31 dicembre, 2007

Controllo fuori controllo

La mancanza di regole è sinonimo di coscienza di sé. (C.M.)

Ormai il controllo e la vigilanza sono diffusi dappertutto: telecamere, sistemi per la rilevazione della velocità degli autoveicoli, banche del D.N.A., scansioni della retina, microprocessori installati nei cellulari atti a localizzare la persona, anche quando il telefono è spento, droni-spia, misure antiterrorismo (???)... Queste e mille altre diavolerie sono state introdotte in modo surrettizio e graduale non solo per abituare la popolazione ad accettare questi strumenti sempre più invasivi, ma anche per spingere i gonzi a reclamare la creazione di un sistema di controllo globale sul modello di quello descritto da Orwell in 1984. Recentemente Freenfo ha tradotto un articolo intitolato Il Grande fratello in una scuola inglese. Leggiamone le parti salienti.

"Una scuola danneggiata da atti vandalici potrebbe divenire la prima controllata da telecamere a circuito chiuso. Un altoparlante in stile “Grande Fratello” potrebbe avvertire i piantagrane, come quelli che appiccarono il fuoco alla scuola primaria Peterhead's Clerkhill, durante la pausa estiva... I vigilanti che monitoreranno il sistema, potranno comunicare avvertimenti attraverso gli altoparlanti. L’obiettivo è quello di scoraggiare i teppisti. Ad una persona che getta cartacce potrebbe essere detto: 'Raccogli e getta la carta nel cestino'. Se questo sistema risulterà efficace, potrebbe essere esteso a tutto l’Aberdeenshire".

Credo che molte persone, leggendo di questa iniziativa, esprimerebbero il loro plauso: se alcuni studenti facinorosi appiccano il fuoco alle suppellettili della scuola, l'apparato di videosorveglianza consente di individuare i responsabili e di dissuadere altri discoli dal compiere atti simili. Il discorso non sembra fare una grinza.

Tuttavia, prescindendo dal discorso del controllo sempre più opprimente, voluto da chi crea i problemi e finge di risolverli con le sue levate d'ingegno, mi pare che affidare il rispetto di sé stessi, degli altri solo a misure coercitive e ad occhiute telecamere, debba essere considerato un vero fallimento della "civiltà". Soprattutto i protagonisti dell'educazione (famiglia, scuola…) in questo modo abdicano al loro ruolo di additare valori che non si possono imporre, ma devono essere vissuti e coltivati con un impegno personale. La virtù non si insegna, ci ammoniscono gli Stoici. Si può dare l'esempio, esortare a migliorare sé stessi, non costringere ad essere ciò che non si è. Questo controllo draconiano, soffocante, alla fine è controproducente. La moralità aborre dalla legalità, invenzione umana. La vera coscienza etica rifugge dalle regole.

Inasprire le norme è, alla fine, deleterio. E' come quando si tiene il dito su una falla di una diga per evitare che l'acqua erompa: più il tempo passa e più la pressione aumenta. Assodato che gli uomini ilici tali resteranno, è sempre possibile tentare di promuovere la concordia ed il rispetto reciproco con la diffusione di una cultura vera, con la valorizzazione della creatività, di un rapporto armonioso con la natura e le cose. Negli anni '90, in alcune contee inglesi furono condotti degli esperimenti: alcuni soggetti, ricorrendo ad una particolare forma di meditazione, riuscirono a determinare una consistente diminuzione dei crimini e dei suicidi. L'esperimento (prendiamo la notizia per vera) dimostra che è possibile arginare fenomeni violenti con metodi che non coincidano con l'inasprimento delle norme.

Norme, codici, regole, regolamenti, leggi... In re publica corruptissima plurimae leges, in uno stato molto corrotto le leggi pullulano. Gli stati attuali sono marci: dietro una facciata di efficienza e di moralità, si nascondono tutte le turpitudini più abominevoli e diaboliche che si possano immaginare. Il controllo eretto a panacea, (le parole "controllo" e "sicurezza" sono ripetute come un mantra dai media) è senza dubbio la più ripugnante e mostruosa fra le teste dell'Idra, il tentacolo più formidabile della piovra-sistema. Il controllo è incompatibile con i valori, con l'etica, con la cultura.

La società del controllo è solo il controllo della società.

29 dicembre, 2007

Gli U.F.O. di Lenard Walson

John Lenard Walson ha recentemente ripreso altri U.F.O.: un orb (?) in una vecchia galleria, un oggetto sulla verticale di un lampione e presumibilmente molto alto. Molto interessante è la comparazione tra gli O.V.N.I. filmati da Lenard Walson ed uno dei numerosi ordigni volanti che sciamavano attorno al cavo spezzato dello Space shuttle denominato Columbia. Il cavo si spezzò di colpo dal braccio della navicella spaziale il 25 febbraio del 1996. Agganciato al cavo era un satellite costato mezzo miliardo di dollari che andò perduto. Dopo che il cavo cominciò ad andare alla deriva, dozzine di U.F.O. luminosi, come incuriositi, si avvicinarono, come è mostrato in un video della N.A.S.A".

L'aspetto di questi oggetti non identificati può essere paragonato, secondo Lenard Walson, a quello di U.F.O. osservati durante esibizioni aeree, ad esempio, "a Goodwood, nel Sussex occidentale, il 5 settembre del 2003, durante il Festival annuale. Goodwood è una località a 60 miglia da Londra. Il disco seguitava a fluttuare al cospetto di una folla stupefatta, dando spettacolo."

Alcuni degli oggetti fotografati e filmati dallo skywatcher statunitense ricordano da vicino gli U.F.O. di Crosia (Calabria), oggetti di forma circolare, ma con il profilo dentellato e con un foro al centro dal caratteristico contorno stellare. Come nota il chimico Corrado Malanga, oggetti simili furono descritti da Kenneth Arnold nel 1947 negli U.S.A., da Antonio Villas Boas nel 1957 in Brasile.



Questi UFO mostrano una sorta di pertugio nella parte centrale: la presenza di questo "buco nero", secondo Malanga, può essere messa in relazione con effetti di natura elettromagnetica che gli oggetti producono sulle radiazioni che li colpiscono. La zona scura sarebbe quindi un'area in cui la luce (radiazione elettromagnetica) è deviata o assorbita. Il piccolo buco nero, al centro dell'ordigno, potrebbe essere l'evidenza di un sistema propulsivo gravitazionale, in grado di creare un foro "nello spazio-tempo, come la punta di un trapano o, meglio, come un corpo rotante sulla superficie del mare che genera un gorgo."


Fonti:

C. Malanga, U.F.O. e realtà fisica, Roma, 1991
J. Rense, U.F.O. videos by John Lenard Walson, part 1
Zret, Rods e scie chimiche, 2007
Id., Enormi ordigni, operazioni segrete... 2007

28 dicembre, 2007

Làthe biòsas

Làthe biòsas, vivi nascosto. Ritrarsi dal mondo e guardarlo di lontano con somma indifferenza. Non è facile: il secolo ora ci attrae con le sue scintillanti e vuote seduzioni, ora ci imprigiona tra la sua rete di incombenze, doveri e problemi. Bisogna pur buscarsi il pane. Sì, ma gli eventi ci corrono accanto frenetici come autoveicoli che sfrecciano a velocità formidabili, mentre siamo fermi ad una piazzola dell'autostrada per ristorarci un po' delle fatiche del viaggio. Viviamo qui ed altrove contemporaneamente in una sorta di sdoppiamento, vivere e guardarsi vivere come molti personaggi pirandelliani, con la coscienza che la vera esistenza è invisibile, sotterranea, falda acquifera nascosta tra le viscere della terra.

Un tempo ci interessavano molti argomenti misteriosi; oggi, sebbene avvertiamo ancora il fascino dell'ignoto e del mistero, tendiamo ad allontanarci da certi temi, un po' per diffidenza, un po' per delusione. Che cosa di decisivo e di vitale si potrà mai scoprire approfondendo quegli enigmi? Resta la filosofia che non è, come pensano alcuni, un orizzonte di disquisizioni accademiche ed erudite, ma un modo per portare alla luce le radici dell'essere, per scavare nella realtà, per tentare di dipanare la matassa delle contraddizioni. Trovare una via d'uscita, prima che sia troppo tardi, un ubi consistam. Questa è la filosofia. E' filosofico ogni istante. Ogni istante è un interrogativo, un arcano irripetibile, una sfida, un'incognita tremenda... Dopo? Quel punto interrogativo che s'inarca come un uncino solo per graffiare il blank bianco della pagina.

Intanto sfumano nell'indistinto molte azioni e parole altrui: si diventa, se non più saggi, noncuranti, distaccati, estranei ad un tempo che non ci appartiene. Che importa? Tutto è vanità, anche l'essenziale. Ci si allontana, come quei viandanti che si incamminano nella nebbia: un po' alla volta la loro figura si dissolve, si confonde con la bruma, svanisce...

Vivi nascosto, pur al cospetto di tutti, attore di una tragicommedia vicina all'epilogo. Cala il sipario. Silenzio.

27 dicembre, 2007

Pianeta o penitenziario?

Saluto e ringrazio Massimo Santacroce di Scie persistenti su Milano: da una conversazione con lui, infatti, è scaturita questa breve riflessione.

Perché siamo qui? Che cos’è il pianeta terra? Si potrebbe considerare una prigione all’interno del cosmo dove sono confinati gli esseri più malvagi e turpi dell’universo. Questi esseri, al tempo stesso, carcerati e carcerieri, a loro volta, tengono l’umanità prigioniera, sfogando brutalmente la loro stizza sui detenuti. Perché siamo qui? Siamo forse stati incatenati a questo mondo per una colpa ancestrale, di cui, però, non ricordiamo nulla. Se il pianeta è un penitenziario, quando sentiamo il peso di ceppi invisibili, significa che abbiamo preso coscienza della nostra condizione di ergastolani. Bisogna allora trovare il modo di evadere.

