L'arché è l'Inesistente. (Basilide)
"Le cose sono piene di dei", insegnava Talete di Mileto. Molti filosofi pensano che nel mondo alberghi un'anima. Gli scienziati materialisti non solo negano che oltre la realtà fisica esista alcunché, ma affermano pure che la coscienza stessa emerge dalla materia. Non è questione di poco conto stabilire se la coscienza abbia, invece, la priorità e qui per coscienza non intendiamo un fenomeno cerebrale, ma un principio ontologicamente diverso dalla materia, un arché da cui scaturisce il cosmo.
Lo studio della materia nei suoi costituenti "fondamentali" ci ha condotto in una regione liminare, dove le particelle subatomiche fluiscono in correnti di energia per scorporarsi in processi. Ai confini di questa regione l'universo si affaccia sul nulla. Ai bordi di questo spazio la mente traccia mappe di un territorio che è vuoto. Geoffrey Chew ha elaborato una teoria paradossale ed astrusa, la teoria del bootstrap: secondo Chew, non esistono unità basilari della natura né costanti fisiche né equazioni. Tralasciando questa interpretazione ardita(?) che ci conduce sull'orlo dell'abisso mentale, resta il dubbio che un quid incorporeo fluttui in tutto il creato, a guisa di sangue che irrora un intero organismo.
Anche le pietre hanno un'anima? Le pietre sono esseri viventi la cui coscienza è sopita? E' noto che i cristalli possiedono singolari qualità, come se fossero in un certo qual modo dotati di una forma, per quanto aurorale, di vita. Bisogna chiedersi quale sia il confine tra inorganico ed organico e che cosa determini il salto verso la vita. E' certamente casuale la somiglianza fonica tra il termine greco che denota l'esistenza (bìos) ed il vocabolo indicante la forza e la violenza (bìa): è come se uno strappo, un'azione repentina e lacerante provocasse la creazione della vita (o la creazione tout court?). D'altronde i parti sono dolorosi.
La rivoluzione copernicana del futuro consisterà nel collocare al centro dell'universo la Coscienza? In questi ultimi decenni alcuni orientamenti scientifici hanno sfiorato una realtà "magica", in cui invisibili corrispondenze legano le parti, dove anche le cose all'apparenza più banali ed insignificanti splendono di una luce spirituale. Sarà questa rivoluzione solo il ritorno ad antiche concezioni e potrà effondere un soffio mistico in un corpo che pare inerte. Siamo forse vicini non ad una maggiore comprensione del reale, giacché, quanto più ci si interna in dimensioni enigmatiche ed impensabili, tanto più il discorso logico si indebolisce, piuttosto siamo prossimi ad un sentimento dello spazio e del tempo svincolato da coordinate e da schemi.
Quantunque sia precluso normalmente agli uomini elevarsi oltre la dimensione sublunare, attingendo alle sfere celesti, resta la pur fuggevole intuizione di un regno dove tutto è possibile ed in cui le catene terrene sono spezzate. Lì l'esistenza è riassorbita nel Principio da cui, per un errore o a causa della solitudine o chi sa per quale altro motivo, è stata esiliata. Come, via via che ci si inoltra nei misteriosi meandri delle particelle subatomiche, il reale si rarefa sino ad essere quasi risucchiato nel nulla, così a mano a mano che risaliremo la vetta, l'aria si illimpiderà sino a diventare un terso cristallo. Le sembianze trascoloreranno in sottili veli di nebbia, in diafane trasparenze, infine...
"Le cose sono piene di dei", insegnava Talete di Mileto. Molti filosofi pensano che nel mondo alberghi un'anima. Gli scienziati materialisti non solo negano che oltre la realtà fisica esista alcunché, ma affermano pure che la coscienza stessa emerge dalla materia. Non è questione di poco conto stabilire se la coscienza abbia, invece, la priorità e qui per coscienza non intendiamo un fenomeno cerebrale, ma un principio ontologicamente diverso dalla materia, un arché da cui scaturisce il cosmo.
Lo studio della materia nei suoi costituenti "fondamentali" ci ha condotto in una regione liminare, dove le particelle subatomiche fluiscono in correnti di energia per scorporarsi in processi. Ai confini di questa regione l'universo si affaccia sul nulla. Ai bordi di questo spazio la mente traccia mappe di un territorio che è vuoto. Geoffrey Chew ha elaborato una teoria paradossale ed astrusa, la teoria del bootstrap: secondo Chew, non esistono unità basilari della natura né costanti fisiche né equazioni. Tralasciando questa interpretazione ardita(?) che ci conduce sull'orlo dell'abisso mentale, resta il dubbio che un quid incorporeo fluttui in tutto il creato, a guisa di sangue che irrora un intero organismo.
