29 novembre, 2006

Pittogrammi ed engrammi

Tutti gli esseri sono per natura convocati dalla bellezza. Alcuni, non capendo, s’affannano ad invocarla, altri le rispondono male, pochi ne fanno l’avvocata loro, cantandola. (Erebinto)

Il dibattito su quelli che un po’ impropriamente sono definiti “cerchi nel grano” è sempre vivo: sebbene essi siano considerati un fenomeno peculiare di questi ultimi decenni, si può reperire qualche traccia di simboli tracciati nei campi di cereali anche in età moderna e medievale ed in un passo, purtroppo frammentario e dubbio dei rotoli di Qumran. Dopo anni di studi, i ricercatori hanno formulato alcune ipotesi per tentare di spiegare l’origine dei crop circles: per alcuni sono creati da fenomeni meteorologici rari o da vortici di plasma; altri li assegnano ad artisti definiti circlemakers; qualche studioso, come Adriano Forgione, reputa che siano manifestazioni di Gaia da correlare alla geometria sacra nonché a fattori energetici e cosmici. Gli ufologi, per lo più, li attribuiscono a civiltà extraterrestri. Qualcuno, infine, pensa che i pittogrammi siano creati dai militari con il maser o con altri apparati tecnologici.

Non intendo indugiare su ciascuna di queste congetture, ma offrire un mio modesto contributo alla disamina di un tema affascinante. In primo luogo, ho constatato che molti simboli contengono, nelle loro configurazioni, la serie di Fibonacci, rivelando così un’euritmia particolare. Tale caratteristica è associata ad una bellezza che, da un lato, distingue alcuni pittogrammi dalle grossolane imitazioni e, dall’altro, rende improponibile attribuirne la paternità ai militari. È vero che i militari, così come gli altri esponenti ed i fiancheggiatori della sinarchia, sono ossessionati dai simboli, ma costoro conoscono ed usano una lingua segreta in fondo misera e scontata, (Vedi Le rouge et le noir, 111, Bin Laden sulla luna etc.), con una tendenza a disseminare alcune cifre ed immagini, che non denunciano i loro misfatti, solo a causa dell’incapacità della maggior parte delle persone di leggere questi segni, neanche tanto occulti. I soldatini non sanno nemmeno che cosa sia la bellezza e l’armonia: essi sono del tutto privi non solo di senso estetico, ma anche di un “organo”, per quanto primitivo, preposto alle sensazioni ed alle emozioni.

Molti negatori della spiegazione aliena si chiedono per quale motivo, se popoli delle stelle intendono comunicare, usino un linguaggio così enigmatico, invece di esprimersi apertis verbis. Tale obiezione, alla Piero Angela, denota la pochezza intellettuale e culturale di chi la muove. Essi non sanno che cosa significhi comunicare né possono immaginare che esiste un livello di interazione tra chi manda il messaggio e chi lo riceve molto più profondo e pregnante della lingua referenziale. In altre parole, può essere più evocativo, efficace ed epifanico un profumo, che risveglia ricordi e genera un’onda di suggestioni, un’esperienza irripetibile, rispetto ad un trattato di filosofia o ad un saggio scientifico. La vera comunicazione avviene nel silenzio e nell’empatia: non abbisogna di parole né, tanto meno, di matrici e di equazioni, di cui pullulano le menti di certi scienziati.

In quest’ottica, le icone dei campi, con i loro messaggi misteriosi, sono quanto mai idonee a provocare domande e stupore in chi non si limita ad osservarle, ma cerca di compenetrare il loro fascino. Se si riceverà una risposta dalla contemplazione, sarà solo lo stimolo per un’altra domanda, come è giusto che sia per chi non si accontenta di verità preconfezionate.

28 novembre, 2006

Landolfi: le anomalie della normalità

Tommaso Landolfi è un autore che meriterebbe maggiore attenzione. Nato a Pico, in provincia di Frosinone, nel 1908, morto a Roma, nel 1979, Landolfi è una delle poche voci autentiche della letteratura italiana del XX secolo. Poeta, fine traduttore, scrittore di racconti e di romanzi, seppe interrogare la realtà, colta nel suo mistero insondabile e nelle sue infinite contraddizioni. A differenza dei mestieranti attuali che producono romanzetti insipidi e ruffiani, Landolfi, nelle sue opere, scopre ed esplora l’enigma dell’ordinarietà, le anomalie della normalità, con una lingua ricca e densa, ma soprattutto con compartecipazione alle vicende dei personaggi, ora ironica ora dolente.

Si consideri, ad esempio, la novella intitolata Il ladro, una vicenda di solitudine, dolore e solidarietà, ambientata in una dimora di un ricco signore, rischiarata da una luce tetra. Si legga Racconto d’autunno, una storia “gotica” di isolamento e di follia. Si gustino gli elzeviri di Landolfi, scritti in cui un episodio all’apparenza insignificante, un oggetto, una parola diventano spunti per spericolate ed inebrianti elucubrazioni al confine tra vita e morte, tra scienza e filosofia, tra istinti e ragione, tra inconscio e consapevolezza. La pagina di Landolfi vibra quasi sempre, se si escludono alcuni saggi virtuosistici, che comunque denotano notevole cultura, del sentimento del tempo e del senso, anzi nonsenso dell’esistenza. Con il contrappunto dell’ambiguità, incarnata, in modo emblematico, dal titolo di una celebre opera, Le bière du pécheur, che può significare sia La bara del peccatore sia La birra del pescatore, egli sa sfiorare moltissimi tasti, dal grottesco all’amaro, dal sardonico al sentimentale. Sa creare atmosfere oniriche, drammatiche, surreali, inquietanti: sono atmosfere in cui si muovono personaggi lunari, straniti, tormentati, paradossali, vivi. Soprattutto, infine, il discorso narrativo è sempre sostanziato di uno stile evocativo e raffinato.

Quale abisso rispetto agli scartafacci che oggi invadono il mercato editoriale: dallo sdolcinato Coelho, con la sua insopportabile vena New age, alle cerebrali, artificiose e soporifere opere di Eco, dal monumentale e pretenzioso Signore degli anelli alla dozzinale saga di Harry Potter, dal manierismo narcisistico di De Carlo alle solenni sgrammaticature di Baricco e di Tabucchi. Due differenze principali intercorrono tra l’opera di Landolfi e quella degli imbrattacarte sopra citati: Landolfi ha uno stile e vive per scrivere, ossia per indagare sé stesso ed il mondo; gli autorucoli sono quasi privi non solo di un modus scribendi, ma anche a digiuno della stessa lingua italiana. Specialmente, però, costoro scrivono per vivere come nababbi, approfittando del cattivo gusto e dell’ignoranza della maggior parte dei lettori.

27 novembre, 2006

Il gioco degli scacchi

È difficile credere che un leader del G8 che si atteggia a democratico possa ordinare qualcosa di simile, ma la gente deve capire che è un bandito". Non ha usato perifrasi Boris Berezovski, oligarca russo caduto in disgrazia e dal 2001 esule a Londra, per accusare Vladimir Putin, responsabile, secondo lui, di un misterioso avvelenamento: quello di Aleksandr Litvinenko, 43 anni, ex colonnello dei servizi segreti russi che, dopo due settimane di agonia in un ospedale della metropoli britannica, è deceduto. Litvinenko, prima della cena che gli è stata fatale, aveva cominciato a indagare sull'omicidio di una sua vecchia amica, Anna Politkovskaia, la giornalista uccisa lo scorso ottobre a Mosca a colpi d'arma da fuoco nell'ascensore del condominio dove abitava.

L'ex colonnello si è sentito male un paio d'ore dopo aver pranzato con tale Mario, un "contatto" italiano, da Itsu, un ristorante giapponese nella zona di Piccadilly. Così ha raccontato ad un giornalista del Sunday Times che è riuscito a vederlo in ospedale, dove è piantonato dalla polizia: "Io ho ordinato, ma lui non ha mangiato niente, sembrava nervoso. Mi ha consegnato un documento di quattro pagine, voleva che lo leggessi subito. Conteneva una lista di nomi, tra cui alcuni funzionari dell'F.S.B., che sarebbero coinvolti nell'omicidio della giornalista. Il documento era un messaggio di posta elettronica, non un documento ufficiale: non ho capito perché sia venuto a Londra per darmelo quando avrebbe potuto inviarmi il messaggio”.

L'avvelenamento risale al primo novembre (1 11). Scotland Yard dichiara che "Litvinenko ricevette nel mese di ottobre un messaggio da una persona conosciuta in Italia, un certo Mario, che si era detto in possesso di "informazioni importanti" sull'omicidio di Anna Politkovskaia e che gli propose un incontro a Londra.

Secondo il Mail on Sunday, il Mario in questione si chiama, di cognome, Scaramella, sarebbe "un accademico dell'università di Napoli e consulente della commissione Mitrokhin, istituita dal Parlamento italiano per indagare sulle attività del K.G.B. in Italia durante la Guerra fredda". Proprio Scaramella si sarebbe adoperato affinché la commissione Mitrokhin interrogasse Litvinenko, fuggito dalla Russia dopo essere stato messo sotto accusa per alto tradimento.

In un primo momento, i giornali avevano attribuito l’avvelenamento al tallio, quindi al polonio. Il solfato talloso è usato come veleno per tutte le specie di roditori, mentre il polonio è un elemento chimico che possiede una radioattività superiore di circa mille volte a quella del radio.

È una vicenda molto ingarbugliata, che sia gli analisti politici sia la gente comune tende a chiarire tramite procedimenti abduttivi, a mio parere, in questo ed in latri casi simili, ingannevoli. L’abduzione è un tipo di ragionamento di origine aristotelica, ma ripreso e modificato dal filosofo statunitense Pierce: con tale procedura inferenziale si passa da certi fatti (non tutti) osservati, alla supposizione di un principio generale che li spiega. Orbene, visto che la cronista russa scriveva articoli in cui denunciava i crimini del presidente russo e poiché l’ex agente, amico di Anna Politkovskaia, aveva indagato sull’omicidio della giornalista, Putin ha deciso di eliminarli entrambi. Tutto ciò non mi convince per nulla. Neanche un bambino che ruba la marmellata sarebbe così ingenuo. Nemmeno un ladro di polli sarebbe tanto sprovveduto. Non occorre togliere di mezzo i giornalisti scomodi: è sufficiente, come avviene in tutto i mondo, controllare quasi tutta la stampa e la televisione in modo che il cronista libero e controcorrente sia la classica vox clamantis in deserto. Perché poi Putin si sarebbe esposto in modo così plateale ed impulsivo, dopo aver consolidato il potere ed il prestigio della Russia? Perché il ragno Putin, dopo aver tessuto faticosamente la tela di alleanze e di accordi economici con paesi mediorientali ed europei, ragnatela in cui presto resterà invischiata l’Unione europea, dovrebbe farsela distruggere, in seguito a qualche sua avventata, autolesionista decisione? Sarebbe come darsi la zappa sui piedi. Cui prodest? I due omicidi non giovano certo a Putin, la cui reputazione risulta per lo meno offuscata. Apparentemente – così scrivono molti – questi delitti fanno il gioco dell’Impero di USAtana e di boygeorge che, però, è un amico, anzi un sodale di vladimiro.

