Si discute sempre più spesso, almeno nel contesto dell’informazione indipendente, di controllo mentale e della coscienza. In realtà, bisognerebbe definirlo controllo cerebrale: certe frequenze elettromagnetiche, le sostanze psicotrope, talune azioni psico-linguistiche incidono, infatti, talvolta in modo pesante, sui processi cognitivi ed emotivi di origine encefalica, sull'equilibrio psico-fisico dei soggetti più esposti e più vulnerabili.
Tuttavia – questa è una buona notizia – in nessun modo si può veramente influire sulla Coscienza, per la semplice ragione che essa, se esiste, non è di natura materiale. Mentre il cervello che, in fondo, va presumibilmente inteso come un trasduttore, traduce impulsi esterni in segnali biochimici, la Coscienza plasma il pensiero, genera le idee.
Certo, in pieno Positivismo, Hyppolite Taine ed altri scienziati potevano asserire che il cervello secerne il pensiero, come fosse un ormone, che virtù e vizio sono assimilabili allo zucchero ed al vetriolo, ma per fortuna, i settori più avanzati della ricerca attuale, potati i rami secchi dello scientismo, hanno compiuto una rivoluzione copernicana: si consideri, ad esempio, il Biocentrismo di Robert Lanza, il fisico secondo cui è la Coscienza a porre lo spazio-tempo ed a promanare da sé il mondo fenomenico, non vice versa.
E’ grosso modo una rivincita dell’orientamento filosofico che, con tutti i suoi limiti ed i suoi pregi, da Platone giunge sino a Berkeley, da Kant all’Idealismo tedesco ed italiano: è una rivincita non scevra di pericoli, primo fra tutti il rischio che si cada in un mentalismo apodittico, in una “calunnia della terra”, laddove molte questioni concettuali inerenti all’essenza della sfera intelligibile e di quella sensibile, ai loro reciproci rapporti, devono ancora essere risolte e delimitate in termini chiari.
Nondimeno possiamo stabilire che, in quanto la Coscienza è immateriale, avulsa dalle coordinate cronotopiche, eterna, essa non può essere in alcuna maniera né aggredita né manipolata. Correttamente dunque denunceremo e cercheremo di contrastare gli stratagemmi tecnologici, chimici, biologici e retorici atti a gestire ed a dominare le dinamiche psichiche e cerebrali, ma chi ha Coscienza alla fine non deve temere veramente alcunché.
Che cos’è la Coscienza? Definirla è impossibile, semmai potremo tentare di delinearne il profilo, elencando ciò che non è: non è ilica, non è caduca, non è imprigionata nelle leggi fisiche.
Quale relazione si instaura tra Coscienza ed inconscio? Quali sono le caratteristiche dell’inconscio? Altre domande cruciali, cui è quasi impossibile rispondere. Per ora, basti aver compreso che “la torre che non crolla” probabilmente non è una chimera.
Tuttavia – questa è una buona notizia – in nessun modo si può veramente influire sulla Coscienza, per la semplice ragione che essa, se esiste, non è di natura materiale. Mentre il cervello che, in fondo, va presumibilmente inteso come un trasduttore, traduce impulsi esterni in segnali biochimici, la Coscienza plasma il pensiero, genera le idee.
Certo, in pieno Positivismo, Hyppolite Taine ed altri scienziati potevano asserire che il cervello secerne il pensiero, come fosse un ormone, che virtù e vizio sono assimilabili allo zucchero ed al vetriolo, ma per fortuna, i settori più avanzati della ricerca attuale, potati i rami secchi dello scientismo, hanno compiuto una rivoluzione copernicana: si consideri, ad esempio, il Biocentrismo di Robert Lanza, il fisico secondo cui è la Coscienza a porre lo spazio-tempo ed a promanare da sé il mondo fenomenico, non vice versa.
E’ grosso modo una rivincita dell’orientamento filosofico che, con tutti i suoi limiti ed i suoi pregi, da Platone giunge sino a Berkeley, da Kant all’Idealismo tedesco ed italiano: è una rivincita non scevra di pericoli, primo fra tutti il rischio che si cada in un mentalismo apodittico, in una “calunnia della terra”, laddove molte questioni concettuali inerenti all’essenza della sfera intelligibile e di quella sensibile, ai loro reciproci rapporti, devono ancora essere risolte e delimitate in termini chiari.
Nondimeno possiamo stabilire che, in quanto la Coscienza è immateriale, avulsa dalle coordinate cronotopiche, eterna, essa non può essere in alcuna maniera né aggredita né manipolata. Correttamente dunque denunceremo e cercheremo di contrastare gli stratagemmi tecnologici, chimici, biologici e retorici atti a gestire ed a dominare le dinamiche psichiche e cerebrali, ma chi ha Coscienza alla fine non deve temere veramente alcunché.
Che cos’è la Coscienza? Definirla è impossibile, semmai potremo tentare di delinearne il profilo, elencando ciò che non è: non è ilica, non è caduca, non è imprigionata nelle leggi fisiche.
Quale relazione si instaura tra Coscienza ed inconscio? Quali sono le caratteristiche dell’inconscio? Altre domande cruciali, cui è quasi impossibile rispondere. Per ora, basti aver compreso che “la torre che non crolla” probabilmente non è una chimera.
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Siamo proprio sicuri che la coscienza è eterna e che 'non è caduca'? Temo che invece che la coscienza riflessa - e cioè quella dell'uomo ordinario- sia soggetta al decadimento e persino al disfacimento.
RispondiEliminaDire che la coscienza riflessa è immortale equivale a compiere lo stesso errore che commettono i cattolici quando affermano che 'l'anima è immortale' per definizione e quindi per dogma.
Ahimè, temo invece che le cose non stiano così. Ma non ho la competenza per fissare l'argomento.
Questione controversa e spinosa, Paolo. La coscienza potrebbe essere longeva ma mortale, come sostiene Gurdjeff. Non è improbabile che essa poi sia catturata e, per così dire, riciclata, ma di ciò disquisii in vari articoli al confine tra Xenologia e Gnosi.
EliminaCiao