Anche le pietre hanno un'anima? Le pietre sono esseri viventi la cui coscienza è sopita? E' noto che i cristalli possiedono singolari qualità, come se fossero in un certo qual modo dotati di una forma, per quanto aurorale, di vita. Bisogna chiedersi quale sia il confine tra inorganico ed organico e che cosa determini il salto verso la vita. E' certamente casuale la somiglianza fonica tra il termine greco che denota l'esistenza (bìos) ed il vocabolo indicante la forza e la violenza (bìa): è come se uno strappo, un'azione repentina e lacerante provocasse la creazione della vita (o la creazione tout court?). D'altronde i parti sono dolorosi.
La rivoluzione copernicana del futuro consisterà nel collocare al centro dell'universo la Coscienza? In questi ultimi decenni alcuni orientamenti scientifici hanno sfiorato una realtà "magica", in cui invisibili corrispondenze legano le parti, dove anche le cose all'apparenza più banali ed insignificanti splendono di una luce spirituale. Sarà questa rivoluzione solo il ritorno ad antiche concezioni e potrà effondere un soffio mistico in un corpo che pare inerte. Siamo forse vicini non ad una maggiore comprensione del reale, giacché, quanto più ci si interna in dimensioni enigmatiche ed impensabili, tanto più il discorso logico si indebolisce, piuttosto siamo prossimi ad un sentimento dello spazio e del tempo svincolato da coordinate e da schemi.
Quantunque sia precluso normalmente agli uomini elevarsi oltre la dimensione sublunare, attingendo alle sfere celesti, resta la pur fuggevole intuizione di un regno dove tutto è possibile ed in cui le catene terrene sono spezzate. Lì l'esistenza è riassorbita nel Principio da cui, per un errore o a causa della solitudine o chi sa per quale altro motivo, è stata esiliata. Come, via via che ci si inoltra nei misteriosi meandri delle particelle subatomiche, il reale si rarefa sino ad essere quasi risucchiato nel nulla, così a mano a mano che risaliremo la vetta, l'aria si illimpiderà sino a diventare un terso cristallo. Le sembianze trascoloreranno in sottili veli di nebbia, in diafane trasparenze, infine...
Si dice che quando materia e antimateria si incontrano si annullino a vicenda, in questo caso non dovrebbe esistere l'universo conosciuto, qualcosa deve essere accaduto all'antimateria permettendo così alla materia, di formare stelle e pianeti e tutte le cose che vediamo, compresi noi stessi.
RispondiEliminaRaggi cosmici che bombardano continuamente la nostra l'atmosfera terrestre, portano ad asserire a dei ricercatori come Picozza, che osservando su un rivelatore di particelle (piazzato su di un satellite) uno dei componenti siano dei protoni, insieme ad altri elementi più ricercati e positroni ad alta carica energetica.
Certo che incastrare l'anima in questo contesto diventa molto ardua, per Basilide "l'anima" scendeva in un corpo quando nasceva, ma a suo dire in alcuni corpi non vi risiedeva, (anzi a dire, di Clemente Alessandrino che di lui ha scritto).
L'anima per Basilide esiste ancora prima del corpo fisico, e il fatto di discendervi era un atto di fede, il corpo riceveva l'anima come un dono.
Abbiamo ancora una consapevolezza limitata, e dovremmo assumere di essere parte di un tutto, parte integrante della natura, è la natura stessa che opera tramite noi e quindi veniamo contaminati dai frutti positivi o negativi delle nostre azioni.
L'azione, il cambiamento avviene in quella parte divina, così l'immobile diviene il motore di tutte le cose, diviene una entità dinamica, per meglio dire, noi siamo creativi e dinamici, è ciò che è dinamico, che permanentemente in uno stato di cambiamento, e ciò avviene solo in natura...
wlady
Quanto affermi - e cioè che anche la materia bruta ed inerte ha un'anima e possiede come un abbozzo di coscienza per quanto oscura e rudimentale - rappresenta il presupposto dell'Alchimia operativa.
RispondiEliminaSe così non fosse, vana sarebbe la pratica del'Ars Magna.
Di più: l'operatore deve entrare in sintonia con i composti con i quali lavora, percepirne l'aura e quasi diventare una cosa sola con loro. Egli deve pertanto aver sviluppato una sensibilità particolare che sola gli deriva dallo sviluppo delle potenzialità psico-spirituali in lui latenti.
In mancanza di ciò, uno può lasciar perdere e dedicarsi ad altro.