La terra potrebbe essere una sorta di scuola, come ritengono alcuni, dove, attraverso lezioni ed esperienze per lo più dolorose, si apprende come migliorare sé stessi col fine di un’elevazione etica e spirituale.

Siamo qui per caso o abbiamo una missione da compiere, un compito da adempiere, anche piccolo, almeno all’apparenza? Emily Dickinson, la solitaria ed introspettiva poetessa statunitense, in una sua lirica descrive un uomo che raccoglie un pulcino caduto dal nido, riflettendo sulla vitale importanza di quel semplice gesto di chi prende delicatamente tra le mani il nidiaceo e lo colloca nel suo rifugio di fuscelli e di foglie. Ha salvato una vita. Era solo la vita di un volatile: obietterà qualcuno. Chi ha stabilito se possieda più valore l’esistenza di un animale o di un fiore o quella di un uomo? La vita è quella linfa che scorre dappertutto: gli atomi che compongono lontane galassie sono identici a quelli che danzano nel cuore pulsante di una persona.

Un filo invisibile ci lega (ciò è molto controverso e non facilmente accettabile: vedrò di esaminare questo aspetto, appena potrò) e ci unisce in un cerchio di stelle. Il Male è l’Arconte del pianeta-ergastolo: che cosa abbiamo fatto per tentare di donare un sorriso? Pensare che tutto sia casuale ed insensato conduce allo scoramento, alla disperazione: qualcosa dovrà pur significare questo percorso ad ostacoli. Un senso dovrà pur celarsi tra gli anfratti della vita, come un diamante corrusco e prezioso nascosto nelle viscere oscure della terra o come un minuscolo seme da cui è destinata a germogliare una pianta bellissima.

26 dicembre, 2007

Come mosche

Absit iniuria verbis

Con una prosa abominevole (neanche l’ultimo degli studenti si esprime in modo tanto sciatto) il presidente della "repubblica", Giorgio Napolitano, afferma la necessità di reperire nuove risorse per le missioni di "pace" all'estero. Il dottor Balanzone si reca in visita ai militari italiani in Afghanistan, dove i soldati sono impegnati in un'operazione "umanitaria" per garantire alla popolazione sicurezza ed un minimo di benessere. I radicali ed altri ebeti plaudono all'iniziativa dell'O.N.U. (Organizzazione dei nazisti uniti), la cui assemblea ha approvato, a maggioranza, una moratoria sulla pena di morte. Il papa, l'adoratore dei malefici Arconti, loro vicario sulla terra, accoglie in Vaticano, l'ex primo ministro britannico, il funesto Bliar, convertitosi al cattolicesimo, in realtà un culto luciferino.

Intanto le città, per la gioia dei fulminati, si riempiono di rutilanti luminarie, tra le quali non mancano squadre massoniche e stelle a cinque punte un po' inclinate affinché assumano aspetto e significato diabolico.

Nel periodo natalizio, l'ipocrisia che già caratterizza quasi tutte le istituzioni ed i media di regime, tocca livelli parossistici. E' un'ipocrisia associata a scaltrezza mefistofelica che occorre smascherare: i radicali hanno trovato il modo per raggranellare quattrini, poiché chi vuole sostenere le loro inutili, tartufesche campagne contra le condanne capitali, può versare un obolo tramite cellulare o telefono fisso. Elargire anche un solo centesimo a questi "rivoluzionari" da salotto, fiancheggiatori dell'Impero di USAtana, è azione imperdonabile.

La televisione e gli scartafacci della sinarchia presentano questi eventi come fossero azioni lodevoli, fiori all'occhiello dei nostri benevoli e saggi reggitori. E' fondamentale non credere a codesti automi senz'anima, schiavi dalla mente controllata, programmati per ripetere dolciastri bugie, simili a confetti avvelenati. Sappiamo bene, infatti, che le loro sono turpitudini, esalazioni mefitiche che promanano da avelli imbiancati che cominciano a scoperchiarsi. I governanti ed i loro servili portaborse osano continuare a negare la realtà e l'evidenza delle scie chimiche, commissionando articoli beceri e falsi, per tentare di screditare i ricercatori, per distruggere la verità. Sono patetici. Paiono mosche che sbattono in continuazione contro un vetro per tentare di uscire all'aperto.

Non so se la fine di questi maramaldi e dei loro caudatari (speriamo che almeno qualcuno si ravveda quanto prima) sia prossima o lontana: so comunque che sarà una fine ingloriosa, meschina, disonorevole.


Articolo correlato:

Freenfo, C'è qualcosa di più generale ed unitario, 2007

24 dicembre, 2007

Speranza

Nietzsche considerava la speranza il peggiore dei mali, perché essa continua a tenere gli uomini sulla corda, ad illuderli, quindi ad ingannarli. Inoltre la speranza proietta la vita in un futuro incerto, precario, chimerico, distogliendo gli uomini dal vivere qui ed ora in modo intenso.

Non è un caso se la speranza era contenuta nel vaso di Pandora, vaso da cui si sprigionarono tutti i mali che affliggono l'umanità da quando essa calpesta la Terra. Come dar torto al filosofo tedesco? La speranza assomiglia a quei ganci cui sono appesi i quarti di bestiame nelle macellerie. E' un sentimento cui ci aggrappiamo non per vivere, ma per sopravvivere. Ormai defunte le certezze metafisiche, è difficile trovare una persona che consideri la speranza "uno attender certo de la gloria futura, il qual produce grazia divina e precedente merto". (Paradiso, Canto XXV). E' inevitabile che in una vita non sorretta da una fede tetragona, la speranza trascolori in qualcosa di più indistinto, simile ad un effluvio che avvertiamo appena all'improvviso e che ridesta un ricordo piacevole.

Quante volte la speranza si confonde con l'illusione e l'illusione è un gioco, etimologicamente, quindi un tragico gioco, un inganno. Ci si pasce così di illusioni, ci si perde in futili reverie, insofferenti di questa "realtà" nuda, dura e gelida come un blocco di marmo. Ora la speranza è un velo che copre gli anni, il tempo trascorso e quello futuro come un sudario.

Come rinunciare alla speranza in una vita migliore? Ci spera l'operaio che rincasa in auto mentre le luci livide dei lampioni galleggiano nelle pozzanghere di pioggia. Ci spera l'impiegato oppresso dall'inutile ripetizione delle cose, mentre per qualche istante scruta un quadrato di cielo azzurrognolo oltre la finestra. Ci spera il giovane curvo sui libri universitari e l'anziano al parco che passeggia da solo tra i viluppi rossi di raggi al tramonto...

Eppure ancora una volta per tentare di afferrare l'inafferrabile e comprendere qualcosa di questa compagna odiosamata della vita, bisogna dimenticare i significati, i valori semantici, le etimologie. Ascoltiamo: in greco speranza è hélpis, in inglese hope, in tedesco Hoffnung, in olandese hoop... Ecco: la quintessenza della speranza è in quell'aspirazione iniziale, in quel respiro, in quel soffio fresco come la brezza primaverile. La speranza, comunque la si intenda e la si viva, se è vera, è il respiro della vita. Se si smette di respirare, si smette di vivere.

23 dicembre, 2007

Il Big bang, l'universo in espansione... ed il Creatore (articolo di Bojs - prima parte)

Davvero viviamo in quel di un'immane esplosione in corso d'opera…?

Mai parola fu più usata a sproposito. Essa fa nascere in noi l'idea di un qualcosa che occupa uno spazio più grande estendendosi entro un luogo preesistente. E' chiaro che tutto ciò non può applicarsi all'universo. Infatti qual è il contenitore in cui l'universo si espanderebbe? L'origine di questo termine è da imputarsi ad alcuni fisici-matematici, noti con il nome di “cosmologi relativistici”, che hanno pensato il normale spazio tridimensionale [quello in cui passiamo la vita di tutti i giorni] immerso in uno a quattro dimensioni. E in questo ipotetico spazio quadrimensionale essi fanno espandere l'universo. Ma esiste davvero una quarta dimensione… e come tutto questo è venuto dal caso o chi lo ha voluto? Ma andiamo con ordine.

L'evoluzione

Dall'ameba all'uomo: questo è, in due parole, il tragitto evolutivo della vita che il biologo 'cerca' di ricostruire. Non sappiamo come è iniziata: possiamo solo ragionevolmente [?] “supporre” che complesse reazioni chimiche hanno preparato il terreno “PRIMA” della comparsa della vita sulla terra. Non conosciamo nemmeno i vari passi che hanno portato da organismi monocellulari a creature complesse come i dinosauri fino ad arrivare all'uomo. Possiamo ancora con una certa ragionevolezza ipotizzare che l'ambiente “ESTERNO” abbia plasmato e guidato i processi evolutivi. Sottolineiamo le parole “PRIMA” ed “ESTERNO”, poiché in esse si racchiude il succo della differenza tra evoluzione biologica ed evoluzione del Cosmo. In cosmologia non c'è posto né per il “PRIMA” né per “L'ESTERNO”.

Alla base c'è da sempre, inconfessato, il timore che un processo evolutivo, una qualche storia universale presupponga una “nascita”, con tutte le implicazioni filosofiche e religiose che essa comporta. CHI ha determinato questa nascita? In una parola CHI HA CREATO L'UNIVERSO?
Ma tralasciando il momento primo, torniamo all'evoluzione del cosmo. Quindi, qualunque siano i meccanismi evolutivi, essi debbono avere continuato ad operare indisturbati fin dalle lontane origini. E' come se, tanto per restare in paragoni biologici, la fine dei dinosauri non fosse stata determinata da mutamenti ambientali, ma scritta nel codice genetico della prima cellula che ha cominciato a moltiplicarsi sulla superficie del nostro pianeta. Per capirci meglio, si tratta della stessa situazione che permette a un astronomo di prevedere, con millenni di anticipo, le orbite dei pianeti che procedono indisturbati nei cieli, ma non gli consente di indovinare esattamente le quotazioni di borsa neanche per il giorno dopo.