La realtà è ben diversa e si può comprendere, se si considera la politica internazionale come una singolare partita a scacchi. La Russia ha i pezzi bianchi; gli Stati Uniti quelli neri. Ciascun giocatore (così sembra) cerca di vincere la partita, dando scacco matto all’avversario. Veramente i pedoni, i cavalli e gli alfieri bianchi credono di dover giocare contro i pedoni, i cavalli e gli alfieri neri e viceversa. In effetti, ogni tanto, qualcuno di questi pezzi viene sacrificato o mangiato. Tuttavia la partita è particolare, perché i re, le regine e le torri sanno che esiste un unico giocatore che muove sia i bianchi sia i neri. Questi pezzi sono consapevoli che non rischiano nulla, finché stanno al gioco deciso da una sola persona, la quale sposta i pezzi di entrambi gli schieramenti, dando, però, l’impressione agli spettatori che si stia veramente svolgendo una sfida.

In questi ultimi tempi, il giocatore unico occulto ha sacrificato pezzi di USAtana (ad esempio, Rumsfeld) ed ora è il turno di Putin cui è stato dichiarato scacco al re, forse per costringerlo ad accettare un aut aut. È il solito sistema del divide et impera, fondato sul controllo di entrambi i contendenti per i propri loschi interessi e per instaurare un Nuovo ordine mondiale.

Alcuni aspetti della vicenda mi paiono significativi: il ruolo di Scaramella, convitato di pietra. Scaramella (mai accettare s caramelle da uno sconosciuto) è italiano, dunque cittadino dello stato in cui risiede la Kaput mundi. Egli non ha toccato cibo, mentre l’ex agente russo ha consumato il pasto, se corrispondono al vero le dichiarazioni dell’ex agente segreto. Le dichiarazioni dell’ex colonnello sono trasparenti: “Il documento era un messaggio di posta elettronica, non un documento ufficiale: non ho capito perché sia venuto a Londra per darmelo, quando avrebbe potuto inviarmi il messaggio”. Il giorno in cui è stato perpetrato il veneficio, in perfetto stile gesuita, è il primo novembre, ossia 1 11. Benedetto XVI è, secondo la profezia di Malachia, il centoundecimo papa. Il polonio ricorda la Polonia da cui proveniva Giovanni Paolo II, usato dalla sinarchia per distruggere i regimi dell’est europeo che la sinarchia stessa aveva creato. La Chiesa di Roma ha molteplici interessi nell’ambito dell’energia nucleare: negli Stati Uniti, ad esempio, molte centrali atomiche sono state progettate e costruite da società legate al Vaticano. Sono messaggi in codice ed indizi, che, in un romanzo di investigazione, sarebbero analizzati e vagliati per risalire all’assassino che non è quasi mai colui verso il quale convergono all’inizio i sospetti.

Come al solito moltissimi pretenderanno le prove del coinvolgimento della Kaput mundi anche in questo intrigo internazionale: le avranno. Le avranno, quando sarà troppo tardi, quando i vertici della Chiesa di Roma avranno gettato la maschera. Allora parecchi rimpiangeranno di non aver considerato gli indizi, di non aver seguito tutte le piste, non per condannare, ma per capire che bisogna guardarsi dai lupi travestiti da agnelli.

26 novembre, 2006

Senza Travaglio

Ci distinguiamo dai vermi per il coraggio di esporre le nostre idee. Morire per un ideale, è senza dubbio meglio che vivere per un padrone. (Straker)

Oltre a grillo il griso, un altro pifferaio magico che imperversa su quotidiani e reti televisive è Marco Travaglio. Prescindo dai contenuti dei suoi libri e dei suoi articoli che mi vanto di non aver mai letto, per soffermarmi sul ruolo di questo zerbinotto. Ritengo che il griso, l’idolo di pietro(1) e figure simili siano più pericolosi per la società dei politici barattieri, degli usurai e dei cardinali cospiratori, a causa dell’ascendente che esercitano sui cittadini-sudditi, sempre alla ricerca di paladini (finti) cui delegare qualsiasi forma di protesta, qualsivoglia iniziativa per tentare di correggere le infinite storture del sistema. Ricordiamoci che questi individui si limitano a scrostare qua e là solo un po’ di vernice, senza mai intaccare il metallo. Ricordiamoci che la loro fittizia, parziale, insincera, demagogica critica dei burattini (mai dei burattinai) è fonte di lucrose e pestilenziali pubblicazioni.

Come quando si versa un obolo in chiesa o si offre l’elemosina ad un clochard, la coscienza si sente alleviata, così certe persone, dopo aver applaudito le atellane del griso o letto qualche pamphlet di Travaglio, credono di conoscere come funziona il mondo e soprattutto di aver dato il loro contributo a qualche nobile causa. Quale ingenua illusione! Questi Italiani (e non solo) sono come quei beoti che pensano di aver gustato Dante Alighieri, solo perché un guitto toscano ha declamato, straziandola, la preghiera alla Vergine che, tra l’altro, è la dea egizia Iside. Sono come quei turisti della domenica che visitano le mostre su un artista del Rinascimento, convinti di saper osservare ed apprezzare i valori tonali, il disegno e la composizione, mentre non vedono i graffiti del cielo.

Travaglio non è neppure la coscienza critica della cosiddetta sinistra: è solo uno dei tanti specchietti per le allodole, anzi per gli allocchi. Come osserva un acuto lettore, “Gli Italiani leggono pochissimo, pensano ancor meno ed hanno preso in parola colui che, al tempo dell'imperatore Costantino, ha fatto loro credere che essi sono pecore e che la responsabilità di tale gregge appartiene ai pastori. Benone, il ragionare così equivale a portare il proprio cervello all'ammasso, delegando ad altri il compito di sorvegliare e di prendere decisioni. Ma purtroppo i 'pastori' né sorvegliano né decidono per il nostro bene, anzi, remano contro e fanno gli interessi del Nemico”.

Delegare significa rinunciare, affidarsi agli altri: chi sono gli altri? I ministri, ossia i servi(1) di loschi figuri assai più potenti, ma gli altri sono anche questi demagoghi: i vari augias, gabanelli, mensurati, santoro, travaglio… simili a polpette avvelenate accostate al muso di cagnolini scodinzolanti e bavosi.


(1) Recentemente il ghost writer di di pietro si è avventurato a scrivere un testo sull’inquinamento. Non l’avesse mai fatto: moltissimi lettori lo hanno bersagliato di commenti, in cui si deplorava l’improntitudine di chi dà a intendere di occuparsi della salute dei cittadini, quando è a perfetta conoscenza delle scie chimiche.

(2) Il termine "ministro" deriva dal latino minister servo, coppiere. A proposito di coppieri, mi viene in mente un noto politico italiano che mesceva bevande cui aggiungeva…

25 novembre, 2006

Le rouge et le noir

Non intendo commentare il celebre romanzo di Stendhal, sebbene, sotto certi rispetti, sia attinente al tema cui vorrei dedicare qualche riga, anche perché è un’opera narrativa che reputo soporifera e dall’insopportabile prosa cancelleresca.

Vorrei, invece, soffermarmi sull’abbinamento cromatico che contraddistingue, in questo periodo, moltissime pubblicità televisive: si tratti del messaggio riguardante un tipo di formaggio, un aperitivo, una banca, un prodotto cosmetico, un’automobile, un detersivo… il rosso ed il nero dominano negli spots. Le varie sequenze mostrano i due colori ora accostati ora mescolati ora alternati: è qualcosa di più di una coincidenza.

Credo che alcuni aspetti meritino attenzione. La scelta cromatica non è casuale. Il rosso ed il nero evocano valori simbolici piuttosto evidenti anche per i profani. (1) Eros e Thànatos, in senso deteriore, privati di qualsiasi risonanza spirituale, ma mercificati e demonizzati, diventano così gli spettrali segni di un linguaggio subliminale volto ad insinuare nel subconscio disvalori. Non penso che, da soli, il cinema e la televisione riescano ad instillare nelle persone contenuti di tipo occulto, ma senza dubbio il martellamento cui sono sottoposti i bambini e gli individui dalla psiche fragile può plagiare, soprattutto in assenza di una coscienza capace di decodificare e di filtrare i messaggi. Non si dimentichi poi il potere delle immagini di fronte alle quali siamo generalmente passivi. Anche Gregorio “Magno” considerava la pittura iconica uno strumento per educare, secondo lui, (io direi indottrinare) il volgo indotto. Non si pensi che il popolino di oggi sia più accorto di quello del Medioevo. La massa oggi è altrettanto manipolabile, anzi di più, perché i mezzi per il condizionamento mentale sono sempre più numerosi e pervasivi.

Una pubblicità trasmessa sovente in questo periodo, oltre a mostrare la solita dicromia, nell’ambito di un contesto musicale, scenografico e coreografico che oscilla tra il farsesco ed il babelico, mostra una mano tagliata che campeggia sulla tregenda. Quella mano amputata è un’immagine atroce: evoca torture, riti satanici, la creatura del dottor Frankestein, esperimenti abominevoli, laboratori in cui le cavie sono sottoposte alle più gratuite sevizie.

Che cosa intendono comunicare con queste icone orride e truculente? Forse non vogliono tanto veicolare messaggi quanto creare una temperie, un corrotto Zeitgeist, preparare le nuove generazioni alla tirannide luciferina (il rosso) e satanica (il nero). È soltanto uno dei metodi per assoggettare l’umanità, poiché ne esistono molti altri: dal fluoro, alle radiazioni nucleari, dall’alluminio alle radiazioni non ionizzanti, dalla disinformazione alle Madonne ologrammi, dal sistema “educativo” alla “scienza” ufficiale…

Nondimeno, se si diventa consapevoli dell’inganno planetario, forse si potrà tentare di contrastare l’aggressione degli Oscurati, prima che diventi un accerchiamento. “Freccia prevista vien più lenta”, ci ricorda Dante Alighieri. Indossiamo anche una corazza affinché il dardo avvelenato non ci trafigga.

Le menzogne della N.A.S.A.

Gregory Benford (N.A.S.A.), intervistato da Paul Moyer della KNBC Los Angeles TV, afferma: "DeviIl bario e l'alluminio sono stati trovati nel sangue e nei campioni di tessuto che sono stati inviati ai centri per la salute pubblica con la richiesta di indicare le fonti di contaminazione... progettare ogni cosa, in modo da ottenere il giusto tipo di nuvole con l'effetto che vuoi. Si può usare ossido di bario, che costruisce grandi nuvole vaporose, o piccole particelle di allumnio, che è benigno per l'ambiente ed essenzialmente regola il clima". La verità, però, è ben diversa...

