08 giugno, 2006

Tautoteologi (quinta parte)

Absit iniuria verbis

Indignatio facit versum
e non solo...

Non è mio proponimento dimostrare che Paolo l’apostata è il fondatore del Cristianesimo, poiché legioni di esegeti seri, tra cui Sabato Scala, Riccardo Calimani, Mario Pincherle, David Donnini… hanno già accertato in modo incontrovertibile che il fariseo della Cilicia fu un “gran bugiardo” ed uno spregiudicato eresiarca. Bisogna, però, riflettere sulla portata e sulle conseguenze delle elucubrazioni di Paolo, uomo il cui talento letterario è pari alla sua spudorata falsità.

Quando un albero non dà più frutti ed aduggia con la sua misera chioma altre piante da cui ci si attende un gran copia di pomi, non lo si pota più, ma lo si sradica per ricavarne ceppi e rami da bruciare. Orbene le chiese che in gran parte mutuano i loro dogmi e la loro dottrina da tale infido personaggio, devono essere rifiutate in toto, perché sono alberi sterili cresciuti mostruosamente su una terra fecondata solo col sangue.

Com’è possibile, fuor di metafora, che milioni di “cristiani” (d’ora in poi paolini), basino il loro credo sulle brutture teologiche di quell’impudente mentitore? Spesso per nascondere una bugia, se ne racconta un’altra più grossa e così via, fino a quando diventa impossibile discernere tra il mendacio ed un barlume di verità. I nostri politici, veri maestri nell’arte della mistificazione, ne sanno qualcosa, ma non hanno inventato nulla: hanno soltanto preso spunto dai grandi impostori della storia e Shaul-Paolo fu un grande impostore.

Come obietteranno i tautoteologi? Obietteranno, affermando che Paolo e Pietro furono divisi da qualche screzio, ma che entrambi furono veraci apostoli del Signore, talmente concordi, pur dopo qualche incomprensione iniziale, che la chiesa li celebra nello stesso giorno, nel dì in cui i Romani festeggiavano i gemelli divini, Castore e Polluce. Di nuovo un influsso del paganesimo: chissà perché… Obietteranno, asserendo che, dopo il concilio di Gerusalemme, Paolo ricevette dagli altri apostoli il compito di evangelizzare i Gentili. Peccato che li evangelizzò con un insegnamento non molto fedele a quello dei giudeo-cristiani.

Che cosa inventò colui con la collaborazione di qualche “ispirato” falsario? Una nuova vetustissima religione incentrata sul mito del dio pagano che si sacrifica per gli uomini: egli, effondendo il suo sangue e con la resurrezione, redime l’umanità dal peccato e dal male. Che strano: non me n’ero accorto! La resurrezione è ovviamente quella del corpo: l’ottusa forma mentis di un ebreo-pagano gli impedisce di concepire idee che non siano materiali e grossolane. Così, Shaul attingendo al repertorio della religione di Zarathustra, filtrata ed assorbita da alcune correnti ebraiche, estrae dal cilindro la credenza nella resurrezione dei corpi. Che cosa si può pensare di tale dottrina alla luce non solo del buon senso, ma dei concetti della Tradizione, ma anche delle acquisizioni filosofiche e scientifiche recenti, ma non solo recenti? Ormai molti ricercatori, pensatori e scienziati ci insegnano che l’universo materiale è probabilmente un ologramma, la proiezione della coscienza che è l’unico ente reale, mentre gli altri (spazio, tempo, energia) sono virtuali. Che cosa risorgerà allora? Ciò che non esiste, il nulla, lo stesso nulla su cui si fondano le religioprigioni costruite attorno all’anima per impedirle di espandersi e di vedere la luce. Come osserva Carlo Barbera, insigne studioso di esoterismo, “le religioni sono gli istituti di controllo, manipolatori della mente umana, inquisitori del libero pensiero, carcerieri della coscienza… Hanno definito i connotati di Dio e del demonio, hanno generato la giusta coscienza e la coscienza iniqua. Gli artefici del mostruoso inganno si nascondono talmente bene da celare all’umanità il loro vero segreto.”

Nel VI secolo un concilio convocato dal basileus Giustiniano, un “uomo” succubo dell’imperatrice Teodora ex prostituta ed ex ballerina, dalla brillante e fulminea carriera, condannò la dottrina della metempsicosi come eretica. Ignoranza o mala fede? Ignoravano quei vescovi che tale dottrina è adombrata in alcuni passi del Quarto vangelo, un libello originariamente gnostico? Oppure decretarono un anatema per rafforzare il potere di una chiesa-camera di tortura? A voi la risposta.

È certo che la metempsicosi, considerata non ingenuamente come il travaso dello stesso liquido da un orcio ad un altro, ma come l’epifania di una realtà spirituale attraverso transeunti ed esteriori forme materiali, è una dottrina assai meno ridicola della zoroastriana resurrezione dei corpi.

Ma che cosa chiedo? Chiedo che gli incipriati tautoteologi paolini rinuncino al loro trucco mattutino nel boudoir? Che si imbellettino pure: noi sappiamo che sono soltanto dei fatui, patetici cicisbei.

1 commento:

  1. Non molto tempo fa il rettore della chiesa da me frequentata,forse non a caso,ma per un preciso disegno,di chi non so,in una delle sue omelie,affermò che la ressurrezione non doveva intendersi del corpo fisico,ma di quello"glorioso" cioè di luce!Io pensai al corpo etereo...e anche alla NOVITA'dell'affermazione.
    Come Cristo risorse col corpo "glorioso" così sarà per noi!
    ....TUTTO OK...ma poi mi ricordai che Gesù da risorto, mangiò del pesce insieme ai suoi discepoli...e mi venne da ridere.......non solo, Tommaso mise pure il dito nella ferita del costato!....corpo glorioso!!!!!!!!
    La chiesa va bene solo per gli incolti.......

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