La totale mancanza di influenze esterne nell'universo rende perciò totalmente indeterminata la risposta della teoria. Così la relatività generale è destinata a produrre una varietà “infinita” di Universi. Essa non può indovinare in quale universo viviamo, fino a quando non diamo qualche informazione aggiuntiva, finché, tanto per fare un esempio, non fissiamo la densità della materia e della radiazione per una qualche epoca della storia cosmica. Ma CHI… HA FATTO QUESTA SCELTA? Perché viviamo proprio in questo Universo e non in un'altro?

L'evoluzione dell'Universo conduce “inevitabilmente” al mistero della sua nascita: è possibile trovare delle “motivazioni naturali” per le condizioni iniziali? O dobbiamo prendere atto che QUALCUNO o qualcosa ha deciso?
La biologia ha lentamente rimosso l'intervento divino nella nascita della vita, tanto che vari esponenti religiosi e teologi accettano che la vita abbia avuto origini chimico-fisiche. Il problema così è scivolato lentamente indietro nel tempo, fino alla nascita dell'Universo. Per comprendere la portata della questione dobbiamo ricorrere alla teoria della relatività appena sopra citata e provare che, tra una infinità di Universi possibili, solo UNO abbia la capacità di ospitare la vita [in ogni sua forma], ma che la sua probabilità di esistere sia infinitamente piccola rispetto a tutti gli altri Universi possibili e che non vi sia NESSUNA spiegazione ovvia o percentuale di successo perchè “questo” e non altri è nato; non potrebbe questa essere considerata una prova a favore di una “creazione intelligente”, di una SCELTA VOLONTARIA?

Il cosmo si espande?

Agli inizi del nostro secolo un certo numero di astronomi, tra i quali primeggia il nome dello svedese Knut Lundmark, si erano resi conto che la nostra galassia, per quanto grande e luminosa, non era isolata dal cosmo. Lundmark aveva anche misurato la velocità relativa tra la terra ed una decina di galassie, trovando una strana tendenza all'allontanamento. E' qui che entra in scena Edwin Hubble che, utilizzando il più grande telescopio allora costruito, quello di Monte Wilson, raccolse la prova [?] che le galassie esterne non solo tendono ad allontanarsi da noi, ma che la velocità è più alta per le galassie più lontane.

Fino ad ora abbiamo parlato di “allontanamento” ed è proprio quando tentiamo di focalizzare il fatidico “centro” di questo cataclismico evento che siamo costretti a ricorrere all'espansione e, per far questo, dobbiamo ricorrere alle osservazioni di George Gamow. Egli è stato uno dei migliori divulgatori scientifici di tutti i tempi ed era solito, per illustrare l'idea dell'espansione, ricorrere all'esempio dei palloncini di gomma.

L'esperimento istruttivo consiste nel disegnare tanti puntini neri sulla superficie di un palloncino sgonfio, questi puntini rappresentano le galassie dell'universo. Poi, soffiando nel palloncino, vediamo che i puntini che giacciono sulla superficie tendono ad allontanarsi gli uni dagli altri man mano che il volume aumenta. Per un abitatore bidimensionale che viva sulla superficie, “NON ESISTE” un centro dell'espansione. Il centro, infatti, è all'interno del palloncino e solo un “essere tridimensionale” può immaginarne “l'esistenza”. Per Gamow gli uomini sono gli abitatori tridimensionali dell'Universo che si sta “gonfiando” in uno spazio a “quattro dimensioni” per noi INIMMAGINABILE. Per questo motivo non esiste un “centro” dell'espansione dell'Universo. Esso si trova al centro dell’iper-sfera nello spazio a quattro dimensioni. Ma c'è proprio bisogno di introdurre una quarta dimensione? La risposta è affermativa e non dipende dalle teorie dei cosmologi relativistici, ma dal modo stesso in cui la mente umana visualizza gli spazi. E' stato Bernhard Riemann, grande matematico della fine dell'Ottocento a “intuire” questo punto. Seguendo le sue intuizioni, ci si rende conto che il vero problema non è nell'incapacità di “vedere” uno spazio quadrimensionale, ma nel fatto che noi non siamo neppure capaci di visualizzare correttamente uno spazio a tre dimensioni, come quello in cui viviamo. Qualcuno potrebbe protestare a questo punto: ognuno di noi ha il senso della tridimensionalità degli oggetti. Ci viene il dubbio che i cosmologi relativistici vogliano indurci a credere che anche questa è una “illusione”!?

Niente paura, nessuno mette in discussione la nostra capacità di creare oggetti a tre dimensioni e di osservarli o interagire con essi. La vera questione riguarda l'intero spazio e non le cose in esso contenute.

Il nostro processo mentale per la visualizzazione dello spazio è chiamato dai matematici “immersione”. E' come se la nostra mente avesse bisogno di un contenitore ideale dove “immergere” gli spazi che vuole rappresentare ed il contenitore ha sempre una dimensione in più. Esso ha certo dei vantaggi: basta pensare a quali raffinate eleganze il metodo ha condotto gli antichi geometri greci… ma presenta anche un grosso inconveniente. Quando arriviamo allo spazio a tre dimensioni e lo vogliamo rappresentare, sia esso euclideo o no, lo dovremmo “immergere” in uno euclideo con una dimensione in più; purtroppo la nostra mente si rifiuta di immaginare uno spazio euclideo a quattro dimensioni.



ECCO DOVE NASCE IL PROBLEMA. Il metodo di rappresentazione degli spazi per “immersione” [che ci è stato inculcato] non ci consente di visualizzare spazi tridimensionali, poiché richiede di immergerli in uno euclideo a quattro dimensioni e NON SAPPIAMO VEDERE QUEST'ULTIMO.

Scopriamo così che i cosmologi relativistici o sono vanitosi oppure hanno conoscenze diverse da quelle pubblicamente insegnate quando usano la parola “espansione” per descrivere l'allontanamento delle galassie: essi credono di vedere o vedono quello che gli uomini normali non riescono nemmeno ad immaginare. L'Universo che fluttua liberamente in uno spazio euclideo a QUATTRO DIMENSIONI e che, in esso, si espande. L'ostacolo che abbiamo descritto non è da poco, in quanto esso ha “impedito” la nascita della geometria a più dimensioni fin dagli inizi del secolo presente. Ha anche tratto in “inganno” i più bravi matematici dell'antichità, i quali non riuscivano a pensare ad uno spazio tridimensionale NON-EUCLIDEO, a causa dell'incapacità di rappresentarlo.

Quanto è complesso il Multiverso… e chi lo ha fatto così… il caso o qualcuno??

To be continued...


B O J S


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22 dicembre, 2007

La frattura (prima parte)

Natura facit saltus

Più volte ci siamo chiesti per quale motivo la "realtà" si sia addensata a tal punto che essa ha preso il sopravvento sulla coscienza. Il cerchio si è quasi chiuso: così il pensiero tradizionale (ad esempio, i Veda) si connette ad alcuni indirizzi pionieristici della scienza contemporanea, declinazioni che virano, inevitabilmente, verso l'ontologia e la metafisica. In parole semplici: pare che reale sia solo la coscienza universale con le sue manifestazioni individuali, mentre energia, spazio, tempo quasi certamente sono assi virtuali, proiezioni della mente.

E' questa la conclusione cui sono pervenuti molti di coloro (da Platone a Bohm) che hanno indagato la struttura del mondo. Si tratta di una conclusione cui sono giunti per vie diverse ed attraverso diverse esperienze, differenti intelletti: è quindi un risultato teoretico plausibile che tuttavia non scioglie alcuni nodi. Vediamo quali sono questi nodi: se la realtà vera è mentale, perché gli enti materiali paiono concreti e discreti, ossia di-visi? Per quale motivo la coscienza si è esteriorizzata, uscendo da sé? Quali conseguenze sono collegate a tale esteriorizzazione? Per quale ragione l'esteriorizzazione è permeata dal Male, dall'entropia?

Se l'Uno ha generato il due (dualità, di-visione, di-avolo), come riportare la dualità all'unità? Come può scaturire l'imperfezione dalla Perfezione, la Tenebra dalla Luce? Si ha l'impressione che la realtà materiale, con tutta la sua sordida e sorda refrattarietà, si sia, ad un certo punto ipostatizzata, svincolandosi dalla Sorgente. Questo è un altro problema che lascia supporre l'esistenza di una frattura tra l'Essere e la materia, il non essere che, in qualche modo, è. Se non si fosse creata questa frattura, allora potremmo influire sugli enti concreti con estrema facilità. Ora non sostengo che non sia possibile incidere sul virtuale con il pensiero, ma reputo che sia molto arduo.

Un'altra domanda decisiva è la seguente: se il mondo in cui crediamo di vivere è illusorio, allora anche il dolore lo è? Siddharta Gautama, pur considerando il tutto velo di Maya, si adoperò per liberare l'umanità dalla sofferenza concretata nella malattia, nella vecchiezza e nella morte. Si sfocia dunque nel paradosso secondo il quale è tutto apparente, inconsistente e fallace, tranne il dolore? E' logico? Mi pare di no. Dunque risulta più consequenziale il pensiero del marchese de Sade che, pur nell'ambito di un piatto e sterile pensiero materialista, afferma che il male non esiste, ricordando, nell'ambito delle sue dissertazioni filosofiche intercalate alle sequenze narrative dei suoi dissacranti romanzi, che uccidere veramente è impossibile: infatti l'assassino semplicemente scompone un aggregato di atomi, ma gli atomi di per sé, sono eterni ed indistruttibili.

Tutto si trasforma quindi, ma niente può essere distrutto. Sull'altro versante, il pensiero idealista ed olografico (da Berkeley ad Aspect), finisce, invece, in un cul de sac. Se la materia è solo apparenza, perché l'apparenza può soffrire in modo anche atroce e perché si avverte l'esigenza etica di preoccuparsi di ciò che è evanescente come un'ombra? Non si sarà aperto uno iato tra la dimensione dell'essere e quella del (non)-essere? Se ciò è accaduto, si deve forse ad un fatale errore nel programma? Sono queste delle domande. Non so se siano le domande giuste, ma sono comunque quesiti cui vorrei tentare di dare qualche abbozzo di risposta.

