Vence ed i suoi dintorni sono noti tra gli ufologi per gli avvistamenti di sfere luminose e poiché si sospetta che, nella zona, sia ubicata una base militare sotterranea. Sono numerose inoltre la manifestazioni inesplicabili che si ripetono nella località francese sita all'interno del Dipartimento delle Alpi Marittime: malfunzionamenti di apparati elettrici ed elettronici, sparizioni, sincronicità, orbs, riflessi assurdi...
Tuttavia il fenomeno più inquietante è la caduta di pietre che sovente danneggiano il parabrezza e la scocca delle autovetture. A tale proposito Pierre Beake, autore del corposo saggio Les mystères du Col de Vence, 30 ans de investigations, o.v.n.i., apparitions, Poltergeist, Agnières, 2009, scrive: "Le pietre che cadono mi paiono il fenomeno più spettacolare rilevato a Col de Vence. Queste ricorrenti manifestazioni ci hanno indotto a porci domande ed a riflettere... La prima reazione, in tali circostanze, è di supporre l'intervento di persone che, in contesti propizi, lancerebbero questi sassi. [...] Nondimeno l'esame dei luoghi ci ha indotto a scartare questa eventualità. Sono eventi che si ripetono da molti anni... Le traiettorie sono incompatibili con lanci provenienti da strapiombi. In effetti, i proiettili non descrivono delle curve, ma precipitano verticalmente. Si è anche constatato che le pietre non rotolano quasi dopo l'impatto, a causa di una particolare inerzia. Ciò accredita il fatto delle traiettorie verticali, non oblique o radenti.[...] Le pietre sono di differenti dimensioni: alcune sono piccole come monete, le più grosse hanno le dimensioni di un pugno chiuso e pesano da qualche decina a qualche centinaio di grammi. I sassi provengono dall'ambiente circostante... Bisogna notare anche che in caso di impatto sulla carrozzeria, il danno non è sistematico. Abbiamo assistito, increduli, ad impatti molto violenti che non hanno lasciato ammaccature.[...] Questa fenomenologia ha conosciuto un parossismo nel corso dell'inverno del 1996."
Come talvolta avviene, la cultura antica riesce a gettare un barlume su una questione tanto enigmatica o, per lo meno, si possono trovare alcuni addentellati di fenomeni attuali in racconti appartenenti ad ere remote. Sono racconti in cui il fregio mitico pare adombrare qualche verità. Così, riflettendo sulle strane piogge di pietre che cadono a Col de Vence, viene in mente un episodio della saga eraclea. E' ricordato nel mito che, allorquando Eracle, ritornando dal paese di Gerione, attraverso il sud della Gallia, Ligi, eroe eponimo dei Liguri, tentò di impadronirsi della mandria che l'eroe conduceva con sé. Ligi ed i Liguri, suoi compagni, attaccarono Eracle cui vennero a mancare le frecce. Sul punto di essere sopraffatto dagli avversari, Eracle rivolse una preghiera al padre Zeus, che lasciò cadere una gragnola di pietre, con le quali l'eroe riuscì a sconfiggere i nemici. La pianura della Crau è testimone ancora di quell'avvenimento, attraverso la gran quantità di rocce e di pietre di cui è disseminata.
Gli eventi si riferiscono alla decima fatica con Eracle che, su ordine di Euristeo, dovette impossessarsi, riuscendo nell'impresa, dell'armento appartenente a Gerione, mostro figlio di Crisaore e Calliroe, con tre corpi dal ventre in su, ed abitante nella terra di Erizia. A questa circostanza, come ad altre, si abbinano diverse parerga (azioni collaterali), tra cui quella durante la quale il figlio di Zeus confisse le colonne nello stretto di Gibiliterra. Un altro parergon è la lotta contro i Liguri. Eracle uccise i predoni Alebione[1] e Dercino, entrambi figli di Poseidone, dopo che essi avevano tentato di sottrargli i buoi.
