29 febbraio, 2008

In-formazione

Che cos'è l'informazione? L'informazione, pur essendo trasmessa attraverso un medium materiale, tende a sconfinare in una dimensione quasi immateriale. Moltissimi testi spiegano che il segno è composto da due parti inscindibili, ossia il significato ed il significante. Quest'ultimo è definito generalmente come la parte materiale del segno, ma tale interpretazione è, a mio parere, errata poiché sebbene il significante (la forma del segno) sia veicolato da un substrato materiale, esso è, però, un'immagine acustica, grafica, olfattiva del segno, una sorta di eco della materia.

Si aggiunga che il significato è immateriale, coincidendo con il concetto, con l'idea e si capirà per quale motivo il messaggio all'interno di un sistema comunicativo sia qualcosa di quasi-incorporeo. A rendere l'informazione una realtà molto labile, contribuiscono fattori spaziali e temporali: si pensi ai segnali luminosi cosmici che percepiamo o con gli occhi o con strumenti tecnologici. Sono segnali che, viaggiando alla velocità della luce, ci raggiungono dopo un tempo lunghissimo in relazione alle distanze siderali: talora sono "informazioni" di astri che non esistono più. E' quindi un messaggio inattuale. Si aggiunga all'interno del sistema della comunicazione il ruolo del rumore, ossia il disturbo sulla trasmissione del messaggio. Si consideri pure la difficoltà di connettere il pensiero alle leggi di natura, giacché l'attività ideativa è manifestata per mezzo di mezzi fisici, ma non può essere spiegata in toto in termini di reazioni chimiche e di dinamiche biologiche. Ancora una volta, siamo in presenza di uno iato tra sfera noetica (pensiero, idee, coscienza) e sfera materiale.

In un interessante articolo intitolato Il tempo, l'infinito, l'anima, Alex Torinesi congettura che l'anima sia il principio generatore dello spazio-tempo: l'autore concepisce l'anima come "pura informazione", nel senso, però, non tanto di trasmissione di un messaggio, ma di formazione delle coordinate spazio-temporali e della materia che ad esse soggiace. L'informazione è quindi, quasi aristotelicamente, forma. Tale forma genera la materia per evolvere nello spazio-tempo. La tesi dello studioso si può condividere o rifiutare in parte o del tutto, ma è degno di nota che l'autore colga il lato produttivo dell'informazione, non semplice segnale diffuso nello spazio-tempo, grazie ad un medium energetico (onde elettromagnetiche in primis). Forse potremmo accostare, consapevoli che è una metafora, ma la metafora non è solo una figura retorica, piuttosto il cuore del linguaggio, il concetto all'anima ed il significante (suono, lettere del segno) alla mente che, per esprimere idee, ha bisogno di un quid energetico (segnali bio-chimici). Tale modello interpretativo rispecchia la teoria di Torinesi sulla genesi della dimensione cronotopica per opera dell'anima.

La psicologia, le neuroscienze, la filosofia, la fisica quantistica... nei prossimi anni potranno forse riempire il vuoto concettuale che divide mente e materia, se si supereranno banali e riduttivi approcci scientisti.

28 febbraio, 2008

Uomini di buona volontà (articolo di Bojs)

Dedicato a uomini SPECIALI...

Il nostro mondo è ormai costellato di pensieri, parole ed eventi che provocano nelle coscienze ferite profonde e spesso inguaribili. Odio, violenze gratuite, vendette, soprusi, ingiustizie, efferati omicidi, genocidi, epidemie, malattie, depressione etc. provocano GRANDE INFELICITA' nei cuori di milioni e milioni di esseri umani.



Tutto si sfalda… tutto viene massificato, unificato, non esiste più il bianco e il nero… TUTTO E' GRIGIO, come i cieli irrorati dalle ormai EVIDENTI scie chimiche rilasciate da aerei anonimi nei cieli di tutto il mondo. Ma il “grigiore” soprintende le nostre vite in ogni momento: solitudini, incomprensioni, divisioni, divergenze… provocano l'indurimento dei cuori che si riflettono nei comportamenti delle persone. Ormai ognuno HA le SUE proprie RAGIONI e le SUE PROPRIE VERITA'…!! Tutto è “Relativo” e “Soggettivo”, ognuno segue la propria strada incurante degli altri… il motto comune interiorizzato è: “Chi mi ama mi segua e chi non c'è chi se ne frega”.

EGOISMO

Se domandate ad ogni persona che incontrate (Io l'ho fatto: provate anche voi) se si sente egoista, vedrete che risponderà che NON LO E', anzi nella sua vita ha fatto sempre del bene e ha ricevuto solo calci nel deretano! Possibile? E' veramente mai possibile che TUTTI facciano solo del bene e ricevano sempre e solo il male in contraccambio…?? Sembra quasi la storia delle corna: a TRADIRE sono SEMPRE e SOLO le donne degli ALTRI! Ma allora perché ci sono così tanti tradimenti e perché il mondo è così Egoista e cattivo? Sempre e solo colpa degli ALTRI?? NO… affatto, siamo TUTTI NOI che costruiamo il mondo che vediamo!! Ognuno nel suo piccolo, porta il SUO “piccolo mattone” per costruire il grande muro.

Consapevoli o meno, nel piccolo o nel grande, miliardi di persone lavorano tutti i giorni dell'anno alla realizzazione di questa egoistica barriera. Questo è un fatto certo e provato. Basta guardarsi intorno: la maggioranza lo vede, lo vive, lo alimenta. Ma non sarai certo TU che stai leggendo… NO… sono solo quelli intorno a te… sono LORO i cattivi… sono LORO gli egoisti ed i qualunquisti. Tu sei “una brava persona” lo sai, ne sei CERTO... NE SEI CERTO...??

AMORE

Innanzitutto questa “depauperata” parola con cui nella nostra moderna società traduciamo un sentimento, proviene da antichi termini che, dal greco, sono stati tradotti in latino e poi di seguito nell'evoluzione del linguaggio fino ai nostri giorni. Per la società Greca il sentimento chiamato "Amore" non era affatto UNO, ma si divideva in tre tipologie di sentimento che sono:

1) FILIA - Amore familiare tra consanguinei e di amicizia
2) EROS - Amore tra sessi diversi e basato sul desiderio sessuale
3) AGAPE - Amore basato sul principio dell'amore universale, aldilà di ogni altro aspetto umano, materiale, possessivo, egoistico

Tralasciando i primi due aspetti che tutti bene o male conoscono, approfondiamo l'Amore AGAPE che veramente pochi conoscono, ma che ricercano in continuazione senza trovarlo.

Se non abbiamo conosciuto in noi l'Amore AGAPE, è impossibile avere motivazioni perfettamente PURE ed ALTRUISTICHE. Tutto quello che facciamo senza AGAPE sarà vano; saremo endemicamente malati di insofferenza, incostanza, insoddisfazione e di un costante sottofondo di intima tristezza.
Senza l'Amore AGAPE, si arriva al fallimento (fallire il bersaglio…) come individui, come comunità e come società. Quando questo è presente in noi o in altri ce ne accorgiamo perché ci muove ad avere passione per ciò che è buono e giusto, non ad essere tiepidi e indifferenti. Dobbiamo coltivarlo, se vogliamo avere PACE INTERIORE.

Quelli che hanno compreso e vivono l'Amore basato sul principio risalgono alla Fonte (appunto: al Principio di questo Amore), ma nello stesso tempo chi può onestamente asserire di non aver bisogno di "crescere" in quell'Amore PERFETTO? Coloro che hanno il seme sanno bene che devono "coltivarlo" per farlo germogliare e farlo crescere ogni giorno attraverso le prove della vita.

La Fonte ed il Principio di questo Amore Universale ci chiama a "superare" l'imperfetto amore umano, il quale tende sempre a bilanciare il conto: "Voglio bene a TE, se TU vuoi bene a ME...". L'Amore AGAPE non è condizionato come l'amore EROS, che dà SOLO SE RICEVE, e che riceve solo se ha dato (come nella contabilità di bilancio). Questo soggetto non è da trattare come i numeri.

