31 luglio, 2016

Questi fantasmi...



Lies in the news, truth in the movies, mud in the media. Bugie nelle notizie, verità nel cinema, fango nei media.

Il caso di Valeria Solesin è emblematico: sembra un personaggio fittizio o comunque a metà tra una “verità” televisiva ed una finzione letteraria. Quanti sono, però, i personaggi che oggi popolano i media, simili alle figure dei feuilletons ottocenteschi!

Quanto è simile l’atteggiamento del pubblico, oggi come allora! E’ un pubblico che, incurante della verosimiglianza, è alla ricerca di emozioni forti, benché passeggere. Sulla paura prevale la curiosità: che cosa succederà ai nostri anti-eroi? Quale crimine perpetreranno? Le forze dell’ordine riusciranno ad acciuffarli?



“Terroristi”-gelatai con armi finte, terroristi infelici, incompresi, con alle spalle un passato di soprusi: questi sono attanti prelevati da un romanzo di Dickens! Ora sono à la page i “terroristi” adolescenti che, complici prodigiosi fertilizzanti, attecchiscono con radici islamiche in men che non si dica.

Non solo! Spuntano suore intrepide che assistono allo sgozzamento del sacerdote, ma che riescono a svignarsela prima di essere squartate per bene, come in una pellicola di Dario Argento. Naturalmente le religiose allertano prontamente il settimo cavalleggeri che, però, interviene con ritardo mostruoso. Questo è cinema, anche se di quart’ordine. Tra un po’ avremo “terroristi” pargoli che, smettendo all’improvviso di giocare con il trenino, camuffati con barbe finte ed imbracciando fucili giocattolo, terranno in scacco interi paesi.

Che pensare poi dei giornalisti che si trovano sempre nel posto giusto al momento giusto, come l’ubiquo Richard Gutjahr? Ha ripreso sia l’”attentato” del Bataclan sia la performance di Nizza sia la tregenda di Monaco di Baviera. C’est fantastique: neanche Houdini e David Copperfield sono dotati di questi poteri strepitosi! Gutjahr è anche veggente: sa dove sarà sferrato un attacco "jihadista" per riprenderlo in diretta o quasi. Memorabili le sue immagini bavaresi dove immortala un’efferata aggressione ai danni di inermi piastrelle.

Il mondo è diventato uno spettacolo magico e macabro, un aleggiare di fantasmi tra “palco e realtà”.

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APOCALISSI ALIENE: il libro


28 luglio, 2016

Giustizia e vendetta

La giustizia è una forma di vendetta, per quanto sublimata, legittimata, codificata. Non è un caso se nella società omerica, la vendetta, timorìa, era reputata un valore ed un preciso dovere dell’eroe, il kalòs kaì agathòs. La giustizia, infatti, è regolamento di conti, punizione dello scellerato oltre che rappresaglia. [1] Chi può contestarlo? Certi castighi sono doverosi, vitali. La giustizia mira a pareggiare i conti, a ripristinare un equilibrio turbato. E’ questo il compito del Tribunale divino che, premiando i probi con la beatitudine perenne e condannando i malvagi ad un inferno interminabile, attribuisce a ciascun uomo quanto merita in base alla sua condotta. [2]

Preferiremmo una giustizia perfetta, ma è impossibile ottenerla, almeno per due ragioni: da un lato gli uomini sono imperfetti e da loro non ci possiamo attendere un’equità assoluta, anche quando mirassero ad una totale imparzialità; inoltre una giustizia perfetta deve essere immediata, il che evidentemente non è e non può essere. In tale contesto, anche sulla stessa Giustizia superiore, per quanto compiuta ed ineccepibile, giacché rinviata post mortem, nonostante il tragitto umano sia comunque brevissimo, si proietta una pur evanescente ombra.

