27 febbraio, 2010

Il Festival di Saturno

La scenografia ed il logo del Festival di Sanremo, edizione 2010, hanno esibito un'icona che pare alludere al pianeta Saturno con i suoi inconfondibili anelli. Forse si tratta di mere speculazioni, ma non pare casuale che i "creativi" abbiano ideato questa immagine potentemente evocativa per la kermesse canora tanto seguita (purtroppo) dagli Italiani teledipendenti. Pare che Saturno sempre più si insinui nell'immaginario collettivo: sarà stata solo una scelta estetica o, conscii che certi simboli tendono ad influire sul profondo, i soliti noti ora disseminano immagini del pianeta un po' in ogni dove? E' pure un'ostentazione di segni che qualcuno reputa densi di valori.[1]

"Questo corpo celeste fu identificato dai Sumeri con il dio Ninirtu (o Ninurta), personificazione del Sole, giustiziere dell'Occidente. Per alcuni studiosi, sembra che la sua prima denominazione greca fosse stata quella di astro di Helios. Infatti, stando ad una concezione mesopotamica, questo astro rimpiazzava il Sole nel cielo notturno e da esso si pensava dipendessero i moti dei corpi celesti. [...] A mano a mano che il mondo ellenico entrava in più stretto contatto con le religioni orientali, le prime identificazioni delle divinità planetarie apparvero insufficienti e furono introdotte diverse varianti nei nomi, principalmente per influsso degli astronomi vissuti sotto I Seleucidi [...] Saturno fu in quell’epoca denominato Kronos: ma da dove venne tale nome? Secondo alcuni ricercatori, esisteva una designazione che attribuiva quest'astro ad un dio della vendetta, Petbè; questo dio vendicatore sarebbe stato assimilato a Kronos, da cui il nome del pianeta. Tale spiegazione non pare soddisfacente: in realtà bisogna anche in questo caso richiamarsi a fonti babilonesi (meglio sumere, n.d.r.) Il dio Ninurtu aveva anche ricevuto come divinità planetaria, il nome di Sag-Usch, “lo stazionario”, “astro di giustizia e verità”. Il suo moto lento e regolare ne faceva un simbolo di stabilità, di equilibrio e di durata: incarnava la forza imperturbabile del tempo. Del resto, il ruolo di regolatore del tempo notturno era sottolineato dalla somiglianza tra Kronos (con la kappa) e Chronos (con la chi), gioco di parole che risale a Ferecide di Tiro (VI sec. a.C.). Chronos, infatti, significa tempo e Kronos-Saturno, come il tempo, divora i suoi figli. Da qui l'identificazione". (A. Anzaldi, L. Bazzoli, Dizionario di astrologia, Milano, 1998, s.v. Saturno)

Tornando a Ninurta, ricordiamo che nelle antiche raffigurazioni egli tiene sempre in mano un'arma (talvolta un arco, talaltra una falce messoria - come è noto il glifo astrologico del pianeta è una falce - o mezzaluna - sormontata da una croce). Nei testi sumerici è presentato come un nume guerriero, impegnato in eroici combattimenti. Come si accennava, egli era abbinato al pianeta Saturno, in sumero An-shar, ossia "re del cielo" o "primo del cielo". Il suo nome allude alla formazione del sistema solare o più banalmente al fatto che era il globo estremo per gli antichi? Se fosse valida la prima congettura, si potrebbe vedere una reminiscenza di Saturno, giusta l'opinione di alcuni astronomi, come 'il primo sole' che rischiarò il firmamento in evi preistorici.

Sui possibili significati emblematici (anche antitetici: i simboli sono ambivalenti, ma questi tempi declinanti ne evidenziano i lati oscuri) e sugli addentellati con circostanze in bilico tra esopolitica e scenari parafisici, si è già scritto. Dunque rimando per qualche informazione ulteriore ai seguenti articoli: The Saturn connection, Il Signore dell'anello, L'esagono di Saturno.


[1] La scenografia potrebbe anche riferirsi all'occhio onniveggente dell'esecrando governo mondiale.



APOCALISSI ALIENE: il libro

25 febbraio, 2010

H

H, lettera sui generis, poiché, a differenza delle altre, è al confine tra il suono ed il silenzio: nella lingua italiana il suo soffio si è spento ed è rimasto solo il grafema simile ad un relitto su una spiaggia, ad un rudere abbandonato. Eppure è in quella aspirazione (che pare anche un'aspirazione verso qualcosa), in quell'alito che, scivolando sulle sillabe, si perde nell'etere, che l'H svela una natura liminale. E' l'ultimo suono, prima del silenzio, il brivido di vento che cade nella quiete. Anche la forma evoca (astuzia del caso) una situazione intermedia, con il tratto orizzontale che congiunge le due linee verticali, come se si trattasse di unire due dimensioni per mezzo di una pericolante passerella che scavalca un abisso.

Il riferimento al confine, ma in senso concreto, è nella figura che in fenicio la heth (tradotto con la heta in greco) rappresenta, ossia uno staccionata. Talvolta la concretezza si smaterializza in inimmaginabili orizzonti.

Viene in mente il ponte che, nella tradizione prima mazdea, poi islamica, l'anima del defunto deve attraversare prima di raggiungere l'aldilà: se le azioni del trapassato sono state malvagie, il ponte si assottiglierà fino a quando l'anima precipiterà nell'inferno. Diversamente il ponte si allargherà sino a condurre l'anima in paradiso.

Lettera quindi, per così dire, avventurosa: ricorda le perigliose esperienze della vita, il cammino verso la meta, sempre in bilico sul vuoto del non-senso e sul baratro della disperazione. E' anche lettera vitale, il cui respiro è "spirito" nella lingua greca, per la precisione "spirito aspro": l'aspirazione è anche l'affanno dell'uomo affranto, la fatica per dare voce al pensiero.

Nella sua simmetria, l'H pare connettere in un'unità primigenia il silenzio ed il suono, la vita e la morte, la luce ed il buio. Questo nesso è adombrato con un fonema che è solo l'ombra di un suono, ma talvolta le ombre sono più reali delle cose.


L'immagine in testa all'articolo è un quadro della pittrice Carla Colombo ed è tratto da artecarla.it


APOCALISSI ALIENE: il libro

23 febbraio, 2010

Errore dell'Evoluzionismo

Nel voluminoso saggio intitolato "Giordano Bruno e la tradizione ermetica", Frances A. Yates, all'interno del capitolo conclusivo scrive: "Per quanto concerne la mente, la capacità di riflettere in sé la natura e di agire su di essa in maniera meravigliosa, i progressi non sono stati molto consistenti. Certe nozioni ermetiche sulla mente e la materia non sono così lontane da alcune concezioni del nostro tempo. L'uomo moderno perse molti elementi di quel magnum miraculum in cui abitavano magia, religione, arte e scienza."

