30 gennaio, 2008

Il Big Bang, l'universo in espansione... ed il Creatore (terza ed ultima parte - articolo di Bojs)

Premessa

Negli articoli precedenti abbiamo parlato di geometria euclidea e non-euclidea, di quadridimensionalità, di cosmologia relativistica e di paradosso degli orizzonti. Ma indipendentemente dal fatto che lo spazio in cui viviamo sia in un modo o in un altro continuiamo a immaginare linee rette e superfici come costituiti da un'infinita serie di punti. Nella geometria non c'è posto per le molecole, gli atomi e le particelle elementari del mondo reale. La GIUSTIFICAZIONE di ciò risiede nella PIGRIZIA degli uomini, perché la maggior parte delle regole geometriche è stata concepita in epoche assai antiche, quando gli atomi erano considerati una curiosa bizzarria di alcuni “filosofi”. Poi a NESSUNO è venuto in mente di CAMBIARLE.

Questo è un altro errore nella MATRIX!! Perché tali teorie non sono mai state messe in dubbio pubblicamente?? Chi OGGI conosce un “pochino” di più… troverà la giusta risposta. Ma andiamo avanti nel discorso.


Se l'Universo è attualmente in espansione, ritornando mentalmente indietro nel tempo, ce lo ritroveremo concentrato in un volume sempre più piccolo, con una densità sempre più alta. Per una frazione infinitesima di tempo all'origine del mondo. L'intero Universo ha attraversato una fase di “buco nero quantistico” che conduce al paradosso discusso nel precedente articolo. Per questo breve attimo il cosmo si è trovato in una condizione che la Relatività Generale [non riesce a descrivere] da sola poiché bisognerebbe tenere conto degli effetti quantistici.

A questa MISTERIOSA epoca della storia del cosmo è stato dato il nome di “Era di Planck” in onore del fisico tedesco fondatore delle Teorie Quantistiche. L'interesse su questa era, risiede nel fatto che essa è la più vicina all'inizio. Se vogliamo cercare una spiegazione per l'origine del mondo è lì che la dobbiamo trovare. Ma per farlo occorre COSTRUIRE una NUOVA Relatività Generale Quantistica, una “teoria” che NESSUNO è stato ancora capace di mettere in piedi.

Le maggiori speranze in questa direzione vengono dal fisico teorico indiano Jayant Narlikar, “discepolo” del premio Nobel Chandrasekar del “Tata Insitute of Foundamental Research of Bomaby”. Narlikar si è divertito a far fluttuare lievemente la geometria. Non ha ancora [ufficialmente] osato farlo con il tempo, poiché un'azione di tal genere produrrebbe EFFETTI DISASTROSI PER QUALSIASI ALTRA TEORIA. Infatti se, anche per un brevissimo momento, passato e futuro fluttuassero tanto da invertirsi, tutte le relazioni di causa ed effetto delle leggi fisiche andrebbero a “farsi benedire”.

La realtà è che la fisica dell'Era di Planck rimane SCONOSCIUTA e puramente teorica. Questa situazione ha avuto sino ad oggi due risultati. Innanzitutto ha scatenato la FANTASIA dei cosmologi: non è possibile, per esempio, che nell'Era di Planck si sia avuta un'inversione della direzione del tempo, cosicché un precedente Universo in collasso si è mutato nell'espansione attuale? Oppure, dalle fluttuazioni quantistiche di quest'era non possono essere nati “infiniti Universi paralleli”, di cui noi ne abitiamo UNO soltanto?
O ancora, perché non ipotizzare che il tempo si ferma all'Era di Planck ed oscilla avanti e indietro cosicché NON C'E' NESSUN PROBLEMA DI UN INIZIO?

Capite ora come nascono certe “teorie” scientifiche “umane” che ammorbano le menti di tanta gente senza che nessuno del popolo si accerti del vero fondamento? Ma di queste UNA è la più vicina alla Verità. E' possibile che in quella remota era detta di “Planck” si nascondano delle dimensioni in più rispetto alle tre dimensioni spaziali da noi conosciute?

Fin dal 1970 i fisici teorici Yoichiro Nambu di Chicago, Leonard Susskind di Stanford e Holger Nielsen di Copenhaghen hanno mostrato come sia possibile costruire una perfetta teoria delle particelle elementari e della gravitazione se lo spazio avesse non “tre”, ma ben 26 dimensioni. In seguito John Schwartz e Michael Green nel 1984 hanno “ridotto” a 10 le dimensioni possibili, gettando le fondamenta di una complessa teoria matematica nota con il nome di “Teoria delle Superstringhe o Teoria del Tutto (Theory of Everything =TOE). QUESTA TEORIA INVOCA L'ESISTENZA DI DIMENSIONI MAI VISTE E SPERIMENTATE NEL NOSTRO UNIVERSO. Possiamo muoverci semplicemente e agevolmente in alto, in basso, a destra, a sinistra, possiamo persino immaginare di andare avanti e indietro nel tempo, ma a quali ulteriori direzioni corrispondono le sei dimensioni restanti?

Ma per non appesantirci ulteriormente passiamo in rassegna alcune dichiarazioni fatte in vari tempi dai cosmologi stessi:

Il matematico Shing-Tung Yau in California ha dimostrato che esistono alcune migliaia di modi possibili per compattare uno spazio a dieci dimensioni in uno a quattro. Ma rimane un dubbio: “Perchè e come è stato scelto proprio quello in cui viviamo e non un altro?”.
Il problema della scelta delle condizioni iniziali rimane irrisolto!

Non sappiamo come si sono formate le galassie. Sarà perché la loro origine deriva da una fluttuazione MISTERIOSA nell'Era di Planck. Non ci spieghiamo perché viviamo proprio in questo Universo e non in un altro con densità di materia e di radiazione differente!
E perchè soltanto un Universo dovrebbe essere permesso... e quale?

Il fatto più fastidioso della Cosmologia Caotica è che richiede un aggiustamento molto particolare delle equazioni della Relatività Generale. Perché dovrebbe valere proprio questo SPECIALISSIMO MODELLO DI UNIVERSO? In fondo, a pensarci bene, imporre tale tipo di Universo è tanto ARBITRARIO quanto stabilire per legge che tutti i mini-universi sono eguali. Stiamo risolvendo il PARADOSSO per mezzo di un altro PARADOSSO.
La grande esplosione iniziale ha provocato “onde sonore” che hanno percorso l'Universo in lungo e in largo, come un brivido, scuotendo la materia. Se qualcuno di noi fosse stato presente ad ascoltare avrebbe dunque percepito questo STRAORDINARIO CANTO DELLA CREAZIONE, suoni che portavano un'eco (VIBRAZIONE = ENERGIA – LA PAROLA = VIBRAZIONE = ENERGIA) e che si propagavano nel plasma denso e caldo della materia primordiale, COMPRIMENDOLA QUA, RAREFACENDOLA LA', proprio come le onde sonore emesse da un Hi Fi a tutto volume.

L'idea che le luci che splendono nel cielo siano la trascrizione di un'Antica Voce Cosmica è affascinante (“...e la luce sia...” dicono le Scritture). Il Prof. Lifshitz è stato il primo a chiedersi quale doveva essere l'intensità delle onde sonore primordiali per produrre alla fine le strutture materiali che osserviamo in cielo. Onde sonore troppo grandi avrebbero determinato catastrofici collassi gravitazionali. L'Universo si sarebbe popolato di Buchi Neri. Onde troppo piccole starebbero ancora oggi a vagare come un sussurro per il Cosmo. L'ampiezza giusta deve essere tale da comprimere e rarefare la materia per circa un decimillesimo della sua densità media. Ma perchè proprio un decimillesimo?
Cosa sarebbe successo con valori leggermente più alti o più bassi? E CHI o COSA ha deciso questo esatto valore? E' possibile che questo numero, sia una conseguenza diretta della fisica delle particelle elementari?
I fisici delle particelle elementari sostengono di sì, questo magico decimillesimo deve essere un parametro della fisica sub-nucleare, legato alla Teoria dell'Inflation.
Sembra di essere sulla buona strada, ma guai a vendere la pelle d'orso anzitempo: le sorprese non sono finite.
C'è una notevole differenza tra i due numeri “magici” dell'evoluzione cosmica. Il primo è stato misurato direttamente. Il secondo è invece legato a una “teoria” sulla formazione delle galassie. E' PROPRIO SICURO CHE TALE TEORIA SIA VERA? Sono le galassie l'eco di una esplosione primordiale o si sono formate in epoche successive, attraverso altri e distinti processi?

Quasi tutti i cosmologi concordano, tanto per fare un esempio, che non c'è stato tempo sufficiente perché una generazione primordiale di stelle si sia [autonomamente] organizzata in galassie e queste si siano a loro volta raggruppate in ammassi e, poi, in superammassi. Per accelerare il processo ed evitare questi inconvenienti, alcuni cosmologi hanno proposto meccanismi di formazione di tipo “esplosivo”, COMPLICANDO così oltre il lecito le FANTASIE TEORICHE. Può apparire strano che non si riesca a SCEGLIERE TRA LE “TEORIE”, visto che la distribuzione in cielo delle galassie può essere osservata con notevole PRECISIONE. In effetti ci si sta rendendo conto che il confronto tra questo tipo di osservazioni ed i modelli teorici è ASSAI POCO CONVINCENTE.

Le osservazioni con i satelliti a raggi X hanno mostrato che gli ammassi di galassie sono riempiti di gas caldissimo a milioni di gradi. Qual è l'origine di questo gas e della sua temperatura? Non ci suggerisce forse l'idea che COMPLICATI processi sono INTERVENUTI NEL MODELLARE LA FORMA DEGLI AMMASSI?
Così di dubbio in dubbio, i cosmologi tendono a spostare il confronto tra teoria e osservazioni verso strutture sempre più grandi.

Etc. etc. etc.

Si potrebbe continuare all'infinito, ma rimangono solo dubbi, incertezze, fantasie, teorie... come è possibile che invece la maggioranza del popolino CREDA che l'Universo sia UNO e nato da un'immane, devastante e abnorme deflagrazione?
La risposta è: FEDE..!! Sì, fede nella scienza, negli uomini che si “innalzano” a dèi, nelle pseudo-conoscenze di cui si sente parlare tramite programmi come Quark o in riviste come Focus (solo per citarne due, ma la lista sarebbe lunga – ndr)
Così mentre la “maggioranza” laica adotta [come i falsi religionisti] una forma di devota fede agli apostoli e portavoce di questa religione scientifica, una minoranza viene “criticata” aspramente, se adotta un punto di vista diverso e basato sulla “fede” in un Creatore. Eppure le “evidenze” dovrebbero apparire EVIDENTI agli occhi, ma poiché sono “accecati” dal loro orgoglio riescono a negare spudoratamente anche l'evidenza.

