Absit iniuria verbis.
Rai Tre manda in onda alle 12:50 un programma condotto da Corrado Augias ed intitolato Le storie. Nello squallido panorama dei palinsesti televisivi, Le storie costituisce una lodevole eccezione: Augias affronta, in modo garbato ed intelligente, temi che, di solito, sono ignorati dai media. Spesso sono, infatti, trattate questioni scottanti e scabrose, che aprono una breccia nel muro della disinformazione e della censura imperanti.
Gli ospiti della trasmissione, più o meno noti, si segnalano, non di rado, per l’originalità ed il coraggio dei loro interventi: in questo modo, per una volta, alle solite banalità, ai vieti luoghi comuni, si sostituisce una voce dissonante, un’opinione non allineata. Certo, siamo ancora lontani da un sano atteggiamento iconoclasta teso a distruggere i dogmi e i falsi miti quotidianamente propagandati dai perniciosi araldi dell’ignoranza e della manipolazione (Benedetto XVI, Ferrara, Socci, Zucconi, Eco, Angela senior, Riotta, Vespa, Sirchia, Veronesi e via discorrendo); tuttavia, rispetto al dozzinale e tronfio giornalismo, il format condotto dall’autore di Telefono giallo, si distingue per lucidità e correttezza. Forse, se la trasmissione non sarà censurata o snaturata, in futuro potrebbe essere dedicato uno spazio al signoraggio, alle scie chimiche, alla sinarchia, al “terrorismo islamico”.
Sempre più si avverte, tra l’altro, il bisogno di iniziative come questa, poiché gli esseri umani, checché se ne pensi, non appartengono, se si esclude qualche rara avis, alla specie homo sapiens sapiens, ma alla specie homo insipiens: tali sono la sua rozzezza e la sua stolidità. Le persone devono essere educate, devono diventare consapevoli, devono destarsi dal letargo indotto dai mezzi di distrazione di massa, dall’oppiaceo calcio, dagli assordanti, ma fittizi dibattiti “politici”, dalla pubblicità martellante, dai reality shows… insomma dal controllo della coscienza.
In caso contrario, se non rifiuteremo in toto il perverso sistema che ottenebra la mente e lo spirito, l’homo insipiens diventerà homo insipiens insipiens.
Sempre più si avverte, tra l’altro, il bisogno di iniziative come questa, poiché gli esseri umani, checché se ne pensi, non appartengono, se si esclude qualche rara avis, alla specie homo sapiens sapiens, ma alla specie homo insipiens: tali sono la sua rozzezza e la sua stolidità. Le persone devono essere educate, devono diventare consapevoli, devono destarsi dal letargo indotto dai mezzi di distrazione di massa, dall’oppiaceo calcio, dagli assordanti, ma fittizi dibattiti “politici”, dalla pubblicità martellante, dai reality shows… insomma dal controllo della coscienza.
In caso contrario, se non rifiuteremo in toto il perverso sistema che ottenebra la mente e lo spirito, l’homo insipiens diventerà homo insipiens insipiens.
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