21 dicembre, 2007

Effetti spaziali

Sarà demonizzata una presunta civiltà aliena da esseri interdimensionali malvagi alleati dei criminali governi terrestri?

Denunciare una cospirazione significa forse poterla sventare.

Questo scorcio di 2007 è segnato da eventi singolari, forse preludio di rivelazioni sconcertanti. Sia personalità russe sia giapponesi hanno rilasciato dichiarazioni circa la probabile esistenza di civiltà esterne. In precedenza l'aviazione britannica aveva pubblicato alcuni dossiers su avvistamenti UFO nei cieli di Albione. "Natalizio" è poi l'accadimento brasiliano riportato da alcuni siti.

“Nell'ospedale pubblico Itaguaì di Rio de Janeiro (Brasile), l'11 dicembre 2007 è stato un giorno da non dimenticare. Soprattutto per gli operatori sanitari, medici e infermieri che hanno visto nascere una bambina con le mani unite come in preghiera. I medici le hanno successivamente fatto un piccolo intervento in anestesia locale, di disgiunzione delle mani stesse: hanno così notato una scritta sulla mano destra Jesus esta voltando, ossia Gesù sta tornando".

Non so quanto sia attendibile questa notizia, ma, ammesso anche che non corrisponda ad un fatto realmente accaduto, è comunque un evento di grande forza simbolica, in relazione sia all'annuncio della presunta Parousia sia in ordine al giorno in cui è nata la bimba, il giorno 11 dicembre 2007.

Stiamo assistendo a piccoli "prodigi", forieri di portenti ancora più meravigliosi, ma probabilmente tecnologici ed ingannevoli. Forse non è così lontano il giorno in cui "benevoli" governanti ci annunceranno che esiste una forma di energia (la Z.P.E.) che affrancherà per sempre l'umanità dalla dipendenza dalle energie non rinnovabili ed inquinanti (petrolio, carbone, uranio...). Forse non è lontano il giorno in cui una sedicente civiltà extraterrestre si mostrerà coram populo ed offrirà le sue conoscenze tecnologiche e scientifiche per risolvere i problemi del pianeta: la polluzione causata soprattutto dalle scie chimiche e dalle scorie nucleari, la desertificazione, le carestie, le guerre, i disastri innaturali...

Lo studioso Richard Boylan in un articolo, intitolato Il giorno che verrà, prefigura un possibile scenario futuro, con un'ambasciata di extraterrestri che "potrebbero essere in grado di rispondere ad alcune delle domande filosofiche più importanti, come le seguenti: da dove veniamo? Perché siamo qui? Dove siamo diretti? Qual è la nostra relazione con la gente di altri mondi? (…) Inoltre la cultura extraterrestre, i suoi valori non materialisti e le comunicazioni telepatiche usate dagli alieni si diffonderanno presto, riaccendendo in noi il desiderio di tornare a comunità governate tramite democrazia partecipativa.

I visitatori sfrutterebbero tecnologie estremamente avanzate, inclusi sistemi di energia a punto zero. L'impatto di tale tecnologia sulla società terrestre sarà enorme: una fonte di energia inesauribile è la chiave per l'ottimizzazione della produzione economica. Quando i sistemi di energia a punto zero saranno distribuiti su tutta la Terra, a nessuna società mancheranno i mezzi per fornire cibo, abitazioni, trasporti, comunicazioni, cultura ed assistenza medica a tutta la sua popolazione. Ogni nazione avrà i mezzi per convertire i materiali grezzi in beni finiti e non avrà più bisogno di importarli. Questo potrebbe portare all'eliminazione della povertà nel Terzo Mondo".


Boylan ritiene che la delegazione extraterrestre dovrebbe (o potrebbe?), in un primo momento, rivolgersi al segretario generale dell'O.N.U. (sic) ed a i rappresentanti delle maggiori religioni, come il Dalai Lama ed il romano pontefice, Benedetto XVI. Per attutire l'impatto del contatto gli araldi della star nation dovrebbero appunto discutere con i potenti della Terra su come dispensare agli uomini, la cui mente, per lo più, è in grado di elaborare, al massimo, concetti relativi ad una partita di calcio o alla trama di un teleromanzo, una situazione tanto sconvolgente. Come, infatti, rivelare ai popoli che esistono altre civiltà nell'universo? Si concorda un piano per un rilascio graduale e cauto di notizie in proposito, per abituare un po' alla volta la gente alla sconcertante verità. Qui si pone un grave problema: una star nation può essere composta da esseri tanto sprovveduti e gonzi da decidere di concertare strategie di rivelazione con loschi figuri come Benedetto XVI, che se non è uno dei capi della sinarchia (e ne dubito assai) è comunque uno spregiudicato banchiere? L'ipotesi sono due: o i sedicenti alieni sono dei babbei che si rivolgono all'usuraio, scambiandolo per un benefattore, oppure un quadro come quello delineato da Boylan, pur in una buona fede, è una mistificazione.

Se non fossero degli alieni, ma degli esseri interdimensionali in grado di apparire come salvatori, laddove sono degli scaltri manipolatori, dei parassiti psichici? Se lo stesso Cristo, di cui contattisti come Bongiovanni e frange apocalittiche attendono l'imminente venuta, fosse un falso Messia, un Messia clonato come lo definisce Bojs? Forse non ha torto Tsarion quando asserisce che il ritorno del Cristo non deve essere inteso come un evento spettacolare in technicolor, ma come un fatto interiore, una crescita personale, un'elevazione spirituale tutta intima. Se, invece, dovessimo assistere ad effetti speciali, alla proiezione di un film hollywoodiano, non dovremmo restare perplessi e persino diventare sospettosi? Certamente la sensibilità grossolana degli uomini del nostro tempo li spinge a restare incantati di fronte ai prodigi (Madonne ologrammi, astronavi olografiche…) in cui gli aspetti tecnologici sono spacciati per manifestazioni metafisiche, mentre sono ormai quasi indifferenti al cospetto degli spettacoli della natura ed ai suoi piccoli, grandissimi miracoli. Dunque questa mente ottusa, programmata, ad esempio, dai media e dalle onde elettromagnetiche, questa sensibilità rozza sono terreno fertile per le menzogne più incredibili e gli inganni più sfacciati.

Intanto i terrestri alleati dei parassiti psichici continuano nella loro campagna di demonizzazione di eventuali civiltà non ostili, come si deduce dal seguente articolo:“Per decenni è stata la parte preferita della fantascienza: da qualche parte nella galassia, una razza aliena altamente sviluppata rileva un segnale radio dalla Terra e decide di mangiarci per il pranzo. In un mondo tormentato dalla guerra, la fame e le malattie,non desta particolari preoccupazioni, tra le nazioni di rango della Terra, un eventuale attacco di esseri spaziali. Tuttavia, per un piccolo gruppo di scienziati, che hanno sempre più potenti tecnologie in grado di ricercare tra le galassie segni di intelligenza extraterrestre, la prospettiva di una catastrofe ha suscitato un acceso dibattito. Due alti scienziati hanno rassegnato le loro dimissioni da un gruppo di studio d'élite internazionale in segno di protesta per un mancanza di un dibattito pubblico circa le possibili conseguenze, come attirare l'attenzione degli alieni, inviando segnali nello spazio profondo. "Stiamo parlando di avviare la comunicazione con altre civiltà, ma non sappiamo nulla dei loro obiettivi, delle loro capacità o dei loro intenti", ha ammonito John Billingham, un ex scienziato della N.A.S.A. Anche Bernard Lovell, fondatore del British Jodrell Bank Observatory, ha sottolineato che si tratta di un "pericoloso presupposto", che ogni forma di vita aliena sia benevola e amichevole”.

Come si possono interpretare questi messaggi che istigano ad armarsi contro il nemico pubblico numero uno, un tempo l’Unione Sovietica, poi l’Islam, ora gli alieni cattivi? I malvagi sono loro!!! Sono quelli che pretendono di proteggerci dalle minacce arabe ed extraterrestri. E’ il solito gioco delle parti, in cui il lupo travestito da agnello, esorta a diventare vegetariani, mentre dalle zanne gli cola il sangue fresco dell’ultima vittima che ha dilaniato.

Segni nel cielo? Forse, ma questi segni potrebbero essere diabolici e non divini. Portano doni? Timeo Danaos et dona ferentes. Stiamo attenti: cerchiamo di non cadere nella trappola. Sono trucchi ipertecnologici, ma sempre trucchi. “Sorgeranno, infatti, falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti” (Marco 13, 22).

I falsi profeti ed i falsi prodigi pullulano: forse anche i falsi visitatori provenienti da galassie lontane, in realtà esseri da tempo immemorabile insediati sulla Terra, dietro le cui tute scintillanti e la pelle liscia, si nascondono creature abominevoli, come nel telefilm Visitors.


Riferimenti:

R. Boylan, Il mondo che verrà, 2007

Il ritorno del Messia
, 2007
Gli U.F.O. esistono, 2007

20 dicembre, 2007

Il senso del mistero

Molti scienziati spesso ripetono che di veramente misterioso non esiste nulla: ciò che oggi è ignoto, domani potrà essere studiato e spiegato dalla scienza. E' la solita arroganza di chi ritiene che l'uomo possa tutto conoscere e comprendere, grazie al metodo ed alle "idee chiare e distinte".

Bisognerebbe, invece, essere più umili ed ammettere che i fenomeni naturali stessi sono indecifrabili, perché ci sfugge quasi del tutto il loro quid, la loro ragion sufficiente. Quale potrà essere poi il nostro atteggiamento di fronte al preternaturale ed al soprannaturale? Negare sic et simpliciter l'esistenza di dimensioni invisibili non esime dalla consapevolezza che l'universo in quanto esiste, è enigma di fronte al quale siamo simili al viandante al cospetto della sfinge il cui sguardo imperscrutabile mira oltre i confini dello spazio e del tempo. Un mistero che suscita i più diversi interrogativi, perplessità e timori, è quello della morte. Ho particolarmente apprezzato le dichiarazioni di Lory del Santo(1) su questo tema: interpellata da un giornalista circa il suo contegno in seguito alla scomparsa prematura del figlioletto Connor, l'attrice, con una saggezza ed una sensibilità davvero rare, ha confessato di non essere interessata ad eventuali contatti con l'oltremondo, a differenza di quelle persone che desiderano dialogare con i propri cari, ad esempio, con la psicofonia.

