Preciso che il seguente articolo, le cui fonti saranno indicate in calce all'ultima parte, non ambisce a dispensare delle verità definitive: si tratta solo di una ricerca passibile di integrazioni e correzioni.
Come in un palinsesto che restituisce un'opera perduta, così un'indagine approfondita oltre le incrostazioni della storia ufficiale può portare a scoprire uno scorcio di antichi orizzonti. Le enciclopedie presentano gli Ebioniti come "eretici", complici i fraintendimenti e le contraffazioni di teologi e padri della Chiesa. Se si compulsano, però, saggi di autori spassionati, si scopre che definire gli Ebioniti “eretici” è una falsificazione bell'e buona. D'altronde che cosa ci si può aspettare da artefici di "pie frodi"? Molti studiosi hanno denunciato tutti i sotterfugi con cui esegeti e storici, almeno a partire dal IV secolo dopo Cristo, censurarono, interpolarono, stravolsero i fatti: scaltrissimi, dotati talora di un'eloquenza potente, ma venale, adottarono lo stesso modus operandi che oggi connota i disinformatori. Ne risulta un'assoluta mistificazione, ma che, per mezzo di trucchi da prestigiatori, si palesa come verità, l'unica verità. Ecco allora trasformati gli Ebioniti in una setta sparuta ed eccentrica. Sparuti lo furono, perché emarginati e perseguitati, ma eccentrici no. Ecco allora che, con sfacciata inversione, la loro dottrina diventò eterodossa e strana.
Agli inizi del IV secolo, l'opportunista imperatore Costantino incontrò a Gerusalemme un'antica comunità di fedeli che risaliva ai tempi dell'apostolo Giacomo (Jacob), “il fratello del Signore”. Giacomo non volle scindere l'insegnamento del Maestro dall'antica fede e con i suoi confratelli continuava ad osservare le Leggi ebraiche. Aveva perfino tentato di convincere i proseliti gentili a rispettarle. Centotrent'anni dopo la sua morte, la gente di Gerusalemme ricordava la devozione con cui frequentava il Tempio e le sue preci tanto numerose che gli si incallirono i ginocchi. Il piissimo Giacomo oggi ci può apparire un po' fanatico, ma non fu certo un interprete bislacco dell'Ebraismo, come si legge qua e là. A capo della cosiddetta Chiesa di Gerusalemme, i suoi successori, vescovi di Sion, furono Giudei: Shimon, Tobiah, Benjamin, Levi, Efrem... Gli scrittori occidentali li chiamarono Vescovi della Circoncisione, perché, durante tre secoli, avevano seguitato ad applicarla.
Gli Ebioniti (il loro nome significa "poveri": le diffamazioni sul significato di "poveri" pullularono) si riconobbero in un Vangelo che da loro prende il nome. Ne conserviamo magrissimi frammenti per tradizione indiretta. Probabilmente fu distrutto. Fu una fonte cui si ispirò Matteo per il suo testo, in cui si legge in filigrana uno scritto precedente?
Tra i passi patristici, i più antichi riferimenti espliciti sono offerti da Ireneo di Lione (130-202 d.C.). Nel suo pamphlet “Contro le eresie” (180 d.C. circa), Ireneo testimonia l'uso del Vangelo di Matteo presso gli Ebioniti:
« Nel vangelo che essi [gli Ebioniti] usano, detto "secondo Matteo", che è, però, non interamente completo, bensì alterato e mutilato (sic) - essi lo chiamano "Vangelo Ebraico"- [...] hanno tolto la genealogia di Matteo »
(Epifanio di Salamina, "Panarion" 13,2 e 14,3)
« Coloro che sono chiamati Ebioniti [...] usano solo il vangelo secondo Matteo e rifiutano l'apostolo Paolo, chiamandolo apostata della Legge. [...] Gli Ebioniti pertanto, seguendo unicamente il Vangelo che è secondo Matteo, si affidano solo ad esso e non hanno un'esatta conoscenza del Signore (sic).
(Ireneo di Lione, "Contro gli eretici", 1,26,2; 3,11,7)
« Nel vangelo che usano i Nazareni e gli Ebioniti, che recentemente ho tradotto dall'ebraico in greco e che i più considerano il Matteo autentico, quest'uomo che ha la mano arida...»
