28 febbraio, 2006

Il boomerang di Marta Sordi

Avvertenza

I cristiani convinti e, in particolar modo, i cattolici evitino di leggere questo articolo che potrebbe incrinare la loro fede soprattutto nelle chiese, istituzioni nate sotto il segno dell’inganno, checché se ne pensi. Visto che è impossibile scindere, come insegna Mac Luhan il messaggio dal medium, ossia, nella fattispecie, l’insegnamento “cristiano” da chi lo elaborò e poi divulgò, la messa in discussione di certe dottrine implica fatalmente, almeno in una certa misura, la contestazione del ruolo delle gerarchie e viceversa. I lettori sono avvisati: se decidessero di leggere lo studio, sappiano che lo fanno a loro rischio e pericolo.


Recentemente alcuni storici, tra cui Marta Sordi, hanno collocato la figura di Cristo nel preciso contesto storico dell’Urbe. L’imperatore Tiberio (14-37 d. C.), infatti, nel 35 d.C., probabilmente propose al senato d’introdurre il credo di Paolo (alias, ma impropriamente, religione cristiana) tra i culti ammessi all’interno dello stato romano. Poiché il senato si era opposto, il principe mise il veto al senatus consultus e, finché fu vivo, il decreto della suprema assise romana fu sospeso. Pare che Paolo alluda a ciò in un passo della Seconda lettera ai Tessalonicesi: ”Voi sapete, dice ai suoi fedeli, che l'Anticristo è fra noi, ma qualcosa lo trattiene. Ve ne ho parlato a voce. Ma quando ciò che trattiene (katechon) sarà tolto di mezzo, allora infurierà la persecuzione”.

Dagli studi recenti emerge non solo la possibilità che il carteggio tra Seneca sia, almeno in parte, autentico, ma pure che esistesse qualche legame tra il filosofo stoico e l’apostolo dei Gentili. Gli Atti raccontano di Paolo che a Corinto fu trascinato dai Giudei al cospetto di Gallione, proconsole dell’Acaia, con l’accusa d’insegnare dottrine in contrasto con la torah. Gallione, che non volle pronunciarsi sulla controversia, era il fratello di Seneca, in quegli anni aio del futuro imperatore Nerone.

È stata anche reperita un’epigrafe del I secolo d.C. in cui tale Anneo Paolo piange il figlio, il cui nome è Anneus Paulus Petrus. Anneus è il nomen, il gentilizio di Seneca; Paulus e Petrus rimandano, rispettivamente, al falso discepolo di Gesù, per dirla con Pincherle, ed al presunto zelota seguace del Messia. Appare evidente un pur labile nesso tra l’ambiente senecano e quello paolino. Alcuni lustri prima, però, che tale ipotetico legame fosse individuato da Marta Sordi, un altro studioso l’aveva già messo in luce, ma scoprendo qualcosa di diametralmente opposto. Mi riferisco ad Abelard Reuchlin che attribuisce la prima stesura del Vangelo di Marco (Ur-Marcus) a Gaio Calpurnio Pisone, l’oratore vicino a Seneca e che fu a capo della congiura ai danni di Nerone per restaurare la repubblica. All’entourage di Pisone Reuchlin ascrive anche gli altri vangeli: le tesi di Reuchlin, per molti versi opinabili, hanno il merito, a mio parere, di situare alcuni tratti dei vangeli in un contesto pagano, permeato di Stoicismo. È incontrovertibile, infatti, che i Vangeli canonici, sono dei pastiches in cui un canovaccio ebraico-ebionita è stato manipolato con interpolazioni ellenistiche. In particolar modo, il Quarto vangelo è quello che più risentì della contaminatio pagana, a cominciare dal celeberrimo incipit “In principio era il lògos”. Nulla di più stoico e in ogni caso gentile del lògos. Non si dimentichi poi l’ossessione per il tre e per il sette, la concezione magica della parola, la texture simbolica relativa a fenomeni astronomici (i re magi, anzi maghi, che sono le stelle della cintura d’Orione), il mito del dio che muore e risorge dopo tre giorni etc. tutti elementi che, anche quando sono giudaici, appartengono ad un ebraismo intriso di cultura egizia e babilonese.

Non si dimentichi poi che Shaul-Paolo era uno scaltro fariseo, con la cittadinanza romana, una figura perciò quanto mai adatta a fare da trait d’union fra i culti soteriologici ellenistici, per lo più solari, e l’ambiente ebionita, ossia quello che si richiamava all’insegnamento del Messia storico, i cui cardini erano il comunismo dei beni, il vegeterianesimo e la strenua opposizione al potere romano. È ovvio che Shaul, una sorta d’infiltrato al soldo dei Romani, non poteva né capire né condividere il programma dei giudeo-cristiani: non è perciò da escludere che egli, di concerto con le autorità imperiali, per cui la religione era un instrumentum regni, abbia operato astutamente col fine di appropriarsi del Gesù storico per cominciare a trasformarlo in una creatura semidivina tipicamente pagana, come dimostrato da David Donnini e da altri autori. L’immorale autore delle Lettere morali a Lucilio, lo spregiudicato usuraio e consigliere di delitti (fu probabilmente Seneca ad istigare Domizio affinché uccidesse la madre Agrippina) è una figura che fa da pendant all’intrigante, abilissimo Shaul.

Infine è plausibile il collegamento tra Roma e Paolo, ma nel senso opposto da quello immaginato da Marta Sordi: Paolo giunse a Roma dove rimase agli arresti domiciliari e cominciò a diffondere la nuova religione, ma l’Urbe era il luogo in cui fu elaborato, almeno nei suoi capisaldi, il progetto di un nuovo culto sfociato poi nella stesura del Vangelo di Marco, dopo il 70 d.C. Questo può spiegare il precoce favore che in Tiberio incontrò la superstitio.

Da questa ricostruzione emerge come la Chiesa di Roma sia, sin dai primordi, il risultato di un colossale inganno, anche nel caso in cui si dimostri non attendibile la congettura secondo cui la capitale dell’impero fu una sorta di “centro elaborazione dati”: infatti molti storici concordano nel ritenere la fede cristiana per lo più un’invenzione paolino-costantiniana creata con finalità di controllo della società e delle coscienze. Non è un caso che la Chiesa cattolica sia in primo luogo la Chiesa di Roma, la caput mundi, dove caput non è solo capitale, ma anche teschio… il teschio che, dietro le ingannevoli sembianze di una mitra, compare nello stemma dei papi.

In fondo i vertici della Chiesa sono rimasti fedeli a sé stessi: gli scandali, i misteri che hanno coinvolto il Vaticano in questi ultimi decenni e non solo, appaiono l’inevitabile coronamento di una politica sin dall’inizio fondata sulle “pie frodi”.


Fonti:

M. Blondet, Cristo, una favola?, 2006

R. Calimani, Paolo, l’uomo che fondò il cristianesimo

D. Donnini, Nuove ipotesi su Gesù

Id., Cristo, una vicenda storica da riscoprire

M. Pincherle, Il Gesù proibito, 2000 anni di paganesimo cristiano, Diegaro di Cesena

Id., Paolo, il falso discepolo di Gesù, ibid.

A. Reuchlin, The true authorship of the New Testament, Kent, 1979

M. Sordi, L’ambiente storico culturale greco-romano delle missioni cristiane del I secolo, Roma 1998

Zret, L’arma di Benedetto XVI, 2006

27 febbraio, 2006

Inauguro oggi la rubrica Homo ludens per un po’ di buonumore… Ringrazio per la preziosa collaborazione Simone Messineo.

Homo ludens

E’ noto che Ottone III, figlio di Ottone II, fu dal padre fatto eleggere re di Germania a soli tre anni, nel 983. Tale circostanza storica è così riletta da uno studente: “Dopo Ottone II salì al trono un neonato”.

La s Cia in Iran

Seguendo i notiziari televisivi, che hanno la funzione precipua, insieme con i quotidiani di divulgare menzogne gabellate per fatti, talvolta, per serendipità, ci s’imbatte, finalmente, in qualcosa di vero. Ieri, mentre era in onda il bollettino del Grande Fratello, in cui il fantomatico Bin Laden, funge da Goldstein, in un servizio sull’Iran, ho notato un classico intreccio di scie chimiche nel cielo che sovrasta una centrale nucleare. L’immagine era inequivocabile: si vedeva l’impianto atomico iraniano e un rettangolo azzurro solcato da quelle lunghe, sottili nubi artificiali che purtroppo abbiamo imparato a riconoscere.