Se io dicessi: “..guardate quella casa è stata COSTRUITA tramite un'esplosione..”, come minimo sarei messo sotto cura psichiatrica. Però se dico: “...guardate che universo complesso e perfetto, è venuto a seguito di una immane esplosione…”, tutti mi additerebbero a prossimo premio Nobel…!! E' vero che le favole sono più credibili della Verità… perché la Verità fa MALE a chi non vuole rendersi conto che non è affatto un dio ma solo una semplice “creatura”… punto infinitesimo su di un punto infinitesimo nel Multiverso sconfinato. Siamo bambini nel tempo Universale e non conosciamo nulla dello stesso, se non le nostre immaginifiche teorie. Ma nessuno vuole sottomettersi ed ascoltare lo Scienziato che ha creato tutte le cose visibili ed invisibili. Eppure anche gli scienziati riconoscono scientificamente l'energia creatrice chiamata il “Canto di Dio”.

La Parola…!!

“In principio c'era colui che è <<>>.
Egli era presso Dio,
Egli era come Dio,
Egli era nel principio con Dio.
Per mezzo di Lui Dio ha creato ogni cosa.
Senza di Lui non ha creato nulla.
Egli era la vita
e la vita era Luce per gli uomini.
Quella Luce risplende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta”.
(Gv. 1:1-5)

Leggi la prima parte QUI

Leggi la seconda parte QUI


B O J S

29 gennaio, 2008

Le dodici nicchie del Castello di Sperlinga

Pubblico un articolo per la cui stesura mi sono avvalso della preziosa ed intelligente testimonianza di T.B. Il castello di Sperlinga è già di per sé un edificio singolare, perché ricavato interamente nella roccia, ma un altro particolare alimenta il fascino del maniero medievale: infatti, in uno degli ambienti si possono ammirare dodici piccole nicchie.

E' senza dubbio significativo il numero delle nicchie: il dodici considerato, da tempo immemorabile, una cifra dal valore simbolico, rimonta presumibilmente, almeno per quanto attiene al mondo occidentale, alla cultura sumera e deve essere correlato ai dodici segni zodiacali che l'antico popolo mesopotamico aveva riconosciuto nella fascia celeste.. Non si può escludere che il dodici si debba riferire ai pianeti conosciuti dai Sumeri (ciò tuttavia è molto controverso) o anche alla presunta esadattilia dei loro antenati. E' comunque assodato che il dodici, il suo sottomultiplo, sei ed i multipli furono alla base della numerazione dei popoli mesopotamici e non il dieci, come ci si potrebbe attendere, pensando alle dieci dita di una mano. Quale valore assumano le dodici nicchie nella sala del castello siciliano è veramente difficile dire.

Arduo è anche stabilire che significato avessero le uova di pietra incluse nel massiccio di roccia. L'uovo è simbolo cosmogonico par excellence, associato all’energia vitale ed al rinnovamento: suppongo che questi oggetti siano più antichi della fortificazione eretta forse su un sito legato a culti ed a tradizioni ancestrali. Sperlinga, in provincia di Enna, è nel cuore della Sicilia, una plaga abitata nella protostoria e nell'antichità da popolazioni non indoeuropee, cui si sovrapposero in parte i Siculi, etnia indogermanica legata a doppio filo agli antichi Liguri. Il nome Enna contiene una radice peculiare di molti toponimi liguri. Si veda, ad esempio, Benevagienna, Questo, però, è un altro tema al quale, se sarà possibile, dedicherò un breve testo.

"Il Castello di Sperlinga è un'imponente costruzione edificata intorno al 1082 su un enorme blocco di arenaria, in parte scavata nel massiccio stesso, completata con sovrastrutture in pietra. Nelle grotte scavate ai livelli medi si trovano ambienti al tempo destinati alle attività degli artigiani, a quelli inferiori i magazzini.

Al livello superiore si trovano sale e saloni scavati direttamente nella rupe e resi particolarmente suggestivi da pilastri ricavati nella roccia stessa.

Una di queste sale, che mi sembra di ricordare circolare, ma non potrei escludere fosse ellittica, con soffitto a cupola scavato nella pietra, presenta sulle pareti dodici piccole nicchie ad altezza di circa un metro e mezzo da terra e mi incuriosirono per la disposizione ed il numero.

Le feci notare ai miei compagni ed osservai che probabilmente la sala era destinata ad ospitare riunioni a carattere esoterico e misterico, riservate a personaggi con competenze particolari.

Ma la cosa che più attirò la mia attenzione nel corso di questa visita furono delle formazioni in pietra incluse nel massiccio roccioso, all'interno e all'esterno dello stesso, dalla forma di grosse uova, delle quali, però, era visibile soltanto la parte che sporgeva, limitata alla metà o a tre quarti della massa totale valutabile.

Al termine della visita cercai insistentemente di avere notizie su queste insolite pietre incluse e mi fu risposto che, in loco, erano chiamate "uova di pietra", ma null'altro mi fu possibile sapere.

Sarebbe stato utile ed interessante conoscerne la composizione per sapere se erano della stessa pietra della rupe che le includeva, estrarne un esemplare per aprirlo ed esaminarlo anche all'interno, cercare una plausibile spiegazione per sapere se erano di origine endogena o esogena rispetto al territorio circostante ed eventualmente ipotizzare una loro provenienza.

Nessuno si mostrò interessato ad approfondire l'argomento e a me è rimasta la curiosità e il ricordo della fascinazione che provai toccandole.

Il castello ha una storia che riguarda anche i Vespri siciliani del 1282 ed un assedio che vide la resistenza degli Angioini asserragliati al suo interno per difendersi dai ribelli, ma questa... è un'altra storia".

28 gennaio, 2008

Gravitazione

Che cos'è la gravitazione? Che cos’è questa forza misteriosa, inesplicabile che tiene i corpi celesti sospesi nel "vuoto" in un miracoloso equilibrio. I pianeti si attraggono, spinti l'uno verso l'altro da una specie di simpatia. Qual è l'origine di questo fragile e mirabile ordine?

A tutt'oggi, tra le forze fondamentali dell'universo, quella gravitazionale appare la più arcana, non essendo mediata, a differenza delle altre, da particelle. E' stata ventilata l'ipotesi dell'esistenza dei gravitoni, particelle “messaggere” della gravitazione, ma tali corpuscoli non stati sperimentalmente rilevati. E' davvero possibile un'azione a distanza che pare un qualcosa di magico?

E' come se il cosmo fosse uno sconfinato tavolo da biliardo su cui rotolano palle colpite da stecche invisibili tenute da esperti e precisi giocatori altrettanto invisibili. Che tutto ciò sia un ologramma o no, poco importa: lo stupore, uno stupore sgomento, ci prende di fronte al gioco cosmico di rimbalzi e di carambole, al rotolio delle sfere nell'immensità.

Forse la nostra meraviglia di fronte alle fantastiche meccaniche celesti deriva da una sorta di immedesimazione: quante volte siamo attratti, come mondi erranti, da altre persone e, grazie ad un'alchimia, riusciamo a comunicare, a condividere pensieri, affetti, sogni!

Se, però, interviene una perturbazione gravitazionale, allora ci allontaniamo un po' alla volta per perderci negli spazi silenziosi della solitudine. A volte, invece, una forza cosmica, ci spinge gli uni contro gli altri, in rovinose collisioni. L'equilibrio si è rotto: restano solo frammenti che naufragano nell'incommensurabile, desolato oceano del nulla.

27 gennaio, 2008

S-pain

Il giorno 19 gennaio scorso è stato eletto il nuovo padre generale dei Gesuiti: si tratta dello spagnolo Adolfo Nicolas.

La scelta dei 217 grandi elettori della Compagnia di Gesù, che hanno designato il ventesimo e nono successore di Ignazio di Loyola, è caduta su un gesuita iberico attualmente attivo in Giappone. Adolfo Nicolas, di 71 anni, subentra al generale della Compagnia, il tedesco, Peter-Hans Kolvenbach.

Mi paiono significativi un paio di aspetti concernenti l'elezione del papa nero. In primo luogo, ho notato delle coincidenze numeriche: il conclave si è svolto il giorno 19 gennaio, ossia 191. Anagrammato questo numero, dà la cifra 911 che, oltre ad evocare i noti e funesti fatti del 2001, corrisponde al numero ufficiale di residenti nel Vaticano. 29, inoltre - Nicolas è il ventesimo e nono successore del "santo" spagnolo che propugnò ed attuò con solerzia le idee oscurantiste e persecutorie della Controriforma - dà, sommando le due cifre, 11. Sappiamo che tale numero, definito la dozzina del diavolo, è una sigla con cui gli Oscurati firmano molti loro piani. Sono forse solo combinazioni che non hanno alcun valore, sebbene sia singolare che certe cifre ricorrano così spesso.

Più importante è, invece, la connessione spagnola: re Juan Carlos di Spagna, oltre ad essere il monarca di una dinastia francese, discendente da una schiatta usurpatrice e degenere, si fregia del titolo di re di Gerusalemme. E' un fatto che lo scacchiere economico e geo-politico e soprattutto simbolico si concentra oggi sul Medio Oriente e, in particolar modo, sulla Palestina.


La Terra Santa è la regione dove, secondo l'Apocalissi di "Giovanni"-Cerinto, si combatterà l'Harmageddon, la battaglia finale, variamente intesa ed immaginata, tra i re della terra, istigati da Satana, e Dio.

"Poi il sesto angelo versò la sua coppa sul gran fiume Eufrate, e le sue acque si prosciugarono perché fosse preparata la via ai re che vengono dall'Oriente. E vidi uscire dalla bocca del dragone, da quella della bestia e da quella del falso profeta tre spiriti immondi, simili a rane. Essi sono spiriti di demoni capaci di compiere dei miracoli. Essi vanno dai re di tutta la terra per radunarli per la battaglia del gran giorno del Dio onnipotente. (Ecco, io vengo come un ladro; beato chi veglia e custodisce le sue vesti perché non cammini nudo e non si veda la sua vergogna). E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Harmageddon". (Ap. 16, 12-16).

Come scrivevo in Portali: "Gerusalemme, la città santa per eccellenza dove le tre principali religioni monoteiste medio-orientali si incontrano e si scontrano, dove il Muro del pianto, ultimo vestigio del Tempio ricostruito per volontà di Erode il Grande, non è così distante dalla Moschea di al-Aqsa e dalla Basilica della Natività, è il fulcro di interessi contrapposti. La chiesa di Roma allunga i suoi artigli sulla città. Quivi dovrebbe essere innalzata, stando al progetto di fanatici cattolici, una gigantesca croce, alta 6o metri a dominare e quasi a schiacciare la gloriosa città. I deliranti sogni dei potenti sono sempre kitch. Non sono soltanto gli interessi economici a determinare le nefande scelte delle élites: spesso ragioni occulte, oscure, si nascondono dietro le motivazioni ufficiali e dietro gli scopi supposti".

Quantunque gli occhi di quasi tutti siano puntati verso gli Stati Uniti d'America, ritenuti, a torto, l'unica vera superpotenza mondiale, anche se in una fase di declino economico, sociale e monetario, sarebbe forse più saggio scrutare per intuire possibili sviluppi della situazione mondiale, i movimenti di chi agisce dietro le quinte a Madrid ed a... Roma.

