende più con gli strumenti concettuali della storiografia, della sociologia e dell’economia, quanto con le categorie narratologiche. I media ufficiali ogni giorno pubblicano una nuova, coinvolgente storia delle "Mille e una botte" e vai col liscio!

Se poi le tragicommedie hanno successo, perché sostituirle con la realtà? L’importante è il risultato: il mercato delle menzogne tira? Consente di conseguire gli obiettivi delle tre C, controllo, coercizione, centralizzazione? Sì, allora, vada in scena l’atto successivo.

E’ inutile replicare ai discorsi dell’egregio Paolo Ferraro (e di altri) non perché siano basati su fallacie logiche, ma in quanto privi di qualsiasi logica. Sono frasi del tutto insensate, a vanvera. Non è certo la moltiplicazione dei caratteri cubitali e dei punti esclamativi ed interrogativi a conferire anche solo una parvenza di dialettica ai vaniloqui, a collages dadaisti. Questi sproloqui ci ricordano i temini scritti da quelle adolescenti che, incapaci di esprimere le loro superficiali emozioni, infarciscono i testi di puntini sospensivi e di faccine.

Purtroppo mentre le adolescenti sono innocue, i cattivi maestri rischiano di far scuola.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

26 marzo, 2016

Simboli allotrii



I simboli sono molto più che l’unione di un’immagine con un significato: così non sorprende se essi si possono rintracciare anche in contesti “esterni”. Non solo, alcuni degli emblemi diffusi nella cultura umana sin dai tempi più lontani potrebbero avere una genesi allotria.

Whitley Strieber nel libro “Communion” ricorda che il triangolo è “simbolo comune dei visitatori”. Scrive l’autore: “Buckminster Fuller, nell’autobiografia, lo definì la ‘pietra fondamentale su cui poggia l’universo’. In molte tradizioni più antiche il triangolo simboleggia la crescita. Comprenderne il significato è risolvere l’enigma della Sfinge, è capire perché la piramide sia il segno della vita eterna. G. I. Gurdjeff lo collega alle tre grandi potenze della creazione e naturalmente è connesso alla Trinità”.

Il triangolo è – come è ovvio – associato al numero tre che rappresenta l’essere nel suo divenire e nel suo ritorno a sé stesso, attraverso il superamento della dualità. Quando la dualità consegue l’armonia, forma la triade, quando due forze opposte si trovano in equilibrio, danno origine ad una terza forza, ad un processo di emanazioni.

Alcuni rapiti hanno scoperto sulle loro braccia o in altri parti del corpo dei segni a forma di triangolo. Forse privi di qualsiasi funzione pratica, sembrano una sorta di stigma o di sigillo. In alcuni casi, ad esempio quello del Dottor X, un fisico francese la cui singolare esperienza di contatto fu studiata da Aimé Michel, il triangolo isoscele circoscrive l’ombelico: il colpo d’occhio è notevole, perché la figura geometrica attorno all’omphalos richiama l’occhio onniveggente che non è solo simbolo sublime relativo alla divinità, ma pure icona di Saturno, il plumbeo pianeta delle malefiche stirpi.