Si constata che l’esistenza e l’esigenza stessa della giustizia dipendono da una primigenia mancanza di giustizia. Sentiremmo la necessità del giusto, se non esistesse l’ingiusto? Non sarebbe stato possibile e desiderabile generare un universo senza la presenza del male nel tempo e senza l’Inferno nell’interminabilità, con il Tartaro che è l’orrido sotterraneo di un universo magnifico? Lo stesso strumento definitivo per una giustizia definitiva, l’Inferno senza fine, non è una macula sulla Creazione, non è inconciliabile con un cosmo redento dal male, anche dal semplice, sbiadito ricordo del male, dalla sua eco proveniente dal tenebroso scantinato? Sono domande per cui non abbiamo risposta, sono domande per cui forse non esiste risposta.

[1] Si veda, ad esempio, in un contesto teologico, la parentela tra vendetta e giustizia in Dante, Inf. Canto VII, vv. 11-12: vuolsi ne l’alto, là dove Michele/ fé la vendetta del superbo strupo.

[2] Consideriamo l'esistenza dell'Inferno e del Paradiso come ipotesi di lavoro.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

25 luglio, 2016

Ritualità



E’ arcinoto che i globalizzatori sono ossessionati dalla ritualità e dalla cabala. Abbiamo cercato perciò di collocare la pantomima nizzarda in un contesto controiniziatico, raccogliendo indizi numerologici: subito qualcosa non quadrava, perché erano assenti le consuete cifre, il numero 11 o suoi multipli etc. tuttavia come nel caso del racconto “La lettera rubata” di Edgar Allan Poe, la verità era in piena vista e non la scorgevamo. Certo! Il numero ufficiale delle “vittime” falciate dall’autocarro guidato dall’”attentatore”-gelataio, 84, è un riferimento al celebre romanzo di Orwell, “1984”, icastica anticipazione di un mondo sotto sorveglianza, schiacciato da una dittatura tanto sanguinaria quanto ipocrita. E’ il mondo in cui “viviamo”. Il messaggio è chiaro: “Sudditi, dimenticate ogni residua libertà: in nome della ‘sicurezza’, da molti a gran voce invocata, vi ritroverete presto con le videocamere installate nelle vostre stesse abitazioni!”

I soliti simboli sono disseminati in ogni dove. Non sappiamo chi uccise la povera Yara Gambirasio (sit ei terra levis), ma siamo arcisicuri che Massimo Giuseppe Bossetti è innocente. Alcuni autori, basandosi sulle risultanze delle indagini, su dati oggettivi e non su speculazioni, sono pervenuti al nostro stesso convincimento. Ignoriamo se l’omicidio di Yara sia inscrivibile in una cornice rituale; probabilmente no. Nondimeno è possibile rintracciarvi qualche sfumatura allegorica: la forma piramidale – invero inconsueta - della lapide della tomba, in cui sono sepolte le spoglie mortali dell’adolescente, ed un nome, quello di Rosita Brena, figura con lo stesso cognome di Giulia Brena, l’istruttrice il cui ruolo sembra centrale nella tragica vicenda. Rosita Brena entra nell’inchiesta di taglio ed in modo fugace per poi uscirne.

Bruno Mautone, nell’istruttivo saggio “Chi ha ucciso Rino Gaetano?”, pur all’interno di una ricostruzione decorosamente giornalistica, riconosce qualche indizio emblematico, ad esempio quando rileva che ricorre la “rosa” in alcune composizioni del cantante calabrese. Mautone interpreta il fiore come un cenno alla Rosa dei venti - l’'organizzazione segreta di stampo neofascista, collegata ad ambienti militari ed individuata alla fine di del 1973 dalla Magistratura - non come rinvio ai Rosacroce contraffatti.

Sia come sia, è indubbio che gli accadimenti orchestrati dai filibustieri lasciano intravedere una filigrana esoterica: last, but not least, si pensi alla pièce allestita a Monaco il 22 luglio. Il giorno scelto per lo spettacolo è significativo non solo perché multiplo di 11, ma pure in quanto dì in cui si celebra Santa Maria Maddalena. E’ un giorno in cui si affolla una serqua di avvenimenti cruciali. I valori e le tradizioni legati a Maria Maddalena sono, come sempre, distorti e ribaltati per suggellare la sacralità invertita tanto cara alla setta di psicopatici, ai guitti di questo “teatro della crudeltà”.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

23 luglio, 2016

La quinta onda

"La quinta onda" ("The 5th wave") è una pellicola del 2016 diretta da J. Blakeson.