Addendum: l'articolo La piramide del potere globale sembra suffragare l'ipotesi ventilata almeno due anni fa, secondo la quale i centri del potere planetario sono tre: Washington, Londra con la City, Roma con il Vaticano.

26 gennaio, 2008

Eden infernale

Destandosi un mattino da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò tramutato, nel suo letto, in un enorme insetto. Se ne stava disteso sulla schiena, dura come una corazza e, per poco che alzasse la testa, poteva vedersi il ventre abbrunito e convesso, solcato da nervature arcuate sul quale si reggeva a stento la coperta, ormai prossima a scivolare completamente a terra. Sotto i suoi occhi annaspavano impotenti le sue molte zampette, di una sottigliezza desolante se raffrontate alla sua corporatura abituale. “Che cosa mi è accaduto?”, si domandò. Non stava affatto sognando… (F. Kafka, La metamorfosi)

E' tutto intorno a noi... E' l'inferno tecnologico che stanno costruendo un po' alla volta, simile ad un muro invisibile. “Un altro mattone nel muro”. E' un oceano di onde... elettromagnetiche, una marea che sale fino a sommergere tutto, ad annegare le persone.

In una pubblicità di una nota società telefonica, il cui logo è un sinistro 6, alcune persone, lo sguardo più ebete che estasiato, si aggirano in una città dove è possibile usare il computer portatile e collegarsi ad Internet dappertutto: in automobile, nel parco, nelle strade, persino appolaiati sulla biforcazione di un albero.

Una ragnatela (web) è tessuta per invischiarci in un brusio insensato di parole, in un'accozzaglia pazzesca di immagini e di suoni: schegge di una "comunicazione" impossibile destinate a conficcarsi nel corpo e nella mente.

Già oggi avvertiamo l'invadente presenza della tecnologia, presto trasformatasi da strumento di divulgazione in strumento di tortura. Messaggi, siti, domini, reti telematiche, codici, accessi, automazione per automi... un dedalo virtuale dove Teseo è condannato ad aggirarsi, senza alcun filo di Arianna.

Domani che cosa accadrà? L'aspetto più paradossale di questo futuro telematico e telebionico con gli uomini mutati all'improvviso in insetti appicicati alla Rete (è il risveglio di Gregor Samsa che, una mattina, si accorge di essere divenuto un repellente scarafaggio) è la facies paradisiaca di questo mondo infernale, questa pellicola bellissima di congegni scintillanti e dai profili smussati, che occulta l'orrore della spersonalizzazione e la cancellazione della natura.

In questo eden tecnologico dove tutto è possibile, purché sia insulso o mortale, ma dietro parvenze gradevoli, la luce è livida, esangue, simile all'alone tremolante di un fuoco fatuo. Nulla è dunque più infernale di questo paradiso dove si ciancia, senza trasmettere alcun significato, dove si scaricano films tutti uguali che non vedremo mai, dove, nel frastuono frenetico, è arduo ormai isolare una sola nota, una linea melodica. Vorace la tecnologia divora sé stessa e le sue creazioni, peggio di Chronos che inghiottiva i figli.

E' sempre tutto più rapido, miniaturizzato ("prodigi" della nanotecnologia): siamo lanciati su un treno che corre a velocità formidabile verso l'abisso. Nemmeno il tempo per accorgercene e il vuoto ci seppellirà.

24 gennaio, 2008

Disegno intelligente

Il presente testo potrà essere considerato da alcuni blasfemo: non vuole esserlo. So bene che Dio non paga il sabato, ma nonostante ciò, mi chiedo se un intervento tardivo non assomigli quasi ad un mancato intervento. Mi esimo ancora una volta dall'addurre il solito, vieto argomento del "libero arbitrio", unica o quasi spiegazione delle inaccettabili storture di questo magnifico universo. Comunque non perdiamo la fiducia e seguitiamo ad aspettare... purché non si aspetti Godot. L'agghiacciante foto è stata scattata dall'ottimo Giorgio Pattera che ringrazio e saluto.

Ed elli allor, battendosi la zucca:
"Qua giù m’hanno sommerso le lusinghe
ond’ io non ebbi mai la lingua stucca".


(Dante, Inferno, XVIII, 124-126)

Per "disegno intelligente" o, meglio, "progetto intelligente" si intende una teoria sostenuta da alcuni scienziati e filosofi, secondo la quale molti fenomeni della natura, lungi dall'essere il risultato di un'evoluzione casuale, lasciano intravedere il segno di una Mente ideatrice. In effetti, sebbene molti considerino questa teoria completamente priva di valore scientifico, (ma che cos'è la scienza?), non si può negare che l'armonia, l'euritmia, la complessità e la misteriosa perfezione di vari aspetti del cosmo, rivelano un'impronta metafisica.

Tuttavia l'ipotesi del progetto intelligente ci induce a pensare ad un Dio scienziato, non molto dissimile dal Dio architetto dell'Illuminismo. E' un Dio scienziato l'Essere che traccia formule incomprensibili tra gli spazi silenti dell'universo e disegna da per tutto spirali (dalle galassie all'elica del D.N.A.) ed ellissi, senza dimenticare mai di introdurre il numero aureo o qualche altro rapporto numerico.

Che delusione! Dio ci conduce nel suo laboratorio, dove ci mostra, tutto orgoglioso, una lavagna coperta da un reticolo di equazioni, matrici, algoritmi: i laureati in matematica ed in fisica apprezzeranno, anche capendo qualcosa del significato di quell'intrico. Gli altri forse si chiederanno se si tratti di arte informale. Ammiriamo l'intelligenza.(1) Restiamo incantati di fronte alla bellezza (forse un po’ gelida) di forme geometriche, di congegni che funzionano in modo sorprendente, persino di creature radiose, ma non comprendiamo perché tutta questa intelligenza si fermi di fronte alla Terra.

Perché non si manifesta neanche una pallida ombra dell'intelligenza tra i ciandala che infestano il nostro pianeta? Mi chiedo quale relazione, per quanto labilissima e teorica, esista tra l'intelligenza divina e gente come… E' solo un esempio, ma emblematico. No, non è una provocazione: me lo chiedo davvero. Mi domando come si possa concepire una realtà divina in cui alberghino esseri tanto spregevoli. Il Male, pur assurdo ed irrazionale, non depone tanto contro l'esistenza di Dio quanto l'esistenza degli ignavi, degli adulatori, di tutte quei ripugnanti figuri, indegni persino di essere considerati perfidi, malvagi, poiché sono delle nullità. Sono del tutto disprezzabili e possiamo solo immaginare, con Dante, che un giorno saranno sommersi, come i ruffiani, nel loro elemento. Dobbiamo anche immaginare che, dopo alcuni milioni di anni, emergeranno da lì per essere distrutti definitivamente affinché di loro non resti neppure un vago ricordo. Non è spirito vendicativo, ma una necessità etica e soprattutto estetica. Può la creazione, sia pure il suo sotterraneo oscuro e mefitico, essere deturpata, lordata da esseri tanto disgustosi?

Ora, in una sorta di anticipazione che è anche un contrappasso eufemistico in vita, colui vive in..., il paese del cioccolato, adombramento cromatico e materico della bolgia degli adulatori cui è condannato.

(1) In fondo l'armonia del cosmo può essere anche dovuta ad un demiurgo
.

23 gennaio, 2008

I Mormoni ed il D.N.A.

Vorrei riflettere su un aspetto curioso e molto attuale della religione professata dai Mormoni. La Chiesa di Cristo dei Santi degli ultimi giorni è poco nota nelle sua storia e dottrina e soprattutto, a mio parere, si sottovaluta o si ignora del tutto il ruolo che tale congregazione riveste nella paventata edificazione del Nuovo ordine mondiale, insieme con i vertici della Chiesa cattolica e dei Testimoni di Geova. Queste tre chiese, infatti, sebbene apparentemente divise ed anzi in conflitto sul piano teologico e del proselitismo, paiono, invece, perseguire obiettivi comuni (è naturale che mi riferisco solo a pochi "iniziati") che, completamente in contrasto con i valori del Cristianesimo, mirano alla diffusione di un culto luciferino ecumenico, riflesso "spirituale" del governo planetario.

Per delineare i tratti fondamentali del credo dei Mormoni, mi avvalgo di un ampio stralcio di un articolo scritto da Francesco Lamendola ed intitolato Solo, nel bosco coperto di neve, Moroni seppellisce gli annali nefiti su tavole d'oro. Prima, però, di riportare il brano, mi premono alcune precisazioni: in primo luogo credo, come alcuni ricercatori, che l'esperienza di Joseph Smith, il profeta dei Mormoni, sia autentica, ma riconducibile ad un contesto parafisico più che ufologico, ossia penso che veramente a Smith si presentò una creatura non terrestre, ma che si trattò di un essere interdimensionale subdolo e mendace. Nella notte del 21 settembre del 1823 (forse non è un caso che l'evento coincida con l'equinozio di autunno), Smith ebbe la visione dell'angelo Moroni, il quale gli avrebbe parlato di un libro scritto su tavole auree. Quattro anni dopo, il 22 settembre del 1827, secondo Smith, il messaggero celeste gli consegnò le tavole. Con l'aiuto di due cristalli detti urim e thummim, l'analfabeta Smith riuscì a decifrare i testi ed a tradurli. Lo scenario qui delineato possiede alcuni tratti di molti incontri ravvicinati del terzo tipo: qui, però, non mi soffermo su tale aspetto del problema che mi condurrebbe lontano, rimandando a saggi ed articoli che inquadrano in un contesto paraufologico la visione di Smith. L'altra puntualizzazione riguarda l'angelologia: gli angeli biblici non sono creature spirituali. L'immagine che normalmente le persone hanno degli angeli deriva per lo più dalla religione zoroastriana e da tradizioni medievali, non dalla Bibbia. Anche il concetto di Trinità è estraneo all'Antico ed al Nuovo Testamento.

Il contributo del professor Lamendola.

Dal punto di vista storico la dottrina mormone è, a dir poco, sconcertante. Le navigazioni transoceaniche di intere popolazioni, dalla Palestina all'America; l'incarnazione di Cristo in America; il ritrovamento delle tavole incise che Smith avrebbe decifrato (ma da quale lingua?) con l'aiuto delle due pietre "magiche", restituendo poi ogni cosa all'angelo Moroni: tutto questo appare più vicino al genere fantascientifico, meglio ancora, al genere fantasy, che non al genere storico vero e proprio, tali e tante sono le inverosimiglianze e gli anacronismi di cui è costellato.

