02 marzo, 2016

Nòstos - Ritorno



A volte tornano in mente i celebri versi di Omero (libro XXIV dell’Iliade), là dove il poeta narra di Priamo che, umilicorde, si reca, portando con sé ricchi doni, dal fiero Achille per chiedere gli sia restituito il corpo dell’adorato Ettore. Il Pelide, rispondendo alle accorate preghiere del re troiano, gli ricorda: “Già lo sai, nella sala di Zeus si trovano i due vasi dei doni che egli dà ai mortali: uno è pieno di mali, l’altro di beni. La persona a cui Zeus fulminatore li offre mescolati, ora incontra sventura ora felicità; ma se a uno porge solo guai, lo rende un miserabile ed una fame malvagia lo caccia per il mondo e se ne va errando tra il disprezzo degli uomini e degli dèi”.

Con qualcuno Zeus è generoso, anzi prodigo: elargisce moltissimi beni, appena mescolati a qualche amarezza. Perché? Quale merito ha costui o quale demerito hanno gli sciagurati? La buona sorte comunque non dipende dalla condotta, anzi spesso si vedono uomini malvagi favoriti dal fato e persone degnissime, invece, precipitate nell’inferno più nero. Fato? No, forse non è destino, bensì un caso cieco che acceca chi colpisce con i suoi micidiali fendenti. In che modo e grazie a chi taluno è protetto dalla furia mortale, dalla pazzia della sorte, mentre altri sono dilaniati dai suoi colpi?

Il rapsodo, nei versi sopra riportati, esprime profonde, abissali verità: gli antichi greci vedevano in Zeus il dispensatore delle sventure e delle gioie, ma nessuna logica soggiaceva e soggiace a questa attribuzione. E’ così e basta: la logica non appartiene alla realtà e non esiste atto più illogico che ostinarsi a cercarla là dove non esiste, là dove non può esistere. Se esiste, non possiamo conoscerla. Niente sappiamo del mondo e le domande sono foglie nella tempesta.

La Weltanschauung omerica e dell’Ellade arcaica si potrebbe definire dionisiaca, cioè dominata da un senso drammatico dell’esistenza, vista come un’energia infrenabile, simile ad un fiume rapinoso. E’ un’energia vitale e distruttiva al tempo stesso.

E’ talora necessario ritornare a codesto pensiero, a codesto buio che abbacina. E’ la visione tragica ed eroica che solo pochi filosofi, in primo luogo Nietzsche, ma anche Simon Weil, seppero riconoscere nella cultura pre-classica, prima che la riflessione dialettica e raziocinante, da cui si generò il logos scientifico, si affermasse un po’ alla volta per affermare le sue concezioni… e le sue illusioni. [1]

[1] Non è un caso se sia il termine “dialettica” sia il vocabolo “scienza” contengono nelle rispettive radici il dualismo, la scissione.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

2 commenti:

  1. Come 'dialogo' e 'retorica', ben veicolate da Platone nascosto dietro una colonna mentre ascoltava il maestro Socrate. Un dualismo che oggi ha raggiunto l'epiteto della 'demagogia' adatta a tutte le opzioni dello scibile umano pur di raggiungere il nefando consenso. Una mano nascosta nell'ombra che manovra i fili di inconsapevoli marionette a cui è dato il potere di parlare e argomentare di cose che non gli appartengono.

    Ciao

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    1. Socrate è sul limitare: da un lato è ancora capace di ascoltare il daimon, dall'altro valorizza il discorso, la dialettica che cerca di snidare la verità con la logica... e la logica - si sa - è in fondo follia.

      Ciao

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