Creature sospese tra due misteri: quello del relativo e quello dell'Assoluto (F. Lamendola).
A volte ci pare di aver compreso, dopo un lungo e faticoso itinerario di ricerca, ma le nuove acquisizioni non si incastrano con le ipotesi precedenti. Inoltre pongono più interrogativi di quanti non ne risolvano. I nuovi paradigmi non sono quasi mai uno sviluppo di quelli anteriori sicché occorre rivoluzionare ogni volta la prospettiva con la necessità di un adattamento copernicano. Così ci si ritrova più o meno al punto di partenza.
A volte ci chiediamo, come Sigismondo, se l’esistenza non sia un'esperienza onirica che ci sembra reale, un deragliamento, un vagabondaggio tra visioni ed allucinazioni. Qual è dunque la vera realtà, se questa è un inganno dei sensi, un ologramma in cui sono proiettati altri ologrammi? Forse se riuscissimo a restare in bilico tra due dimensioni, riusciremmo ad intravedere, su uno schermo ipnagogico, il volto del mondo che una perenne eclissi occulta.
Come reagiremmo di fronte alla rivelazione? Sovente è meglio ignorare, poiché, quantunque avvertiamo che uno scopo soggiace al tutto, sentiamo pure oscuramente che qualcosa si è rotto. Che cos'è stato? Nessuna certezza ci guida: il prezzo di chi non accetta verità preconfezionate, fossero pure cristalline e credibili, è altissimo. Questo prezzo è il dubbio, simile ad una lama rigirata in una ferita.
Conoscere le verità empiriche è un buon risultato, ma è come se di un libro potessimo leggere solo quanto è scritto sulla copertina. Le verità ontologiche, spesso incluse in aporie, sono sottratte alla lettura e possiamo soltanto almanaccare sui contenuti del testo, leggendo il titolo, il nome dell'autore, la nota sulla quarta. Perché l’essere, invece del nulla? Da dove proviene il Male? Perché siamo qui e che cosa ci attende dopo? Sono i quesiti che si uncinano al nostro essere.
Per tentare di rispondere a queste domande, affastelliamo le diverse congetture, non di rado in contraddizione tra loro, cercando invano di saldarle in una visione unitaria, per quanto parziale. Molteplici strade si diramano da qui verso destinazioni ignote.
Intuiamo che siamo vicini ad una svolta, ma questa attesa dell’éschaton potrebbe essere delusa. Eppure mai come oggi ci accorgiamo che l'umanità è svuotata, inutile, contraffatta come una moneta suberata. Questo è un segno, non l'unico, ma uno dei salienti. Questa infernale desolazione, questa ansia rovente alimentano l'anelito verso la liberazione. E' necessaria, però, una palingenesi che solo un battesimo del fuoco potrà favorire.
Forse i tempi non sono ancora maturi e future generazioni vedranno l'alba, mentre noi dovremo aggirarci ancora fra le tenebre dell'esitazione e della menzogna, tra i fragili veli delle parvenze. La comprensione è riservata ad altri; noi possiamo solo continuare a cercare. Esploratori dell'ignoto, siamo in cammino: la meta esiste, anche se ignoriamo dove sia e quali porte occorra varcare per raggiungerla.
A volte ci pare di aver compreso, dopo un lungo e faticoso itinerario di ricerca, ma le nuove acquisizioni non si incastrano con le ipotesi precedenti. Inoltre pongono più interrogativi di quanti non ne risolvano. I nuovi paradigmi non sono quasi mai uno sviluppo di quelli anteriori sicché occorre rivoluzionare ogni volta la prospettiva con la necessità di un adattamento copernicano. Così ci si ritrova più o meno al punto di partenza.
A volte ci chiediamo, come Sigismondo, se l’esistenza non sia un'esperienza onirica che ci sembra reale, un deragliamento, un vagabondaggio tra visioni ed allucinazioni. Qual è dunque la vera realtà, se questa è un inganno dei sensi, un ologramma in cui sono proiettati altri ologrammi? Forse se riuscissimo a restare in bilico tra due dimensioni, riusciremmo ad intravedere, su uno schermo ipnagogico, il volto del mondo che una perenne eclissi occulta.