La studiosa, pur più versata nelle disquisizioni erudite che nelle indagini di ampio respiro, comprende che lo splendido e malinconico tramonto della tradizione esoterica scalzata dal pensiero razionalista e scientifico, agli inizi del XVII secolo, fu una perdita. Né ella dimentica che qualche fiammella ermetica continuò a riscaldare la fredda logica ormai imperante: si suppone che lo stesso Descartes fu in contatto con l'ambiente dei Rosacroce. Sappiamo quanto sia debitore il sistema scientifico attuale del dualismo cartesiano, un dualismo diretto verso il materialismo, dacché l'anima fu collocata nella ghiandola pineale o identificata con essa.

Se sfrondiamo il retaggio iniziatico dagli aspetti velleitari ed oscuri - il mondo interiore è a volte inferiore - ci accorgiamo di come veramente l'attitudine a scrutare oltre il visibile ed a cogliere le corrispondenze, sia il tesoro prezioso di cui oggi ignoriamo il nascondiglio. E' indubbio: è meglio uno scienziato serio (ne troveremo pochissimi, anche usando la nota lanterna) che un esoterista da strapazzo. Tuttavia l'imprigionamento dell'umanità entro i confini dell'empiria consuona con un'angustia di orizzonti davvero sconfortante. In questo recinto, pascolano gli uomini e chi intende oltrepassare lo steccato è additato al pubblico ludibrio, nonostante qualche timida apertura.

Così "la capacità di riflettere in sé la natura e di agire su di essa in maniera meravigliosa" è per lo più un sogno, mentre oggi giorno non si agisce sulla natura, ma la si aggredisce. L'azione mirabile cui aspiravano gli ermetici, benché, in qualche caso, fosse simile ad un dominio delle sue leggi con fini tecnici (la magia rinascimentale è una delle fonti del sapere scientifico) era soprattutto una visione del mondo in cui per natura si intende qualcosa di molto più ampio e profondo rispetto al mondo studiato dalla scienza: la natura ermetica include la sfera celeste e quella intelligibile, mentre la stessa dimensione fenomenica è animata da una circolazione vitale, non essendo un mero insieme di "fatti". Ecco perché, a mio avviso, errano Pauwels e Bergier che, nel diseguale saggio intitolato "Il mattino dei maghi", vedono nelle correnti sapienziali dei filoni scientifici sotto mentite spoglie, in cui il misticismo ed il simbolismo sono un mascheramento di contenuti tecnici. Se così fosse, le regioni non percettibili e le correlazioni sincroniche sarebbero escluse dal vasto Liber mundi: l'astrologia, l'alchimia, la magia… diverrebbero diagrammi simbolici di manifestazioni empiriche, per quanto misteriose ed in gran parte ignote, per ora.

Tuttavia, poiché non si sa rinunciare ad un pensiero che sia soltanto di tipo scientista sotto mutate forme, si recita sovente un peana in onore di Teilhard de Chardin che, in un delirio tecno-"mistico", riflettendo sul ruolo degli scienziati nella società contemporanea, li definisce "operai della Terra". Lo scienziato e teologo francese, anche se volle opporsi al darwinismo deterministico, ne mutuò il pregiudizio evoluzionistico, ad esempio affermando: "Credo che l'universo è (sic) un'evoluzione. Credo che l'evoluzione va (sic) verso lo Spirito..." E', come si vede, una commistione tra Evoluzionismo ed Idealismo, come se lo Spirito avesse bisogno di manifestarsi progressivamente nelle magnifiche realizzazioni della storia e della civiltà umana, laddove in ogni epoca nascono degli oltre-uomini, ma nella nostra il loro numero è veramente esiguo, sintomo di un processo degenerativo che data da epoche remote.

Dunque, accantonando il concetto di entropia che pur appartiene al manifesto, si dimentica, anzi si inverte di segno il processo che porta dal non-tempo al tempo, dall'essere privo di determinazioni all'esistenza (la materia come patologia dell'essere?), per alimentare l’ingenua fede in un'età migliore che se mai giungerà, non sarà il risultato di un cambiamento tecno-scientifico o biologico, ma la conseguenza di uno scarto repentino e metastorico, grazie ad una frattura con il passato, del tutto trasceso e privato delle sue scorie.



APOCALISSI ALIENE: il libro

22 febbraio, 2010

Convegno sul 2012

Il Centro culturale di ricerche esobiologiche "Galileo" organizza, per il 3 marzo 2010, a Piacenza, il convegno sul seguente tema: "2012: tra Scienza e Mitologia: recenti acquisizioni, nuove ipotesi". Relatore sarà il Dottor Giorgio Pattera, biologo e giornalista. L'ingresso è libero.

Leggi qui tutte le informazioni utili sul simposio.


APOCALISSI ALIENE: il libro

21 febbraio, 2010

Prospettive dell'Ufologia

L'Ufologia, disciplina disdegnata dagli accademici o oggetto di scherno per opera dell'uomo della strada, si rivela, invece decisiva in questi tempi cruciali. Si consideri l'acronimo U.F.O. atto a designare non già gli "oggetti volanti non identificati", bensì gli "oggetti volanti non terrestri" (unterrestrial) insieme con i loro occupanti: l'Ufologia diverrà allora studio di un'aviazione non appartenente al nostro pianeta e pure l'investigazione di una fenomenologia che si affaccia da altre dimensioni.

Scartate tutte le posizioni attardate di tipo “scettico” e sociologico, si possono individuare, semplificando, alcune correnti ufologiche che si confrontano con un problema destinato a conflagrare nei prossimi anni.

Il filone strumentale, i cui alfieri operano all'interno dei centri tradizionali, si ostina a cercare prove scientifiche e documentali, nell'ipotesi che il fenomeno U.F.O. sia inscrivibile in uno quadro tecnologico ed oggettivo. Merito che si può ascrivere agli ufologi di questa scuola è l’ancoraggio a situazioni concrete che maggiormente esercitano la loro presa su un’opinione pubblica impreparata e viziata da pregiudizi scientisti. I principali limiti risiedono in una visione angusta del tema, chiusa alle dimensioni ulteriori, e nella collaborazione, anche involontaria, con le istituzioni “scientifiche” del sistema satanico.

L'orientamento parafisico, ridotta ai minimi termini l'indagine sui dischi volanti, esplora territori di frontiera, collegando le manifestazioni esogene ad ambiti interdimensionali ed occulti. I confini dell'Ufologia sono spostati, nei casi estremi, verso la demonologia. Il difetto precipuo, rintracciabile per lo meno nelle frange estreme di questo indirizzo, è l’avventato sconfinamento nel dominio della metafisica, con gli strumenti delle scienze empiriche.

