Se rileggiamo le opere dei classici, ci accorgiamo di come essi riuscissero a descrivere la natura, a differenza degli autori contemporanei la cui vista annebbiata consente loro soltanto di pasticciare qualche abbozzo. Su questa discrepanza mi sono soffermato in Descrizione cui rimando. Qui vorrei accennare ad un altro aspetto: non si tratta solo di declino della cultura, ma di un cambiamento della percezione, dovuto ad un ottundimento della capacità di creare e ricreare in sé la realtà.
Possiamo solo costruirci un'immagine assai vaga di come fossero gli scenari nel I sec. a.C., quando Virgilio, con la sua sensibilità, dipingeva boschi, campagne, fiumi, litorali... Quale luce e quali colori dovevano splendere dinanzi agli occhi! Che cosa poteva significare la contemplazione di una fonte cristallina immersa tra le ombre verdeggianti di lecci! Veramente era possibile avvertire il sacro nella voce del vento, nel respiro di una nuvola, nella sinfonia dei suoni. Le ninfe e tutti le altre creature che abitavano negli alberi, nelle sorgenti, nascoste in umidi anfratti o insinuate tra le onde, non erano invenzioni di poeti e di mitografi, ma i palpiti di una natura viva, fremente.
L'Anima mundi si spargeva in lacrime di luce ed in raggi di pioggia, echeggiava nei versi di cantori, nelle note dei citaredi. Il sole, la luna, le costellazioni disegnavano le linee del destino e fili invisibili legavano gli uomini al cosmo. Soprattutto l'Anima mundi pervadeva le anime, simile ad un chiarore che, a poco a poco si spande in una camera, scivolando lungo gli strombi di una finestra. Era un'osmosi tra "esterno" ed "interno": il sangue scorreva nelle vene del mondo per irrorare, dopo essere stato depurato, le arterie del cuore.
Oggi l'esistenza è strozzata: in molti un'anima residuale è stata risucchiata. La vita è stata trasmutata al contrario, da afflato in energia elettrica.
Assistiamo ad una metodica distruzione della Terra. Senza più linfa, il pianeta è una mummia, un cadavere rinsecchito.
Possiamo solo costruirci un'immagine assai vaga di come fossero gli scenari nel I sec. a.C., quando Virgilio, con la sua sensibilità, dipingeva boschi, campagne, fiumi, litorali... Quale luce e quali colori dovevano splendere dinanzi agli occhi! Che cosa poteva significare la contemplazione di una fonte cristallina immersa tra le ombre verdeggianti di lecci! Veramente era possibile avvertire il sacro nella voce del vento, nel respiro di una nuvola, nella sinfonia dei suoni. Le ninfe e tutti le altre creature che abitavano negli alberi, nelle sorgenti, nascoste in umidi anfratti o insinuate tra le onde, non erano invenzioni di poeti e di mitografi, ma i palpiti di una natura viva, fremente.
L'Anima mundi si spargeva in lacrime di luce ed in raggi di pioggia, echeggiava nei versi di cantori, nelle note dei citaredi. Il sole, la luna, le costellazioni disegnavano le linee del destino e fili invisibili legavano gli uomini al cosmo. Soprattutto l'Anima mundi pervadeva le anime, simile ad un chiarore che, a poco a poco si spande in una camera, scivolando lungo gli strombi di una finestra. Era un'osmosi tra "esterno" ed "interno": il sangue scorreva nelle vene del mondo per irrorare, dopo essere stato depurato, le arterie del cuore.
Oggi l'esistenza è strozzata: in molti un'anima residuale è stata risucchiata. La vita è stata trasmutata al contrario, da afflato in energia elettrica.
Assistiamo ad una metodica distruzione della Terra. Senza più linfa, il pianeta è una mummia, un cadavere rinsecchito.
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Absit iniuria verbis.
RispondiEliminaZ. l'anima mundi e lo spettacolo della natura esistono ancora, il tuo pessimismo radicale, che sembra negare ogni possibilità di fruire ancora delle cose piacevoli dell'esistenza, lascia sempre più sgomenti.
Con stima (malgrado tutto).