Come interpretare tutto ciò? È evidente che sono velivoli della NATO, che, violando impunemente lo spazio aereo persiano, vi rilasciano sostanze chimiche, in questo caso probabilmente utili a migliorare la ricetrasmissione dei segnali radio a fini militari, in previsione forse di un attacco al paese medio-orientale. Sorprende che gli apparati militari iraniani non intervengano per intercettare i velivoli intrusi e costringerli ad allontanarsi. Anzi, non sorprende, poiché l’incredibile circostanza è una dimostrazione (Icke docet) che i vertici persiani (generali, politici ed ayatollah) fingono di contrapporsi strenuamente all’imperialismo di USAtana ed al sionismo, laddove, dietro le quinte, agiscono di concerto con la CIA ed altri centri occulti di potere per destabilizzare l’area. Dunque il presidente Ahmadinejad si rivela per quello che è, ossia un infiltrato al soldo della sinarchia. (1)

La vicenda mi spinge a ribadire che, ancora una volta, ha ragione Icke, quando disegna la piramide del potere, con, alla base, i governi, quindi le multinazionali, le banche, le logge, le istituzioni internazionali, le chiese, infine al vertice le… Il terrorismo “islamico” ed il terrorismo “cristiano” costituiscono il braccio armato del governo occulto mondiale. In questo periodo lo “scontro di civiltà” è l’amo cui quasi tutti abboccano.

Purtroppo, proprio a causa dell’ottusità e dalla pervicace stoltezza della maggior parte delle persone, queste trame occulte restano tali anche quando sono lì in alto, visibili, palesi a tutti.



(1) Vedi L’”ira” dell’Iran e Fuoco alle polveri

26 febbraio, 2006

Il 666 è un numero d'uomo (seconda parte)

Leggiamo il versetto: “Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, poiché è numero d’uomo; ed il suo numero è 666.”

Queste frasi sibilline, alla luce di un’esegesi astronomico-astrologica, diventano più perspicue. Senza escludere altre interpretazioni, dato che peculiarità dei simboli è la polisemia, credo di poter leggere nell’arcano sintagma “numero d’uomo” il riferimento al segno zodiacale dell’Acquario. L’Acquario, infatti, è sin dai tempi dei Babilonesi un uomo: gli Amorrei lo chiamavano “gu-la, cioè “il magnifico”, colui che versa, che dispensa la gioia e l’abbondanza, divinità maschile che incarnava il potere purificatore e rigeneratore dell’acqua”… In greco la costellazione era chiamata Ydroochoos, cui corrisponde il latino Aquarius… portatore d’acqua o anche magistrato preposto al servizio delle acque”
Nel mito ellenico l’Acquario è Ganimede, il coppiere degli dei che mesce il nettare dell’immortalità, dopo che Zeus invaghitosi del bellissimo giovinetto, l’ha collocato in cielo, in vece di Ebe.

Nell’Apocalisse dunque si preannuncia l’avvento dell’età dominata dal segno dell’Acquario, vagheggiata da teosofi ed esoteristi come epoca paradisiaca di pace, armonia, fratellanza, riconciliazione dell’uomo con la natura e con Dio, laddove, per altri, è la fase finale del Kali Yuga, il tempo oscuro della tradizione indù, dilaniato dall’anarchia, dal caos, ottenebrato dalla degenerazione etica. Questa fosca visione è condivisa dall’autore dell’Apocalisse, mentre trova un contrappunto in un testo forse coevo, che contiene credenze proto-cristiane venate di gnosticismo, il Vangelo di Giuda Tommaso dove si legge: “Passano le costellazioni.”-disse Gesù-“Dopo l’Ariete, i Pesci. Poi verrà l’Acquario. Allora l’uomo scoprirà che i morti sono vivi e che la morte non esiste.”

Questo versetto è, a mio avviso, da accostare, ad un altro molto enigmatico: “Beato il leone che l’uomo mangerà ed il leone diventerà uomo; maledetto l’uomo che il leone mangerà”. È forse possibile cogliere in tali parole un’allusione ai poli astronomico-precessionali: l’era del Leone a quella dell’uomo (Acquario?). “Il leone diventerà uomo” potrebbe voler dire che, nel punto vernale un tempo occupato dal segno del Leone, sorgerà l’Acquario: saranno benedetti coloro che riusciranno ad interiorizzare le qualità dei tempi vetusti, ad assimilare la saggezza dei nostri antenati (il leone che l’uomo mangerà).
Non manca nel Vangelo di Tommaso il riferimento al numero 7: “Un uomo vecchio di giorni non esiterà ad interrogare un bambino di sette giorni sul luogo della vita e vivrete, poiché molti primi saranno ultimi e gli ultimi primi e si riuniranno in uno”. M. Pesce fornisce la seguente interpretazione: “La conoscenza è un dono che viene dato ai bambini, cioè a persone che possono attingerla da soli. Poi viene comunicata a tutti e tutti diventano una cosa sola”.

In un’ottica astronomica, il bambino di sette giorni potrebbe essere il genere umano dell’era del Leone, cui corrisponde il settimo mese dell’anno; il vecchio, invece, è l’umanità attuale che, per ricavare conoscenze necessarie ad orientarsi consapevolmente nel presente ed utili al suo sviluppo spirituale, dovrà rivolgersi alle civiltà antiche, col fine di chiudere il cerchio che unisce il presente al passato (si riuniranno in uno). Non si dimentichi, infine, che il numero 7 potrebbe adombrare la distanza temporale tra le età in esame.

Il testo ritrovato a Nag Hammadi, in Egitto, sembra prefigurare l’età acquariana come un periodo in cui gli uomini potranno finalmente scoprire la vera dimensione dell’esistenza, in una palingenesi spirituale che consentirà di comprendere che “i morti sono vivi e che la morte non esiste”. Superando, così, una concezione del cosmo limitata ai cinque sensi e ad un’angusta razionalità, sarà possibile intuire e vivere le miracolose dimensioni che scaturiscono da una rigenerazione interiore. L’anima, fecondata dall’acqua sorgiva che sgorga dalla brocca celeste, nascerà a nuova vita. Sembra questo il messaggio del Gesù “egizio”, con cui stride il monito spaventoso dell’Apocalisse.

Tra la speranza acquariana e la cupa ombra dell’Anticristo, s’incunea la consapevolezza che qualcosa sta cambiando. In meglio o in peggio? Restiamo con questa assillante domanda.

Fonti:

A. Anzaldi, L. Bazzoli, Dizionario di astrologia, Milano, 1998
M. Cotterel, Le profezie dei Maya
G. De Santillana, H. Von Dechend, Il mulino di Amleto, 1983, 1990
Enciclopedia dell’astronomia e della cosmologia, a cura di J. Gribbin, Milano, 2005
D.H. Lawrence, Apocalisse, Milano, 1995
M. Pesce, Le parole dimenticate di Gesù, Milano, 2004
G. Terzoli, D. Marchesini, Il codice degli dei, 2004
Zret, Jesus and Siddharta, 2006

25 febbraio, 2006

L'inascoltato monito di Ettore Majorana

Recentemente alcuni studiosi hanno accostato il geniale scienziato siciliano Ettore Majorana (1906-1938?) agli extraterrestri. Allievo di Enrico Fermi, entrò a far parte della celebre Scuola di Via Panisperna a Roma, offrendo contributi notevoli nell’ambito della fisica delle particelle. Il fisico, cui è stato dedicato un Centro per convegni scientifici ad Erice, scomparve misteriosamente nel 1938. Secondo Costantino Paglialunga, Majorana non morì suicida, come si ventilò, ma imbarcatosi su un traghetto dalla costa siciliana per recarsi a Napoli, il 27 marzo 1938, non giunse mai a destinazione. I familiari, sgomenti per l’improvvisa sparizione dello scienziato, si rivolsero a Benito Mussolini ed al papa, Pio XII, ma invano. Il pontefice non rispose neppure all’accorato appello della madre. Esiste la testimonianza di un giovane marinaio che raccontò di aver visto, la sera del 27 marzo 1938, un passeggero dirigersi verso il bastingaggio della nave ed un fascio luminoso di forma conica che lo avvolse e in cui fu come risucchiato.

Nel 1956 uno studente universitario dichiarò di aver incontrato Majorana in una cava abbandonata nei pressi di Caserta, ivi giunto a bordo di un disco volante insieme con due scienziati sovietici, anch’essi scomparsi inspiegabilmente dall’U.R.S.S. Lo studente ricevette dal fisico catanese un messaggio in cui si ammoniva l’umanità circa i gravissimi, irreversibili pericoli di un olocausto nucleare.

Quello che segue è uno stralcio della comunicazione.


“L’uomo del pianeta Terra ha raggiunto il punto in cui la scienza ha superato ed avvilito il suo spirito e mortificato la sua saggezza. Ora l’uomo è veramente capace di sterminare sé stesso e tutta la vita sulla superficie del pianeta… Egli è ugualmente capace di intervenire in modo nefasto nell’universo. Può nuocere, cioè, alla galassia alla quale appartiene. Questo non deve accadere, perché perturberebbe la vita anche su altri pianeti e la Legge universale proibisce tutto ciò”.

In questi ultimi anni, qualche uomo di scienza ha rilevato come la Terra sia tutt’uno non solo con il sistema solare, ma anche con la galassia: le presunte parole di Majorana non erano invenzioni.