Ancora più eccentrico è il nucleo teologico della dottrina mormone, di cui in genere poco si parla e poco si conosce. Per essa, l'intera realtà è di natura materiale, anima compresa e Dio compreso; per cui si potrebbe parlare di un materialismo assoluto. Al tempo stesso, tutte le cose evolvono continuamente, compreso Dio, il quale, in origine, era uno spirito disincarnato, poi un essere umano che ha lottato duramente per conseguire la verità, ha avuto moglie e figli, infine è morto per poi resuscitare ed assurgere alla divinità. Si ricorderà, del resto, che l'angelo Moroni era stato, un tempo, un essere umano assolutamente normale: come uomo aveva scritto, con suo padre, il Libro di Mormon e poi, da solo, il Libro di Moroni; come angelo era apparso varie volte a Joseph Smith e, da ultimo - dopo la pubblicazione della traduzione delle tavole dorate - si era ripreso gli annali dissepolti sulla collina di Cumorah. Ora, benché il mormonismo si proclami la vera forma del cristianesimo restaurato, nell'angelologia della Bibbia non esiste un concetto del genere: gli angeli - come pure i demoni - sono tali creati da Dio e non esseri umani trasfigurati. Non vi si parla mai di uomini divenuti angeli, e tanto meno del fatto che Dio non fosse tale dall'eternità, ma che fosse evoluto da una condizione meramente umana. Anche la Trinità è vista dai mormoni in maniera assolutamente originale: non come un unico Dio in tre persone, ma come tre divinità distinte l'una dall'altra.

Tutto questo è già abbastanza stravagante, tanto che si potrebbe definire la religione dei Mormoni come una forma di materialismo evoluzionistico sfociante nel politeismo. Ma non è ancora finita. L'essere umano, per essa, non è stato creato da Dio e dotato di corpo e anima, quale punto culminante della creazione e destinato, dopo la Caduta, ad essere riscattato mediante il sacrificio di Cristo sulla croce; bensì egli esiste in origine come essere spirituale, poi s'incarna per vivere sulla terra, ove è chiamato ad osservare le massime del Vangelo Eterno. Se egli le rifiuta, dopo la morte rimane in una condizione di indeterminatezza; ma se le accoglie, può giungere allo stato di divinità. Inoltre, dopo la morte l'anima riprende comunque il suo corpo e ha la possibilità di convertirsi anche nella sua nuova esistenza; tale conversione post mortem avviene mediante la cosiddetta predicazione celeste. In ogni caso, non esiste l'inferno, ossia non esiste uno stato di eterna ed irreversibile separazione da Dio dovuto a una libera scelta dell'uomo. Va detto, inoltre, che i mormoni sono talmente convinti della possibilità, per l'essere umano, che la vita dopo la morte rimanga ancorata agli affetti terreni, che celebrano due tipi di matrimonio, uno "nel tempo" ed uno "per l'eternità"; intendendo, con quest'ultimo, un legame tra una persona viva ed una defunta. L'origine di questa strana cerimonia sembra risalire alla credenza che una donna non sposata non avrebbe potuto trovare la redenzione; credenza legata agli inizi del mormonismo e strettamente intrecciata con la pratica della poligamia.

Questo curioso guazzabuglio di storia del popolo eletto, teologia evoluzionistica e pratiche di tipo quasi magico culmina nell'attesa della parousia, che fa della chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (non riconosciuta dalle altre chiese cristiane) una religione soteriologica, millenaristica ed apocalittica. Gesù Cristo, infatti - che, in vita, si era spostato sia con Marta e Maria, sia con Maria Maddalena, dando egli stesso l'esempio della poligamia - ritornerà sulla Terra, ovviamente in America, fondando un regno della durata di mille anni con i santi del Vangelo Eterno (santi nel senso di fedeli perfetti), ciascuno dei quali vivrà fino a cento anni. Alla fine del millennio ci sarà la battaglia finale contro le forze del male e Satana verrà sconfitto; dopo di che vi sarà una seconda resurrezione, il Giudizio Finale e il compimento, per i "santi", della loro evoluzione in senso divino.

Bisogna dire, però, che nel corso della loro storia i Mormoni hanno preso almeno un grosso abbaglio e hanno creduto che Cristo fosse già, effettivamente, ritornato per fondare il suo regno in America. Ciò avvenne all'epoca del movimento religioso indiano della Ghost Dance, predicato verso il 1890 dal profeta paiute Wovoka nelle lande desolate del Nevada, dilagato a macchia d'olio fra le tribù del West e conclusosi con il tragico bagno di sangue di Wounded Knee, che pose fine per sempre alle speranze di una resistenza indiana contro i bianchi.

Consuona con il materialismo di questo credo, l’interesse dei Mormoni per la genealogia degli adepti: infatti, per ricostruire l’albero genealogico, viene compiuto un esame del D.N.A. di ciascun seguace. I dati acquisiti vengono poi conservati in un’apposita banca genetica. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti solo di una bizzarria, ma credo che i vertici della Chiesa la cui sede principale si trova a Salt Lake City (Utah), abbiano precorso il Federal Bureau of Investigation nella creazione di una mappatura genetica della popolazione, nel campo di esperimenti sul corredo cromosomico e con fini di schedatura.

Viene in mente il Messia clonato, in realtà Anticristo di alcuni articoli di Bojs. Vengono in mente le sperimentazioni e gli esami di agenzie segrete e di loro amici-nemici sempre in questo ambito, così come l’attenzione per la genetica della setta fondata da Rael, anch’egli, non a caso, legato ad una bislacca concezione di Dio o degli “dèi”.

Penso che influenti personaggi delle varie più importanti chiese mondiali stiano agendo nell’ombra, in assoluta segretezza per scrivere il copione del dramma che verrà portato sulla scena nei prossimi anni. In questa era di globalizzazione, la scena sarà l’intero pianeta.

21 gennaio, 2008

Stella polare

E' sempre e comunque biasimevole contraddirsi? Credo di no. La coerenza assoluta, a mio parere, consuona con rigidità, con chiusura mentale. Fatti salvi alcuni principi, è possibile ed anche auspicabile adattare la propria concezione del mondo, sulla base delle proprie esperienze, letture, intuizioni, incontri, sincronismi. Talora le contraddizioni sono più apparenti che reali, poiché sono approcci da differenti angolazioni allo stesso tema. Chi osserva un oggetto di lato ne coglie alcuni particolari che non scorge chi, invece, lo osserva di fronte e viceversa. Non dimentichiamo: il pensiero è dominato da incongruenze perché la "realtà" è ossimorica. Solo una vieta abitudine ci spinge a credere che la logica aristotelica sia l'unica logica possibile. Ai bambini si insegna che 0 è uguale a 0, che 1 è uguale a 1, ergo 0 è diverso da uno. Sembra una logica stringente, irrefutabile: peccato che, l'universo in quanto è (o esiste) violi la logica aristotelica, poiché il cosmo è essere (1) che, per una ragione ignota e con modalità altrettanto oscure, si genera o promana dal nulla (0). Questo è il senso della celebre domanda di Leibnitz: "Perché l'essere, invece del nulla?"

Il manifesto proviene dal non manifesto, un po' come le particelle si formano dal "vuoto" (si legga nulla) e dopo essersi unite ed annichilite alle antiparticelle, si riformano, secondo "leggi" controintuitive. Un altro ambito in cui la logica aristotelica si rivela fragile è il mondo misterioso, spesso insondabile e sfuggente delle emozioni e dei sentimenti, dove significati contrastanti possono coesistere: mi viene in mente l'emblematica la dolorosa, cruciale coesistenza di odio ed amore in Catullo.

Se la vita ed il reale possiedono questa natura ossimorica, è inevitabile che certe concezioni sfumino e contengano anche delle linee intersecantesi e negazioni di negazioni. Se la contraddizione non è lo scaltro operato di una banderuola, di chi per compiacere i potenti di turno, rinnega tutto quello in cui aveva affermato di credere, è ricchezza: si pensi a quelle opere letterarie e filosofiche in cui discrepanze più o meno evidenti configurano sensi molteplici e possibili, stimolando l'esercizio ermeneutico degli esegeti, ma soprattutto le domande dei lettori.

Se la Commedia dantesca poggiasse su una monolitica congruenza di tutte le parti e di tutti i valori, la sua sublime bellezza ne risulterebbe offuscata. Non sono le ombre a dare volume alle cose? Da antitesi ed ossimori sovente emana l’incanto della poesia. Un’espressione apparentemente irrazionale cattura la nostra attenzione e ci invita a soffermarci sulla sua essenza paradossale, per scoprirne il segreto. Non è il buio della notte il velluto su cui scintillano i diamanti delle stelle? Non è la follia ad illuminare, anche solo per un istante, le tenebre del non-senso? Solo un folle può intuire la follia della storia e della natura, mentre soltanto chi propugna la superiorità del lògos raziocinante, del metodo "scientifico" perfetto ed assoluto, può considerare ogni contraddizione intollerabile, come una venatura su un'algida statua neoclassica.

La contraddizione è l'essenza del reale, altrimenti il reale non sarebbe: spesso per tentare di spiegarlo, in violazione del principio metodologico conosciuto come rasoio di Ockham, siamo costretti a moltiplicare enti, ipotesi, speculazioni in un labirinto simile a quello descritto da Borges. Infine siamo mutevoli, anche incostanti, sballottati dai marosi degli eventi, talvolta cambiamo idea o non sappiamo più che pensare, anzi se sia necessario pensare. Oggi siamo qui ed è così? Domani? Tuttavia, come il nocchiero che, disperso nell'oceano, cerca la terra, cambia rotta col timone, comanda di ammainare le vele o di spiegarle, segue gli albatri, non sapendo dove dirigere la prua, possiamo pur sempre osservare la Stella polare.

20 gennaio, 2008

Dalla "democrazia" alla demoncrazia

E’ indubbio che gli ultimi baluardi del governo "democratico" stanno per essere distrutti in tutto il mondo: il pretesto della "sicurezza" e della lotta contro minacce esterne sono e saranno gli argomenti precipui addotti per convincere gli ultimi renitenti che le costituzioni "democratiche" devono essere sospese sine die o sostituite da altre carte in cui saranno contemplati solo doveri per gli ex cittadini.

E' naturale che la "democrazia" è solo un'illusione (sorvolo qui sulle critiche più che condivisibili che si possono muovere a tale forma di governo). Uno dei problemi è il seguente: in uno stato democratico la legge, strumento coercitivo, è stabilita, applicata ed interpretata da élites corrotte e malvagie. La legge è un'arma potentissima per l'oligarchia, mentre è perfettamente inutile per il comune cittadino. E' come un ordigno nucleare usato contro una tribù armata solo di fionde. Ammettiamolo: "stato democratico" è un ossimoro. Lo stato, in quanto entità personale-impersonale, incarnazione del potere, non può essere nemmeno vagamente democratico.

La "democrazia" rappresentativa è, inoltre, una mera finzione: i rappresentanti del popolo rappresentano solo sé stessi e chi li finanzia, sostiene e... ricatta. Forse un modello assembleare, fatta la tara di tutte le tare ed i difetti degli individui, potrebbe offrire una maggiore libertà, ma pare che sia una forma, nel mondo attuale centralizzato, del tutto irrealizzabile. La centralizzazione del potere, infatti, frustra qualsiasi tentativo di esprimersi e di agire in modo autonomo. Il potere è poi rafforzato e difeso da mezzi polizieschi: forze dell'ordine, esercito, guardie repubblicane, servizi... sono i poderosi pilastri del sistema.