'Toxic Sky, Part 2' KNBC Los Angeles (sottotitolato in italiano).
Clicca qui per visionare il filmato.

23 novembre, 2006

The Vatican connection: Joachim e Boaz (quarta parte)

Necesse est ut veniant scandala

Passiamo ora ai paladini che lottano affinché trionfi la verità (parziale) sul 9 11: in Italia uno dei più pugnaci è Maurizio Blondet, intellettuale cattolico, sulle cui ambiguità mi sono già soffermato più di una volta (Vedi Lo spirito e gli spiritati); negli U.S.A, invece, è Alex Jones. Costui, in un’intervista ad Andreas Von Bulow, ex segretario tedesco della difesa, autore di un libro sugli attentati a New York, cita Hutton Gibson, padre di Mel Gibson, come esperto (sic) sui temi del Nuovo ordine mondiale. Hutton Gibson è un antigiudaico, come il figlio regista ed attore, che realizzò uno dei più abominevoli, falsi e calunniosi film sul Messia, La passione. La truculenta pellicola, di una crudezza compiaciuta e sadica, enfatizza ed accentua l’antiebraismo del Quarto vangelo, originariamente un testo gnostico, poi manipolato ed interpolato da qualche falsario “cristiano” per descrivere gli Ebrei come nemici giurati di Cristo. (Vedi
www.yeshua.it)

Sempre per rimanere nel campo della celluloide, la finzione che imita un’altra finzione, ricordo che Alex Jones è legato all’attore Charlie Sheen, il cui vero cognome è Estevez. Egli appartiene ad una fervente famiglia cattolica, che cambiò il cognome in Sheen, in onore del potente arcivescovo Sheen. Un bell’esempio di devozione! Alex Jones, nel giugno 2001, previde un’azione terroristica micidiale sul suolo statunitense: o è dotato di spirito profetico o era addentro le segrete cose, avendo contatti con la C.I.A e con Roma. Ad ogni modo, è una persona sulla cui sincerità è lecito nutrire molti dubbi.

Dopo che la Compagnia di Gesù distrusse le Torri gemelle, che simboleggiavano Joachim e Boaz, le due colonne del tempio di Gerusalemme, si accinge ora a distruggere la già vacillante reputazione degli Ebrei con una martellante campagna mediatica e istigandoli contro gli Arabi, per sviare l’attenzione dai veri responsabili (del tutto o quasi al di sopra di ogni sospetto).

In realtà tra le file di coloro che reclamano la verità sul 9 11, si sono infiltrati machiavellici e scaltri personaggi che strumentalizzano l’indignazione dei cittadini per i loro turpi scopi di dominio planetario da conseguire in modo indiretto e graduale. Questo spiega perché Alex Jones ed il suo sodale ultracattolico Charlie Sheen possono agire più o meno indisturbati, mentre i parenti delle vittime del 9 11 che hanno contestato la versione ufficiale sono stati oggetto di intimidazioni e violenze. Anche per contestare, hai bisogno di qualche santo in paradiso, pardon, all’inferno, ossia in Vaticano, altrimenti ti spaccano la testa. Chi si sarebbe mai aspettato che Oriana Fallaci, la giornalista che si è sempre dichiarata atea pure in articulo mortis, avrebbe lasciato all’Università lateranense di Roma gran parte del suo patrimonio librario? L’ha annunciato un po’ di tempo fa monsignor Rino Fisichella, rettore dell'ateneo, nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'università pontificia cui ha preso parte Benedetto XVI.

«Mi fa particolarmente piacere partecipare -ha detto Fisichella- che la grande (sic) scrittrice e giornalista Oriana Fallaci, deceduta lo scorso 14 settembre ha lasciato alla nostra biblioteca gran parte del suo patrimonio librario e archivistico. La venerazione che aveva per il Santo Padre Benedetto XVI, da lei incontrato a Castel Gandolfo il 26 agosto 2005 e la profonda amicizia che nutriva per me, l'hanno convinta a questa donazione che diventerà Fondo Oriana Fallaci per la consultazione di quanti vorranno accostarsi alla sua opera».

La fallace Fallaci, fingendosi laica ed anticlericale, scrisse pagine memorabili per demonizzare l’Islam per conto del mecenate Benedetto XVI. Era, per così dire, il braccio sinistro, libertario, mentre Blondet è il braccio destro, sessuofobo, antigiudaico e retrivo. La mente è sempre, ancora una volta, a Roma. Con un braccio si bastonano i Musulmani, con l’altro si randellano i Giudei: un empio esempio di par condicio. Chi avrebbe mai pensato che la mangiapreti Fallaci fosse una fan di monsignor Fisichella, un’agente, anche se molto maldestra, del Vaticano?

Leggi qui la terza parte.

22 novembre, 2006

Gli angeli sono demoni

Il presente testo non ambisce ad essere neppure un breve saggio di angelologia o di demonologia, ma solo lo spunto per riflessioni su un tema intrigante.

Gli angeli ed i demoni sono creature che, quantunque siano considerate rispettivamente espressioni del bene e del male, si possono confondere.

Nella tradizione ebraica (Torah e Libro di Enoch), gli angeli, malachim, non erano esseri spirituali, ma figure potenti e talora pericolose, non ben distinte dagli elohim, gli dèi: si pensi, ad esempio, all’angelo contro cui lottò Giacobbe-Israele, dai più interpretato come uno spirito del luogo. Israele, infatti, significa “colui che lotta contro un dio” (el vale dio). I malachim sono descritti con connotati non molto diversi da quelli degli uomini: mangiavano, bevevano, concepivano desideri umani. Quando gli Ebrei vennero in contatto con la cultura persiana, gli angeli cominciarono a spiritualizzarsi. Zarathustra, infatti, credeva che gli ahura fossero spiriti della luce, alleati del dio del bene, Ahura Mazda, mentre i deva erano i demoni al servizio di Ahriman, il dio del male. Non era stato sempre così: i deva, nella tradizione indoeuropea anteriore, erano stati dèi se non benevoli, neppure negativi. Deva è collegato alla radice dev/di che significa luminoso (si pensi al latino deus e all’inglese day). Da deva, come è evidente, deriva devil, diavolo, anche assimilabile a Lucifero, il portatore di luce, ritenuto il capo degli angeli ribelli che, nel libro di Enoch, è Semeyaza.

Sembra quasi che il ruolo dei diavoli e quello degli angeli siano intercambiabili: i daimones degli antichi greci erano dèi intermedi, quasi sempre benigni: insomma i demoni erano degli angeli. La parola daimon, che indica una potenza mediana, ha dato origine al vocabolo “demonio”, inteso come uno di quegli esseri malefici e tentatori degli uomini, quali sono descritti nell’ambito del Nuovo Testamento e della patristica.

I daimones antichi furono trasformati in demoni dai Padri della Chiesa che, però, guardavano con diffidenza ai “messaggeri” delle credenze ebraiche e mazdee: si ricordi come Paolo considera gli angeli. Il falso apostolo di Gesù, nella Lettera ai Colossesi, ammonisce i destinatari: “Nessuno prenda partito contro di voi, compiacendosi nelle misere pratiche del culto degli angeli, facendosi avanti con le proprie visioni, gonfio d’orgoglio per i suoi pensieri carnali”. È palese che l’ex fariseo della Cilicia non ha una grande considerazione degli angeli, se reputa che l’adorazione tributata loro sia “misera”.

Come ci ricorda la teologa Uta Ranke-Heinemann, la venerazione degli angeli fu proibita dalla Chiesa nell’VIII secolo: il sinodo presieduto da papa Zaccaria accettò solo i nomi di Gabriele, Raffaele e Michele, mentre vietò tutti gli altri. Più tardi i cattolici stabilirono una gerarchia comprendente serafini, cherubini, troni, dominazioni, virtù, potestà, principati, arcangeli, angeli. Gli esseri che, nel libro di Daniele, combattevano gli uni contro gli altri, diventarono le schiere alate di Dio della pittura medievale e rinascimentale, mentre i diavoli grotteschi e burloni della Divina commedia finirono sui tarocchi.

In questo gioco delle parti, non si sa più dove si addensi la luce e dove splendano le tenebre.

Un noto libro di Karla Turner si intitola Masquerade of angels, ad indicare che creature dalle sembianze angeliche nascondono intenzioni ostili.

Potrebbe essere vero, in qualche caso, anche il contrario.

21 novembre, 2006

Architettura e morale


I telegiornali ed i quotidiani dànno sempre maggiore spazio al problema della criminalità: senza dubbio la questione è grave, ma è enfatizzata dai media ufficiali affinché le persone si abituino alla società del controllo, delle telecamere installate in ogni dove, della rinuncia ad ogni residua libertà in nome della “sicurezza”.

Non è questo, però, il tema su cui voglio soffermarmi (1), quanto sulla relazione che intercorre tra assetti urbanistici ed architettura, da un lato, comportamento umano dall’altro. Senza addentrarsi così in sterili analisi sociologiche e criminologiche, si può osservare che la percezione degli spazi, l’interazione con i luoghi ed il movimento all’interno di coordinate topologiche influiscono sulla condotta.

Se gli edifici in cui "viviamo", lavoriamo e ci “svaghiamo” fossero dimensioni aperte verso l’aria, l’acqua, i prati, se si creasse un’osmosi tra interno ed esterno, per mezzo di una diffusione intelligente della luce naturale, l’anima riceverebbe il suo nutrimento di sole e di vento. Alberi, rumori ed umori dell’ambiente, profili di colline e di sponde, volute di nuvole, squarci di cielo terso dovrebbero essere i limiti illimitati di costruzioni organiche, edificate con materiali della natura. Le linee ed i volumi dell’architettura dovrebbero assecondare l’intima storia del luogo, per plasmarlo ed arricchirlo. La differenza tra spazio esterno ed interno dovrebbe essere attenuata, giocata su una continua compenetrazione di superfici, velature, trasparenze: soffitti come cieli (cielo, ceiling…), cieli come soffitti, colori fusi tra loro, svaporanti nell’atmosfera.

L’uomo è quello che mangia? No, l’uomo è quello che respira: se respira colori, silenzio e suoni, brezze e chiarori, il corpo ne trae beneficio e lo spirito si eleva. Non è lirismo: il DNA è come una piccola antenna ricetrasmittente che assorbe ed irradia luce e che entra in risonanza con le vibrazioni esterne.

Le città in cui viviamo, anzi sopravviviamo, sono prigioni di cemento, caotiche, orribili, ammorbate dagli scarichi dei veicoli. Le case sono loculi sotto un cielo tramato di ragnatele velenose, traversato da micidiali campi magnetici.

Se la delinquenza dipendesse anche da questi ambienti malsani, alienanti, tetri? L’ambiente, in senso spaziale, non socio-economico, modella il carattere: lo leviga, come le onde con gli scogli, oppure lo frantuma a somiglianza di un martello pneumatico.