Di elfico ho la sensibilità alle auree, alle fonti sorgive, agli scorci terra-cielo, ai lievi rilievi ove si fondono alberi prati steccati e sentieri assolati. Elfico perché sento che dietro i castagni, tra le foglie autunnali si aprono varchi di mondi paralleli. Scorgo segni, archetipi e presagi tra le pieghe del quotidiano. Elfico perché trovo gaudio a mangiarmi uno sfilatino con la frittata di cipolle. E questo mio corpaccione ne ha viste tante da registrarle nella memoria di bordo somatica.
RispondiEliminaL'Anima del Mondo è lo specchio sul quale riflettiamo l'antico che è in noi.
Angelo Ciccarella
Altair, mi pare che tu ignori il Kali Yuga. Certo, se uno vive in una torre eburnea può ancora convincersi che la luce primigenia non ha perso fulgore. Ti auguro che nessun sommovimento squassi la tua torre.
RispondiEliminaAngelo, "Scorgo segni, archetipi e presagi tra le pieghe del quotidiano". E' proprio quello che intravedo anch'io: d'altronde i segreti del cosmo si annidano nelle screpolature di una parete e la filosofia nacque come stupore.
Ciao e grazie.
Altair non ha colto appieno lo spirito che permea la tua sentita e amara riflessione...c'è un aura di pura e indefinita nostalgia ed esprime un pensiero malinconico che assolutamente distante da ogni facile pessimismo o tristezza. Virgilio, fu il testimone attivo di una tradizione che già ai suoi tempi andava eclissandosi e rivela l'effetto di questa salvifica melanconia.
RispondiEliminaLa melanconia e la tristezza si trovano alle due estremità di un ideale asse verticale dove la tristezza, avendo dimenticato completamente l'origine divina non è raggiunta dai luminosi raggi della speranza e affonda, si può dire, con l'estremità inferiore nelle tenebre infere, mentre la melanconia reca intessuta in sé il ricordo del bene scomparso e mira sempre a quel paradiso terrestre perduto che è la pura immortalità e pertanto, la nostra condizione mortale si eleva massimamente quand'è raggiunta da quest'indefinita divina mestizia, che è lo stesso dire dell'ispirazione...è ardente talvolta il desiderio di cogliere o far germinare il fiore della poesia...cosa siamo senza di essa? sciocchi pupazzi della matrix arcontica...certo che la tua è una riflessione amara Zret...eppure questo celofan radioattivo che ci avvolge prima o poi dovrà svanire...nell'ispirazione ci ricolleghiamo allo stesso incanto che sostenne le opere degli antichi...è l'enigma forse più vasto che permea l'universo ed oggi è massimamente ostacolato da forze contrarie e negative...siamo dei mentecatti ma è lo spirito dei tempi che ci confina in una realtà quasi bidimensionale.
Quasi consumiamo emozioni in provetta ma da cretino e imbecille che sono io credo di potermi intonare allo stesso lirismo di Omero...per un attimo a volte si sente di respirare come un Argonauta...un Argonauta precario...non dobbiamo divenire o covare nel nostro intimo un bolo oscuro...quali affetti ci uniscono alle persone e a noi stessi?
Giovanni, la tua profonda, avvolgente, empatica riflessione evoca in me la celebre opera di Durer (lo scrivo senza dieresi, perché non so come si inserisca con la tastiera). Veramente la melancolia, come nostalgia dell'infinito, come fredda luce saturnina, nulla c'entra con il pessimismo.
RispondiEliminaTempo fa, scrissi che parole come "pessimismo" ed "ottimismo" sono per me prive di significato. Posso solo ribadirlo.
Ciao e grazie.
Io vivo nel mondo Zret, la torre eburnea non mi si addice e non ci sono sommovimenti che possano intimorirmi.
RispondiEliminaIl tuo cupo pessimismo è una costante, il Kali Yuga, invece, è una credenza, non tenerne conto è una lecita facoltà.
@Giovanni, Zret lo leggo da parecchio tempo, scrive in maniera molto chiara e non ho difficoltà a cogliere il significato delle sue parole. La tua valutazione è autoreferenziale, siccome non colgo quello che cogli tu, io non ho colto appieno.
