Paradiso

Forse esiste davvero un luogo beato, negli interstizi tra i miliardi di mondi, ove vivono in eterna pace, fuori del tempo, gli dèi di Lucrezio e di Epicuro. Forse potrebbero risolversi a farci sentire la loro voce. (C. Sini)

Per una volta, visto che quasi tutti gli articoli sono dedicati all'inferno in cui viviamo, vorrei riservare qualche riga al Paradiso. Premesso che, a mio parere, "In nessun caso è da deplorare una perdita di coscienza personale né sarà mai", come afferma Erwin Schroedinger, è forse il caso di cercare di prefigurare il Paradiso. L'impresa è veramente ardua, perché si tratta di immaginare una realtà di cui non abbiamo alcuna esperienza né sentore, per quanto vaghissimo. Ci si può quindi soltanto richiamare alle tradizioni religiose e spirituali sull'Eden ed alla letteratura sulle near death experiences, oltre che su qualche personale intuizione.

Tralasciando le descrizioni del luogo della Beatitudine appartenenti alla tradizione cristiana cattolica, ortodossa ed evangelica, in quanto raffigurazioni di valore quasi esclusivamente catechistico comunque molto note, credo che si potrebbe evocare il Paradiso attraverso gli scenari seguenti.

- I testimoni di Geova immaginano un Regno di perfezione, salute, giustizia, armonia, fratellanza tra i popoli, abbondanza, riconciliazione con la natura. E' un regno simile ad un'utopia concretata, qui sulla Terra, grazie al ritorno di Cristo ed alla sua definitiva sconfitta del Male. Infatti i testimoni di Geova non credono né nell'immortalità dell'anima né in un Paradiso inteso come luogo soprannaturale, metafisico. Insomma la loro escatologia prospetta una sorta di maravigliosa, ma forse alla fine monotona, permanenza in un villaggio vacanze.

- In accordo al sapere esoterico, il Paradiso non è un luogo, ma una condizione dell'anima, dopo che la vita terrena si è conclusa. Se la persona, durante l'esistenza, ha acquisito dei meriti sul piano etico ed intellettuale, l'anima vivrà le conseguenze benefiche delle sue azioni e dei suoi pensieri, provando un'infinita gratificazione e disponendosi, dopo un periodo di tempo più o meno lungo, a ritornare nel ciclo delle esistenze, potendo scegliere per sé una vita terrena complessivamente felice e significativa, oppure si accinge ad inoltrarsi in dimensioni di luce e di amore dove la serenità è ineffabile. In tali sfere l'anima assapora tutte le gioie spirituali più sublimi e realizza le più nobili aspirazioni che, nel mondo fisico, erano rimaste semplici desideri o progetti solo in parte attuati.

- Stando ad alcune descrizioni medianiche ed attinte a Near death experiences, raffigurazioni che non si discostano molto dalle concezioni spiritualiste, il Paradiso, è una realtà in cui alcuni aspetti della vita terrena sono preservati, ma trasfigurati e sublimati. Giardini e boschi ameni, sorgenti di acqua cristallina, magnifici edifici abbelliscono una dimensione interamente creata, a guisa di ologramma, dal pensiero dei disincarnati. Le emozioni colà sono purissime ed intense, la felicità è assoluta, non scalfibile. E' una dimensione atemporale ed aspaziale, ma di cui si può suggerire qualcosa, solo con il linguaggio umano, giocoforza legato allo spazio-tempo. Una caratteristica fondamentale di questo stato è il senso inesprimibile ed infinito di Amore e Comprensione promananti da un Essere di Luce, la cui Armonia pervade quel Regno.

- Secondo il Buddhismo hinayana, il Paradiso è semplicemente nulla, non essere, estinzione, fine del samsara, il terribile e doloroso ciclo delle morti e delle rinascite. E' quindi Nirvana, annullamento definitivo ed irreversibile di qualsiasi identità illusoria.

Se si potesse scegliere,...