31 ottobre, 2006

Idiotiloti

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Libertà ch’è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta (D. Alighieri)

Giorno dopo giorno, rinunciamo, quasi senza accorgercene, alle nostre residue libertà, ma, quel che è più grave, molti schiavi sono contenti di esserlo, purché non si tolga loro quella scatola diabolica chiamata televisione e soprattutto quell’abominevole e noioso rito denominato calcio, in dosi quotidiane e massicce.

Gli iloti si ribellavano spesso: le loro ribellioni erano sedate nel sangue dalla classe dirigente degli Spartiati che anzi, ogni anno, dichiaravano guerra ai lavoratori ridotti in stato di servaggio, per falcidiarli. Gli iloti di oggi sono idiotiloti, privi non solo della capacità di rivendicare diritti conculcati, ma anche di concepire un mondo affrancato dalla tirannide (vaticana in primis): restano inebetiti a fissare lo schermo, vero e proprio schermo che non riproduce il reale, ma lo nasconde, mentre ogni tanto grugniscono una bestemmia, quando il “politico” di turno non mantiene le promesse pre-elettorali. Poveri illusi: pensano ancora che le elezioni servano a qualcosa.

Tra questi idiotiloti, spiccano proprio quelli che credono di essere indipendenti, di ragionare in modo autonomo, solo perché hanno “scoperto” (come sono geniali!) che le banche prestano denaro ad alti interessi (pensavo fossero enti dediti alla beneficenza) e che a Campione d’Italia prospera un’èlite di privilegiati corrotti con redditi altissimi. Costoro sono dei pifferai magici che incantano i topi da laboratorio, come, ad esempio, li definisce Amy Worthington. Sono topi usati per esperimenti (non è una metafora) e poi uccisi. Se a loro una “vita” del genere piace, esistono per fortuna delle persone che, non accettando lo stato delle cose, levano la propria voce in difesa della libertà, esponendosi al pubblico ludibrio ed a rischi anche peggiori.

Ancora una volta, dal passato proviene un insegnamento imperituro da scolpire a lettere cubitali in ogni dove e da mandare a memoria. Apollonio di Tiana, il cosiddetto Cristo pagano, profeta e taumaturgo, vissuto nel I secolo dell’era volgare, ci ammonisce sul valore inestimabile della fedeltà a sé stessi con le seguenti parole: “Un grande dovere s’impone al saggio: egli deve morire per le sue idee e la verità deve essere a lui più cara che la vita. Non sono né la legge né la natura a dettargli tale scelta, ma il suo coraggio e la sua forza d’animo”.

Di fronte a queste parole di un uomo intemerato, i tribuni della plebe dovrebbero avere un sussulto di dignità, chiudendo i loro blogs e le loro trasmissioni televisive di “denuncia”.

30 ottobre, 2006

I sufi e lo spin

Absit iniuria verbis

Il Sufismo è il movimento mistico all’interno dell’Islam. All’inizio fu osteggiato dalle correnti teologiche, a causa della sua esaltazione dell’amore, posto in primo piano rispetto al valore dell’obbedienza. I sufi, che sono asceti, si diffusero soprattutto in Iraq, Egitto, Persia tra l’VIII ed il IX secolo. Nell’ambito del Sufismo, nacquero più di cento confraternite, tra cui quella celeberrima dei Dervisci danzanti. I Dervisci, disposti in doppio cerchio, ruotano in una specie di girotondo, spesso con l’accompagnamento di strumenti musicali, tenendo le braccia allargate, mentre uno di loro danza nel centro del cerchio, muovendosi in senso opposto agli altri, ossia antiorario. Presso alcune confraternite, le danze, che hanno per fine l’estasi, oltre che al suono di tamburi e flauti, sono associate ad invocazioni sussurrate della parola Hu (Egli).

I Sufi, di solito considerati eretici dalla maggioranza dei Musulmani, influirono pure su Francesco d’Assisi, che, quando fu ospite del Saladino in Egitto, venne in contatto con un gruppo esoterico islamico. D’altronde la stessa Commedia dantesca sarebbe inconcepibile senza la cultura araba: M. Asin Palacios, autore del saggio intitolato La escatologia musulmana en la Divina Commedia, (Madrid 1919), afferma che le analogie tra le opere islamiche e il capolavoro dantesco sono più numerose da sole di tutte quelle che i commentatori hanno individuato rispetto a quelle intercorrenti con le altre letterature di ogni paese. È evidente che quel beota di Bossi non lo sa, altrimenti non si esibirebbe nei suoi farseschi vaniloqui. Meglio avere a che fare con un brigante che con un ignorante, dice l’adagio popolare, quanto mai adatto al personaggio ed alla situazione.

La danza vorticosa dei Sufi sembra una sorta di manifestazione inconscia del moto delle particelle che ruotano sul loro asse, generando un campo elettromagnetico. Le cose esistono, perché si muovono incessantemente. Anche il tempo è un movimento (momentum) inarrestabile. L’energia è una ininterrotta vibrazione. Le emozioni sono moti dell’anima.

Pànta rèi, tutto scorre, anzi tutto corre e ruota. Dai quarks alle galassie è tutta una convulsa, folle carola.

29 ottobre, 2006

The Vatican connection: Babilonia (seconda parte)

Pedetemptim Gradatamente

Di fronte a questa diabolica impudenza, perché dubitare delle ricostruzioni e delle inchieste di giornalisti come David A. Yallop, Greg Szymanski, Eric Phelps ed altri che hanno evidenziato gli stretti, inestricabili legami tra i Gesuiti e la cricca al potere nell’Impero di USAtana ed altrove? La Confraternita degli “Illuminati” fu fondata da un ex (?) gesuita. Pat Buchanan, Allen Dulles, Edward Egan, Heinrich Himmler, solo per citarne alcuni, sono o sono stati affiliati al Sovrano ordine militare di Malta, un’altra longa manus della Chiesa di Roma. Pat Buchanan è un ultrafanatico baciapile, fautore di un cattolicesimo intransigente. Uomo “politico” e “giornalista” molto influente, Buchanan è legato a doppio filo alla gerarchia vaticana. Allen Dulles è il famigerato ex direttore della Criminal Infamous Agency. Suo nipote – guarda che caso! – è Avery Dulles, cardinale e gesuita. Edward Egan è il potentissimo arcivescovo di New York. Heinrich Himmler… occorre ricordare chi fu?

Perché dunque dubitare che dietro gli attentati del 911 e la folle deriva della politica internazionale con una guerra di tutti contro tutti, non si debba intravedere la mefistofelica mente dei Gesuiti, non a caso espulsi da quasi tutti i paesi nei secoli passati, poiché implicati nelle trame più losche ed impensabili? Se guardiamo oltre le apparenze, ci accorgiamo che l’Ordine dei Gesuiti e l’Opus Dei sono quasi sempre dietro le operazioni bancarie più disinvolte, dietro omicidi eccellenti (da Lincoln, a Kennedy, a Giovanni Paolo I, a Rabin…), dietro la promozione dell’energia nucleare, dietro l’indottrinamento delle nuove generazioni ottenuto con le case editrici cattoliche, dietro l’inebetimento dei fedeli grazie a Radio Maria ed a Radio Vaticana, dietro la pedofilia, dietro la costruzione di giganteschi osservatori astronomici per controllare quel che accade là fuori…

Chi decide nei Promessi sposi di rapire Lucia? Don Rodrigo o il Griso? Perché allora ci accaniamo contro i pur scellerati esecutori ed ignoriamo, di fatto assolvendoli, i mandanti? È chiara l’antifona?

Questi farisei sono dei mentitori impenitenti: il cardinal Ruini ha affermato che bisogna confrontarsi con il risveglio dell’Islam. In Iraq (l’antica Mesopotamia, dove sorgeva Babilonia) le forze della coalizione, gli squadroni della morte e gli attentatori suicidi hanno causato in questi anni 650.000 morti! In Afghanistan l’uranio impoverito causa malformazioni, malattie, decessi tra la popolazione! Purtroppo spesso i soldati, che sono stati mandati in quelle martoriate regioni, rientrati in patria, si ammalano a causa della prolungata esposizione all’uranio impoverito. Secondo il rovinoso Ruini i popoli mediorientali avrebbero il tempo, la salute, le risorse e le energie per promuovere la religione musulmana. Che impudenza! È già difficile tentare di sopravvivere ai quotidiani massacri degli squadroni della morte, in un ambiente inquinato, con le più elementari infrastrutture distrutte o gravemente danneggiate: come è possibile che l’Islam si rinvigorisca?


Qui
la prima parte.

28 ottobre, 2006

Q.I.

Succede spesso che alcune persone chiedono quale sia il quoziente d’intelligenza. A tale domanda non saprei rispondere, perché non ho mai affrontato un test per misurare tale quoziente: infatti bisognerebbe prima stabilire che cosa sia l’intelligenza, che la maggior parte degli psicologi definisce come la capacità di risolvere problemi. È questa una definizione del tutto insufficiente, se non tautologica. Penso che l’intelligenza sia l’attitudine, etimologicamente, a vedere, cogliere (lego) dentro (intus), oltre le parvenze. È più sagace una persona che coglie i significati simbolici degli eventi e dei fenomeni di chi, invece, risolve sciarade numeriche o logiche, riuscendo ad indicare, ad esempio, quale cifra deve essere inserita in una serie o quale, fra alcune figure geometriche, si incastra in un’altra (qui è la mente a rimanere incastrata).

È intelligenza questa? Vi si può scorgere semmai un insieme di abilità logiche, la cui funzione è indiscutibile, ma che costituiscono solo la metà e la metà meno preziosa delle capacità individuali, comprendenti la creatività, l’intuizione, il senso estetico, l’empatia, l’intelligenza emotiva. Una persona che valorizza solo le competenze logico-deduttive, per di più in una forma schematica ed elementare, è una persona dimezzata, adatta ad un modello di controllo che aborre la fantasia e l’immaginazione, suscettibili di destabilizzare il sistema.

Più che quoziente d’intelligenza, bisognerebbe chiamarlo quoziente d’ignoranza, se è circoscritto ad una serie di rompicapo matematici. La matematica è una disciplina di notevole bellezza quando si avvicina alla filosofia, ma le sue applicazioni si sono rivelate perniciose per l’umanità. Non sarebbe preferibile vivere un’esistenza semplice ed ignara, piuttosto che, avendo scoperto i segreti della natura per dominarla e violentarla -Ruggero Bacone docet -, ritrovarsi in questo mondo mostruoso in cui il “progresso”, in primis matematico-scientifico-tecnologico, ha costruito una prigione di cemento sotto un cielo di alluminio?

Il matematico e filosofo lombardo Roberto Ardigò (1828-1920) morì, in veneranda età, suicida. Lasciò un biglietto con su scritto: “A che serve la vita?” Già, a che serve? A che serve, infine, la matematica?