La produzione è un adattamento del romanzo "La quinta onda" ("The 5th wave", 2013), primo dell'omonima saga scritta da Rick Yancey.

Nell'antefatto un micidiale attacco alieno devasta il pianeta Terra, attraverso quattro calamità denominate "onde" (interruzione dell'erogazione di energia elettrica, sismi e maremoti, epidemie, possessione extraterrestre dei corpi umani), impedendo così ogni tentativo di resistenza per opera dei terrestri in modo da fronteggiare il flagello successivo. All'alba della quinta onda, l'adolescente Cassie Sullivan, rimasta orfana, si mette in marcia alla ricerca del fratellino Sammy, portato in una base militare, assieme a molti altri ragazzi, con lo scopo di trasformarlo in soldato.

L'esercito ufficialmente manda gli adolescenti a stanare ed uccidere coloro che ritiene siano posseduti dagli extraterrestri: nella paranoia, i pochi sopravvissuti umani si massacrano l'uno con l'altro, mentre nelle installazioni militari, i vertici di comando sono tutti sotto il controllo di ibridi umano-alieni che prendono ordini direttamente dagli invasori.

Non ci pare che l'intreccio di questo lungometraggio abbia bisogno di molti commenti. Intelligenti pauca...

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APOCALISSI ALIENE: il libro

21 luglio, 2016

Still life



Gli uomini assomigliano ai frutti. Ammiriamo i frutti sugli alberi, dopo che si sono sviluppati: hanno la buccia liscia, spesso lucida, verde. Un po’ alla volta s’accrescono e maturano: il verde si vena di rosa, di porpora, di giallo, d’oro… Finalmente sono maturi, pronti per essere colti e gustati: esibiscono colori vivaci, sono belli, grossi e succosi. Poi la loro pelle comincia ad avvizzire: qua una ruga, là una macula, fino a quando il pomo marcisce, prosciugandosi, giorno dopo giorno.

Il nocciolo, però, non subisce questa metamorfosi. Così gli uomini e le donne, col passare del tempo, dopo la florida giovinezza, maturano: sono all’acme della vigoria fisica e mentale, in seguito principiano ad incanutire, si curvano, invecchiano fino a quando… Le energie li abbandonano, malanni subentrano a malanni: il corpo non risponde più, la mente si appanna. Tuttavia continuano a sognare, a desiderare, come quando erano giovani: la voglia di vivere, di gioire, di amare non si è spenta. E’ intatta come l’endocarpo.

Purtroppo, però, i desideri non possono più essere appagati ed i sogni sono un mucchio di cenere. Il bimbo, che ancora si agita nel cuore dell’anziano, vorrebbe far udire la sua voce, ma è afono. Può soltanto rifugiarsi nel giardino dei ricordi, un giardino senza fiori né frutti, pieno solo di alberi spogli.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

19 luglio, 2016

Mozzi e mozzarelle



Suscita infinita tristezza constatare a che livello infimo è precipitato il “giornalismo” italiota: in questi ultimi tempi i vari pennivendoli si accaniscono contro i vari esponenti del Movimento Cinque Stelle. E’ vero che costoro sono indifendibili, ma è patetico vedere come si infierisce con i soliti argomenti ad personam: uno è sbeffeggiato, perché “crede” (sic) nelle scie chimiche, un altro poiché evoca il microchip, un altro perché si interessa di sirene e via discorrendo.