Un’altra icona scorta talora da contattati e sequestrati è quella del caduceo. Era il 3 dicembre del 1967, ore 2:30, Ashland, Nebraska, U.S.A. L’agente di polizia, Herbert Schirmer, vide un disco volante a forma di palla ovale, provvisto di un anello esterno a somiglianza del pianeta Saturno. L’oggetto poggiava con tre gambe sul ciglio dell'autostrada. Ulteriori particolari sull’esperienza furono resi noti sei mesi dopo, durante il trattamento ipnotico condotto da uno specialista, il dottor L. Williams. Sotto ipnosi, Schirmer raccontò che egli era sceso dall’auto per indagare, allorquando esseri umanoidi gli si avvicinarono e lo paralizzarono con un gas verdastro. Gli alieni gli rivelarono che essi provenivano da un’altra galassia: erano approdati sulla Terra per evitare che gli umani distruggessero il pianeta. Infine le creature lo portarono a bordo dell' U.F.O. L'uomo si risvegliò in una stanza non molto grande, provvista di oblò, di schermi simili a monitor e di due sedie dallo schienale triangolare. Gli alieni erano alti un metro e mezzo, indossavano uniformi attillate color grigio argento, avevano crani piccoli ed una specie di corta antenna che usciva da una parte delle loro teste, portavano cinture nella cui fondina tenevano una pistola a gas simile ad una torcia. Avevano guanti e calzavano stivali. Sui larghi petti portavano un emblema simile a quello dell'antico serpente attorcigliato, il caduceo di cui parla anche Daniel Fry. La pelle dei loro volti era bianco-grigia, terrea. Gli extraterrestri avevano sottili sopracciglia allungate e grandi occhi a mandorla simili a quelli dei gatti. I loro nasi erano più grossi dei nostri; la loro bocca era priva di labbra.

Il caduceo è stato recentemente associato al DNA. E’ figura diffusa tra i Sumeri presso cui è abbinato al dio Enki, fratello e rivale di Enlil. Enki è reputato il nume della genetica, scienza che ci conduce dritto dritto verso la Bibbia e verso ancestrali manipolazioni-degradazioni. Uno sguardo acuto sul passato potrà illuminare il futuro, se siamo ancora in tempo.

Per approfondire: Apocalissi Aliene, Communion, Posti fuori posto

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APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

23 marzo, 2016

Etica e "diritto"

Chi ha scritto la legge del povero? Il ricco! … Chi furono gli autori della legge di successione? Dei malfattori. Della legge sulle emissioni delle banche private? Dei truffatori! (A. Strindberg, La stanza rossa)

Il processo a Socrate ci dimostra che la morale è superiore al diritto. La legge di uno Stato, ammesso e non concesso che sia ispirata a valori nobili ed applicata in modo imparziale, il che non avviene se non nei sogni, non può pretendere di eclissare l’etica e nemmeno di offuscarla.

L’etica è il dominio della coscienza e l’uomo che è veramente tale obbedisce alla sua coscienza e, solo in seconda istanza, alle leggi della polis. Che cos’è la coscienza? Essa aborre da definizioni ed aggettivi: o la si ha o non la si ha. Tertium non datur.

Con Kahil Gibran siamo convinti che l’uomo veramente magnanimo è colui che non vuole dominare né essere dominato. Chi si può arrogare il diritto di soggiogare e calpestare gli uomini, la libertà di pensiero? Forse lo Stato che è, come ci insegnano Gramsci ed altri, solo il modo in cui una classe ne opprime un’altra?

Con Immanuel Kant ripetiamo: “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me”.

Se lo Stato è una tirannide, le sue norme possono essere solo tiranniche, inique e malvagie, dunque è impossibile ed immorale osservarle. Seguiamo l’esempio di Henry David Thoreau, disdegnando il servilismo della massa. La disobbedienza civile è obbedienza alla legge interiore.

Se a legiferare sono dei criminali, il crimine peggiore è adeguarsi alle loro leggi.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

21 marzo, 2016

Teorie e "realtà"



La pubblicazione dell’articolo “La teoria della Terra piatta è un’operazione psicologica?” ha suscitato un fervido ed istruttivo dibattito cui vorremmo aggiungere qualche precisazione. In primo luogo non bisogna dimenticare il corretto significato di teoria: la teoria non è la realtà (ammesso e non concesso che si possa stabilire che cosa essa sia), ma un modello interpretativo del mondo o di una sua parte. E’ un paradigma che funziona finché funziona; dopodiché è superato da un altro sistema. La teoria geocentrica aristotelico-tolemaica di per sé dava conto della maggior parte dei fenomeni astronomici: era quindi efficace, anche se si doveva ricorrere all’artificio degli epicicli per far quadrare alcune aberrazioni. La concezione geocentrica fu superata dal modello eliocentrico che è quello prevalente dall’età moderna, grazie a Copernico.