26 ottobre, 2006

Malefica beneficenza

Un sacerdote di mia conoscenza mi ha confermato che circa il 90 per cento dei denari devoluti alla Caritas finisce nelle tasche di prelati avidi e corrotti (quasi tutti lo sono), mentre solo il restante 10 per cento è destinato all’aiuto dei bisognosi. Lo stesso discorso vale per la Croce rossa. Queste organizzazioni non solo lucrano sulle disgrazie altrui, ma pure creano ed aggravano i problemi per ottenere finanziamenti sempre più cospicui: ad esempio, la Caritas riceve dallo stato contributi proporzionali al numero di clandestini “ospiti” nei vari centri di accoglienza, stranieri che l’ente dichiara di assistere. Ora spero si capisca per quale motivo i flussi di emigranti sono ininterrotti: per la collettività sono un problema; per la Caritas una manna.

Anche l’8 per mille destinato alla Chiesa massonica diabolica romana è dilapidato quasi interamente per il sostentamento, anzi l’arricchimento di chierici usurai, quando non è investito nell’acquisto di armi per i conflitti fomentati dal Vaticano.

Veramente è nel giusto il Messia del Vangelo di Giuda Tommaso quando ammonisce i discepoli, dicendo: "Se digiunate, attirerete il peccato su di voi, se pregate, sarete condannati e se farete elemosine, metterete in pericolo il vostro spirito”.

Evitiamo quindi di alleggerire la coscienza, elargendo qualche euro. Semmai, nel nostro piccolo, adoperiamoci per aiutare direttamente gli indigenti e gli sventurati. Soprattutto cerchiamo di ricordare che la conoscenza e l’impegno possono in molti casi rivelarsi più utili del denaro, che non si sa come e da chi sarà impiegato.

Infine, per scoraggiare tutti quei petulanti personaggi che fanno la questua, telefonando o suonando il campanello, si potrebbe rispondere che non elargiamo offerte, perché Cristiani di Tommaso. Sulla porta di casa, ad imitazione di quei cattolici che, per non ricevere le visite dei Testimoni di Geova, collocano una targhetta con su scritto: “Siamo cattolici: le visite dei Testimoni di Geova non sono gradite”, si potrebbe affiggere un cartellino in cui si dice:” Siamo Cristiani di Tommaso e, per rispettare l’ammonimento di Gesù, se farete elemosine, metterete in pericolo il vostro spirito, non possiamo fare offerte”.

Del resto è sempre il Messia che ci esorta ad essere miti come colombe, ma anche accorti come serpenti.

25 ottobre, 2006

Il vero valore della cultura classica

Non so per quale motivo generazioni di studenti si accostino alla cultura classica anche nelle forme semplificate del sistema “educativo” liceale ed universitario di questi ultimi lustri, se poi non se ne ricava alcun insegnamento.

Lo storico Tucidide, nelle Storie, descrive con mirabile icasticità l’imperialismo ateniese, quando la pòlis attica represse in modo sanguinario la rivolta degli abitanti di Mitilene, nel 427 a.C. Perché allora non comprendiamo che le attuali “democrazie” sono basate sugli stessi strumenti coercitivi di cui si avvalsero i politici ateniesi, per imporre il loro predominio sugli avversari e sulle città “alleate”? Le vicende della Grecia, mutatis mutandis, contengono in nuce la storia contemporanea con la politica egemone ed aggressiva degli Stati Uniti… di Roma?

Fedro, considerato a torto un minore, con le sue favole ci insegna che i potenti sono tutti uguali: adattata ai nostri tempi, la morale dell'apologo L’asino ed il vecchio pastore è un’esortazione a non votare. Prima o dopo, infatti, gli uomini delle classi dirigenti tradiscono gli ingenui elettori. Un esempio: la liberalizzazione del mercato dell'energia, voluta dal ministro Bersani, ha comportato l’autorizzazione alla costruzione di una centrale turbogas ad Aprilia. Sono state numerose, in questi mesi, le manifestazioni dei cittadini, delle associazioni, dei comitati di quartiere, contrari alla realizzazione di un impianto rumoroso ed inquinante. Sia detto per inciso, le emissioni di ossido di carbonio derivanti da queste centrali sono un balsamo, se confrontate con le velenose sostanze contenute nelle scie chimiche, ma tant’è… Marrazzo, presidente della regione Lazio, durante la campagna elettorale aveva giurato e spergiurato che l’impianto non sarebbe stato costruito. È una promessa che ora non mantiene, perché colui ha dato il suo assenso alla realizzazione della centrale. Sì, proprio marrazzo che, in una nota trasmissione televisiva, berciava, gli occhi strabuzzati e le vene del collo turgide, contro i soprusi, le ingiustizie, le vessazioni del sistema italiano, ora, con disinvoltura, avalla le decisioni degli inquinatori.

Ammiano Marcellino, storico del IV secolo, ci offre un eccelso insegnamento sull’informazione che oscilla tra censura ed invenzione di notizie, quando afferma: “Chi tace i fatti da lui conosciuti non inganna meno di colui che inventa cose mai avvenute”. Difficile trovare parole più calzanti per descrivere le strategie disinformative dei media di regime e la genia dei “giornalisti”, pusillanimi barzelletieri.

Potrei proporre molti altri esempi che dimostrano come gli scrittori greci e latini più accorti avevano compreso quasi tutto dell’uomo e della storia. Chi ne ha letto le pagine più significative ed ha compenetrato l’intimo senso delle loro opere non può recarsi alle urne, non può credere alle menzogne dei pennivendoli, non può affidarsi all’uomo (homo, humus; uomo, fango). Non mi si citi Cicerone, scrittore di talento, ma, quasi sempre, noioso e superficiale divulgatore della filosofia greca, nonché democristiano ante litteram, come lo definisce Massimo Fini. Se dipendesse da me, ridimensionerei la presenza dell’Arpinate nei programmi di studio a favore di altri autori.

Si consideri infine la modernità del pensiero di molti classici, sul piano delle idee, ma anche la bellezza imperitura della letteratura greca e latina. Ne risalterà per contrasto, il servilismo e la crassa ignoranza della maggior parte degli “intellettuali” di oggi che amano esibire la loro “cultura”: le loro riflessioni non sono più profonde di quelle degli antichi, ma solo cerebrali ed astruse.

24 ottobre, 2006

Il sagace Sagan

Carl Edward Sagan (1934-1996) è il celebre astronomo statunitense, noto soprattutto per aver indagato con zelo il tema della possibile esistenza di civiltà tecnologiche nel cosmo e l’eventualità di comunicare con loro. A questo fine partecipò, con esperimenti e progetti, ai programmi spaziali Mariner, Viking e Voyager. Questi programmi della N.A.S.A. erano volti all’esplorazione dei pianeti e dei satelliti. Sagan studiò anche l’evoluzione(?) della vita sulla Terra fino all’uomo tecnologico. Ispirò pure il film Contact, con protagonista l’attrice Jodie Foster. La sceneggiatura della pellicola dipende dall’omonimo romanzo scritto dal cosmologo.

Sagan era un uomo che sapeva assai più di quanto osasse ammettere di fronte alla comunità degli scienziati(?) ed all’opinione pubblica. Il suo cognome è nagas al contrario. Nagas, in sanscrito, l’antica lingua indiana, significa “serpente”: questa – è ovvio – è solo una coincidenza, ma non mi sembra un caso che, negli anni ’70 del XX secolo, lo studioso predispose per la sonda Pioneer 10 un messaggio destinato a civiltà stellari che comprendeva musiche di un complesso mariachi ed auguri scritti in sumero, per illustrare a nazioni extraterrestri i caratteri precipui della vita sul nostro pianeta.

Infatti, convinto che anche altre civiltà stavano compiendo le stesse ricerche, ebbe l'idea di collocare sulla Pioneer 10, attualmente ancora in viaggio fuori dal sistema solare verso la stella Proxima Centauri, una targa d'oro con incisi i simboli della Terra, dell'uomo e della donna, del DNA ed altre informazioni sul nostro pianeta, affinché un giorno qualche intelligenza aliena potesse scoprire da dove proveniva la sonda.

Non bisogna stupirsi se il sagace Sagan scelse per gli auguri la lingua dei Sumeri, gli antichi Anunnaki, ossia “coloro che dal cielo (anu) scesero sulla Terra”. L’idioma degli Annunaki è la lingua degli “dèì”, mentre gli uomini continuano a cercare lontano, negli sconfinati spazi siderali, ciò che probabilmente è vicino.


Fonti:

Enciclopedia dell’astronomia e della cosmologia, a cura di John Gribbin, Milano, 1998-2005, s.v. Sagan
Un messaggio laser destinato agli alieni, 2006
Zret, Dèi delle tenebre, 2006

23 ottobre, 2006

The Vatican connection: le tre fiere (prima parte)

Tutti conoscono le tre fiere che sbarrano il cammino a Dante nel I canto dell’Inferno. Il significato allegorico della lonza, del leone e della lupa è stato variamente interpretato: secondo la maggior parte dei commentatori, i tre animali adombrano tre disposizioni peccaminose, ossia l’incontinenza (l'incapacità di dominare le pulsioni), la matta bestialità (la violenza) e la frode. Per il sommo poeta, i peccati che originano dal pervertimento dell’intelligenza sono più gravi di quelli dovuti all’incapacità di dominare le passioni. Per questo motivo l’Alighieri esecra l’ipocrisia, il ladrocinio, il tradimento… tutte colpe gravissime. Per il Nostro un omicidio è meno grave di una menzogna: ciò può apparire paradossale, ma Dante aveva compreso che l’assassino spesso è un violento, che non sa controllare i suoi istinti, mentre un ipocrita è un simulatore-dissimulatore. Costui mentendo, usando parole melliflue, inganna gli altri.

Orbene, qualche lettore si è quasi risentito a causa della mia opinione circa la Chiesa di Roma, i cui vertici sono, a mio parere, una setta luciferina coinvolta in tutte le operazioni più nefande dall’assassinio della filosofa e scienziata alessandrina Ipazia, in poi. Ipazia, colpevole di aver promosso una libera coesistenza tra pagani, ebrei e “cristiani” nella città di Alessandria, fu scorticata viva per mezzo di conchiglie da alcuni fanatici istigati dal vescovo Cirillo. Qualcuno obietterà: una volta i “cristiani” erano intolleranti, oggi non più. Beata ingenuità! Bisognerebbe guardarsi da questi lupi travestiti da agnelli: l’altro giorno Benedetto XVI ha tenuto un discorso a Verona. Avete notato la scenografia? Il drappo rosso della tribuna abbinato al nero del fondo su cui aleggia un grottesco crocifisso-ectoplasma alle spalle del pontefice. Coincidenze? Può darsi. In ogni caso, ammettiamo pure per assurdo che la Chiesa di Roma sia solo un’istituzione decrepita di poltroni e di tedeschi lurchi: non merita una condanna dantesca? Cardinali e vescovi hanno mai speso una parola per stigmatizzare le leggi liberticide statunitensi, britanniche ed italiane o l’uso di armi ad energia diretta in Iraq o la dissennata politica dei governi che creano disoccupazione od il signoraggio bancario? No. Mai. I prelati si occupano solo di coppie di fatto, di scuole cattoliche, di aborto e di eutanasia. Nel migliore dei casi, sono sepolcri imbiancati.