Un'altra tendenza, sviluppatasi sempre più negli ultimi anni, alimentata da ricerche clipeologiche, aggancia il lontano passato con il futuro, investigando il tema delle manipolazioni genetiche e dell'intervento esterno. Lodevole l’impegno che questi studiosi dimostrano per tentare di chiudere il cerchio, ma il rischio è di restare imprigionati nel biologismo.[1]

I vari orientamenti, pur nell'eterogeneità dei princìpi ispiratori e dei metodi d'indagine, sono accomunati dalla convinzione che è ormai prossima una svolta: si tratti della rivelazione per opera dai governi del contatto con civiltà dello spazio, sia, invece, un'invasione (falsa o reale?) o una subdola, ma letale intrusione o piuttosto un pacifico avvento degli extraterrestri.

Se i differenti scenari fossero inseriti in un contesto mondiale più o meno ordinario, si potrebbero accantonare le prospettive inquietanti che inquadrano un futuro di conflitti, seguito da una dominazione "altra". Giacché, però, il governo ombra trama contro la popolazione mondiale e cela verità inconfessabili, si paventa che l'avvenire sarà un incubo ad occhi aperti. Se pensiamo poi alla sinistra e, in fondo, enigmatica operazione "scie chimiche" (tra l'altro la classica punta dell'iceberg di quanto la Cabal macchina da decenni), ne arguiamo che, se non interverrà un fattore X, la storia umana sarà presto risucchiata nel buio dell'inferno.

[1] E' stato pubblicato recentemente un saggio intitolato in modo eloquente Schiavi degli dei. L'autore, Biagio Russo, opina che homo sapiens sapiens sia il risultato di una manipolazione genetica compiuta da esseri di un altro pianeta. E' congettura non nuova, ma sarebbe interessante stabilire se tale ipotesi interpretativa sia stata formulata, percorrendo le stesse strade battute da altri ricercatori o se sia la conclusione di un differente itinerario di ricerca.



APOCALISSI ALIENE: il libro

20 febbraio, 2010

Rettitudine

Assistiamo ad una proliferazione di norme nei campi più disparati: in questo modo lo stato (ufficialmente) tenta di arginare non solo i reati, ma anche i comportamenti colposi. In verità, questa smania di legiferare cozza di solito con la natura umana cui non possono essere comandati dei princìpi, anzi quanto più si acuisce la coercizione tanto più si palesa un impulso a trasgredire. I Soloni, però, nel frattempo, continuano a promulgare leggi, decreti, codici e codicilli, simili sovente alle gride di manzoniana memoria. La legge viene confusa con la giustizia: istanze etiche mal concepite e distorte si agglomerano alle regole. Lo stato-padrone assume condotte paternalistiche, avocando a sé il diritto di stabilire che cosa si debba e si possa mangiare, bere, vedere, dire, pensare. Uno stato psicopatico, affetto da mille idiosincrasie, diffonde atteggiamenti psicotici tra i cittadini, anzi tra i sudditi.

Preoccupante è la commistione tra giurisdizione ed etica, un connubio da cui risultano snaturate e pervertite entrambe. Non solo dunque si dimentica che "in re publica corruptissima plurimae leges" (Tacito), ma che la virtù, comunque la si intenda, non si insegna. La morale è un ambito storicamente determinato: essa diviene un monstrum, non appena si tenta di codificare i valori su cui si fonda. Si rischia di scivolare in leziosi discorsi catechistici o in un'etica rigida ed inumana che è persino peggio della trasgressione. Se poi ricordiamo da che pulpito viene spesso la predica, ossia da istituzioni irrimediabilmente corrotte e votate al male, possiamo soltanto respingere certi moniti ed ammaestramenti.

Valgono molto più gli esempi, se qualcuno ancora vi presterà attenzione, che mille costrizioni.

Anche un'etica eterodiretta, dipendente dalla paura del castigo divino o dalla speranza della beatitudine, è misera.

La coscienza è un tempio talmente sacro che non tollera che neppure uno ierofante vi entri. E' opportuno su alcuni temi tacere, proteggere certe domande e risposte all'interno di uno spazio inviolabile. In ogni caso, diffidiamo di chi vuole imporre la rettitudine, perché nulla è più storto di una rettitudine imposta.


APOCALISSI ALIENE: il libro

18 febbraio, 2010

Il serpente di bronzo

Necustan, Nehustan o Nehushtan (in ebraico, נחושתן o נחש הנחושת) è il nome del serpente di Mosè.

La Bibbia racconta che Mosè, per persuadere il Faraone che le sue parole provenivano da Dio, scaraventò per terra il suo bastone che si trasformò in serpente. Il sovrano egizio dunque chiamò i suoi maghi che ripeterono l'incantesimo, ma, a prova della superiorità del Dio di Mosè, il serpente del legislatore divorò i rettili dei maghi egizi. (Esodo 7:8-12) Secondo Numeri 21:4-8, Mosè, indispettito dall'infedeltà del popolo per cui aveva tanto tribolato, mandò dei serpenti velenosi ad uccidere i peccatori. Pentito per il suo impeto d'ira, forgiò ed eresse un serpente di bronzo: chiunque, morso dai serpenti velenosi, si sarebbe potuto salvare, solo guardando verso il manufatto bronzeo. Il serpente dovette essere venerato da alcune comunità di Ebrei ancora nell'VIII secolo: infatti il re di Giuda, Ezechia (716 a.C.- 687 a.C.) distrusse tutti gli idoli ed anche il Nehustan, "perché gli Israeliti bruciavano incenso e lo chiamavano Nehustan". (Secondo libro dei Re 18:4)

Gesù usa l'immagine del serpente di rame in Giovanni 3:14.15, istituendo un'analogia tra l'innalzamento del serpente ed il Figlio dell'uomo che dovrà essere innalzato onde "chiunque creda in lui abbia la vita eterna".

Anthony S. Mercatante ricorda che l'immagine eretta dal legislatore era simile a quella dedicata al dio (o dea?) della vita Nin-gis-zida (sum., dnin-is-zi-da), appartenente al pantheon dei Sumeri. Era patrono della medicina e può essere considerato un nume della fertilità e della natura, ma era anche associato al mondo sotterraneo: il suo nome in sumero significa "signore del buon albero". Era legato simbolicamente ad una specie di serpente cornigero. Per primo fu raffigurato già alla fine del III millennio a.C. come rettile che si attorciglia attorno ad un'asta, anticipando il Caduceo di Hermes, il bastone di Asclepio e quello di Mosè.

In ebraico il vocabolo Nehustan contiene una radice "nag" molto antica che si rintraccia nel sanscrito "naga": questo morfema si rileva nelle lingue semitiche con "nachash", come nell'inglese "snake".