La discussione può dunque diventare feconda, se si rammentano certi criteri epistemologici, evitando di cadere in un ingenuo realismo, in un grossolano materialismo. Questo significa che è un errore accettare a priori qualsiasi teoria e soprattutto le “verità” del sistema: ad esempio, è palese che le missioni spaziali della N.A.S.A. e di altre agenzie di casting sono farse. Si pensi anche alle immagini “marziane” in cui è immortalato di tutto: roditori del deserto, ombre umane, piante, sculture… In vero, le foto del cosiddetto pianeta rosso riprendono la Terra e suscitano ilarità le reazioni dei ricercatori convinti di essere al cospetto di segni di vita su Marte.

Molti ricordano che non è possibile per eventuali cosmonauti oltrepassare le fasce di Van Allen: questo non significa che la Luna e Marte non siano stati raggiunti, ma non attraverso le antiquate tecnologie che avrebbero portato l’uomo su Selene. E’ veramente sospetto che le presunte istantanee lunari non mostrino gli astri, quando in una notte tersa e senza inquinamento luminoso, dalla Terra il firmamento appare crivellato di stelle. Questo è solo uno dei tanti argomenti atti a smentire le mirabolanti missioni nello spazio dell'I.S.S. Non sarà certo la permanente di Samantha Cristoforetti a convincerci del contrario.

Numerose sono le anomalie e le stranezze in cui ci si imbatte non appena si investigano i fenomeni cosmici: sono anomalie che meritano di essere approfondite, ma non prendendo le mosse da una teoria a priori, piuttosto è auspicabile analizzare le varie manifestazioni ed incongruenze per poi provare ad inquadrarle in un disegno complessivo, sempre suscettibile di essere ridefinito.

Se proprio intendiamo adottare una cornice teorica, propenderemmo per il modello dell’universo olografico inteso come proiezione generata da un quid ulteriore che David Bohm definisce ordine implicito. Non hanno torto coloro che considerano la materia-energia, lo spazio ed il tempo non cose solide, concrete, ma modi di essere manifestati da un’essenza, essa sì reale. Se si parte da tale presupposto, si comprende perché il mondo è tanto complesso e sfuggente nella sua natura più profonda. Ostinarsi a concepire l’universo fenomenico come l’unico esistente e l’unico “reale”, è come pensare che una pellicola cinematografica sia coincidente con persone ed oggetti “veri". Il realismo e la verosimiglianza non sono sinonimi né garanzia di realtà.

La realtà, almeno quella percepita, non il mondo intelligibile, è un insieme di frequenze e su tali frequenze si può intervenire ed interferire, anche per produrre dimensioni di secondo grado, realtà fittizie (ossimoro quanto mai necessario). Non concentriamoci solo sulle frequenze: cerchiamo di capire da quale “stazione radio” provengono.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

18 marzo, 2016

Anna

Si intitola “Anna” l’ultimo prodotto di Niccolò Ammaniti, autore la cui celebrità è il frutto di un’insistente e scaltrita politica editoriale più che di vero talento.

Il romanzo, ambientato in un mondo post-apocalittico abitato solo da bambini e pre-adolescenti dopo che un virus ha ucciso tutti gli adulti, non riesce a superare il mero biografismo e l’autoreferenzialità. Si aggiunga la prosa sciatta, scorretta, costellata di strafalcioni e di espressioni gergali ed il quadro complessivo risulta desolante. Forse la predilezione per il gergo dipende da una precisa scelta stilistica con cui il romanziere strizza l’occhiolino al grande pubblico, soprattutto giovanile ed adolescenziale. Resta il dubbio, però, che l’incuria linguistica dipenda da mera ignoranza.

Con il provincialismo che la contraddistingue Sanremo ha creduto di dar lustro alla città, immedesimandosi in questo incontro con l’autore. L’incontro si è tenuto al Palafiori il giorno 10 marzo 2016 ed è stato preceduto da un breve intervento dell’assessore alla cultura (?), Signora Daniela Cassini, tutta compresa dell’importanza dell’evento. Non è mancato il codazzo della stampa locale che, municipalistica ed angusta, si è esibita in sperticati ed ingenui panegirici.