Possibile che i mozzi dell’”informazione” non concepiscano un pensiero che sia uno? Possibile che codesti frustrati siano mossi solo dal livore? Possibile che siano così infantili? Assomigliano a quei pargoli che, attaccandosi alla sottana della mamma, gridano: “Quel bambino è cattivo: mi ha rotto il giocattolo!” Sì, gli imbrattacarte sono attaccati al loro piccolo scoglio, ai loro miserrimi privilegi, garantiti loro dal presente stato di cose che vede il predominio (effimero) di Teo il cicisbeo e del suo codazzo di lacché. Sotto sotto, si intuisce la propaganda a favore del No in occasione del referendum costituzionale: se i perderanno, il grullo fiorentino e gli altri pagliacci del Partito demoncratico saranno probabilmente gettati nella prima discarica disponibile. Passeremo dalla padella nella brace, ma questo è un altro discorso.

Lo stesso Teo non ha ben capito che il Presidente del coniglio è come una mozzarella: scade. Così lui ed i suoi caudatari tentano di attaccarsi al potere come fossero mignatte. Chissà a che cosa ricorrerà questa cricca per rimanere in sella! Una recente esercitazione antiterrorismo compiuta a Roma ci fa sentire puzza di bruciato... Vedremo. Intanto i redattori-cortigiani continuano nella loro campagna a favore dell’attuale governo, anche quando fingono di disapprovarlo.

Dov’è finita la stampa come coscienza critica del sistema? Dove sono finiti gli intelligenti editoriali? Dov’è finito il giornalismo d’inchiesta? E’ uno squallore unico dove la firma più “prestigiosa” è indistinguibile dal più scalcinato blogger negazionista: stessa ignoranza, stessa spocchia, soprattutto stesso barbaro linguaggio.

Visto che la decadenza della lingua anticipa la dissoluzione della società, essa deve inquietare ancora più di tanti altri sintomi del disfacimento. E’ tollerabile che codesti beoti abbiano deciso supinamente di adoperare abomini lessicali come “ministra”, “sindaca”, “assessora”? Anche solo per questi scempi andrebbero messi alla gogna: si aggiungano i tempi verbali errati, le concordanze a senso (“ci sono una serie di problemi”), l’invasione di termini inglesi o pseudo-inglesi, i forestierismi, i refusi già nei titoli, gli orrori ortografici ed il desolante quadro è completo.

Ormai il “giornalismo” è ridotto a borborigmo, a pettegolezzo (i nostri eroi scriverebbero “gossip”): sono editorialisti a gettone, cronisti in crisi cronica. Che spettacolo indegno vedere tutte queste allegre comari di Windsor! Che soddisfazione pensare che perderanno tutta l’allegria, quando, subentrati i nuovi padroni, cercheranno di salire sul carro dei vincitori per essere cacciati via come cani pulciosi. “Via, costà con li altri cani!” (D. Alighieri)

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APOCALISSI ALIENE: il libro

16 luglio, 2016

Eclissi della contemporaneità



Sono gli schiavi i padroni più feroci.

Viviamo in un’era di somma corruzione, di totale disfacimento. Gli ultimi sopravvissuti a quest’epoca di dissoluzione possono soltanto essere dissonanti con questi tempi… Sono, però, tempi? No, perché ogni momento storico ha un’impronta, una cultura per quanto decadente, mentre oggi la volgarità del più turpe materialismo ristagna mefitica, appena velata dall’ipocrita cipria delle “classi dirigenti”.

I veri uomini oggi non esprimono più il tempo in cui vivono, perché appunto non esiste più il tempo, putrefatto in un carnaio di malvagità pura e di ignoranza becera, la malvagità del sistema e l’ignava ignoranza di ex-uomini ed ex-donne che, in modo spesso inconsapevole, cooperano con l’establishment.

Siamo spiriti liberi: in questa palude maleodorante, in questo mondo immondo, tutto è contaminato, fuorché lo spirito e la libertà.

Viviamo in un’era di decomposizione, priva di slanci estetici, di istanze etiche: è il trionfo della vanità, dell’egocentrismo, della prepotenza. Della giustizia è stato fatto strame, la politica è stata trasformata in un sordido lupanare, l’”educazione” è misero servilismo; i criminali sono celebrati e gli onesti messi alla gogna. Oggidì probabilmente troveremo un barlume di umanità nelle succursali terrene dell’Inferno.