P.S. Lessi riguardo alla teoria del 'bootstrap' -lett.'tirante di stivale- su quel pessimo libro di Fritjof Capra che s'intitola 'La Fisica del Tao'. Lettura orribile e fastidiosa come demenziale è la teoria del 'bootstrap' di cui l'autore discetta alla fine della sua fatica. A dire il vero, mi pare che tale castello di carte sia ultimamente finito nel dimenticatoio: da lustri più nessuno ne parla.
Abbiamo la Metafisica e la Cosmologia tradizionali per rispondere ai nostri interrogativi e questo ci basta.
Giusto, Wlady, dove si incastra l'anima in tutta questa girandola di particelle ed antiparticelle? Essa è di natura intrinsecamente diversa dal resto o è una chimera di alcuni filosofi?
RispondiEliminaSì, Paolo, il sapere alchemico si impernia su una visione ilozoista. Veramente la vita affiora misteriosamente nell'inorganico, simile ad una vena sottile che trama la superficie del marmo.
La bislacca e cerebrale teoria di Chew ha il merito di dissolvere le cosiddette leggi fisiche che potrebbero essere, invece, leggi psichiche o non esistere tout court.
Il testo di Capra che citi, soprattutto se confrontato con i successivi, aduggiati da un ecologismo ed umanismo d'accatto, non mi pare del tutto ed in toto disprezzabile, benché abbia risentito presto dell'ingiuria del tempo.
Ciao e grazie.
Il testo di Capra lo reputo molto interessante per il parallelismo tra fisica quantistica e filosofia orientale.
RispondiEliminaQuanto alla "teoria del big bang", credo sia meglio al momento stendere su di essa un velo pietoso; del resto di scientifico non ha niente in quanto non è falsificabile.
Postulando una simmetria iniziale di materia ed antimateria (ma sarà davvero mai stato così?) l'asimmetria potrebbe essersi creata per il ruolo creativo della coscienza? interrogativi senza risposta.
Quanto alla simmetria ed alla cosmologia mi sono già espresso in un recente articolo.
Sbaglia chi crede che si possa istituire un parallelo ovvero una qual sorta di analogia fra la Metafisica della Tradizione (che non si trova solamente in Oriente, ma anche in mezzo a noi e da sempre come Pitagorismo, Ermetismo alchemico e compagnia bella) e la Fisica moderna quantistica, relativista e via discorrendo.
RispondiEliminaRagion per cui reputo il testo di Capra una boiata vera e propria. L'unico capitolo veramente buono - ma a questo punto credo che non l'abbia scritto lui e che se lo sia fatto redarre da qualcuno - è quello centrale nel quale non si parla di Fisica ma si fa una breve ed acuta sintesi delle varie Metafisiche orientali.
Un conto è parlare di teorie ed un conto è vivere i concetti da esse espressi 'sub specie interioritatis'. I fisici - con la minuscola - degli ultimi secoli hanno ampiamente dimostrato di non essere mai entrati per la porta stretta della Conoscenza ma di essere rimasti saldamente in una condizione di dualismo. E allora la loro Fisica non è servita proprio a nulla se non a creare disastri.
Corrado, benché non mi siano del tutto chiari alcuni concetti, credo che l'asimmetria potrebbe essere la conseguenza di una variabile ontologicamente diversa. Sì, l'interrogativo è senza risposta. La teoria del Big bang, assai debole, sta perdendo via via consenso.
RispondiEliminaPaolo, il tuo giudizio è impietoso. Sebbene i fisici, i biologi, i chimici etc. abbiano cagionato sovente disastri irreparabili, non mi sentirei di liquidare e condannare tutti gli scienziati, poiché alcuni (pochi invero) hanno distrutto lo scientismo ottocentesco, ancora oggi egemone, nella triste scienza del C.I.C.A.P. e sodali. Non ci riferiremo a parallelismo, ma come negare che talora si rintracciano degli addentellati tra vari filoni culturali? Si pensi alla forma aristotelica riscoperta da Sheldrake. Sarà stata anche solo serendipità, ma, come ci ricorda Simmaco, "ad un così grande segreto non si perviene per una sola via". Certo, la Tradizione orientale ed occidentale è e resta insuperata, quantunque neanche essa abbia potuto rispondere alle domande fondamentali: perché l'essere, invece del nulla? Si Deus etc. Vero è che sono quesiti cui nessuno può rispondere.
Ciao e grazie.
Andando di fretta, nel mio ultimo commento ho sbagliato un verbo. E' 'redigere'. Chiedo venia.
RispondiEliminaPaolo, è stato un lapsus calami. Pensa a Kattivix che non indovina una parola purchessia.
RispondiEliminaCiao