Purtroppo la presentazione del libro, dovuta ad Ammaniti ed a Michele Vaccari, ha confermato quanto molti paventavano: è stata una stanca autocelebrazione, un noioso salotto di vedove attempate che provano a tenersi à la page invitando lo scrittore di grido.

Naturalmente i libri di Ammaniti non sono arte che è ispirazione ed ingegno: sono quanto oggi sforna e promuove il mercato, ossia banalità pruriginose, trivialità con ambizioni pseudo-intellettuali. I libri di Ammaniti non sono neppure letteratura di consumo, ma una letteratura ormai completamente consumata.

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15 marzo, 2016

Cinema?

Sempre più spesso in questi ultimi anni, pur tra numerose ambiguità, il cinema codifica dei messaggi importanti, lascia filtrare qualche mezza verità. Si considerino due esempi: “Mission impossible 5 Rogue nation” e “Spectre”.

Ambedue le pellicole, pur conservando tracce del solito dualismo che oppone un potere “buono” ad un’entità perfettamente malvagia, superano l’ingenuo manicheismo con gli Americani kaloi kai agathoi ed i Sovietici cattivi. Anche lo stereotipo dei servizi segreti impegnati, per proteggere i cittadini, a snidare ed a neutralizzare pericolose cellule islamiche, risulta accantonato a favore di uno spaccato più realistico ed articolato. Senza dubbio entra in gioco l’esigenza di rinnovare le strategie narrative in modo da catturare il pubblico che non si accontenta di rocambolesche scene d’azione.

In “Mission: impossible Rogue nation” la C.I.A. decide di chiudere la divisione di Ethan Hunt (interpretato da un atletico Tom Cruise) e sodali, giudicandone i metodi troppo caotici ed i risultati dettati più dalla fortuna che della professionalità. Hunt, però, è in totale disaccordo e da inseguitore diventa braccato, pur di continuare le indagini sul cosiddetto "Sindacato", un gruppo di agenti addestrati e pericolosi, per lo più dichiarati morti, invece attivissimi in ogni settore del terrorismo contemporaneo.

In “Spectre” James Bond (Daniel Craig) in missione per conto di M che gli ha lasciato un video post mortem ed un compito spinoso da adempiere, sventa un attentato ed uccide Marco Sciarra, estremista legato alla Spectre, una misteriosa organizzazione criminale e tentacolare. La condotta anarchica dell’agente 007 gli aliena i favori di Gareth Mallory, il nuovo M, e di Max Denbigh, esponente del governo britannico che non vede l'ora di mandare in pensione gli agenti più attempati dell'MI6 e di sorvegliare con occhi elettronici le agenzie di tutto il pianeta. Congedato a tempo indeterminato, Bond prosegue la sua indagine contro il parere di Mallory. Con l'aiuto del fedele Q e di Moneypenny, scopre che la Spectre è capeggiata dal sadico Franz Oberhauser: è lui l'uomo dietro a tutto, è lui il megalomane da eliminare.

In entrambe le produzioni il confine fra il ruolo degli agenti e quello dei criminali è molto labile, anzi le strutture di “intelligence” tendono a diventare indistinguibili dal mondo della delinquenza e del terrorismo. Non è forse quanto avviene oggigiorno con i servizi che orchestrano atti violenti o operazioni falsa bandiera attraverso un gioco di infiltrati, spie, agenti doppiogiochisti, “manovali del terrore”, tutti dipendenti da un’unica entità mondiale?