L'Amore AGAPE è UNA FORZA CAPACE DI SCONFIGGERE OGNI FORMA DI MALE O NEGATIVITA' INTERNA O ESTERNA ALL'UOMO, ogni sentimento negativo, perfino il rancore, l'odio ed il desiderio di VENDETTA verso il nemico! Abbiamo TUTTI bisogno di provare l'Amore AGAPE, questa miracolosa medicina, perché “tutti noi siamo stati feriti almeno una volta nella vita”.

Abbiamo dei crucci e delle amarezze?
Abbiamo delle paure?
Abbiamo dei rancori?
Abbiamo subito delle ingiustizie?
Abbiamo una rabbia soffocata dentro?

ABBIAMO BISOGNO DI VERO AMORE AGAPE!!!

Quando una persona ha in sè questo tipo di Amore, lo avverte, perché questo assoggetta ogni suo pensiero ed ogni sua azione. Tutti noi combattiamo battaglie quotidiane, non è vero? Quasi ogni attimo delle nostre giornate è una battaglia sulle scelte da fare, sulle decisioni da prendere, su come governare i nostri istinti e le nostre passioni. Succede sempre… quante volte vorreste dire o fare cose che non potete fare e dire in base ai luoghi e le persone intorno a voi…?
Questa è una battaglia per dominare le nostre reazioni animali.

Senza Amore AGAPE, sfoghiamo i nostri istinti noncuranti delle conseguenze che queste possono provocare non solo a noi stessi, ma soprattutto agli ALTRI.
Senza Amore AGAPE siamo "prigionieri" della MATRIX maligna che ci circonda, dei nostri sentimenti negativi, del nostro egoismo, dominati dagli influssi negativi e distruttivi del male che ci circonda.
Il MALE può essere sconfitto solo con l'Amore Universale, come spiegato in una parabola del Cristo: "Amate i vostri nemici e fate del bene a coloro che vi fanno del male… affinché siate figli del Padre vostro… poiché egli fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sui giusti come sugli ingiusti alla stessa maniera".

La cosa più difficile è amare il proprio nemico: ci vuole l'Amore AGAPE per farlo.
L'EROS è molto facile, naturale, fisicamente appagante.
Il FILIA è un conto bilanciato dalla legge carnale della filiazione.
Ma l'Amore Universale DONA anche SENZA RICEVERE NULLA in cambio, senza condizioni... SEMPRE!!

Altre indicazioni spirituali su questa potente forza, ci sono state lasciate dal figlio dell'uomo, Gesù il Cristo: "Se infatti amate solo quelli che vi amano, che bene fate? Non fanno così tutti quanti? E se siete ospitali solo con coloro che amate, che fate di speciale? Voi dunque siate PERFETTI nell'Amore (AGAPE) come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli", e ancora: "se il TUO NEMICO ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere… non essere vinto dal male, ma VINCI IL MALE CON IL BENE".
L'Amore AGAPE vuole il bene anche per i nemici: indicando loro la VIA del cambiamento e della riconciliazione… con l'esempio pratico. FACCIAMO NOI TUTTO QUESTO?

Pensiamo alle cose buone che si possono fare per coloro verso i quali abbiamo nutrito dei risentimenti… o li abbiamo cancellati dalla nostra vita? Se qualcuno ci insulta o ci schernisce, non rispondiamo all'offesa con un'altra offesa!! Qualcuno che ci ha ferito mostra di essersi pentito? Accogliamolo di cuore non ricordando il suo errore!! Per riuscire a fare questo dobbiamo imparare ad AMARE davvero, con il Principio del DARE. Soltanto l'AGAPE può guarirci dal risentimento, dalla rabbia, dalla paura!! Un Amore Vero [“che si ferma”] solo sulle proprie labbra o nella propria casa NON E' AFFATTO VERO AMORE UNIVERSALE!!

La nostra società e quasi tutte le persone che la compongono fa un GRAN PARLARE di "amore", ma non sa cos'è il VERO AMORE!! Essa inganna ed è ingannata dal CREDERE (un'altra forma di fede) di portare PACE E SICUREZZA nel nome di un amore esclusivamente umano, carnale, materiale, mediante una "fede" SENZA OPERE concrete (tralasciamo i finti aiuti umanitari e le fondazioni pseudo-benefiche perché è un discorso lungo e tristemente doloroso), senza la necessità di VIVERE in ARMONIA con l'Amore della Fonte Universale.

Infatti [ognuno ha una propria concezione dell'amore], eccetto quella REALE, UNICA e VERA... AGAPE!!

Come esseri umani siamo tutti diversi gli uni dagli altri, è vero, ma questo non significa che non esiste un AMORE ASSOLUTO. Non esiste un solo essere umano sulla faccia della terra che non sia assetato d'amore (anche se alcuni lo negano pubblicamente). Siamo TUTTI come delle spugne pronte ad assorbire Vero Amore!! Per restituire Amore agli altri, abbiamo perciò bisogno di essere "spremuti".

Cominciamo a spremerci: cominciamo umilmente a modificare il nostro modo di essere, cominciamo a dubitare delle “giustificazioni” che ci diamo; cominciamo a donare Amore senza pretendere nulla in cambio; cominciamo a riconoscere che siamo "creature" e non conosciamo ancora nulla del cosmo intorno a noi e della Mente che lo ha CREATO.

L'Amore è la forza, l'energia e la frequenza che muove il Multiverso. La FORZA dell'AGAPE!! Capisco che scientificamente questa cosa possa “sembrare” metaforica, o solo una concezione personale, ma per chi conosce cosa è l'Amore Agape questo è un FATTO incontrovertibile, perché provoca una azione fisica a cui corrisponde una forza UGUALE e contraria (verso colui che ha iniziato l'azione). Questa è Verità: basta provarla e non scoraggiarsi ai primi insuccessi, come per tutte le cose bisogna prendere una decisione e avere un obiettivo.

UOMINI DI BUONA VOLONTA'

Per nostra fortuna “NON ESISTONO SOLO” uomini egoisti e senza vero Amore! ESISTONO ANCORA uomini di “Buona Volontà”. VERI UOMINI che all'ombra delle luci della ribalta operano nel mondo per portare Amore Agape. Uomini sensibili e intelligenti, che dedicano il loro tempo libero dal lavoro per portare aiuto materiale e di “conoscenza” a TUTTI, indistintamente.
Questi uomini spesso anonimi e schivi all'apparire sono spinti da questa poderosa “energia” a tendere la mano a coloro che sono oppressi, ad aiutare con tutto quello che HANNO e che possono chi nelle difficoltà della vita deve combattere per superare Montagne di problemi.
Essi sono POCHI, rispetto ai MOLTI “egoisti”, ma… RISPLENDONO di una Luce Superiore... si SENTONO che ci sono… se ne VEDONO gli effetti (localizzati ma non globalizzati)… e, GRAZIE A LORO, un raggio di sole trafigge il cielo grigio oscurato dalle scie egoistiche di coloro che parlano… parlano… ma non FANNO NULLA DI CONCRETO E MATERIALE per portare aiuto ed Amore agli altri.

Questi esseri tanto “umili e invisibili” quanto SUPERIORI al normale rivelano la propria “essenza” tramite AZIONI AMOREVOLI, prima ancora che gli chiediate qualcosa… ESSI non aspettano che siate voi a chiedere aiuto.. essi sono presenti ancor prima che voi lo pensiate... essi sono Angeli all'opera, sono inviati dal cielo in aiuto a coloro che gemono e soffrono a favore della Verità e della Vera Libertà… essi sono gli “EROI” sconosciuti a questo mondo, ma.. saranno riconosciuti nella storia Universale che sarà ascritta loro per SEMPRE!!!

GRAZIE AL PADRE DI OGNI AMORE CHE VI FA ESISTERE…

GRAZIE A VOI, UOMINI DI BUONA VOLONTA’!!!

