08 aprile, 2009

Natività mistica

«Questo dipinto (nella foto un dettaglio) è stato dipinto da me, Alessandro, alla fine dell'anno 1500, durante i tumulti dell'Italia nel mezzo tempo dopo il tempo in cui, secondo compimento dell'undicesimo di Giovanni nella seconda piaga dell'Apocalisse, nella liberazione del Demonio di tre anni e mezzo. Poi sarà incatenato in corrispondenza del dodicesimo e noi lo vedremo (gettato al suolo) come nel presente dipinto»

La Natività della National Gallery di Londra è una delle ultime opere dipinte da Sandro Filipepi, detto il Botticelli (1445-1510). E' un dipinto "pervaso da un senso di inquietudine e di una nuova complicazione drammatica (per esempio, gli abbracci degli angeli e degli uomini in basso) davvero inconsueti." (F. Negri Arnoldi). Nella Firenze su cui proiettava la sua ombra l'esagitata predicazione del Savonarola, la poetica del pittore si anima di palpiti e di incerti presagi. Conclusasi ormai la gloriosa stagione del Rinascimento fiorentino, con la morte di Lorenzo il Magnifico (1492), l'ispirazione del Botticelli trascolora in una penombra rischiarata da luci mistiche.

Il Botticelli nega nella Natività una delle conquiste più alte della pittura rinascimentale, la prospettiva geometrica, il cui carattere prevalentemente astratto e matematico l'artista aveva denunciato, privilegiando il linearismo costruttivo ed il simbolismo ermetico. In questa frattura sta la novità del quadro in cui sono recuperati moduli arcaici, come la prospettiva gerarchica, ma che, rispetto ai solenni e ieratici modelli pre-umanistici, sviluppa movimenti drammatici. Al fondo aureo l'artista sostituisce colori smaglianti e, senza rinunciare ai simboli (si pensi alla valenza emblematica dei colori: i colori delle tuniche dei tre angeli che, inginocchiati sul tetto di paglia, sorreggono un libro aperto), punta su una nuova descrizione della "realtà" in cui l'inganno ottico (i personaggi in primo piano sono non realisticamente più piccoli della Sacra Famiglia) è abbandonato. Una luce tagliente scolpisce le rocce, tornisce i tronchi, affila l'erba. Questa luce sprofonda nell'ombra misteriosa del bosco di latifoglie che è, a mio parere, il brano più bello del capolavoro. Oltre la grotta, immagine potentemente evocativa, un alone dorato si mesce al verde delimitato dal bianco latteo che digrada nel celeste del firmamento. La natura, come riflesso di un ordine superiore, incornicia esseri e valori soprannaturali.

E' veramente un'opera mistica, se mistico significa vedere, ma non con gli occhi, se mistico significa vedere oltre gli occhi. Nonostante certi stilemi arcaizzanti, la Natività è opera modernissima, poiché mostra il carattere fittizio e caduco dell'illusione percettiva, aprendo la visione verso l'interiorità. Significativo che questa visione si approfondisca, recuperando lo sguardo interno, in un'epoca cruciale per Firenze e l'Italia in bilico tra XV e XVI secolo. Anche oggi sembra che lo sguardo penetri in recessi insondati.

Molte epoche avvertono l'imminenza dell'Apocalisse: i cinque piccoli diavoli sprofondati nei crepacci o trafitti dai loro stessi forconi e l’abbraccio degli angeli con gli uomini sembrano adombrare una liberazione dell’umanità. Molte epoche avvertono l'imminenza dell'Apocalisse: ognuna adatta eventi e circostanze alla Rivelazione, all'éschaton, spesso a ragione. In questo anelito verso il significato ultimo, verso la trasformazione della storia in metastoria, risiede il valore dell'arte e della filosofia. La vita stessa non è scevra di tale tensione. A volte un istante può inabissarsi fino al fondo e portare in superficie il segreto senza nome.




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4 commenti:

  1. Grazie Zret per avermi fatto conoscere quest'opera veramente splendida.

    "In questo anelito verso il significato ultimo, verso la trasformazione della storia in metastoria, risiede il valore dell'arte e della filosofia. La vita stessa non è scevra di tale tensione. A volte un istante può inabissarsi fino al fondo e portare in superficie il Segreto senza nome."

    Che dire di più?

    Inabissiamoci perchè il Segreto senza nome non è mera conoscenza; è passione sacra e amplesso di fuoco con l'Amante nascosto il cui sguardo divora ogni illusione.

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  2. Grazie Timor, per il tuo scintillante sigillo.

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  3. Mi trovo sostanzialmente d'accordo con la descrizione che fai, Zret, di questo dipinto.
    E proprio in base a questa se ne potrebbe dedurre che qui non ci troviamo di fronte al miglior Botticelli. Il quadro mi dà una impressione di freddezza, di artificialità. Le figure sono eccessivamente stilizzate. Un che di falso, di non sentito dall'artista pervade l'intera opera.

    Insomma forse un lavoro eseguito su commissione, tanto per sbarcare il lunario e senza che il Botticelli ne sentisse davvero il messaggio.
    Il vero Botticelli probabilmente non è cristiano e le scene dalle quali si lascia assorbire, coinvolgere sono quelle del Paganesimo dell'Antichità greco-romana.

    Pensiamo alla luce calma e rilassata della sua Venere che nasce dalla schiuma del mare. Lì non ravvisiamo esitazioni di sorta, pose artificiose o nevrotiche delle figure. Il suo pennello si muove con sicurezza e riesce ad esprimere miracolosamente la luce dell'Arcadia. Lì è veramente il caso di parlare di solarità olimpica.

    'Un quadro moderno' dunque, che anticipa la tensione interiore della cosiddetta modernità?
    Decisamente. 'Mistico' anche? Direi di si. Ma di quella mistica malata che assomiglia di più ad una nevrosi - o meglio, che si amalgama indissolubilmente con la nevrosi - propria della Controriforma che seguirà di lì a breve.

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  4. E'un dipinto che, per il contrapposto e per le linee nervose che lo attraversano, anticipa il Manierismo, con tutte le sue tensioni irrisolte, le sue contraddizioni, il suo carattere cerebrale. Pare perduta l'arcadica armonia del Rinascimento fiorentino, stagione intensa ma breve. Così declinano le ere.

    Ciao e grazie.

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