Dimmi dove abiti e ti dirò chi diventerai.


(1) Chi fosse interessato all’argomento, può leggere Microprocessori e macroinganni.

19 novembre, 2006

Virus

La cronica incapacità dell’essere umano di trarre le ovvie conclusioni, anche di fronte all’evidenza più sfacciata. (A. Feltri)

Ieri si è celebrato lo sposalizio tra il guitto ed acrobata, Tom Cruise, e l’attricetta, Katie Holmes. I gazzettieri hanno dato grande rilievo all’”evento” che non è stato solo una messinscena kitch. Nel castello degli Odescalchi, a Bracciano, sono scese le due tortorelle per unirsi in matrimonio, celebrato secondo il rito di Scientology.

Il personale preposto all’'organizzazione dello spettacolo ha chiesto ed ottenuto dalla prefettura di Roma di disporre un provvedimento per vietare il sorvolo di tutta l'area del maniero. Lo scopo – dicono - è stato quello di impedire a fotografi e cineoperatori di compiere “incursioni” dal cielo a bordo di elicotteri o piccoli velivoli alla ricerca di un'immagine esclusiva delle nozze, aggirando così le rigidissime misure che hanno protetto la riservatezza di Tristano ed Isotta. La misura eccezionale del divieto di sorvolo sull'area di Roma è stata adottata in passato solo per avvenimenti di straordinaria rilevanza, come, ad esempio, il vertice tra la N.A.T.O. e la Russia a Pratica di Mare, la cerimonia per la firma del Trattato costituzionale europeo o l'insediamento del papa rosso, Benedetto XVI.

I gazzettieri, nei loro dolciastri servizi ed articoli, hanno insistito sul fatto che il matrimonio è stato celebrato secondo il rito della Chiesa di Scientology, setta cui Cruise aderì nel 1990. La Chiesa di Scientology, fondata dallo scrittore di fantascienza Ron Hubbard, è una delle più influenti negli Stati Uniti dove ha stipulato, come scopersi l’anno scorso, un’alleanza con la Chiesa cattolica per l’acquisizione di cospicue quote azionarie di banche con sede nel Nord America. Tutte le religioprigioni sono uguali: Scientology è una ramificazione della Chiesa di Roma, simile a quei virus che mutano in continuazione per eludere le difese del sistema immunitario.

Nulla in questo sfarzoso sposalizio è stato lasciato al caso: lo scenario gotico del castello, la decisione di celebrare l’unione in Italia, sede della Kaput mundi, il cielo limpido che ha sovrastato l’edificio medievale, cielo in cui non sono apparse le funeste croci chimiche, in giorni durante i quali l’assalto sferrato dai velivoli del veleno è stato micidiale. Per l’incoronazione di B 16 e per la festa nuziale di Cruise e Holmes i voli si interrompono. Che strana coincidenza!

La simbologia ed i significati occulti di questa liturgia hollywoodiana dovrebbero far riflettere: Hollywood è il grande teatro della finzione, la lanterna magica le cui immagini colorate e rutilanti nascondono un’inimmaginabile realtà. (1)


(1) Vedi Dante, Pluto e Walt Disney. Si consideri da chi è controllata l’industria cinematografica hollywoodiana.

18 novembre, 2006

I misteriosi Moai

L’Isola di Pasqua o Rapa Nui, ossia ombelico del mondo, situata nel Pacifico meridionale, fu scoperta dagli Olandesi nel 1722. Gli esploratori europei incontrarono individui dalle tipiche fattezze polinesiane, ma anche qualche persona dalla carnagione chiara e dai capelli rossi. Rapa Nui, che dal 1888 appartiene al Cile, è celebre per le gigantesche statue monolitiche sparse sul territorio e ricavate dal tufo. Alcuni di questi simulacri di pietra, dall’aspetto ieratico e misterioso, mostrano ancora sulla testa un cilindro di tufo rossastro: tale cilindro pesa parecchie tonnellate.

Di fronte a queste colossali creazioni, gli archeologi ortodossi, per spiegare come gli isolani riuscirono a trasportarle dalle cave nei luoghi in cui venivano erette, sono ricorsi alla solita ipotesi dei rulli e delle slitte, ipotesi che, però, non chiarisce come gli abitanti riuscirono a collocare sulla testa dei Moai quei ponderosi “copricapo”.

Si tratta veramente di copricapo, come affermano frettolosamente quasi tutti gli studiosi? Penso proprio di no: i cilindri rappresentano una capigliatura rossa. Il pensiero corre alla razza rossa citata, ad esempio, da Emile Schuré, nel testo I grandi iniziati, ed evocata in molte antiche tradizioni. È noto che il nome Fenici significa “i Rossi”: se poi i manuali scolastici riferiscono tale etnonimo alla porpora con cui l’antico popolo di Canaan tingeva i tessuti, non significa che ciò sia vero. Anche Rasenna, il nome con cui gli Etruschi definivano sé stessi significa “Rossi”. Il Mar Rosso è così chiamato, perché lambisce una regione abitata anticamente da genti dai capelli biondo rossiccio. Bisogna poi menzionare almeno la leggenda irlandese dei Tuatha de Danann, potenti dèi dai capelli biondi o rossi e con gli occhi azzurri, esperti in ogni genere di mestieri e detentori di conoscenze astronomiche e mediche. Essi, che provenivano dalle isole del nord del mondo, s’incrociarono con le popolazioni autoctone, dedite all’agricoltura ed alla pastorizia. Tra le dee dei Tuatha de Danann si annovera Eri dalla chioma d’oro.

Dovette esistere migliaia di anni fa una razza rossa, diffusa un po’ in tutto il pianeta: forse era un popolo di dominatori, i cui capi furono venerati da altre genti come dèi. Le enormi statue dell’Isola di Pasqua sono la raffigurazione di numi appartenenti ad una stirpe di giganti? Secondo Alan Alford, le statue furono scolpite con le severe fisionomie dei custodi per opera di schiavi, nel tentativo di attirare l’attenzione e la clemenza dei guardiani che avevano confinato per punizione i lavoratori in un’isola sperduta nell’oceano. I Moai sarebbero una richiesta di perdono scolpita nella pietra.

Alford nota che la fisionomia dei Moai assomiglia a quella di sculture rinvenute ad Aija, in Perù, che, a loro volta, sono affini alla raffigurazione di un sovrano indoeuropeo trovata nella valle dell’Indo, dove fiorì la cultura di Mohenjo Daro e di Harappa, intorno al 2500 a.C. Questa civiltà, che risentì di influssi sumeri, usava una scrittura pressoché identica alla grafia denominata rongo-rongo di Rapa Nui.

La scrittura di Harappa e gli ideogrammi(?) rongo-rongo sono un rompicapo per gli archeologi: Bartel si dedicò al tentativo di penetrare il senso delle tavole pasquane, ma senza ottenere risultati sicuri e definitivi. Fischer, che qualche anno fa dichiarò di aver decifrato il disco di Festo, ha annunciato di essere riuscito a decodificare i segni delle tavolette di legno, ma tale scoperta non è stata divulgata, per quanto mi consta.

Circa l’innegabile analogia tra la scrittura indiana e la grafia rongo-rongo, così si esprime Friedrich nel saggio Le scritture scomparse: ”Chi non presta fede alla possibilità di relazioni soprannaturali, farà meglio a considerare uno scherzo del caso la somiglianza esteriore tra le due scritture”. Un altro esempio emblematico di ottusa ortodossia: perché non pensare a contatti anche tra regioni distanti o, meglio, ad una comune origine delle culture?

Il caso? Il caso è solo una maschera sul volto del destino, dice Isaac Singer.

Fonti:

A. Alford, Il mistero della genesi delle antiche civiltà, Roma, 2000
J. Friedrich, Le scritture scomparse, Firenze, 1973
S. Marchesi, L'isola di Pasqua...ed i Moai, 2006
Zret, Alla ricerca del sigillo reale, 2006 sul rutilismo presso gli Ebrei

17 novembre, 2006

La satira ed i satiri

Absit iniuria verbis

L’arma più potente non è un ordigno nucleare ma il controllo delle coscienze e dell’inconscio.

Dino Boffo, direttore del funesto quotidiano, espressione dei vescovi italiani, Avvenire, ha censurato alcune scenette satiriche in cui si sbeffeggiavano padre Georg e B 16. Il tristo figuro ha manifestato la sua indignazione con le seguenti parole: "Credo che questa satira volgare nasconda una punta di vigliaccheria: si bersaglia un uomo che non può difendersi per la natura stessa della sua alta missione. Certo, i diritti della satira sono fuori discussione, ma la satira ha anche dei doveri che si incontrano con il diritto dei cittadini ad essere rispettati nei sentimenti più profondi. Mi chiedo se oggi c'è bisogno di una satira che offende il paese. Ne risente il sentimento stesso della democrazia".

Prescindo sia dalla sintassi vacillante della dichiarazione sia da valutazioni in merito all’ipocrisia ed all’ignoranza che trasudano da ogni sillaba del discorso. Molti, infatti, hanno già rilevato che i fiancheggiatori del Nazivaticano stigmatizzano indignati gli attori che motteggiano il papa rosso, ma tacciono colpevolmente sia circa i satiri che pullulano tra il clero sia a proposito delle letali ed abnormi emissioni elettromagnetiche di Radio Vaticana (non so se siano più letali le emissioni elettromagnetiche o i programmi). Ho citato solo due tra le innumerevoli benemerenze della Chiesa diabolica massonica romana. Non è il caso di riconsiderare le nefandezze di questa potentissima istituzione, argomento su cui mi sono soffermato in altre occasioni (si veda, ad esempio, La vita è sacra).

Vorrei, invece, riflettere sul significato della censura di Boffo: non mi pare soltanto la rampogna di un tartufo, quanto una prova, per così dire, di inquisizione. Infatti, mentre nel Regno Unito, si assiste alla creazione di uno stato orwelliano (1), in Italia, sede della Kaput mundi, la Chiesa, lungi dall’essere un’istituzione decadente, comincia ad attuare una strategia che persegue il fine di imporre un controllo censorio sulle varie forme d’espressione. Dopo aver già consolidato il suo dominio economico e quello sulle coscienze attraverso diversi strumenti, tra cui l’insidiosa ora di religione cattolica, il Nazivaticano si accinge ora a soffocare ogni forma di libera manifestazione del pensiero. Se la satira, quella vera, come giustamente notava Giovenale, scaturisce dall’indignazione, ridurla al silenzio significa privare le persone del diritto-dovere di indignarsi. Chi non prova più una sacrosanta indignazione di fronte alla nequizia ed all’impostura che deturpano il nostro mondo, è ormai un individuo incapace di agire, di reagire e di pensare. Questo è il vero, recondito scopo della Chiesa e delle istituzioni che da essa dipendono. La setta cattolica ha ideato il nefando Nuovo ordine mondiale: passo dopo paso essa lo attua, seguendo i vari punti di un programma concepito in modo diabolico e perseguito in maniera ancora più diabolica, perché surrettizia, occulta, dissimulata.