B O J S

27 febbraio, 2008

Etere o non etere? (terza ed ultima parte)

Nel 1977 l’ingegnere Rho Sigma (pseudonimo) pubblicò il libro Ether technology, in cui analizzava le basi teoriche e gli esperimenti sull’antigravità e sulla levitazione, ribadendo l’esistenza dell’etere. La prefazione fu curata da Edgar J. Mitchell, ex astronauta.

Pure la fisica delle particelle sempre più si sta orientando verso l’ipotesi di un’energia soggiacente alle quattro interazioni fondamentali: si ritiene, infatti che esista un’energia, definita campo di Higgs, che pervade ogni punto dello spazio e che induce la presenza di una massa per la particella portatrice, quando la simmetria viene spezzata. Alcune simmetrie di gauge (letteralmente calibro), quella del campo elettromagnetico e del campo gravitazionale, non sono spezzate e le particelle “messaggere” restano prive di massa; la simmetria di gauge, invece, della forza nucleare debole può essere infranta sicché le particelle portatrici, i bosoni W e Z, acquistano una massa.

Ricapitolando, si può ritenere l’etere un’energia che soggiace alle quattro forze fondamentali (elettromagnetica, gravitazionale, nucleare debole, nucleare forte); il suo moto dovrebbe essere spiraliforme; tale energia si può forse misurare, sebbene i suoi effetti siano minimi. L’ingegnere Carlo Splendore ha ideato uno strumento, il rotorgon, che dovrebbe consentire di rilevare questa energia. “Il rotorgon è un semplice dispositivo che permette di rivelare l’esistenza di un campo di energia vitale, sia quella emessa dal corpo umano, sia quella presente nell’ambiente in cui viviamo, proveniente dagli spazi cosmici e circolante intorno al pianeta. … Non possiamo entrare nel merito della vera natura di questa energia, d’altra parte per certi aspetti ancora controversa, ma ci sembra di poter affermare fin d’ ora che il rotorgon non sia altro che un mezzo attraverso il quale la suddetta energia vitale subisca dapprima una degradazione ad energia di tipo elettrostatico e che questa venga successivamente convertita in energia cinetica". (C. Splendore)

L’inarcamento della luce, che Einstein attribuisce allo spazio-tempo vuoto (sic) che si curva, potrebbe essere correlato al movimento rotatorio dell’etere. L’etere potrebbe anche spiegare l’effetto a distanza di masse tra cui esiste un’attrazione gravitazionale. Tra le forze di cui sopra, infatti, quella gravitazionale è la più misteriosa, poiché non si comprende come un corpo possa interagire con un altro, senza alcun tramite sicché alcuni fisici hanno congetturato l’esistenza dei gravitoni, particelle mediatrici della forza gravitazionale, ma tali particelle non sono state rilevate sperimentalmente. Potrebbe, invece, essere l’etere a trasmettere tale influsso.

La rotazione, presunta caratteristica dell’etere, potrebbe spiegare per quale motivo nell’universo i vari fenomeni tendono ad assumere la forma di spirale: dalle galassie alle conchiglie, dall’orecchio alle colture di batteri. Tali forme, a loro volta, sono associate al numero aureo, il phi. La rotazione, inoltre accomuna macrocosmo e microcosmo: ruotano le galassie attorno ad un centro, a somiglianza degli elettroni, come spinti da una forza primigenia.

E’ possibile imbrigliare l’etere e ricavarne energia? La si può usare per favorire un riequilibrio delle condizioni ambientali e climatiche e della salute degli organismi viventi (ad esempio, contro le conseguenze nocive delle scie chimiche e delle emissioni elettromagnetiche)? Questo, in parte, già avviene, ma non si è superato l’approccio empirico e gli studi rigorosi, come quelli di Kozyrev, sono scarsamente divulgati, anzi oggetto di ostracismo per opera della “scienza” accademica, arroccata su posizioni ottocentesche ed aduggiate da vieti paradigmi positivisti.

Fonti:

J. D. Barrow, Il mondo dentro il mondo, Milano, 1991
M.C. Feole, Dalla fisica dei quanti alla realtà, Macerata, 2007
T. Montalk, The etheric origins of gravity, electricity and magnetism, 2007
P. La Violette, Il codice dell’Apocalisse, 2005
M. Tenan, La scienza del nostro pianeta, 2008
M. Teodorani, Tesla, lampo di genio, 2005
D. Wilcock, Divine cosmos, 2006
Id., Le conquiste del Dottor Kozyrev, 2006
R. Zamperini, La cellula madre e l’energia del tempo, 2005


Leggi qui la seconda parte.

26 febbraio, 2008

La frattura (seconda parte)

Numerosi sono i crepacci nella realtà che quasi frustrano ogni tentativo euristico e teorico di unificazione. La più importante di queste fratture è quella tra essere e non essere, con il primo che promana dal secondo, in modo non comprensibile. In altri termini, dal nulla, non dal vuoto si genera la materia-energia, l'universo la cui esistenza resta un enigma indecifrabile. Da questo iato ne scaturiscono altri: l'inconciliabilità tra dimensioni classiche e dimensioni quantistiche; lo hiatus tra logica tradizionale, di impronta per lo più aristotelica, e logica non aristotelica; il contrasto tra le "leggi di natura", intese come archetipi platonici di tipo numerico e le forme a priori poste nel mondo fenomenico dalla mente umana; l'incompatibilità tra entropia, correlata al secondo principio della termodinamica, ed il principio sintropico postulato da molti scienziati in questi ultimi decenni e del quale si sono scoperti intriganti indizi.

In ambito storico-religioso l'incongruenza più evidente, gravida di moltissime conseguenze, è la distanza tra il Cristo storico (ma forse i Messia storici furono due) ed il Cristo della fede, a sua volta moltiplicato in un numero ingente di figure. Forse la contraddizione più palese, per l'uomo abituato a ragionare in termini duali, è la contrapposizione tra Bene e Male.

E' necessario ricordare che è tipico della cultura occidentale, soprattutto ebraico-cristiana, enfatizzare gli opposti, laddove la tradizione orientale sa cogliere elementi di unità e ricondurre le diverse e spesso solo apparenti differenze ad un quid superiore in cui tutto è armonizzato. Si pensi al Dao, in cui i princìpi complementari dello yin e dello yang, delle tenebre e della luce, intesi in senso cosmico e non etico, si compenetrano nell'Uno. Nella stessa parola yin inoltre, secondo alcuni glottologi, è contenuta una radice antichissima e precedente alla differenziazione delle lingue, che denota il congiungimento. Yin, infatti, si legherebbe al sanscrito yoga, unione, ed al greco gyné, donna, intesa come essere connesso al principio (il D.N.A. mitocondriale? l'androgino?). Resta il fatto che anche la Weltanschauung tradizionale cinese che, in genere, privilegia l'unità rispetto al dualismo, è costretta a raffigurare il Dao con un cerchio diviso in due parti, ad indicare un'ineliminabile dicotomia, primigenia o secondaria che sia. Mentre il conflitto tra Bene e Male potrebbe essere il risultato, in alcuni casi, di un’interpretazione umana, per quanto ancorata ad esperienze e dati “oggettivi”, le altre antitesi palesano una tensione tra poli opposti, di cui si potrebbero portare numerosi esempi.

Alla fine sembra che dobbiamo rassegnarci in molti casi a ragionare non in termini di-alettici, ma accogliendo una terza possibilità, ossia, mutuando un'espressione del matematico Godel, dovremo accettare che alcune proposizioni e situazioni non sono né vere né false, ma indecidibili. Forse la realtà, una sua possibile lettura, richiedono il superamento della logica duale: il terzo escluso va riaccolto.

Leggi qui la prima parte.