(Girolamo, "Comm. I in Matth". 12,13)
Epifanio di Salamina ed altri riportano la credenza che il Vangelo degli Ebioniti fosse basato su quello secondo Matteo, ma che vi fossero stati rimossi i versetti contrari alla teologia degli Ebioniti, come nel caso del racconto della nascita di Gesù; è possibile che la mancanza del riferimento alle locuste come cibo di Giovanni Battista sia dovuta alla pratica del vegetarismo all’interno del gruppo.
Data la mancata trasmissione dei manoscritti del Vangelo degli Ebioniti, è impossibile risalire al reale contenuto del testo ed al suo legame col Vangelo detto di Matteo. Probabilmente costituiva la primordiale stesura in aramaico operata dall'apostolo ricordato da Papia e citata da Eusebio di Cesarea in "Storia Ecclesiastica" 3,39,16.
Come in un palinsesto che restituisce un'opera perduta, così un'indagine approfondita oltre le incrostazioni della storia ufficiale può portare a scoprire uno scorcio di antichi orizzonti. Le enciclopedie presentano gli Ebioniti come "eretici", complici i fraintendimenti e le contraffazioni di teologi e padri della Chiesa. Se si compulsano, però, saggi di autori spassionati, si scopre che definire gli Ebioniti “eretici” è una falsificazione bell'e buona. D'altronde che cosa ci si può aspettare da artefici di "pie frodi"? Molti studiosi hanno denunciato tutti i sotterfugi con cui esegeti e storici, almeno a partire dal IV secolo dopo Cristo, censurarono, interpolarono, stravolsero i fatti: scaltrissimi, dotati talora di un'eloquenza potente, ma venale, adottarono lo stesso modus operandi che oggi connota i disinformatori. Ne risulta un'assoluta mistificazione, ma che, per mezzo di trucchi da prestigiatori, si palesa come verità, l'unica verità. Ecco allora trasformati gli Ebioniti in una setta sparuta ed eccentrica. Sparuti lo furono, perché emarginati e perseguitati, ma eccentrici no. Ecco allora che, con sfacciata inversione, la loro dottrina diventò eterodossa e strana.
Agli inizi del IV secolo, l'opportunista imperatore Costantino incontrò a Gerusalemme un'antica comunità di fedeli che risaliva ai tempi dell'apostolo Giacomo (Jacob), “il fratello del Signore”. Giacomo non volle scindere l'insegnamento del Maestro dall'antica fede e con i suoi confratelli continuava ad osservare le Leggi ebraiche. Aveva perfino tentato di convincere i proseliti gentili a rispettarle. Centotrent'anni dopo la sua morte, la gente di Gerusalemme ricordava la devozione con cui frequentava il Tempio e le sue preci tanto numerose che gli si incallirono i ginocchi. Il piissimo Giacomo oggi ci può apparire un po' fanatico, ma non fu certo un interprete bislacco dell'Ebraismo, come si legge qua e là. A capo della cosiddetta Chiesa di Gerusalemme, i suoi successori, vescovi di Sion, furono Giudei: Shimon, Tobiah, Benjamin, Levi, Efrem... Gli scrittori occidentali li chiamarono Vescovi della Circoncisione, perché, durante tre secoli, avevano seguitato ad applicarla.
Gli Ebioniti (il loro nome significa "poveri": le diffamazioni sul significato di "poveri" pullularono) si riconobbero in un Vangelo che da loro prende il nome. Ne conserviamo magrissimi frammenti per tradizione indiretta. Probabilmente fu distrutto. Fu una fonte cui si ispirò Matteo per il suo testo, in cui si legge in filigrana uno scritto precedente?
Tra i passi patristici, i più antichi riferimenti espliciti sono offerti da Ireneo di Lione (130-202 d.C.). Nel suo pamphlet “Contro le eresie” (180 d.C. circa), Ireneo testimonia l'uso del Vangelo di Matteo presso gli Ebioniti:
« Nel vangelo che essi [gli Ebioniti] usano, detto "secondo Matteo", che è, però, non interamente completo, bensì alterato e mutilato (sic) - essi lo chiamano "Vangelo Ebraico"- [...] hanno tolto la genealogia di Matteo »
(Epifanio di Salamina, "Panarion" 13,2 e 14,3)
« Coloro che sono chiamati Ebioniti [...] usano solo il vangelo secondo Matteo e rifiutano l'apostolo Paolo, chiamandolo apostata della Legge. [...] Gli Ebioniti pertanto, seguendo unicamente il Vangelo che è secondo Matteo, si affidano solo ad esso e non hanno un'esatta conoscenza del Signore (sic).