Fonti:

C. Paglialunga, Alla scoperta della Terra cava, 2001


L. Sciascia, La scomparsa di Ettore Majorana, 1975

24 febbraio, 2006

Evitiamo le pere

Recentemente il presidente del senato, marcello pera, ha presentato un manifesto dei valori della civiltà occidentale. La sua ridicola iniziativa s’inserisce in questa stucchevole polemica suscitata dalla nota vicenda delle vignette su Mohamed, con tutti gli strascichi (la maglietta di calderoli, l’assalto all’ambasciata italiana in Libia, l’uccisione di cristiani in Nigeria…). La situazione sarebbe grottesca, se non fosse tragica, poiché tutti questi eventi sembrano i prodromi, orchestrati dalla sinarchia, di un futuro conflitto. Insomma, all’orizzonte si addensano fosche nubi, che potrebbero essere anche radioattive.

I soliti gazzettieri, come “porci in brago”, sguazzano in queste diatribe disgustose sul cosiddetto “scontro di civiltà”, sui principi del mondo occidentale da difendere e da valorizzare. Ora vorrei sapere quali sono questi ideali, quando è notizia recente quella della condanna senza condizionale a tre anni di reclusione inflitta a David Irving, l’autore di opere – così affermano i giornalisti di regime – in cui ha negato l’olocausto. Ora, senza addentrarmi nella questione dello sterminio degli Ebrei prima e durante la seconda guerra mondiale, mi sembra che tale sentenza sia la dimostrazione di come la “civiltà” occidentale sia del tutto dimentica dei valori su cui dovrebbe fondarsi, ad esempio quelli dell’Illuminismo.


Penso al misconosciuto illuminista partenopeo Gaetano Filangieri, il quale saggiamente affermava che è bene si pubblichino tutte le idee, senza censurare neppure quelle aberranti, assurde, poiché è il tribunale dell’opinione pubblica a sceverare tra il vero ed il falso. “Filangieri afferma la legge inderogabile della libertà di stampa, il fatto cioè che essa non può comportare limitazione alcuna. Bisogna avere il coraggio di pubblicare anche l’errore, fiduciosi che la verità troverà la forza di prevalere. Il convincimento di fondo è la fiducia nella dignità della ragione umana, che è poi il perno della democrazia”.(M Pazzaglia)Invece, nella nostra società sempre più coercitiva e tirannica, si punisce, per dirla con Orwell, lo psicoreato di Irving, colpevole di dissentire dalla maggioranza degli storici.

Quali sono i valori che pera intende salvaguardare e promuovere? Perché tutti codesti politicanti, pseudo-intellettuali, pennivendoli, filosofastri, invece di riferirsi, nei loro vaniloqui elettorali, nei loro marcescenti deliri mediatici ad Oriana Fallaci, non citano spiriti magni come Filangieri?

Infine, non sa pera che un recente decreto del governo ha inasprito le pene per chi fa uso di…?

23 febbraio, 2006

Il 666 è un numero d'uomo (prima parte)

L’Apocalisse o Rivelazione è l’ultimo libro del Nuovo Testamento. “L'Apocalisse (dal greco apokalypto, rivelo) si presenta come opera di Giovanni (1,1), ma molti studiosi ritengono che non sia stata scritta dall'autore del Quarto Vangelo. Per la datazione si pensa al periodo che seguì alla persecuzione di Nerone (65-70) o alla fine del regno di Domiziano (91-96) (…)

Gli strumenti espressivi della letteratura apocalittica sono le visioni, l'apertura dei cieli, le comunicazioni degli angeli, soprattutto il simbolismo (numeri, immagini e scene). Pur appartenendo al genere descritto, l'Apocalisse si distingue per tratti di grande originalità. (…) È una lettura profetica della storia ed un messaggio di consolazione.


Si riferisce ai fatti del passato o del presente, dilatandoli e trasfigurandoli, in modo da far emergere le dimensioni nascoste e contrastanti della storia. Tutto questo nella convinzione di alcune fondamentali certezze: la storia è saldamente nelle mani di Dio; Cristo è morto e risuscitato. Egli è il Signore della vita e trionfa sulla morte; Dio guida il cammino dell'umanità verso un "nuovo" mondo”.

Legioni di esegeti, credendo, in un certo senso a ragione, che tale opera anticipi il futuro, si sono arrovellati per decifrarne i numerosi, oscuri simboli, soprattutto gli aspetti numerologici. A mio parere, l’Apocalisse è, come i vangeli canonici, un palinsesto, un libro in cui ad un nucleo originario presumibilmente gnostico, di uno gnosticismo intriso di profetismo ebraico, furono aggregate parti eterogenee, non scevre dell’influsso di correnti paoline ed ellenistiche. Ne risulta un testo composito e, per alcuni versi, contraddittorio, in cui tuttavia è possibile individuare una trama esoterica di emblemi e significati reconditi, che si richiamano a tradizioni arcaiche.

Tra le recenti interpretazioni dell’Apocalisse, ritengo sia alquanto persuasiva quella di Terzoli che, nell’ambito di uno studio dedicato alla lettura di miti antichi, secondo l’ottica rivoluzionaria di cui De Santillana e la Von Dechend sono i geniali iniziatori, si sofferma pure sulla Rivelazione, di cui evidenzia il significato astronomico in relazione al fenomeno della precessione. Infatti la ricorrenza dei numeri 4, 7, 12, 144, 144.000 nonché il celebre e sinistro 666, sono, secondo Terzoli, chiari, inequivocabili riferimenti ai dodici segni dello zodiaco, alla sequenza della precessione ed al ciclo delle macchie solari, pari a 11,1 anni.

È necessario, a questo punto, accennare alla tesi sostenuta da Terzoli, tesi che è uno sviluppo ed un completamento di quella di De Santillana. Un’antica civiltà, semidistrutta da un cataclisma intorno all’XI millennio a. C., dovuto forse all’inversione dei poli magnetici terrestri, ritenne di codificare le sue conoscenze a beneficio di generazioni che sarebbero vissute sette ere astrologiche dopo. Tale civiltà visse nell’età del Leone, mentre l’attuale vive l’ultimo scorcio dell’era dei Pesci, cui sta subentrando l’età dell’Acquario. Tra l’epoca del Leone e la nostra, intercorrono 7 segni: la Sfinge di Gizah fu costruita nell’XI secolo a. C. quando il monumento dirigeva lo sguardo verso la costellazione del Leone, che, sorgendo all’orizzonte in primavera, segnava il punto vernale. Saghe, opere d’arte, costruzioni architettoniche, sia antiche sia medievali, contengono i numeri della precessione e soprattutto l’intervallo corrispondente a sette ere astrologiche, ad indicare che, allorquando il sole primaverile si fosse levato nel segno dell’Acquario, qualche evento di rilevanza planetaria sarebbe accaduto. Su tale evento Terzoli propone, correttamente, solo delle speculazioni: il ricercatore non è in grado di affermare se veramente lo spostamento dei poli magnetici, paventato da alcuni scienziati e foriero di disastri, accadrà o se, come pensa De Santillana, assisteremo soltanto al passaggio ad una nuova era precessionale.

Ad ogni modo, è evidente che, da un remoto passato, popoli assai versati nell’astronomia, trasmisero a noi uomini del XX e XXI secolo, un messaggio, forse un avvertimento, tramandato ad opera di iniziati di generazione in generazione: dagli osservatori del cielo Egizi, Maya, Khmer… all’autore dell’Apocalisse, ai costruttori delle cattedrali gotiche, ad Agrippa, via via sino a Fulcanelli.

Come interpretare allora l’enigmatica frase riferita al numero 666 dell’Apocalisse, assodato che il numero, in quanto multiplo di 11, si correla al ciclo delle macchie solari, altresì associato a valori numerici precessionali?

Leggiamo il versetto: “Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, poiché è numero d’uomo; ed il suo numero è 666.”

Queste frasi sibilline, alla luce di un’esegesi astronomico-astrologica, diventano più perspicue.



Nota: le fonti del presente studio saranno indicate, quando sarà stata pubblicata la seconda parte dell’articolo.

21 febbraio, 2006

Lo sguardo della Medusa

Medusa, nel mito greco, è una fra le tre figlie, l’unica mortale, delle divinità marine Forcide e Ceto. Insieme con le sorelle Steno e Euriale, ella abitava nell’estremo occidente. La sua testa era anguicrinita, aveva grosse zanne, mani di bronzo ed ali d’oro. Il suo sguardo era così spaventevole e penetrante che chiunque la guardasse, anche solo per un istante, era tramutato in pietra. L’eroe Perseo, su ordine del tiranno di Serifo e su consiglio di Pallade Atena, partì per l’occidente per uccidere il mostro. Trovato il covo della Medusa, Perseo, librandosi in aria, grazie ai calzari alati, dono di Hermes, riuscì a recidere la testa dell’orrida creatura. Per evitare di affrontare lo sguardo letale, usò il suo scudo riflettente, a guisa di specchio.

Questo antichissimo racconto sembra una potente metafora della relazione tra l’uomo e la verità: Perseo è chi, con intrepidezza che rasenta l’audacia, affronta una realtà formidabile, agghiacciante. Non di meno, egli non può fissarla negli occhi, perché rimarrebbe impietrito al suo cospetto: infatti la realtà, quella vera, oltrepassa di gran lunga la più fervida immaginazione. Naturalmente essa rimane celata dietro un velo istoriato con immagini fallaci.