25 febbraio, 2008

Senza titolo

Uno spirito realmente privo di pregiudizi non può assumere che il mondo sia completamente intelligibile. Possono esistere irrazionalità, fatti incomprensibili, abissi oscuri al cui cospetto l’intelligenza deve tacere, per non impazzire. (G. Santayana)

Esisterà pure una risposta a tutte le domande che ci attanagliano. Oggi esse restano appese come ingenui ex voto. Procediamo, ma camminando sull'orlo dell'abisso. Tra dubbi ed errori, anche il caso adombra forse una sua logica. Non possiamo credere che sia stato tutto vano, irrazionale ed assurdo.

Il foro è deserto, le statue ed i ruderi sono soffocati dalle erbacce: tra le rovine si aggirano i cani e nel cielo gracchiano neri corvi. Atmosfera da Basso Impero... Eppure i mandorli fioriscono di nuovo (sarà l'ultima o una delle ultime volte?) ed una nuvola leggera scivola sul fiume celeste, come piuma di cigno trascinata dalla corrente. Tra Male e Bene, bene o male, si continua.

Il pensiero vuole distaccarsi dai soliti schemi, anela ad altri orizzonti: è aquila, ma implume. Spiccare il volo? Abbandonare il nido? L'abisso si spalanca laggiù, appena velato di una nebbia forata dalle punte acuminate ed adamantine delle vette. Oltre la dualità. Coraggio. Il coraggio di credere ancora, nonostante tutto.

"Amico o nemico?" Né l'uno né l'altro. Se si ama la verità, sebbene un Devadatta sia nascosto dietro ogni angolo, non si recede, per paura di perdere una borghese rispettabilità.

Perdere ogni cosa per diventare ricchi. Vincere la gravità, trascendere la materia. Antichi exempla: in quegli istanti supremi balenerà nella nostra mente una frase di Sofocle, un verso di Virgilio, ma il mondo non è più quello di una volta e neanche l'uomo.

Un attimo lunghissimo, eterno ci dividerà dal Principio senza principio.

23 febbraio, 2008

Racconti sugli Arconti

Ella (Sophia) li getterà giù nell'abisso. Gli arconti saranno perduti a causa della loro cattiveria. Diverranno come vulcani e si consumeranno l'un l'altro finché non periranno per mano del primo genitore. Ed i loro cieli precipiteranno uno sull'altro e le loro schiere saranno consumate dal fuoco. Anche i loro reami eterni saranno rovesciati. Ed il suo cielo precipiterà e si spezzerà in due. [...] essi precipiteranno nell'abisso e l'abisso sarà rovesciato. La luce vincerà sull'oscurità e sarà come qualcosa che mai fu prima.

In questi ultimi lustri si è diffusa quella che impropriamente viene definita teoria della cospirazione. Non è una teoria, ma una realtà storica che è stata portata alla luce da vari autori, pur talvolta mescolando sapientemente verità con menzogne, approssimazioni ed esagerazioni. Secondo tale linea interpretativa, la storiografia ufficiale, nella maggioranza dei casi è falsa, manipolata, mentre gli eventi realmente accaduti sono stati censurati, occultati o distorti, affinché trionfasse una versione ufficiale atta a promuovere un piano di dominio globale, economico, politico, sociale, religioso. Moltissimi accadimenti del passato, riletti secondo i criteri esegetici non ortodossi, rivelano la loro vera natura. Basterà qui un esempio: per secoli si credette che la donazione di Costantino, con cui lo scaltro e feroce imperatore lasciò alla Chiesa di Roma la parte occidentale dell'impero, fosse un documento autentico. Fu Lorenzo Valla, nel De falso credita ed ementita Constantini donatione a dimostrare che quel testo era un falso medievale redatto dalla cancelleria vaticana nel IX secolo, nello stesso periodo, in cui la Chiesa di Roma, attraverso pazienti trame, riuscì ad usurpare il trono dei Merovingi per consegnarlo ai maggiordomi Pipinidi, docili esecutori della volontà papale. E' oggi assodato quindi che la donazione di Costantino fu un atto spurio che, però, influì in modo determinante su molti eventi, concezioni e convinzioni del Medioevo. Forse tra qualche secolo anche il corposo ma menzognero dossier dell'FBI sul 9 11 sarà annoverato tra i falsi storici, intanto, però...

Se desideriamo capire qualcosa della almeno bimillenaria cospirazione, naturalmente dopo aver fatto tabula rasa di pregiudizi, schemi, luoghi comuni, approcci canonici, dobbiamo, a mio parere, concentrare l'attenzione su quel corpus di testi gnostici che furono prodotti nei primi secoli dopo Cristo, in un'età feconda e contraddittoria, in cui per una singolare convergenza di fattori culturali e sociali, sbocciò il fiore del pensiero gnostico, tanto ingiustamente esecrato e così poco compreso. Sebbene la Gnosi mostri qualche punto di contatto col Giudaismo, si deve considerare un orientamento polimorfo e sfaccettato, generatosi all'interno del mondo pagano, in cui confluirono dottrine egizie, babilonesi, ellenistiche..., con contributi dell'astrologia, della magia, della filosofia ermetica ... Vero catalizzatore per il pensiero gnostico fu l'insegnamento del Messia. Tralasciamo pure i guazzabugli sulle emanazioni gnostiche da Abisso alla materia e le concezioni etiche talora paradossali. Focalizziamoci su alcuni punti ed avremo delle belle sorprese. In primo luogo, ricorderei che Paolo di Tarso (che sia veramente esistito, che sia da identificare con Apollonio di Tiana o con altri, poco importa nell'economia di questo discorso) è considerato quasi unanimemente il primo pensatore gnostico. Non a torto: infatti nel Tarsiota sono introdotti alcuni dei concetti destinati ad essere approfonditi nella Gnosi: ad esempio, la mediazione salvifica del Cristo e gli Arconti.

L'Arconte, (ossia "governante", "colui che domina"), di questo mondo è citato anche nel Quarto vangelo, il più vicino alla Gnosi dei quattro libretti canonici. Nel testo, di solito, l'espressione greca è resa con Principe. Lo si identifica in genere con Satana, ma potrebbe coincidere con il Demiurgo, un dio inferiore artefice del mondo materiale caduco.

Gli Arconti sono concepiti come esseri invisibili che tengono imprigionati gli uomini, impedendo loro di conoscere la verità, di riconoscere in loro la scintilla divina che li accomuna a Dio. E' quindi questa la conoscenza, la consapevolezza di cui gli uomini sono defraudati: essi sono ridotti in uno stato di schiavitù psichica dagli Arconti. E’ questo un quadro molto simile a quello delineato dai ricercatori che evocano l'esistenza di creature interdimensionali che, oltre a soggiogare la Terra ed i suoi abitanti, si alimentano, un po' come nel film Matrix, delle energie degli uomini, simili a formiche che si nutrono del liquido zuccherino secreto dagli afidi.

La situazione ricorda i voladores descritti da Don Juan, l'enigmatico sciamano protagonista dei testi scritti da Castaneda. I voladores, infatti, sono esseri intenti a suggere le energie vitali di uomini tenuti in uno stato di completa sottomissione.

Paolo o chi per lui ci avverte: "La nostra lotta non è contro la carne ed il sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male sparsi nell’aria". Lettera agli Efesini 6:12.

Singolare che Principati e Potestà diventarono nel Medioevo, gerarchie angeliche, laddove nell'apostolo sono additati come oscuri dominatori.

Se consideriamo alcune concezioni gnostiche non i cascami di una bizzarra teologia, ma frammenti di una rivelazione in seguito occultata, distorta e censurata da chi non voleva che certe verità scomode affiorassero, possiamo enuclearne alcuni interessanti capisaldi: il mondo materiale è stato creato da un dio inferiore; la Terra è dominata da forze non visibili ma gagliardissime che diffondono e fomentano, per perpetuare il loro ignobile potere, sofferenze, guerre, divisioni e bugie; la liberazione può avvenire valorizzando la propria natura divina che non alberga, però, in tutti gli uomini. (Vedi Gli uomini secondo la Gnosi). Credo che la traduzione del sopra riportato passo paolino dei termini greci Principati e Potestà con governi ed autorità, oltre a stridere con altre affermazioni del Tarsiota, non renda l'idea di un dominio che non è terreno, ma preternaturale, sebbene i capi del pianeta siano coinvolti nella turpe egemonia, ma come coadiutori.