Ammettiamo pure che costoro siano degli ignavi, dei pusillanimi, timorosi di contrastare i poteri forti: meritano di essere disapprovati, poiché “a Dio spiacenti ed a’ nemici sui”. Hanno mai levato la voce contro le ingiustizie e le soperchierie dei potenti? Il vescovo Romero, un’eccezione che conferma la regola, fu ucciso per essersi pronunciato contro i soprusi delle corrotte classi dirigenti e dei loro “bravi”: quando il futuro santo, Giovanni Paolo II, si recò in El Salvador in visita pastorale, alcuni fedeli gli chiesero che cosa pensasse dell’uccisione del porporato. Il papa, con la sensibilità di un agente della Gestapo, rispose: “Che cosa si aspettava, dopo aver pronunciato quelle parole?”

Che cosa ci possiamo aspettare noi da gente che santifica carnefici come Pavlevic, il croato distintosi nei massacri di ebrei, ortodossi e musulmani, canonizzato da lui, sì da lui, da Giovanni Paolo II, il papa più amato dagli Italiani (non solo), credenti ed atei. Le ipotesi sono due: o il papa polacco era completamente babbeo ed all’oscuro dei trascorsi un po’ discutibili di Pavelic o sapeva che presto un demone sarebbe, motu proprio, di sua iniziativa, stato elevato agli onori degli altari. Quale ipotesi vi sembra più plausibile?

22 ottobre, 2006

Un geroglifico nel cielo

A Tula Hidalgo, città dello stato messicano di Hidalgo, noto perché vi si trova l’importante sito archeologico di Tula, capitale dei Toltechi, il 18 marzo 1998, fu avvistata una flottiglia di U.F.O. Si trattava di oggetti apparentemente sferici, di colore bianco lucente, che si libravano nell’aria. Il Messico è terra di O.V.N.I. e, in questi ultimi decenni, si sono succeduti avvistamenti fino a quelli di Campeche del 5 marzo 2004, certificati dalla stessa aeronautica. Gli oggetti, osservati spesso da numerosi testimoni (piloti, uomini politici, semplici cittadini…) sono globi che evoluiscono in formazioni composte di decine d’ordigni, suscitando meraviglia.

Il 14 agosto del 2005 nei cieli della Florida una squadriglia di oggetti volanti formò una croce latina. La croce è stata per lo più interpretata da frange contattiste come un simbolo della vicinanza dei “fratelli dello spazio” all’umanità ed anche come segno dell’imminente parousia del Cristo.

A mio parere, gli U.F.O. di Tula Hidalgo si disposero nel firmamento a disegnare una sorta di geroglifico: non fu dunque una disposizione casuale. Infatti la sinopia creata dalla flottiglia ricorda le indecifrabili lettere notate da qualche testimone.

Mi riferisco ad Antonio Villas Boas ed a John Reeves. Villas Boas, era un agricoltore brasiliano di Francisco de Sales (stato di Minas Gerais), che fu rapito il 15 ottobre del 1957 da extraterrestri alti circa un metro e mezzo ed obbligato ad un amplesso con un’aliena dai lunghi capelli argentei. L’uomo descrisse ai ricercatori, i coniugi Lorenzen dell’A.P.R.O., dei segni con spunte, trattini e pallini osservati all’interno dell’astronave.

John Reeves, un pensionato di 65 anni, il 2 marzo del 1965, stava passeggiando nel bosco presso Brooksville in Florida, quando scorse un velivolo dai colori cangianti, azzurro, verde e porpora. Il veicolo, di forma discoidale, atterrò a circa un kilometro di distanza. Reeves, dopo essersi avvicinato all’oggetto, vide uscirne una sorta di automa che puntò una torcia, emettendo per tre volte un fascio di luce contro l’uomo. Quindi il robot tornò indietro e rientrò nel mezzo spaziale che, subito dopo, decollò per sparire infine in una decina di secondi. Reeves rinvenne sul terreno dove era atterrato l’U.F.O. due fogli, contenenti un testo incomprensibile: il messaggio presentava segni molto simili a quelli ricordati da Villas Boas.

Il glifo, che istoriò il cielo sopra Tula Hidalgo, è composto di una sorta di "numero uno" centrale obliquo, affine ad una spunta, con ai lati due triangoli, mentre sulla destra in alto si allineano quasi verticalmente due oggetti. Il tutto rammenta un po’ un ideogramma giapponese. Se è un segno e non una configurazione stocastica, il significato resta, però, ignoto, come quello dei grafemi di Villas Boas e di Reeves.

Non escluderei che i tre “scritti”, sulla base delle somiglianze formali, siano da attribuire alla medesima intelligenza esogena. In ogni caso la decodificazione di questi e di altri messaggi, di origine presumibilmente extraterrestre, sembra destinata a restare una delle tante sfide per i ricercatori.


Fonti:

M. Baiata, C. Malanga, Gli U.F.O. di Campeche, in Area 51, luglio 2006, n. 10.
G. Bongiovanni, Grande croce nel cielo, 2005. La croce fu filmata dall’ufologo messicano Jaime Maussan e dal contattista stigmatizzato Giorgio Bongiovanni.
R. Malini, U.F.O. Il dizionario enciclopedico, Firenze, Milano, 2003, s.v.Villas Boas
R. Pinotti, U.F.O. contatto cosmico, Roma, 1991, alle pagine 75 e 84
J. Vallèe, Passport to Magonia, p. 638

21 ottobre, 2006

Convegni

Domenica 29 ottobre, si terrà il Convegno nazionale di Ufologia organizzato dall'USAC, U.F.O.: realtà immutabile. Il simposio si svolgerà nell'auditorium della Scuola media di S. Maria Maddalena (RO). L'ingresso è libero. Per maggiori informazioni, visita http://www.usac.it/

A Venezia il 4 novembre 2006, ore 18, presso la Scoletta dei Calegheri in Campo San Tomà (Fermata San Tomà, vaporetto Linea 1 o 82 da P. le Roma e Ferrovia) si terrà la conferenza Civiltà cosmiche. Durante la conferenza si assisterà anche alla proiezione di alcuni filmati. Relatori: Maria Morganti e Luciano Gasparini (dell’Associazione Culturale La Corona) e Daniela Bortoluzzi, ricercatrice e scrittrice. Presenterà Ada Pavan Russo. Ingresso libero e drink finale. Per informazioni e prenotazioni, rivolgersi a
misteria@misteria.org.

Gli echi delle metafore

Quando si affrontano certi argomenti che si discostano dall’uso denotativo del linguaggio, è più facile incorrere in fraintendimenti ed incomprensioni, poiché l’espressione tende a procedere per metafore: i tropi, infatti, portano i concetti oltre. Metafora, che, etimologicamente, vale “portare oltre”, è in primo luogo il risultato della convergenza-commistione di due campi di significati. Da questa caratteristica deriva la confusione intrinseca e congenita del linguaggio metaforico, ricco, denso, ma ambivalente, talora ambiguo. Per tale motivo Nietzsche e qualcun altro non considerano la metafora una figura retorica, ma la quintessenza della poesia.

Quanti di noi fanno caso all’origine metaforica di molti vocaboli di uso comune? Quanti ricordano che le lingue antiche possedevano un lessico concreto eppure immaginifico? In ebraico, ad esempio, non esistono parole cosiddette astratte: di conseguenza mancano idee astratte. È ironico che la religione cristiana abbia attinto alla tradizione ebraica per elaborare concetti di enti metafisici, come anima, Paradiso, Spirito Santo. Niente è più lontano dalla primitiva mentalità ebraica e, in genere, dei popoli antichi di questa tendenza ad oltrepassare l’ambito della natura tangibile, per riferirsi al divino.

Se qualcuno delira, esce dal solco (lira in latino); se ascolta un canto, in realtà è ammaliato da un incantesimo (carmen); se disegna su un foglio bianco, riempie il vuoto (blank) e così via…

È stupefacente dove possa condurre lo studio dell’etimologia e dei traslati: pensiamo al termine “terra”. Secondo i dizionari etimologici, discende da una radice indoeuropea, attestata in area celtica, italica e germanica, col significato di “asciutto”, “secco”. Se fosse, invece, corretta l’etimologia proposta da Zecharia Sitchin, secondo cui i sostantivi indogermanici che denotano la “terra”, provengono da “eridu”, non a caso una metafora con il valore di “casa costruita lontano”? Lontano da dove? Quali incredibili ed inquietanti prospettive si aprono, allorquando si considera l’origine sumera della cultura e della “civiltà” umana!

Le metafore sono quindi simili alle onde concentriche che si formano sulla superficie di un lago in cui è stato gettato un sasso: da uno se ne genera un altro, la cui circonferenza è sempre maggiore, ma anche sempre più labile. Quanto più i significati diventano profondi tanto più diventano inafferrabili ed ineffabili, fino a svanire nel silenzio.

Anche queste, però, sono metafore.

20 ottobre, 2006

La voce dei lettori

Tat tvam asi Questo sei tu (massima dei Veda)

Gentili ed intelligenti lettori hanno l’abitudine di commentare i testi che pubblico. Mi sembra doveroso non solo leggere le loro riflessioni, ma, nei limiti del possibile, anche rispondere alle loro domande di chiarimento. Ritengo, però, che confinare nella pagina delle glosse questi preziosi contributi sia un delitto. Perciò pubblico alcuni interventi che, non di rado, sono più efficaci dei miei editoriali: ho scelto dei commenti relativi a temi che hanno suscitato particolare interesse, come Dio e l’amore, precisando che, anche quando non condivido in toto le idee esposte, tali chiose hanno comunque ampliato il mio orizzonte culturale. Non voglio far torto a nessuno, se, per ora, pubblico le note solo di un paio autori: in futuro mi riprometto di ripetere questa iniziativa per dare voce ad altre voci.