Questo potere si esteriorizza in costruzioni che sono esse stesse simbolo ed immagine della sua forza astratta ma tangibile: tetre carceri, monumentali palazzi dei ministeri, grigie caserme, sterminate basi militari... Ci si chiede come sia possibile preservare talvolta una libertà di critica in uno stato-prigione.

Il problema della centralizzazione è centrale: ci si trova di fronte ad istituzioni gerarchizzate tutte dipendenti da un unico punto decisionale, nell'ambito di un sistema kafkiano, in cui la giustizia e la burocrazia sono tanto più stritolanti ed inique quanto più sono invisibili, sfuggenti. E' ovvio che tale sistema non può essere disgregato dall'interno perché, pur agendo in alcune istituzioni, persone oneste e degnissime, esse sono una sparuta minoranza per di più incastrata in un ingranaggio di leggi draconiane, vincoli, pastoie, controlli incrociati eseguiti da uomini del sistema infiltrati ad ogni livello ed attaccati ai loro interessi di casta come ostriche allo scoglio.

Anche le elezioni sono soltanto un altro inganno: da un lato gli eletti pochissimo o punto sono legati agli elettori ed alle loro istanze e rivendicazioni, dall'altro i vari sistemi elettorali sono congegnati in un modo così macchinoso ed assurdo (si pensi soprattutto a quello in vigore negli Stati Uniti) che un candidato che ha ottenuto meno suffragi di un altro, risulta spesso vincitore della competizione.

A questo punto quali risoluzioni si prospettano? Risolvere lo stato nell'amministrazione, in una serie di organismi decentrati potrebbe giovare, ma questo progetto cozza con il sempre più accentuato monopolio del potere per opera di chi domina politica, economia, "educazione", "informazione". Lo stato moderno, nato come monopolio della violenza e della fiscalità, trova oggi nelle costituzioni più o meno democratiche una legittimazione del suo strapotere, in nome del popolo, come se si dicesse vox populi, vox rei publicae (la voce del popolo, la voce dello stato). In quei casi in cui, invece, le carte costituzionali potrebbero costituire un ostacolo alla dominazione del ceto oligarchico, plutocratico, demoncratico, esse vengono snaturate, stravolte, negate con una pletora di leggi, norme, decreti palesemente incostituzionali, simili a roveti intricatissimi che crescono a dismisura fino a soffocare un fiore di campo.

Solo in un mondo senza gendarmi, soldati, giudici, esattori, pennivendoli, scienziati asserviti ai militari... potrà sbocciare la luce della vera libertà. E' un'utopia che non affidiamo certo all’umanità, ma forse ad una legge che vede spegnersi, dopo miliardi di anni, anche le stelle più brillanti per trasformarsi, alla fine, in buchi neri. E' molto probabile che la "democrazia" sia destinata ad agonizzare ed a defungere, ma, come ci ammonisce Aldous Huxley, "può darsi che le forze opposte alla nostra libertà siano troppo possenti, ma è pur sempre nostro dovere fare il possibile per resistere".

19 gennaio, 2008

Buio (articolo di T.B.)

Incombe già il silenzio della notte, popolato di rumori rarefatti e, se pur conosciuti, diversi alla percezione, poiché nell'oscurità la percezione è alterata.

Ombre reali e luci artificiali, un connubio non sempre felice. Meglio un'oscurità genuina o una luce falsa? Ai bambini, nel tentativo quasi sempre vano di placare le ancestrali paure del buio che li affliggono, si dice che "nella stanza buia ci sono le stesse cose di quando è illuminata": è una bugia ed i genitori, i nonni, gli zii onesti che la pronunciano, sanno esattamente che così non è.


Nel buio ci sono tutte le paure dei nostri antenati, fino alla preistoria; ci sono gli incubi in agguato che attendono subdolamente che la candela si smorzi per ritornare dal passato o generarsi nell'immediato, c'è la spaventosa rivelazione di tutto quello che nascondiamo anche e soprattutto a noi stessi.

Ma, per coloro che hanno superato il confine tra conscio ed inconscio e possono spalancare gli occhi nel buio senza timore, la luce artificiale è falsa e non illumina: ridisegna le cose, altera il senso della realtà, rende tristi.

Così i rumori, che nel buio sono sonori anche se lievi, significativi anche se anonimi; prendono un'altra direzione nel loro percorso fisiologico orecchio-cervello: deviano verso il cuore e lo fanno palpitare, come per un'emozione sconosciuta.

Il buio della notte ed il silenzio popolato di sussurri: attendo la sera per ritrovarli, ma sono profondi e inquietanti, se non ho il conforto della tua voce.

18 gennaio, 2008

Avalon

Come può essere evocativa una semplice parola! Avalon, isola magica, leggendario luogo dei frutti, dove cresce il guado, la pianta le cui foglie glauche sono simili a vene azzurrognole sulla pelle bianca della sabbia. Intorno il mare azzurro si confonde con la verde brughiera.

Plaga di leggende arturiane, di fate, di incantesimi, il fascino di Avalon, però, non promana tanto da quell'alone mitico di saghe celtiche poi cristianizzate, quanto dal suono della parola, liquido come i fiumi di Albione, sinuoso a somiglianza, dei colli d'Irlanda, liscio come l'immota superficie dei laghi, avvolgente a guisa del cielo.

Suono e senso si compenetrano, si fondono, ma il primo prevale: suggerisce, senza definire, evoca, senza spiegare. A volte siamo troppo legati al significato; desideriamo comprendere (letteralmente prendere insieme, quindi afferrare, in una bramosia di possesso), capire, ossia catturare. Dovremmo talvolta essere più inclini ad ascoltare suoni, vibrazioni, ritmi. Se ascoltiamo il vento sussurrare tra le fronde degli alberi, il ruscello col suo bisbiglio cristallino, il cupo gemito degli Strigidi... ci chiediamo forse che cosa significhino? Sono palpiti, fremiti, fruscii, sillabe tanto più espressive in quanto prive di un contenuto. Sono moti, ondulazioni dell'oceano immenso in cui si manifesta l'Essere.

Solo se ascolteremo queste note, dimenticando per un istante il senso (il senso si cela nel silenzio del non detto), dopo aver cancellato il mondo, forse potremo vedere oltre l'infinito, potremo trascendere noi stessi, oltrepassare la "realtà".

17 gennaio, 2008

Fine dell'infinito

Preciso che nel presente testo ho trascurato molte sfaccettature del tema, perché il discorso sarebbe diventato troppo lungo.

Un concetto complessivamente estraneo alla mentalità degli antichi Greci, quello di infinito, si è introdotto nella cultura occidentale, attraverso la testa di ponte della geometria euclidea. E' controverso se Euclide considerasse il punto come qualcosa di inesteso o di esteso. Tuttavia, sebbene i Pitagorici ritenessero il punto come un granulo, piccolissimo ma non privo di dimensioni, la concezione del punto inesteso ebbe il sopravvento, trascinando dietro di sé l'idea di infinito, estranea al pensiero sia degli Eleati sia di Aristotele. Zenone, con i celebri paradossi di Achille che non raggiunge la tartaruga e della freccia che non colpisce il bersaglio, intese dimostrare come sia inconcepibile ed assurda l'idea di infinito. Gli stessi atomisti, pur postulando uno spazio illimitato in cui si muovono gli atomi, ritengono i primordia rerum non infinitamente indivisibili.

Senza addentrarci in questioni complesse, inerenti all'aritmetica, vorrei solo accennare al significato ed alle conseguenze dell'introduzione del concetto di infinito. E' singolare che, sin dalla scuola primaria, si insegni ai piccoli allievi che il punto è privo di dimensioni, che in una retta esistono infiniti punti, che una figura geometrica è senza spessore... Idee astratte, che richiedono grande capacità di astrazione, sono insinuate in menti abituate a confrontarsi con esperienze concrete o con emozioni, sensazioni e percezioni non traducibili in modelli teorici.

Questo esprit de geometrie, prescindendo dagli aspetti speculativi, non consuona forse con una deriva razionalistica e mentalistica della cultura? Si è che dell'infinito e della non-dimensione non abbiamo alcuna esperienza. Da un lato è molto difficile immaginare, ad esempio, un cosmo finito, ma è altrettanto arduo immaginare qualcosa di infinito, ancora più ostico è pensare un infinito composto da enti non dimensionali, come una retta che si allunga nello spazio. Certamente si tratta di due ambiti distinti: quello mentale della geometria e della aritmetica, quello empirico (o quasi) della vita e dell’universo.

Nella vita la parola "infinito" può assumere solo un valore metaforico ed iperbolico (un'infinita nostalgia); un po' aggettivo, un po' sostantivo, tale vocabolo si situa nella tensione inesausta ma sempre frustrata del linguaggio di andare oltre sé stesso, di colmare la distanza (infinita?) tra la profonda e sfuggente interiorità semantica e l'esteriorizzazione linguistica, sempre povera, limitata, destinata al naufragio del fraintendimento.

La cosmologia, nel momento in cui accoglie al suo interno principi astratti, tende a sfociare in incongruenze, come nel caso della relatività di Einstein che giustappone, senza armonizzarli, elementi geometrici ed elementi fisico-cosmologici.

Il dogma moderno e contemporaneo dell'infinito preclude, a mio parere, una reale comprensione della Weltanschauung antica (il pragmatismo dei Romani rifugge da tali concettualizzazioni estreme e cerebrali, molto più del pensiero greco spesso incline all'astrazione) cui si attribuisce una forma mentis estranea ad un taglio speculativo per cui “infinito” è sinonimo di incompiutezza, imperfezione.

Non solo, tale dogma sospinge gli intelletti verso intellettualismi che, se da un lato, possono disvelare gli spazi immateriali di elucubrazioni sublimi, dall'altro mortifica l'Erlebnis, il vissuto che aborre dalle algide costruzioni mentali. Mi chiedo se tale intellettualismo non coincida con un atteggiamento scientista che guarda con degnazione a tutte quelle manifestazioni culturali ed esperienziali lontane dal lògos raziocinante. Sono espressioni che valorizzano la soggettività, la riflessione metafisica, l'inesprimibile della memoria e del sentimento, l'arte più introspettiva, la dimensione sacrale del pensiero antico, la mitopoiesi, espressioni insofferenti di deduzioni logiche, di rapporti numerici, di algoritmi, di equazioni, di matrici... non a caso reputate prive di qualsiasi valore dai neopositivisti e dai loro arroganti epigoni.

Noto quindi qualcosa di ideologico nell’assolutizzazione del pensiero logico. La logica tende ad avvolgersi in irresolubili contraddizioni e forse è per questo che quasi tutti i logici impazzirono. Anche il punto senza dimensioni appartiene ad una mentalità logico-geometrica tutta basata su costruzioni mentali che tali dovrebbero rimanere.

In verità, che si prenda il punto come ente geometrico esteso o di inesteso, in ambedue i casi si sfocia in paradossi spaziali (si veda Zenone) e temporali. Il tempo, costituito da attimi senza estensione, puntiformi, genera comunque un flusso, una linea che sembra dipanarsi, articolando un ulteriore divario rispetto all'antinomia spaziale.