La piana della Crau, non distante da Arles, è una landa punteggiata di massi e, come si accennava, la sua particolare morfologia è associata al mito.[2] La costa meridionale della Gallia è regione eraclea: vi si snodava appunto la Via Eraclea e vi sorgeva Portus Herculis Monoeci, l’attuale Monaco, originariamente scalo fenicio, poi incorporato nel dominio di Massalia (Marsiglia). Fu centro fondato, secondo la tradizione, da Eracle.
E’ vero che Col de Vence non è ubicata in area vicina alla Piana di Crau, ma la manifestazione delle pietre che cadono dal cielo si riferisce comunque al litorale meridionale della Gallia, con una parziale coincidenza topografica. E’ possibile che antiche narrazioni trasfigurino e tramandino un singolare fenomeno che, a tutt’oggi, sfida ogni tentativo di spiegazione?
[1] A proposito di Alebione, rammento en passant che il nome di questo personaggio è stato collegato da alcuni paletnologi ad Albione, ossia la Britannia, intesa come terra da cui proverrebbero i Liguri. E' ipotesi tutta da verificare, ma è assodato che Albione nulla c'entra con le "bianche (in latino albus) scogliere di Dover", poiché nella radice alp-alp, diffusa in molti toponimi, bisogna semmai vedere un antichissimo vestigio di una lingua pre-indoeuropea. La matrice alp-alb significa "monte, altura, poggio".
[2] Arles è sita nella regione Provenza, Alpi, Costa azzurra. E’ prossima alla foce del Rodano ed è celebre per i monumenti romani e medievali.
Riferimenti bibliografici:
P. Beake, Les mystères du Col de Vence, 30 ans de investigations, o.v.n.i. apparitions, Poltergeist, Agnières, 2009, pp. 132-164
R. Da Ponte, I Liguri. Etnogenesi di un popolo. Dalle origini alla conquista romana
Enciclopedia della Mitologia, Milano, 2006, s.v. Alebione, Dercino, Eracle, Ligi
Fonti classiche:
Apd. Bibli. 2, 5, 10
Eust. a Dion. Per. 76
Pomp. Mela, 2, 5, 78
Tzet. Chil. 2, 340 ss.
Ringrazio il gentilissimo Dottor Gianni Ginatta per la segnalazione del libro scritto da Pierre Beake.
Tuttavia il fenomeno più inquietante è la caduta di pietre che sovente danneggiano il parabrezza e la scocca delle autovetture. A tale proposito Pierre Beake, autore del corposo saggio Les mystères du Col de Vence, 30 ans de investigations, o.v.n.i., apparitions, Poltergeist, Agnières, 2009, scrive: "Le pietre che cadono mi paiono il fenomeno più spettacolare rilevato a Col de Vence. Queste ricorrenti manifestazioni ci hanno indotto a porci domande ed a riflettere... La prima reazione, in tali circostanze, è di supporre l'intervento di persone che, in contesti propizi, lancerebbero questi sassi. [...] Nondimeno l'esame dei luoghi ci ha indotto a scartare questa eventualità. Sono eventi che si ripetono da molti anni... Le traiettorie sono incompatibili con lanci provenienti da strapiombi. In effetti, i proiettili non descrivono delle curve, ma precipitano verticalmente. Si è anche constatato che le pietre non rotolano quasi dopo l'impatto, a causa di una particolare inerzia. Ciò accredita il fatto delle traiettorie verticali, non oblique o radenti.[...] Le pietre sono di differenti dimensioni: alcune sono piccole come monete, le più grosse hanno le dimensioni di un pugno chiuso e pesano da qualche decina a qualche centinaio di grammi. I sassi provengono dall'ambiente circostante... Bisogna notare anche che in caso di impatto sulla carrozzeria, il danno non è sistematico. Abbiamo assistito, increduli, ad impatti molto violenti che non hanno lasciato ammaccature.[...] Questa fenomenologia ha conosciuto un parossismo nel corso dell'inverno del 1996."