E' preferibile, infatti, restare lontani da pericolose e controverse esperienze ed accettare che la morte è un mistero, un segreto che è opportuno resti sigillato. Ognuno, anche attraverso il dolore straziante del lutto, deve cercare delle risposte fatalmente parziali e provvisorie. Come sarebbe arida l'esistenza, se sapessimo, con assoluta certezza, che cosa ci attende dopo il percorso terreno? Come sarebbe intollerabile ed angoscioso, se conoscessimo ciò che ci aspetta domani e dopo domani? Invece, come ha notato Lory del Santo, la linea della vita è frastagliata, con una serie di angoli: ad ogni angolo, possiamo imbatterci nel buio, ma, talora, svoltando la cantonata, ci possiamo inoltrare in un buio rischiarato dalla luce di una stella, una speranza, un sogno, un progetto, il desiderio di rialzarsi dopo essere caduti.

Così è bene che certe conoscenze e verità restino velate. E' auspicabile che si continui a cercare, anche provando a capire quale può essere la vera natura del Male (una proiezione dei nostri peggiori istinti? un errore nel programma? una deviazione dal progetto originario o che cos'altro?). Tuttavia pretendere di razionalizzare il mistero e di sviscerare le ragioni più recondite dell'essere è hybris oltre che impresa vana: possiamo formulare ipotesi, elucubrare sull'Uno e sulle sue manifestazioni, speculare sul destino e sulla libertà, sull'io, sul nulla, sul risveglio e sul vuoto..., ma alla fine rischiamo di perderci solo in un labirinto di formule argute, ma intellettualistiche e cerebrali.

Non dimentichiamo il monito di Dante Alighieri: State contenti, umana gente, al quia. Non prendiamolo come un'esortazione a non indagare, ma a capire che non è dato tutto sapere e spesso è meglio così.

(1)Qualcuno resterà inorridito perché, invece di menzionare Popper, Eco o Cardini, oso riportare le riflessioni di un'attrice. Resti pure con le sue scandalizzate reazioni.

18 dicembre, 2007

Etere o non etere? (prima parte)

Questo breve studio mira a stimolare un approccio investigativo sul tema dell'etere, lontano sia dall'ottusità della "scienza" accademica sia dal fanatismo settario e dogmatico di alcuni credenti nell'orgone. La domanda del titolo è retorica: l'etere, o comunque lo si voglia definire, esiste. Auspico che ricercatori seri studino sempre nuovi modi atti ad usufruire di questa energia per scopi, ad esempio, quali la riduzione degli effetti nocivi delle scie chimiche.

Gli antichi greci definivano etere un elemento che, secondo Aristotele, si sommava agli altri quattro già noti: il fuoco, l'acqua, la terra, l'aria. Questo elemento era l'essenza del mondo celeste, differente dalle quattro essenze (o elementi) di cui si riteneva composto il mondo terrestre: terra, aria, fuoco e acqua. Lo Stagirita credeva che l'etere fosse eterno, immutabile, senza peso e trasparente. Proprio per l'eternità e l'immutabilità dell'etere, il cosmo era un luogo perfetto, in contrapposizione alla Terra, luogo di cambiamento e di caducità.

Lo stesso concetto fu espresso alcuni secoli più tardi da Luca Pacioli, pensatore neoplatonico del XVI secolo, le cui idee coinvolgono anche le strutture matematiche e geometriche: secondo il Pacioli, infatti, il cielo, il quinto elemento, aveva la forma di un dodecaedro, solido perfetto.

Nel XVIII secolo, quando l'ipotesi più accreditata sulla natura della luce era quella corpuscolare di Newton, l’etere fu concepito come un mezzo elastico e trasparente, ipotizzato come supporto per la propagazione delle onde luminose e per la trasmissione a distanza di forze come quella gravitazionale. Nel secolo successivo, con l'affermarsi della teoria ondulatoria della luce, formulata da Young e Fresnel, l'esigenza di postulare un mezzo materiale per la loro diffusione diventò ancora più stringente.

L’ipotesi dell’etere cosmico fu abbandonata dopo l’esperienza di Michelson e Morley e soprattutto con l’elaborazione della teoria della relatività per opera di Albert Einstein.

Nonostante ciò, la nozione di etere continua ad essere considerata valida da studiosi, non solo eterodossi, sia perché assimilabile o, in qualche modo, correlata a concezioni tradizionali ed esoteriche (si pensi al prana ed al qi della cultura cinese), sia perché il concetto di vuoto assoluto è stato superato, grazie agli sviluppi della fisica quantistica. Infatti il vuoto non è vuoto. Questo fatto, estraneo ai paradigmi concettuali della fisica classica, è, invece, un dato incontrovertibile per la fisica quantistica. Infatti, se all’interno di un sistema, togliamo ogni particella ed ogni campo, rimane sempre un’energia di fondo, la cosiddetta energia (o fluttuazione) del “vuoto”, definita anche energia del punto zero. Questa energia, rilevata attraverso l’esperimento ideato dallo scienziato olandese Casimir, ancora non è ben conosciuta, ma sembra che rivesta un ruolo fondamentale sul piano cosmico e non solo. L'energia della fluttuazione del "vuoto" è quantizzata, ovvero non è distribuita in maniera continua, ma in quanti, pacchetti discreti. I quanti di energia hanno la possibilità di creare coppie di elettroni e positroni (le antiparticelle degli elettroni, quindi di carica positiva) che, dopo aver vissuto un’”esistenza” per tempi brevissimi, si annichiliscono a vicenda, riformando il quanto di energia che li aveva generati.

Sono numerosi i ricercatori che hanno introdotto nel loro sistema questo medium, sebbene a tale substantia abbiano assegnato nomi diversi: Mesmer lo chiamò fluido vitale; Reich lo definì orgone; Tesla e Todeschini etere; Kozyrev flusso temporale o campo di torsione.


Recentemente il fisico, cosmologo e scienziato dei sistemi, lo statunitense Paul La Violette, ha delineato un sistema denominato cinetica di subquantum. Secondo La Violette, per comprendere i rudimenti della fisica della creazione, basata sull'etere, l'invisibile substrato primordiale che riempie lo spazio e matrice delle particelle elementari, bisogna concepire l'universo come una realtà che emerge da un etere attivo e vitale, i cui componenti entrano ed escono continuamente dal nostro piano fisico, mentre si trasformano lungo la quarta dimensione. Tale flusso energetico è sintropico, in quanto generazione spontanea di ordine, con particelle che affiorano nello spazio "vuoto" da un onnipresente rumore subquantistico di energia.

Lo psicologo e studioso della scienza russa, David Wilcock, postula l'esistenza di un fluido iperdimensionale: la materia, infatti, possiede un campo di energia quantica nascosto. Altrimenti, l'idea che gli elettroni girino perpetuamente attorno al nucleo senza perdere energia è un paradosso. Come possono questi elettroni continuare a roteare senza dissipare energia? La risposta è la seguente: gli elettroni sono come una fiamma di candela. Essi prendono energia da una sorgente per restare "accesi". Nel caso della fiamma di candela, l'energia è costituita dalla cera e dall'ossigeno, mentre gli elettroni (come altre particelle) estraggono energia da un campo di energia quantica, che usiamo chiamare etere. Pochi concordano su come denominarlo, ma quasi tutti gli scienziati, anche quelli che seguono la linea ufficiale, stanno comprendendo che deve esistere.

Nota: le fonti dell'articolo saranno indicate in calce all'ultima parte.

17 dicembre, 2007

Il cerchio

Nella mia infinita ingenuità un tempo pensavo che chi intendeva informare circa verità ignorate o nascoste mirasse in primis alla maggior diffusione possibile di certe notizie. In seguito ho scoperto che a molti interessa soltanto aumentare le visite e gli introiti attraverso gli sponsor sul proprio sito. Non è forse auspicabile che certi fenomeni diventino di dominio pubblico affinché si promuova una reazione etica, un movimento di opinione?

Chi di noi non preferirebbe dedicarsi a mille temi affascinanti, alle humanae litterae, a studi tradizionali o a sperimentazioni nell'ambito delle discipline di frontiera, piuttosto che trascorrere ore ed ore a compulsare testi specialistici e dizionari per tradurre l'ennesimo articolo sulle scie chimiche e sul morbo di Morgellons? Il fine precipuo non è la visibilità del sito, ma la preservazione della libertà, della salute, la tutela dell'ambiente.

Plagino pure gli articoli, come fece Luca Savorani, purché il "verbo" sia divulgato.

Un giorno scopersi che il "capo" (F.M.) di www.sciechimiche.org era irritato perché, inserendo negli interventi sul forum il collegamento ad articoli del blog dedicato alle immonde Arpie, sottraevo visite al suo portale. Rimasi esterrefatto. Non era una causa comune? Non si dovrebbe operare in modo concorde, di fronte a problemi abnormi come le chemtrails? Invece mi avvidi che molti badano solo al loro tornaconto, speculando persino su questioni gravi ed annose.

Certe informazioni, a mio parere, devono circolare. Bisogna tentare di destare le coscienze sopite, di coinvolgere quelle persone che, ricevuti gli stimoli giusti, possono diventare compagni di viaggio, ricercatori, collaboratori. E’ già avvenuto e può ancora accadere. Non è facile, ma ci si prova. Certo che se una persona vuole soddisfare solo la sua vanagloria ed esibire la ruota multicolore del pavone, allora significa che è soltanto un cicisbeo ed un frustrato.