Sarebbe interessante comprendere il vero significato del Nechustan, cercando di isolare, di là dall'alone mitico, un nucleo riconducibile ad una credenza radicata in conoscenze probabilmente sumere circa la genesi della vita (il D.N.A.?). Con ciò, non intendo asserire che i simboli sono mere trasfigurazioni di contenuti empirici, sebbene si debba ricordare che cifre ed immagini, all'interno di alcuni cicli, adombrano fenomeni astronomici, in primis la precessione degli equinozi. Come è noto, il simbolo è denso e multiforme e qualsiasi interpretazione, per quanto profonda, non lo esaurisce. Qui, però, ci troviamo di fronte alla possibilità che il testo biblico conservi un "segnale" anche se "disturbato" di una tradizione molto antica, in cui il serpente potrebbe alludere non solo alla vita ed alla rigenerazione.

E' leggittimo pensare alla reminiscenza di un contatto con esseri anguiformi: tale interpretazione è stata propugnata da vari studiosi. Credo, però, che, se concentrassimo l'attenzione non tanto sul serpente, i cui significati sono numerosi ed anche antitetici, ma sul materiale con cui fu costruito, il bronzo (o rame), si potrebbero scoprire interessanti correlazioni, ad esempio con l'oro che secondo la Torah, rivestiva sia all'interno sia all'esterno, il legno di cedro con cui era stata costruita l'Arca dell'Alleanza. Il collegamento con l'Arca è individuabile pure in una tradizione, secondo la quale in origine la cassa conteneva un serpente, poi l'effigie di un dio serpente. Questo animale ricorda, per i suoi movimenti sinuosi e repentini, la folgore.

Sono in gioco forse delle energie...

Fonti:

Enciclopedia dei simboli, a cura di H. Biedermann, Milano, 1999, s.v. serpente
Enciclopedia delle religioni, Milano, 2001, s.v. Sumeri
A. S. Mercatante, Dizionario dei miti e delle leggende, Roma, s.v. Arca del Patto, serpente



APOCALISSI ALIENE: il libro

16 febbraio, 2010

Step by step: dai Borboni alla moneta unica mondiale

La storia è costellata di stereotipi interpretativi, se non di vere menzogne. Così, se sfrondiamo la storia risorgimentale della reboante e zuccherosa retorica, ci accorgiamo che il processo che portò all'unità d'Italia fu una spregiudicata guerra di conquista voluta dalle élites massoniche europee. Fortunatamente alcuni storici ed intellettuali (ad esempio, Gramsci) l'hanno compreso, senza inquadrare, però, gli eventi all'interno di un criminale progetto a lungo termine, teso a calpestare le tradizioni regionali e nazionali per costruire, passo dopo passo, una compagine planetaria di tipo tirannico. Gli Oscurati non hanno fretta e perseguono un piano le cui tappe di attuazione coincidono spesso con date simboliche. Dopo l’unità d’Italia è stata perseguita la creazione di un superstato europeo, presupposto di un'ulteriore semplificazione geo-politica del quadro internazionale, a sua volta base per l’instaurazione di un governo unico mondiale.

Se isoliamo il caso relativo al Regno delle due Sicilie, ci imbattiamo in una serie di rimozioni e pregiudizi duri da spezzare. Di solito la monarchia dei Borboni che regnò sull'Italia meridionale e la Sicilia sino al 1861, viene dipinta come una dinastia retriva, nell'ambito di uno stato “feudale” ed arretrato. Ora, nel Regno delle due Sicilie esistevano delle sperequazioni sociali ed economiche, ma la situazione degenerò, quando lo stato meridionale fu annesso all'Italia. Miseria, emigrazione e brigantaggio furono le inevitabili e tragiche conseguenze di una scellerata invasione, perpetrata da massacratori “idealisti” (Nino Bixio) e da scaltri avventurieri (Giuseppe Garibaldi), al servizio dei Savoia.

Basti ricordare che fu introdotto il servizio militare obbligatorio, causa di infiniti mali tra le classi meno abbienti (si rilegga l'implicita, ma implacabile denuncia contenuta nel romanzo "I Malavoglia"). Basti ricordare che, mentre lo stato borbonico contemplava cinque tributi, il Regno d'Italia moltiplicò gabelle ed imposte. Non solo, scrive Vitale Onorato in "Atto finale, atto di forza": "Nel Regno delle due Sicile operava una bella zecca che coniava bei ducati d'argento e d'oro, applicando ante-litteram le regole del credito sociale di Douglas, sistema che nacque un secolo dopo. La zecca dei Borboni era così rinomata che altri governi ne desideravano le monete. Anche il Regno Unito apprezzava molto quella zecca, come molte altre cose: infatti ne sfruttava le miniere di zolfo, il vino di Marsala etc."

Un florido settore manifatturiero e la costruzione di infrastrutture (si pensi, ad esempio, alla ferrovia Napoli-Portici) stavano lentamente promuovendo lo sviluppo nel regno borbonico, uno sviluppo strozzato dalla dominazione sabauda. Gli stessi Savoia furono carnefici e vittime: la cricca mondialista abbatté, ad una ad una, le monarchie europee o le corruppe. Oggi persevera con la distruzione delle culture nazionali e locali (lingua, retaggio, struttura produttiva...), usando come arma, in primo luogo, il controllo del denaro, trasformato da moneta sonante in carta ed in numerario virtuale, elettronico. Non siamo cittadini e nemmeno numeri, ma codici a barre. L'usura legalizzata, attraverso il signoraggio, stritola le economie, affama i cittadini, cagiona lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. Ezra Pound vide giusto. Gli Oscurati, pur ciechi, guardano lontano, alla moneta unica mondiale: "Unity in diversity" è il motto scritto sulla moneta che la Cabala intende introdurre, obtorto collo. "Unity", l'unità acquisisce il suono sinistro di una realtà totalitaria. "Diversity"? Dove sopravviva questa diversità non è dato sapere: l'omologazione regna incontrastata. Della sovranità nazionale e delle memorie patrie restano solo le macerie.

Dopo che si sono impadroniti dei paesi indipendenti, i tagliagole e le sanguisughe si intrudono oggi nella mente, con i loro orridi tentacoli tecnologici.

Questa tecnologia, volta esclusivamente al dominio, è la pietra tombale di una “civiltà” senz'anima.



APOCALISSI ALIENE: il libro

13 febbraio, 2010

La messe delle anime

Grey aliens and the harvesting of souls: the conspiracy to genetically tamper with humanity, 2010, ossia I Grigi e la messe delle anime: la cospirazione volta alla corruzione genetica dell'umanità, è un corposo volume dell'ufologo Nigel Kerner. Non mi riconosco in certe congetture dell'autore, ma il titolo non è privo di spunti interessanti.

Nick Redfern, autore di Final events: alien abductions, the government and the afterlife, scrive a proposito del libro: "Grey aliens and the harvesting of souls: The conspiracy to genetically tamper with Humanity, è il nuovo sconvolgente testo di Nigel Kernere ridefinisce la natura della presenza aliena sul nostro pianeta. In un particolareggiato studio che scuote la ricerca ufologica di tutto il mondo, Kerner ventila una spaventosa teoria per spiegare la presenza dei Grigi sulla Terra. Lungi dall'essere gli extraterrestri benevoli che molti rapiti credono essi siano, in realtà sono alieni freddi, il cui duro e terribile compito è quello di raccogliere e manipolare la nostra forza vitale, l'anima, per scopi sia nefandi sia infausti".