Verità in greco è aletheia, letteralmente “disvelamento”. La radice *lath significa nascondere, quindi la verità è ciò che, da una condizione occulta, emerge alla luce. Se essa è avvolta nelle tenebre dell’inesprimibile e del segreto, vuol dire che la sua intima essenza è oscura. Dobbiamo cercarla, ma anche temerla, così come gli antichi agognavano un contatto con gli dei, pur sapendo che i numi spesso erano pericolosi.

Se, come Perseo, siamo armati di uno scudo lucente, potremo allora intraprendere l’arduo viaggio verso le plaghe occidentali, regione in cui dimorano i defunti, ma dove si trova pure il giardino delle Esperidi, che custodiscono i frutti della conoscenza. Laggiù incontreremo la realtà, che ha il volto della Medusa.

Dissoltesi le apparenze ingannevoli, come nebbia che si dirada con il sole del mattino, vedremo…

Vedremo che il mondo è quello descritto da pochi, coraggiosi autori, come Cathy O’Brien e Mark Philips, in “Trance formation of America” o, nel nuovo, raggelante libro-denuncia “Accesso negato alla verità”.

Dopo aver letto questi volumi, comprenderemo che, se non resteremo pietrificati, la verità, come afferma il Quarto vangelo, ci può far liberi.

20 febbraio, 2006

La breccia

Ieri sera una rete nazionale ha mandato in onda un’inchiesta sull’attentato al Pentagono, per mettere in luce i misteri di quell’evento: i danni relativamente ridotti provocati dal presunto Boeing 757 (in realtà quasi certamente un missile), i pali della luce divelti alla base da un fantomatico aeroplano che avrebbe dovuto volare rasoterra, grazie ad un abilissimo pilota per aprire nell’edificio del Pentagono quella piccola breccia che tutti abbiamo visto, la portentosa ed inespilcabile scomparsa dei rottami del velivolo, soprattutto del gigantesco timone, la presenza di suppellettili quasi intatte nonostante il gigantesco incendio che, alimentato da una quantità enorme di carburante, avrebbe dovuto incenerire tutto etc.

Non è questa la sede per dimostrare che nessun aereo colpì la sede del ministero della “difesa”, che gli attentati del 9 11 furono orditi e perpetrati dalla sinarchia come dimostrato di là da ogni ragionevole dubbio da Blondet e da Icke, solo per citare due nomi.

Non è questa la sede per far riflettere sull’apparente coincidenza nelle date: il Pentagono fu inaugurato il giorno 11 settembre del 1941 e centrato dal missile, in un settore dell’anello esterno, l'11 settembre 2001. La Confraternita è ossessionata da questi simboli.

Vorrei, però, far riflettere sull’atteggiamento tenuto dagli ospiti incalzati dalle domande del conduttore, poste in modo innocentemente ed involontariamente insidioso. Gli “esperti”, quasi tutti militari, erano balbettanti e tremebondi come scolaretti che la maestra ha colto in flagrante mentre copiano. Essi hanno dimostrato, con le loro risposte capziose, risibili, puerili, contraddittorie, di conoscere il segreto su cui, per paura, tacciono. La loro pusillanimità è colpevole, perché costoro probabilmente sono gli stessi che organizzano i voli relativi alla nefanda attività di irrorazione, con perniciose sostanze chimiche, delle zone abitate.

Infine, noto che la trasmissione è stata deludente per chi conosce la verità, mentre ha forse insinuato qualche dubbio in chi è convinto che il 9 11 fu un’operazione islamica. Purtroppo di più non si è potuto ottenere, poiché l’indagine traeva spunto da premesse errate, ossia dal presupposto che, a schiantarsi contro il Pentagono, fu un aereo, laddove è assodato che non fu così. La situazione ricorda quelle ricerche “storiografiche” sul Cristianesimo primitivo che partono dalla convinzione che i Vangeli sono complessivamente attendibili. Le premesse errate generano conclusioni altrettanto sbagliate, alla Messori.

Certo, si è aperta una breccia nel muro della censura e del depistaggio, ma è poca cosa, anche perché, nel frattempo, l’azione del governo occulto diventa sempre più pervasiva e capillare, mentre la massa, già poco intelligente per definizione, sta per essere lobotomizzata in maniera definitiva.

18 febbraio, 2006

Il segreto dei Templari

Qual è il segreto custodito dai Poveri cavalieri di Cristo, più conosciuti come Templari?

L’ordine monastico-cavalleresco fu fondato nel 1119 da Ugo di Payns (ufficialmente) per la difesa del S. Sepolcro di Gerusalemme, conquistato dai crociati, e per la protezione dei pellegrini che vi si recavano. Riconosciuto da Onorio III nel 1128, fu sottoposto al diretto controllo pontificio nel 1139. La sua regola fu scritta e fatta approvare da Bernardo di Chiaravalle al concilio di Troyes. I templari si distinsero in molte battaglie contro i musulmani. Espressione diretta del movimento crociato, l'ordine ebbe il privilegio dell'esenzione fiscale e giunse a ricoprire un ruolo cruciale nei commerci tra l'Europa e l'Oriente. In pochi decenni, i Templari diventarono una vera e propria potenza economica (molti esponenti dell’ordine erano banchieri) e anche politica. Nel 1291, dopo la caduta di San Giovanni d'Acri, l'ultimo baluardo crociato della Palestina, l'ordine si ritirò a Cipro. Lo scontro con Filippo IV il Bello, re di Francia, che era stato attirato dalla possibilità di incamerare le loro ingenti ricchezze, fu fatale ai Templari. Il monarca capetingio accusò di eresia e di pratiche blasfeme gli influenti cavalieri, facendo arrestare tutti quelli presenti in Francia (1305). L’ultimo Gran Maestro dell’Ordine, Jacques de Molay, morì sul rogo, lanciando una maledizione contro la monarchia di Francia e la Chiesa di Roma. Clemente V, papa succubo di Filippo il Bello, decise la sospensione dell'ordine (concilio di Vienne, 1312).

Questa in sintesi la storia exoterica dell’ordine, ma quali sono le vicende occulte destinate a creare attorno ai cavalieri un’aura di magico mistero?

Che cosa scopersero i Templari in Terrasanta? Vediamo le principali ipotesi.

Secondo alcuni studiosi, gli ardimentosi cavalieri vennero a sapere che il Messia non era morto sulla croce, ma, dopo essere stato sostituito da qualcun altro, forse Simone di Cirene, aveva poi continuato a predicare ed aveva pure generato una discendenza da cui provenivano i Merovingi, il cui trono era stato usurpato dai Pipinidi nell’VIII secolo. I Merovingi erano la dinastia di sangue reale (Graal), perché di stirpe davidica.

Per altri, tra cui il ricercatore U. Cortesi, i Templari rinvennero a Gerusalemme il sepolcro ed il corpo di Cristo ivi collocato. Tale dirompente scoperta fu all’origine dell’istituzione del Corpus Domini, con la bolla Transiturus, emessa da papa Urbano IV, il giorno 8 settembre del 1264. (1)

Stando ad alcuni storici, scavando nella zona in cui era stato costruito il tempio di Salomone, i cavalieri trovarono dei documenti in cui erano illustrati principi costruttivi, che, appresi, propiziarono la fioritura dell’arte gotica, con l’erezione di cattedrali in terra di Francia, basate su tecniche ardite, con contrafforti, archi rampanti, strutture leggere ma resistenti. Non è un caso se l’esercito cristiano, durante la prima crociata, bandita da papa Urbano II, si diresse subito verso Edessa, il centro del misterioso Re pescatore, la città del re Abgar, guarito dalla lebbra grazie al mandilion. Ad Edessa sorgevano edifici con archi acuti, destinati a diventare la cifra dell’architettura gotica.

R. Terzoli ritiene che i Templari, a contatto con il sapere esoterico islamico ed ebraico, compresero il significato mitico ed astronomico della figura di Cristo, ossia che Cristo è il sole che sorge nella costellazione dei Pesci, nell’età astrologica corrispondente. Capirono quindi che il Cristianesimo era una religione i cui simboli, soprattutto numerici, celavano il riferimento a fenomeni precessionali.

Altri studiosi ritengono l’ordine monastico-cavalleresco fautore di un sincretismo religioso, teso a valorizzare l’intima unità che affratella le tre religioni monoteiste medio-orientali (Ebraismo, Cristianesimo, Islam), di là dalle differenze esteriori di natura dogmatica e liturgica.

Altri opinano che essi intendessero diffondere segretamente l’antico culto del femminino sacro cui sembrano alludere i rosoni (rosone da rose, in francese ed in inglese anagramma di eros) delle cattedrali e la stessa disposizione delle chiese di Francia e Germania, che disegnano sulla Terra la costellazione della Vergine, che è la dea egizia Iside. Pare che tale aspetto del templarismo sia quello poi filtrato e velato dietro occulti segni da Dante, nella Commedia.

Qualcuno pensa che i Templari riuscirono a reperire l’Arca dell’alleanza.

