Alcuni si dolgono che nel mondo si parlino numerose lingue: essi ritengono che un unico idioma permetterebbe di abbattere le barriere nella comunicazione tra i popoli, favorendo altresì la comprensione reciproca. Temo che tale sistema linguistico, qualora venisse proposto ed imposto, sarebbe molto simile alla piatta neo-lingua di orwelliana memoria. La molteplicità delle specie animali e vegetali è una ricchezza per il pianeta come la presenza di numerose lingue: l'etnodiversità (ogni etnia è contraddistinta in primis da una lingua) non è meno preziosa della biodiversità.
Negli ultimi secoli si sono estinte centinaia di idiomi e dialetti ed ogni anno altri ne scompaiono. L'approccio ad una lingua diversa dalla propria è sì una sfida, ma soprattutto un arricchimento. La traduzione, ultimo passaggio di un processo logico ed intuitivo, sviluppa la creatività, abitua a sintonizzarsi su un'altra lunghezza d'onda. Ogni lingua ha il suo ritmo, la sua linea melodica, un'ineffabile voce interiore. E' un errore, a mio avviso, decidere di imparare una lingua straniera solo per fini utilitaristici.
Il confronto tra radici e vocaboli è lo spunto per emozionanti avventure etimologiche. Si scoprono insospettate relazioni tra àmbiti culturali all'apparenza lontanissimi tra loro. Ci si addentra nella genesi e nella storia di lingue antiche, recuperando qualche testimonianza della loro Weltanschauung. Emergono la fratellanza delle lingue e la loro origine comune.
Tradurre richiede pazienza e sensibilità: non sorprende che, nel nostro misero mondo dominato dalla superficialità e dalle esigenze pragmatiche, la transcodificazione sia sentita come un ostacolo, un inciampo. Nelle scuole si insegna un inglese anodino e dozzinale, mero strumento, simile ad una rozza forchetta idonea per ingollarsi di grossi bocconi industriali. Lo studio delle lingue classiche è negletto, lo stile è disdegnato. Senza più le indagini sincroniche e semantiche, la lingua perde in prospettiva, divenendo bidimensionale. Senza il contributo della diacronia e l'analisi delle stratificazioni, l'idioma si isterilisce simile ad un terreno privo di humus.
Tutto dev'essere monetizzabile, "spendibile nel mondo del lavoro": così il linguaggio, persa la sua aura sacra, svelte le radici che lo legavano alla musica, all'armonia, al Lògos, si sclerotizza in formule banali, in frasi sfatte. Cattivissimi maestri lo stuprano.
Le traduzioni sono quadrate, prive di anima: non sono più il risultato di una passione per un retaggio culturale, dell'entusiasmo per la scoperta della differenza nelle "affinità elettive".
Così tradurre non significa più gettare un ponte verso altri discorsi, altri orizzonti.
Negli ultimi secoli si sono estinte centinaia di idiomi e dialetti ed ogni anno altri ne scompaiono. L'approccio ad una lingua diversa dalla propria è sì una sfida, ma soprattutto un arricchimento. La traduzione, ultimo passaggio di un processo logico ed intuitivo, sviluppa la creatività, abitua a sintonizzarsi su un'altra lunghezza d'onda. Ogni lingua ha il suo ritmo, la sua linea melodica, un'ineffabile voce interiore. E' un errore, a mio avviso, decidere di imparare una lingua straniera solo per fini utilitaristici.
Il confronto tra radici e vocaboli è lo spunto per emozionanti avventure etimologiche. Si scoprono insospettate relazioni tra àmbiti culturali all'apparenza lontanissimi tra loro. Ci si addentra nella genesi e nella storia di lingue antiche, recuperando qualche testimonianza della loro Weltanschauung. Emergono la fratellanza delle lingue e la loro origine comune.
Tradurre richiede pazienza e sensibilità: non sorprende che, nel nostro misero mondo dominato dalla superficialità e dalle esigenze pragmatiche, la transcodificazione sia sentita come un ostacolo, un inciampo. Nelle scuole si insegna un inglese anodino e dozzinale, mero strumento, simile ad una rozza forchetta idonea per ingollarsi di grossi bocconi industriali. Lo studio delle lingue classiche è negletto, lo stile è disdegnato. Senza più le indagini sincroniche e semantiche, la lingua perde in prospettiva, divenendo bidimensionale. Senza il contributo della diacronia e l'analisi delle stratificazioni, l'idioma si isterilisce simile ad un terreno privo di humus.