Se, però, preserveremo la capacità di indignarci, il malefico disegno della sinarchia forse non potrà essere attuato.

(1) Cfr A. Mannucci, Big brother U.K., 2006

16 novembre, 2006

La lupa del Purgatorio (seconda parte)

Nella terzina il gigante è il re di Francia che tresca con la Chiesa, (la fuia, letteralmente “ladra”): entrambi saranno vinti dal messo di Dio. Quasi tutti i commentatori notano che, anagrammando le lettere romane D X V, con cui si indicano i numeri 500, 10 e 5, si ottiene la parola dux, condottiero, guida. Il messo di Dio echeggia il veltro, mentre la “selva oscura” si connette per antitesi-somiglianza alla “divina foresta”: le corrispondenze non possono essere casuali. Nel medesimo canto è pure ripreso il tema stellare collegato, come nel I canto dell’inferno, al motivo del veltro. Infatti Beatrice predice:

…io veggio certamente e però il narro
a darne tempo stelle propinque,
secure d’ogn’intoppo e d’ogne sbarro…

Le “stelle” non sono, a mio parere, generici influssi celesti ma gli astri di una costellazione o una congiunzione che preannuncia l’avvento del liberatore: il verbo “vedere” non lascia alcun dubbio. Le stelle poi sono “propinque”, cioè vicine. Lo scenario simbolico-astronomico non è molto diverso da quello delineato nella parte iniziale del poema e dal nucleo del canto XX, sopra esaminato.

L’aspetto spaziale di questi passaggi di ardua interpretazione s’intreccia alla dimensione cronologica, non meno intricata: infatti una ricercatrice (1) legge nel “cinquecento diece e cinque” non l’allusione ad un condottiero, ma una data, il 515 a.C., anno in cui fu completata la ricostruzione del secondo tempio di Gerusalemme, dopo che agli Ebrei fu consentito da Ciro il Grande di tornare un Palestina. Non so quanto sia plausibile tale interpretazione, ma non si può escludere che Dante avesse in mente pure una cronologia legata al 515 a.C. Infatti, se sommiamo a tale cifra 1300, il numero corrispondente all’anno in cui il poeta intraprese il suo viaggio oltremondano, otteniamo 1815, che è all’incirca la metà del ciclo cosmico di origine sumera, pari a 3.600 anni. Vinassa de Regny opina che il verso iniziale della Commedia, “nel mezzo del cammin di nostra vita”, indichi non i 35 anni del poeta, ma che egli principiò la sua esperienza di redenzione nell’anno che è a metà tra la creazione del mondo, il 3760 a.C., ed il giudizio finale. Alcuni studiosi hanno scoperto che il “poema sacro” include al suo interno il riferimento al moto precessionale; Giuseppe Badalucco ne ha evidenziato la configurazione iconico-narrativo nella struttura conica della voragine infernale cui corrisponde il monte del Purgatorio… Il moto più lento a cui il passaggio si riferisce è quello delle stelle fisse, moto che si osserva proprio per effetto della precessione degli equinozi; gli astrologi del tempo di Dante, però, valutavano questo moto di 1 grado ogni 100 anni, ritenendo quindi che 36.000 fossero gli anni necessari per il compimento dell’intera rivoluzione (di 360 gradi); il periodo attribuito a questo ciclo è significativamente diverso da quello precessionale di circa 26000 anni.” Il numero 36.000 ci riporta al sottomultiplo 3600, nascosto nel “cinquecento diece e cinque”.

Alla luce di questa ipotesi esegetica, il Tempio citato in Purg. XX, 93, potrebbe riferirsi anche all’edificio sacro di Gerusalemme, nell’ambito di una stratificazione in cui un significato ne nasconde un altro. Il Tempio potrebbe essere il fulcro spaziale associato ad un perno temporale, l’anno 515, a sua volta da collegare ad un evento astronomico. La notevole somiglianza tra le parole “tempio” e “tempo” forse non è casuale. In ogni caso il VI secolo a.C. è un periodo storico cruciale, in cui vissero ed insegnarono Confucio (551 a.C. ca.- 479 a.C), Siddharta Gautama detto il Buddha (565 a.C. ca.- 486 a.C), Pitagora (570 a.C. 490 a.C.) (…)

Violato il tempio, in senso morale, allegorico, anagogico ed esoterico, e trascorso il tempo propizio, la lupa, con tutto ciò che essa rappresenta, poté continuare ad infierire contro l’umanità. La costellazione, annunciatrice del cambiamento, splendette nel cielo, ma senza arrecare quella palingenesi del mondo tanto sperata.

(1) Non sono più riuscito a trovare l'articolo di questa ricercatrice.

Fonti:

D. Alighieri, La Divina Commedia, a cura di G. Giacalone, Roma, 1978
G. Badalucco, La struttura dell’inferno dantesco
M. De Pieri, Il numero, 2005
R. Guenon, L’esoterismo di Dante
P. Vinassa de Regny, Dante e il simbolismo pitagorico
Zret, Alla ricerca del sigillo reale

Prima parte qui.

15 novembre, 2006

Cambiamenti cosmici

La scienziata italiana Giuliana Conforto nei suoi libri, accanto ad argomenti che spaziano dalla fisica quantistica al governo ombra, dalla filosofia di Giordano Bruno all’etica, si è occupata anche dei cambiamenti cosmici futuri: ad esempio, nel saggio intitolato Universo organico ed utopia reale, la studiosa afferma che oggi i mutamenti coinvolgono l’intero sistema solare ed è ragionevole attendersi un effetto domino per quanto riguarda tutta la matrix visibile che abbiamo scambiato per realtà. A tali trasformazioni facevano già riferimento alcuni contattisti negli anni ’50 e ’60 del XX secolo, senza dimenticare le profezie maya che indicano nel 2012 l’anno in cui comincerà un nuovo ciclo cosmico.

Anche se si concentra l’attenzione sul Sole, si trova una conferma di tali previsioni: infatti “I ricercatori della Cornell University si attendono una serie di inconvenienti per telefoni cellulari e navigatori GPS nel 2011-12, periodo in cui è prevista una serie di tempeste solari molto intense, che interferiranno con la ricezione del segnale necessario ad un corretto funzionamento di questi sensibili dispositivi elettronici.

L'attività solare intensa è ciclica, con una cadenza approssimativa di circa 11 anni. È dovuta ai cambiamenti del campo magnetico del Sole ed il periodo di punta è conosciuto come "massimo solare". Queste emissioni solari "lanciano" ad alta velocità particelle che si arrestano nelle frange esterne dell'atmosfera della terra, generando le aurore e le tempeste geomagnetiche.

Non siamo nuovi a queste evenienze ma le tempeste di quei giorni saranno fino a dieci volte più intense di quelle registrate, ad esempio, nel 2003, quando si ebbe una diminuzione del segnale del 50 per cento circa ed una durata massima di 15 minuti. Nel 2011-12 la perdita del segnale potrebbe invece arrivare al 90 per cento per un periodo di alcune ore.

In pericolo è il funzionamento dei ricevitori G.P.S., non solo di tipo portatile o automobilistico, ma anche quelli installati su aerei, piattaforme petrolifere o usati per i servizi di localizzazione di emergenza: questo perché le tempeste solari sono accompagnate da interferenze radio sulle stesse frequenze su cui operano i satelliti che trasmettono a terra il segnale G.P.S .(…)”.

L’articolo di Margherita Campagnolo si riferisce solo al velo elettromagnetico visibile: che cosa potrà accadere a livelli più profondi? Si può forse immaginare.


Fonti:

M. Campagnolo, Quando il sole farà l’assolo, 2006
G. Conforto, Universo organico e l’utopia reale, Diegaro di Cesena, 2005
Zret, Il 2012 secondo i Maya e secondo i cosmologi, 2006

Registrazione dell'intervista a Straker su Radio Gamma 5

Straker su Radio Gamma 5... La registrazione della trasmissione è disponibile QUI.


Il documento PDF preparato per l'intervista su Radio Gamma 5

14 novembre, 2006

Il soffio dell'anima

Mens agitat molem Lo spirito permea di sé la materia (Virgilio)

La psicologia ha tradito sé stessa, dimenticando la psiche, l’anima nel momento in cui si è concentrata sul cervello, sulla fisiologia.


Che cos’è l’anima? Se dovessimo considerare come è stata concepita da filosofi, teologi e da qualche scienziato, ci perderemmo in un ginepraio. L’etimologia ci dà un suggerimento evocativo e lirico: il vocabolo “anima” è collegato al greco “ànemos”, vento. Come il vento, la sua natura intima non si lascia afferrare. Forse sbagliamo se la concepiamo come un quid contrapposto al corpo: il dualismo corpo-anima di origine platonica e poi mutuato da Agostino, è alla base di altre pericolose dicotomie. Non potrebbe l’anima essere qualcosa di analogo ad un fascio di fotoni o di altre particelle subatomiche o, al contrario, il corpo non potrebbe essere un simulacro generato da un principio spirituale?

Forse l’errore consiste nella di-visione: siamo inclini a separare, a dis-tinguere, mentre dovremmo cercare una sintesi, un superamento della logica del terzo escluso. Forse a questo alludeva il Messia sacerdotale, quando insegnava: "Quando farete dei due uno, quando farete l'interno come l'esterno e l'esterno come l'interno e il sopra come il sotto, quando farete di uomo e donna una cosa sola, così che l'uomo non sia uomo e la donna non sia donna, … entrerete nel Regno” o "Dove ci sono tre divinità, esse sono divine”. Il Messia del Vangelo di Giuda Tommaso, questo prezioso scrigno di saggezza e di conoscenza, esorta ad oltrepassare ogni antitesi ed a ritrovare l’unità perduta per celebrare le nozze “junghiane” tra animus ed anima.

Non è un caso se, prima della bipartizione platonica, si considerasse un’essenza triadica dell’individuo: gli antichi egizi si riferivano al ka, al ba ed all’akh. Il ka si può intendere come il corpo astrale, il ba è assimilabile a quello eterico, l’akh è lo spirito. Sono queste le tre divinità adombrate nel lòghion del Maestro? Molti secoli più tardi, sempre in un’ottica triadica, ma di diverso tenore, il filosofo Duns Scoto pensò che un ente dovesse congiungere l’anima ed il corpo: chiamò quell’ente haecceitas. Cartesio collocò l’anima nella ghiandola pineale e, nel contempo, negò, con superbia antropocentrica, che gli animali possedessero un’anima. Oggi qualcuno crede che tale misterioso principio non sia appannaggio di tutti gli uomini, ma solo di alcuni e che esseri interdimensionali ne siano privi.