Dalla quarta di copertina traggo le seguenti informazioni. Il saggio espone l'agenda dietro la manipolazione genetica di certe etnie per opera dei Grigi, rivelando la natura dei Grigi come sofisticate macchine create da una civiltà extraterrestre da tempo estinta. Il ricercatore, risalendo ai tempi della Bibbia, individua nella "messe delle anime" un Leit motiv che collega antiche tradizioni a fenomeni come il razzismo, prodotto di un programma volto all'ibridazione genetica.

Nel 1997 Kerner, basandosi soprattutto sulle dichiarazioni di Philip Corso, divulgò il concetto dei Grigi come unità bioniche. Nella sua ultima fatica rivela che i Grigi stanno cercando di sconfiggere la morte, impadronendosi di qualcosa che essi non possiedono, cioè l'anima: attraverso la manipolazione del D.N.A. umano, questi alieni sperano di creare per sé un'anima che consenta loro di sfuggire alla presa di un universo materiale per accedere ad una dimensione atemporale. Kerner spiega che questi interventi genetici sono all'origine di molti difetti umani, come la violenza, la cupidigia, la malvagità. Il razzismo - spiega l'autore - fu introdotto dagli extraterrestri per impedire che i loro esperimenti genetici fossero compromessi da incroci con gruppi umani al di fuori del loro controllo. Esaminando fonti storiche, Kerner mostra che Gesù, che rappresentò una linea genetica non corrotta, avvisò i suoi discepoli della minaccia costituita da questi intrusi, mentre Hitler, un puro prodotto di questa intelligenza aliena, compì un genocidio nel tentativo di eliminare tutti coloro che non erano geneticamente ibridati. Nonostante il notevole potere dei Grigi sull'umanità, Kerner afferma che la speranza non è perduta, poiché i Grigi esistono esclusivamente nel mondo materiale, così, se si seguono le leggi spirituali della metempsicosi e del karma, mirando all'evoluzione ed al trascendimento della sfera sensibile, obiettivi che i Grigi non possono conseguire, gli uomini potranno sfuggire alle loro grinfie.

Come si vede da questo compendio dei contenuti, Kerner mette molta carne al fuoco. In primo luogo, si deve rilevare la convergenza con le ipotesi formulate da Corrado Malanga circa il fine ultimo degli alieni, in relazione all'anima (?) ed al loro tentativo di accedere ad una dimensione metafisica.

Qui non indugerò su questi controversi temi già sfiorati altrove e sui voli pindarici dell’autore, poiché vorrei, invece, mettere in luce un aspetto originale del libro: mi riferisco al collegamento che l'ufologo instaura tra gli Ebrei ed i Grigi. Nil novi sub sole: si obietterà. In effetti, numerosi studiosi di Paleoastronautica hanno considerato gli Habiru un popolo in contatto con visitatori, riconducendo le loro manifestazioni culturali, le credenze ed i riti ad una trasfigurazione di esperienze con esseri provenienti da lontani pianeti. Kerner, però, si discosta dagli autori succitati giacché indugia sull'usanza della circoncisione, peculiare degli Ebrei (ma non solo), evidenziandone l'importanza genetica e razziale, dietro il valore religioso di suggello dell'alleanza tra gli Ebrei e YHWH.

Sono soggetti assai spinosi e che richiederebbero approfondimenti interdisciplinari: vero è che la questione genetica è al centro di parecchi intrighi. Si pensi agli scopi reconditi della spaventosa operazione "scie chimiche" con l'agghiacciante estrusione del Morgellons, la malattia di origine nanotecnologica che manifesta una metamorfosi dell'essere umano, parallela, guarda caso, all'ipotetica struttura bionica dei Grigi. Si consideri l'ossessione per la razza e per la purezza che attraversa alcune culture e che oggi, pur occultata, anzi ufficialmente esecrata, continua ad alimentare sogni di dominio ed incubi eugenetici.


Articolo correlato: N. Kerner, Our fathers who art from spaceships, 2010


APOCALISSI ALIENE: il libro

10 febbraio, 2010

Paolo e gli Arconti

Possiamo considerare Paolo di Tarso un personaggio realmente esistito? In assenza di reperti archeologici (come epigrafi o busti) o testimonianze di autori extra-cristiani che si riferiscano direttamente alla vita ed all'operato di Paolo, la sua esistenza storica è meramente ipotetica. Sul cosiddetto apostolo dei Gentili, sono pullulate le congetture più disparate: tralasciando quegli studiosi che lo considerano una costruzione ideologica, ricorderemo che qualcuno lo ha identificato con Apollonio di Tiana (in effetti, la regione di provenienza ed i viaggi del Cristo pagano ricordano da vicino il milieu culturale e gli itinerari di Paolo; negli Atti è citato anche Damis, un personaggio che porta lo stesso nome del discepolo di Apollonio), altri con un falso discepolo di Gesù (Pincherle), altri con l'Uomo di menzogna (Eisenman), altri con un provocatore alle dipendenze dei Romani, altri con il vero fondatore del Cristianesimo (Calimani et al.) etc. Quasi tutti i biblisti cristiani vedono in lui l'interprete fedele del Vangelo predicato da Cristo.

Secondo la tradizione, nel 38 d.C. circa, sulla via verso Damasco, visse un'esperienza straordinaria (Atti 9, 4) che intese come apparizione del Cristo risorto. Questa esperienza lo condusse ad avvicinarsi alla comunità impropriamente definita giudeo-cristiana, ma subito occorre chiarire che la conversione sulla strada di Damasco è un non-senso, se si pensa alla città della Siria: infatti Damasco è il nome esoterico della comunità qumranita. Ciò dà la misura di un contatto con il magistero degli Esseni (o chi per loro), stranamente assenti nei Vangeli canonici.

Dopo essersi persuasi che Paolo o non esistette o non fu il personaggio dipinto in modo agiografico negli Atti, il rischio è quello di ignorare il corpus delle lettere a lui attribuite (di alcune è esclusa la sua paternità, anche per opera di biblisti cattolici, ortodossi ed evangelici), disdegnando le epistole come anticaglie catechistiche. A mio parere, le lettere attribuite al Tarsiota sono un mélange al cui nucleo originario sapienziale, si agglutinarono poi dottrine eterogenee di ascendenza ebraica ed ellenistica, con spiccati tratti soteriologici. Lo stesso bigottissimo Ernesto Buonaiuti ammette che Paolo deve essere considerato il primo gnostico, salvo poi erigere un muro invalicabile tra Paolo e le multiformi correnti gnostiche, diffamate in modo indiscriminato.