Si potrà anche pensare che queste speculazioni gnostiche siano fantasie, anzi deliri, ma la storia umana culminata nella realtà attuale, in cui la giustizia è conculcata, la scienza è sfigurata, la natura è stuprata, la verità negata del tutto e l'umanità ridotta ad un gregge buono ormai non per essere tosato, ma sgozzato, dovrebbe indurre a riflettere su una congiura di forze del Male che dura da moltissimo tempo.

Gli gnostici ancora una volta, a mio avviso, avevano qualche ragione.

22 febbraio, 2008

Si può fare!

Absit iniuria verbis

L'insigne ed intelligentissimo leader del Partito demoncratico, walter veltroni, per la campagna elettorale ha deciso di usare un torpedone, con cui si sposterà nelle principali città d'Italia dove terrà i suoi comizi. Sul pulman sono saliti i caudatari dell'ultim'ora, come marco pannella ed emma bonino, gli ex tribuni della plebaglia che tuonavano contro la partitocrazia in cui sono da tempo perfettamente integrati ed a loro agio. Dimostrando vergognosa piaggeria ed umiliante servilismo, pur di ottenere i soliti privilegi e cospicui rimborsi elettorali, i radicali, cosi definiti perché abbarbicati ad un miserabile potere con radici tenacissime, sarebbero disposti a tutto, come d'altronde quasi tutti gli omuncoli candidati per le prossime elezioni. Indimenticabile l’immagine, mostrata in alcuni servizi televisivi, di pannella che si reca a Canossa, con aria compunta, per mendicare qualche seggio sicuro dal borgomastro dell’Urbe.

In questo squallore infinito e ributtante di Popolo del libertinaggio, Rosa stanca, "Sinistra" arcoscemo, ex comunisti che non sono mai stati comunisti, ex demoncristiani riciclatisi in tutti partiti possibili ed immaginabili, sinistra Destra e bric à brac simile, spicca, però, un'idea geniale dell'ex clintoniano walter, ora ammiratore di barack obama, il candidato candito del Partito demoncratico statunitense.

L’idea geniale è questa: scrivere sulla fiancata del pullman uno slogan elettorale grandioso, magnifico, sublime. E' uno slogan che, con i suoi caratteri cubitali, è destinato ad imprimersi nella memoria degli elettori ed a passare alla Storia: tra mille anni sarà ancora ricordato e considerato l'espressione più alta ed imperitura della politica italiana: SI PUO' FARE. Originale! Perfetto! Divino! Con pannella sul torpedone, veltroni e compagni, che già avevano tutti i requisiti per esserlo, sono completamente FATTI.

21 febbraio, 2008

Il sistema economico obbedisce realmente a modelli di complessità?

Secondo la teoria del caos, il battito d’ala di una farfalla in Amazzonia può causare una tempesta in Cina, ma solo se non si tiene conto delle scie chimiche e delle onde elettromagnetiche. Ne consegue che la teoria del caos è spesso solo un’accozzaglia di sciocchezze.

L’economia è uno di quegli ambiti in cui si devono considerare molteplici e sempre fluide variabili al fine di indicare alcune possibili tendenze.

Senza dubbio l'economia è un sistema complesso: in primo luogo le attività produttive dei vari settori s’intersecano con l'economia finanziaria e ciò rende il quadro assai articolato. Inoltre fattori difficilmente prevedibili agiscono sulle dinamiche del mercato. Gli economisti prendono in considerazione i modi di produzione, la disponibilità ed il costo di manodopera, di risorse, i capitali, il sistema creditizio... per "predire" gli sviluppi futuri.

Non è il caso di soffermarsi su questioni molto intricate ed aleatorie, almeno all'apparenza: aleatori sono, per esempio, i flussi finanziari che determinano l'andamento delle borse, legate a mille circostanze, dal trend dell'economia reale alle macchie solari, da fattori psicologici a decisioni "politiche" e strategiche, dall’aggiotaggio ai provvedimenti sul tasso di sconto… Quello che purtroppo moltissimi studiosi non sembrano aver compreso è che l'economia, come l”'informazione”, l'”istruzione”, la “politica” etc. non è un campo in cui prevalgano la libertà ed elementi del tutto casuali.

Ci troviamo di fronte ad un apparente paradosso: mentre il sistema produttivo sembra l'incarnazione del caos sui cui indirizzi influiscono miliardi di persone (banchieri, imprenditori, lavoratori, consumatori, pubblicitari, esponenti “politici”, sindacalisti...) con le loro scelte ed azioni, in realtà le sue linee salienti sono decise e predeterminate da un'élite che trasforma il caos economico in… ordo, novus ordo seclorum, ordine mondiale.

Un esempio: ogni anno il Gruppo Bilderberg fondato dai Cavalieri di Malta, si raduna per stabilire quale prezzo dovrà toccare il petrolio, insieme con altre materie prime. I sinarchisti poi stabiliscono se gli indici delle principali sedi finanziarie dovranno crescere e diminuire e di quanto. Fissa infine molti altri fattori economici. E' naturale che in un panorama tanto variegato come quello economico, qualcosa potrà anche sfuggire alla quasi onnipotenza dei globalizzatori, ma cianciare di libero mercato, di iniziativa del singolo è una vera ingenuità.

Un gruppuscolo di multinazionali controlla il mercato globale in condizioni di monopolio, organismi internazionali come il diabolico W.T.O., l'immonda Banca mondiale ed il funesto Fondo monetario internazionale governano il commercio ed il credito mondiale. Se parecchi stati sono soggiogati attraverso il debito estero e gli altri per mezzo del debito pubblico, legato al signoraggio, sicché la sovranità nazionale è solo un flatus vocis, si potrà pensare che esista una libertà economica che dovrebbe essere il naturale complemento di quella politica?

E' solo un'altra pia illusione. Riflettiamo: alcuni analisti seri già anni fa preconizzarono l'attuale tonfo delle borse, che, in questi ultimi mesi hanno perso circa il 20 per cento. Previdero anche l’aumento del prezzo del greggio. Questi esperti, per elaborare le loro previsioni, considerarono aspetti geopolitici, molti dei quali ignoti all'opinione pubblica. Valutarono soprattutto l'incidenza delle risoluzioni di poteri occulti, volte alla creazione di un mercato planetario, formato da macroregioni di interscambio, col fine di introdurre un'unica moneta elettronica.

Altro che liberismo! Se l'economia veramente fosse un sistema la cui complessità sfiora la stocasticità, come sarebbe stato possibile prevedere già decenni or sono, le configurazioni attuali? L’egemonia pressoché incontrastata della Microsoft all'interno dell'industria informatica è dovuta alle capacità di Bill Gates, a contingenze economiche, sociali, territoriali, o al fatto che colui è legato a doppio filo a logge potentissime?

Lo scenario ricorda la politica: i cittadini credono di poter scegliere e di influire col loro voto, sull’indirizzo politico del proprio paese, ignorando che i capi del governo, le precipue strategie nazionali ed internazionali sono state già prefissate da altri. Il voto, anche di milioni di cittadini sarà come una goccia d'acqua sull'impermeabile o come un fastidioso, ma insignificante moscerino sul parabrezza di un'auto che procede tranquillamente, anche a forte velocità. Non sarà certo il minuscolo insetto a rallentarne la corsa, meno che mai a fermarla.

D'altronde chi controlla l'economia controlla anche la politica e viceversa. Oggi assistiamo pure al pressoché totale imperio su quanto di più complesso esista: i fenomeni climatici e meteorologici, contraddistinti da un numero enorme di variabili, che pure, sono, per così dire, livellate affinché sia possibile dominare il tempo atmosferico ed il clima. Si aggiunga il potere sull'"informazione", sul sistema "educativo", dagli asili ed all'università, e si comprenderà perché gli economisti che vaneggiano dell'imprevedibilità del mercato o della sinergia di fattori che porterebbero al miglioramento delle condizioni produttive, dell'ambiente, della distribuzione della ricchezza, alla costituzione di meravigliosi equlibri tra domanda ed offerta etc. dovrebbero dedicarsi ad altro.

