02 febbraio, 2010

Perfezione

Nell'atroce, sboccata pellicola di Stuart Gordon, intitolata "Edmond", il protagonista al centro di una descensio ad inferos, aggredisce un sacerdote con un gragnola di dubbi che culminano in una lancinante domanda: "Perché Dio non crea un mondo perfetto? Se niente gli è impossibile, dovrebbe essere facile? Perché Dio non fa questo?" Il film di Gordon, simile ad una sfigurata raffigurazione del pittore irlandese Francis Bacon, ci pone di fronte ad un quesito capitale: perché siamo crocifissi all'esistenza? Incombe un senso di fatalità, si percepisce l'ombra dell'errore. Per quanto ci adoperiamo per cambiare la sorte, siamo rigettati sui lidi del non-senso, simili al fasciame che le onde sospingono sulla riva. Perfezione: se il cosmo fosse perfetto, forse ce ne dorremmo, perché mancherebbe quel quid che rende attraente la vita, la gioia che si vela di malinconia. Forse la perfezione è algida ed inespressiva, ma non ci entusiasma l'abisso.

Certo, alcuni trovano una giustificazione per tutto: la loro monolitica logica alla Pangloss non ammette perplessità né domande. Tutto è perfetto così com'è. E' solo la nostra limitata, parziale visione da narratori interni che ci impedisce di contemplare la suprema armonia. Può darsi che costoro abbiano ragione: tuttavia non so se oserebbero proclamare, apertis verbis, questa verità al cospetto degli infelici più vessati dal fato di chi ha il corpo straziato o l’animo esulcerato. Onesto è tacere di fronte all'inesplicabilità del male; una verbosa teodicea è arrogante.

"Perché Dio non crea un mondo perfetto?" Se fosse perfetto, sarebbe identico a Dio. Dunque la domanda non è questa, ma semmai, perché la dismisura? Non perché la realtà, ma perché questa realtà? Poco importa che sia confinata in un tempo umano che è un battito di ciglia rispetto all'eterno, poiché anche un istante di tormento puro è straripante, intollerabile. Figuriamoci se...

Forse l'imperfezione è il risultato di un collasso, di un cedimento, uno sdrucciolare nel tempo. Ecco, il tempo, come taglio, rescissione dal principio, è già di per sé straboccante di imperfezioni: scorrimento, trasformazione, declino, caducità, morte.

Abbiamo il coraggio di riconoscere che probabilmente qualcosa non ha funzionato, che qualcosa non quadra ab origine o quasi. Le stelle del cielo formano mirabili figure, perché noi ci ostiniamo a vedere animali fantastici ed eroi in quei granelli scintillanti sparsi a caso nel cielo notturno... o no?

Chi porrà rimedio allo sbaglio e quando? E’ già tardi, per molti: certe ferite non si rimarginano tanto facilmente. Non sappiamo se questa vita sia l'inferno, ma, se non lo è, gli assomiglia moltissimo.



APOCALISSI ALIENE: il libro

16 commenti:

  1. Non indugiare troppo sull'infinita vanità del tutto, caro Zret.

    Ci si mette per una china pericolosa, che conduce inevitabilmente ad inferos.

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  2. Siamo già nell'Ade, Altair. Si tratta di trovare la "la natural burella" che ci conduca in "più spirabil aere".

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  3. Conviene lasciar perdere simili riflessioni.
    La manifestazione è quella che è e noi non siamo in grado di cambiare se non minimamente l'ordine o il disordine di quanto ci circonda.

    Certi Maestri spirituali bastonavano senza pietà chi poneva loro simili domande. Vale una volta per tutte l'aforisma Zen che recita: 'Se capisci le cose sono come sono. Ma se non capisci le cose sono come sono'. Il che tradotto in termini terra terra potrebbe anche voler dire: 'Fregatene'.

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  4. Paolo, "Domandare è lecito, rispondere è cortesia", recita un detto popolare. Non è Zen, ma non vale meno. Purtroppo la risposta non è alla portata di mano.

    Comunque segnalo questo video, indicatomi dall'amico Menphis, anche se non mi riconosco in tutte le conclusioni.

    http://www.youtube.com/watch?v=FoVxgR3CF5I

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  5. Da riempire di sonore legnate anche il maestro Zen. Perché? Perché non esistono maestri.

    Piccolo koan inventato estemporaneamente.

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  6. Il maestro è quella voce che abbiamo dentro di noi, quell'ombra che ci osserva alle nostre spalle e che è sempre noi stessi.

    Se non la sentiamo è perchè ci sono troppe voci nella nostra mente, allora con pazienza si pratica il silenzio e una ad una le andiamo a zittire per sentire l'Unica.

    Se non la sentiamo è perchè è soffocata da strati enormi di errori e di ignoranza. Sempre con pazienza lavoreremo per togliere quegli strati e farla ritornare alla Luce.

    Inutile dire che tu Zret, per quel pochissimo che possiamo conoscerti da quello che scrivi, quella voce dentro di Te l'hai sentita tante volte e continui a sentirla.