Come resistere di fronte a tanto scempio, di fronte al crescendo dell’orrore quotidiano? Non sappiamo rispondere: possiamo soltanto aggrapparci all’ultima speranza in una redenzione finale. E’ la stessa folle, irrazionale, eppure tenace speranza di Montale che suggella il componimento “Il sogno del prigioniero” con i versi: “L'attesa è lunga,/ il mio sogno di te non e finito”.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

13 luglio, 2016

Il marchio

Da generazioni i biblisti si arrovellano per cercare di capire in che cosa consista il marchio citato in Rivelazione, libello dal nucleo gnostico con successive addizioni per lo più paoline. E’ arduo stabilirlo, ma non saremo forse lontani dal vero se vedremo in codesto stigma una diavoleria tecnologica o tout court la tecnologia intesa non come strumento, ma come “fine”, nel senso sia di scopo ultimo sia di epilogo.



Il marchio ha una natura simbolica e spirituale (di una spiritualità invertita), ma tale significato archetipico non è incompatibile con una tangibile manifestazione: il segno distintivo adombra una ritualità che sancisce il dominio definitivo sull’essere umano (oggi ne sopravvivono pochi) ormai fagocitato dalla tecnica a tal punto da essere cosa tra le cose e per giunta cosa di valore inferiore rispetto agli altri oggetti. La mercificazione dei rapporti sociali e produttivi, di marxiana memoria, si è ormai estesa e radicata in ogni dove.

Quanti oggi asseriscono che mai e poi mai si lasceranno marchiare come capi di bestiame! Sennonché già molti smaniano onde sia incorporato il microprocessore sottocutaneo: saranno così sempre collegati con i dispositivi più avveniristici. La mentalità da alveare, la mente comune, passa attraverso la connessione. La connessione è come la veste del Centauro Nesso: mortale.

Quanti, di fronte alle lusinghe o alle insidie digitali, manterranno fede al loro impegno? Vediamo già code interminabili di individui in attesa di ricevere il microchip sottopelle, come per acquistare l’ultimo modello di iPhone.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

10 luglio, 2016

Geometrie



E' istruttivo approfondire le dinamiche dei rapporti umani attraverso lo studio dei dialoghi e delle conversazioni.

Quando gli interlocutori sono più di due, la geometria si complica: le rette bidirezionali si segmentano, si formano triangoli, quadrilateri, poligoni di colloqui, ma sono poligoni in perenne cambiamento con i lati che si allungano, si accorciano, si flettono. Ostacoli di varia natura spezzano le linee: ora è l’indifferenza ora l’incapacità di immedesimarsi nell’altro ora l’egocentrismo. Ognuno ascolta sé stesso, insegue con la mente i fili dei suoi pensieri cui annoda ogni tanto un frammento di locuzione altrui, se fa alla bisogna. Le frasi sono righe parallele: quasi mai convergono verso altre espressioni.

Tra due talora la domanda ignora la risposta o la contiene; in tre o più gli enunciati si allineano su diversi livelli. Visti dall’alto o dal basso sembrano intersecarsi, ma percepiti di lato, si nota che sono divisi. Lo spazio fra i locutori è vuoto, è una realtà senza dimensioni. L’incomunicabilità è l’essenza della comunicazione.

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06 luglio, 2016

Fine del male?



La saggezza popolare identifica nella morte la fine di ogni sofferenza. “Ha smesso di soffrire”, “E’ passato/a a miglior vita”…: queste frasi esprimono il convincimento che, dopo il decesso, o perché subentra il nulla o in quanto l’anima si libera dai gravami terreni, ogni forma di dolore sparisce.

Quanto è plausibile tale convinzione? Se hanno ragione i materialisti, secondo i quali la fine del corpo è la fine di tutto, non si pongono problemi, ma se avessero torto?