Indubbiamente l'autore che scrisse: "Nessuno degli Arconti di questo mondo ha potuto conoscere la nostra Sapienza: se l'avessero conosciuta non avrebbero crocifisso il Signore della gloria" (I Corinzi 2: 8) nonché: "La nostra lotta non è contro la carne ed il sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori (Arconti) di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male sparsi nell’aria". (Efesini 6. 12 ) fu uomo che concepì una battaglia cosmica e metafisica tra la Luce e le Tenebre.

Inoltre, benché Paolo sia estraneo alle concezioni filosofiche imperniate sulla contrapposizione di anima e corpo, quando menziona il "corpo glorioso" sembra evocare un soma purificato dalle scorie terrene ed arcontiche. Non coincide forse con l' anima, ma le somiglia non poco. D'altronde la resurrezione della carne non può essere intesa in modo letterale e grossolano, ma come il dono di un corpo incorruttibile e "sottile". Il Nostro non considera la condizione dell'uomo dopo la morte, come in generale era trascurata nell'Ebraismo, ma vive in un'attesa apocalittica comune ad altre comunità del I sec. d.C: si pensi agli Ebioniti.

La dottrina della resurrezione è abbinata al rapimento nella Prima lettera ai Tessalonicesi 4, 15-7, dove si legge: "Vi diciamo questo nella parola del Signore, che noi i viventi, i rimasti sino alla venuta del Signore, non precederemo coloro che si sono addormentati: il Signore stesso, con grido, voce di Arcangelo e tromba di Dio, scenderà dal cielo e prima risorgeranno i morti in Cristo, poi i viventi, i rimasti verremo rapiti insieme con loro, nelle nubi, ad incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore".

In questo passo, la risurrezione dei morti (credenza probabilmente di origine persiana poi permeata in alcune sette ebraiche, quindi mutuata da Cristianesimo ed Islam) è evocata, ma non è definita in termini coincidenti con una rigenerazione del soma.

Quello che più interessa, nell'ambito di queste frammentarie note, è cercare di comprendere in che cosa consista la salvezza per gli uomini. Paolo la affida a Cristo, impegnato in una missione salvifica: "Con Cristo, Dio Padre ha dato la vita anche a voi, perdonando tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito le cui condizioni erano sfavorevoli. Cristo ha eliminato il debito, inchiodandolo alla croce, avendo privato della loro forza gli Arconti." (Lettera ai Colossesi). Qui è palese che l'autore non pensa al Gesù storico, ma ad un Essere la cui azione è metastorica. La stessa croce è il legno di un supplizio reale o piuttosto il sacrificio della discesa nel mondo e nella storia per redimerli?

Immaginoso, potente e talora oscuro l'estensore delle "Lettere" non costruisce una teologia ed una soteriologia unitarie, a causa del carattere eteroclito delle fonti cui attinse, ma soprattutto poiché il corpus delle epistole, stratificato e complesso, è una commistione feconda, ma non scevra di contraddizioni, una polifonia in cui talora qualche voce stona. Uno dei temi ricorrenti è l'avversione per la Legge: in questo rifiuto si potrebbe individuare il dissapore con la cosiddetta Chiesa di Gerusalemme, guidata, secondo alcune tradizioni, da Giacomo, il fratello del Signore, ma forse pure un malcelato desiderio di recidere i legami tra la nascente chiesa paolina ed il Giudaismo: un atteggiamento assimilabile a quello delle confraternite gnostico-cristiane ostili alle tradizioni ebraiche.

Gnostica (lato sensu) è comunque una certa diffidenza nei confronti del mondo e un pur non estremo dualismo (Angeli contro Arconti tirannici, sottoposti tutti alla potestà di Cristo) che, se da un punto di vista etico, è condivisibile, forse concorre a nutrire le stesse forze oscure, con l'ostinazione a combatterle. Se, infatti, almeno in una certa misura, tali entità malefiche sono egregore negative, non è poi così lontano dal vero Antonio Bonifacio, quando osserva: "Più Paolo si impegnava in questa contrapposizione (contro gli Arconti n.d.r.), più ne alimentava le risorse, in quanto tutte le compagini demoniache che egli menzionava, traevano la propria stessa forza dalla volontà di Paolo di distruggerle, lottando contro di loro".



APOCALISSI ALIENE: il libro

09 febbraio, 2010

In edicola il numero 16 di X Times

E' in edicola dal 9 febbraio il numero 16 della rivista "X Times". Vorrei segnalare, tra i vari articoli della pubblicazione, due studi molto attuali, ossia “Spirali di Luce”, di Andrea della Ventura, sul vortice luminoso apparso nei cieli di Tromso (Norvegia) nonché l'inchiesta "Oltre lo specchio di Alice", di Angelo Ciccarella, concernente gli scenari futuri alla funebre ombra del Nuovo ordine mondiale.

Leggi qui il sommario degli articoli e l'editoriale della Direttrice, Dottoressa Lavinia Pallotta.



APOCALISSI ALIENE: il libro

08 febbraio, 2010

Military M.A.M.

Le "mutilazioni animali" sono un fenomeno noto anche come "mysterious animals mutilations" (M.A.M.) e che occorre da circa quarant'anni anni negli Stati Uniti, in Canada, in America meridionale, Australia ed Europa. Qualche caso è stato segnalato pure in Africa. Nell'aprile del 1971, i casi di mutilazione di bestiame aumentarono improvvisamente negli Stati Uniti, specialmente nel Nuovo Messico ed in Colorado. Furono reperite all'interno di allevamenti e fattorie carcasse di bovini sgozzati, dissanguati, privi di occhi, di orecchie, degli organi riproduttivi e di altri parti del corpo.

Linda Moulton Howe, giornalista, scrittrice e regista di documentari scientifici, è la maggiore studiosa delle M.A.M.: ella ha passato in rassegna le principali ipotesi esplicative dell'inquietante fenomeno, contribuendo in parte a diffondere l'idea degli alieni macellai. Secondo vari ricercatori, le mutilazioni del bestiame possono essere ricondotte alle seguenti cause: l'aggressione di animali selvatici; l'azione di roditori, corvidi ed altri volatili necrofagi su bovini ed ovini morti per malattia; riti satanici; messaggi cruenti legati ad organizzazioni criminali presenti nel mondo degli allevatori; mistificazioni. Alcuni studiosi scettici di fronte all'assenza degli organi interni, chiamano in causa l'autolisi, un processo decompositivo a causa del quale gli organi interni si trasformano in un fluido che si disperde all'interno del corpo degli animali. Costoro tendono a sorvolare sulle incisioni molto precise con cui è tagliata e staccata la pelle degli animali: paiono incisioni praticate con strumenti laser. La sofisticata tecnica chirurgica, la cauterizzazione, l'assenza di tracce attorno ai cadaveri ed il pur occasionale avvistamento di U.F.O. in concomitanza con le M.A.M. hanno indotto alcuni ufologi ad attribuirle ad extraterrestri carnefici.