Di fronte a questioni vitali, certi omiciattoli si preoccupano solo di inezie: mi ricordano quegli aristocratici d'oltralpe che, mentre si addensavano le fosche nubi della rivoluzione francese, senza nulla presagire, pensavano ad incipriarsi nei boudoirs, pregustando avventure galanti. Eppure, di lì a poco, sarebbero stati ghigliottinati: le loro teste sarebbero macabramente rotolate giù.

Con altri amici tentiamo di promuovere una circolazione di notizie, un circolo virtuoso, collaborando, senza personalismi e vane ostentazioni. Siamo umili quando si tratta di apprendere, ma risoluti quando si sa di dover smascherare una vergognosa menzogna o denunziare un'ingiustizia, una diffamazione, una soperchieria. Abbiamo creato un cerchio, una comunione di intenti, sostenendoci ed incoraggiandoci a vicenda, pur talora nella differenza di vedute. Mi auguro che questo cerchio, per motivi indipendenti dalla nostra volontà, non si spezzi. Nel frattempo, in modo evangelico, continueremo a spargere i semi: alcuni cadranno tra gli spini, altri sulla strada, altri sul terreno sterile. Se qualcuno, cadendo su terra feconda, germoglierà e ne nascerà una pianta, anche una sola, non potremo dolerci, pensando che sia stato tutto inutile.

16 dicembre, 2007

Consolamentum

Fu Innocenzo III (al secolo Giovanni Lotario dei Conti di Segni, Anagni 1160, Perugia 1216), il pontefice autore del De contemptu mundi, Il disprezzo del mondo, opuscolo in tre libri, a bandire la crociata contro i buoni cristiani, noti come Catari o Albigesi. Nel 1209 le soldataglie, guidate da Simone di Montfort, cominciarono i loro massacri contro gli "eretici", colpendo in modo indiscriminato le popolazioni, spesso cattoliche, della Linguadoca che simpatizzavano con i Catari. Il papa che più disprezzò la sordida e sorda materia, come gli Albigesi la cui "eresia" volle estirpare, fu l'acerrimo ed implacabile carnefice di uomini convinti dell'intrinseca, irredimibile miseria del mondo. E' come se Lotario de' Segni non avesse tollerato di vedere rispecchiate nella dottrina dei buoni cristiani, i suoi convincimenti. Quanti riescono a sostenere il riflesso della propria immagine nello specchio? Fu un'aggressione contro sé stesso la crociata da lui indetta?

Tabe, corruzione, vecchiaia, malattia, ripugnanza per il corpo laido, per il luridume, dalle scodelle sporche ai liquami… Non avevano forse torto i Catari, quando consideravano il demiurgo e non Dio il creatore di questo mondo immondo, seppure illusorio. Demiurgo... demonio: è solo una coincidenza la somiglianza fonica tra queste due parole, di differente origine ed etimologia, ma induce a riflettere.

Con straordinario coraggio, con ammirevole perseveranza, i Catari cercavano di risalire alla Fonte, negando in toto il mondo e le sue turpi seduzioni: i perfetti, fautori della povertà apostolica, al culmine di una vita morale irreprensibile, ricevevano il consolamentum, il suggello, il battesimo dello Spirito che liberava l'uomo dal potere suggestivo del Male, per sempre. I perfetti erano simili a viandanti che non si sgomentano di fronte all'abisso spalancato dinanzi a loro, tra nebbie e vette sublimi. Attaccamento alla vita? Non più. Che cosa è più desiderabile? L'eterno inganno, la ruota che, dopo averti portato in alto a sfiorare il cielo, ti schiaccia, stritolandoti sotto il suo peso, o la liberazione?

La vita è follia: gli "eretici" l'avevano compreso. Il reale è irrazionale: se fosse razionale, non esisterebbe o, almeno, non esisterebbe con questi obbrobriosi connotati. Chi potrebbe dolersene?

Se fossero stati seguiti gli ammaestramenti dei Catari, quante indicibili ed inutili sofferenze si sarebbero evitate!

Ora molte regioni sarebbero coperte di foreste simili ad oceani verdeggianti, solcate da fiumi che attraverserebbero, azzurre vene, la pelle della Terra. Il sole, come un topazio scintillante, brillerebbe solenne nel cielo tessuto dai cinguettii delle allodole.

14 dicembre, 2007

Enormi ordigni, operazioni segrete, guerre stellari o extraterrestri? O tutte queste cose insieme? (articolo di J. Rense)

Grazie ad una segnalazione della gentilissima ed infaticabile Dottoressa Hildegarde Staninger, pubblichiamo la traduzione dei passi salienti tratti da un articolo di Jeff Rense, le cui informazioni da prendere con beneficio di inventario, sono correlabili, come vedremo, anche all’operazione scie chimiche nella ionosfera.

Ciò che state per vedere è davvero notevole. Sembra che alcune delle stelle sopra di noi non siano stelle. Un giovane, John Lenard Walson, ha scoperto un modo per aumentare le prestazioni di piccoli telescopi ed è stato in grado di ottenere risoluzioni ottiche, quasi ai limiti della diffrazione, non facilmente ottenibili. Con questo sistema ha girato immagini sia notturne sia diurne molto singolari e di sinora mai visti oggetti in orbita. Il filmato realizzato da Lenard mostra moltissimi satelliti, navi spaziali, strutture che altrimenti appaiono come astri. In realtà, esistono centinaia di satelliti in orbita attorno alla Terra.

Che cosa sono questi ordigni ripresi da Lenard?

Bisogna, in primo luogo, ricordare che esistono più di 800 satelliti attivi in orbita attorno al nostro pianeta. Sorprendentemente essi rappresentano solo il 4 per cento del numero totale di oggetti catalogati dalla rete di sorveglianza spaziale degli Stati Uniti. Il resto include satelliti abbandonati, propulsori di razzi già lanciati ed altri rottami spaziali. I satelliti civili impiegati per compiti commerciali, scientifici e governativi sono la maggior parte. I satelliti russi adempiono funzioni civili e militari. Solo una piccola parte dei satelliti di altri paesi è costituita da apparecchiature militari, almeno ufficialmente.

I detriti spaziali appartengono ad oggetti ormai inservibili che comprendono satelliti abbandonati, attrezzature scartate, rottami risultato di esplosioni o collisioni.

Dunque che cosa ha immortalato Lenard? Satelliti e spazzatura cosmica oppure, per la prima volta, un'enorme ed avveniristica nave spaziale che non pensavano mai di poter vedere? Nei suoi video, alcuni fotogrammi evidenziano una nave spaziale illuminata dal sole; un altro fotogramma mostra un oggetto velocissimo.

Lenard ha ricevuto un messaggio il cui autore si è espresso in questo modo: "Le mie congratulazioni per la tua superba astrofotografia: il Lincoln laboratory del M.I.T. è l'equipe che ha costruito alcuni di questi oggetti che hai immortalato. Molti sono usati all'interno del programma Guerre stellari."

Forse alcune delle immagini di Lenard riguardano progetti militari segreti: forse concernono piattaforme spaziali ed armi che si dice l'esercito statunitense abbia collocato già venti anni fa. Non dimentichiamo che il giovane britannico Gary Mc Kinnon che, alcuni anni addietro, violò gli archivi informatici del Pentagono, trovò un documento segreto denominato "Funzionari non terrestri".

Qualcosa di poco piacevole sta accadendo a Lenard Walson. E' evidente che Lenard si è avventurato in un territorio che alcune agenzie governative ed i militari non vogliono sia conosciuto. Il risultato dell'impertinente attività di Lenard Walson è l'inizio di regolari visite per opera di elicotteri privi di contrassegni. I velivoli hanno enormi rotori doppi. Il messaggio intimidatorio è chiaro.

Lenard ha anche scoperto come udire e registrare i suoni delle astronavi da lui riprese. Allineando con precisione un ricevitore satellitare con il telescopio, egli è stato in grado di registrare alcuni suoni inusuali e conturbanti di navi galattiche.

Infine ciò che Lenard ha rilevato è un insieme di astronavi in orbita attorno alla Terra. E' indubbio che i governi sono molto più interessati allo spazio di quanto siano disposti ad ammettere. Ne sono testimonianza le recenti allusioni ad armi anti-satellite di cui si vogliono dotare alcuni paesi per "proteggersi" da eventuali attacchi. La Cina ha ventilato di discutere un suo piano anti-satellite ed ha anche minacciato di distruggere o disabilitare i satelliti G.P.S. che sorvolano il territorio cinese.

Qualcuno immagina quanti miliardi di dollari il governo statunitense ha speso in operazioni segrete, in programmi per lo spionaggio e la sorveglianza, per armamenti spaziali negli ultimi decenni? Lenard ha probabilmente filmato alcune di queste armi spaziali, ma è pure possibile che certi ordigni siano non terrestri. Naturalmente le persone che potrebbero sapere tacciono.

Tutti i diritti su fotografie e filmati sono riservati.
Traduzione di Zret


Leggi qui l'articolo in inglese.

13 dicembre, 2007

Portali (decima parte)

Infine che cosa sono questi portali? Dei passaggi dimensionali, degli squarci tra la nostra realtà ed altri livelli popolati da creature inquietanti, sinistre, vampiresche? Sono, invece, dei ponti gettati verso una dimensione in cui lo spazio, il tempo, le stesse leggi fisiche perdono la loro consistenza o sono completamente modificati, dove, ad esempio, gli eventi sono reversibili? E' forse vero, come affermano alcuni cosmologi ed astronomi, che qualcosa nel nostro pianeta sta cambiando perché la terra si trova ad attraversare una regione dello spazio in cui certe energie sono suscettibili di determinare cambiamenti vibrazionali e distorsioni nella stringa spazio-temporale. La linearità cronologica e causale potrebbe, a dispetto delle nostre abitudini e del senso comune, risultare alterata. Le doors della percezione si stanno disserrando, ma non sappiamo che cosa veramente si nasconda oltre il velo. In questo scenario, valore particolare assume l’anno 2012, una sorta di porta verso l’ignoto, sebbene il 2012 possa essere uno dei tanti inganni del collegio invisibile. Il 2012 assomiglia sempre più alla porta dell’inferno dantesco, passaggio verso “la città dolente”.

