“Il Jesuit footage, così denominato dal giornalista Luca Scantamburlo, è un nastro in formato VHS, della durata di circa due minuti, nel quale si nota su uno sfondo nero, l’immagine opalescente e sostanzialmente fissa, di un quarto di sfera. Il filmato appare come il collage di due spezzoni essenzialmente identici, presumibilmente parte di un filmato più lungo (...)
Cristoforo Barbato, ufologo napoletano e giornalista freelance, ricevette il filmato, via posta, nel 2000. Barbato sarebbe stato scelto, come ideale destinatario, per la serietà professionale sempre dimostrata, in particolare nelle indagini sulla casistica di Fatima. Spiacevoli inconvenienti, come intercettazioni postali, intrusioni informatiche ed altri tentativi di dissuasione a procedere negli approfondimenti dovette subire Giorgio Pattera, del C.U.N… ai tempi della pubblicazione di un articolo sui presunti programmi spaziali segreti del Vaticano.
La lettera del misterioso mittente, dal carattere antinomico, che si cela dietro lo pseudonimo di un noto Dottore della Chiesa, ha un tono che appare volutamente ambiguo e contraddittorio. Infatti, se da una parte elogia il biologo Pattera per l’intuito nell’aver compreso, unico fra gli studiosi del tempo, l’importanza della vicenda e la perseveranza nell’annodarne i fili sparsi, dall’altra esibisce l’invito a chiare lettere a “lasciar perdere”, perché la storia è semplicemente infondata (sic) e potrebbe inficiare pesantemente i rapporti fra il C.U.N. ed il Vaticano.
Torniamo a Barbato ed al suo filmato. Secondo quanto indicatogli dal suo mittente, un gesuita della Santa Sede ed appartenente al S.I.V., il Servizio Informazioni del Vaticano – in pratica i servizi segreti della Santa Sede, anche se, ufficialmente, non esistono – il nastro mostrerebbe, nella frequenza dell’infrarosso, un planetoide dalla densa atmosfera, così come ripreso da Siloe, una sonda interplanetaria appositamente inviata dal Vaticano per monitorare il percorso in avvicinamento alla Terra del corpo celeste. Il planetoide è stato chiaramente identificato dal religioso come il pianeta Nibiru ed abitato, come sanno gli studiosi di Sitchin, dagli Annunaki. (…)
Il cortometraggio, come indicato da una dicitura numerica in caratteri romani, risalirebbe al 1995, anno in cui lo strano pianeta sarebbe orbitato oltre la zona di Nettuno. La qualità del filmato appare modesta, ma questo perché si tratterebbe della copia di un originale ben più nitido, nel quale apparirebbero alcune irregolarità luminose tali da ricordare i lampi dei nostri temporali. Barbato assicura di aver verificato la propria fonte, incontrata anche personalmente, attestando che, all’epoca dei fatti, era effettivamente alle dipendenze del Vaticano. (…)
Lo scopo della divulgazione del filmato, secondo il fantomatico gesuita, sarebbe quello di rendere edotto il mondo intero del pericolo che la nostra Terra correrà nei prossimi anni per l’approssimarsi del gigantesco e misterioso corpo celeste che dovrebbe provocare cataclismi planetari di immane portata (senza dimenticare, poi, l’incognita delle reali intenzioni dei suoi abitanti). In altre parole la gente, sostiene il prelato, ha il diritto di sapere, contrariamente a come la pensano le alte gerarchie ecclesiastiche.
Esiste un interessante precedente citato da Adriano Forgione, direttore di HERA. Egli riferisce che il 10 marzo 1999, all’aeroporto di Fiumicino, il sergente maggiore dell’esercito Robert Dean gli disse che un misterioso pianeta, da lui definito Nibiru, era in fase di avvicinamento alla Terra,. Il pianeta era stato fotografato da una sonda segreta chiamata Siloe. Alcuni giorni dopo, due immagini effettivamente spuntarono; apparivano realizzate all’infrarosso e mostravano una porzione di un qualcosa di sferico, con un tratteggio luminoso e serpeggiante, su uno sfondo scuro”.
Panizza esamina il caso, soffermandosi su alcuni elementi controversi: in particolare nota che essendo trascorsi quindici anni da quando Barbato ricevette il filmato, il corpo celeste dovrebbe essere già visibile ai nostri occhi e far sentire il proprio influsso gravitazionale. Lo stesso gesuita affermò che ciò sarebbe dovuto avvenire entro i successivi tre anni, non oltre il 2004. Ora, sebbene sembra che non sia visibile, secondo alcuni, in particolare Luca Scantamburlo, il suo influsso potrebbe invece essere stato già riscontrato nel nostro sistema solare. Sarebbe, infatti, la causa dell’eccezionale attività del nostro astro, del riscaldamento di alcuni pianeti. Vediamo di ponderare tali affermazioni. Innanzitutto il ciclo solare, pur evidenziando un periodo di circa 11 anni, è variabile sia in durata (fra gli otto ed i tredici anni), ma soprattutto d’intensità”.
Panizza si chiede quindi: “Come può un corpo celeste che ha una massa 330.000 volte quella Terra subire l’influsso di un pianeta, già all’interno o nei pressi del sistema solare, non ancora visibile ad occhio nudo? A tale proposito, nel 1983 la N.A.S.A. riportò i dati rilevati dal satellite IRAS. Secondo tali dati, un corpo celeste di dimensioni superiori a quelle della Terra si sarebbe trovato agli estremi del sistema solare, ma -è importante sottolinearlo- con una traiettoria di allontanamento dalla medesima” (...)
Il Sole… fu il responsabile, con le sue fluttuazioni periodiche, di una piccola era glaciale in Europa ed in Nord America fra il 1645 ed il 1710. Non solo, il vento solare, secondo Adriano Mazzarella, responsabile dell’Osservatorio Meteorologico dell’Università di Napoli, potrebbe persino influenzare la temperatura dei pianeti ai confini del sistema”.
Nota: le fonti del presente articolo saranno indicate in calce all'ultima parte.