Succede sempre più spesso che intravediamo oltre le parvenze qualcos'altro. Si vive una profonda scissione percettiva, come se un occhio vedesse la realtà normale ed un altro scrutasse un mondo brulicante di presenze oscure e minacciose. Le apparenze assomigliano a miraggi tremolanti: sembra che siano sul punto di dissolversi per lasciar affiorare un universo incredibile. I gesti e le azioni si staccano da sé stessi, mostrando la loro meccanica ineluttabilità. In quale bolgia siamo precipitati! Sappiamo che troveremo un ubi consistam, ma siamo consci di dover prima attraversare la Tebaide.
Si continua a vivere, come se niente fosse accaduto: giorni ordinari si sovrappongono a giorni ordinari, ma recitiamo, esibendo sorrisi che non ci appartengono più. Ormai un abisso ci separa dagli altri: la contiguità ha scavato un'incolmabile distanza, la frequentazione ha creato una solitudine incomunicabile.
Per le strade le persone sono larve smarrite, in bilico tra dimensioni che, collidendo, stridono paurosamente. Voci e suoni vanno alla deriva. Ci si sente in disarmonia con quanto ci circonda: scenari finti in cui i colori servono ad occultare gli involucri vuoti delle cose.
Si continua a vivere, giorno dopo giorno, ma anche nei momenti più spensierati (se ancora talvolta ci sono concessi), avvertiamo la trafittura di una spina nel fianco, una sensazione indefinibile, sgradevole. E' il ricordo del buio accecante, scheggia nell’iride di chi ha visto.
Si continua a vivere, come se niente fosse accaduto: giorni ordinari si sovrappongono a giorni ordinari, ma recitiamo, esibendo sorrisi che non ci appartengono più. Ormai un abisso ci separa dagli altri: la contiguità ha scavato un'incolmabile distanza, la frequentazione ha creato una solitudine incomunicabile.
Per le strade le persone sono larve smarrite, in bilico tra dimensioni che, collidendo, stridono paurosamente. Voci e suoni vanno alla deriva. Ci si sente in disarmonia con quanto ci circonda: scenari finti in cui i colori servono ad occultare gli involucri vuoti delle cose.
Si continua a vivere, giorno dopo giorno, ma anche nei momenti più spensierati (se ancora talvolta ci sono concessi), avvertiamo la trafittura di una spina nel fianco, una sensazione indefinibile, sgradevole. E' il ricordo del buio accecante, scheggia nell’iride di chi ha visto.
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Condivido le tue impressioni e sensazioni anche se forse con una più contenuta dose di attitudine critica. Dunque, pur consapevole della totale precarietà di tutto ciò che mi circonda, dico senz'altro che 'me ne frego'.
RispondiEliminaLo svuotamento di significati è ormai totale e noi almeno lo sappiamo. Il guaio è che, riferendomi almeno alla mia esperienza interiore, ho avvertito questo processo di svuotamento come un 'continuum' graduale, ininterrotto ed inarrestabile a partire dalla fine degli Anni Sessanta e cioè da quando avevo diciassette-diciotto anni. Dapprima lo sperimentai in maniera drammatica e traumatica ma poi ci ho fatto in un certo senso il callo.
Se da ragazzo la presa di coscienza mi faceva indicibilmente soffrire, il disagio si è poi gradualmente attenuato fino ad arrivare ad una sorta di atarassia e di quasi noncuranza.
Tu dici che troveremo un 'ubi consistam'. Trenta o venti o anche meno anni fa la pensavo anch'io così anche perchè allora alcune persone con più esperienza della mia me lo avevano lasciato supporre. Ma ora non ne sono più tanto sicuro e addiritura ci credo poco.
Potrei aspettarmi una diversa comprensione della realtà in un una prossima esistenza - ma allora non si tratterebbe più del 'Paolo' attuale ma di un altro ente - o forse anche mai più.
Peccato, che sia stato tutto uno scherzo se non una vera e propria presa in giro?
Credo che l'ubi consistam possa essere trovato veramente solo in un'altra dimensione. E' forse un piano in cui l'io non esiste più, almeno così come lo concepiamo, essendosi trasfigurato o dissolto.
RispondiEliminaPer quanto mi riguarda, con il passare del tempo, questa trafittura diventa sempre più dolorosa, ma è anche uno sprone a non smettere di cercare.
La saggezza che culmina nell'atarassia purtroppo non mi appartiene ancora e non so se mai mi apparterrà.
Ciao e grazie.
ciao sono lido,ho letto un po`del blog e ti invito a non dimenticarti mai del messaggio meraviglioso che porti..