L'unico mercato che ci viene in mente, quando pensiamo a questi pseudo-economisti è quello della verdura. Ci procureremmo volentieri degli ortaggi con cui bersagliarli.

19 febbraio, 2008

U.F.O. con scia sopra Sanremo

Il giorno 28 gennaio 2008, alle ore 17:53, nel cielo di Sanremo, abbiamo filmato un U.F.O. di forma lenticolare. Le immagini mostrano un oggetto da cui sembra promanare un alone luminoso. E' singolare che dall'ordigno si allunghi una scia: negli annali dell'Ufologia si registrano pochi casi di O.V.N.I. associati ad una scia. Purtroppo, al momento delle riprese finalizzate ad immortalare il cielo chimico, dopo una giornata di irrorazioni, non ci si è accorti del disco che risulta visibile così solo per pochi istanti, non essendo stato seguito nei suoi spostamenti. Tuttavia alcuni fotogrammi ingranditi consentono di apprezzare la forma oblunga dell'U.F.O. ed una serie di luci che sembrano roteare intorno all’oggetto. Siamo propensi ad escludere che si tratti di un volatile o di un aeroplano.


Appuntamento con Einstein

In un racconto intitolato Appuntamento con Einstein, Dino Buzzati immagina che in una sera d'ottobre, col cielo terso come cristallo, il celebre scienziato finalmente, dopo lunghe riflessioni, riesce a concepire "il cosiddetto spazio curvo". Mentre passeggia per i viali di Princeton, uno strano personaggio si avvicina ad Einstein: è Iblis, l'Angelo della Morte. Egli gli preannuncia che è giunta la sua ultima ora. Lo scienziato, all'inizio è incredulo, ma poi, convinto dagli straordinari poteri dell'interlocutore, chiede una proroga, perché intende completare la formulazione della sua teoria, prima di lasciare la vita. Iblis gli concede così ancora un mese di tempo e poi, scaduto il tempo concordato, un'altra dilazione di quattro settimane. Alla fine, trascorso quest'ultimo lasso di tempo, Einstein, presentatosi all'abboccamento, dopo che ha terminato i suoi studi sulla relatività, è rimandato indietro da Iblis. Infatti l'Angelo della Morte, non è mai stato interessato alla vita dello studioso, ma lo ha incalzato affinché Einstein portasse a compimento con rapidità le sue ricerche di fisica utili per l'Inferno.

Il breve testo di Buzzati è una riflessione sui pericoli connessi a molte scoperte scientifiche: "le piccole formulette, le pure astrazioni" non sono così innocue come si potrebbe pensare. L'elaborazione della teoria della relatività spianò la strada ad una serie di applicazioni che sfociarono nell'uso dell'energia nucleare a fini bellici e "pacifici". L’intuitivo ed introverso matematico Ettore Majorana, forse intuendo a quali orrori avrebbe condotto l'esplorazione dell'atomo e dei suoi segreti, si dileguò all'improvviso.

E' inutile ricordare quali sono i rischi di una scienza prometeica, incurante di princìpi etici ed asservita ai militari ed a uomini "politici" spregiudicati. E' una scienza strumento delle legioni infernali: con essa il Diavolo persegue i suoi scopi maligni, tendendo l’insidia definita “progresso”. Può l'uomo fermarsi di fronte ad orizzonti incogniti, pur sapendo che le indagini potrebbero portare ad effetti perniciosi? Il sapere può imporsi dei confini per evitare di stuprare la natura e di profanare il santuario dell'identità personale? La risposta data da Buzzati è apocalittica: la scienza senza coscienza è l'anticamera dell'Inferno.

Tuttavia, più che il taglio morale nella storia (1), percorsa da un'implicita condanna di un'investigazione avulsa da comprensione delle conseguenze, colpisce il garbato sorriso con cui l'autore ritrae Einstein, personaggio ossimorico anche nella vita reale, un geniale barbogio, ingenuo ed acuto al tempo stesso. Sottilmente ironiche sono le frasi che riferiscono dell'intuizione einsteniana dello "spazio cosiddetto curvo", che egli rimira "per diritto e per rovescio", "sublimità ineffabile della creazione", dove "si sciolgono i nostri tridimensionali affanni". Come spesso avviene, i veri artisti anticipano gli scienziati: così lo scrittore bellunese capì, prima di altri ricercatori, che il vuoto curvo era, almeno espresso in questi termini, un non-senso, una sciocchezza.

Stride efficacemente con il piglio quasi scanzonato di alcuni nuclei, l'icastica raffigurazione di Iblis, alto, dalla carnagione nera ed i denti bianchissimi che risplendono tra le ombre dense del crepuscolo. Il ritmo serrato della narrazione con i mesi che scorrono veloci, i dialoghi drammatici tra Einstein e l'Angelo della Morte, generano una tensione che culmina nello Spannung finale, incastonato nell'inattesa conclusione.

Si incrosta il silenzio su Princeton, New Jersey.

(1) In alcuni racconti tale istanza etica purtroppo scade in moralismo cattolico, come nella novella Il disco si posò.

Bellezza (articolo di T.B.)

Il desiderio di bellezza, di purezza, di verità trascende spesso la nostra stessa consapevolezza e ci spinge verso la fonte dalla quale provengono: il Graal, il cuore.

Non dimenticheremo il sole sfolgorante nel cielo limpido e le piogge fresche e ristoratrici, sono parte di noi, per sempre: nessuno le potrà mai alienare alla nostra memoria e questa è già una pesante sconfitta per gli avversari ed un grande vantaggio per noi che portiamo negli occhi quella luce e possiamo ancora ricordare sulla pelle la carezza della pioggia. Noi c'eravamo e siamo qui, non solo a ricordare, ma a vivere di quei ricordi, linfa per nutrire di vita giorni che sembrano spenti, sotto cieli improbabili e luci irreali.

Coloro che non hanno conosciuto la bellezza, ma soprattutto non l'hanno riconosciuta, non potranno rimpiangerla, ecco perché non combatteranno per salvarla né per riaverla: non si sentiranno defraudati, ingannati, traditi. Le scie?... decorative!

17 febbraio, 2008

Adversus Galileum

Di recente il rifiuto di alcuni scientisti dell'università romana La Sapienza(?) è riuscito a costringere Benedetto XVI, invitato dal rettore, a rinunciare ad inaugurare, con una sua prolusione, l'anno accademico all'ateneo della capitale. Come spesso è d'uopo, non ci schieriamo con nessuna delle due fazioni, preferendo far parte per noi stessi: non appoggiamo né gli scientisti, che si sono opposti all'iniziativa del rettore, né i papisti. Non intendo neppure esaminare i retroscena di una querelle creata ad arte affinché il papa-banchiere appaia come una vittima.

Muovendomi controcorrente, invece, vorrei contestare la pretesa di assolutezza della scienza galileiana, una pretesa forse attribuita allo scienziato pisano da alcuni suoi interpreti più che ascrivibile al suo stesso pensiero che comunque è ben sintetizzato da una celebre frase del "Discorso sopra i due massimi sistemi del mondo".

«La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica ed i caratteri son triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. »

Non si tratta certo di disconoscere gli enormi meriti dell'intellettuale nel campo della fisica, dell'astronomia, della matematica e nella costruzione di un metodo. Inoltre è più che comprensibile che la sua figura di novatore risalti in contrasto con la pedanteria degli aristotelici cinquecenteschi, stanchi epigoni ed acritici estimatori di un filosofo le cui teorie erano state in parte distorte, impoverite ed adattate a nuovi contesti. Tuttavia non dimenticherei che Galilei non volle presentare la sua concezione eliocentrica come un'ipotesi ma come una certezza. Ciò lo portò al contrasto con i peripatetici, ma anche con la Chiesa di Roma. Bisogna, però, rilevare che l'attrito con la gerarchia cattolica è stato, per alcuni versi, enfatizzato (Vedi L'intelligenza in Rete nascosta nel DNA).