Tra leggende e tradizioni, non è agevole districarsi, sebbene talvolta racconti tradizionali nascondano un nucleo di verità: ad esempio, Gregorio di Tours e lo pseudo-Fredagario ricordano che i Franchi Sicambri annoveravano tra i loro antenati gli Ebrei. Tale leggenda è sempre stata considerata con sufficienza dagli storici, finché M. Craveri è riuscito a dimostrare che esiste una parentela genetica tra Israeliti e popoli indoeuropei. Tale parentela è attestata anche da alcuni passi della Bibbia.

Alla fine molti interrogativi rimangono: chi era Baphomet, l’idolo forse androgino che si narra i cavalieri di Cristo adorassero? Simboleggiava, forse alchemicamente, l’unione degli opposti? I templari furono degli spregiudicati banchieri e dei cospiratori, volti ad indebolire le monarchie europee ed a delegittimare la Chiesa di Roma, oppure alcuni tra loro, gli iniziati, perseguirono l’utopico progetto di costruire un ponte tra civiltà differenti, ma che avevano le stesse radici, sfidando le superstizioni ed i particolarismi della cultura dominante?

Il progresso degli studi e nuove scoperte archeologiche consentiranno forse di gettare un po’ di luce su uno degli enigmi più affascinanti della storia medievale e non solo.


(1) La tradizione diceva che le ossa del Signore fossero state ritrovate nei sotterranei del Tempio di Gerusalemme da Hugues des Payns negli anni antecedenti la fondazione dell’Ordine Templare e che le reliquie fossero state dal Gran Maestro traslate in Linguadoca con la connivenza di papa Gelasio II.


Fonti:

U. Cortesi, Leggenda e storia delle sette sorelle

Cronologia dei papi e degli antipapi
D. Icke, Il segreto più nascosto
B. Marillier, I Templari
R. Pinotti, Dei dallo spazio
R. Terzoli, Il codice degli dei
Zret, Dante era un eretico

16 febbraio, 2006

Croce e "giustizia"

È di ieri la sentenza di un giudice che ha rigettato l’istanza di due genitori i quali si erano rivolti alla magistratura affinché fosse tolto il crocifisso dall’aula di una scuola in cui studia la figlia. La madre dell'allieva è finlandese ed ha interpretato l’esibizione del crocifisso, all’interno di un edificio pubblico, come una mancanza di rispetto per chi non professa la religione cattolica, tanto più grave perché lo stato italiano dovrebbe essere laico, mentre de facto privilegia la setta di Roma.

Il giudice ha motivato la sua decisione, spiegando che il crocifisso incarna non solo valori religiosi cristiani, ma anche civili (sic).


Come spesso accade, sia i fautori della croce negli edifici pubblici sia i contestatori ignorano che tale simbolo, di cui il “cristianesimo” si appropriò tra VIII e IX secolo, di cristiano non ha quasi nulla. Esiste, infatti, un antico mito che narra di Osiride crocifisso dal malvagio dio Seth. Ancora una volta, se si desidera trovare l’origine di una credenza e di un emblema, bisogna risalire all’antico Egitto ed alla Sumeria. Tuttavia, nonostante la violenza, quella crocifissione è in realtà una trasfigurazione di un fenomeno precessionale. D’altronde anche i vangeli adombrano significati astronomici: i tre magi sono le stelle della cintura di Orione, i discepoli del Messia sono dodici come le costellazioni, in seguito diventano settantadue, poiché tale numero equivale agli anni che occorrono al sole per spostarsi di un grado lungo lo zodiaco.

Rebus sic stantibus, vorrei sapere quali valori incarna la croce. Forse il giudice intendeva riferirsi a valori meramente numerici di tipo precessionale? Dubito che sia una persona addentro ai miti antichi, così come non lo sono quei “cristiani” improvvisati e rozzi che brandiscono la croce soltanto perché, interiormente vuoti, avvertono l’incoercibile bisogno di attaccarsi a vuoti simboli, ignorando che il “cristianesimo” è un culto solare e pagano sotto mentite spoglie.

Dunque ideali e principi c’entrano in questa diatriba quanto i valori nel partito di antonio di pietro “l’italia dei valori”.

Infine credo che, se proprio si è conservato un briciolo di fiducia nella “giustizia”, bisognerebbe impiegare energie e risorse per più nobili cause. Ad esempio, si potrebbe denunciare la criminale attività relativa alle scie chimiche.

Dubito, però, che un magistrato sarebbe tanto sollecito nel pronunciarsi. Dubito soprattutto che i gazzettieri darebbero tanto risalto ad una denuncia su questo ben più importante tema.


Fonti:

G. De Santillana, H. Von Dechend, Il mulino di Amleto

D. Icke, Il segreto più nascosto

R. Terzoli, Il codice degli dei

Il disco di Nebra ed il toro celeste, articolo di prossima pubblicazione, che contiene una nuova interpretazione del significato attribuibile all’ankh, la croce egizia della vita.

15 febbraio, 2006

N.A.S.A. Secret transmissions smoking gun U.F.O. revealed Martins Stubbs

U.F.O. filmati dalla N.A.S.A.

Clicca qui per visionare il filmato.

**Straker**

During this end of the century the man became unaware of his on space and still beliave that we own the universe. Well , this cable guy manager find out stuning images of the space with cameras that belong nasa . Thanks to google we are about to make this video available worldiwde and martins stubbs must be happy with it. Canahan as well. The true is out there guys . The revalations of apocalipse is inside this movie .

14 febbraio, 2006

Bar sport

Absit iniuria verbis

Chi ha la sfortuna di abitare vicino ad un bar non solo è assordato dagli avventori che berciano come indiavolati, quando seguono una partita di calcio, ma talora purtroppo riesce a captare qualche frammento di conversazione. In tal modo si può attingere a tutto un abominevole repertorio di corbellerie, fandonie, luoghi comuni, reazioni pavloviane che disgusterebbero pure un sociologo avvezzo a studiare la psicopatologia della massa, anzi della gentaglia.

Qualcuno, convinto dagli scaltri persuasori neanche tanto occulti, grida che bisogna ricorrere all’energia nucleare, poiché le fonti alternative non possono coprire il fabbisogno italiano; un altro accusa belzebusconi di ogni nefandezza, mentre tesse un commosso elogio del prode prodi; un altro ingiuria il prode prodi e pronuncia un reboante panegirico di belzebusconi… Un altro, nuovo Virgilio, esorta: Paulo maiora canamus, trattiamo argomenti più elevati. Ecco allora le immonde, oscene chiacchiere sul calcio, i giocatori milionari, gli allenatori incapaci, gli arbitri faziosi, i presidenti corrotti ed avidi…

Basta!!! Codesta feccia della società non è nemmeno degna di un paragone con la plebe romana cui gli edili ammannivano panem et circenses. Infatti il popolino di Roma dimostrava, a volte, un sapido senso dell’umorismo, che manca completamente a questa ciurmaglia lobotomizzata dalla televisione e dai “politici”. Inoltre il sottoproletariato della Roma antica sapeva benissimo di non contare nulla, che le decisioni erano assunte dai disonesti “optimates” (veri democristiani ante-litteram) e semmai, furbescamente, cercava di trarre il maggior beneficio possibile dalla situazione contingente; invece la marmaglia del bar è pure persuasa di poter influire sulle scelte politiche con il voto. Poveri illusi!

Intanto, mentre la gente della mescita smanaccia, si agita, s’infervora per far valere le sue stupide tesi, diabolici aerei sorvolano la città spargendo sostanze chimiche letali. I governi, infatti, pensano che il volgo cui promettono posti di lavoro, lotta all’immigrazione clandestina, alla criminalità, protezione (sic) dell’ambiente… debba essere eliminato. Non si accorgono che la gentaglia, anche se sembra viva, è morta, defunta.

Il bar non è Bar sport, ma Bar mort.

13 febbraio, 2006

Angela ed il demone

È noto che Piero Angela è considerato da molti un eccellente divulgatore scientifico, da altri, invece, uno scettico radicale incapace non solo di comprendere tutti i fenomeni che esulano dall’empiria, ma anche di accostarvisi con un obiettivo spirito d’indagine. In realtà Angela e tutti quelli come lui, esponenti in Italia del famigerato CICAP, ridicolo scimmiottamento di un’analoga organizzazione d’oltreoceano, il CISCOP, non sono soltanto i paladini di una “scienza” tardo-ottocentesca, di un positivismo attardato, ma pure degli scaltri occultatori di verità scomode.