(Ireneo di Lione, "Contro gli eretici", 1,26,2; 3,11,7)
« Nel vangelo che usano i Nazareni e gli Ebioniti, che recentemente ho tradotto dall'ebraico in greco e che i più considerano il Matteo autentico, quest'uomo che ha la mano arida...»
(Girolamo, "Comm. I in Matth". 12,13)
Epifanio di Salamina ed altri riportano la credenza che il Vangelo degli Ebioniti fosse basato su quello secondo Matteo, ma che vi fossero stati rimossi i versetti contrari alla teologia degli Ebioniti, come nel caso del racconto della nascita di Gesù; è possibile che la mancanza del riferimento alle locuste come cibo di Giovanni Battista sia dovuta alla pratica del vegetarismo all’interno del gruppo.
Data la mancata trasmissione dei manoscritti del Vangelo degli Ebioniti, è impossibile risalire al reale contenuto del testo ed al suo legame col Vangelo detto di Matteo. Probabilmente costituiva la primordiale stesura in aramaico operata dall'apostolo ricordato da Papia e citata da Eusebio di Cesarea in "Storia Ecclesiastica" 3,39,16.
Va considerato che Eusebio, successivamente attribuiva il Vangelo degli Ebioniti al Vangelo degli Ebrei.
RispondiEliminaComunque il Vangelo degli Ebioniti veniva identificato come il Vangelo dei Dodici. Facendo delle ricerche su Vangeli apocrifi, si pensa che il nome Ebioniti derivi dalla radice di Ebion, un presunto fondatore, ma le dissezioni sono molteplici e controverse solo per giustificare il nome "Ebioniti".
La povertà da cui deriva il nome Ebioniti, non sta a giustificare la ricchezza intrinseca dello stato di avere dei beni, ma nella loro incapacità di riconoscere la legge, e nella comprensione di Cristo, comunque l'osservanza della legge non era così importante, almeno non come la definiva Paolo (Saulo di Tarso), essi seguivano la legge Giudaica e si distinguevano in due gruppi, chi credeva alla nascita verginale di Gesù Cristo e quelli che non lo credevano.
Vi segnalo questo link sulle origini contraffatte del Nuovo Testamento:
http://www.xmx.it/nuovo-testamento.htm
wlady
Wlady, pare che il Vangelo degli Ebioniti e quello degli Ebrei siano lo stesso libello, stando alle accquisizioni di vari ricercatori.
RispondiEliminaUn Padre della Chiesa - ora non ricordo quale -inventò l'eresiarca Ebion per giustificare il nome Ebioniti che esprime la povertà (erano comunisti) in cui vivevano gli adepti di questa confraternita.
Sono state scoperte vestigia di monasteri sulle pendici del Har Karkom, il vero Sinai della Bibbia, in cui vissero gli Ebioniti fino alla conquista islamica della regione, l'Arabia Petrea, nel Negev. Fino al VI secolo, teologi e vescovi niceni, tranne Agostino, diffamarono gli Ebioniti (o Nazareni), perché sapevano che erano i depositari principali di antiche tradizioni.
Non piacque poi il loro pauperismo: denaro e religione nicena andarono di pari passo.
Vero è che per scrivere la parola fine ad ipotesi e ricostruzioni, occorrerebbe accedere all'Akasha.
Ciao e grazie.
P.S. A proposito di contraffazioni, ricorderei che Giacomo il Giusto, Giacomo il Maggiore e Giacomo il Minore sono lo stesso personaggio.
RispondiEliminaPurtroppo XMX è un sito in cui negano la mortale realtà delle scie chimiche.
Come giustamente fa notare James Hillman il pensiero occidentale continua a confrontarsi quasi ossessivamente con il Cristianesimo, ma senza però - e questo lo aggiungo io - venirne a capo.
RispondiEliminaEspressione di una ambivalenza primordiale, di un'transfert' si direbbe in Psicologia, tuttora in atto e mai risolto nei confronti di questa religione.
Quale il motivo di tale attrazione-repulsione nei confronti del Cristianesimo? Forse per il fatto che esso appare estraneo all'anima dell'Occidente e soprattutto perchè esso è stato innestato con una violenza psicologia e fisica inaudite su una 'forma mentis' che nulla aveva a che spartire con le paturnie e le macerazioni senza fine da esso veicolate ed istigate.