Come talvolta avviene, la cultura antica riesce a gettare un barlume su una questione tanto enigmatica o, per lo meno, si possono trovare alcuni addentellati di fenomeni attuali in racconti appartenenti ad ere remote. Sono racconti in cui il fregio mitico pare adombrare qualche verità. Così, riflettendo sulle strane piogge di pietre che cadono a Col de Vence, viene in mente un episodio della saga eraclea. E' ricordato nel mito che, allorquando Eracle, ritornando dal paese di Gerione, attraverso il sud della Gallia, Ligi, eroe eponimo dei Liguri, tentò di impadronirsi della mandria che l'eroe conduceva con sé. Ligi ed i Liguri, suoi compagni, attaccarono Eracle cui vennero a mancare le frecce. Sul punto di essere sopraffatto dagli avversari, Eracle rivolse una preghiera al padre Zeus, che lasciò cadere una gragnola di pietre, con le quali l'eroe riuscì a sconfiggere i nemici. La pianura della Crau è testimone ancora di quell'avvenimento, attraverso la gran quantità di rocce e di pietre di cui è disseminata.
Gli eventi si riferiscono alla decima fatica con Eracle che, su ordine di Euristeo, dovette impossessarsi, riuscendo nell'impresa, dell'armento appartenente a Gerione, mostro figlio di Crisaore e Calliroe, con tre corpi dal ventre in su, ed abitante nella terra di Erizia. A questa circostanza, come ad altre, si abbinano diverse parerga (azioni collaterali), tra cui quella durante la quale il figlio di Zeus confisse le colonne nello stretto di Gibiliterra. Un altro parergon è la lotta contro i Liguri. Eracle uccise i predoni Alebione[1] e Dercino, entrambi figli di Poseidone, dopo che essi avevano tentato di sottrargli i buoi.
La piana della Crau, non distante da Arles, è una landa punteggiata di massi e, come si accennava, la sua particolare morfologia è associata al mito.[2] La costa meridionale della Gallia è regione eraclea: vi si snodava appunto la Via Eraclea e vi sorgeva Portus Herculis Monoeci, l’attuale Monaco, originariamente scalo fenicio, poi incorporato nel dominio di Massalia (Marsiglia). Fu centro fondato, secondo la tradizione, da Eracle.
E’ vero che Col de Vence non è ubicata in area vicina alla Piana di Crau, ma la manifestazione delle pietre che cadono dal cielo si riferisce comunque al litorale meridionale della Gallia, con una parziale coincidenza topografica. E’ possibile che antiche narrazioni trasfigurino e tramandino un singolare fenomeno che, a tutt’oggi, sfida ogni tentativo di spiegazione?
[1] A proposito di Alebione, rammento en passant che il nome di questo personaggio è stato collegato da alcuni paletnologi ad Albione, ossia la Britannia, intesa come terra da cui proverrebbero i Liguri. E' ipotesi tutta da verificare, ma è assodato che Albione nulla c'entra con le "bianche (in latino albus) scogliere di Dover", poiché nella radice alp-alp, diffusa in molti toponimi, bisogna semmai vedere un antichissimo vestigio di una lingua pre-indoeuropea. La matrice alp-alb significa "monte, altura, poggio".
[2] Arles è sita nella regione Provenza, Alpi, Costa azzurra. E’ prossima alla foce del Rodano ed è celebre per i monumenti romani e medievali.
Riferimenti bibliografici:
P. Beake, Les mystères du Col de Vence, 30 ans de investigations, o.v.n.i. apparitions, Poltergeist, Agnières, 2009, pp. 132-164
R. Da Ponte, I Liguri. Etnogenesi di un popolo. Dalle origini alla conquista romana
Enciclopedia della Mitologia, Milano, 2006, s.v. Alebione, Dercino, Eracle, Ligi
Fonti classiche:
Apd. Bibli. 2, 5, 10
Eust. a Dion. Per. 76
Pomp. Mela, 2, 5, 78
Tzet. Chil. 2, 340 ss.
Ringrazio il gentilissimo Dottor Gianni Ginatta per la segnalazione del libro scritto da Pierre Beake.