Su Dio, le contraddizioni e la New age... Paolo scrive:

"Se Dio non esistesse, tutto sarebbe assurdo e allora converrebbe... farla finita. Già i nichilisti dell'800 annaspavano in simili dubbi. Forse un briciolo di fiducia, nonostante il mondo che ci circonda sia tanto assurdo e confuso, appare necessario.
È vero quel che dici: la salvezza parte da noi stessi. E d'altronde cosa hanno mai affermato i Maestri di Saggezza lungo il corso dei secoli e dei millenni? Uno spiraglio al di là del non-senso e del nulla ci verrà prima o poi concesso".

Il tuo post è davvero denso e solleva problemi che appartengono al dialogo infinito nel quale giace e che forse è l’uomo stesso.

Per adesso mi limiterò ad esporti le prime considerazioni che ha suscitato in me.

Vi sono contraddizioni che davvero hanno carattere ontologico ed appartengono alle profondità abissali dell’essere ed in quanto tali ineliminabili e a ragione affermi che questo non è nemmeno auspicabile: come afferma Blake "Chi vuole eliminare i contrari attenta all’esistenza stessa”.
I più grandi pensatori, poeti, artisti, chi ha spinto la propria visione oltre alcuni confini immancabilmente si trova ad affrontare contraddizioni irrisolvibili. Questi “sentieri interrotti” non sono il segnale di incapacità o incompetenza. Al contrario sono invece l’inquietante ed affascinante elemento che indica quanto “vicino alla fonte” si sia giunti.

Vi sono invece contraddizioni che portano alla luce soltanto la pochezza e la superficialità del pensatore o forse semplicemente il suo collocarsi nell’ambito del talento piuttosto che del genio.
Contraddizioni che indicano soltanto come la “dura scorza dell’essere” non sia stata nemmeno scalfita. Contraddizioni figlie al contempo di grande povertà intellettuale, culturale e mi permetto di aggiungere spirituale.

In tale ambito, colloco senza esitazione la New age (uso tale termine per comprendere in efficace sintesi pseudo-pensatori e pseudo-dottrine). In tale ambito, colloco anche Icke (da una riflessione sulla sua opera è nata la discussione): nonostante egli critichi aspramente la New age negli esiti, non se ne distacca.

In tale ambito, scorgo la presenza avvolta dalle nebbie del tempo anche di opere antiche ad opera di personaggi illustri quali Marco Aurelio… questa volta, però, possiamo parlare di talento privo di genio e non certo di “pochezza”.

Sull’amore

“Difficile disquisire su qualcosa la cui esistenza è molto dubbia" (l’amore, n.d.r.) Parole sante! A mio parere, a noi "umani" viene facile odiare, è quasi spontaneo e difficilissimo amare tant'è che ci fu imposto come comandamento da osservare! Perché predicare l'amore? È evidente che è un sentimento estraneo alla nostra specie! E' una conquista della mente? È un moto dell'animo? Di certo non è prevalente, altrimenti non saremmo al punto in cui siamo! Difficilissimo educare all'amore... facilissimo all'odio. Perché?

19 ottobre, 2006

Il Regno dei cieli

Il Regno dei cieli è disteso a terra e gli uomini non ci badano. (Vangelo di Giuda Tommaso)

La riflessione riportata in epigrafe è, senza dubbio, alquanto esagerata, poiché la vita, anche quando non è afflitta da problemi più o meno gravi, è difficile e perché la natura è intrinsecamente irrazionale. Purtuttavia il Messia (sacerdotale?) non aveva torto quando, invece di prospettare una felicità in un’altra dimensione, esortava i discepoli ad assaporare quelle gioie che un’esistenza semplice può (avrebbe potuto) offrire.

È sconcertante riflettere su quanto nietzchiano sia il pensiero del “Cristo”, quello vero, non quello creato o adulterato dalle Chiese paoline: come il filosofo tedesco, il Maestro del Vangelo attribuito a Giuda Tommaso, reclama una “fedeltà alla terra”. Inoltre egli non promette una salvezza futura, ma invita a vivere il presente, conciliando gli opposti; esige poi un atteggiamento di costante ricerca volto a conoscere e ad apprendere. Nulla di più lontano dal Cristo-vittima, ipostasi di un Dio crudele, idea poi atrofizzatasi negli assurdi dogmi niceni e post-niceni.

Il pianeta terra non sarebbe certo un paradiso, ma un luogo in cui vivere, riuscendo ad essere felici qualche volta, se “dèi” oscuri e uomini ancora più oscuri non lo avessero trasformato in un mattatoio: l’esortazione al vegeterianesimo del Messia è stata ignorata. L’invito a non idolatrare la ricchezza è caduto nel vuoto: ecco allora un mondo dominato dal dio denaro, dove, a causa delle banche e della truffa del signoraggio, i lavoratori sono costretti ad impieghi ed attività alienanti per trenta, trentacinque anni con la speranza vana di un’irrisoria pensione. Ecco allora le guerre, le distruzioni, le carneficine, perché, invece di ascoltare la voce del Maestro, abbiamo accettato di sopravvivere in una prigione dalle sbarre invisibili. Abbiamo rinunciato alla conoscenza: preferiamo ingannare noi stessi e credere che la verità sia questo velo illusorio. Ringhiamo contro chi, squarciando il velo, ci mostra altri scenari, talora sconvolgenti. Siamo deboli, pusillanimi, pigri: meglio trascorrere le serate dinanzi alla scatola diabolica che ci mostra partite di calcio e spettacoli di “realtà”, piuttosto che cercare di scoprire che cos’è veramente la realtà.

Siamo noi che vogliamo essere sudditi. Siamo noi che non vogliamo regnare, perché per regnare, come dice il Messia, bisogna stupirsi, restare anche sbigottiti. “Chi avrà trovato, si meraviglierà ed essendosi meravigliato, regnerà”.

Noi, però, abbiamo scelto di rimanere schiavi.

18 ottobre, 2006

Dèi delle tenebre

I Sumeri adoravano una triade cosmica composta da Anu, il dio del cielo, Enlil, il nume dell’aria e delle tempeste, ed Enki, la divinità delle acque, delle sorgenti e della fertilità. Il nome Enlil ricorda Elohim, gli dei biblici erroneamente sovrapposti a YHWH ed identificati con una divinità, che forse corrisponde ad Enki, il dio serpente.

Un’attenta lettura ed interpretazione del pantheon sumero e dei miti delle antiche popolazioni mesopotamiche rivela sconcertanti scenari: le saghe raccontano, ad esempio, di dèi inferiori, gli Igigu, che si ribellarono contro gli dèi superiori, gli Annunaki (coloro che scesero dal cielo), perché costretti a lavorare nelle miniere di Abzu (1), il mondo inferiore, ossia l’Africa australe. Gli Annunaki, di fronte alla rivolta degli Igigu, decisero di creare i lulu, i lavoratori che alcuni studiosi identificano negli ominidi della specie homo sapiens. Questo può sembrare uno scenario fantasioso, mentre è una narrazione che combacia con i dati paleontologici e genetici, così come sono stati elaborati negli ultimi decenni: l’umanità ebbe origine in Africa e l’homo sapiens comparve circa 200.000 anni fa, come testimoniano le tavolette fittili sumere.

Gli autori biblici un po’ per ignoranza, un po’ per fini di controllo religioso, edulcorarono e modificarono i testi mesopotamici: ne scaturì la Genesi, uno coacervo di fonti disparate, tradizioni, miti, in cui è sempre possibile ravvisare delle conoscenze che risalgono a tempi lontanissimi. È ovvio, però, che bisogna rinunciare ad una lettura teologica della Genesi per scoprirne ed apprezzarne il valore storico e, in qualche caso, persino scientifico. Gli dèi della Bibbia non erano esseri spirituali, ma creature mortali, per quanto assai longeve. Inoltre consideravano gli uomini, come noi consideriamo gli animali: li alleviamo, li nutriamo per macellarli e cibarci della loro carne, conciarne la pelle etc. Gli Annunaki selezionarono la specie homo sapiens affinché alleggerisse il lavoro degli Igigu: il sapiens era ed è uno schiavo che si crede libero.

Si rifletta su tali acquisizioni dell’archeologia, della paleontologia e della genetica, quando si apre la Bibbia, un libro umano anche quando sembra divino. Lo stesso racconto biblico di Adamo ed Eva tentati dal serpente, inscena una rivalità tra i fratelli Enlil ed Enki, a sua volta sposo di Ninhursag, la dea-madre particolarmente ferrata in… sperimentazioni genetiche.

Più che figli delle stelle, siamo figli degli dèi, ma di dèi delle tenebre.


(1) Da Abzu, attraverso la mediazione del greco, derivano, per esempio, l’italiano “abisso” e l’inglese “abyss”.


Fonti:

Enciclopedia delle religioni, Milano, 1989, s.v. Sumeri, religione dei
Figure di donna Dizionario delle dee e delle eroine, a cura di P. Monaghan, Milano, 2004
Z. Sitchin, Il pianeta degli dei, Casale Monferrato, 1998

17 ottobre, 2006

L'illogica logica degli eventi

Occorre un Nuovo ordine mondiale

Benedetto XVI, discorso natalizio del 25-12.2005

Le persone stanno diventando sempre più consapevoli della necessità di un Nuovo ordine mondiale.

Giovanni Paolo II, omelia tenuta il giorno 1-1-2004

È una grande idea: un Nuovo ordine mondiale… solo gli Stati Uniti hanno sia la caratura morale sia i mezzi per realizzarlo.

George Bush senior, ex presidente degli Stati Uniti ed affiliato al Sovrano ordine militare di Malta, discorso pronunciato il giorno 29-1-1991 , 911 giorni prima del giorno 11-9-2001

Credo quia absurdum (Tertulliano) Credo perché è assurdo.

Mala tempora currunt. Questo detto latino è quanto mai adatto ai nostri tempi non solo perché sinistri ed insidiosi, ma soprattutto in quanto eventi nefasti si rincorrono ad un ritmo vertiginoso così che diventa arduo inquadrarli in una logica sebbene precaria, in uno schema interpretativo plausibile.

Qualche giorno fa è stata uccisa la coraggiosa e combattiva giornalista russa, Anna Politkovaskaya: qualcuno ha congetturato che sia stata assassinata dai servizi segreti di USAtana per destabilizzare il regime di Putin. L’ipotesi non può essere scartata, se si intende la Criminal Infamous Agency come il braccio, ma mi pare che, ancora una volta, si sia inclini a vedere contrapposizioni assolute, quasi manichee, tra Stati Uniti e Russia. Che le due superpotenze siano ai ferri corti è evidente: lo czar di Mosca sta tentando di ostacolare l’invadenza statunitense nei paesi limitrofi alla Russia, come la Georgia e l’Ucraina. Il presidente russo, nella sua illusione di poter decidere più o meno liberamente, sta anche tessendo una tela di alleanze per difendere gli interessi ecomonici, politici e strategici dalle interferenze straniere. In realtà, però, boy george e vladimiro sono due pupi siciliani mossi dallo stesso burattinaio che si diverte a farli combattere, mentre un pubblico di sprovveduti pensa che siano persone in carne ed ossa.