Verosimile è pure l’ossessione - esibita soprattutto nel film “Spectre” - per la smania di controllo tipica delle sedicenti élites. Coercizione, centralizzazione e controllo (le tre malefiche C) sono i motivi ricorrenti nell’episodio della saga bondiana. Si respira a tratti un’atmosfera soffocante da Grande fratello (Orwell è anche citato), si avverte la spada di Damocle di un potere che pervade ogni cosa. Il depravato Oberhauser, che comunque gode di aderenze in alto loco, è un’adeguata sineddoche delle classi dirigenti. Il superstato mondiale rivela così la sua essenza folle e sanguinaria; è un sistema spregiudicato e feroce che, come nel rifacimento di “Total recall” con Colin Farrell, non esita a perpetrare attentati di cui sono incolpati innocenti… e questa è realtà: non è cinema.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

12 marzo, 2016

Erich Maria Remarque: guerra ed umanità



Erich Maria Remarque (1898-1970), l’autore tedesco del bellissimo e celebre romanzo “Niente di nuovo sul fronte occidentale (1929), da vero artista, palesò non solo un ripudio categorico della guerra e delle sofisticazioni ideologiche che la fomentano, ma anche una radicale, lucida comprensione della natura umana e della politica.

Il romanziere tedesco, rispondendo alle domande di un giornalista italiano, nel settembre del 1963, dichiarò: "Oggi nel mondo si sono aperte enormi frontiere di conoscenza scientifica, ma gli orizzonti della responsabilità morale sono sempre molto limitati. L’uomo, come tale, è sempre quello di duemila anni addietro, con la sua imbecillità, la sua crudeltà, il suo egoismo. Se un uomo fosse stato in galera per trent’anni, uscendo oggi, non riconoscerebbe il mondo sensibile; non troverebbe, però, cambiati i suoi simili. Per tanto tempo nel mondo la democrazia è stata ben poca; la responsabilità più grave, quella che può compromettere le sorti dell’intera specie umana e portare alla distruzione totale è affidata solo a cinque o sei persone”.

E’ proprio così: un’oligarchia decide il destino della Terra. Di fronte ad essa una massa oceanica, strabocchevole è solo carne da cannone, pronta per il prossimo eccidio presentato dalla propaganda di governi e chiese come “guerra giusta” o “guerra al terrorismo” (war on terror). I popoli sono pronti per essere sgozzati, ma sono essi per primi, a causa dell’ignoranza e della becera fiducia nella classe "politica", gli aguzzini di sé stessi.

A proposito dell’uomo, l’autore forse non è abbastanza disincantato: gli uomini sono cambiati e cambiano; è indubbio che è in atto un’inquietante degenerazione di homo sapiens (?), sempre più egocentrico, prepotente ma codardo, feroce e servile.

Remarque, con le sue opere, esprime un’implacabile denuncia del militarismo, un monito tanto nobile, quanto destinato a rimanere lettera morta, come gli abominevoli eventi attuali e quelli che stanno per compiersi dimostrano in modo inoppugnabile.

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09 marzo, 2016

Fox files



Recentemente è stata trasmessa la nuova serie di “X files”, la gloriosa produzione televisiva degli anni '90 con protagonisti gli agenti, Dana Scully (interpretata da Gillian Anderson) e Fox Mulder (l’attore David Duchovny).

Due episodi hanno subito catturato l’attenzione di molti fruitori per il riferimento a temi quali la geoingegneria clandestina, il Nuovo disordine planetario, il ruolo egemone del complesso militare-industriale, l’energia del punto zero… Come giudicare l’operazione? In vero, le due puntate sono deludenti, perché tendono a presentare problemi tanto scottanti attraverso regia, sceneggiatura e recitazione fumettistiche che ridicolizzano i contenuti. Chris Carter non intende certo denunciare i crimini governativi, ma, per mezzo di un personaggio iperbolico ed improbabile, il giornalista Tad O’ Malley (Joel Mc Hale), riesce ad isolare l’informazione indipendente nella nicchia delle esagerazioni, delle leggende metropolitane, persino della paranoia. Sintomatiche sono certe parole-chiave (ossessione, credere…) usate proprio per screditare e delegittimare i ricercatori non allineati, dipinti come creduloni compulsivi.