Non sarà forse da rivedere il concetto (dogma?) dell'unione relativistica di spazio-tempo? Qui, però, mi fermo, perché il tempo è un altro enigma su cui, almeno per ora, è meglio restare in silenzio come la Sfinge di fronte al numinoso mistero del firmamento notturno.

16 gennaio, 2008

Tu puoi?

Tu puoi? Puoi tutto o quasi, come alcuni vogliono che noi crediamo? Dall'antropocentrismo, per molti versi, tipico, tra luci ed ombre, della cultura occidentale (L'uomo è la misura di tutte le cose, Homo sum: nihil humanum a me alienum puto, In interiore homine habitat veritas...) ci si spinge sino all'antropocrazia, il potere assoluto dell'uomo. Quale uomo? Possono gli uomini ilici elevarsi oltre la loro crassa materialità?

Non siamo tutti uguali. Intendiamoci: è solo un'altra illusione, quella di poter decidere in toto il nostro futuro e non perché, in linea teorica, non abbiamo le risorse, ma poiché i canali sono ostruiti ed i "sentieri sono interrotti". Inoltre chi vuole convincerci che siamo divini dimentica che uomini tanto “divini”, nella storia, hanno quasi sempre distrutto, ucciso e deturpato o hanno trascorso il tempo tra crapule. In che modo, oggi, l'umanità, col suo fardello di errori, potrebbe cambiare radicalmente? Qualche cambiamento è possibile, ma quanto tempo occorre? Per una persona che si sveglia dal letargo, quanti sono quelli che precipitano nel sonno!

Siamo divini? Una pietra focaia forse è in noi, ma chi o che cosa la sfregheranno di modo che ne scaturisca una favilla? Non sarà l'uomo a risolvere i problemi dell'umanità, non da solo. Ecco perché guardo con circospezione chi promette miracoli umani, chi afferma che siamo onnipotenti e creatori. La nostra potenza è incosciente, inconsapevole, siamo creatori maldestri. Prometeo, per la sua hybris, fu punito da Zeus. Evitiamo la tracotanza, umana troppo umana. Non ascoltiamo chi ci garantisce successo, denaro, felicità, con qualche formula, con un po' di visualizzazione e di pensiero positivo.

E' uno snaturamento della vera gnosi, un mercimonio della Tradizione, non a caso dilagato negli Stati Uniti, la nazione (un tempo) delle opportunities e dell'individualismo più becero, dove anche i valori più sublimi e spirituali sono, prima o dopo, mercificati. Sì, mi riferisco a Spirit, con la sua "filosofia" U.S.A. e getta.

Il Vangelo di Giuda Tommaso che, pur non essendo un testo gnostico, nella comune accezione, è un libretto con un substrato esoterico, addita la via dell'autoconoscenza e della conoscenza, ma sottolineando altresì in maniera incisiva i limiti dell'uomo più che le sue potenzialità. Anzi il Messia, con amarezza contenuta, ma vibrante constata che l'uomo non è in grado di vedere oltre le parvenze, di capire: I suoi discepoli gli dissero: "Quando riposeranno i morti e quando verrà il nuovo mondo?" Lui disse loro: "Quello che aspettate è venuto, ma non lo sapete."
Cercate e troverete. Nel passato, comunque, non vi ho rivelato le cose che allora mi chiedeste. Ora vorrei dirvele, ma voi non le chiedete più."


E' proprio così: manca una sincronia, manca una sintonia tra chi parla e chi ascolta. Arriviamo sempre troppo presto o troppo tardi.

L'ego è un giogo. Il rischio è quello di compiacere l'io e di illuderlo che possa agire in totale libertà, mentre le costrizioni sovente lo rafforzano. E' come se percorressimo una strada: possiamo scegliere se camminare a destra, a sinistra o al centro della carreggiata, ma il percorso è quello e non ne esistono altri, almeno in questa dimensione. Fatalismo? Forse, ma il fatalismo bilancia un orgoglio eccessivo che può degenerare in un delirio di onnipotenza.

D'altronde, sebbene in contrasto con quanto realmente accade, il modello antropocentrico è propugnato dalla sinarchia: si prospetta il migliore dei mondi possibili con al centro un uomo-prigioniero cui, però, è promesso di diventare protagonista della sua vita, grazie ad una tecnologia avveniristica ma diabolica che gli consentirà di ampliare ed ingagliardire la sua mente, le percezioni, la memoria, addirittura di acquisire un'altra identità (clonata?). La distruzione dell'ultimo residuo di umanità è presentata come esaltazione dell'io. E' un "ideale" tipicamente satanico che pone l'uomo al di sopra di tutto, dell'Essere stesso, in realtà degradandolo a Titano furente, ad "eroe" disperato nella sua blasfema follia, come il Capaneo dantesco. La vera grandezza è ignota. La debolezza contiene la vera forza.

Tu puoi, dunque? Non sempre, per fortuna.

15 gennaio, 2008

Programma U.S.A.C. del periodo gennaio-marzo

Leggi qui il programma dell'U.S.A.C. relativo al periodo gennaio-marzo 2008.

14 gennaio, 2008

Intrusione

Libertà va cercando ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta (Dante, Purgatorio, I, vv. 71-72)

Si diffondono viepiù i sistemi per controllare le persone. "Controllo"... già il suono aspro, spigoloso di questa parola suscita gelidi brividi lungo la schiena.

Tuttavia il sistema diabolico, non pago di esercitare la sua soffocante vigilanza sugli uomini con telecamere, banche dati, metodi per il tracciamento, satelliti..., ora mira a penetrare nel tempio della coscienza per profanarlo. Alcuni pazzoidi ricercatori statunitensi di Pittsburgh, all'interno della Carnegie Mellon University, tramite sofisticati sistemi informatici hanno escogitato il modo per distinguere i pensieri associati ad immagini. In futuro questi scienziati mentecatti contano di identificare anche i contenuti abbinati a parole ed ad enunciati. Secondo questi loschi figuri, la macchina per la lettura del pensiero potrà gettare nuova luce su malattie come l'autismo e, in campo giudiziario, dovrebbe permettere la costruzione di apparati in grado di sostituire il poligrafo.

Inutile ricordare quanto tali ricerche consuonino con la mostruosa invasione nella sfera della libertà umana, un'invasione voluta ed attuata dal sistema per ridurre i cittadini in automi, in protesi bioniche di un Golem centrale. Dietro i soliti, ridicoli pretesti (la diagnosi della patologie, la sicurezza, la prevenzione dei reati... è imminente la creazione della psicopolizia), si cela lo scopo di espugnare la roccaforte dell'io per dirigerne la volontà, per spiare pensieri reconditi ed intimi.

E' un'intrusione inammissibile, dettata dalla smania di dominare tutto. Lo scenario descritto da Philip K. Dick, il visionario autore che, nel racconto Rapporto di minoranza, immaginò un metodo per prevenire il crimine basato sui poteri psichici di alcuni sensitivi in grado di prevedere il futuro, sta diventando reale.

Già, attraverso strumenti elettromagnetici ed elettronici (impianti) non solo le azioni di alcune persone sono eterodirette (esiste una vasta letteratura in proposito), ma pare che addirittura la loro attività onirica subisca l'influsso di intrusi. E' uno scenario sinistro: abbiamo sempre pensato che i sogni fossero l'espressione di un mondo interiore personale, fosse tenebroso e spaventevole, il regno di creature terrifiche, personificazioni dei nostri peggiori istinti o il cielo in cui scintillano gli astri più splendenti delle nostre aspirazioni ed ecco che questo santuario è invaso da orde di barbari.

La responsabilità di quello che sta avvenendo ed accadrà è nostra. Non abbiamo levato la nostra voce quando la libertà era conculcata in nome della "sicurezza" e della difesa della democrazia. Non abbiamo pronunciato un j'accuse, allorché ci veniva consigliato di tacere, di autocensurarci, di non proclamare la scomoda verità. “Troncare, sopire, sopire, troncare”: abbiamo seguito il mellifluo suggerimento del conte zio del consiglio segreto, di qualche boriosa, potente nullità. (I potenti sono quasi sempre nullità). Cedimento dopo cedimento, siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Tuttavia questi miserabili che intendono soggiogare l'uomo libero, credono, nel loro povero biologismo, che tutto dipenda dal cervello.


Non è così: oltre il cervello si estende lo spazio della mente, oltre quello della coscienza, oltre ancora sconfinata si slarga la regione dell'anima. Più in là lo spirito...

Non tutto è energia. Non tutto. Certe dimensioni sono e saranno sempre precluse ai sacrileghi. Il sancta sanctorum è e resterà inviolabile.

13 gennaio, 2008

Adamski e Meier rivisitati

Nel maggio 2007, l'ufologo Christian Macé fotografò un oggetto volante non identificato nella Francia settentrionale, per la precisione a Campaign Hesdin presso Calais. Erano le 11:30 e l'U.F.O. si dirigeva verso sud molto velocemente in un cielo lattiginoso (tipico colore correlato alle irrorazioni chimiche). Secondo Macé, l'ordigno immortalato sarebbe assimilabile agli oggetti adamskiani, definiti convenzionalmente "campane". Sono dischi dalla forma piuttosto "antiquata" con tre congegni simili a pulegge nella parte sottostante e con un abitacolo sormontato da una calotta.

Recentemente tale Kelvin Balbery ha fotografato in Cornovaglia un U.F.O che ricorda le astronavi di Billy Meier, dalle linee filanti ed angolose.

"Kelvin Barbery, un gestore di servizi per le scuole, ha scattato la foto del misterioso oggetto da un percorso costiero tra Swanpool e Maenporth, vicino a Falmouth.

L'uomo ha rivelato che non ha visto l'UFO al momento dello scatto dell'immagine.


Tuttavia, una volta scaricate le immagini della macchina fotografica digitale sul suo computer, si è stupito nel trovare un oggetto apparentemente metallico, discoidale, in una delle foto.

"C'era un paio di petroliere nella baia - racconta Kelvin - e ho pensato di scattare alcune foto. Non vi era nulla in vista e certamente non per colpa della fotocamera, è apparso questo oggetto che nel momento dello scatto non ho assolutamente visto"...

Nick Pope, ex funzionario del Ministero della Difesa, ha analizzato la fotografia, notando che: "L'oggetto appare strutturato, simmetrico e metallico. Questa persona ha colto qualcosa di molto interessante".

Sembra di essere in presenza di una sorta di revival di U.F.O. classici: anche chi scrive avvistò un ricognitore adamskiano. Ci si deve chiedere se questi velivoli appartengano veramente a civiltà extraterrestri, se quindi qualche affermazione dei due celebri e controversi contattisti possa essere considerata credibile, alla luce della somiglianza tra le astronavi da loro descritte e quelle talora scorte da testimoni a distanza di anni ed in vari paesi del mondo. Non escluderei che le esperienze di Adamski e di Meier contengano qualche informazione credibile, sebbene mescolata a distorsioni, esagerazioni e leggende.