Tutto dev'essere monetizzabile, "spendibile nel mondo del lavoro": così il linguaggio, persa la sua aura sacra, svelte le radici che lo legavano alla musica, all'armonia, al Lògos, si sclerotizza in formule banali, in frasi sfatte. Cattivissimi maestri lo stuprano.
Le traduzioni sono quadrate, prive di anima: non sono più il risultato di una passione per un retaggio culturale, dell'entusiasmo per la scoperta della differenza nelle "affinità elettive".
Così tradurre non significa più gettare un ponte verso altri discorsi, altri orizzonti.
APOCALISSI ALIENE: il libro
TANKER ENEMY TV: i filmati del Comitato Nazionale
Zret con la consueta profondità hai messo in luce, riflettendo sull'evoluzione linguistica, uno delle innumerevoli teste d'Idra di quella Egregora Arcontica che ha molti nomi e un unico scopo: addormentare la coscienza dell'uomo nella meccanicità priva di scopo impedendo che ritorni al Flusso della Totalità senza Fine.
RispondiEliminaE' in atto una battaglia terribile su questo pianeta per il controllo delle frequenze che sta avvenendo in ogni campo dell'esperienza umana: dagli atomi, alle nostre cellule, ai pensieri, al linguaggio (come hai ben descritto), alla tecnologia, fino al cielo e all'ambiente. Perchè ogni aspetto dell nostro vivere può essere codificato in termini vibrazionali ed energetici e quindi evolutivi. E' qualcosa che si sente con tutto il proprio essere appena si incomincia a uscire dalla Cappa Grigia dello psichismo arcontico collettivo.
E' sempre la solita guerra, dai tempi di Atlantide. E' una guerra archetipale che inizia e finisce nel Cuore di ciascuno affinchè l'essere umano si renda degno dell'Eternità.
A un certo punto il dolce e protettivo guscio del pulcino diventa una prigione per quelli che pronti a volare
Solo a noi la scelta
Timor, non avresti potuto descrivere meglio il travaglio che viviamo, con la speranza di vedere le "regioni della luce".
RispondiEliminaCiao e grazie.
Zret sono perfettamente d'accordo che salvaguardare lingue diverse, dialetti e idiomi sia una bellissima cosa
RispondiEliminaperò il problema dell'incapacità dell'italiano medio di comprendere l'inglese è un forte problema per la condivisione di contenuti
inoltre... la divisione linguistica... probabilmente è anche il risultato di qualcuno che puntava a dividere i popoli ? siamo sicuri che sia solo frutto della "Casualità" ?
Sottoscrivo pienamente ciò che afferma Timor…ognuno che legge queste considerazioni dovrebbe interiorizzare la verità della lotta interiore che da sempre l’uomo è chiamato a svolgere…dovrebbe ormai essere chiaro a molti lo stato d’assedio nel quale ci troviamo…mi sembra che siamo anche intimamente reclusi…ma se questa lotta si svolge da tempi remoti allora le migliori vittorie dello spirito si riscontrano nell’antichità e la deviazione contemporanea costituisce un sovrano indebolimento delle nostre facoltà più vere…la modernità ci confina nell’inautenticità, ci rende schiavi del superfluo e non possiamo trovare supporto più adatto se non nella lezione che ci deriva dal passato, benché la nostra costituzione sembra non renderci idonei per sopportare questa tensione, intimamente già riconoscere il fondamento numinoso dell’universo e conseguentemente delle Civiltà antiche ci orienterebbe la direzione del cammino interiore…convertire l’ispirazione originaria al senso del vissuto contemporaneo ed in questo possiamo fare poco ma quel poco è meglio di nulla…vi sono continue distrazioni…continui motivi d’irraggiamento buio con onde elettromagnetiche, segnali subliminali negativi che alimentano il non senso…incoraggiano lo stimolo di urgenze sempre più deviate come facile risposta al male esistenziale…vogliono impedirci, in forme sempre più brutali, il riscatto della nostra esistenza…tutte queste parole non servono a niente…c’è una tastiera e uno schermo luminoso e noi siamo solo testimoni più o meno coscienti di un irreversibile processo di consumazione, di un irreversibile processo di disumanizzazione e lo ripetiamo sempre più spesso…occorre lavorare e testimoniare nel lavoro la propria reazione…attraverso la semplice attività quotidiana…tu sei un folle Zret, come ognuno che qui lascia i suoi commenti, siamo babbei e folli tanto più in malafede quanto incapaci di testimoniare all’interno delle nostre stanze, o all’aperto, in solitudine o compagnia un effettivo accrescimento di amore e comprensione…nessuna consapevolezza intellettuale potrà salvarci, nessun facile pietismo, nessuna forma di odio ci aiuta a comprendere…anche ripetersi che la fine è imminente non aiuta…