La rozzezza degli episodi si intreccia poi con una sottile disinformazione, quando, ad esempio, si tenta di scagionare gli Altri da ogni responsabilità nei rapimenti. Le situazioni sono ostentate, ingigantite: l’enfasi toglie credibilità alle indubbie scelleratezze del sistema, il pathos soverchio trasforma le storie in melodrammi con la tresca tra Dana Scully e Fox Mulder esibita con moduli narrativi da teleromanzo. Mancano le atmosfere gotiche, le inquadrature suggestive. Non si deve, però, pensare a trascuratezza, piuttosto ad una precisa volontà di rivelare un paio di segreti per smentire tutto.

Nel complesso, i “capitoli” non incentrati sulle cosiddette cospirazioni risultano migliori: qui si recupera un po’ di suspense e del vecchio smalto, anche se l’episodio intitolato “Babilonia”, pur basato su una premessa discreta (l’uso di sostanze psicoattive per accedere alle dimensioni invisibili) crolla rovinosamente, non appena si inciampa nel solito stereotipo del musulmano terrorista (qui senza barba prolissa) con tanto di preghiera ad Allah, prima che il martire si immoli, imbottito di esplosivo, per uccidere persone innocenti. Siamo nel campo della propaganda più spudorata, del più becero sciovinismo statunitense: il coinvolgimento di governi e servizi segreti, sbandierato nelle altre sezioni, dov’è finito? Altro che dissonanza cognitiva!

Insomma, tra manicheismo (noi Amerricani buoni e gli altri cattivi) e superficialità, “X files” nuova serie è un astuto espediente per spettacolarizzare e sminuire la guerra climatica e gli inside job. Peccato che la geoingegneria bellica e le operazioni falsa bandiera appartengano ad una tragica, evidente realtà, sebbene gli apparati tentino in ogni modo di censurarla o di ridurla a “teoria della cospirazione” (sic).

In fondo siamo al cospetto, nonostante qualche venatura underground, di un prodotto partorito dai media istituzionali, nel caso specifico dalla famigerata Fox e "fox" – è noto – significa “volpe”…

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APOCALISSI ALIENE: il libro

05 marzo, 2016

Elogio dell'inadeguatezza



E’ opportuno elogiare l’inadeguatezza. Viviamo in un mondo talmente assurdo e storto che sentirsi in dissonanza con codesta realtà è solo titolo di vanto. Chi non si adegua e non vuole adeguarsi ad una tecnologia sempre più ottusa ed invadente non è un inetto, ma una persona accorta. Chi è restio a tentare di comprendere teorie “scientifiche” astruse e strambe, dimostra buon senso. Chi è insofferente nei confronti della pseudo-cultura a base di idiozie pedagogiche e psicologiche – quelle fandonie di cui sono infarciti molti corsi d’aggiornamento per docenti – palesa un atteggiamento critico. Chi spegne il televisore - ammesso che ancora possegga questo marchingegno letale - non appena uno specialista comincia a pontificare di economia, di storia, di biologia, di meteorologia… è uomo perspicace e sveglio. Chi ha smesso di ascoltare le corbellerie e le menzogne di una declassata classe “politica” può ancora considerarsi cittadino e non suddito.

Bisogna lodare i disadattati: essi sono in totale discordanza con il becerume che imperversa. Detestano il “pensiero” unico imposto dal sistema, comprendono che molti romanzi appartengono alla letteratura-spazzatura, non si uniscono al coro di chi tesse l’encomio di personaggi tanto celebri quanto ignoranti.

I disadattati seguono l’antico motto làthe biòsas, vivi nascosto. Guardano il consorzio umano con disincanto, con sdegnoso distacco. Possono comprendere alcuni comportamenti, ma non li giustificano né li approvano. La loro disapprovazione non è il risultato di un’ostilità preconcetta, di impulsi emotivi, piuttosto dipende dalla comprensione e dal discernimento. I disadattati sono controcorrente: preferiscono una libertà irta di ostacoli ad una molle, comoda, ignominiosa schiavitù.