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  7. Si!! Qualcosa non ha funzionato, perché la ragione umana si riveli efficace, non deve essere dominata da passioni irrazionali.

    L'intelligenza tale resta anche quando viene usata per fini malvagi, invece la ragione, vale a dire la ragione della verità quale è, e non già quale vorremmo che fosse per renderla più adeguata ai nostri scopi, opera soltanto nella misura in cui le passioni irrazionali vengano vinte, vale a dire nella misura in cui l'uomo sia venuto davvero umano e le sue azioni non vengano più determinate da interessi appunto, irrazionali, passionali.

    L'inferno per l'uomo e senza dubbio illimitatamente plasmabile, è implicita l'idea che possa trattarsi di un essere fisiologicamente vivo ma mutilo dal punto di vista umano e un essere si fatto è un essere infelice dove trova sempre perenne il suo inferno, non conosce gioie, è pieno di rancore, e diviene pertanto distruttivo.

    A parte condizioni geneticamente patologiche, l'umo nasce psichicamente sano, e viene deformato solo da coloro che hanno di mira il dominio totale.

    Va infine ricordato che nel secolo passato e nel primo decennio di quello in corso, è notevolmente diminuita la capacità di provare compassione, e forse bisognerebbe aggiungere che è sparita anche la capacità di provare dolore, l'umo si è talmente alienato su se stesso da non essere pienamente consapevole del proprio dolore.

    Ed infine ... molti sono gli esseri umani che non hanno mai conosciuto la felicità, ma non ce n'è uno che non abbia mai sofferto, per quanto si sforzi di reprimere la coscienza del dolore che altro non è che il nostro inferno in terra.

    wloady

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  8. Mi piacciono tali disfide a colpi di koan e massime popolari - non meno profonde- Alla luce della mia esperienza e da quel poco o tanto, fate voi, che ho appreso, ho incontrato lungo il cammino, due tipi di pellegrini spirituali. Il devoto, sempre pronto a criticare e il fanatico, che può talvolta essere uno scettico. Quello che però risalta, almeno secondo la mia visione/energia, riguarda l'amore prigioniero, e più è prigioniero, meno è cieco. L'intelletto d'amore possiede questa immensa capacità di vedere oltre, anche quando è messo in ristrettezza, illumina così la strada che gli si para davanti. Prima di pensare a qualsiasi riforma cosmica, dobbiamo fare un giuramento di fedeltà cosmica. Ed ogni fedeltà è una forma di amore.

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  9. Che cosa dobbiamo apprendere dal maestro?

    Ciao a tutti.

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  10. L'arte di maneggiare un nocchieruto bastone per accarezzargli le spalle.

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  11. http://anoldseed.blogspot.com/2009/01/chi-e-maestro.html

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  12. Bravo Iniziato, hai ben descritto questi guru dell'"esoterismo" di consumo. Il vero maestro, se esiste, ci insegna a vivere, ma soprattutto a morire.

    Ciao

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  13. "Quando si muore, si muore soli" diceva il poeta genovese.

    La percezione della morte è quanto di più intimo ci possa essere, i veri maestri lasciano intravedere appena, per ciò che attiene alla vita, e lì si fermano.

    L'esperienza personale che il vero maestro suggerisce riguarda solo il suo vissuto; sulla morte, il maestro greco, disse tutto:

    XVI. […] Forse qualcuno potrebbe dire: "Non ti vergogni, Socrate, di aver esercitato un’occupazione, per cui oggi rischi di morire?" [...] Temere la morte, infatti, non è altro, cittadini, che credere di essere sapiente senza esserlo: è credere di sapere ciò che non si sa, perché nessuno sa se la morte non sia il maggiore di tutti i beni per l’uomo, ma tutti la temono come se sapessero con certezza che è il maggiore di tutti i mali. E non è ignoranza questa, anzi la più biasimevole, credere di sapere ciò che non si sa? In questo forse, cittadini, sono differente dalla maggior parte degli uomini; [...]So invece che commettere ingiustizia e disobbedire a chi è migliore di noi, dio o uomo, è cosa brutta e cattiva. Perciò davanti ai mali che so essere mali non temerò e non fuggirò mai quelli che non so se siano anche beni.

    (Platone, Apologia di Socrate, in G. Cambiano (a cura di), Dialoghi filosofici di Platone, U.T.E.T., Torino, 1970, pp. 66-68)

    fonte: http://www.emsf.rai.it/brani/brani.asp?d=146

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  14. Iniziato, si possono comprendere cose importanti anche senza seguire la macrobiotica o essere vegan.

    Quando comprenderai questo, avrai fatto un passo avanti; finchè questo non ti sarà chiaro resterai chiuso nel tuo mondo, che per te, adesso, è l'unico dei mondi possibili.

    Seguire un determinato regime alimentare, può agevolare ma non garantisce un percorso sul piano dello spirito; non seguire una particolare dieta, non esclude la crescita spirituale.

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  15. condivido Altair, per il discorso sul bastone...Ma forse, non basta una vita

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