Nel pregevole saggio di Johannes Fiebag, Gli Alieni (il titolo originale in tedesco è un molto più evocativo Die Anderen, ossia Gli Altri), l'autore, geologo ed ufologo scomparso prematuramente, riporta il singolare caso di John Hodges.
"Nell'agosto del 1971 - scrive Johannes Fiebag - John Hodges ed il suo amico Peter Rodriguez stanno tornando in auto da una visita ad un amico comune che abita a Daple Grey Lane, presso Los Angeles. Ad un certo punto scorgono ai bordi della strada due silhouettes che, a mano a mano che si avvicinano, si rivelano essere due "cervelli viventi". Hodges, che era alla guida dell'automobile, preso dalla paura, li supera a grande velocità, ansioso di riportare a casa l'amico. Quando a sua volta ritorna a casa, si accorge di aver impiegato ben due ore più del solito a percorrere il tragitto.
In seguito si fa ipnotizzare e, sotto ipnosi, rivela di aver incontrato i "cervelli viventi" anche al ritorno e che essi lo hanno condotto a bordo di un U.F.O. atterrato lì vicino, dove lo attendevano i componenti dell'equipaggio, umanoidi che lo hanno sottoposto a visita medica. Gli furono trasmesse anche visioni dell'imminente fine del mondo che avverrebbe a causa di una terza guerra mondiale."
Comunicazioni simili di presunta matrice aliena circa un conflitto planetario con l'uso di armi nucleari non sono una novità. In occasione di altri incontri ravvicinati del terzo tipo, ai rapiti sono state mostrate immagini olografiche. A Hodges fu preannunciato che la guerra sarebbe scoppiata nel 1983 nel Medio Oriente da dove sarebbe poi dilagata in Europa. Dopodichè gli extraterrestri si sarebbero manifestati all'umanità. La “profezia” fortunatamente non si è adempiuta, almeno per il 1983.
Altri testi aggiungono interessanti particolari circa l'esperienza vissuta da Hodges: gli encefali viventi, di colore blue, erano circondati da una lugubre nebbiolina. Inoltre mentre il viaggio fino a casa avrebbe richiesto venti minuti, Hodges, partito da Daple Lane Gray alle due di notte rincasò alle 4:30. Gli umanoidi erano degli esseri dalla pelle grigia ed alti sette piedi, con estremità palmate. Gli ufonauti spiegarono a Hodges che i cervelli erano dispositivi di traduzione (?) che consentivano di comunicare con gli uomini. Hodges si convinse che gli alieni gli avevano inserito un impianto per mantenersi in contatto con lui. Egli ritenne che migliaia di altre persone avessero innesti simili.
Il vissuto di Hodges presenta dei tratti che anticipano resoconti posteriori: la presenza dei Grigi, le visioni apocalittiche olografiche, i microprocessori cerebrali. E' un repertorio di situazioni non di rado inquietanti e che sfidano modelli interpretativi consueti. Circa i "cervelli viventi", Roberto Malini annota: "Si tratta di una particolare tipologia di alieni osservati in rare occasioni e sempre da soggetti fortemente emotivi". Non so quanto c'entri l'emotività nell'incontro con gli Altri...
Fonti:
A. Baker, Encyclopaedia of Alien Encounters, pp. 184-185
J. Fiebag, Gli Alieni, Roma, 1993, p. 34
R. Malini, UFO, il dizionario enciclopedico, Firenze, Milano, 2003, s.v. cervelli viventi
J. Spencer, U.F.O.: The Definitive Casebook, pp. 56-57
"Nell'agosto del 1971 - scrive Johannes Fiebag - John Hodges ed il suo amico Peter Rodriguez stanno tornando in auto da una visita ad un amico comune che abita a Daple Grey Lane, presso Los Angeles. Ad un certo punto scorgono ai bordi della strada due silhouettes che, a mano a mano che si avvicinano, si rivelano essere due "cervelli viventi". Hodges, che era alla guida dell'automobile, preso dalla paura, li supera a grande velocità, ansioso di riportare a casa l'amico. Quando a sua volta ritorna a casa, si accorge di aver impiegato ben due ore più del solito a percorrere il tragitto.
In seguito si fa ipnotizzare e, sotto ipnosi, rivela di aver incontrato i "cervelli viventi" anche al ritorno e che essi lo hanno condotto a bordo di un U.F.O. atterrato lì vicino, dove lo attendevano i componenti dell'equipaggio, umanoidi che lo hanno sottoposto a visita medica. Gli furono trasmesse anche visioni dell'imminente fine del mondo che avverrebbe a causa di una terza guerra mondiale."
Comunicazioni simili di presunta matrice aliena circa un conflitto planetario con l'uso di armi nucleari non sono una novità. In occasione di altri incontri ravvicinati del terzo tipo, ai rapiti sono state mostrate immagini olografiche. A Hodges fu preannunciato che la guerra sarebbe scoppiata nel 1983 nel Medio Oriente da dove sarebbe poi dilagata in Europa. Dopodichè gli extraterrestri si sarebbero manifestati all'umanità. La “profezia” fortunatamente non si è adempiuta, almeno per il 1983.