RispondiEliminaieri,mi son ritrovato a leggere su altrogiornale,il materiale sulle scie;
francamente era un po`che non gli avevo dato l`importanza che merita,percio`mi sono riaccorto che qui c`e`da far qualcosa!dato che sono molto sensibile ultimamente,mi ha fatto male al cuore accorgermi che probabilmente e`l`arma piu`potente che quelle tristi entita`hanno da mettere in moto.e`incredibile!percio`mi chiedevo oltre che al fatto di divulgare siti e blog a tutti quelli che conosco,se c`era un qualche tipo di rimedio per abbattere queste iniezioni celebrali dal cielo!!!se hai conoscenza di qualcosa magari fammelo sapere se vuoi.grazie.
ho intensione di prolungare la divulgazione anche da parte mia percio`se ci sono manifastazioni,seminari,incontri dove si condivide tutto cio`sarei felice in possibilita`di venire.il mio indirizzo e`lenzilido27@yahoo.it oil blog
http://blog.libero.it/shambala/?nocache=1237011219
nel frattempo ti ringrazio vivamente del tuo lavoro,ce la feremo!ciao lido
Ciao Lido, se ti riferisci a qualche rimedio o palliativo contro le scie e le onde elettromagnetiche, trovi qualcosa su www.tankerenemy.com nella categoria "Medicina". Per il resto l'unica difesa contro gli Arconti è la Coscienza, la consapevolezza di essere nel giusto. Se organizzremo conferenze o incontri, lo comunicheremo sul blog.
RispondiEliminaCiao e grazie del sostegno.
Se la verità è quella della non dualità, l’ignoranza di questa si accompagna all’illusione connessa al mondo sensibile e molteplice, da cui “ormai” sembra impossibile prescindere, anche solo per parlare della sua non esistenza. Tuttavia anche attribuire la causa dell’illusione all’ignoranza, come è ovvio, non risolve, ma si limita a spostare il problema. Quale la causa dell’ignoranza?
RispondiEliminaPer questo stride ancora di più il sorriso ebete, anacronistico, fuoriluogo, a-storico,
RispondiEliminadei nostri politici, saltimbanchi, valletti. Non c'è niente, ma proprio niente, assolutamente niente da ridere.
e non perchè, come piace dire a loro, maestri di demagogia, siamo pessimisti, negativi, non amiamo la vita.
Al contrario è proprio perchè l'amiamo profondamente, teneramente, che non sentiamo il bisogno di ridere.
Come una croce ci portiamo addosso tutto il peso della rinuncia alla vita cui ci costringe quest'epoca, questi governanti, questo stato di cose.
Se mi giro intorno, vedo ovunque gente triste, incattivita. L'amore manca. I corpi non sprigionano energia amorosa; si percepisce a pelle
l'aridià delle anime orfane di Amore.
Ovunque intorno a me i miei fratelli umani sono lo specchio della mia anima triste.
Gli unici ad essere felici, allegri, veramente sorridenti sono i ragazzini/e, intorno i 14, 15 16 anni, specie quando sono in gruppo.
Beata fanciullezza!, E' un piacere vederli divertirsi. Conservano, inconsapevoli, il dono prezioso dell'Incoscienza e allora possono
gioire. Non hanno ancora veramente messo a fuoco il male che abita il mondo.
Ma già sul viso del ventenne si intuisce che la messa a fuoco è iniziata.
Chi o quando avrà la ventura di innamorarsi, recuperarà il ricordo della felicità persa.
Più cresce la coscienza, più diminuisce la voglia di ridere. Da che si deduce che i nostri governanti, così predisposti al riso,
sono degli inguaribili incoscienti, a pensarla bene.
La nostra (di tutti, privilegiati saltimbanchi inclusi) vita non è vera vita, è una parvenza di vita.
Chi ne ha coscienza, chi sa cosa stiamo irrimediabilmente perdendo, non ha voglia di ridere.
Chi non ne ha coscienza può continuare a raccontare le sue barzellette e ridere, ridere, ridere.
Avrà comunque la nostra commiserazione.
Ho dimenticato i saluti
RispondiEliminaun abbraccio
Questo tuo commento dolente ed animato da dantesco sdegno, mi riporta alla mente i versi celeberrimi del solitario recanatese: "Godi, fanciullo mio, stato soave. Stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo', ma la tua festa, ch'anco tardi a venir, non ti sia grave".
RispondiEliminaIn me prevale la disarmonia con questa realtà, perché essa è sotto il calcagno del Signore delle mosche. Come dice il Vangelo: "Satana è il Principe (Arconte) di questo mondo". Questo non significa che lo sarà per sempre, ma che lo è oggi. Egli governa attraverso squallidi adulatori, volgari Quisling, letteralmente senz'anima.
Attendiamo la catarsi, Godelpas, che, come nella tragedia greca, è preceduta, però, dalla Katastrophé.
Ciao e grazie.