Anima e spirito coincidono o sono due essenze distinte? Siamo tutti scintille di un immenso fuoco, onde di un oceano, bolle (immagine della fisica quantistica) di un universo fondamentalmente inconoscibile? Siamo anime dell’anima del mondo? Dopo la morte gli atomi che la compongono si disperderanno nel cosmo, come pensavano Democrito, Epicuro e Lucrezio o una luce la accoglierà in un luogo meraviglioso, come credono altri?

Sull’anima un’infinità di domande, mentre ”la risposta soffia nell’… ànemos
”.

13 novembre, 2006

Straker su Radio Gamma 5 - martedi 14 novembre 2006 - 15:30

Straker è su Radio Gamma 5, martedi 14 Novembre 2006, alle 15:30 circa, intervistato da Alberto Parise, speaker della Radio libera padovana.

Argomento: SCIE CHIMICHE... ovviamente.

Per ascoltare in streaming, avete bisogno di Winamp...

http://www.winamp.com/

... dopodiché cliccate al seguente link:

http://82.50.211.234:8000/gamma5.m3u

12 novembre, 2006

Abbraccio mortale

Dimmi chi sei e ti dirò che cosa dirai.

Che cos’è l’Ufologia? Teologia.

Risale a pochi giorni or sono l’annuncio circa un accordo di collaborazione tra il Centro Ufologico Nazionale ed il Centro Italiano di Studi Ufologici. La notizia è più rilevante di quanto si possa pensare: il C.I.S.U. è un’organizzazione che si può considerare fiancheggiatrice del famigerato C.I.C.A.P., il comitato costituito da scienziati(?) che non sono soltanto dei positivisti attardati, dalla mente atrofizzata e piena di ragnatele, ma dei disinformatori.

Piero Angela, con la sua legione di demoni, infatti, mira a screditare ed a ridicolizzare tutti gli studiosi seri, ma eterodossi, a confondere e ad indottrinare le persone di modesta cultura, ad imporre un paradigma “scientifico” fondato sul dualismo e su un fraudolento metodo empirico. I membri del C.I.C.A.P. non sono quindi solo noiosi, paludati accademici, ma soprattutto astuti provocatori volti a nascondere ed a mistificare verità non ufficiali. È sintomatico che costoro, pur con tutti i finanziamenti di cui possono disporre e nonostante la strumentazione che essi posseggono, non abbiamo mai indagato il tema delle scie chimiche né abbiamo mai studiato in modo serio le origini del Cristianesimo. Ambedue questi argomenti sono tabù, oltre ad essere legati a doppio filo, sebbene tale affermazione possa apparire strana: una loro corretta ed onesta esplorazione potrebbe far rovinare l’edificio di menzogne eretto da sacerdoti e “scienziati” nel corso di almeno due millenni. Quantunque, infatti, “scienza” e religione, o, come si ripete, ragione e fede, secondo la communis opinio, siano state e siano ancora in conflitto tra loro, in realtà uomini di “scienza” ed esponenti del clero collaborarono e cooperano per occultare verità e per intorbidare le acque.

Credo che l’’esecranda alleanza tra C.U.N. e C.I.S.U. sia parte di un progetto teso ad emarginare ricercatori e gruppi indipendenti: i due centri ufologici potranno, essendo aumentata la loro forza gravitazionale, attrarre nella loro orbita altri satelliti. Senza dubbio il prestigio di studiosi come Roberto Pinotti e Giuseppe Stilo catalizzerà l’azione di ricerca di altri associazioni ufologiche, ma rischia di portare nella direzione errata: anni fa Pinotti e Malanga collaborarono alla stesura di un saggio sui controversi fenomeni B.V.M., ma mentre Pinotti, in seguito, si attestò su posizioni ortodosse gradite alla gerarchia cattolica, il chimico toscano portò alle estreme conseguenze le conclusioni del testo, dimostrando in studi posteriori che le apparizioni mariane sono ologrammi di probabile origine aliena. È quello che l’establishment politico-clericale non può in nessun modo accettare. In tale strategia, il C.U.N., la cui contiguità con i servizi italiani di “intelligence” è nota, alleato con il monneriano ed ultrascettico C.I.S.U. potrà fungere da puntello del sistema cattostatunitense che si ostina a non rivelare quanto sa su Marte, Nibiru, la sonda Siloe, Eros 433, le interferenze aliene…

Inoltre, mentre gli avvistamenti si moltiplicano in tutto il mondo, i ricercatori dei due centri ora affratelllati, (ciò vale massime per il C.I.S.U.) privilegiano disamine sterili di casi ormai lontani nel tempo, indagini in cui si esibisce acribia più che desiderio di conoscere. Un po’ di tempo fa, lessi un’analisi relativa agli eventi di Voronezh in Russia, che fu teatro tra il settembre e l’ottobre del 1989 di una serie d’incredibili avvenimenti: alcuni ragazzi scorsero luci rosa nel cielo e strane entità, alte circa tre metri che, vestite con tute argentee, calzavano stivali color bronzo. Gli esseri, apparentemente privi del capo, roteavano i loro tre occhi luminosi, come per scandagliare la zona circostante. Nell’articolo il caso, che fu considerato veritiero dal K.G.B., era sviscerato alla ricerca di contraddizioni nelle testimonianze o di qualsiasi elemento potesse, per lo meno, gettare un dubbio sulla sua attendibilità. Invano sicché ogni sillaba lasciava trasparire il disappunto e la frustrazione di chi avrebbe goduto, se fosse riuscito a dimostrare che la storia era un’invenzione od un'errata interpretazione di fenomeni naturali.

Questo è il contesto in cui si situa un sodalizio sospetto, sospetto anche perché avviene in un periodo foriero di sviluppi inquietanti non solo per l’Ufologia: il velo elettromagnetico che cela realtà di altre dimensioni sta per squarciarsi, il velo di censure utile a nascondere il coinvolgimento di governi e chiese nella distorsione di fatti e tradizioni sta per lacerarsi. Non basterà il filo che unisce C.U.N. e C.I.S.U. a nascondere la verità.


Riferimenti:

C.U.N. C.I.S.U.: un importante accordo, 2006
www.secretum-omega.com
Zret, Le due Marie, 2006

11 novembre, 2006

Nekya

Nella striscia di Gaza i Palestinesi sono massacrati ormai ogni giorno, ma questa carneficina passa ormai quasi inosservata: ogni tanto B 16 invoca, durante le sue sciatte omelie, la pace, tuttavia ovviamente non afferma mai la necessità del disarmo. Se non si combattessero tutte le guerre che insanguinano il pianeta, la Chiesa di Roma crollerebbe nell’arco di pochi mesi: i vescovi con la mitra ed il mitra si troverebbero di colpo senza denaro e senza potere. A chi venderebbe le armi il Vaticano?

Alcuni colgono nei discorsi del papa rosso (colore significativo) l’ipocrisia: non è solo ipocrisia. Colui, insieme con tutti gli adepti della sua setta cattoluciferina, si compiace segretamente delle stragi perpetrate dai suoi vili camerieri ebrei e vede come il fumo negli occhi la concordia e la fratellanza tra i popoli. Le carneficine sono vitali nell’ottica perversa degli Oscurati: non solo, infatti, alimentano l’economia e creano uno stato di perenne terrore nelle masse in questo modo più facilmente manipolabili, ma fungono anche da cruenti riti, da liturgie sanguinarie in onore di dèi delle tenebre. Esistono energie negative del cui nutrimento i signori della terra sono avidi, come le ombre evocate da Odisseo nella Nekya. Le anime dei defunti si accalcano attorno alla pozza di sangue degli animali sacrificati dall’eroe. Dopo aver bevuto il sangue delle vittime, le pallide ombre recuperano una parvenza di vita. Se si comprendono gli aspetti simbolici e rituali degli eventi, si comincia ad intuire veramente il senso, anzi il nonsenso delle cose.

Un’altra mattanza che non mi pare abbia suscitato nemmeno un brivido nella stragrande maggioranza delle persone, è l’uccisione di migliaia di germani reali che erano allevati a Principina: i volatili sono stati ferocemente eliminati, perché era stato individuato – così raccontano i menzogneri media del regime – il virus dell’influenza aviaria in alcuni esemplari. Ammesso che ciò sia vero, non si dimentichi che tale virus è stato messo a punto in laboratorio dai soliti noti per i loro turpi scopi, proprio come il virus dell’AIDS ed altri agenti patogeni. (1)

Poi molti si chiedono per quale motivo l’umanità non venga salvata: se si esclude una minoranza di persone intelligenti ed oneste, il resto dell’umanità è formato da scellerati o da idioti.

Quanti meritano veramente di essere salvati?


(1) Vedi Alessio Feltri, Virus, 2006

10 novembre, 2006

Fluxus

Non è mio intendimento riflettere sullenigma del tempo, ma soltanto dedicare qualche riga al modo in cui lo percepiamo.

Che il tempo sia una costante universale, come pensano alcuni fisici, o un’esperienza soggettiva poco importa. Siamo comunque immersi in questo flusso indistinto che abbiamo, però, segmentato con le ricorrenze: feste, celebrazioni, anniversari… sono altrettante tappe di un percorso di per sé uniforme, indeterminato. Non è un caso se il "Cristianesimo" ha ereditato dal paganesimo rurale tale abitudine a sezionare il tempo, abitudine che Agostino derise. Leopardi notava che cerchiamo di conferire un senso all’insensato, scandendo la dimensione temporale. Oggi è difficile sottrarsi all’ossessione del rito, della ri-correnza; ma ciò non rende il tempo significativo, piuttosto lo spezza, lo disarticola, privandolo della sua intrinseca, primigenia fluidità. Fluidità, flusso… il fiume eracliteo, così lontano dall’atomizzazione del tempo. Attimi, atomi in cui si disgrega, si frantuma la vita che non è più il mo(vi)mentum naturale e spontaneo delle ore e dei giorni, ma la marcia marziale verso le scadenze e la caduta.

Gettati, anzi scaraventati nell’essere e nel tempo, riusciremo un giorno a vivere?

09 novembre, 2006

La lupa del Purgatorio (prima parte)

Dante Aligheri attaccò coraggiosamente le proditorie macchinazioni politiche del papato nel XIII secolo. Sette secoli più tardi, la situazione non è differente. (Michael Carmicheal)

Il presente studio è la naturale continuazione di Dante ed il veltro celeste, un articolo in cui ho congetturato e, in una certa misura dimostrato, che, nel I canto dell’Inferno, sia possibile scorgere una filigrana astronomica e simbolica. Questo studio, però, non è incentrato, a differenza del precedente, sull’archeoastronomia, ma spazia anche verso altri ambiti.(…)

Contro la lupa il sommo poeta prorompe in un‘invettiva nel canto XX del Purgatorio con i seguenti versi:

Maledetta sie tu, antica lupa,
che più che tutte le altre bestie hai preda
per la tua fame senza fine cupa!