Quello che più colpisce in Galilei è l'assolutizzazione della matematica, secondo una linea che trovò continuatori in vari altri filosofi, come Cartesio. Non che la matematica non fornisca un modello di molti fenomeni naturali, traducibili in equazioni. Mi chiedo, però, se tutta la realtà e tutte le dimensioni siano riconducibili ad algoritmi e matrici. Già mi domandai se il numero che Galilei considerava essenza del cosmo non sia, invece, un quid che la mente umana colloca nel mondo. Molti sostengono che la serie di Fibonacci, la sezione aurea rintracciabili in molti aspetti della natura sono la prova che il cosmo ha natura geometrica e che una Mente divina l'ha progettato. Ciò può essere, ma tale armonia potrebbe anche essere l'impronta di un demiurgo, non necessariamente di Dio. Nel tanto vituperato ed incompreso Medio Evo, la logica e la simmetria erano stimate prerogative del diavolo e non del Creatore. Siamo certi poi che questa perfezione non sia simile ad una finalità che, come osservava Kant, l'intelletto umano non rinuncia a porre nell'universo, pur sapendo che non appartiene ai fenomeni?

E' tutto quindi riferibile ai numeri ed alle figure geometriche? Esiste solo l'esprit de geometrie? Qual è la diversità di conoscenza che l'uomo ha del cosmo rispetto a quella dell'Essere supremo? Galileo sosteneva che è una differenza quantitativa: l'uomo conosce meno di Dio, ma i fenomeni di cui ha cognizione, sono compresi perfettamente, grazie all'ausilio infallibile della matematica. In tale atteggiamento, noto alcunché di spericolato. L'uomo che è certo di poter un giorno anche lontanissimo tutto o quasi capire della natura, non riconosce, la possibilità che esistano dimensioni in cui le nostre leggi fisiche non valgono, l'eventualità che uno più uno dia zero (questa non è più un'eventualità: vedi Uno più uno uguale zero), il dominio del mistero insondabile, dinanzi al quale è bene essere umili per ammettere di non sapere e di non poter sapere. Certamente i cicappini sono sicuri che la scienza può spiegare tutto: basta aspettare che i suoi inarrestabili, trionfanti vincitori, a mo' dell'Epicuro glorificato da Lucrezio, si inoltrino in regioni inesplorate e ritornino sulla terra per mostrarci tutti i segreti svelati. Sulle conseguenze dell'assolutizzazione della scienza ho già indugiato (Vedi Scissioni)

In verità, gli sviluppi scientifici, filosofici ed epistemologici hanno dimostrato come la scienza sia oggi attraversata da crisi (talora salutari) e controversie di varia natura di fronte all'incredibile complessità del reale che sempre più assomiglia ad un libro scompaginato scritto ora in caratteri matematici ora in geroglifici incomprensibili. Ci si aggira talvolta, nonostante la matematica, in un "oscuro laberinto": alcune teorie sino a ieri più accreditate crollano miseramente, altre teorie sono inconciliabili tra loro, nuovi paradigmi si affermano, pur tra infinite discussioni, la scienza si intreccia sempre più alla filosofia e, "innanzi agli occhi", ci sta aperto un libro scritto forse in caratteri matematici, ma mescolati come in un puzzle. Ordinare le tessere e comprendere questi caratteri ci spiegherà il come; il perché non si trova in una formula.

16 febbraio, 2008

Quanti di vita

A volte la vita pare grido senza voce, pianto senza lacrime, luce senza calore, musica senza note. Esseri felici: impossibile trovare un ubi consistam e spegnere i pensieri, tra incontri, scontri, incomprensioni, perdite sull'orlo della notte.

Fotogrammi sconnessi di giorni, sequenze di un film surrealista. L'assurdo ed il caso sono dietro ogni angolo. Si chiude un'altra porta. Per una quisquilia, ci sfugge l'ultima opportunità. Dissonanze e distorsioni: sentirsi in disarmonia con tutto e con sé stessi. Schegge di minuti, frammenti di ore sull'asfalto degli anni.

E' come se l'esistenza fosse quantizzata: quanti discontinui di energia, sussulti di vita che affiorano, di quando in quando, dall’oceano del nulla.

15 febbraio, 2008

Paolo VI era un massone? Il fumo di Satana in Vaticano (articolo di F. Lamendola)

Any journalist or broadcaster to talk about the Illuminati, Bilderbergers and Council on Foreign Relations, without making a connection to the Knights of Malta reveals they are grossly misinformed or just covering up for the real Vatican-led New World Order culprits. (G. Szymanski)

L'articolo di Francesco Lamendola, Paolo VI era massone? Il fumo di Satana in Vaticano, è un'indagine sulle relazioni tra Massoneria e Chiesa cattolica. L'autore, riflettendo su alcuni studi di Ferruccio Pinotti e del sacerdote anticonciliare Luigi Cozzi si chiede se logge massoniche si siano infiltrate nella Chiesa di Roma e con quali conseguenze. Il tema, certamente poco gradito alle gerarchie romane, merita di essere lumeggiato con oggettività e sguardo penetrante.

Ora, atteso che i centri di potere più influenti sono dominati da Roma (il Council for foreign relations fu fondato dai Gesuiti, il famigerato Gruppo Bilderberg dai Cavalieri di Malta) non sarà il caso di chiedersi se non sia stata la Chiesa romana ad infiltrare la Massoneria e non viceversa? Non è una questione di poco momento: chi non accenna al ruolo egemone del Vaticano nella politica mondiale o ignora molti retroscena o si impegna ad accusare di ogni nefandezza le lobbies sioniste e massoniche, per nascondere scomode e sconvolgenti verità. Molto zelante in questa campagna anti-ebraica è un giornalista purtroppo considerato un maitre à penser da molti lettori e curatori di siti più o meno indipendenti. Costui svela verità minori per occultare verità molto più inquietanti, un po' come un fascio di luce nel buio diretto solo verso una zona, la illumina perfettamente, lasciando, però, nell'oscurità totale tutto il resto.

Che sia Giovanni XXIII sia Paolo VI fossero massoni pare ormai assodato; è probabile che lo fosse anche Giovanni Paolo II, a mio parere di un grado più alto, come si può intuire dal suo rapporto privilegiato con Pinochet, Ronald Reagan e con l'Opus Dei. Invece l'attuale pontefice, in questa climax ascendente, anzi discendente, sembra essere iniziato a quell'ambito in cui la "religione" massonica è sostituita da un culto luciferino.

Sfortunatamente l'uomo medio, già poco incline a comprendere la scaltra politica che sta conducendo in modo inesorabile all'instaurazione del Nuovo ordine mondiale, è ancora più incredulo di fronte al ruolo strategico svolto da Roma sulla scena planetaria. Eppure, a ben vedere, tale ruolo è il naturale coronamento di un machiavellico operato che, almeno dai tempi di Costantino, ha propiziato, pur tra fasi alterne, un'inarrestabile scalata al potere della Chiesa cattolica.

Ammesso e non concesso comunque che il Vaticano sia "solo" un complice, cooptato dalla Massoneria, per il perseguimento dei fini volti alla creazione del superstato mondiale, resta l'imperdonabile silenzio dei porporati sulle vere cause della distruzione del pianeta e della riduzione in schiavitù dell'umanità: le scie chimiche, le banche armate, il terrorismo non islamico, la politica liberticida degli stati in nome della sicurezza, il signoraggio, le torture a Guantanamo e scelleratezze simili. I moniti del papa al rispetto della vita e la sua crociata contro l'aborto sono solo fumo negli occhi: veramente fumo di Satana, non un fumo infiltratosi in Vaticano, ma esalante dal Vaticano.