Essi, infatti, sanno che alcuni studiosi di frontiera, hanno elaborato teorie in contraddizione con le “leggi” note. Costoro non ignorano che, dietro concetti come la fusione fredda, la materia oscura, l’ammasso di carica, persino l’influsso del sole sugli esseri viventi… (1) si celano possibilità che rischiano di mettere in discussione sia i dogmi della loro “infelice scienza”, sia una consolidata visione del mondo, in cui, ad esempio, ad una causa deve corrispondere un effetto. Angela e la sua genia conoscono quali conseguenze destabilizzanti potrebbe avere la diffusione di cognizioni e teorie non ortodosse. Sono perciò in mala fede e questo è dimostrato da un fatto: mentre da un lato profondono energie e tempo per dimostrare che i fenomeni preternaturali non esistono, nel caso di questioni storiche o di attualità neppure molto complesse, per le quali potrebbero applicare la loro qualità investigative, si dimostrano del tutto inetti, come un bimbo di tre anni di fronte ad un passo della Politeia di Platone. (2)

Gli esponenti del CICAP ed i loro simpatizzanti non sono soltanto gli accaniti detrattori del “paranormale” (sic), ma segnatamente i guardiani dell’establishment, anche perché la “scienza” ha spesso collaborato e continua a collaborare con il potere, ma non in nome della conoscenza, bensì della mistificazione e della censura. La gente dev’essere tenuta nell’ignoranza, che è un perfetto instrumentum regni. Non sarà certo con qualche didascalico esperimento da laboratorio di liceo che il vero sapere potrà progredire. Il vero sapere, infatti, non è un mero accumulo di nozioni, piuttosto la propensione ad interrogarsi ed ad interrogare il mondo, un insieme di ipotesi, più che di certezze. Dunque bisogna saper ascoltare, in primo luogo, quel daìmon socratico in noi e fuori di noi, che non è la voce della coscienza, secondo una volgare interpretazione, ma semmai qualcosa di simile al genius romano.

Orbene, è evidente che Angela e tutti i necrofori di codesta “cultura” defunta, sono corpi inerti non avvivati dalla fiamma del daìmon.


1) Sull’astrologia si vedano gli studi di Maurice Cotterel.

2) Cfr Ne sarebbero CICAPaci? all’interno di Zretblog.

Approfondimenti:

Superquark super partes?

10 febbraio, 2006

Analisi e catalisi

Absit iniuria verbis

Analisi etimologicamente vale “scioglimento”. Dunque analizzare significa districare dei nodi, cioè sciogliere delle difficoltà concettuali per comprendere. Per comprendere che cosa? I problemi della realtà. Il problema è letteralmente ciò che viene posto, anzi gettato innanzi. Purtroppo tale capacità intellettuale è dote assai rara, oggi giorno: infatti la mente dell’homo “sapiens” è quasi sempre atrofizzata, ottusa, inerte. I messaggi raggiungono direttamente il cervello rettile, senza passare attraverso la coscienza, ma stimolando impulsi primordiali. Le nefaste conseguenze di questa degenerazione del pensiero umano sono purtroppo tangibili ed evidenti. Un esempio per tutti: ieri belzebush si è vantato, affermando che l’”intelligence” ha sventato, in questi ultimi tempi, molti attentati, uno dei quali aveva per oggetto un grattacielo di Los Angeles. Orbene, una frottola così clamorosa e spudorata è creduta da milioni di persone nel mondo, come se la C.I.A. ed altri agenzie simili esistessero per combattere il terrorismo e non per perpetrare atti criminali.


Transeat… Che cosa ci si può attendere dal popolino? La marmaglia accusa di essere un visionario chi gli addita le scie chimiche che tramano il cielo e poi accetta come verità inoppugnabili le contraddittorie, inverosimili, grottesche fandonie dei potenti.

Tuttavia tale distruzione cerebrale affligge anche molti “intellettuali”: ad esempio, umberto eco, nel suo infinito e patetico ecocentrismo, si gloria di aver confutato le tesi centrali del celebre saggio di Guènon intitolato L’esoterismo di Dante. Mi sganascio dalle risa. Ancora una volta il nientologo, come nel caso della sua interpretazione concernente la Lettera a Cangrande della Scala, dimostra di non aver compreso alcunché né dell’Alighieri né della cultura medievale.(1)

A questo punto se costoro, i beoti del volgo, ma anche gli pseudo-intellettuali, non sono in grado di analizzare il mondo ed i fenomeni culturali, come si può sperare che un giorno anche lontano, possiederanno i presupposti per una catalisi, ossia per accelerare i processi interpretativi della realtà in modo da rompere ipso facto gli schemi che la falsano o la offuscano, rivelando la verità, per quanto essa possa essere dura e sgradevole?

(1) Vedi Un po’ di Ecologia.

09 febbraio, 2006

Le antiche religioni dell'Iran (articolo di Andrea Claudio Galluzzo)

Gli dèi dell'antica religione iranica - il supremo Mithra, Ahura Mazda e la dea Anahita - costituiscono il fondamento del credo zoroastriano. Secondo Zarathustra si doveva venerare soltanto Ahura Mazda (da cui deriva "mazdeismo", l'altra espressione usata per indicare la religione fondata da Zarathustra), poiché egli, Signore Saggio, personificava il principio del bene e della luce, contro il male e l'oscurità rappresentati da Ahreman, il diavolo. I quattro elementi (fuoco, terra, acqua e aria) sono considerati sacri dalla religione zoroastriana e i fedeli hanno il compito di proteggerli dall'impurità.

Il fuoco, in quanto simbolo della luce e della purezza, svolge un ruolo importante nelle attività cultuali sin dall'età achemenide, tanto che gli zoroastriani sono anche chiamati "adoratori del fuoco". Lo stesso particolarissimo culto dei defunti della religione zoroastriana deve ricondursi all'esigenza di tenere lontana l'impurità dai quattro elementi sacri. Poiché ogni cadavere è considerato impuro, esso non può essere seppellito nella terra o nell'acqua né può essere bruciato.

Il significato della parola "Mithra", il nome del dio della luce e del sole, massima divinità del pantheon dell'antico Iran, può essere tradotto con "contratto". Il dio, infatti, era patrono dei contratti, dei giuramenti e, in generale, della verità. Secondo l'insegnamento di Zarathustra, Mithra aiutava Ahura Mazda nella sua perpetua lotta contro il male. La fortuna di Mithra fuori dalla sua terra d'origine è un fenomeno particolarissimo; noto sin dal periodo achemenide (VI-IV secolo a.C.), il culto di Mithra si diffonde dalla Persia all'India e a tutto il Vicino Oriente, per giungere fino in Grecia e, in seguito, in Italia. I Romani lo diffusero, in quanto dio dei guerrieri, nelle province imperiali dell'Europa centrale e occidentale. Quando il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell'impero romano, sui luoghi di culto sotterranei del dio di origine persiana vennero edificate le chiese. Anahita è l'unica divintà femminile del pantheon antico-iranico, descritta come una ragazza dall'aspetto bello e forte, nella cui figura confluiscono alcuni aspetti delle antiche divinità babilonesi, che venivano ancora venerate in Persia fino al regno di Serse I (486-465 a.C.).

Il nome Zarathustra, in lingua avestica, è di incerto significato: forse significava conduttore di cammelli (il persiano più tardo usa la forma Zardusht, i Greci lo avrebbero mutato in Zoroastres, che in lingua italiana divenne "Zoroastro"), Zarathustra, intimamente connesso dal suo stesso nome ai modi di vita delle antiche popolazioni del mondo iranico, fu il grande profeta e riformatore religioso vissuto nella prima metà del I millennio a.C., che la religione mazdea (dal nome divino di Ahura Mazda, il "Signore Saggio") riconobbe come proprio fondatore.

La raccolta dei testi religiosi mazdei si chiama Avesta; probabilmente essa fu redatta in forma scritta in epoca sassanide (IV-VI secolo d.C.), anche se il clero del tempo, demonizzando la figura di Alessandro, attribuiva al Macedone la responsabilità di aver massacrato e disperso le comunità dei fedeli e bruciato i testi sacri dei periodi precedenti. La tradizione zoroastriana attribuisce al profeta la composizione in prima persona di 5 canti o gatha che formano 17 dei 72 capitoli della più antica sezione dell'Avesta, chiamata Yasna ("venerazione, sacrificio"). I canti verosimilmente composti da Zarathustra sono il nucleo più antico e venerato dell'intero Avesta.

La patria di Zarathustra è variamente identificata nelle pianure della Battriana (oggi in Afghanistan settentrionale), del Sistan (diviso tra Iran, Pakistan, Afghanistan), della Margiana (oggi in Turkmenistan) o nei territori delle antiche satrapie persiane della Chorasmia (l'attuale regione del Khorassan iraniano) e dell'Arachosia (regione di Kandahar, Afghanistan). Circa il tempo, la Chiesa mazdea convenzionalmente colloca Zarathustra "258 anni prima di Alessandro", ma gli specialisti oscillano oggi tra il X e il VII secolo a.C. Al di là dei problemi storici, Zarathustra fu un grande riformatore etico e religioso, capace di influenzare la religiosità del mondo iranico e, di riflesso, del mondo intero per i millenni che sarebbero seguiti.

Fonte: www.galluzzo.it

08 febbraio, 2006

Vuoti voti

È ormai prossima la rappresentazione di quella farsa definita ampollosamente consultazione elettorale. È ovvio che il voto, se mai ha avuto un senso, oggi è svuotato di qualsiasi valore e non solo perché dietro i vari simboli (rose nel pugno, ramoscelli d’olivo, garofani, fiamme tricolori, bandiere tricolori e bric a brac vario) operano personaggi del tutto incompetenti e screditati, ma anche in quanto tutti codesti omiciattoli non decidono né decideranno mai alcunché: infatti essi sono dei pupi siciliani che si sfidano ognora a singolar tenzone, ma sono manovrati dal burattinaio di turno.