Alcuni opinionisti e politologi vedono nella Russia un baluardo (sic) contro la prepotenza statunitense-sionista: la Russia come male minore o addirittura come alleata contro il capitalismo nordamericano? Niente di più errato ed illusorio: la sinarchia controlla entrambi i contendenti, spingendoli l’uno contro l’altro, facendo prevalere a turno ora gli Stati Uniti ora la Russia per logorarli entrambi.

Il convitato del trono di Pietro ha deciso di affossare l’impero da esso stesso creato, ossia gli Stati Uniti e di solleticare la vanità del tiranno russo, per creare una situazione di caos mondiale (ex chaos ordo) da cui trarrà enormi benefici il regista di tutte le operazioni, comodamente insediato a Roma e con il segreto proposito di portare le “cupide vele nel tempio” di Gerusalemme. (1)

Il tutto sembra illogico, irrazionale, ma la cricca gesuita è dominata da un oscuro istinto di distruzione che la spinge freneticamente a fomentare conflitti, a devastare, a stringere fragili alleanze, a tradire, a favorire alcuni per poi abbandonarli, a servirsi dei banchieri ebrei e dei “neoconservatori” per poi sbarazzarsi di loro. Il regista occulto agisce in modo insensato, pazzesco, se ci si attiene al buon (non) senso: come si potrebbe altrimenti spiegare l’attività relativa alle scie chimiche che non risparmia quasi nessun paese del pianeta e che sfida, per la sua mostruosità, qualsiasi spiegazione legata ai pur turpi scopi del denaro? I burattinai sono devoti in modo fanatico alle forze del male: il culto di Thanatos li ha soggiogati, trascinandoli in una spirale di violenza che è anche autodistruttiva.

La realtà attuale ha comunque una sua logica che è quella diabolica: non è un caso se, nel Medioevo, la logica era considerata peculiare di Lucifero. Al diavolo, infatti, che strappa l’anima di Guido da Montefeltro ad un angelo, Dante mette in bocca queste sardoniche parole: “Tu non credevi ch’io loico (filosofo ferrato in logica) fossi”.

Quello che avviene dietro le quinte è inimmaginabile, inverosimile, assurdo, ma, come Tertulliano, dobbiamo credere a questo scenario proprio perché è assurdo.


(1) Gli Stati Uniti sono la nazione con il più alto debito pubblico nel mondo: le guerre in Iraq ed in Afghanistan, oltre a mietere vittime tra le popolazioni civili e fra i soldati, stanno svenando Washington. Di tale crisi, però, non risente il Vaticano, lo stato più ricco e più potente della Terra. Sia Kissinger sia Prodi, i maggiordomi di B 16, sono stati ricevuti dal papa rosso da cui hanno ricevuto ordini. Se non si comprende ciò, ci si arena nelle bolse, forvianti e patetiche “analisi” veteromarxiste: un fossile del Giurassico è più moderno!

15 ottobre, 2006

Goliath

Goliath o Golia è il celebre gigante ucciso dal futuro re d’Israele David. Secondo la Bibbia (1, Sam. 17-4), Golia era un filisteo di Gat, alto circa tre metri. (1) Egli indossava una corazza del peso di quaranta chilogrammi, la punta della sua lancia era di cinque chili. Nelle leggende islamiche, il campione è chiamato Jalut ed è menzionato pure nel Corano (sura 2).

Come spesso avviene, l’Antico Testamento è una fonte preziosa, soprattutto quando attinge a fonti sumere, purché lo si legga ed interpreti senza incorrere in sofismi teologici. L’esistenza di una specie di notevole statura è stata recentemente appurata anche dalla paleontologia ufficiale, che non può più ignorare i numerosi resti di una razza di giganti. La specie, che è stata denominata homo Goliath, ha causato non pochi problemi agli studiosi in cui sono radicati pregiudizi darwiniani e la convinzione che all’homo abilis subentrò l’homo erectus cui succedette il sapiens. Già le testimonianze paleontologiche relative all’homo Neanderthalensis sono un rompicapo, poiché questo ominide costituì probabilmente una specie a sé stante, difficile da inserire in un quadro evolutivo chiaro.

Non pochi dei resti fossili rivelano inoltre che l’antica progenie di giganti era contraddistinta dall’esadattilia, ossia la presenza di mani e piedi con sei dita. È questo un carattere anatomico che si è conservato in alcune popolazioni indiane ed africane. (2) Secondo Alan Alford, i giganti erano una specie molto longeva e robusta, ma sterile: essa era stata selezionata dagli “dèi” affinché i suoi componenti fossero adibiti a lavori come la costruzione di imponenti edifici e lo scavo di gallerie nelle miniere da cui estrarre, in particolar modo, stagno ed oro. Per Alford, gli Olmechi furono un popolo di stirpe negroide che, intorno al XV secolo a.C., si stanziò nell’attuale Messico: essi edificarono Teotihuacan e scolpirono teste, dagli inconfondibili tratti negroidi (naso camuso, labbra carnose), pesanti parecchie tonnellate. Di queste teste di basalto, dall’espressione misteriosa ed accigliata, non si conosce la funzione. Gli archeologi ufficiali affermano che le loro sembianze, tutto sommato, sono riconducibili alla fisionomia degli attuali abitanti del Mesoamerica, discendenti dei Maya. Un bell’esempio di ottusità e d’impudenza!

Le tradizioni di molte civiltà del passato e le prove paleontologiche relative ai giganti dovranno essere prese in considerazione per tracciare le linee della storia antica, secondo una nuova angolazione: non è forse lontano il giorno in cui gli eventi che appartengono ai primordi dell’umanità saranno quasi completamente riscritti. Tale operazione sarà gravida di conseguenze anche per la storia più recente, perché, quanto più ci si inoltra nel passato, portando in superficie verità dimenticate o nascoste, tanto più si getta nuova luce sulla realtà contemporanea.


(1) Che Golia fosse filisteo, cioè indoeuropeo, è molto improbabile.

(2) L’esadattilia non dev’essere vista come una malformazione, ma come la manifestazione di una specifica diversità biologica forse ereditata dagli “dèi”. A tale fenotipo si deve anche attribuire il sistema a base 12 dei Sumeri?

Fonti:

A. Alford, Il mistero della genesi delle antiche civiltà, Roma, 2000
H. D. Disseihoff, Le civiltà precolombiane
A. S. Mercatante, Dizionario dei miti e delle leggende, Roma, 2001
U. Telarico, 1995 Alien autopsy footage, in Area 51, n. 12, settembre, 2006

Romanticismo

Poche parole hanno subito uno snaturamento come Romanticismo: oggi l’aggettivo “romantico” richiama subito alla mente, almeno nella maggior parte delle persone, una cenetta a lume di candela in un ristorante alla moda, con sottofondo di una languida melodia.

Nulla di più lontano dall’essenza del movimento romantico che fu la presa di coscienza, pur tra numerose contraddizioni ed incertezze, del conflitto insanabile tra l’individuo e la società, della solitudine dell’individuo, dello stupro perpetrato dalla rivoluzione industriale ai danni della natura.
Gli artisti romantici furono qualche volta dei nostalgici e dei malinconici, in qualche caso dei reazionari, ma seppero intuire a quali obbrobri avrebbe condotto il “progresso” scientifico e tecnologico.


Le innumerevoli declinazioni del Romanticismo europeo (ora ossianiche ora mistiche ora gotiche ora realistiche etc.), pur nelle loro differenti, in qualche caso antitetiche interpretazioni della realtà, furono accomunate dalla consapevolezza della debolezza dell’individuo, anche nelle sue velleitarie ribellioni prometeiche. Pure un romantico dimidiato, se non mancato come Alessandro Manzoni, raffigura l’uomo dominato dall’irrazionalità della storia e quasi annichilito dalla rassegnazione ad accettare l’imperscrutabile disegno divino.

È questo senso di sconfitta che rende, però, l’uomo vittorioso, direbbe Pessoa, perché solo chi fallisce può riuscire. Può riuscire, per esempio, a liberarsi del suo ego ipertrofico per perdersi nello spettacolo sublime ed evocativo del paesaggio, avvolto in un misterioso silenzio.

Così dipinge gli scenari della natura Friedrich, uno dei pittori romantici più intimisti e pensosi, dai cui quadri promana un’aura di sacralità del creato che i nostri tempi aridi e feroci sono incapaci anche soltanto di concepire.

13 ottobre, 2006

Alla ricerca del sigillo reale (quinta parte)

Ci si trova, però, di fronte ad un’antinomia: da un lato il fattore Rh negativo è più frequente tra gruppi etnici emarginati ed oppressi, come i Baschi ed i Gaelici (Irlandesi, Scozzesi, Gallesi, Bretoni…), dall’altro Icke lo associa ad una genia ariano-rettile e correnti neo-naziste sostengono che gli Rh negativi sono la “razza pura”, gli Ariani, discendenti degli Atlantidei o di un popolo delle stelle.

Come si è visto, da alcune fonti pare affiorare un punto in cui convergono tradizioni, a prima vista disparate e lontane tra loro sia nel tempo sia nello spazio: il marchio di Caino dovrebbe essere una croce celtica, con i bracci di eguale lunghezza che oltrepassano un cerchio. Essa è simbolo cosmico, solare, dell’equilibrio dei quattro elementi, ma, come spesso avviene, gli emblemi sono bivalenti e polivalenti: allora la croce adombra pure significati negativi. Secondo Sitchin, essa allude a Nibiru, il pianeta dell’incrocio, mentre Icke ne mette in evidenza i poliedrici valori, in ordine alla lingua segreta di antiche popolazioni, un codice trasmesso, attraverso il tempo, a sette, chiese, logge, confraternite che operano anche nel mondo contemporaneo, ma dietro le quinte.

È stato notato che i Grigi ed altri intrusi tendono a sequestrare soggetti con il fattore Rh negativo. Da che cosa può dipendere questa singolare predilezione? Esiste una maggiore compatibilità ematica e genetica tra questi rapiti e gli alieni? Tale compatibilità dipende da una comune, anche se lontana, origine? La traccia di tale comune genesi è nel sangue, ma anche in un segno sulla pelle? Il chimico e ricercatore Corrado Malanga, studiando molti casi di abduction, ha pure indugiato sulle cicatrici, in cui si imbatté per la prima volta studiando il caso di Valerio Lonzi. Nell’estate del 1982 Valerio Lonzi, ragazzo genovese allora quindicenne, fu vittima di un rapimento, il cui lascito è costituito da tre cicatrici, come dei fili sottili rossi orizzontali collocati in fondo alla schiena, lunghi circa 15 centimetri e ben distanziati. Per il medico quei segni erano cicatrici dovute a sutura. Le cicatrici di altri rapiti spesso sono circolari e non molto dissimili dal presunto marchio di Caino.