Come reagiremmo di fronte alla rivelazione? Sovente è meglio ignorare, poiché, quantunque avvertiamo che uno scopo soggiace al tutto, sentiamo pure oscuramente che qualcosa si è rotto. Che cos'è stato? Nessuna certezza ci guida: il prezzo di chi non accetta verità preconfezionate, fossero pure cristalline e credibili, è altissimo. Questo prezzo è il dubbio, simile ad una lama rigirata in una ferita.
Conoscere le verità empiriche è un buon risultato, ma è come se di un libro potessimo leggere solo quanto è scritto sulla copertina. Le verità ontologiche, spesso incluse in aporie, sono sottratte alla lettura e possiamo soltanto almanaccare sui contenuti del testo, leggendo il titolo, il nome dell'autore, la nota sulla quarta. Perché l’essere, invece del nulla? Da dove proviene il Male? Perché siamo qui e che cosa ci attende dopo? Sono i quesiti che si uncinano al nostro essere.
Per tentare di rispondere a queste domande, affastelliamo le diverse congetture, non di rado in contraddizione tra loro, cercando invano di saldarle in una visione unitaria, per quanto parziale. Molteplici strade si diramano da qui verso destinazioni ignote.
Intuiamo che siamo vicini ad una svolta, ma questa attesa dell’éschaton potrebbe essere delusa. Eppure mai come oggi ci accorgiamo che l'umanità è svuotata, inutile, contraffatta come una moneta suberata. Questo è un segno, non l'unico, ma uno dei salienti. Questa infernale desolazione, questa ansia rovente alimentano l'anelito verso la liberazione. E' necessaria, però, una palingenesi che solo un battesimo del fuoco potrà favorire.
Forse i tempi non sono ancora maturi e future generazioni vedranno l'alba, mentre noi dovremo aggirarci ancora fra le tenebre dell'esitazione e della menzogna, tra i fragili veli delle parvenze. La comprensione è riservata ad altri; noi possiamo solo continuare a cercare. Esploratori dell'ignoto, siamo in cammino: la meta esiste, anche se ignoriamo dove sia e quali porte occorra varcare per raggiungerla.
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Ma non è forse già quello che stiamo attraversando un battesimo di fuoco? Ce ne dovranno essere altri ed ancora più infuocati?
RispondiEliminaMi par difficile il pensarlo. E poi alcune voci autorevoli hanno affermato che l'uomo non può venire provato al di là dele su capacità di sopportazione. La pesantezza del giogo ha un limite persino negli stati di esistenza infernali.
In fin dei conti siamo esseri di statura lilipuziana. Che cosa può volere di più da noi il Creatore?
Purtroppo Paolo, la grande tribolazione di cui viviamo i prodromi, non è ancora al suo culmine. Credo. Mi auguro proprio tu abbia ragione.
RispondiEliminaCiao e grazie.
Noi siamo, nel mondo reale, semplicemente gente che ha pagato per poter vivere questa illusione, per non dover continuare a vivere tra le mille atrocità ed ingiustizie del mondo reale, per essere un po' felici, almeno nell'illusione.
RispondiEliminaIl software è probabilmente ancora in via sperimentale e deve ancora raggiungere la perfezione, non sono ancora riusciti ad eliminare il male.
Se si crea un mondo virtuale troppo perfetto la mente poi si oppone, perché non ci crede, perché capisce che è un'illusione.
Ci fanno interagire per rendere più naturali le cose, più realistiche, ma un giorno non sarà più necessario, un giorno non faranno più interagire i clienti.
La difficoltà del programma è di trovare il giusto equilibrio tra realismo e perfezione del mondo.
Oppure semplicemente bisogna far abituare la mente gradualmente alla bellezza, alla felicità, alla perfezione. Noi siamo ai primi gradini del programma di addestramento della mente a conoscere la felicità, quindi dopo la morte ci aspetterà un mondo leggermente migliore.
La mia è solo una teoria, ma ha l'attendibilità di tante altre che si sentono.
Ilsk, un contributo originale il tuo.
RispondiEliminaCiao