Ho anche pensato che alcuni degli oggetti avvistati in questi ultimi tempi potrebbero essere ologrammi: la tecnologia olografica è oggi a tal punto sofisticata che fenomeni reali e costruzioni olografiche sono indistinguibili. Non credo, invece, che gli U.F.O. in esame siano terrestri, laddove le astronavi triangolari non di rado viste e fotografate in concomitanza con le operazioni clandestine di irrorazione chimico-biologica, sembra appartengano all'aviazione del diabolico governo occulto. Ricordo un giorno in cui, mentre decine di tankers aravano il cielo, creando solchi chimici, alcune sfere intersecarono gli aerei della morte, con moti repentini e traiettorie zigzaganti. All'improvviso comparve una gigantesca astronave triangolare che, scendendo molto lentamente, parve venire in ausilio degli aeroplani della morte. Libratosi per qualche istante, l'ordigno scese poi sino a scomparire dietro il promontorio.

In ogni caso tra "scie che, in pochi minuti, si trasformano in poderose, enormi, estese formazioni dall'aspetto di artigli protesi ad afferrare e dilaniare l'azzurro" (T.B.), strani piatti lanciati da discoboli cosmici, il cielo è oggi una scena inquietante, carica di oscuri presagi.


Fonti:

Segni dal cielo
Veritas 2012

U.F.O. digest

11 gennaio, 2008

La normalizzazione degli eretici come strumento di dominio ideologico: il caso di Dante Alighieri

E’ recentemente stato pubblicato un saggio intitolato Sotto il velame. Dante fra universalità esoterica ed universalismo politico. Leggiamone la presentazione per poi riflettere su alcuni aspetti relativi alla funzione ideologica della “cultura” di regime.


“Dalle prime intuizioni di Ugo Foscolo ai fondamentali studi di Gabriele Rossetti, da Giovanni Pascoli a René Guénon, la problematica dell'ermeneutica dantesca è stata interpretata in termini iniziatici ed esoterici e in una prospettiva intellettuale più elevata, nonostante l'ostracismo della critica dantesca ufficiale. Il Collegio Mediolanum del Rito Simbolico Italiano, che ha curato la presente pubblicazione, ha voluto andare ancora una volta controcorrente e porre al centro dell'attenzione le opere degli autori menzionati, nell'intento di dare un contributo teso a rilanciare gli studi sui significati più profondi dell'opera dantesca, come si evince dai saggi di Piero Vitellaro Zuccarello e Luigi Della Santa. La questione della censura delle opere concernenti l'esoterismo di Dante si intreccia con la prolungata rimozione dal panorama culturale italiano della questione delle fonti islamiche della Divina Commedia, che ancora in certa misura persiste. Tale questione fu affrontata per la prima volta in modo magistrale da Asin Palacios e recentemente dall'italianista Maria Corti. In Italia una tale rimozione è durata più a lungo che in altri paesi, a causa di un becero nazionalismo e di un malinteso senso della "cattolicità" di Dante. Anche in tale campo si è voluto cercare di dare un contributo di conoscenza con gli interventi di Angelo Iacovella e Alessandro Grossato. Nel saggio di Grossato sono state anche esaminate le concezioni politiche universalistiche di Dante, poggianti sull'idea da lui propugnata di un impero universale spiritualmente legittimato, concezioni che si riscontrano sia nel ghibellinismo occidentale sia nell'Islam. Infine, Marco Vannini ha fornito un raffronto fra le prospettive di Dante e quelle del grande metafisico tedesco Meister Eckhart".

E' questa la recensione di un saggio che rivaluta l'approccio eterodosso alla Commedia. Credo che soffermarsi sull''ostracismo" che colpisce tutti gli esegeti non allineati ci dia l'opportunità per riflettere sulla dittatura "culturale" esercitata da potentati accademici, una tirannia che fa da pendant a quella politica che conculca la libertà di pensiero in questi tempi di ferro.

Ammettiamo pure, per assurdo, che "il poema sacro" sia una sorta di enciclopedia del cattolicesimo, come insegnano nei licei e nelle università, con qualche rarissima e commendevole eccezione. E' intollerabile, però, che Eco, Cardini e cariatidi simili deridano chiunque tenti di proporre, pur tra molte cautele, una lettura non convenzionale del capolavoro dantesco o di altre testimonianze culturali. Recentemente Cardini, in un suo anodino e frettoloso articolo sul Graal, ha creduto di ricondurre una tradizione tanto stratificata e densa di valori all'ortodossia essoterica, dove per ortodossia non saprei neanche che cosa si potrebbe intendere. Ortodossia rispetto a che cosa? E' forse l'ortodossia quel centone di dogmi, credenze, prescrizioni, interpretazioni... spesso in palese contraddizione tra loro agglutinatisi attorno al simbolo niceno? Il concetto comunque labile di ortodossia cambia con il tempo e con lo spazio: ma menti limitate come quelle di Cardini non possono comprendere certe sottigliezze.

L'atteggiamento di Cardini è simile allo stupro perpetrato da Benigni ai danni della Commedia, tanto più grave perché compiuto da un intellettuale. Passi, infatti, che il guitto toscano profani il sublime testo dantesco con le sue grullerie e con le sue piatte chiose, rispetto alle quali i discorsi da bar sono (non è un'iperbole) dottissime dissertazioni.

E', invece, scandaloso che Cardini si permetta di liquidare con molti luoghi comuni e con qualche frase ad effetto la questione del Graal, simbolo ricco di risonanze. Certamente è un'operazione ideologica, ossia il solito tentativo maldestro e sfacciato di normalizzare manifestazioni culturali insofferenti di semplicistici schemi esegetici, per ricondurle nell'alveo del cattolicesimo imperante. Tutto ciò consuona anche con un'assoluta incapacità della stragrande maggioranza degli interpreti di cogliere i significati simbolici e gli echi esoterici delle opere letterarie ed artistiche.

E' ottusità ed anche autocensura: non affermo che ricordare il criptotemplarismo e l'esoterismo di Dante sia come denunciare le scie chimiche, ma poco ci manca. Orde di barbari esegeti, con tanto di credenziali accademiche, sono pronti ad assaltare l'incauto. Celestino V era legato ai Templari. E' assodato. Celestino V non è colui che "per viltade fece il gran rifiuto". E'assodato. L'Alighieri era vicino agli ideali del Templarismo (Si veda anche La lupa del Purgatorio). Eppure chi ricorda l'eccentricità del "Ghibellin fuggiasco" rispetto all'"ortodossia", è subito considerato un blasfemo e denunciato al Tribunale della Santa Inquisizione.

10 gennaio, 2008

Campi morfogenetici: la causa formale di Aristotele sotto una nuova denominazione?

Il fisiologo britannico Rupert Sheldrake ritiene che i sistemi siano regolati non solo dalle "leggi" conosciute dalla scienza, ma anche da campi da lui definiti morfogenetici, introducendo la nozione di causazione strutturale o formativa. In base alla sua teoria, quando emersero per la prima volta, le molecole di proteine avrebbero potuto ordinarsi in un numero qualsiasi di modelli strutturali: non esistono, infatti, leggi conosciute che implichino la produzione di una sola di queste forme. Tuttavia quando un numero bastevole di molecole assume una determinata configurazione, tutte le molecole successive, anche in tempi e spazi diversi, acquisiscono la medesima forma. Una volta in cui una molecola si organizza in un pattern, esso sembra influire sui patterns simili.

Inoltre questi campi emersero come novità creative della natura, ma in seguito diventarono abitiduni cosmiche in grado di agire su elementi inanimati ed animati. Questo spiegherebbe la cristallizzazione sincronica di molecole complesse, l'apprendimento simultaneo o quasi di nuovi percorsi in un labirinto per opera delle cavie, ma anche la coniazione di nuovi termini, l'apprendimento di tecniche (si consideri il caso della centesima scimmia). La teoria di Sheldrake suppone che, se l'individuo di una specie impara un nuovo comportamento, il campo morfogenetico cambia, mentre la risonanza morfica, con una sorta di vibrazione, si trasmette all'intera specie. Lo scienziato distingue anche tra causazione morfogenetica e causazione energetica: la prima è un arké che si concreta attraverso un substrato di materia-energia. Secondo la ricercatrice Maria Caterina Feole, poiché la vita è coscienza e tutto è collegato, applicando le idee della Sheldrake allo sviluppo degli stati di coscienza, si può arguire che anche tali stati siano connessi ai campi morfogenetici. In tale contesto, le cosiddette forme-pensiero sarebbero in grado di fungere da calamita verso altre forme-pensiero simili, attirando persone con caratteristiche analoghe.

L'elaborazione concettuale concisamente presentata mostra degli addentellati con la filosofia aristotelica, in ordine a quelle che lo Stagirita definì causa formale (campo morfogenetico) e causa materiale: la prima è, infatti, il modello, il principio generatore, la legge di una cosa; la seconda è la materia. Anzi pare proprio che, mutatis mutandis, Sheldrake rivisiti i concetti aristotelici passibili di stabilire un collegamento tra un quid immateriale e la sfera energetica. Anche l'espressione “campo morfogenetico” richiama il pensiero del "maestro di color che sanno": il vocabolo greco "morphé" vale "forma", intesa in tutta la sua gamma di possibili significati, anche piuttosto difficili da concettualizzare. Il nesso tra campo morfogenetico e campo energetico ricalca il sinolo aristotelico, unione di elemento formale e materiale. Ancora una volta Nil novi sub sole.

E’ comunque significativo che varie ricerche di frontiera tendano, in questi ultimi decenni, a convergere verso acquisizioni risalenti all’antichità.

Fonti:

Enciclopedia di filosofia, Milano, 2002, s.v. Aristotele e causa
M. C. Feloe, Dalla fisica dei quanti alla realtà, Macerata, 2007
R. Sheldrake, A new science of life, 1981

08 gennaio, 2008

Tranche de "vie"

Solo osservare: basta solo osservare. Non occorre formulare giudizi: è una constatazione. Il mondo è ormai marcescente, le élites politiche, economiche, religiose, sebbene sempre meno credibili per le loro sfacciate bugie, hanno sempre più credito presso la gentucola stolta ed ignorante (la stragrande maggioranza della popolazione) che, nonostante la sua tanto dichiarata disaffezione per la politica, corre ad affollare le cabine delle primarie o i comizi di qualche cialtrone.

I maggiorenti "sono intrisi da questo marciume e se ne servono, se ne nutrono ed alimentano i loro poteri e la loro depravazione. Devono sparire e sentono avvicinarsi la fine del loro tempo: così aumentano le loro prevaricazioni, diffondono sempre più insistentemente le loro menzogne, con il megafono dei media e le paillettes dello spettacolo. Ingannano con le presunte scoperte scientifiche ed illudono le popolazioni disperate con il buonismo becero e falso" (T.B.).