Certo, ci si trova con i rapiti di fronte ad un’inversione di “segno”: essi non sono dei prescelti, a differenza dei re giudei e dei Merovingi, ma delle vittime, oggetto delle attenzioni di intrusi che perseguono fini di ibridazione, forse per preservare una razza sterile o debole sotto il profilo genetico. Forse gli ufonauti intendono impadronirsi di qualcosa che certi uomini possiedono ed altri no, come suggerisce Malanga.

Resta, infine, da stabilire se anche i “prescelti” dell’antichità non siano stati degli ambasciatori, più o meno consapevoli, di una civiltà extraterrestre che per infiltrarsi tra le classi dirigenti, in modo dissimulato e graduale, manipolò ed indottrinò ierofanti, maghi e sovrani.
Le interferenze aliene sono un fenomeno soltanto recente?

Fonti:

AA.VV., I figli degli dei, in Area 51, giugno 2006
M. Baigent, R. Leigh, H. Lincoln, Il santo Graal, Milano, 1982
F. Barbiero, La Bibbia senza segreti, Milano, 1998
L. L. Cavalli-Sforza, Geni, popoli, lingue, Milano, 1996
J. De Galibier, I Celti, Aosta, 1998
D. Donnini, Nuove ipotesi su Gesù, Diegaro di Cesena, 1994
A. Faber Kaiser, Gesù visse e morì in Cascemir: la tomba di Gesù a Srinagar?
C. Fabre-Vassas, La bete singulaire, Paris, 1994
G. Garbini, I Filistei, Milano, 1997
D. Icke, Il segreto più nascosto, Diegaro di Cesena, 2001
C. Malanga, Alien cicatrix, 2005
Id., Gli UFO nella mente, Milano, 1998
A.S. Mercatante, Dizionario universale dei miti e delle leggende, Roma, 2001
Pensatore, Hydra tripudians
M. Pincherle, Il Gesù proibito 2000 anni di paganesimo cristiano, Diegaro di Cesena, 1997
J. Renan, Vita di Gesù, Milano, 1992
Z. Sitchin, Il pianeta degli dei, Casale Monferrato, 1998
G. Tranfo, Studi pubblicati su www.yeshua.it
G. Vinci, Omero nel Baltico, Roma, 1995 e 1998

12 ottobre, 2006

Sono comunisti?

Ho scoperto qualche giorno fa, seguendo cinque minuti di una dozzinale e soporifera trasmissione di RAI 3, che in Italia esistono quattro partiti comunisti con tanto di simbolo raffigurante la falce ed il martello. La proliferazione di queste formazioni politiche sedicenti comuniste è, in primo luogo, il risultato di una degenerazione irreversibile del P.C.I., progressivamente integratosi nel sistema, fino a diventare un movimento borghese di falliti. Visto che, però, una per quanto sparuta classe operaia esiste ancora, insieme con gruppuscoli di pseudo-intellettuali marxisti, alcuni pure animati da ideali sinceri, si avverte la necessità di rivendicare i diritti delle classi più deboli, attraverso gli strumenti della “democrazia” parlamentare, diritti di cui Rifondazione e Comunisti italiani non hanno nemmeno la più pallida idea, essendo partiti di manichini ossobuchivori perfettamente adattasi al mercimonio della “politica”.

Questi neo-comunisti, però, che temo non abbiano neppure mai letto un rigo del Capitale, ignorano che, se veramente fossero comunisti, sarebbero dei rivoluzionari intenti a rovesciare lo stato borghese con la violenza e non dei velleitari ed insinceri contestatori del capitalismo, il cui unico strumento di "lotta" è un linguaggio ormai obsoleto ed insignificante, utile solo ad abbindolare una manciata di elettori in modo da conquistare qualche seggio. Ad ogni seggio di parlamentare corrisponde uno stipendio di più di 15.000 euro: una bella cifra!

Insomma, costoro sono soltanto degli enfants gatés, sempre zelantissimi quando bisogna puntellare governi ultracattolici ed ultramassonici, come quello attuale del dottor Balanzone. È sintomatico che il segretario o presidente o non so che cos’altro (non importa: tanto sono tutti uguali) del nuovo partito comunista non abbia risposto a chi gli chiedeva provocatoriamente di inserire nel suo programma i temi della lotta al signoraggio ed alle scie chimiche.

Non è il caso di soffermarsi sugli aspetti dell’ideologia marxista che risultano caduchi, anche se Marx, pur controllato dai soliti manipolatori, fu un economista di vaglia. Perché ricordare che gli aspetti economici, sebbene importanti, non sono cruciali per le élites che sono dominate, invece, da un incoercibile e furioso istinto di morte? Perché ricordare che la dialettica marxista ed engelsiana è uno strumento messo a punto da Hegel? Come sorvolare sull’ingenuo ed insopportabile antropocentrismo dell’ideologia marxista?

In ogni caso, considerato il rispetto per le persone che dimostrano una certa coerenza, anche quando le loro idee non sono condivisibili, non vorrei che questi sedicenti marxisti fossero ritenuti dei comunisti, ma solo dei furbi, dei mestatori, dei falsari della parola.

Il comunismo, per quanto rarissimo nella storia, fu propugnato e parzialmente concretato dal Messia politico (Giovanni di Gamala): egli era contrario alla proprietà privata e favorevole alla lotta armata contro i dominatori romani. Sue alcune frasi emblematiche: “Chi non lavora, non mangi”; "E' più facile che una gomena entri nella cruna di un ago che un ricco nel Regno dei cieli"; “Il Regno dei cieli si conquista con la violenza”. Giacomo il Giusto, fratello del Cristo, fu a capo di una comunità comunista di fanatici apocalittici che attendevano il ritorno del Messia. Il Messia non tornò: in compenso arrivarono le legioni romane che sterminarono un po’ alla volta gli Ebioniti (letteralmente significa “poveri”) alias giudeo-cristiani, di cui i Romani avevano già crocifisso il Maestro. (1) Ecco come finì uno dei pochi veri comunisti della storia, mentre Bertinotti, che è comunista come la lingua cinese assomiglia all’italiano, è diventato presidente della Camera.

(1) Secondo alcuni storici, sulla croce fu inchiodato Simone di Cirene.

11 ottobre, 2006

Fondi che affondano

Absit iniuria verbis

È deprimente leggere i commenti di giornalisti di controinformazione che, di fronte agli eventi, quasi sempre funesti, che si rincorrono con ritmo incalzante, adottano vieti, miseri schemi interpretativi. Questi fondi affondano le profondissime radici in pregiudizi antidiluviani.

L’altroieri la Corea del Nord ha condotto un esperimento nucleare sotterraneo ed alcuni editorialisti hanno quasi preso le difese dello stato asiatico che ha fatto esplodere un ordigno atomico non molto potente, laddove l’impero di USAtana compie decine di esperimenti nucleari ogni anno. Che pena! Costoro non hanno compreso che la tecnologia nordcoreana è per lo più statunitense; costoro non sanno che il solito convitato di pietra ha enormi interessi nel nucleare, sin dalla fine degli anni 40 del XX secolo. (1) Inoltre il papa rosso e l’abominevole kissinger si sono incontrati a Roma il 29 settembre: dopo i prevedibili salamelecchi, avranno pure congegnato quelle due menti diaboliche qualche diabolico piano o vogliamo essere così ingenui da attribuire tutte le colpe ai “neo-conservatori” che, invece, sono i maggiordomi dei veri burattinai: gesuiti, cavalieri di Malta, numerari dell’Opus Dei? Non saremo così ingenui da pensare che i due gaglioffi abbiano amabilmente conversato delle rose che coltivano in giardino?

Sarebbe anche ora di superare il solito, frusto modo di “vedere” le cose: stati cattivi contro stati un po’ meno cattivi o quasi buoni, mentre i prelati si adoperano per la pace nel mondo, ma, tapini, nulla possono, perché belzebush e compagni sono ostinati e gli islamici pure. Tra un po’ rimpiango gli articoli di zucconi lo zuccone, del grottesco riotta, del maramaldo magdi…

È certamente un caso se i residenti nella Città del Vaticano sono 911, ma…


(1) Vedi http://www.thetruthseeker.co.uk/article.asp?ID=4437

10 ottobre, 2006

Il toro di Falaride (seconda parte)

Qualcosa non quadra: se veramente la coscienza è la vera matrice dell’universo, mentre energia, spazio, tempo sono soltanto elementi virtuali, come non solo sembrano dimostrare le più recenti ed accreditate teorie scientifiche da Bohm (universo ologramma) a Malanga (teoria del superspin di Malanga-Pederzoli), ma come intuirono anche molti filosofi circa due secoli fa nonché la filosofia indiana e Platone, allora che senso ha adoperarsi per tentare di cambiare quella che è comunque un’illusione? A che pro agire quando è solo una finzione creata dalla mente? Se è una finzione, per quale motivo non si è ancora riusciti a plasmare qualcosa di decente? È così oppure esiste uno zoccolo duro della realtà, un quid immodificabile e su cui non possiamo incidere?

Le domande sono moltissime, mentre le risposte, sia quelle scientifiche sia quelle filosofiche sono poche, ambigue, contraddittorie, insufficienti, astruse. Finora, se si esclude qualche caso isolato e semileggendario (Siddharta Gautama, Apollonio di Tiana, il Dalai Lama…), la vita è stata ed è per la stragrande maggioranza delle creature un groviglio di aculei o, nel migliore dei casi, una monotona e noiosa discesa verso la vecchiaia ed il nulla. Vita, storia e natura sono tutte nate sotto il segno di un fato assurdo ed irrazionale, perché il cosmo è irrazionale dal momento che esiste, nonostante la sua esistenza sia probabilmente illusoria. In fondo, basterebbe che, invece dell’essere, “esistesse” il nulla ed ogni antinomia si dissolverebbe come neve al sole, ma purtroppo siamo imprigionati in una bolla spazio-temporale per giunta scomoda ed angusta, da cui gettiamo uno sguardo intorno per vedere soltanto l’oscurità di spazi vuoti e freddi. Neppure il richiamo all’interiorità ci può salvare, poiché il vuoto universale permea di sé l’anima: In interiore homine habitat …vacuitas non veritas. O no?

La prima parte QUI

09 ottobre, 2006

Istituzioni

Per istituzione si intende un insieme di norme e di consuetudini fondamentali su cui si basa una comunità: le istituzioni sono quindi formate da individui. In questo risiede il loro enorme limite: gli individui, infatti, anche all’interno di una comunità, non rinunciano al loro individualismo, in senso deteriore (Cicero pro domo sua); le norme che modellano le istituzioni, poi, o sono assurde o, se sono ispirate al buon senso, vengono aggirate, disattese e violate. Le istituzioni sono quindi una somma di persone che, in modo del tutto illusorio, sono unite da valori comuni. Regole assurde o norme intelligenti, ma ignorate disgregano di fatto l’organismo.