Mentre solo in qualche caso sono stati scorti oggetti volanti non identificati, molti testimoni hanno riferito di aver visto, in coincidenza con le M.A.M, silenziosi elicotteri privi di contrassegni identificativi: si può congetturare che i militari siano implicati in queste sanguinose operazioni o come alleati di intrusi ostili o autonomamente, forse per incolpare i visitatori di queste scelleratezze, al fine di demonizzarli e con lo scopo di intorbidare le acque.

Nell'articolo intitolato Armi a microonde: le armi del dolore, 2010, l'autore si sofferma sulle cosiddette armi non letali (come il taser), supponendo che questi dispositivi siano all'origine delle strane mutilazioni. Le microonde di questi apparati agiscono sul sistema nervoso ad una profondità di 5 mm. Non sono dannose, se l’azione è di breve durata, altrimenti, oltre a cagionare un atroce dolore, provocano lesioni irreversibili del tessuto nervoso.

Una di queste spaventose armi è stata denominata Medusa: Medusa è un cannone ad elettroni ad impulsione della potenza pari ad un mega-watt e mezzo. Questo sistema, montato su veicoli, ha come sorgente d’energia un generatore elettrico a gasolio. Medusa è in grado di incenerire a distanza i circuiti elettronici di carri armati, navi, aerei. Questo cannone può essere installato su un velivolo o su un satellite in orbita attorno alla Terra. Le asportazioni violente di cui sono vittime capi di bestiame sono forse spiegabili in questa ottica, secondo il Direttore del C.N.R.S. (Centre national recherche scientifique). Egli osserva pure che la presenza di elicotteri silenziosi è da collegare alle tecnologie militari più avveniristiche. Bisogna ricordare che il 60% del rumore prodotto da un elicottero convenzionale deriva dall'interazione tra i vortici generati dalle estremità delle pale del rotore principale con quelli prodotti dal rotore di coda. Quindi viene sostituito il rotore di coda di un elicottero con un sistema a flusso d’aria. Questo apparato tecnologico esiste e si chiama NOTAR. Il rotore di coda è rimpiazzato da un grosso tubo in fibra di carbonio. In esso viene soffiato, da un ventilatore con elica a passo variabile, un flusso d'aria in rotazione

Un altro sistema per rendere un elicottero meno rumoroso è costituito dall'impiego di motori MHD, elettromagnetici, al plasma, gli stessi motori che sono montati sugli aerei ipersonici (superano Mach 10 senza bang!) ed i sottomarini superveloci della Marina statunitense.

Le mutilazioni potrebbero essere praticate da uno scalpello chirurgico laser, termo-cauterizzante. Infatti l’esame delle carcasse rivela che i labbri delle piaghe sono stati portati a 350° C. Alcuni investigatori, compiendo inchieste sul modo in cui le tracce organiche erano state sollevate e rivoltato, hanno concluso che un elicottero dove aver stazionato sul luogo della cruenta operazione. Secondo i ricercatori indipendenti, gli elicotteri che operano la notte, catturando gli animali, per eseguire prelevamenti a bordo e gettare infine le carcasse mutilate, potrebbero aver base a Kirkland, non lontano dai laboratori Sandia, Nuovo Messico, e dai laboratori Philips dove sono fabbricati strumenti elettronici per i militari.

Certo, ci si può chiedere: cui prodest tutto ciò? Qual è il vero scopo delle mutilazioni militari? Si può obiettare, affermando che queste nefande azioni si potrebbero perpetrare di nascosto all'interno di una base segreta, ma, così agendo, non si riuscirebbe nell'intento di criminalizzare gli alieni tutti e di diffondere la paura tra gli allevatori e gli abitanti delle aree rurali.

Alcune "coincidenze" inducono a porsi delle domande: le M.A.M. si manifestarono pressappoco, dopo alcuni anni dalla fabbricazione dei primi strumenti laser. Esse, collegate agli elicotteri neri, sono più frequenti vicino alle installazioni appartenenti all’esercito, in stati come il Colorado, il New Mexico etc., teatri di sinistre operazioni del governo occulto.[1]

I militari: carnefici dell'umanità.

[1] Poco note e poco studiate, ma non meno spaventevoli sono le misteriose mutilazioni umane su cui si può leggere G. Rampini, Come le bestie, in X Times n. 13, novembre 2009


Fonti:

Giuditta, Armi a microonde: il raggio del dolore, 2010
R. Malini, U.F.O. il dizionario enciclopedico, Firenze, Milano, 2003, s.v. Mutilazioni animali



APOCALISSI ALIENE: il libro

06 febbraio, 2010

La Confraternita

Nel celeberrimo romanzo di Orwell, "1984", viene descritta la Confraternita, un movimento clandestino capeggiato da Emmanuel Goldstein, che si batte contro il regime del Grande fratello. E' un'invenzione narrativa di notevole rilevanza, poiché nell'opera si intuisce che questa "quinta colonna" è stata creata dal sistema stesso per snidare gli oppositori, convincendoli altresì che è possibile contrastare il potere. L'ideologia di Goldstein si basa su un libro in cui sono svelati alcuni stratagemmi che sono adottati per plagiare i "cittadini" di Oceania. E' quindi il sistema stesso ad ostentare i suoi intrighi e talora i suoi punti deboli, nella certezza che nessuno potrà mai rovesciare lo stato, simile ad un'entità astratta dotata di vita propria, a prescindere dagli esponenti stessi del Partito interno.

Ha nociuto al capolavoro di Orwell il riferimento, sottolineato dai critici, allo stalinismo ed al nazionalsocialismo: sebbene l'autore intendesse adombrare la perversità dei regimi totalitari che schiacciarono l'Europa prima e durante il Secondo conflitto mondiale, soprattutto egli guardava al futuro, presagendo l'ineluttabile involuzione autoritaria della "democrazia". Il costante paragone con Stalin e con Hitler appartiene al machiavellismo delle istituzioni attuali che focalizzano l'attenzione sempre sugli altri e sul passato: noi siamo democratici; essi sono delle canaglie; il presente è il regno della libertà; il passato è il dominio della tirannide. E' la strategia di indottrinamento che si esplica, ad esempio, in un'iniziativa come "la giornata della memoria", ossia un modo per rimuovere e nascondere i genocidi di oggi, convogliando le reazioni emotive dell'opinione pubblica su tragici eventi storici di cui si tacciono abilmente i veri responsabili ed i retroscena inconfessabili, nell'ambito di una storia scritta dai vincitori-"liberatori", occulti alleati, ieri come oggi, degli oppressori.

Queste ed altre iniziative di cartapesta, oltre a denotare pura malvagità, sono talmente tronfie e rozze che, anche fossero (ammettiamolo per assurdo), volte a fini nobili, causerebbero comunque conati di vomito. Tale e tanta è la loro pacchianeria.

