E’ sbalorditivo ed avvilente constatare che sono proprio i cultori del sapere umanistico i più entusiasti fautori della tecnologia. Intere schiere di letterati capitolano: è una resa incondizionata di fronte ad innovazioni che sono letali. Persino il linguaggio degli ex intellettuali dichiara che l’ultima roccaforte è stata ormai espugnata. Un umanista che usa, ad esempio, il verbo “messaggiare” dimostra di aver rinunciato ai valori che rendono nobile, elegante l’idioma italiano. E’ una totale disfatta, perché i difensori della Tradizione dovrebbero per lo meno mettere in guardia dai pericoli insiti nelle “magnifiche sorti e progressive”.
Le sirene della tecnologia seducono tutti, dai bimbi agli anziani: essi vivono in simbiosi con il cellulare o con qualche altra diavoleria. Ci si incammina a grandi falcate verso una società senza contante, digitalizzata, virtuale dove la più algida solitudine è contraffatta dietro le false relazioni sociali delle reti asociali. Ci si incammina a grandi falcate verso il trionfo del più cerebrale materialismo, un materialismo senza materia.
La tecnologia più invasiva e dannosa oggi si fregia dell’aggettivo “smart”, intelligente (sic): la più becera stupidità è, nella tipica inversione orwelliana, smart. Non appena si legge o ode tale epiteto, la schiena è percorsa da un brivido di orrore religioso: i dispositivi smart, sono, nel migliore dei casi - si pensi ai cosiddetti contatori intelligenti - solo apparati che irradiano, attraverso il Wi-Fi, mortali campi elettromagnetici. Con il pretesto della comodità, dell’efficienza, della velocità, le nostre abitazioni sono diventate il vestibolo degli ospedali, l’ingresso dei cimiteri.
Purtroppo sono pochissimi oggigiorno gli uomini a non essere attratti, anzi catturati dalla tecnologia: è un’attrazione per ciò che è incolore, inerte, morto, purché smart. E’ una forma di necrofilia: ecco perché la natura langue e muore nell’indifferenza della massa acefala. Le nostre metropoli sono ormai necropoli, popolate da moltitudini di morti ancora prima che siano morti.
Le sirene della tecnologia seducono tutti, dai bimbi agli anziani: essi vivono in simbiosi con il cellulare o con qualche altra diavoleria. Ci si incammina a grandi falcate verso una società senza contante, digitalizzata, virtuale dove la più algida solitudine è contraffatta dietro le false relazioni sociali delle reti asociali. Ci si incammina a grandi falcate verso il trionfo del più cerebrale materialismo, un materialismo senza materia.
La tecnologia più invasiva e dannosa oggi si fregia dell’aggettivo “smart”, intelligente (sic): la più becera stupidità è, nella tipica inversione orwelliana, smart. Non appena si legge o ode tale epiteto, la schiena è percorsa da un brivido di orrore religioso: i dispositivi smart, sono, nel migliore dei casi - si pensi ai cosiddetti contatori intelligenti - solo apparati che irradiano, attraverso il Wi-Fi, mortali campi elettromagnetici. Con il pretesto della comodità, dell’efficienza, della velocità, le nostre abitazioni sono diventate il vestibolo degli ospedali, l’ingresso dei cimiteri.
Purtroppo sono pochissimi oggigiorno gli uomini a non essere attratti, anzi catturati dalla tecnologia: è un’attrazione per ciò che è incolore, inerte, morto, purché smart. E’ una forma di necrofilia: ecco perché la natura langue e muore nell’indifferenza della massa acefala. Le nostre metropoli sono ormai necropoli, popolate da moltitudini di morti ancora prima che siano morti.
Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati
"Ti riempiamo di ninnoli da subito in cambio del tuo status di libero suddito" - Caparezza
RispondiEliminaE già... Ciao
Elimina