Io vivo nel mondo Z., la torre eburnea non mi si addice e non ci sono sommovimenti che possano intimorirmi.
RispondiEliminaIl tuo cupo pessimismo è una costante, il Kali Yuga, invece, è una credenza, non tenerne conto è una lecita facoltà.
@Giovanni, Zret lo leggo da parecchio tempo, scrive in maniera molto chiara e non ho difficoltà a cogliere il significato delle sue parole. La tua valutazione è autoreferenziale, siccome non colgo quello che cogli tu, io non ho colto appieno.
Altair, non è il Kali Yuga: è il Ragnarok. Beati gli ignari...
RispondiEliminaCiao
Plutarco, per descrivere il fenomeno di eclissi del Sacro nell Natura ovvero della dipartita dell'Anima Mundi, aveva composto il famoso dialogo ' La fine degli oracoli',testo che contiene tra l'altro il celeberrimo passo che riporta la morte del dio Pan.
RispondiEliminaIl processo dunque era già allora largamente in divenire e Plutarco non faceva altro che prenderne atto. Gli Dei del Paganesimo assieme alla loro coorte di figure minori stavano uscendo definitivamente di scena. La Natura si disanimava, diventava un freddo oggetto, quasi un corpo morto sul quale si sarebbero avventati nei secoli gli scienziati cosiddetti positivi.
Processo innescatosi sicuramente per meccansimo spontaneo e cioè per volonta del Fato, ma poi acceleratosi in seguito alla comparsa del Cristianesimo.
Diciamo dunque che l'involuzione ciclica rientra nel quadro della necessità o 'ananke' stabilita dal Creatore.
In proposito Guénon ci ricorda che tutta la manifestazione è soggetta ad un lento, progressivo, quasi impercettibile mutamento. Mai niente è uguale a se stesso. Le cose cambiano e così le aure degli esseri viventi e dei luoghi.
Ad una involuzione psico-spirituale drammatica quale quella che stiamo vivendo potrebbe far seguito una restaurazione con conseguente rimanifestazione di tutto ciò che è andato perduto. Forse qualcuno di noi farà in tempo ad averne l'esperienza.
P.S. Assai penetranti le riflessioni di Giovanni.
Mi sembra strana l'incomprensione di Altair.
RispondiEliminaL'articolo di Zret parte da premesse oggettive poichè egli chiama le cose con il loro nome.
Di fronte a tanto scempio non possono non sopravvenire stati d'animo riferibili a tristezza, sgomento. Troverei preoccupante se non fosse così.
Del resto anche uno psicologo come Jung parlava della 'tragedia del modo moderno'.
"Il dio Pan è morto". Quel grido echeggiò allora ed oggi se ne può udire una pallida vibrazione.
RispondiEliminaCredo che Altair appartenga alla categoria degli "uomini che non si voltano".
Come nota Paolo, credo che sia destino l'anabasi, benché sia assai difficile stabilire quando comincerà l'ascesa.
@Paolo, non ci sono incomprensioni da parte mia, il pensiero di Zret mi è chiaro.
RispondiElimina@Zret prima mi parli di Kali Yuga, poi di Ragnarok, passi dall'induismo alla mitologia norrena e non si capisce perchè. Per quanto riguarda la mia appartenenza alla categoria degli "uomini che non si voltano" direi che citi a sproposito Montale.
L'atteggiamento manicheo, che si va sempre più radicalizzando, fortemente stride con una cultura di notevole spessore che pure c'è.
RispondiEliminapossibibile che si debba avere una discussione tale se un essere esprime un concetto???
RispondiEliminal'amore per la comprensione dell'altro anche se al momento non ci intende, tendergli la mano...
se qualcuno conosce anfratti pittoreschi quali quelli itati nel "come sempre bel" post di zret vada a ristorarsi... se non esiste sempre zret ci ha dato la possibilità di visualizzarlo ...
qui sull'isola di sardegna esiste ancora un angolo di TERRA magari in un pertugio ma resiste...
ottimo articolo.
RispondiEliminaE' proprio degno di un CLOWN DA CIRCO quale tu sei :)
Certo che se ti dessero un centesimo di euro per ogni puttanata che scrivi, a quest'ora saresti miliardario...
