L’altro giorno discutevo con un amico circa il tema della libertà. Prescindendo da una serie di considerazioni filosofiche sul libero arbitrio e sul destino, ma concentrando l’attenzione solo sulla libertà politica, ho sostenuto che, a mio parere, sono molto più liberi gli intellettuali e le persone che vivono in un regime totalitario rispetto ai “cittadini” di una nazione “democratica”.
Mi spiego: pochi giorni addietro le forze dell’ordine hanno arrestato dei terroristi fittizi, quasi certamente degli ingenui paramarxisti che s’illudono di poter creare una società senza classi, coinvolgendo nel loro progetto irrealizzabile qualche studente universitario. Gli scartafacci di regime e i telegiornali hanno enfatizzato la notizia relativa alle indagini che hanno consentito di sgominare questi pericolosissimi “uguali”.
È evidente che il potere aveva bisogno di demonizzare la cosiddetta sinistra antagonista e di agitare lo spauracchio del terrorismo per giustificare misure sempre più coercitive, soprattutto in vista della manifestazione di domani a Vicenza contro l’ampliamento della base militare.
Che questi terroristi non incutano terrore neppure ad un bimbo di due anni è indubbio; che si tratti della solita guerra psicologica amplificata dai media è fuori discussione, eppure… milioni di persone abboccano all’amo. Tremanti di paura, guardano alle nuove B.R. come ad una minaccia incombente, solo perché l’ha detto la televisione o l’hanno letto sul giornale. Essi non sanno che le varie forme di terrorismo sono e sono state create ed organizzate dallo stato o, nel migliore dei casi, infiltrate dai servizi i cui agenti manipolano i carbonari per poi tradirli e consegnarli alla “giustizia”. Mai sentito parlare di cavallo di Troia, di Sinone o almeno di “talpe”?
Tutti questi cretini che, in una libera e democratica nazione, reagiscono come cani di Pavlov, possono essere considerati liberi? Libertà non è forse, in primis, capacità di pensare in modo svincolato da condizionamenti esterni? La libertà di giudicare e di agire si fonda su una libertà interiore, di cui questo gregge umano è del tutto privo.
Un intellettuale di un paese dittatoriale sa che il potere mente in modo diuturno e spudorato: perciò valuta con sana diffidenza tutte le informazioni che le istituzioni propalano. Anche il semplice cittadino di uno stato tirannico guarda con sospetto alle “verità” ufficiali. L’intellettuale ed il cittadino occidentale medio, invece, si fanno abbindolare. Chi è più libero allora? Chi discerne tra verità e menzogna o chi, invece, accetta per vero, senza spirito critico, le veline? Le azioni degli uomini-iloti sono riflessi condizionati, sono risposte prevedibili a stimoli precisi. Il behaviorismo docet.
È più libero un prigioniero in campo di concentramento che, per una serie di circostanze, riesce a mantenere la sua dignità come lo scienziato russo Kozyrev, in grado di librarsi con la mente oltre la rete del gulag, piuttosto che un editorialista di un quotidiano occidentale. Costui, ammesso che sia in buona fede, ha ormai un orizzonte “culturale” ed “umano” misurabile in una ventina di pollici.
Mi spiego: pochi giorni addietro le forze dell’ordine hanno arrestato dei terroristi fittizi, quasi certamente degli ingenui paramarxisti che s’illudono di poter creare una società senza classi, coinvolgendo nel loro progetto irrealizzabile qualche studente universitario. Gli scartafacci di regime e i telegiornali hanno enfatizzato la notizia relativa alle indagini che hanno consentito di sgominare questi pericolosissimi “uguali”.
È evidente che il potere aveva bisogno di demonizzare la cosiddetta sinistra antagonista e di agitare lo spauracchio del terrorismo per giustificare misure sempre più coercitive, soprattutto in vista della manifestazione di domani a Vicenza contro l’ampliamento della base militare.
Che questi terroristi non incutano terrore neppure ad un bimbo di due anni è indubbio; che si tratti della solita guerra psicologica amplificata dai media è fuori discussione, eppure… milioni di persone abboccano all’amo. Tremanti di paura, guardano alle nuove B.R. come ad una minaccia incombente, solo perché l’ha detto la televisione o l’hanno letto sul giornale. Essi non sanno che le varie forme di terrorismo sono e sono state create ed organizzate dallo stato o, nel migliore dei casi, infiltrate dai servizi i cui agenti manipolano i carbonari per poi tradirli e consegnarli alla “giustizia”. Mai sentito parlare di cavallo di Troia, di Sinone o almeno di “talpe”?
Tutti questi cretini che, in una libera e democratica nazione, reagiscono come cani di Pavlov, possono essere considerati liberi? Libertà non è forse, in primis, capacità di pensare in modo svincolato da condizionamenti esterni? La libertà di giudicare e di agire si fonda su una libertà interiore, di cui questo gregge umano è del tutto privo.
Un intellettuale di un paese dittatoriale sa che il potere mente in modo diuturno e spudorato: perciò valuta con sana diffidenza tutte le informazioni che le istituzioni propalano. Anche il semplice cittadino di uno stato tirannico guarda con sospetto alle “verità” ufficiali. L’intellettuale ed il cittadino occidentale medio, invece, si fanno abbindolare. Chi è più libero allora? Chi discerne tra verità e menzogna o chi, invece, accetta per vero, senza spirito critico, le veline? Le azioni degli uomini-iloti sono riflessi condizionati, sono risposte prevedibili a stimoli precisi. Il behaviorismo docet.
È più libero un prigioniero in campo di concentramento che, per una serie di circostanze, riesce a mantenere la sua dignità come lo scienziato russo Kozyrev, in grado di librarsi con la mente oltre la rete del gulag, piuttosto che un editorialista di un quotidiano occidentale. Costui, ammesso che sia in buona fede, ha ormai un orizzonte “culturale” ed “umano” misurabile in una ventina di pollici.
Approfondimento: Le nuove brigate
Per lavoro, mangio fuori, cerco sempre di mettermi con la tv alle spalle (è molto tempo che non la possiedo più, non ci tengo a vederla); rimango sempre più sconcertato dalle facce ipnotizzate dei teledipendenti ormai non più pensanti.
RispondiEliminaLa tv viene messa nel novero degli elettrodomestici:
il forno cuoce per me,
la lavatrice lava per me,
il frigo conserva per me,
la tv pensa per loro...
Il "ritorno delle BR" (propinato dall'elettrodomestico per eccellenza) è uno dei tanti esempi, ormai quotidiani, di falsi pretesti per impaurire, emozionare e dirigere le non pensanti menti della massa.
La foto che hai messo rende pienamente l'idea.
Ciao
Ciao Kdreamer, che cosa aggiungere alle tue parole? Hai fotografato la realtà, una ben triste realtà.
RispondiEliminaCiao e grazie.
Perchè pensare quando c'è la TV che lo fa per te? Qualcuno ha notato come questi sedicenti brigatisti siano stati catturati mentre stavano proprio per commettere il crimine? Ancora una volta ecco che è stato trovato qualche capro espiatorio per tenere vivo l'allarme terrorismo...
RispondiEliminaE'tutta una tragica farsa televisiva: sembra un episodio del telefilm Carabbbinieri. Ciao a tutti!
RispondiElimina