Così di Hitler si censurano le origini ebraiche per parte di madre (la matrilinearità è più importante della linea genetica maschile, poiché il D.N.A. mitocondriale si trasmette attraverso le donne), omettendo che, subito dopo l'Anschluss del 1938, il Fuhrer ordinò la distruzione del cimitero austriaco dove erano sepolti alcuni suoi parenti. Si inculca una versione ipocrita e dolciastra degli avvenimenti per condizionare in particolar modo le nuove generazioni che, mentre sono indotte a condannare i metodi della "Gioventù hitleriana", sono controllate e manipolate con gli stessi metodi utili per forgiare una "Gioventù neo-hitleriana".

Questi sono dunque gli espedienti del potere: la commistione tra verità e menzogne, l'infiltrazione dei gruppi che si oppongono al sistema. Uno degli strumenti con cui sono intorbidate le acque e mescolate le carte è il cinema. Prendiamo, ad esempio, il film "Invasion": nella pellicola, non eccelso rifacimento dell'inimitabile produzione per la regia di Don Siegel, "L'invasione degli ultracorpi" (1956), si possono riconoscere tre protezioni, come in molti altri lavori cinematografici. La prima protezione coincide con la finzione: il pubblico che segue il film è indotto, in ultima istanza, a castrarne l'intreccio ed i messaggi, riconducendoli nell'ambito della fantasia, anche quando sono molto più verosimili di molte notizie divulgate dai media mainstream. La seconda protezione è costituita dalla matassa inestricabilmente imbrogliata tra verità, mezze verità, bugie, con la tendenza a rivelare verità che debbono essere, però, lette al contrario. (Vedi L'ambiguità di Matrix, un controdiscorso). La terza protezione, la più difficile da scavalcare, a guisa di serratura la cui combinazione può essere indovinata solo in un caso su un milione, è la simbologia, l'insieme di cifre ed emblemi inseriti spesso in modo subliminale e che la maggior parte degli spettatori non nota neppure o, se li nota, relega nel confuso novero delle coincidenze.

In "Invasion", si anticipano eventi futuri decisi dal Governo occulto: si diffonde una pandemia a causa di un virus proveniente dallo spazio esterno. Distinguiamo e leggiamo al contrario: la Cabal ha veramente l'intenzione di scatenare una pandemia, ma il virus non è alieno, bensì creato in laboratorio negli Stati Uniti. Per combattere il contagio viene attuata con successo una campagna di vaccinazione di massa. Distinguiamo e leggiamo al contrario: la campagna per l'inoculazione degli antidoti è stata promossa, ma i vaccini non salvano, bensì causano malattie o uccidono. Una battuta su cui il pubblico dovrebbe riflettere, se non fosse fagocitato dal vortice della storia, è affidata ad una giornalista che domanda ad un responsabile della sanità come sia stato possibile ai laboratori medici creare un vaccino a pochi giorni dalla diffusione del virus.

Infine, scoperti i precipui e dozzinali escamotages con cui il sistema perpetua, rafforza ed esalta sé stesso (sono sempre i medesimi e sempre più grossolani, ma non importa perché la massa è viepiù decerebrata: si pensi a come si sia riusciti ad installare negli scali aerei i body scanners, in breve tempo e senza colpo ferire, grazie ad una sciatta finzione televisiva), benché sia arduo trovare un modo per abbattere il Leviatano, è agevole rilevarne la bruttezza, la volgarità ed il kitch.

La bruttezza del sistema ci salverà?



APOCALISSI ALIENE: il libro

04 febbraio, 2010

Gelo

Il gelo del distacco che si incrosta come ghiaccio rovente. Il gelo dell'assenza, tra le vitree stalattiti dei rami spogli fra cui splendono le fredde fiamme delle stelle. In lontananza, il cristallo delle vette stagliate sul cielo adamantino. Nella notte le algide geometrie delle luci tagliano frastagli di buio.

Il gelo dell'attesa, quando le ultime sillabe si spezzano in frantumi confitti nel cuore del silenzio.



APOCALISSI ALIENE: il libro

02 febbraio, 2010

Perfezione

Nell'atroce, sboccata pellicola di Stuart Gordon, intitolata "Edmond", il protagonista al centro di una descensio ad inferos, aggredisce un sacerdote con un gragnola di dubbi che culminano in una lancinante domanda: "Perché Dio non crea un mondo perfetto? Se niente gli è impossibile, dovrebbe essere facile? Perché Dio non fa questo?" Il film di Gordon, simile ad una sfigurata raffigurazione del pittore irlandese Francis Bacon, ci pone di fronte ad un quesito capitale: perché siamo crocifissi all'esistenza? Incombe un senso di fatalità, si percepisce l'ombra dell'errore. Per quanto ci adoperiamo per cambiare la sorte, siamo rigettati sui lidi del non-senso, simili al fasciame che le onde sospingono sulla riva. Perfezione: se il cosmo fosse perfetto, forse ce ne dorremmo, perché mancherebbe quel quid che rende attraente la vita, la gioia che si vela di malinconia. Forse la perfezione è algida ed inespressiva, ma non ci entusiasma l'abisso.

Certo, alcuni trovano una giustificazione per tutto: la loro monolitica logica alla Pangloss non ammette perplessità né domande. Tutto è perfetto così com'è. E' solo la nostra limitata, parziale visione da narratori interni che ci impedisce di contemplare la suprema armonia. Può darsi che costoro abbiano ragione: tuttavia non so se oserebbero proclamare, apertis verbis, questa verità al cospetto degli infelici più vessati dal fato di chi ha il corpo straziato o l’animo esulcerato. Onesto è tacere di fronte all'inesplicabilità del male; una verbosa teodicea è arrogante.

"Perché Dio non crea un mondo perfetto?" Se fosse perfetto, sarebbe identico a Dio. Dunque la domanda non è questa, ma semmai, perché la dismisura? Non perché la realtà, ma perché questa realtà? Poco importa che sia confinata in un tempo umano che è un battito di ciglia rispetto all'eterno, poiché anche un istante di tormento puro è straripante, intollerabile. Figuriamoci se...

Forse l'imperfezione è il risultato di un collasso, di un cedimento, uno sdrucciolare nel tempo. Ecco, il tempo, come taglio, rescissione dal principio, è già di per sé straboccante di imperfezioni: scorrimento, trasformazione, declino, caducità, morte.

Abbiamo il coraggio di riconoscere che probabilmente qualcosa non ha funzionato, che qualcosa non quadra ab origine o quasi. Le stelle del cielo formano mirabili figure, perché noi ci ostiniamo a vedere animali fantastici ed eroi in quei granelli scintillanti sparsi a caso nel cielo notturno... o no?

Chi porrà rimedio allo sbaglio e quando? E’ già tardi, per molti: certe ferite non si rimarginano tanto facilmente. Non sappiamo se questa vita sia l'inferno, ma, se non lo è, gli assomiglia moltissimo.



APOCALISSI ALIENE: il libro