Adepti di talune confessioni cristiane asseriscono che solo un’esigua minoranza degli uomini sarà premiata con l’eterna beatitudine, mentre miliardi di reprobi già dimorano nell’inferno dove sono destinati a precipitare quasi tutti gli appartenenti alle attuali generazioni della Terra.

Sono sempre più numerosi i ricercatori che vedono nella luce avvolgente, nella sensazione di beatitudine ricordate da chi ha avuto un’esperienza di pre-morte un inganno arcontico: gli Arconti (o i demoni alias alieni malevoli) attirerebbero l’anima in una trappola per poi riciclare la psyché, reintroducendola in un nuovo involucro. In questo modo gli Altri possono proseguire a parassitare le loro vittime e ad usarle per trasferire le memorie da un cervello ad un altro.

Non sappiamo se tale ipotesi sia credibile: vero è che trova il suo fondamento in alcune idee della Gnosi antica, spesso l’unica fonte da cui si sono attinte conoscenze in gran parte avvalorate da ricerche recenti in relazione alla natura umana, al ruolo dei Dominatori, alla vera essenza del Potere.

I molteplici vissuti di pre-morte (in inglese near death experiences), anche di Musulmani, Buddhisti, Induisti etc. evocano sovente non solo il Regno dei cieli, ma pure il Tartaro e di solito curiosamente lo raffigurano secondo l’iconografia cristiana (più che cattolica, poiché il Purgatorio è presenza rara). Se nel caso di “redivivi” cristiani tale scenario, dove figura sempre Dio e compare spesso il Messia, si può giudicare come filtro culturale con cui si interpreta e, in parte, si modella una realtà trascendente, come si può spiegare questo canovaccio quando a raccontare la sua avventura nell’aldilà è, ad esempio, un fervido seguace del Profeta?

Il racconto dell’adolescente Nathan, israeliano, pur riferendosi all’Empireo ed alla Gehenna in cui i veri Ebrei non credono accenna pure al Messia, ma non proprio nel modo in cui lo intendono i Cristiani. Di conseguenza il quadro si complica.

Pare purtroppo che vedere nella morte la fine di ogni male tout court sia un’illusione, mentre è possibile che, o in un altro livello o in un altro soma, si debba seguitare, se non a soffrire, comunque a resistere prima della liberazione definitiva.

E’ ovvio che siamo nel campo delle mere speculazioni: nessuno può dispensare la verità assoluta su questioni tanto liminali e vertiginose. Non sappiamo, verbigrazia, se esista il Paradiso: avrà ragione Agostino a considerarlo un “luogo” bellissimo ma semideserto?

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04 luglio, 2016

In vino veritas: Jean-Claude Juncker e la presunta interferenza aliena



E’ vero che Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione europea e Premio Kalergi 2014, è noto per essere uno che alza spesso il gomito, ma proprio per questo alcune sue recenti dichiarazioni potrebbero essere prese sul serio. D’altronde i Latini avevano il detto In vino veritas. L’ammissione di Juncker ricorda certe frasi di Dmitry Mevdevev, Presidente della Federazione russa. Medvedev nel 2012 così si espresse, rispondendo alle domande di un giornalista:

“Io dico a lei per la prima e ultima volta. Insieme con la 'valigetta con i codici nucleari', al Presidente della Nazione (la Federazione russa, n.d.t.) è consegnata una speciale cartella, su cui è scritto 'SEGRETISSIMO'. Questa cartella è interamente dedicata agli extraterrestri che hanno visitato il nostro pianeta. Nello stesso tempo è trasmessa dal reparto dei Servizi segreti una relazione riservata: il dossier si occupa della presenza degli extraterrestri sul territorio del nostro Paese. Questi due fascicoli di documenti sono consegnati assieme alla 'valigetta nucleare'. A mandato terminato, tali incartamenti sono passati al nuovo Presidente. Informazioni più precise su tale questione si possono avere, guardando il noto documentario ‘The men in black’”.