Per queste ragioni, la distinzione tra istituzione e persone è del tutto speciosa: quando Dante inveisce contro i papi simoniaci, ma afferma di aver riguardo per ciò che il soglio di Pietro rappresenta (la reverenza per le somme chiavi), ammesso che sia sincero, cade in un’antinomia, poiché la Chiesa è un’istituzione-persona non solo corrotta fin al midollo, ma anche fondata sul peccato originale delle menzogne paoline e di tutte quelle successive.

È fallace l’asserzione di coloro i quali esortano a distinguere tra le istituzioni, di per sé degne di rispetto, e gli uomini che sono fallibili ed imperfetti. Essi invocano un quid misterioso ed astratto che sarebbe una sorta di legame interpersonale e sovrapersonale che legittima l’istituzione. Questo quid può valere per gli animali, non per gli uomini, per natura infidi: in un branco di lupi, esistono rapporti gerarchici e di collaborazione (anche di empatia) che rendono il gruppo coeso. Chi si appella all’ossequio per le istituzioni umane, in realtà, tesse l’elogio di cricche.

Le uniche, vere istituzioni sono i branchi.

08 ottobre, 2006

111

Esistono due modi per cercare di scoprire verità occulte: l’indagine empirica e l’interpretazione dei simboli.

Il valentissimo giornalista Greg Szymanski, insieme con molti altri ricercatori tanto sagaci quanto misconosciuti, da anni investiga le strette, strettissime relazioni tra l’agenda del Nuovo ordine mondiale ed il Vaticano, i cui vertici, costituiti da personaggi che ricoprono importanti cariche nell’Opus diaboli (vulgo Opus Dei), nella Compagnia di Gesù e nel Sovrano ordine di Malta, decidono il destino del mondo, avvalendosi di protesi giudaico(?)-massoniche. Non è un caso se i più potenti e pericolosi uomini (?) “politici” sono affiliati ad una delle tre citate infami organizzazioni satanico-cattoliche: ad esempio, George Bush senior. Quanti sono disposti, però, soltanto a concepire l’idea che l’attentato del 9 11 fu ideato in quel di Roma, assieme a moltissimi crimini prima e dopo? Eppure è così. Milioni di individui sono aggrappati ancora alla menzogna ufficiale dei 19 attentatori islamici; altri, invece, hanno ormai fatta propria la verità parziale che vede il coinvolgimento della Criminal Infamous Agency. La verità vera è tuttavia un’altra: la Chiesa diabolica romana, che aspira ad instaurare una tirannide planetaria, forte del suo miliardo di fedeli, del suo immenso potere economico e mediatico (Radio Vaticana, università, scuole, giornali, televisioni…) si serve della manovalanza massonica e “neoconservatrice” per i suoi spaventosi piani di dominio. Di questa manovalanza, però, presto si sbarazzerà, come i mandanti che eliminano i sicari per evitare che restino in vita dei testimoni.

Chi fosse interessato a conoscere i retroscena, i misfatti, le trame, i loschi interessi della piramide cattolica, può visitare i siti che sono indicati in calce, perché vorrei soffermarmi su un elemento simbolico che, per così dire, è la classica ciliegina rossa, sulla torta avvelenata. Secondo le profezie di Malachia, l’attuale papa rosso (si noti la sua non casuale predilezione per questo colore infernale) è il centoundicesimo. Questo numero, che per i profani non ha alcun significato, è invece per chi studia i simboli, la chiave per aprire la porta del sancta sanctorum vaticano. Il numero 11, definito la dozzina del diavolo, è, nella cifra 111, portato ad una sorta di apoteosi. Benedetto XVI non è solo il papa degli ultimi tempi, contraddistinti dall’ossessiva ripetizione del numero 11, ma la Bestia dell’Apocalisse, l’opera gnostica di Cerinto, di cui i paolini (alias, ma impropriamente cristiani) si appropriarono per i loro inconfessabili fini, attribuendola a Giovanni. Già allora i patrigni della Chiesa erano abili falsari e spregiudicati maneggioni: la passarono liscia, perché la loro nefasta ascendenza fu sottovalutata. Oggi il pernicioso influsso della Chiesa di Roma è del tutto ignorato e non è compreso: chi lo denuncia è additato come visionario. Almeno, però, i visionari vedono qualcosa; gli altri non scorgono niente.


Siti di approfondimento:

07 ottobre, 2006

L'anelito verso l'immanente

Si sente spesso ragionare di anelito verso il trascendente, di tensione verso ciò che è spirituale: mi chiedo se, dietro queste fughe dal mondo non si nasconda un’incapacità di affrontare le sfide attuali e, soprattutto, la solita manipolazione delle coscienze orchestrata dalle chiese e dai movimenti della New age.

Tali orientamenti sono viziati, a mio parere, dal solito dualismo tipico della Weltanschauung occidentale e che, per limitarci al cosiddetto Cristianesimo, trova nel lascivo vescovo d’Ippona uno dei campioni: fu, infatti, Agostino a distinguere tra corpo ed anima, sulla base di un’analoga dottrina platonica. Non è un caso se il patrigno della chiesa fu anche colui che inventò, contrapponendoli l’Inferno ed il Paradiso. Il manicheismo di Agostino, espulso dalla porta rientra dalla finestra: tale dicotomia tra bene e male è sempre stata un’ipoteca sulla cultura, non ostante alcune correzioni di rotta. Così oggi assistiamo alla titanica lotta tra il Bene ed il Male: per giunta, paradossalmente, il significato dei termini è invertito così che i corifei della morte e della distruzione avanzano lancia in resta, affermando di essere i difensori della libertà, della pace e della democrazia.

Bisogna poi considerare qual è l’impulso dell’anelito al trascendente: la fede? In tal caso, mi pare che si tratti di una mistificazione: la fede è il modo per assopire la coscienza ed annebbiare la mente. Non dimentichiamo mai chi ci esorta ad aver fede: sono le caste dei sacerdoti che mirano soltanto a nascondere verità scomode. Il valore della conoscenza e quello dell’integrità dovrebbero essere anteposti alla fede, soprattutto se è la fede in sterili e pericolosi dogmi su cui si basano le religioprigioni.

Infine auspico piuttosto un anelito all’immanente, perché la materia non è meno misteriosa e mistica dello spirito. (1)

06 ottobre, 2006

23 gradi e cinque

Gary Osborn è autore di un pregevolissimo studio intitolato 23,5 degrees, in cui il ricercatore, ripercorrendo la storia antica, medievale e moderna, rintraccia i simboli che, nell’arte, nella letteratura e nella tradizione esoterica, codificano il riferimento all’inclinazione dell’asse terrestre pari a circa 23 gradi e 5 primi.

È noto che da tale inclinazione dipende sia l’avvicendamento delle stagioni sia, insieme con il moto della Terra a mo’ di trottola, il fenomeno precessionale con la successione delle ere astrologiche. Sorprende scoprire il valore numerico in esame in una raffigurazione del tempio di Abydos, risalente al 1300 a.C. circa, con al centro lo Zed (o Djed), interpretato in genere come la colonna di Osiride, nonché in molte altre opere: in affreschi medievali, nell’uomo di Vitruvio, in quadri barocchi sino all’infame piramide effigiata sul dollaro.

Secondo lo studioso, l’allusione criptica all’inclinazione dell’asse terrestre potrebbe indicare la volontà di trasmettere, attraverso una linea esoterica, il ricordo di quando questa spina dorsale terrestre era verticale sicché alcune regioni del pianeta godevano di una perenne primavera, trasfigurata nei miti che narrano dell’età dell’oro. Intorno al 10.500 a.C., un cataclisma cosmico causò lo spostamento dell’asse e l’inizio delle età precessionali. A prescindere da questa tesi che non risulta, ad oggi, suffragata del tutto da prove geologiche e cosmologiche, senza dubbio convince l’interpretazione dell’autore, per il quale non può essere casuale il riferimento all’"asse del dio" nella memoria iniziatica che si espresse nell’iconografia e nelle religioni.

I culti egizi, il Cristianesimo segreto, il filone nascosto medievale e rinascimentale da Dante a Botticelli a Leonardo, solo per citare gli artisti più noti, testimoniano di una costante allusione a conoscenze astronomiche considerate nel loro significato simbolico e storico. In una ricerca di qualche mese or sono, ho individuato un presunto disegno astronomico nel I canto della Commedia, dove il veltro è identificabile nel Canis maior che splende nel cielo primaverile. Il veltro celeste rincorre sulla terra la lupa, allegoria di Roma, la sede della chiesa corrotta e simoniaca. Cenni alla precessione sono stati scorti all’interno del “poema sacro” da alcuni studiosi.

Bisogna, a questo punto, chiedersi per quale motivo le civiltà antiche erano quasi ossessionate dalle oscillazioni dell’asse terrestre, dall’orologio precessionale ed occorre altresì domandarsi per quali occulte vie un sapere venerando fu trasmesso.(1) Congetturare che popoli antidiluviani e postdiluviani vollero avvertire, attraverso il linguaggio immortale dell’arte, le generazioni future a proposito di catastrofi legate ai cambiamenti precessionali, implica l’idea che quei popoli furono saggi e pieni di sollecitudine. Ciò tuttavia non corrisponde alle acquisizioni circa Egizi e Sumeri che, nonostante le luminose conquiste in campo culturale e scientifico, furono dominati da classi dirigenti composte per lo più da scaltri e malvagi sacerdoti e principi. Forse qualche “dissidente” riuscì a carpire i segreti custoditi dai potenti ed a codificarli attraverso i secoli. Questi iniziati, in conflitto con l’establishment, preservarono conoscenze che, col passare del tempo, sono state filtrate e rielaborate, talora alterate, così che oggi risulta difficile comprenderle appieno?


(1) A questa domanda tenta di rispondere Alan Alford. Dedicherò alle sue teorie un intervento, non appena possibile.

Ringraziamento

Volevo esprimere la mia gratitudine a Menphis 75 che, con le sue instancabili ricerche, mi ha consentito di scoprire il testo che ho recensito.

Fonti:

04 ottobre, 2006

Scie chimiche su Radio Internazionale

Scie chimiche su Radio Internazionale (emittente regionale), venerdì 6, alle ore 17:30. Un breve reportage sul fenomeno, con particolare riferimento alla Sardegna. In studio, il giornalista Marco Pagani, in collegamento telefonico con uno dei responsabili di sciechimiche.org. La registrazione QUI.