Basta leggere libri come quello di Jacques Lacarrière 'Les hommes ivres de Dieu' oppure 'La croce della Chiesa' di Karlheinz Deschner per rendersi conto di quale ondata di follia accompagnò nel Medio Oriente come in Occidente e sull'intero bacino del Mediterraneo l'avvento del Cristianesimo.
E' il ritratto di una umanità semplicemente ammattita.
Che devo dire? Non dispongo della facoltà di vedere a volo d'aquila attraverso i secoli ed i millenni e di carpire le trasformazioni che avvengono all'interno dell'Anima Mundi.
Evidentemente anche il Cristianesimo, con tutte le sue follie ascetiche e maceratrici delle origini e successive e tutte le violenze sulle anime e sui corpi che si sarebbe portato dietro, era un tappa obbligata nel divenire dell'Umanità.
Può darsi che gli Ebioniti fossero una setta ortodossa ed ascetica in seno al Giudaismo con alla base il Gesù storico. Tutto è possibile anche se non lo sapremo mai con certezza. Ma temo anche che ciò sia abbastanza ininfluente per quelle che appaiono le preoccupazioni dell'Umanità attuale.
Giusto continuare a fare la critica del NT e tentare di fare luce su quella immensa nebulosa che è il Cristianesimo delle origini.
Ma per parafrasare un noto 'logion' evangelico, mi sa che nell'eone futuro i nuovi otri saranno riempiti con un vino affatto nuovo.
Glossa assai opportuna, Paolo.
RispondiElimina"Può darsi che gli Ebioniti fossero una setta ortodossa ed ascetica in seno al Giudaismo con alla base il Gesù storico".
Questo mi pare più che plausibile: se non fossero intervenuti alcuni apostati ed imperatori, l'umanità si sarebbe risparmiata questo doloroso innesto, come ben comprese Nietzsche che vide nella Chiesa il tradimento del Messia. Così il Cristianesimo si sarebbe perpetuato come una delle tante sette ebraiche, più o meno influenti solo all'interno dell'alveo giudaico.
La storia ha una sua segreta "astuzia"? Può darsi, come è possibile che qualcosa sia andato storto.
Non ho la risposta.
Ciao e grazie.
Caro Zret e caro Paolo, sono sempre onorato a discutere con voi. Se Cristo fosse stato in gran parte e volutamente compreso male; se le traduzioni evangeliche fossero state manipolate nei punti cardine; se la Chiesa nascente cristiana fosse stata costruita con l'intento di creare sudditanza anziché libertà, di celare in buona parte la verità e costituire un'architettura-prigione filosofica intellettuale per il popolo; ecco, se tutto questo fosse successo - e non ho soverchi dubbi in proposito - ciò non toglie che la figura di Cristo ne rimarrebbe sbiadita, indebolita. Rimango dell'opinione che per il sistema è ovviamente più comodo tenere le masse nell'ignoranza e nell'adorazione di uno o più divinità, anziché liberare il potere di certi insegnamenti spirituali atti a risvegliare il dormiente che è in noi. Credo che Cristo abbia voluto indicarci questo: il Regno di Dio è dentro di noi.
RispondiEliminaAngelo Ciccarella
Angelo, la tua riflessione valorizza gli insegnamenti che si leggono nel Vangelo detto di Giuda Tommaso. Sebbene alcuni esegeti si ostinino a confinarlo tra i libretti apocrifi, intendendo per apocrifi dei testi spuri, pare echeggiarvi una voce autentica di chi, visto il Regno di Dio dentro e fuori, volle additarlo a tutti.
RispondiEliminaCerti tesori sono ignorati, perché custoditi in semplici brocche.
Ciao e grazie.
Concordo con te,Angelo. La gloria sempiterna di un Dio non viene minimamente scalfita dalle miserie di questa Terra. ( Mi pare di aver capito che questo è quello che vuoi significare, anche se nell'esprimerti credo tu abbia dimenticato il 'non').
RispondiEliminaMa allora, perchè tanto dolore e tanto sangue versato proprio in nome di quel Dio, cosa per quel che ne sappiamo mai accaduta prima in tutta la storia dell'Umanità adamitica?
Purtroppo questo nessuno ce l'ha mai spiegato e temo mai lo farà.