Bisogna capire che i governi non ci rappresentano, non rappresentano gli interessi dei cittadini, ma solo i loro e quelli di oscuri potentati di cui sono totalmente succubi.

Perché votare dunque? Per farsi avvelenare con le scie chimiche da qualcun altro? Per farsi spillare quattrini da qualche altro gabelliere? Per farsi imbrogliare da qualche altro ciarlatano?

Perché ascoltare questi ipocriti che disquisiscono di valori, di diritti, di etica, laddove interessa loro solo il denaro ed il potere?

Perché ascoltare il sommo orefice, “Benedetto” XVI, che esorta a rispettare la vita dal concepimento (tra l’altro, ignorando l’insegnamento di Tommaso D’Aquino) alla morte, quando, con plateale doppiezza, egli, in quanto sordido esponente della sinarchia, non accenna neppure al problema delle scie chimiche, delle banche armate, del coinvolgimento della chiesa in losche operazioni politiche e finanziarie?

La contraccezione è un omicidio; invece lo spargimento di malattie e di morte, attraverso sostanze tossiche è un’azione lodevole, meritoria. Non è vero, “Benedetto”, sepolcro imbiancato, ipocrita, Tartufo, impostore, bugiardo?!

Perché schierarsi con il messia di Arcore o con il maestrino di Bologna?

Sono solo due ridicole marionette.

In rilievo: sciechimiche.com un anno dopo

Sciechimiche.com compie un anno.
E' trascorso un anno dalla creazione di Sciechimiche.com ed è d'obbligo fare un sommario, delle considerazioni, e trarre alcune conclusioni.

Sono oramai circa otto anni che chi scrive è a conoscenza della mostruosità nota come "scie chimiche". Ci si sente, quindi, in grado di fare considerazioni meditate e a sanguefreddo.
La gravità del fenomeno colpì subito. Ma siccome se ne venne a conoscenza negli Stati Uniti, si pensò che fosse un altro degli esperimenti aberranti che il governo federale ha spesso, per sua propria ammissione, compiuto sulla propria popolazione.

Ma quando presto si scoprì che il fenomeno ha scopo planetario (con la possibile eccezione, sembra, di alcuni paesi islamici), la enormità dell'operazione emerse in proporzioni inaudite.
Inoltre, si constatò che il fenomeno non costituisce solo un deturpamento estetico della natura, ma inoltre influisce in maniera estremamente debilitante su tutte le facoltà psicofisiche. Sebbene tutti ne risentano, alcuni ne sono influenzati in modo più marcato ed estremo. Per costoro, le scie chimiche hanno rovinato la vita. Non è quindi possibile, anche volendolo, ignorare il fenomeno, che anzi e' oramai realtà quotidiana. A molte persone sono continuamente diagnosticati mali dalla nomenclatura bizzarra e svariata, che sono in realtà dovuti a reazioni estreme alle sostanze tossiche e, probabilmente, ai campi elettromagnetici associati alle operazioni di aerosol.

Coloro che non manifestano reazioni macroscopiche, sono comunque a loro insaputa portati ad uno stato di apatia, passività e meccanicità emotive. Inoltre vi sono altri effetti che colpiscono tutti, come ad esempio la riduzione statistica della spermatogenesi negli uomini, e disturbi del sonno. Si tratta di un attacco su scala planetaria contro la compagine biologica dell'essere umano, con la morte di fauna e flora come danno collaterale.

Dopo la scoperta del fenomeno e dopo la constatazione dello scopo planetario di questo, il terzo elemento di "shock" iniziale fu l'amara esperienza del disinteresse, se non ostilità, del cittadino medio di fronte all'allarme lanciato. Ora questo fatto appare ben grave: ci troviamo di fronte ad un attacco senza precedenti contro il genere umano ed il pianeta stesso, ma ciò che è forse ancora più stupefacente, gli attaccati se ne disinteressano e anzi mostrano spesso ostilità nei confronti di chi lanci l'allarme, mentre al tempo stesso, centinaia di velivoli clandestini sorvolano e rilasciano micidiali veleni nei cieli di tutti, riducendo milioni allo stato di automie relitti umani. Vi sono infatti elementi per ritenere che tali comportamenti apatici siano in buona parte causati dagli aerosol stessi e tecnologie annesse, tuttavia bisogna anche ammettere una certa dose di responsabilità individuale di un tipo umano che in fondo, inconsciamente, vuole e accetta di essere niente altro che bestiame da soma e da macello.

Occorre, quindi, in primo luogo, che l'essere umano si scuota da tale ipnotica accettazione del ruolo di bestiame,di vittima, di soggetto.

In secondo luogo, la logica non lascia alternative alla conclusione che esiste un governo occulto mondiale, che esiste una cospirazione, che i governi parlamentari sono fantocci decaduti di ogni autorità, che i rapresentanti politici e militari sono colpevoli di alto tradimento, e che gli autori di tale enorme, inaudito, mostruoso crimine contro l'umanità capiscono solo il linguaggio della forza.
Occorre lanciare l'allarme e smuovere milioni di persone. Ma ciò non basterà, sarà solo l'inizio.

Con L'ERA DELLE SCIE CHIMICHE, nessuna fiducia può essere più accordata ai nostri governi. Essi sono decaduti di ogni autorità. Sono illegali, fuorilegge.
Sono in guerra contro la popolazione e la guerra sono loro ad averla iniziata. E la popolazione ha il sacrosanto diritto all'AUTODIFESA.

Che ciascuno capace ancora di pensare tragga le proprie conclusioni.

7 febbraio 2006 -- sciechimiche.com
Fonte: http://sciechimiche.com/

07 febbraio, 2006

Jesus and Siddharta

Some scholars, by studying Thomas’ gospel and other traditions, have found some similarities between Jesus’ doctrine and Siddharta’s teaching. We must clear up: either Jesus? The spiritual teacher or the political leader? The first, without doubt, that mysterious Messiah who pronounced the “mountain speech”. Even if, in the four gospels that “christian” church chose during the third century, many words must be referred to the mystic teacher, the “protagonist” is the jewish leader who perhaps died crucifixed. That’s why to study the real Jesus means to investigate about an almost unknown personage.

In reading Thomas’ gospel, which probably contains many Jesus’ words, we can find a treasure of wisdom and knowledge, a forgotten doctrine, far from the official education made of sense of sin, Hell, punishment etc. In fact this text teach us the worth of “gnosis”, i.e. a deep meaning that is either inside of us or all around. With an extraordinary wit, Jesus lead us to break all the appearances and prejudices. He tries to wake the disciples up, because they think by means of schemes: male and female, light and darkness, right and wrong, inside and outside.

This doctrine sometimes is similar to Buddha’s one. How we can explain this? Did Jesus went to India, when he was young? Did he learn something about ancient Siddharta’s philosophy in that country? Some legends tell that Jesus went to India, after the riot against Roman dominion failed. Somebody tells that he, after living many years, died there. Some one saw his tomb. Thomas, may be Jesus’ brother, reached India too, where he created a famous community. Is it a coincidence? I don’t know and I think it’s not important. Historians will study legends and facts to try to discover the truth.

What I know is this. If mankind, instead of listening to some false or ambiguous words coming from Christ, the political leader, or Mohamed, read Thomas’ gospel, with its irony, undestanding and love, now we should comprehend that “two could become one.”

Unfortunately nobody cares about it. Besides he foresaw this situation when he said:“In the past, I didn’t revealed what you wanted to know. Now I would say those things, but you don’t ask me anymore”.

Primitivi? Una riflessione di Massimo Fini sull'universalismo

Mi sia permesso di osservare che è dai monoteismi, sia religiosi, come il cristianesimo, l'islamismo e l'ebraismo, sia da quelli laici, come il comunismo, il nazismo e l'attuale idolatria che l'Occidente ha di sé stesso e dei propri "valori", cioè dagli universalismi, che sono sempre venute le peggiori intolleranze ed i più devastanti bagni di sangue.

Dio, se c'è, benedica il relativismo culturale e lo spiritualismo animista dell'Africa nera che è dotato di un'ironia e di un'autoironia di cui né il cristianesimo né l'islamismo né l'arrogante monoteismo laico dell'Occidente attuale, si sono mai dimostrati capaci.

Fonte: www.gazzettino.it L'editoriale è pubblicato anche da www.comedonchisciotte.org

05 febbraio, 2006

Fuoco alle polveri

Il governo occulto mondiale, con i suoi agenti che operano un po’ dappertutto, dopo aver inasprito le relazioni tra Iran e nazioni occidentali, per la nota vicenda del programma di sviluppo nucleare, come avevo preconizzato nell’articolo “L’”ira” dell’Iran (vedi sotto), sta ricorrendo al ridicolo ma efficace espediente delle vignette su Maometto, per fomentare gli odi da una parte e dall’altra. Così, facendo il gioco dei soliti scaltri burittanai, le masse, nella loro incommensurabile stoltezza ed ignoranza, sia quelle “islamiche” sia quelle “cristiane”, si precipitano verso l’abisso, convinte di combattere per i valori (?) in cui credono... o credono di credere.