Caro Zret, sei un rigattiere dell'insolito, una mente rinascimentale che sonda, mescola, riporta e stimola la mente e il cuore. Caronia potrebbe essere un sito che come Col de Vence svela antiche ierofanie, magari di segno oscuro. I fenomeni di Caronia, per esempio, li vedo legati a quanto fece quel fetente anglosassone che a Cefalù evocò potenze innominabili e ferine, e dall'Italia poi fu espulso da Mussolini. Il passato non passa mai, si corica sulle nostre spalle e sovente ci inonda con frammenti di stelle o di lapilli. I confini sono labili tra i mondi e il tempo è ciclico.
RispondiEliminaAngelo Ciccarella
Si potrebbero definire spigolature fortiane.
RispondiEliminaA Caronia credo siano implicati i militari con i loro esperimenti innominabili. Aperture di portali e manipolazioni della materia, là dove la "scienza" si incontra con la magia... nera.
"Il passato non passa mai, si corica sulle nostre spalle e sovente ci inonda con frammenti di stelle o di lapilli. I confini sono labili tra i mondi e il tempo è ciclico".
Un altro scultoreo apoftegma che faccio mio.
Ciao e grazie.
Rigattiere dell'insolito a me pare una definizione sublime, conferisce un'aura bohemienne al compassato Z.
RispondiEliminaCollegare i fatti di Caronia, all'attività in Sicilia di Aleister Crowley, la trovo decisamente una forzatura.
Meteore e ulteriori oggetti celesti NON GASSOSI (all' esteriore) come supporto visibile dell' influenza di potenze oscure non umane. Condivido , Zret.
RispondiEliminaCaro Altair, è la vita spesso una forzatura. Quando si violano le categorie spazio-tempo, quando si aprono portali e non si sa bene chi, o cosa, o come entra l'innominabile entità evocata, ebbene, credo proprio che di forzatura delle leggi universali si debba parlare. L'atmosfera che a Caronia si respira, non è precisamente salubre: puzza di bruciato...
RispondiEliminaAngelo Ciccarella
Altair, non sono così austero. Il confine tra esperimenti militari e necromanzia è a volte assai labile.
RispondiEliminaIl film L'uomo che ffisava le capre, benché dipanato in modo grottesco, si riferisce ad episodi molto sinistri. Nel film non mancano adombramenti di scie chimiche, controllo mentale etc.
Vasilica, potenze non umane ed inumane.
Ciao
Angelo, pare di capire che tu conosca fin nei dettagli l'operato di Crowley in Sicilia.
RispondiEliminaViolazioni delle categorie spazio-tempo, aperture di portali, forzature di leggi universali, evocazioni di entità innominabili....
Verrebbe da chiedersi se queste congetture sono il risultato di un'indagine approfondita su Crowley, oppure il frutto di pregiudizi dovuti al pesante condizionamento da parte delle famose radici culturali.
Ci sono retroscena ,specie del "mondo occulto" , i quali nessun libro , per quanto bene informato , verrebbe mai a spiattellare : cosi' per Crowley come per Evola , poniamo.Il non detto , il non scritto , di piu' intorno a un "uomo pubblico" , racchiude sovente l' unica possibile chiave di accesso al "suo segreto": a condizione di aver la spregiudicatezza , una volta rinvenuto, di accettarlo.
RispondiEliminaLa spregiudicattezza ed anche il coraggio, Jacolliot.
RispondiEliminaCiao
Altair, sì, conosco dettagli interessanti sull'inglese. I pregiudizi? Li ho scartati da tempo, non mi aiutavano a capire. La realtà ufficiale è un pregiudizio borghese, semmai. Ho cercato, e non so con quanto successo, di liberarmi dalle catene della convenzione, dei poteri culturali che ti costringono con ricatti e minacce di non fuggire, catene religiose e scientifiche, per andarmi a trovare un uomo libero, veramente libero che mi insegnasse qualcosa di vero. Ho peregrinato parecchio. Ne ho prese di cantonate prima di aprire gli occhi.
RispondiEliminaAngelo Ciccarella