Al contrario, ti devi accontentare del misero [ma per te che lo rubi tanto misero non è] stipendio da statale, almeno finché qualcuno non decida di avviare una giusta e sacrosanta azione disciplinare nei tuoi confronti.
Spero che ciò accada presto.
Sempre tuo
[G.E.O.]
P.S. PUPPA! :D
Ciao Olan, la comprensione implica un'evoluzione che non è appannaggio di ogni uomo. Hai inteso quanto ho scritto.
RispondiEliminaTime will tell.
Ciao G.E.O., grazie!
Altair, ora ti cito la Grande tribolazione e vediamo se cogli l'ironia.
RispondiElimina@G.E.O. intervento indegno, non si va da nessuna parte con gli insulti; ti togli solo una misera soddisfazione, buona per uomini di poche risorse.
RispondiElimina@Zret sto solo cogliendo un'occasione per sottolineare una tua limitazione e le tue risposte tale limitazione ribadiscono.
Un atteggiamento intransigente e di forte contrapposizione, fatto di risposte lapidarie e trancianti, nei riguardi di chi non condivide la tua Weltanschauung.
Tale Weltanschauung, rivestita di un'aura iniziatica, viene proposta come qualcosa di sacro ed inviolabile; il vaglio della critica viene negato.
Il tramonto degli oracoli...verissimo...davvero non ho parole per esprimere la mia intima partecipazione all'idea di ordine luminoso che fa riferimento alla realtà evocata da Plutarco ...un ordine, credo, assolutamente distante dai riferimenti culturali del tal G.E.O. il quale evidentemente appartiene al tipo che disprezza la sua Patria spirituale o l'originaria Esperia nella quale noi viviamo, da decenni quotidianamente oltraggiata da una stolida, gretta mentalità positivista e che nonostante tutto ancora amiamo, credo...io sento di amare questa terra con una tensione d'illusione che è pure patetica e ingenua o desueta...sono italico e poco o nulla italiano e dunque un sempliciotto certo...ma basta così...in effetti per tornare al Tramonto degli oracoli, questo testo davvero dovrebbe essere ri-considerato come una delle poche testimonianze rivelanti in età, si può dire, quasi moderna, una definita presa di coscienza sull'effettivo rivolgimento di un Era...difatti in questo trattato è anche riportata la notizia della "lampada inestinguibile" posta nel santuario di Ammone in Egitto, dove Cleombroto apprende dai sacerdoti che da un anno all'altro tale lampada consuma una quantità d'olio sempre minore e questo fatto fornisce la prova - secondo i custodi del tempio - che gli anni non sono affatto uguali tra loro, bensì ogni anno si rivela sempre più breve del precedente: poiché è logico che una minore misura d'olio si esaurisca in un arco di tempo più limitato...una percezione questa del tempo accelerato appartenente anche alla cosiddetta scienza profana.
RispondiEliminaComunque siamo tutti belli e che irrisolti...lo era già Plutarco...figuriamoci noi
Ringrazio Paolo per l'apprezzamento, con il quale ravviso un qualcerto comune sentire
Altair, pubblico il tuo commento senza alcuna replica, affinché non si creino dissapori di nessun tipo con una persona come te che è in buona fede.
RispondiEliminaGiovanni, è vero: il testo "La fine degli oracoli" di Plutarco è capitale, come De facie in orbe lunae, altro trattato che i "lunatici" apprezzeranno.
Ciao
Zret....non è meglio se togliete il nome di G.E.O. dalla lista?.
RispondiEliminaE' un suo diritto....
Prima deve sparire lui dalla faccia della terra.
RispondiEliminaElle, se G.E.O. avrà scritto un articolo serio sulle scie chimiche (NON di condensazione), conquisterà sul campo il diritto di entrare nel Comitato. In fondo, anche Devadatta si pentì... o no?
RispondiEliminaIn fondo, anche Devadatta si pentì... o no?..........In fondo, voi dite sempre di voler difendere i diritti dei cittadini inermi davanti ad un (presunto) avvelenamento di massa......
RispondiEliminaC'è diritto e diritto?
Allora aspetto l'articolo di G.E.O.
RispondiEliminaTogliamo "presunto".