O ciel, nel cui girar par ne si creda
le condizion di qua giù trasmutarsi,
quando verrà per cui questa disceda?


Dante maledice la lupa poiché, tra le fiere, è la più famelica, quindi si chiede quando verrà il veltro per opera del quale la lupa abbandonerà il mondo. Giuseppe Giacalone, osserva: “Se la Commedia è il libro che denuncia i mali dell’umanità, è anche, dall’altra parte, un messaggio di speranza e di fede nella redenzione dell’umanità, attraverso l’intervento divino, tante volte indicato da Dante in un’oscura, ma fiduciosa escatologia, in un rinnovamento totale del mondo. Questo spiega l’antitesi logica e figurale dei due simboli, Lupa-Veltro, la cui dialettica condiziona il dramma stesso di D. poeta”. Le notazioni del critico, come quelle di molti altri esegeti, colgono l’antitesi Lupa-Veltro, sotto il profilo allegorico e morale, ma sembrano non sottolineare il valore politico e, soprattutto, ignorano il cenno astronomico.

È necessario riprendere l’interpretazione delle terzine sopra riportate alla luce della loro tessitura astronomica. L’autore, dopo aver esecrato la vorace lupa, volge lo sguardo al cielo e si domanda quando sarà visibile nel firmamento la costellazione che preannuncerà la palingenesi del genere umano. È evidente che il “ciel” è la sfera stellata che ruota, secondo la cosmologia aristotelico-tolemaica, attorno alla terra (nel cui girar): la rotazione è destinata a rendere visibile un gruppo di astri dal significato propizio.

Stando alla cronologia, il poeta insieme con Virgilio, procede lungo la cornice in cui sono puniti gli avari ed i prodighi nelle prime ore antimeridiane del 12 aprile del 1300. L’estate è ancora lontana, ma il moto incessante delle sfere, rende sempre più vicino il momento in cui brillerà Sirio, la stella più luminosa del Cane maggiore: il cambiamento stagionale dalla primavera all’estate allude per caso, in in ossequio alle profezie di Gioacchino da Fiore, al transito dall’era del Figlio, nato forse in primavera, all’età dello Spirito, nel cuore della radiosa estate?

Nel canto XX, Dante tra gli avari incontra Ugo Capeto, figlio di Ugo il Grande (morto nel 956), duca di Francia, di Borgogna e d’Aquitania, conte di Parigi e d’Orlèans, fondatore della dinastia capetingia. Ugo il Grande tenne il Regno di Francia, de iure ancora dei re Carolingi, Ludovico IV (936-954) e Lotario (954-986). Egli lasciò un figlio, Ugo Capeto (987-996), che, dopo il brevissimo regno di Ludovico V il Neghittoso (986-987), salì sul trono di Francia.

Dalle parole che l’autore mette in bocca al compunto Ugo Capeto, si arguisce che il poeta considerava la dinastia dei Capetingi la radice di molti mali (Io fui la radice della mala pianta/ che la terra cristiana tutta aduggia).(…) Il culmine della cupidigia e della slealtà fu toccato con Filippo il Bello. Così si esprime il poeta:

Veggio il novo Pilato sì crudele
che ciò no’l sazia, ma sanza decreto
porta nel Tempio le cupide vele.


L’invettiva di Ugo Capeto contro Filippo il Bello ed il Regno di Francia fa da pendant alla condanna dantesca dell’avidità francese e clericale incarnata dalla lupa: il perverso sodalizio Francia-Roma, suggellato dalla decisione di papa Clemente V, al secolo Bertrand de Got (1260- 1314) di istituire un processo contro i Templari e che nel 1312 sospese l’ordine, è evocato, insieme con un oscuro riferimento al “messo di Dio” nel canto XXXIII del Purgatorio, là dove si legge:

… un cinquecento diece e cinque,
messo di Dio, anciderà la fuia
con quel gigante che con lei delinque.


Nota: il presente articolo è uno stralcio di un testo più ampio: chi fosse interessato a leggerlo integralmente, può scrivere al mio indrizzo di posta elettronica. Le fonti sarranno indicate in calce alla seconda ed ultima parte.

08 novembre, 2006

Censura

Qualche giorno fa discutevo con un amico circa le varie forme di censura che, a mio parere, colpiranno la Rete nei prossimi anni: il mio interlocutore crede che difficilmente i siti di controinformazione saranno oscurati o boicottati. Neanch’io penso ad iniziative così drastiche; temo, però, che in modo graduale e surrettizio si ostacolerà sempre più la diffusione di notizie ed informazioni sgradite ai potenti.

Ad esempio, il governo del Dottor Balanzone aveva inserito alcune misure all’interno della già disastrosa legge finanziaria, tese a modificare l’attuale normativa sul diritto d'autore in senso restrittivo, introducendo un complesso sistema di autorizzazioni e di compensi per la riproduzione parziale o totale, con qualsiasi mezzo, di articoli tratti da riviste, giornali o latri blogs e siti web. Gli effetti sulla libera circolazione di informazioni, con una normativa di questo tipo, avrebbero potuto essere catastrofici. La Commissione Bilancio della Camera ha poi deciso di espungere dal collegato alla Finanziaria queste norme draconiane, ma l’iniziativa è sintomatica, poiché rivela gli intenti censori del legislatore.

Come definire poi la pressoché costante contraffazione e manipolazione delle mappe satellitari Aeronet (N.A.S.A.) per evitare che si possa documentare lo scempio nei cieli di quasi tutto il mondo, provocato dalle scie chimiche? Non di rado, nei giorni in cui interi stati subiscono massicci attacchi, le mappe sono sostituite da rettangoli bianchi! Che cos’è questa se non censura?

Recentemente il sito http://www.weatherwars.info/ gestito dal meteorologo californiano Scott Stevens, è stato attaccato (defacing) poiché Stevens documenta in modo rigoroso, con fotografie ed articoli, le attività di modificazione del clima per opera dei famigerati aerei cisterna. Lo stesso forum di sciechimiche.org è stato hackerato tre volte.

I registi dell’informazione ufficiale stanno studiando varie strategie per osteggiare la diffusione di versioni ed interpretazioni non ufficiali dei fatti, pur di mantenere il loro perverso controllo sulle masse: essi non possono permettersi che qualcuno pensi in modo libero ed anticonformista o il poderoso castello di menzogne e di false contrapposizioni da loro eretto rischia di sgretolarsi.

All’interno di tale sistema di mistificazione e di occultamento delle verità scomode s’inserisce una procedura che Orwell aveva preconizzato in 1984: se si consulta il lemma Cirrus cloud di Wikipedia, ci si accorge che la voce contiene non tanto la descrizione dei cirri, ma delle scie chimiche falsamente spiegate come nuvole d’alta quota, con tanto di fotografie che rappresentano strisce velenose, mentre la didascalia fa riferimento a fantomatiche scie di condensazione che si trasformano, contro tutte le leggi della chimica e della fisica, in nubi sottili. Si assiste all’alterazione della realtà, ad un continuo lavorio pur di farla combaciare con i dogmi e le aberrazioni dei disinformatori. Sembra di leggere quelle pagine in cui Winston Smith, il protagonista del romanzo di George Orwell, scrive e riscrive gli articoli per modificare il passato di modo che le frottole del presente trovino i loro logici presupposti nelle bugie pregresse.

Tra tutte le forme di censura, la diramazione di fandonie presentate con i crismi della “verità” è la più pericolosa.

Infine vorrei riferirmi alla censura di cui è stata oggetto una recensione che scrissi qualche mese fa: commentai in modo più che favorevole un testo scientifico, ma la mia recensione non è stata mai pubblicata forse perché esprimevo delle perplessità a proposito dell’interpretazione, proposta dall’autore, di un particolare fenomeno. Ho letto pasquinate, commenti incentrati sul turpiloquio, ma il mio giudizio non è mai stato inserito.

07 novembre, 2006

Utopia

Da decenni i perniciosi ministri dell’ignoranza che si sono avvicendati affossano sempre più il sistema educativo con le loro disastrose riforme e con improvvidi provvedimenti. È ovvio che il loro scopo, mascherato da vacue ed untuose parole, è quello di distruggere gli ultimi ruderi della scuola.

Una scuola degna di questo nome non sarebbe un ingranaggio che stritola la creatività e la libertà sia dei docenti sia degli allievi, ma un luogo di vera elaborazione culturale: le classi dovrebbero essere costituite da un massimo di dieci alunni e non solo per rendere proficua e quasi individualizzata ogni attività di insegnamento-apprendimento, ma per liberare le aule da quelle squallide file di banchi sostituite da strumenti, scaffali, piani di lavoro, elaboratori… La didattica dovrebbe avere un valore interdisciplinare, essendo affrancata da un mero computo di medie e di assenze, da una sterile ripetizione delle solite liturgie: interrogazioni, compiti in classe, prove per il saldo del debito, scrutini…

Un esempio: s’impari tutto quello che si può acquisire dall'osservazione di una foglia. Si prende una foglia, la si osserva, si apprendono che cosa sono le venature, il margine, la pagina, il picciolo, gli stomi. Si descrive la foglia: prima la si disegna, poi si compone un testo. Si riflette sulla fotosintesi clorofilliana. Si studia la luce, intesa come radiazione elettromagnetica. Una lezione di linguistica sul testo descrittivo si trasforma così in un’esperienza dinamica per conoscere e per costruire abilità polivalenti.

Il tutto dovrebbe svolgersi, potendo usufruire di molte ore, intervallate da pause, dedicate sia alle spiegazioni sia alle attività. Ciascun discente dovrebbe avere la possibilità di consultare enciclopedie, dizionari iconografici, manuali. Ogni studente dovrebbe avere l’opportunità di usare pastelli, squadre, compassi, ma anche microscopi, lavagne luminose etc.

Il momento della verifica e della valutazione potrebbe essere circoscritto a fine trimestre o quadrimestre, nell’ambito di sessioni ad hoc.

Il quadro che ho delineato non consuona con un’organizzazione didattica lassista, anzi: chi, infatti, impara ad osservare ed a pensare, prima o dopo padroneggia, con un esercizio costante, ma in una certa misura ludico, anche le competenze linguistiche e testuali.

È naturale che lo scenario tratteggiato non è soltanto un’utopia, ma un’utopia irreale, poiché il perverso sistema creato sembra non scalfibile: infatti manca la reale volontà di migliorare le cose, mentre l’impegno profuso dalle istituzioni nella distruzione della cultura è intenso, diuturno, inarrestabile, specialmente quando è gabellato come “miglioramento dell’offerta formativa”.

Ai Soloni ed ai loro complici bisognerebbe offrire un viaggio di sola andata su Plutone.

