05 aprile, 2009

Living by numbers

Spesso i fiori avvizziscono, prima di sbocciare. Ancora esistono adolescenti curiosi e dall'intelletto vivace, ma la scuola riesce con successo a spegnere queste rare fiamme. Propongo un esempio, a mo’ di cartina al tornasole. Prendiamo lo studio dei classici della letteratura italiana: Dante, Petrarca e Boccaccio formano la triade che, secondo uno schema consolidato ma riduttivo, rappresenta un percorso che dal Cielo (Dante) porta alla Terra (Boccaccio), attraverso la tormentata mediazione del Petrarca. Questo apprendono gli allievi degli istituti "superiori", come se una linea tracciata a priori servisse per percorrere lo sviluppo dei fenomeni culturali e storici. Quanto molte meditazioni del sommo poeta fossero agglutinate nel concreto o, di converso, quanto il Boccaccio si ripiegasse su questioni di fede, non devia di un millimetro il tracciato che dalla Trascendenza porta meccanicamente all'Immanenza. Pare anche che, in questa falsariga didattica, tale itinerario, privo di digressioni e ritorni, sia un’evoluzione, dimenticando che il sublime firmamento dantesco, in cui splendono astri esoterici e spirituali, si restringe nella prospettiva boccaccesca aperta su uno scorcio prevalentemente mondano.

Che cos'è questo modo di predigerire gli autori? Quali fini veri ha? Non indugerò sulle categorie viete in cui si costringono gli artisti: sono piatte categorie spesso meramente biografiche o aduggiate da psicologismo. Questo scrittore è ottimista, quest'altro è pessimista; questo è un gaudente, quest'altro un malinconico... Mi domandavo dei fini: lo scopo è - credo - l'ottundimento dell'immaginazione con le sue faville distruggitrici.

L'adolescenza assomiglia a volte all'ultima fiammata della vita, simile all'agonizzante baluginio del crepuscolo. Si è ancora in tempo per portare con sé un tesoro dell'infanzia lontana, quando la meraviglia e l'incoscienza di essere animavano le ombre sulle pareti, i fiori della tappezzeria, le note di un pianoforte. Questo tesoro è come quel sassolino screziato che i bambini raccolgono su una spiaggia: il suo valore è nelle linee sinuose che percorrono la superficie polita, nel geroglifico indecifrabile, nelle sfumature di grigio e celeste che conservano il colore infinito del mare. Perdere quel ciottolo è una disgrazia: ci si dispera, se lo si smarrisce. Sgomenti si intraprende la via verso l'età "matura", privi della più preziosa, perché inutile, tra le gemme.

Su questo tragico passaggio, con magistrale scoramento, così si esprime Elémire Zolla, nel saggio Lo stupore infantile: "Da una certa età in poi, la suddivisione atroce tra l'interiorità ed il mondo esteriore si solidifica senza speranza. Nemmeno il fatto che almeno di notte per forza si debba uscire da questa prigione duale riesce a dissipare l'inganno che si presenta come realtà: per pressoché incrollabile illusione. Invece della pienezza naturale si profila da noi rigidamente, violentemente separato, uno spazio che ci rinserra ineluttabile, soverchiante e taluni dei suoi abitanti ci si stringono addosso, ci forzano a guardarli e ad ascoltarli, ad interrogarci su di loro, sicché crediamo che tutto si riassuma non in noi, ma nel sito molteplice dove ci si trova".

L'unica visione che ancora, tremolante e fragile a guisa di miraggio, ci è elargita è nel sogno dove per qualche istante la logica binaria si sgretola e la realtà si fonde in nebbie consolanti. Il resto dell'esistenza, però, è irretito nella dualità, nell'etica convenzionale, imposta, nella fissazione di ruoli. La "cultura" è impietrita nei calcoli dell'aritmetica, raggelata nelle algide figure euclidee, nelle formule da mandare a memoria, nell'arruffio di date. Tutto diviene logico, scientifico, misurabile, quantificato... Living by numbers.

E' penoso vedere come il sistema deformativo riesca a soffocare l'anelito alla libertà creativa. E' come se delle pianticelle fossero subito svelte, come se ai semi fosse impedito di germogliare, irradiandoli. Quale verdeggiante giardino vedremmo, se gli alberi fossero innaffiati di luce e di pioggia!

Non appena la vita si apre verso il sorriso, la dolente spensieratezza, il mistero dell''essere su cui aleggiano le domande fondamentali circa Dio, il passato ed il futuro, il cosmo e l'io, ecco che cala la mannaia del dovere, della normalità intasata di norme, lavoro, carriera, divertimenti coatti. Questa paccottiglia è all'insegna del senso comune e delle piccole aspirazioni comuni. Manca anche il tempo per conversare del nulla che è tutto.

Ci attende un’idea politica, una chiesa (religiosa o atea è lo stesso), una fede... nella squadra di calcio.

L'uomo non è più "enigma a sé stesso": è pronto per diventare una cifra tra le tante, decifrata.



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2 commenti:

  1. Mi pare alquanto riduttiva la parabola discendente che da Dante passerebbe per Petrarca fino ad arrivare a Boccaccio. Non so chi abbia immaginato per primo questo tragitto che starebbe a segnare un percorso involutivo ma suppongo sia stato un critico ottocentesco che nulla masticava nè di esoterismo nè di ermetismo in particolare.

    Certo, non tutti gli uomini dispongono della stessa qualificazione spirituale e delle medesime doti artistiche e pertanto i risultati possono variare dall'uno all'altro caso. Ma ciò non toglie che tutti e tre questi sommi artisti appartenessero al gruppo di derivazione templare dei Fedeli d'Amore. Insomma nemmeno il Boccaccio risultava estraneo e profano ai temi della spiritualità nonostante il suo Decamerone lasci presagire il contrario.
    Già Gabriele Rossetti l'aveva notato in un suo saggio del 1822 in relazione soprattutto ad una sua opera intitolata ' Il Filocolo'.

    E d'altronde il fatto che egli come i suoi predecessori coltivasse il mito dell'Amor cortese e venerasse la Sofia eterna a lui manifestatasi nelle sembianze di Fiammetta basta per dimostrare il suo impegno sulla Via iniziatica.

    E lo stesso nome 'Fiammetta' non evoca forse quella fiammella che si accende e brucia nella regione cardiaca del Fedele d'Amore impegnato nella trasmutazione della propria anima?

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  2. Purtroppo vieti schemi ottocenteschi imprigionano ancora oggi molti autori, come le fasi del pessimismo personale, storico e cosmico con cui sono state sterilizzate ed etichettate le creazioni di Leopardi. Tale griglia fu ideata da Carducci e poi recepita supinamente da generazioni di critici posteriori.

    Certo, le opere esoteriche di Boccaccio (anche il Decamerone conserva tratti esoterici) non rivelano lo stesso afflato della Commedia, ma denotano una continuità che correttamente fu colta dal Rossetti.

    Ciao e grazie.

    RispondiElimina

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