Le “idi di marzo”, come le ha definite giustamente Tom Bosco, direttore della rivista Nexus, sono vicine, mentre le due inciviltà, sul punto ormai di scontrarsi, a causa del loro strabismo, vedono l’antagonista là dove non esiste, poiché il vero nemico è in alto, sia in senso reale sia in senso metaforico. Il vero nemico sorvola, nell’indifferenza generale, le aree abitate con aerei cisterna ed altri velivoli, per spargere sostanze chimiche che, oltre ad essere dannose per l’ambiente e per le persone, servono anche a rendere più efficienti le radiotrasmissioni a fini militari. Il vero nemico alligna, come una mala pianta difficilissima da sradicare, tra i vertici degli esecutivi, delle multinazionali, degli apparati di potere.

I guerrafondai hanno dato fuoco alle polveri e presto – temo – la “sardana si farà infernale”. Tuttavia, se a pagare lo scotto di questa infinita stupidità fossero la marmaglia ed i signori della guerra, non ci angustieremmo più di tanto, ma purtroppo sappiamo che non è così…

Intanto aspettiamo il prossimo atto della tragedia, sperando in un improbabile deus ex machina.


(...) È evidente che Ahmadinejan sta recitando una parte e la sta recitando molto bene, se la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, dei pennivendoli, dei commentatori politici ha, ancora una volta, abboccato. Anche molti altri uomini politici sostengono il loro ruolo, mentre il pubblico scambia per realtà una macabra finzione.
Non resta che assistere ai prossimi atti del dramma: il testo prevede una tensione viepiù crescente, con U.S.A. ed Unione europea che esercitano pressioni affinché l’Iran rinunci al suo programma nucleare, un irrigidimento del paese a maggioranza sciita, alcune risoluzioni dell’O.N.U… Gli altri atti e l’epilogo si possono facilmente immaginare (...).

03 febbraio, 2006

Così parlò Ptaah

Edward Albert Meier, più conosciuto come Billy Meier, è il discusso contattista svizzero, i cui abboccamenti con Semjase, attraente creatura del pianeta Erra, nella costellazione delle Pleiadi, cominciarono il 28 gennaio 1975. Oltre a Semjase, Meier incontrò Ptaah, il di lei padre. I rapporti con i Pleiadiani si protrassero per vent’anni.

Il contattista elvetico instaurò un costante dialogo con i Pleiadiani da cui apprese, oltre ad insegnamenti scientifici ed etici, molte anticipazioni su eventi futuri. L’incredibile serie di profezie adempitesi dovrebbe riabilitare il tanto vituperato contattista, sempre che la cronologia delle previsioni non sia stata alterata dagli autori dei libri vicini al noto “guru”. Finora, a differenza di quanto è avvenuto a proposito delle fotografie di cui si è dimostrata in non pochi casi la falsità, mentre altre istantanee potrebbero essere autentiche, non mi consta che alcun ricercatore sia riuscito a dimostrare che le prolessi sono profezie post eventum. In ogni caso, la prudenza è d’obbligo e l’intera questione va presa con beneficio d’inventario.

Nel febbraio del 1975 e nel settembre dello stesso anno, Meier ricevette da Semjase una comunicazione con cui i Pleiadiani mettevano in guardia dal rischio di degradazione che correva l’ozonosfera a causa degli esperimenti nucleari. Le esplosioni, a detta della pleiadiana, avrebbero altresì provocato squilibri nella rotazione terrestre, alterazioni magnetiche, spostamento dei poli magnetici. Il depauperamento della coltre di ozono avrebbe consentito ai raggi ultravioletti di penetrare negli strati inferiori, danneggiando il plancton alla base della catena alimentare. L’avvertimento in ordine all’assottigliamento dell’ozonosfera anticipò una scoperta compiuta per mezzo dei satelliti tre anni dopo, nel 1978. Nel 1988 un rapporto divulgato dai Lawrence Livermore national laboratories annunciò che i tests atomici erano legati all’impoverimento dello strato di ozono.

Nel luglio del 1975, il contatto riguardò specifiche informazioni su Venere che includevano dati sulla composizione atmosferica, la temperatura sulla superficie, la velocità dei venti, la pressione etc. Tra l’ottobre del 1975 ed il 1981, le sonde statunitensi e sovietiche confermarono tutti i particolari.

Nel luglio dello stesso anno Semjase informò un incredulo Meier che il Monte Chimborazo in Ecuador è la vetta più alta del pianeta e non l’Everest. Ventuno anni più tardi, la pubblicazione Earth magazine avallò il tutto.

Nel febbraio del 1976, Semjase avvertì il suo interlocutore che l’estrazione del petrolio e del gas naturale dal sottosuolo e la costruzione di dighe erano tra i maggiori fattori che contribuivano all’aumento dell’attività sismica e vulcanica. Il 27 giugno, il quotidiano Good Life di Los Angeles titolò: Terremoti: legame con le trivellazioni petrolifere.

Nell’ottobre 1978, Meier descrisse l’esistenza degli anelli di Giove, asserendo che sono composti principalmente di polveri e di zolfo eruttati dai vulcani del satellite Io. Si riferì ad Io come al corpo più attivo dal punto di vista vulcanico del sistema solare, con una superficie liscia e priva d’acqua. Sostenne che Europa ha una superficie ghiacciata. Nel marzo 1979, la sonda Voyager rilevò gli anelli di polvere e le altre caratteristiche.

Nel corso dello stesso abboccamento, alcune informazioni furono casualmente carpite dal ricercatore colonnello Wendelle Stevens dell’USAF e trasmesse al maggiore Rudolph Pestalozzi e a Richard Norton direttore del Flandreau planetarium di Tucson in Arizona. Le predizioni, che furono avallate da questi tre testimoni, si riferiscono ai seguenti fatti poi occorsi: il rovesciamento dello shah Reza Pahlavi in Iran (gennaio del 79); l’invasione cinese del Vietnam settentrionale (febbraio-marzo 1979); la crisi degli ostaggi in Iran (novembre 1979-gennaio 1981); l’invasione sovietica dell’Afghanistan (dicembre del 1979); l’abdicazione della regina olandese Giuliana (aprile 1980); la morte del presidente jugoslavo Tito (4 maggio del 1980); l’eruzione del vulcano S. Elena (18 maggio 1980); l’assassinio del primo ministro indiano Indira Gandhi (31 ottobre del 1981).

Nello stesso anno, il contattista previde il lancio di un telescopio spaziale tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 e che sarebbe stata scoperta una nuova cometa cui gli astronomi avrebbero dato il nome di Toutatis. Nel 1989 astronomi francesi scoprirono un asteroide che chiamarono Toutatis, mentre nell’aprile 1990 fu lanciato il telescopio Hubble.

Sempre nel 1978, Meier nel libro La vita esiste nell’universo, affermò che si trovano alcuni planetoidi oltre l’orbita di Plutone e preannunciò che i cosmologi li avrebbero scoperti in un non lontano futuro. Nell’ottobre 2005 la BBC riportò che era stato individuato un nuovo pianeta oltre Plutone.

Nell’ottobre del 1981, Meier citò ventinove lune di Saturno originate da asteroidi. Nel novembre 2000 gli scienziati appurarono che i satelliti di Saturno sono 28 (uno in meno rispetto all’affermazione di Meier) e che probabilmente in tempi remoti erano asteroidi (...)

Fonte: Michael Horn, The Enoch prophecies from the Billy Meier contacts, articolo della rivista Nexus, dell’agosto- settembre 2004. Traduzione a cura di Zret.

02 febbraio, 2006

Guicciardini ieri ed oggi

“Quando io considero a quanti accidenti e periculi di infermità, di caso, di violenza e in modi infiniti, è sottoposta la vita dell’uomo, quante cose bisogna concorrino nello anno a volere che la ricolta sia buona, non è di che io mi meraviglio più che vedere uno uomo vecchio, uno anno fertile.”

Quello riportato è un aforisma di Francesco Guicciardini (1483-1540) tratto dai Ricordi. Mutatis mutandis, la sentenza mi pare adatta a questi nostri orribili, nefasti tempi. Infatti, quando si riflette su quanti veleni ingeriamo con gli alimenti e con l’acqua, su quante sostanze letali penetrano nei nostri polmoni a causa delle scie chimiche, diventate purtroppo ormai un fenomeno quotidiano; inoltre ogni qual volta penso a tutte le scorie nucleari rilasciate negli oceani e nell’atmosfera, a quanto sia intossicato, per tali motivi, non solo il corpo degli esseri viventi, ma anche la mente, resto sorpreso, se ancora vedo una persona godere di buona salute o una mela maturare su un ramo.


Soprattutto, però, nulla mi meraviglia quanto constatare che, nonostante il diuturno, inarrestabile assalto al pianeta perpetrato scientemente da chi preferisce distruggere la Terra che rinunciare al potere, siamo ancora vivi, anche se, forse, sarebbe meglio non esserlo.