Il ricercatore Massimo Fratini indaga la connessione tra cambiamenti cosmici e 2012 in due recenti articoli, Il ritorno della stella dei Kachinas e La stella oscura, testi di cui riporto i contenuti salienti.

Tu sentirai di un luogo di abitazione nei cieli sopra la terra, che cadrà con grande fragore. Esso apparirà come una stella. I nativi americani Hopi, nelle loro profezie, evocano il ritorno dei Kachinas, preannunziato dall'esplosione e dalla comparsa di una nuova stella che irradierà una luce bianca. Anche i Maya e gli Aztechi vaticinarono mutamenti cosmici, preceduti da cataclismi. Per i nativi Hopi si trattava dei Kachinas, mentre per i Maya erano gli Ahaus Kines, esseri solari che torneranno sulla Terra attraversando degli stargates, per riprendersi le navi solari. La stella descritta negli oracoli Hopi è forse la cometa 17P Holmes che, in soli due giorni, è passata da una magnitudo 17 a 2, con un balzo di milioni di volte? ... Sembrerebbe che il corpo celeste sia stato colpito da un oggetto spaziale non identificato che ne ha causato l'esplosione, ma gli astronomi non capiscono perché, invece di collassare e spegnersi dopo pochi giorni, la cometa sia ancora tanto fulgida. Attualmente la cometa si sta avvicinando al Sole da cui dista circa 400 milioni di kilometri.

Il N.O.A.A. (National Oceanic & Atmospheric Administration) è venuto a conoscenza di un corpo astronomico che segue una lunga orbita ellittica attorno al Sole; attualmente si sta avvicinando al nostro sistema planetario e provoca effetti di risonanza al nostro astro con conseguenze che si ripercuotono su tutti i pianeti del sistema solare, compresa la Terra.

Si tratterebbe dunque di un massiccio corpo astronomico che segue una lunga orbita ellittica attorno al Sole ed il suo avvicinamento provoca effetti di risonanza sul nostro sistema planetario. Infatti un’organizzazione segreta paramilitare (in cui vengono coinvolte le strutture dell'U.S.A.F., della N.A.S.A. e della Marina degli Stati Uniti) che usa il più alto livello di segretezza, sta monitorando all'insaputa di tutti, un oggetto spaziale non identificato, attraverso l'invio di sonde spaziali e tramite l'osservazione dello Space Hubble Telescope. Il N.O.A.A. ha previsto che, entro il 2012, l'influsso di questo oggetto misterioso sulla nostra stella sarà un evento concreto e che gli esseri umani dovranno affrontare non pochi problemi relativi ad ingenti "picchi" di attività solare. L'aumento di questa attività solare, secondo il fisico Henry Deacon è determinato solo in parte dalla "Stella Oscura", poiché altri fattori incidono su tutto il sistema planetario. Si tratta della presenza di un enorme worm-hole che si troverebbe al centro della nostra galassia. Questo worm hole è il frutto di un collasso energetico dovuto alla presenza nel centro galattico, chiamato dai Maya Hunab Ku, della concentrazione di energia scaturita dalla presenza di miliardi e miliardi di stelle che si stanno aggregando, per effetto di rotazione della galassia stessa. I Maya avevano predetto che, durante il solstizio d'inverno del 21 dicembre 2012, la Terra, il Sole, le Pleiadi ed il Centro Galattico Hunab Ku, si sarebbero allineati e che un’onda energetica che scaturirà dal centro galattico stesso, avrebbe colpito la Terra e tutti gli altri pianeti del nostro sistema.

I Maya profetizzarono anche che nel 2012 una scala emergerà dal centro della nostra Via Lattea e il Dio del Nono Vento (Quetzalcoatl) discenderà su una fune serpentiforme da un disco solare che assomiglia al simbolo di Nibiru.

Il popolo mesoamericano per caso alludeva all’apertura nel 2012 di uno stargate?

I Maya si riferiscono ai cicli solari. Secondo loro, quando il campo magnetico solare cambia direzione, tende a sbilanciare la Terra dal suo asse. La Terra inclinata diviene così soggetta a terremoti, inondazioni ed eruzioni vulcaniche. Il campo magnetico solare si inverte cinque volte per un ciclo cosmico e questa potrebbe essere la causa per cui i Maya e gli Aztechi credevano che la Terra fosse stata distrutta quattro volte in passato e che, all’inizio del XXI secolo, la quinta era del Sole, ciò sarebbe accaduto di nuovo.


Leggi qui la nona parte.

11 dicembre, 2007

Racconto

Quante volte abbiamo ascoltato il racconto di esperienze vissute da amici e conoscenti! Leopardi riteneva che il dolore si disacerbasse nel ricordo. Forse. Senza dubbio molti amano rievocare episodi e rendere partecipi gli altri di quanto hanno vissuto. Dalle saghe scandinave da cui originarono i poemi omerici sino ai dozzinali romanzi sfornati da scrittori falliti e da falliti scrittori di questi anni vuoti e ferrigni, è rimasto pressoché intatto il fascino dell'affabulazione.

Raccontare per essere ascoltati: quando ripercorriamo eventi del passato, li riviviamo. La sofferenza si stempera; una pallida allegria incurva le labbra in uno stanco sorriso. Ora ripensiamo, quasi rincuorati, alle passate sventure: "Se potei tollerare indicibili patimenti, riuscirò ad affrontare anche le atroci prove del presente". Ora ci illudiamo di recuperare almeno un’ombra delle gioie di un tempo, ormai livide larve. Il passato, una spina confitta nel cuore, ma mai straziante come le ore attuali. "Almeno eravamo giovani".

Si racconta per rivivere, per ridestare i fantasmi del tempo trascorso, per inventarci un'altra vita, per condividere un po' della nostra.

Intanto ci accorgiamo che l'interlocutore, dopo avergli narrato un'altra volta la storia di una vita senza storia, si distrae, vaga con la mente tra fantasticherie e ricordi, racconti senza intreccio.

Racconto come catarsi, sfogo, gioco, conoscenza, piacere, imitazione di una vita immaginaria, solo sognata. E' un'esigenza connaturata all'uomo che cerca di conferire un senso all'insensato, ma il racconto è anche conato e silenzio.

In una commovente ed introspettiva novella, Dino Buzzati descrive un viaggiatore che torna dai suoi familiari, dopo un'assenza durata molti anni. Ha vissuto esperienze intense, ha conosciuto ed amato donne bellissime, visitato città esotiche, maturato esperienze di ogni tipo, è stato protagonista di avventure emozionanti: vorrebbe rendere partecipi i parenti delle emozioni e delle sensazioni che ribollono nella sua anima. Invano. Il racconto gli muore in gola. Resta solo un assoluto silenzio. Perché? Perché, in fondo, chi può veramente capire ed immedesimarsi nel nostro mondo interiore? La sua natura più profonda è letteralmente inenarrabile anche a noi stessi. (...)

10 dicembre, 2007

L'altro, un altro

Alcuni sindaci del Nord est hanno assunto delle iniziative per tutelare - così essi affermano - gli aborigeni, agitando il solito spauracchio dello straniero pericoloso, dell'altro che incute paura. Il loro totem è la sicurezza, parola magica dietro la quale si nascondono i progetti più nefandi e liberticidi voluti dal sistema.

I borgomastri, con i loro provvedimenti, intendono subordinare la possibilità di risiedere nel comune a due condizioni: un reddito minimo ed un'accettabile conoscenza della lingua italiana. Sono aberrazioni che, soltanto a riportarle, suscitano irrefrenabili conati. Sono misure indegne, secondo le quali un Diogene Cinico od un Francesco d'Assisi dovrebbero essere espulsi, poiché nullatenenti o quasi. Che una persona non possa disporre di introiti non significa che sia un potenziale ladro: molti, nelle metropoli del mondo contemporaneo, vivono onestamente anche se con pochi o pochissimi mezzi, risparmiando, con lavori saltuari, con le rimesse dei parenti, per mezzo dei sussidi di quella che una volta era definita carità pubblica. Al contrario, persone assai doviziose, a causa della sacra fames auri, truffano, speculano, commettono reati finanziari pur di accrescere sempre più i loro già ingenti patrimoni.

Il requisito di una sufficiente conoscenza dell'idioma italiano è poi una norma capestro, un passaggio più stretto dell'evangelica cruna dell'ago in cui può forse passare una gomena, ma molto difficilmente un ricco. A questo punto non so a chi sarebbe concessa la cittadinanza italiana.

Cattivix, emigrato da Albione nella verdeggiante Svizzera per svolgere una missione impossibile, scrive "man mano", invece di "a mano a mano", usa "dovevano", invece di "avrebbero dovuto", "crashava", (???), "con delle" ed atrocità simili. Che cosa bisognerebbe fare, qualora decidesse di trasferirsi in Italia? Spedirlo in Burundi, perché, proprio come i suoi paggi gentili, massacra la lingua del sì? Con lui, quanti altri dovrebbero essere esiliati dal "Bel paese", da Eco in giù! (Già Eco è ad un livello infimo).

Il primo comunque a dover essere bandito dall'Italia dovrebbe essere uno di questi sindaci che, nell'ordinanza da lui firmata, mostrata in un servizio televisivo e contenente i provvedimenti cui si accennava, ha scritto un'altro. Proprio così un altro con l'apostrofo! Da che pulpito...

09 dicembre, 2007

Endura

Un'altra "realtà", un'altra dimensione. Cambiare il passato e quindi il presente, liberarsi dall'insostenibile pesantezza dell'essere. Il nulla, l'unico, l’ultimo rifugio. L'osservatore influisce su ciò che è osservato, afferma qualcuno. Noi creiamo: allora siamo creatori folli. Creare per distruggere in un ciclo perenne, insensato. Se solo fosse possibile mutare qualcosa e spiccare il volo! Invece siamo invischiati nella ragnatela della vita: più ci dibattiamo e più restiamo appiccicati agli intrecci della tela. Rassegnarsi: sarà quello che deve essere. "Il fatalismo è una grande consolazione", asseriva sconsolato ed amaro Arthur Schopenauer.