Di seguito le “rivelazioni” di Juncker.

"Gli orizzonti ci attendono e noi voliamo verso gli orizzonti che sono quelli dell'Europa e del pianeta intero. Bisogna sapere che coloro che ci osservano da lontano sono in apprensione. Io ho visto, sentito e ascoltato diversi dirigenti di altri pianeti che sono molto preoccupati, perché si interrogano sulla strada che l'Unione Europea sta per intraprendere. Bisogna quindi rassicurare sia gli Europei sia coloro che ci osservano da più lontano".

Jean-Claude Juncker, durante il discorso al Parlamento europeo pochi giorni dopo la secessione del Regno Unito dall’Unione europea, 28 giugno 2016.

A conferma di quanto da decenni ipotizzano vari ricercatori, la politica internazionale almeno da alcuni decenni (dai tempi del cosiddetto “patto scellerato”) è sotto il ferreo, benché occulto controllo degli Arconti?

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02 luglio, 2016

La Fenice



Pochissimi hanno compreso il vero significato della secessione britannica: fra questi Zen Gardner che, in un documentato e lungimirante articolo intitolato “Why the globalists are demolishing the E.U. and what its replacement will look like”, 2016, dimostra di aver intuito i veri piani degli Ottenebrati.

Prima di accennare ai contenuti dell’editoriale sopra menzionato, è necessario ribadire che ormai in politica termini come “comunista”, “socialista”, “fascista”, “liberale” etc. hanno perso ogni significato, se mai l’hanno avuto: oggi sopravvivono solo due ideologie, il mondialismo e l’antimondialismo. Bisogna anche ricordare che non ha alcuna raison d'être un assetto multipolare, poiché i governi nazionali sono diretti da un’unica regia che usa le effimere e fittizie contrapposizioni tra unioni con lo scopo precipuo di instaurare un esecutivo mondiale tirannico sotto l’ombrello dell’O.N.U. (Organizzazione dei nazisti uniti). Questa è la cornice in cui vanno collocate le interpretazioni delle dinamiche politiche, economiche e sociali.

L’indebolimento dell’Unione europea è quindi funzionale ad una destabilizzazione sociale, produttiva e monetaria (ab chaos ordo), serve a creare i presupposti di una moneta planetaria, naturalmente digitale, idea già vagheggiata nel 1988 per il 2018 dall’orribile testata “The economist”. La disarticolazione degli Stati Uniti d’America e più in generale delle nazioni occidentali, rimpiccioliti a stati-regioni multietnici (vedi il piano Kalergi), è il presupposto per il rafforzamento dell’O.N.U. destinata ad ergersi come Superdittatura globale. [1]

Non esiste un Nuovo ordine mondiale “buono”, quello dei B.R.I.C.S., contrapposto ad un Nuovo ordine mondiale cattivo, quello israelo-europeo-nordamericano: il progetto prevede che Russia e Cina, attraverso crisi reali o finte, rinuncino per gradi alla loro moneta e che cooperino all’abbattimento delle frontiere tra superpotenze.

Stando a Zen Gardner, la Tirannide globale nascerà dalle ceneri delle Unioni attuali: per questa ragione sull'infame copertina della pubblicazione “The economist” (2015) sono raffigurati i principali leader del globo in grigio, insieme con l’immagine della mitica Fenice che risorge dalle sue grigie ceneri. Nel novero dei boiardi si trova Putin (o un suo clone) il cui ruolo non è certo quello di elargire ai popoli la libertà e la pace contro i malvagi di U.S.A.Tana & co.: Putin sarà presumibilmente sfruttato per portare le relazioni tra Oriente (Gog e Magog) ed Occidente ad un punto di rottura affinché deflagri la tanto agognata (da loro) Terza guerra planetaria.

Questo è lo scenario paventato da Gardner e da chi scrive: come lui possiamo solo augurarci che il classico granello faccia inceppare il mostruoso congegno. Altrimenti, si salvi chi può...

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