La strana coppia

Nimium ne crede colori (Virgilio)
Non farti ingannare dalle apparenze


Recentemente, per la precisione il 29 settembre scorso, Benedetto XVI ha ricevuto a Castel Gandolfo, la residenza estiva del poltrone con la mitra, Henry Kissinger, l’ex segretario di stato, noto seminatore di discordie ed istigatore di delitti. La stampa vaticana non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale in merito ai contenuti del colloquio tra i due.

Kissinger a Roma ha incontrato anche il presidente della bocciofila, Giorgio Napolitano, ed il prode Dottor Balanzone.

È vero che nulla è trapelato circa i temi affrontati da B 16 e l’intrigante uomo politico dell’Impero di USAtana, ma Kissinger non gode di una buona reputazione: ricordiamo che fu tra gli ideatori del colpo di stato contro il presidente argentino Salvador Allende. Il golpe, fortemente voluto dalla Criminal Infamous Agency, fu perpetrato il giorno… 11 settembre del 1973. Allende morì combattendo nel palazzo presidenziale della Moneda, assalito dalle forze fedeli al generale golpista Augusto Pinochet.

Sul sommo orefice e sul suo sinistro ruolo, anche se come pedina, all’interno delle strategie occulte internazionali, mi sono già soffermato. Vorrei solo far notare che è stato questo “vecchio mal vissuto” a ricevere Kissinger, ad indicare i ruoli gerarchici: più che un pastore tedesco, è un cane alfa.

Che cosa ci si può attendere da un incontro al vertice tra questi due loschi figuri? A mio parere, tale abboccamento non lascia presagire nulla di buono. Spero di sbagliarmi, ma mi pare che la sinarchia stia mettendo a punto la “soluzione finale”, nella beata indifferenza della stragrande maggioranza della popolazione, all’oscuro delle fosche e minacciose nubi che si addensano all’orizzonte.

Nel celebre racconto di Edgar Allan Poe, La maschera della morte rossa, dame e cavalieri si ritirano in una sontuosa abbazia per sfuggire una spaventosa pestilenza, fino a quando la “morte rossa” irrompe tra i gaudenti che muoiono, uno dopo l’altro, nelle sale irrorate dal sangue delle loro gozzoviglie.

La novella di Poe è una potente metafora dell’ignavia degli uomini, della loro illusoria speranza di poter evitare l’appuntamento con il destino.

03 ottobre, 2006

Le mani su Marte

La sonda dell’E.S.A. Mars Express ha ripreso, il 22 luglio scorso, delle nuove immagini di Marte ad alta definizione, grazie alla High Resolution Stereo Camera (H.R.S.C.), un’apparecchiatura installata a bordo del veicolo spaziale. Secondo gli scienziati incaricati di analizzare le foto satellitari, la Sfinge di Marte, inquadrata dalla sonda, è soltanto il risultato di un gioco di chiaroscuri e della tendenza a vedere in alcune forme naturali dei visi.

In seguito a tale responso, le agenzie di stampa di tutto il mondo sono state subissate da notizie riguardanti l’inesistenza del volto, attribuito appunto ad un insieme di luci e di ombre. Saggiamente il ricercatore Pablo Ayo nota che l’Ente spaziale europeo è stato coinvolto dalla N.A.S.A. in una maldestra politica di censura, attuata, per di più, non mostrando fotografie del presunto manufatto di Cydonia, per quanto manipolate, ma un’elaborazione digitalizzata tridimensionale di un massiccio montuoso percorso da fenditure e da avvallamenti.

L’allievo ha superato il maestro? Risponderei di sì, ricordando la capillare e dispendiosa campagna disinformativa condotta dall’Agenzia spaziale statunitense in merito al problema delle scie chimiche. Questa campagna, volta ad indottrinare le nuove generazioni cui si vuole far credere che i persistenti e filamentosi sfregi che graffiano il cielo sono soltanto più o meno innocue scie di condensazione, si è tradotta in un menzognero programma “scolastico” cui ha abboccato pure qualche docente italiano.

D’altronde la N.A.S.A. è abituata a mistificare, nascondere, contraffare: quante immagini del pianeta rosso sono state ritoccate o tagliate, prima di essere esibite al pubblico! Quante missioni poi sono fallite, alcune in modo alquanto sospetto: furono sabotate da qualcuno che non vuole si scopra la verità sul pianeta? Terrestri o alieni? Molti U.F.O. sono stati avvistati attorno al pianeta rosso.

Recentemente l’ingegner Ennio Piccaluga ha pubblicato un libro, intitolato Ossimoro Marte, in cui congettura che il corpo celeste, moltissimo tempo addietro, ospitava la vita: certi probabili artefatti testimoniano la presenza di una civiltà estinta alla quale si riferisce pure il sumerologo Zecharia Sitchin nei suoi noti saggi. La scoperta dell’acqua nel sottosuolo di Marte, sotto forma di ghiaccio, e tracce di ematite sono indizi di un passato in cui scorrevano fiumi e l’atmosfera marziana era meno rarefatta di quella attuale: forse questo ormai desolato gemello della Terra era popolato da esseri viventi. (1)

È manifesto che la comunità “scientifica”, collusa con i potenti, mira a nascondere, dietro una spessa cortina, la verità su Marte, con le consuete strategie, ossia ridicolizzando o ignorando tutti quegli studiosi (archeologi, storici, astronomi, cosmologi…) che non credono né alla storia ufficiale circa Sumeri ed Egizi né alle “veline” della N.A.S.A. e dell’E.S.A. a proposito del volto di Cydonia.

È comunque certo che, gettando un lucido sguardo indagatore sulle antiche culture medio-orientali, per osservare, ad esempio, la Sfinge di Gizah, che raffigura il Leone dell’era precessionale risalente al 10.500 a.C. circa, potremo scorgere, come in uno specchio che riflette il ciclo eterno del tempo, le sembianze della faccia marziana.


(1) Il rover Opportunity, nel 2003, rilevò, oltre a rocce che mostrano segni di erosione dovuta all’acqua, sferule contenenti ematite, formate presumibilmente da acqua ricca di minerali.


Fonti:

P. Ayo, Cydonia e la faccia (tosta) dell’E.S.A, 2006
Enciclopedia dell’astronomia e della cosmologia, a cura di John Gribbin, Milano, 2005, s.v. Marte e rimandi interni
E. Piccaluga, Ossimoro Marte, 2006
Straker, L’educazione nazionalsocialista della N.A.S.A., 2006

02 ottobre, 2006

Scenari futuri (seconda parte)

La pervicace, insistente pretesa di ottenere delle prove non diventi un alibi per non agire.

Per tentare di comprendere quali possono essere gli scenari futuri, bisognerebbe paradossalmente rivolgere lo sguardo al passato, soprattutto alla storia antica di Sumeri ed Egizi, ma un tale approccio ci porterebbe lontano. Dunque cerchiamo di cogliere alcune tendenze attuali, foriere di sviluppi ulteriori.

La sinarchia sta ormai portando a termine il suo spaventevole disegno né si può definire una vera e propria cospirazione, poiché il governo ombra agisce spesso, per così dire, alla luce del sole: quanti attentati portano la firma (numeri dal valore simbolico) degli Oscurati! Queste nefaste azioni sono inoltre precedute o seguite da filmati prodotti da gente che non ha mai letto nemmeno una sura del Corano, sebbene poi gli attacchi sanguinari vengano attribuiti ipso facto a qualche cellula “islamica”. Continua intanto coram populo, al cospetto di tutti, anche se pochissimi se ne avvedono, l’operazione “scie chimiche”. Ammesso e non concesso che le sostanze siano irrorate “solo” a fini militari e per ottimizzare la radiocomunicazioni, cosa di cui dubito moltissimo, l’effetto collaterale di tale scellerata iniziativa è l’inquinamento dell’ambiente e la diffusione di malattie tra la popolazione. In realtà il fine ultimo è l’istupidimento della gente (quella sopravvissuta), già in gran parte attuato grazie alla televisione, il cinema, lo sport, la scuola e quant’altro.

Le masse devono essere soggiogate, la loro coscienza annichilita affinché accettino di buon grado, anzi chiedano leggi viepiù coercitive: presto, con una serie di pretesti, i cittadini saranno convinti a rinunciare al denaro contante, a farsi inserire microprocessori sottocutanei, a combattere contro nemici fantomatici, nell’ambito di un micidiale “scontro tra civiltà”. Ebrei e Musulmani saranno aizzati gli uni contro gli altri: tra i due litiganti il terzo gode. Chi sarà mai il terzo? Come in molti romanzi d’investigazione, nell’epilogo si scopre che l’assassino è l’individuo insospettabile, così, tosto o tardi, si verrà a sapere chi è il vero regista: egli non risiede né a Londra né a Washington, ma…

Purtroppo quasi nessuno è consapevole di ciò o vuole aprire gli occhi: è meglio, infatti, pascersi delle seducenti immagini di un sogno che guardare in faccia la realtà, molto più sordida e mostruosa di quanto ci si possa immaginare.

Senza dubbio gioca un ruolo fondamentale nella nefanda agenda dei burattinai non solo che cosa deve essere compiuto, ma pure entro quando: il 2012, per una serie di motivi che possono essere intuiti considerando la storia antica, è una data spartiacque. Se l’umanità riuscisse a contrastare l’attacco sferrato dalla sinarchia fino al 2012, resterebbe un’opportunità di salvezza.

Occorrerebbe, però, un’immediata presa di coscienza, un risveglio collettivo per rifiutare in toto e senza compromessi la politica dei governi, delle chiese e degli organismi internazionali. Bisognerebbe ricorrere al rovesciamento semantico per cui i discorsi e gli interventi di “politici,” “scienziati”, cardinali, imam… adombrano sempre l’esatto contrario di ciò che affermano. Non è poi così arduo, ma purtroppo pregiudizi ed errori di valutazione sono radicati tanto profondamente che, per estirparli, non basterebbe un secolo.

Intanto i farabutti al potere trovano i loro migliori complici non nei camerieri degli esecutivi, ma nelle vittime ignare ed ignoranti. Quando questi sprovveduti se ne accorgeranno, sarà troppo tardi. Mi auguro solo per loro.

01 ottobre, 2006

Unidentified Flying Object over Sanremo


Questo strano oggetto volante non identificato è stato ripreso il 29 settembre 2006, alle 20:09 (direzione sud-ovest / nord est), al termine di una massiccia campagna chimica ad opera di aviocisterne militari. L'ordigno, composto da due tronconi e con una sorta di timone sul bordo superiore, appare emettere luce propria (e non riflessa dal sole al tramonto), in quanto lo stesso insolito bagliore è evidente anche quando l'oggetto si trova rivolto con il profilo verso est (lato opposto al sole).