06 novembre, 2006

L'enigma dell'Apocalisse

Apocalisse o Rivelazione, come è noto, è il libretto che conclude il Nuovo Testamento. Sebbene quasi tutti i teologi e molti storici, affatto privi di acume e di senso critico, si ostinino ad attribuire l’Apocalisse a Giovanni, è appurato che tale testo non fu scritto da un indotto pescatore della Galilea, ma da un filosofo gnostico, probabilmente Cerinto di Efeso, cui alcuni ascrivono pure il Quarto vangelo.

Tralascio, però, i problemi inerenti alla paternità di tale opuscolo, perché volevo soffermarmi sul suo supposto carattere profetico, di là dal contenuto esoterico-astronomico rilevato da Terzoli e su cui ho riflettuto nell’articolo Il 666 è un numero d’uomo.

È noto che il 666 è codificato nel codice a barre, la sequenza di linee verticali di diverso spessore e separate da una spaziatura variabile, usata per identificare i prodotti ed il relativo prezzo. A questo punto ci si potrebbe chiedere come fu possibile ad un semisconosciuto filosofo dell’Asia minore, intuire che in futuro la cifra 666 sarebbe stata adoperata in un metodo di identificazione che per di più si inserisce all’interno di un sistema in cui le persone sono ridotte a numeri. Probabilmente bisogna invertire i termini della questione: furono gli Oscurati, che determinano il destino del pianeta, a decidere di occultare il 666 nel codice a barre, dopo averlo tratto dall’Apocalisse, essendo ossessionati dai numeri e dai simboli. In ogni caso, sconcerta la lettura di certi versetti che sembrano prefigurare eventi e circostanze del nostro tempo, come i microprocessori sottocutanei, anche se lo storico Robin Lane Fox riconduce molti aspetti misteriosi di Rivelazione ad usi e tradizioni del I secolo d.C.

16 - Inoltre faceva sì che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla loro mano destra o sulla fronte,
17 - e che nessuno potesse acquistare o vendere, se non chi aveva il marchio o il nome della bestia o il numero del suo nome.
18 - Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei.


Le coincidenze sono suggestive: 666, oltre ad essere un multiplo di 11,1, indicante il ciclo delle macchie solari, è contenuto nei numeri romani presenti nella formula VICARIUS FILII DEI, che designa il papa. Babilonia la grande, infine, descritta con un linguaggio immaginoso e criptico, evoca Roma e non solo l’Urbe pagana, quanto la sede della Chiesa cattolica.(1) Non è un caso se questa fu l’interpretazione prevalente nel Medioevo, esegesi che fu condivisa anche da Dante Alighieri.

Sempre a proposito di combinazioni, ho letto che l’ultimo papa, secondo le profezie di Malachia indicato come Petrus secundus, potrebbe essere Hans Peter Kolvenbach, l’attuale generale superiore dei Gesuiti. Se così fosse, si profilerebbero tempi sinistri e funesti, essendo costui l’uomo a capo della Compagnia di Gesù che controlla, attraverso le varie cinghie di trasmissione (Sovrano ordine militare di Malta, Opus Dei, C.I.A., Mossad etc.), gran parte della politica mondiale.

Ancora una volta, l’analisi dei simboli conduce verso recessi quasi inesplorati: imparare a decifrare segni ed emblemi potrebbe aiutarci a gettare un po’ di luce su una realtà enigmatica, sfuggente e spesso tenebrosa.


(1) Tra le due è comunque notevole la continuità: vedi Kaput mundi.

05 novembre, 2006

Leviathan

Lo stato è veramente il mostro descritto da Thomas Hobbes? Secondo il filosofo inglese, abbiamo rinunciato alle nostre libertà in cambio di un po’ sicurezza. Lo stato così detiene il monopolio della violenza e della fiscalità, ma pone fine alla guerra di tutti contro tutti, alla condizione di natura in cui homo homini lupus.

Negli ultimi decenni, però, il Leviathan è pure diventato il controllore onniveggente ed onnipresente della nostra vita. Al suo soverchio ed iniquo potere coercitivo, si è associata una capacità di penetrare nei meati della vita quotidiana dei cittadini, una tendenza a frugare persino nella mente in modo quasi impercettibile, ma letale. La videosorveglianza si diffonde dappertutto con il pretesto della criminalità, alimentata, se non creata, dalle istituzioni stesse; i passeggeri di un aereo sono sottoposti a nuove vessazioni, dettate dall’esigenza di sventare azioni di terrorismo, anche se i veri terroristi sono proprio i nostri governanti; giorno dopo giorno, vengono promulgate leggi sempre più draconiane in diversi ambiti.

Lo stato è veramente il mostro descritto dal filosofo Thomas Hobbes? No, è assai più orrendo, perché non solo ci priva delle libertà, ma minaccia costantemente la nostra sicurezza e la nostra salute. Lo stato legifera, giudica, punisce, reprime, incarcera per lo più innocenti, tartassa, vieta, froda, mente, traffica, deruba col signoraggio, affama, manda i soldati al fronte, uccide, massacra: lo stato è la colluvie di ogni male.

Se gli abbiamo incoscientemente conferito tutti questi poteri, dobbiamo cercare di strapparglieli e soprattutto non dobbiamo più venerare questa abominevole e crudele divinità, questo Moloch assetato di sangue.

Lo stato, parola da scrivere sempre e comunque con la minuscola, non siamo noi.

04 novembre, 2006

The Vatican connection: sotto il segno di Hitler (terza parte)

Si considerino le leggi liberticide approvate negli Stati Uniti ed in Italia. Nel nostro brutto paese, il dottor Balanzone è un ex democristiano, gesuitico per lo meno, nei modi, mentre molti ministri sono collegati all’Opus Dei. Si nota il modus operandi del Tribunale dell’Inquisizione che non esitava ad usare le sevizie per estorcere confessioni ad “eretici” e “streghe”. I provvedimenti firmati da Bush e che vanificano l'Habeas corpus act, legalizzando la tortura, sono ispirati ad una mentalità inquisitoria e mirano all’instaurazione di un Nuovo ordine mondiale, sotto l’egida della Chiesa di Roma. L’espressione Nuovo ordine mondiale, evocante una dittatura globale di orwelliana memoria, accomuna Bush senior a Giovanni Paolo II ed a Benedetto XVI. Sarà un caso o è un’aberrante idea condivisa? Devo ricordare che il criminale Bush senior è il vero artefice della politica statunitense, essendo boy george soltanto una sua ridicola controfigura? Che cosa dire poi dell’humus in cui sono fermentate le idee che hanno condotto alla politica aggressiva di USAtana?

Tra i più convinti assertori del Progetto per uno nuovo secolo americano, bisogna annoverare Frank Carlucci. Gli esponenti di tale movimento ultraimperialista sono da tempo per lo meno sospettati di aver orchestrato il 9 11. Carlucci è affiliato al Supremo ordine militare di Malta. Che cosa si deve pensare? La gerarchia cattolica, venuta a conoscenza dell’odioso, scellerato piano, come reagì? Tentò in modo poco convinto e poco efficace di dissuadere i criminali dal loro proposito? Appoggiò il piano, prodiga di consigli? Nella prima ipotesi sono colpevoli, poiché non si adoperarono per sventare il progetto, anche denunciandolo di fronte all’opinione pubblica; nella seconda ipotesi furono colpevoli, perché complici. In realtà entrambe le congetture sono errate: infatti fu il vertice del Nazivaticano, stando alle accurate inchieste di giornalisti indipendenti, ad ideare il mostruoso attentato. Il fine –dicevo - è il controllo del pianeta non solo economico che detiene già (vedi Povertà evangelica), ma delle coscienze e dei popoli, grazie all’affossamento di Ebraismo ed Islam. La risibile accusa di deicidio pende ancora come una spada di Damocle sui Giudei, mentre il compito di istigare Arabi e Maomettani contro gli Ebrei e di portarli alla rovina, è stato affidato ad utili idioti come il presidente iraniano Ahmanidejad, legato alla C.I.A. (vedi La S Cia in Iran e L’invisibile armata)


Stando ad alcuni ricercatori fededegni, il fine ultimo è quello di espellere Arabi ed Ebrei da Gerusalemme per insediarvi come monarca universale (cattolico significa universale) il sommo pontefice, marionetta del papa nero, attualmente Hans Peter Kolvenbach, generale superiore dei Gesuiti, considerato uno degli uomini più potenti del mondo, se non il più potente. Si profila un nuovo olocausto, simile a quello perpetrato da Hitler, il tiranno austriaco cattolico? Il giorno 1 febbraio del 1933, Hitler tenne un discorso, affermando: “Il governo nazionale preserverà e difenderà quei principi su cui la nostra nazione è stata costruita. Esso considera il Cristianesimo come il fondamento della morale, della famiglia (la famiglia? Ruini, hai sentito? Non sei originale: qualcun altro ti ha preceduto) e la base della vita nazionale”. (A. Hitler, Il mio nuovo ordine). Come è noto, l’apparato industriale e militare della Germania nazionalsocialista fu finanziato da Prescott Bush, nonno dell’attuale presidente-burattino nonché aderente al solito Ordine di Malta.

03 novembre, 2006

Caduta

L’unica alternativa alla solitudine è la volgarità (A. Schopenauer)

Da alcuni lustri, sempre più spesso si sente evocare l’ascensione, ossia una presa di consapevolezza per opera dell’umanità, capace di scrollarsi di dosso un modo di vivere e di pensare ormai obsoleto, incentrato sul contrasto, su un misero razionalismo e su fedi ammuffite. Per lo più sono correnti New age a vagheggiare, ma anche a predire il rinnovamento del pianeta terra e dei suoi abitanti, sulla base di un presunto risveglio delle coscienze.

Se è vero da un lato che qualcosa nella direzione di un rinascimento sta accadendo, dall’altro tale fenomeno riguarda una parte infinitesimale, sebbene molto evoluta, dell’umanità, mentre le masse decerebrate dai media di regime, lungi dall’acquisire un briciolo di comprensione del mondo, sembrano avviate a trascinare verso l’abisso tutti gli altri, come un’onda rapinosa e gigantesca. Basta, per esempio, leggere molti interventi sui forum della Rete con cui questa marmaglia dà il peggio di sé: di fronte a questioni cruciali, drappelli di beoti sanno solo dimostrare volgarità, dabbenaggine, idiozia, rozzezza in misura sconvolgente.

Occorre tornare a Schopenauer ed a Cioran, alla loro sana, disincantata sfiducia nell’uomo, l’infima creatura del cosmo, che eccelle solo in arroganza. Non potendo riporre fiducia nell’uomo, non so questa agognata palingenesi da chi potrebbe provenire. Sinceramente non presagisco alcunché di positivo negli anni a venire, senza dimenticare che, come ci ricorda Heidegger, “il peggio è già accaduto”, un peggio che per di più non può essere cancellato né dimenticato.

Altro che ascensione: questa è un’inarrestabile caduta nel baratro, un Ragnarok, un crepuscolo degli dei, ma inglorioso e squallido.