Altri testi aggiungono interessanti particolari circa l'esperienza vissuta da Hodges: gli encefali viventi, di colore blue, erano circondati da una lugubre nebbiolina. Inoltre mentre il viaggio fino a casa avrebbe richiesto venti minuti, Hodges, partito da Daple Lane Gray alle due di notte rincasò alle 4:30. Gli umanoidi erano degli esseri dalla pelle grigia ed alti sette piedi, con estremità palmate. Gli ufonauti spiegarono a Hodges che i cervelli erano dispositivi di traduzione (?) che consentivano di comunicare con gli uomini. Hodges si convinse che gli alieni gli avevano inserito un impianto per mantenersi in contatto con lui. Egli ritenne che migliaia di altre persone avessero innesti simili.
Il vissuto di Hodges presenta dei tratti che anticipano resoconti posteriori: la presenza dei Grigi, le visioni apocalittiche olografiche, i microprocessori cerebrali. E' un repertorio di situazioni non di rado inquietanti e che sfidano modelli interpretativi consueti. Circa i "cervelli viventi", Roberto Malini annota: "Si tratta di una particolare tipologia di alieni osservati in rare occasioni e sempre da soggetti fortemente emotivi". Non so quanto c'entri l'emotività nell'incontro con gli Altri...
Fonti:
A. Baker, Encyclopaedia of Alien Encounters, pp. 184-185
J. Fiebag, Gli Alieni, Roma, 1993, p. 34
R. Malini, UFO, il dizionario enciclopedico, Firenze, Milano, 2003, s.v. cervelli viventi
J. Spencer, U.F.O.: The Definitive Casebook, pp. 56-57
Z., hai già dedicato qualche articolo al prof. John E. Mack?
RispondiEliminaSarebbe molto interessante approfondire l'esperienza di questo psichiatra con il fenomeno delle abductions.
Le sue prese di posizione al riguardo, suscitarono enorme scalpore; egli aveva visitato circa 400 (se non ricordo male) presunti addotti, e le sue conclusioni finali furono che costoro, a suo avviso, non erano affetti da alcuna patologia.
No, Altair, non ho scritto nulla su John Mack, poiché sono stati pubblicati già molti articoli da altri ricercatori.
RispondiEliminaMi sarebbe piaciuto approfondire le circostanze sulla sua morte, ma non ho avuto tempo finora: non ricordo se fu ucciso il giorno 11 di un mese o qualcosa del genere, perché è evidente che è stato assassinato forse affinché sui rapimenti prevalesse l'ipotesi monopolare, visto che Mack, studioso di valore, non vedeva le abductions in una cattiva luce. E' necessario che nessuno pensi che i militari sono coinvolti, in tutto o in parte, in questi ed altri misfatti.
Ciao e grazie.
Se ne hai conservato traccia, potresti fornirci qualche link sul prof. Mack?
RispondiEliminaGrazie!
In italiano si reperiscono questi contributi:
RispondiEliminahttp://www.edicolaweb.net/ufos138.htm
http://www.altrogiornale.org/_/tagcloud/tagcloud.php?john_mack
http://www.primocontatto.net/articoli/mack.htm
Ciao
Acute parole di John Mack.
RispondiElimina"Intelligenza e connessione sono pervasivi, non solo su questo pianeta, ma in tutto l'Universo, ed esistono complesse relazioni nel cosmo, che stiamo solo cominciando ad afferrare. Sembra chiaro che l'Universo funzioni come un sistema informativo interconnesso, in cui un'azione svolta da una parte ha effetto su altre dimensioni del sistema. L'Universo è un reame intelligente, non un fatto fisico. E' un mondo in cui la coscienza è separata dal cervello. Forse c'è un certo narcisistico piacere nel pensare di essere al top nella gerarchia di un Universo senza Dio, forse questa cultura autoinflazionata e tecnologicamente orientata in cui siamo può fornire un certo genere di piacere egoistico, ma allo stesso tempo è uno stato mentale nel quale stare terribilmente falso e isolato."
La chiusa dell'ultimo periodo non mi è chiara.
RispondiEliminaManca un predicato,o, forse, è sottinteso.
Altair, "Non so" è la principale; "quanto..." è la proposizione interrogativa indiretta conclusa con un reticenza. Da un punto di vista sintattico, il periodo è saldo, il senso che se ne vuole cavare è altra cosa.
RispondiEliminaCiao
Non so a cosa tu ti riferica, io mi riferisco a questo:
RispondiElimina"Forse c'è un certo narcisistico piacere nel pensare di essere al top nella gerarchia di un Universo senza Dio, forse questa cultura autoinflazionata e tecnologicamente orientata in cui siamo può fornire un certo genere di piacere egoistico, ma allo stesso tempo è uno stato mentale nel quale stare terribilmente falso e isolato."
E confermo quanto già detto.
Sì, manca il verbo "essere" prima di "terribilmente". E' un errore nella traduzione, ma il senso è perspicuo.
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