Tra l'altro sono noiosi e pedestri, ma non meno dei cittadini-sudditi che si meritano questa scandalosa classe di reggitori. Questi omiciattoli se li meritano perché sono di una stupidità infinita, sempre pronti ad ascoltare le fandonie di pseudo-esperti, pseudo-scienziati e pseudo-economisti, mentre digrignano i denti e berciano contro chi mostra loro un brandello di verità. Che cosa volete ancora per "credere" alle scie chimiche? Che un aereo vi faccia lo scalpo volando a bassissima quota? Che vi stacchi la zucca vuota dal collo con un'ala? Che pretendete ancora per capire che le banche vi derubano? Credete forse che siano istituzioni caritatevoli? Che volete per capire che la situazione internazionale, salvo qualche miracolo, è destinata ad implodere? Carestia, guerra e peste potrebbero non essere solo i tre flagelli all'interno dei Promessi sposi.

Non siete neppure come gli increduli che reclamavano dal Messia segni e prodigi: essi, di fronte ai portenti, avrebbero creduto. Voi chiudete gli occhi, turate le orecchie, girate la testa dall'altra parte. Voi non volete né vedere né ascoltare né comprendere. Sono del tutto inutili avvisaglie, segni, indizi, avvertimenti, scricchiolii... Rincitrullitevi con i vostri penosi spettacoli televisivi, saziatevi delle corbellerie ammannite dai pennivendoli, lanciatevi pure nelle vostre scorribande con veicoli potentissimi, crogiolatevi nella mota dei vostri miti di plastica...

Intanto continuate a pendere dalle labbra di guitti, ex comici, scie-menziati, disinformatori, maneggioni: chiedete a loro le prove (voi che pretendete sempre queste dannate prove, quando l'unica vera prova è quella della vostra incommensurabile imbecillità) che vi hanno ingannato, intossicato e rapinato in mille modi. Riceverete quello che avete sempre ricevuto: un calcio sul grugno, ma questo è solo l'inizio.

Altre meravigliose ricompense e sorprese vi attendono per il vostro ignobile servilismo e la vostra inerzia. Forse per Pasqua, invece di un uovo, potreste ricevere un (N)uovo ordine mondiale.

07 gennaio, 2008

Il Big bang, l'universo in espansione... ed il Creatore (seconda parte -articolo di Bojs)

Nel precedente articolo, abbiamo potuto considerare come la moderna concezione dell'universo da parte della classe dei cosmologi sia molto complessa e per vari versi fondata su “teorie” che spesso fanno a pugni con altre adottate successivamente.

Questa serie di articoli serve solamente a farci riflettere profondamente su come l'uomo, nel corso del tempo, abbia sempre proceduto a ricercare il perché delle cose universali.

Ed in questa ricerca si sia perso il punto di riferimento e lo scopo della stessa. Che cosa in effetti ricerca l'uomo nell'universo...?? Non sarebbe forse più appropriato e logico risolvere prima i problemi che ci affliggono come umanità su questo pianeta...?? Ma poiché ognuno nella vita si dedica a qualcosa che lo attrae più di altre, vediamo di continuare il percorso insieme con mente indagatrice e sincera.

Ma qualcuno, a questo punto, potrebbe chiedersi che utilità ha questo processo di immersione, se non ci permette di vedere [pienamente] proprio lo spazio in cui viviamo. In effetti i “cosmologi relativistici”, resisi conto dei limiti del metodo [scientifico?], ne hanno inventato altri più efficaci. Per esempio, invece di immergere uno spazio in un altro, preferiscono farlo a fette per vedere cosa ne viene fuori. Immaginiamo, quindi, di tagliare una superficie sferica con un piano; sul piano rimarrebbe una circonferenza. Se siamo individui bi-dimensionali, non siamo in grado di pensare razionalmente a superfici sferiche immerse in spazi euclidei tridimensionali, ma conosciamo bene le circonferenze che sappiamo immergere in uno spazio euclideo a due dimensioni. Vedendo quest'ultima, potremmo concludere che lo spazio, da cui l'abbiamo ottenuta per “sezione”, aveva un aspetto di iper-circonferenza. Facciamo allora un altro passo: pensiamo di “tagliare” lo spazio quadri-dimensionale con uno tridimensionale. Il risultato sarà un qualche solido: se ha la forma di una sfera, abbiamo a che fare con uno spazio iper-sferico, sa ha la forma di un parabolide, sarà uno spazio iper-parabolico e così via. Naturalmente i fisici ed i matematici moderni hanno messo a punto strumenti e formule che consentono di analizzare qualsivoglia spazio a qualsiasi dimensione, senza stare ad impazzire con 'asce tridimensionali' per farlo a pezzi. Quel che ci torna utile ricordare in questo discorso, è che è possibile eliminare un centro nel processo di allontanamento delle galassie. Basta immaginare “che sia lo spazio tridimensionale ad espandersi” e non il suo contenuto. In queste condizioni il centro dell'espansione non fa più parte di questa tridimensionalità: esiste solo uno spazio euclideo a quattro dimensioni.

Un altro problema aperto dal matematico ed astronomo Edward Milne è la velocità massima di espansione dell'universo e non è un problema da poco. Infatti, se tale espansione avvenisse nel nostro spazio reale a tre dimensioni, non ci sarebbe dubbio che essa non potrebbe mai superare la velocità della luce (esistono leggi matematico-fisiche ferree in proposito). Ma l'espansione “non procede nello spazio tridimensionale” è un puro effetto geometrico in un “fittizio” spazio a quattro dimensioni. Di conseguenza la velocità di espansione può essere QUALSIASI, anche infinita.

Questo risultato è gravido di ENORMI conseguenze. L'universo può, a sua volta, essere infinito con la conseguenza che, per raggiungere dimensioni infinite in un tempo finito, occorre una velocità di espansione infinitamente grande. All'opposto è chiaro che se l'espansione [in un universo tridimensionale finito] non potesse mai superare la velocità della luce, durante la sua esistenza, stimata in venti miliardi di anni, il cosmo si sarebbe potuto espandere al più fino a venti miliardi di anni luce e quindi oggi non staremmo qui a discutere sull'espansione.

Una seconda e importante conseguenza “dell'infinita velocità iniziale” di espansione ci è stata data da Wolfgang Rindler (1956) e riguarda la famosa teoria del “paradosso degli orizzonti”. Cosa significa? Se due parti (galassie ad esempio) del cosmo si allontanano con velocità superiore alla luce non possono vedersi né comunicare tra loro. Dunque un ipotetico osservatore presente all'inizio dei tempi avrebbe potuto vedere solo una piccola regione di universo intorno a lui, dato che il rimanente si allontana così rapidamente che la luce non fa in tempo a raggiungerlo. E a mano a mano che ci si avvicina all'istante iniziale, la regione visibile diventa sempre più piccola e ad essa si dà l'ovvio nome di orizzonte. Ma se il nome è ovvio, le conseguenze della sua esistenza lo sono assai meno. Perché?

Al momento della nascita l'universo si può immaginare frazionato in infiniti orizzonti piccolissimi (risultato della teoria del grande Big Bang) e la materia contenuta in ognuno di essi NON HA MAI COMUNICATO con la materia che si trova negli orizzonti vicini. L'idea dell'espansione ci conduce quindi ad un'inequivocabile e straordinaria conclusione.

LA NASCITA DI INFINITI MINI-UNIVERSI, OGNUNO SEPARATO E NON COMUNICANTE CON GLI ALTRI.

La teoria della Relatività Generale ammette infiniti possibili universi, se non si fissano delle condizioni [ESTERNE] (il cosiddetto problema delle condizioni iniziali). Capite meglio ora l'enormità della questione?
L'esistenza di innumerevoli e infiniti mini-universi tutti sconnessi tra loro richiede che le stesse CONDIZIONI INIZIALI siano state DATE a ciascuno di loro, altrimenti oggi ci troveremmo in un universo totalmente caotico, con parte di esso che è ricollassato, parte proiettato verso una violentissima espansione e così via, a seconda del mini-universo a cui ciascuna regione di spazio corrisponde. Il problema, però, non è soltanto causato dalla presenza di “innumerevoli” mini-universi iniziali, ma anche dal fatto che, per fissare soltanto per due di essi le stesse condizioni iniziali, bisogna agire molto più velocemente della luce.

NESSUN ESSERE VIVENTE DI QUESTO MONDO E' CAPACE DI TANTO.

Questo è noto agli addetti ai lavori come “il paradosso degli orizzonti” ed è spesso condensato nella frase: “Esiste un'origine comune ma non correlata di tutte le cose”.
Cioè, più semplicemente, gli infiniti mini-universi in cui l'espansione spezzetta il cosmo primordiale sono tutti identici fra loro, sebbene non abbiano mai avuto il tempo di comunicare gli uni con gli altri.

COME E' POSSIBILE UNA COSA SIMILE?

Il paradosso degli orizzonti è uno dei misteri irrisolti della cosmologia classica, di quella, per intenderci, che non fa uso delle moderne teorie delle particelle elementari. Esso rappresenta l'esasperazione del problema della scelta delle condizioni iniziali, in quanto non soltanto QUALCOSA o QUALCUNO ha preferito un certo tipo di universo a tutti gli altri, ma HA ANCHE PROVVEDUTO a imporre questa scelta in ogni mini-universo primordiale.

Un'altra conseguenza straordinaria è stata notata per la prima volta nel 1979 da Robert Dicke e Jean Peebles, astrofisici di Princeton. Essi hanno notato che, tra tutte le geometrie possibili per lo spazio tridimensionale, quella euclidea è instabile. L'espansione tende ad esaltare le eventuali differenze, sia pure minime, dalla geometria euclidea. Dato che oggi, dopo venti miliardi di anni, lo spazio in cui viviamo è così simile ad uno euclideo che ancora non siamo riusciti a verificare effetti non-euclidei, ne consegue che esso doveva essere esattamente euclideo fin dagli inizi, altrimenti l'espansione ne avrebbe evidenziato le deviazioni nel corso di venti miliardi di anni. Abbiamo così una precisa condizione iniziale che è stata imposta a tutti i mini-universi primordiali: non solo essi debbono essere tutti ugual, ma è d'obbligo l'adozione della geometria euclidea.
Quando questo risultato fu comunicato al Convegno di Relatività Generale del 1979, il fisico sovietico Yarish Zeldovich lo commentò dicendo: “...a Dio piace Euclide”.

Quel che emerge da questo discorso è che l'espansione dell'universo rappresenta molto di più di un fatto formale. In ogni decennio del nostro ultimo secolo, gli studiosi hanno modificato le loro teorie e le loro visioni sull'universo e si è compreso che i segreti del cosmo non si risolvono, immergendo processi astrofisici convenzionali nel contesto asettico dell'espansione. Da questa nuova angolazione nascono nuove questioni che spingono alle radici, nella natura più profonda del concetto di espansione cosmica: il problema delle origini, la soluzione dei paradossi, la nascita delle galassie ecc.

Perché tutto questo... perché l'uomo ricerca... perché, se come ha detto qualcuno basta preoccuparsi del mangiare, divertirsi e fare sesso per essere felici...? Ma non basta a molti uomini fare ciò: è una spinta genetica... una spinta potente... una forza inarrestabile... come quella che spinge un figlio verso il padre.

To be continued...



Articolo di Bojs


Leggi qui la prima parte.