Di recente è morto Umberto Eco. In primo luogo speriamo per lui che non esista l’inferno come quello immaginato da Dante; diversamente ora alberga nel girone in cui sono precipitati i falsari della parola ed Eco fu scaltro contraffattore della lingua. Il giudizio su di lui non cambia: oltre ad essere uno dei corifei del negazionismo più paludato e mellifluo, fu un depauperatore dell’”idioma gentile” e, come tale, deve essere ricordato a suo perpetuo disdoro. Non siamo dunque nel novero di chi, in modo del tutto supino e stupido, si è unito alle geremiadi ed ai panegirici a favore di un “intellettuale” che fu un Ser Ciappelletto, scaltro senza dubbio, ma incline all’inganno attraverso un uso disonesto della comunicazione. Siano sommersi dall’oblio i suoi romanzi d’appendicite, volumi buoni al massimo come zeppe per tavoli traballanti.

Bisogna essere anticonformisti, in rotta di collisione con una società vuota ed inutile, in cui la stragrande maggioranza delle persone ha l’ebete sguardo fisso sullo schermo di un cellulare, mentre attorno (sopra specialmente) avviene tutto ed il contrario di tutto

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APOCALISSI ALIENE: il libro

02 marzo, 2016

Nòstos - Ritorno



A volte tornano in mente i celebri versi di Omero (libro XXIV dell’Iliade), là dove il poeta narra di Priamo che, umilicorde, si reca, portando con sé ricchi doni, dal fiero Achille per chiedere gli sia restituito il corpo dell’adorato Ettore. Il Pelide, rispondendo alle accorate preghiere del re troiano, gli ricorda: “Già lo sai, nella sala di Zeus si trovano i due vasi dei doni che egli dà ai mortali: uno è pieno di mali, l’altro di beni. La persona a cui Zeus fulminatore li offre mescolati, ora incontra sventura ora felicità; ma se a uno porge solo guai, lo rende un miserabile ed una fame malvagia lo caccia per il mondo e se ne va errando tra il disprezzo degli uomini e degli dèi”.

Con qualcuno Zeus è generoso, anzi prodigo: elargisce moltissimi beni, appena mescolati a qualche amarezza. Perché? Quale merito ha costui o quale demerito hanno gli sciagurati? La buona sorte comunque non dipende dalla condotta, anzi spesso si vedono uomini malvagi favoriti dal fato e persone degnissime, invece, precipitate nell’inferno più nero. Fato? No, forse non è destino, bensì un caso cieco che acceca chi colpisce con i suoi micidiali fendenti. In che modo e grazie a chi taluno è protetto dalla furia mortale, dalla pazzia della sorte, mentre altri sono dilaniati dai suoi colpi?

Il rapsodo, nei versi sopra riportati, esprime profonde, abissali verità: gli antichi greci vedevano in Zeus il dispensatore delle sventure e delle gioie, ma nessuna logica soggiaceva e soggiace a questa attribuzione. E’ così e basta: la logica non appartiene alla realtà e non esiste atto più illogico che ostinarsi a cercarla là dove non esiste, là dove non può esistere. Se esiste, non possiamo conoscerla. Niente sappiamo del mondo e le domande sono foglie nella tempesta.

La Weltanschauung omerica e dell’Ellade arcaica si potrebbe definire dionisiaca, cioè dominata da un senso drammatico dell’esistenza, vista come un’energia infrenabile, simile ad un fiume rapinoso. E’ un’energia vitale e distruttiva al tempo stesso.

E’ talora necessario ritornare a codesto pensiero, a codesto buio che abbacina. E’ la visione tragica ed eroica che solo pochi filosofi, in primo luogo Nietzsche, ma anche Simon Weil, seppero riconoscere nella cultura pre-classica, prima che la riflessione dialettica e raziocinante, da cui si generò il logos scientifico, si affermasse un po’ alla volta per affermare le sue concezioni… e le sue illusioni. [1]

[1] Non è un caso se sia il termine “dialettica” sia il vocabolo “scienza” contengono nelle rispettive radici il dualismo, la scissione.

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APOCALISSI ALIENE: il libro