Esiste un mondo, un tempo in cui i conti saranno pareggiati? Esiste l’opportunità di redimere l'irredimibile? E' vana la speranza di ritrovare quel che si è perduto? Si continua a vivere, ma non si vive più. Fino a quando? Domande senza risposta, ossessioni delle notti insonni e dei giorni vuoti, pieni di niente.

Tramonta il sole in un delirio di colori allucinanti, mentre l’esistenza si sgretola.

Frantumi sul selciato.

08 dicembre, 2007

"Ma i due penny sono i miei..." (articolo di Acquaemotion)

Ricordate tutti la corsa agli sportelli della banca britanica Northern Rock ed il panico tra i correntisti che portò alla prima corsa al ritiro dei depositi dalla banca in oltre un secolo?

A quanta pare, sembra, che la banca si salverà, acquisita, nazionalizzata insomma pericolo scomparso...

Questa notizia è di poche ore fa:

L'istituto centrale britannico ha messo a disposizione di Northern Rock (NRK.L: Quotazione, Profilo) altri 2,7 miliardi di sterline nell'ultima settimana.

Lo si legge sul libro conti di Banca d'Inghilterra, da cui si evince che il salvataggio messo a disposizione dall'istituto centrale ha raggiunto 29,1 miliardi di sterline dal 14 settembre scorso, data della prima iniezione di fondi.

La stima è fatta sulla base della categoria "altri asset" indicata nel bilancio settimanale di Banca d'Inghilterra pubblicato oggi.

Tanto l'istituto centrale quanto Northern Rock non hanno mai voluto rivelare a quanto ammontino i finanziamenti ottenuti. Il ministro delle Finanze britannico, Alistair Darling, ha, però, spiegato la settimana scorsa che il bilancio della banca centrale costituisce una buona guida a tale proposito.


Già...
Ma quando si fanno tanti debiti, questi prima o poi devono essere saldati o no?

E le numerose iniezioni di liquidità fatte anche dalla BCE in Europa (Italia compresa)?

A buon intenditor...



Foto
AcquaEmotion

04 dicembre, 2007

Rumore

L'elemento fondamentale della comunicazione è, sebbene ciò sia paradossale, il rumore, ossia tutto ciò che, in un modo o nell'altro, disturba la trasmissione del messaggio. Non mi soffermo sui numerosi fraintendimenti e sulle inevitabili distorsioni nei processi comunicativi che infirmano la comprensione tra interlocutori: è questo un argomento su cui mi sono, infatti, già soffermato. (Vedi Forum Boario)

Qui vorrei, invece, riflettere sul rumore che rende arduo intendere i significati testuali: mi riferisco in particolar modo alla difficoltà di decodificare i valori semantici di testimonianze antiche che, proprio per la loro antichità, potrebbero rischiarare molte questioni oscure del nostro presente ed imminente futuro, essendo la cultura di remote civiltà, massime la conoscenza esoterica, ancora oggi la filigrana di molteplici eventi e tendenze.

Chi si accosta a testimonianze vetuste come le tavolette sumere o la Bibbia, solo per citare due esempi, è simile a quegli speleologi che si addentrano in labirinti di grotte muniti di una lanterna la cui luce può rischiarare solo una limitata porzione di parete rocciosa. Chi può affermare di avere una totale padronanza della lingua sumera e di poter quindi tradurre in modo affidabile i sigilli di Ur, Lagash, Eridu, Umma...? Chi non sa che una qualsiasi traduzione, anche da una lingua perfettamente nota, implica sempre una perdita, un rumore appunto, essendo impossibile, a causa della transcodificazione, restituire del tutto la lettera e lo spirito dell'idioma originale?

Le lingue umane, per definizione, sono codici non formalizzati, ossia sistemi di segni destinati a creare attorno a sé un alone di sensi, arricchiti dall'ambiguità, condannati ad esprimere ed a velare, nel contempo, a causa di questa indeterminatezza intrinseca, consustanziale.

Fra i tratti che accrescono il rumore, la percezione del mondo ed il tempo sono quelli salienti. La Weltanschauung di un popolo si correla ad una serie di credenze, convincimenti, valori, modi di definire il reale tali che non possono essere trasferiti in un'altra cultura senza essere snaturati e fraintesi. Si pensi almeno alle lingue antiche che basavano il loro sistema verbale non sulla tripartizione che a noi sembra scontata, tra passato, presente e futuro, ma sull'opposizione tra azione puntuale ed azione durativa, antitesi divenuta ininfluente ed impercettibile in moltissime lingue di oggi, con l'eccezione dell'inglese in cui tale dicotomia è ancora discriminante nella composizione degli enunciati. Non esistendo il futuro nell'ebraico e nell'aramaico originari, anche molte profezie bibliche si possono considerare in una nuova luce, non tanto come predizioni di avvenimenti posteriori, ma come moniti ed esortazioni in nome di Dio.

Il tempo, poi, inteso come trascorrere dei secoli, sbiadisce sempre più i valori originari, a somiglianza di una scultura erosa lentamente dagli agenti atmosferici, i cui tratti fisionomici diventano sempre meno leggibili. Non dimenticherei che le lingue antiche non erano tanto strumenti di comunicazione, banali e miseri mezzi per inviare un'informazione, ma in primo luogo un discorso sacro, un prezioso scrigno di corrispondenze tra oggetti e significati, tra suoni e rapporti numerici. E' per questo motivo che, ad esempio, in ebraico ed arabo le lettere dell'alfabeto indicano anche le cifre. Non è la traccia di una forma mentis rudimentale incapace di sviluppare un logos scientifico, ma la consapevolezza che ogni vibrazione è suono e che i suoni sono (anche) frequenze misurabili, traducibili in numero. E' quello che la scienza ha (ri)scoperto. Ancora una volta, Nil novi sub sole.

03 dicembre, 2007

Ciarla con me

Assistiamo ad un irreversibile deterioramento delle trasmissioni televisive: è un processo lento, quasi impercettibile che rispecchia, al tempo stesso, il declino di una società marcescente e ne è causa. Un piccolo esempio, ma, per certi versi, significativo, è costituito dal programma condotto da Serena Dandini, Parla con me.

Inizialmente, nel pessimo panorama dei programmi della scatola diabolica, Parla con me, pur non essendo certo nulla di speciale, a tratti offriva qualche momento non disprezzabile: un ospite un po' più intelligente dell'italiano medio, i monologhi di Ascanio Celestini (in uno dei monologhi accennava alle scie che causano tumori) e qualche tocco arguto. Ormai il programma è, però, diventato una gazzarra carnascialesca, una pantomima volgare con una Dandini sguaiata il cui eloquio si è impoverito paurosamente e si è sfigurato a causa di solecismi, come l'uso di te soggetto, invece di tu. Anche gli ospiti sembrano corrotti da questo milieu: si compiacciono del turpiloquio e sono incapaci di esprimere, tra un intercalare e l'altro, tra una banalità e l'altra, un concetto qualsiasi. Il tutto poi si svolge in un'atmosfera infernale, chiassosa con la tregenda della Banda Osiris, le grida belluine della claque, gli applausi finti.

Per curiosità ho seguito un paio di puntate di Decameron: il programma di Luttazzi è vomitevole, con cadute nello scatologico e nel cinismo più becero. Non è una trasmissione né comica né satirica: a Luttazzi, che ama sguazzare tra le turpitudini, manca l'indignatio, la vera molla della comicità che, se è vera, è amara, sarcastica, poiché mette a nudo il divario tra reale ed ideale. Luttazzi avrebbe l'opportunità di castigare ridendo mores, mentre è solo a suo agio tra laidezze e livori contro quei politici che considera faziosamente l'incarnazione del Male assoluto. Personaggi come Luttazzi mi ricordano quei gabbiani di città che volteggiano sulle discariche, attratti dai miasmi dei rifiuti.

Sembrano fenomeni televisivi irrilevanti, mentre sono i sintomi di una malattia degenerativa della società, una patologia che aggredisce gran parte della popolazione. La televisione, il cui ascendente è purtroppo notevole soprattutto sulle nuove generazioni, è parte di quel sistema putrefatto che inculca errori di ogni tipo, dal consumismo al materialismo, dal satanismo, sebbene camuffato, allo scientismo. I media, con i loro notiziari, telefilms, programmi di intrattenimento, cartoni animati... sono un cumulo di immondizia da cui esalano miasmi ammorbanti. "Giornalisti" ciarlieri e vuoti, soubrettes svenevoli, tronfi "esperti" del C.I.C.A.P., pseudo-scienziati asserviti ai potenti come Bario Tozzi, si esibiscono in un ripugnante spettacolo di borborigmi, pettegolezzi, scempiaggini, gridolini... La degradazione morale, l’egoismo, la fatuità, l’ipocrisia, l’indifferenza, il bieco razionalismo, la distorsione dei fatti… sono gli ingredienti di un mezzo mezzano; sono disvalori presentati come desiderabili ad un pubblico acritico e spesso ignorante.

A differenza, però, di altre minacce più subdole ed insidiose, l'attacco alla cultura ed all'equilibrio psicofisico proveniente dalla televisione, non è (o sarebbe) difficile da rintuzzare e da neutralizzare: basta spegnere il televisore e dedicarsi allo studio, alla lettura, ad una passeggiata in un parco, alla contemplazione, ad attività utili a sé ed agli altri… Altro che digitale terrestre, televisione interattiva ed a pagamento: sono seduzioni che possono far presa solo su chi è vuoto ed annoiato da una vita insulsa, priva di qualsiasi risonanza interiore.

Proviamo a convincere gli altri ad emanciparsi dalla schiavitù televisiva. Come ci insegna James Hillmann, è molto più interessante ed istruttiva l'osservazione del soffitto.