RispondiEliminaio saluto la nostra precaria navigazione elettromagnetica, condotta alla cieca nelle gremite acque di questo tempo del non tempo
Duffy, ho potuto sfogliare dei libri di grammatica inglese e sono talmente farraginosi e sconclusionati che sfido chicchessia ad apprendere la lingua di Albione con questi manuali. Il problema che ho sfiorato è in realtà molto più complesso: ne ho solo rasentato l'aspetto essoterico. Certo, oggi difficilmente le persone riescono ad imparare una lingua straniera o un idioma classico, ma ciò appartiene alla degenerazione di questa nostra asociale società. La stessa comunicazione esiste ed ha un senso? Tradurre articoli per divulgare, ma, alla fine pare che tutto si riverberi sul locutore che grida nel deserto.
RispondiEliminaGiovanni, tempo fa riportai una frase di Heidegger che veramente è uno dei pochi punti fermi di questo itinerario: "solo un Dio ci può salvare".
Senza dubbio, le civiltà antiche erano di gran lunga superiore alla nostra attuale, ma mi chiedo: non fu già inoculato un virus, i cui perniciosi effetti si sono poi manifestati in modo sempre più grave?
Giovanni, siamo inattuali: questa è la nostra forza.
Ciao e grazie.
Ci sono modelli archetipi che ci accompagnano da sempre, un esempio ci viene dalle 22 lettere Ebraiche, che non a caso corrispondono ai 22 cromosomi esistenti nell'essere umano, ci viene detto che dell'Alef-Beit Ebraico, sia un vettore di luce divina, che comprende sia la forma che il valore numerico, la carica di energia trascendentale lega l'umanità al suo divenire escatologico, la grafia il suono, il nome, danno il valore.
RispondiEliminaIl suono, forma, numero, porta alla meditazione, e allo sviluppo spirituale, (cose che oggi abbiamo perso) inoltre la conoscenza delle lettere dell'alfabeto porta a conoscere anche l'universo fenomenico, in ultima analisi al pensiero e quindi ogni consapevolezza umana.
Esistono lingue ancora più antiche come L'Hittita, (forse la più antica) e L'Accadica, che è stata influenzata dal Sumerico e dalle sue scritte cuneiformi, comunque lingua isolata e non Semitica (dalla città di Akkad, civiltà mesopotamica).
Cordialmente, wlady
è certo che le Ombre contaminarono la nostra interiorità almeno dal III millennio a.C. vi sono tavolette sumere che già allora lamentano del processo di decadenza subito dalla civiltà e alla fine sono occorsi millenni di progressivi contagi per arrivare a convincerci della bontà dello stolido positivismo e di uno sviluppo solo industriale...il Satana biblico è divenuto una specie di serpente sintetico che testimonia numerosi e persistenti passaggi pressocché ovunque, lasciando i residui delle sue continue mutazioni attraverso la plastica: la plastica e le sostanze acriliche in generale che forse non sono la soffocante pelle di Satana strascicata per ogni dove? eppure ci ha dato innegabili, innumerevoli vantaggi
RispondiEliminacertamente le frequenze sono la battaglia su cui si concentrano le avverse forze.
RispondiEliminama noi abbiamo l'arma più potente: concentrandoci su amore,gioia,pace invieremo frequenze di ri-equilibrio a gaia.
è quello che la nostra dea madre ci chiede.
e capiremo anche che anche il male va capito e accettato, oltrechè combattuto: fa parte del disegno divino verso la CONOSCENZA.
un abbraccio fratelli.
Uniti per Gaia e per la Vita, come scrive Timor.
RispondiEliminaParvatim, irradiamo energie creatrici.
Ciao e grazie.