E’ stato tutto già deciso? E’ troppo tardi per deviare il corso degli eventi? Lo scenario internazionale appare compromesso in modo irreparabile: gli attriti tra la Federazione russa e gli Stati Uniti d’America, puntellati dai vassalli europei potrebbero essere il preludio di una conflagrazione globale.
Se consideriamo la facciata, possiamo nutrire ancora delle speranze, perché nel gioco di equilibri e di contrappesi tra le varie superpotenze del pianeta, potrebbe ancora prevalere una politica volta a preservare, pur tra numerose frizioni e scaramucce, la pace.
Se il mondo è davvero multipolare, allora restano margini di manovra per quei governi che, nonostante non siano del tutti immuni dalla Realpolitik, sanno che un conflitto globale coinciderebbe con la sconfitta di tutti i belligeranti. Sanno che una guerra nel XXI secolo sfocerebbe in un tenebroso “inverno nucleare”.
Se all’interno dell’esecutivo mondiale si annida una “quinta colonna” che si adopera per vanificare i piani dei banditi al potere, allora resta un barlume. Finora sono stati mandati al fronte ed allo sbaraglio singoli cittadini, mentre le frange dissidenti delle istituzioni paiono attendere l’occasione opportuna per agire, dimenticando forse che certi treni passano una volta sola. Un conto è l’accortezza, un altro l’inerzia.
Se, invece, assistiamo ad una sceneggiata il cui insospettabile regista si mimetizza con rara abilità, allora sarà meglio prepararsi al peggio, pur sperando nel meglio, perché una deviazione lungo un’altra linea temporale è sempre possibile, anche in extremis.
Il cruciale passaggio storico e metastorico potrebbe essere obbligato, la via potrebbe essere già stata tracciata secoli o addirittura millenni addietro. Non vorremmo sottoscrivere l’aforisma di Eschilo che sentenzia: “Ma ciò che è fatale accadrà”.
Se consideriamo la facciata, possiamo nutrire ancora delle speranze, perché nel gioco di equilibri e di contrappesi tra le varie superpotenze del pianeta, potrebbe ancora prevalere una politica volta a preservare, pur tra numerose frizioni e scaramucce, la pace.
Se il mondo è davvero multipolare, allora restano margini di manovra per quei governi che, nonostante non siano del tutti immuni dalla Realpolitik, sanno che un conflitto globale coinciderebbe con la sconfitta di tutti i belligeranti. Sanno che una guerra nel XXI secolo sfocerebbe in un tenebroso “inverno nucleare”.
Se all’interno dell’esecutivo mondiale si annida una “quinta colonna” che si adopera per vanificare i piani dei banditi al potere, allora resta un barlume. Finora sono stati mandati al fronte ed allo sbaraglio singoli cittadini, mentre le frange dissidenti delle istituzioni paiono attendere l’occasione opportuna per agire, dimenticando forse che certi treni passano una volta sola. Un conto è l’accortezza, un altro l’inerzia.
Se, invece, assistiamo ad una sceneggiata il cui insospettabile regista si mimetizza con rara abilità, allora sarà meglio prepararsi al peggio, pur sperando nel meglio, perché una deviazione lungo un’altra linea temporale è sempre possibile, anche in extremis.
Il cruciale passaggio storico e metastorico potrebbe essere obbligato, la via potrebbe essere già stata tracciata secoli o addirittura millenni addietro. Non vorremmo sottoscrivere l’aforisma di Eschilo che sentenzia: “Ma ciò che è fatale accadrà”.
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Ciao Zret
RispondiEliminaLeggo questi post sempre con grande interesse.
Le domande che sorgono sono tantissime.
Sembrerebbe che un "inverno nucleare" sia il movente per poter creare un nuovo sistema sociale fondato su un'apparente ordine costellato di azioni pacifiche, un'etica più completa e applicabile a tutti (ma che nasconde sempre e comunque i suoi peggior veleni). Questo almeno è il messaggio che si sta innestando con maggior impegno nelle menti, partendo da quelle più giovani. I quotidiani eventi globali sono trasmessi più come racconti, cronache, verosimili ad un mondo fantascientifico ove tutto è possibile e permesso. Ci abituano, e l'abitudine una volta creata dona la costante sensazione che il fenomeno-l'evento-azione-pensiero non crei ne sgomento ne entusiasmo.
Comincia ad essere difficile distinguere il degrado da una condizione di pace e rispetto per chi si lascia contagiare senza alimentare più l'aspetto critico degli eventi.
In fin dei conti, qual'è veramente il corso degli eventi per cui noi siamo succubi?
Siamo osservatori, e l'unica cosa che ci è permesso di fare è di osservare e di rischiare di andare contro a ciò che ci viene proposto esplicitamente o implicitamente.
Ma le nostre azioni, possono davvero influenzare il corso degli eventi?
O anche esse sono in un qual senso, manipolate?
Forse battersi per una giusta causa, per chi è dall'altra parte del fronte, è l'unico modo per portare luce al suo "campo minato" e in tal modo far sapere al nemico cosa rischia se decide di varcare le sue limitazioni.
Perchè parlare di un probabile conflitto, quando in realtà siamo da sempre in conflitto? Da sempre siamo in guerra.
La guerra si ramifica in più svariate forme e credo sia inutile che io stia qui ad elencarle. Siamo già in un "inverno nucleare" è qui fra di noi, nelle malattie aggressive che distruggono le cellule del nostro organismo, intaccano organi, apparati.
C'è chi viene veramente colpito da un esplosivo e chi l'esplosivo lo sente dentro di sè, magari sotto chemio.
C'è chi è esperimento sotto mani mediche e chi l'esperimento di sè lo nota alzando la testa al cielo.
Siamo in guerra, Zret, da sempre.
Magari noi fra qualche ora possiamo recarci a letto e altri invece stanno scappando dalla violenza brutale di psicopatici, ma la differenza è davvero sottile.
Ti ringrazio per aver dato un maggior ordine alle mie osservazioni.
Analisi molto interessante, Docean.
EliminaTralasciando gli aspetti della storia e della cronaca su cui moltissimo ho scritto, si potrebbe pensare che siamo personaggi che agiscono, anzi sono agiti, nell'abissale sogno (o incubo?) di Dio. Speriamo si desti.
Ciao