È noto che la ragione fondamentale per cui un forte movimento tradizionalista cattolico ha visto con preoccupazione e sgomento l'indirizzo preso dalla Chiesa cattolica con il Concilio Vaticano II non è stata di tipo strettamente teologico o liturgico, bensì spirituale e ideologico, nel senso più ampio del termine. Da monsignor Lefebvre, giù giù fino a un certo numero di semplici parroci di campagna, la diffidenza e, a volte, l'ostilità mostrata nei confronti delle "aperture" di Giovanni XXIII e di Paolo VI verso le istanze del mondo moderno, era originata dal sospetto, che tali pontefici, a giudizio di alcuni, stessero conducendo, in maniera più o meno consapevole, un'opera di sottile distruzione del genuino nucleo della tradizione cristiana e che, dietro tale manovra, vi fossero i potenti tentacoli della Massoneria.

Uno di questi umili parroci, sconosciuti al grande pubblico, è stato il friulano don Luigi Cozzi, autore di alcuni libri nei quali non solo sosteneva questa tesi, ma si spingeva assai oltre, disegnando uno scenario internazionale del tipo che oggi (ma non allora, cioè trenta o quaranta anni fa) si definirebbe "complottista". Egli, cioè, ipotizzava che esista una congiura mondiale di poteri occulti, volta a favorire l'avvento del regno di Satana mediante la distruzione dell'autentica fede in Dio, in Gesù Cristo e nella Vergine Maria, nonché per mezzo dell'indebolimento programmatico dell'autorità e credibilità del magistero ecclesiastico; e che il Concilio Vaticano II fosse stato un episodio significativo, ma non l'unico, di una tale strategia.

In vastissimo affresco storico, che rivelava sia l'ampiezza straordinaria delle sue letture sia la sua limitata capacità critica ed una chiara tendenza ad ingigantire i fatti per dimostrare certe tesi precostituite, egli delineava anzi l'intera storia della modernità, dal Rinascimento in poi, come frutto di una congiura di quello che definiva "il potere sinarchico", un centro occulto di cospirazione globale formato da potentissime lobbies finanziarie ebraiche e dalle svariate logge della Massoneria internazionale, tra le quali quella degli Illuminati; le prime solo apparentemente in lotta con le seconde, ma, in realtà, miranti entrambe a un obiettivo comune: la distruzione del cristianesimo e l'instaurazione di una dittatura mondiale israelita che vorrebbe asservire i popoli e le nazioni. Don Cozzi, inoltre, individuava nei banchieri ebrei del XVII secolo i principali finanziatori del colonialismo britannico e poi, via via lungo i secoli, del capitalismo finanziario americano e, da ultimo, anche del comunismo sovietico.

L'articolo continua qui.

14 febbraio, 2008

La filosofia nel giardino

Fino a che punto si può tendere la corda?

Ricordo che qualche anno fa sul terrazzo avevo una magnifica e frondosa pianta di gelsomino, i cui fiori bianchi effondevano un profumo gradevolissimo. Purtroppo, soprattutto a causa di un fattore che si può facilmente immaginare, il gelsomino cominciò a deperire: le foglie ingiallivano e cadevano, sui rami sempre più spesso brulicavano gli afidi. Alla fine, nonostante tentassi con rimedi naturali di debellare i parassiti, la pianta seccò, rimanendone solo uno scheletro grigio. La vicenda del gelsomino è un piccolo ma emblematico caso di lotta per la sopravvivenza, conclusasi con un fallimento. E' appena il caso di ricordare la celebre pagina dello Zibaldone in cui Leopardi raffigura "il giardino della sofferenza" con le piante che si tolgono vicendevolmente la luce e l'aria, soffocandosi ed intrecciando fronde, sarmenti e viticci. La descrizione dell'autore recanatese è una dimostrazione di come il Male si annidi nella natura stessa, sia consustanziale all'essere.

Certo noi constatiamo il Male ogni giorno: nelle guerre che dilaniano intere nazioni; nei bambini, macilenti e dagli occhi infossati, che muoiono di inedia e di sete, dopo un'atroce agonia (Il colpo secco della morte è di gran lunga preferibile); negli ospedali dove i pazienti trascorrono ore eterne in reparti tetri, mentre alcuni medici ed infermieri, del tutto indifferenti al dolore dei malati, si raccontano delle barzellette volgari. Lo constatiamo negli ospizi, in cui anziani abbandonati a sé stessi possono soltanto ripiegarsi nostalgicamente su un passato irrevocabile; negli orfanotrofi, nelle strutture psichiatriche, nelle carceri, nelle camere di tortura, nei mattatoi... Se oltre alle sofferenze fisiche, consideriamo anche quelle morali e psicologiche, l'elenco diventa quasi infinito. Occorre stilarlo?

Eppure al Male che domina incontrastato o quasi la "politica", l'economia, l'"informazione", la "scienza", la società (per chi ci adoperiamo tanto? per questa società laida in cui le persone degne sono numerose quanto i giusti nella Firenze di Dante?), bisogna aggiungere anche il Male spesso nascosto dietro parvenze piacevoli e dietro l'armonia delle forme.

Ricordo che molti ramoscelli del gelsomino si attorcigliavano ad altri, stringendoli in una morsa mortale. Di quando in quando dovevo tagliarli, per evitare che la pianta, forse perché costretta nello spazio angusto di un vaso, soffocasse sé stessa, quasi lasciando intuire un'occulta voluntas tesa all'autodistruzione.

D'altronde il Male non sempre è rivolto contro gli altri o la natura, ma anche, in un impulso di autoannichilimento, contro noi stessi. Thanatos: autolesionismo, suicidio, anoressia e bulimia, come cupio dissolvi. Se il Male storico lascia sgomenti, ma con la forza di denunciarlo e di gridarne l'assurdo, inaccettabile, iniquo prepotere, il Male che, a guisa di radice tenacissima, si abbarbica al cuore dell'essere, lascia ammutoliti.

13 febbraio, 2008

Dante e l'Islam

Pochi autori hanno messo in luce i significati esoterici del poema sacro e costoro hanno subito l'ostracismo della critica ortodossa arroccata su posizioni in linea con l'interpretazione cattolica del capolavoro. Ancora più sparuto è, però, il gruppo di studiosi che hanno colto le convergenze tra la cultura occidentale e quella islamica, in ordine soprattutto alle visioni oltremondane.

Tra gli antecedenti culturali del poema di Dante, si ricordano le opere fondate sul tòpos della “visione” dei regni oltremondani: il Somnium Scipionis, la Visione di San Paolo, il Purgatorio di San Patrizio, il Libro delle tre scritture di Bonvesin della Riva, il De Ierusalem coelesti et de Babilonia civitate infernali di Giacomino da Verona… Non sono, però, quasi mai citate, sebbene correttamente René Guénon ed altri le considerino fondamentali per l’ispirazione dantesca, le fonti arabe, ossia il Corano, il Libro del viaggio notturno e le Rivelazioni della Mecca di Mohyddin ibn Arabi, testi anteriori di circa ottant’anni alla stesura della Commedia. M. Asin Palacios, autore del saggio intitolato La escatologia musulmana en la Divina Commedia, Madrid 1919, afferma che le analogie tra le opere islamiche ed il capolavoro dantesco sono più numerose da sole di tutte quelle che i commentatori hanno individuato rispetto a quelle intercorrenti con le altre letterature di ogni paese.

L'influsso della cultura araba ed ebraica sulla Commedia è indiscutibile. Guénon ci ricorda gli addentellati con la tradizione islamica rintracciabili nell'opera. Eccone qualche esempio: in un adattamento della leggenda musulmana, un lupo ed un leone sbarrano la via al pellegrino, come la lonza, il leone e la lupa fanno indietreggiare Dante; Virgilio è inviato al poeta fiorentino e Gabriele a Mohamed dal Cielo; entrambi, durante il viaggio, soddisfano le curiosità del pellegrino. L'Inferno è annunciato nelle due narrazioni da segni identici: tumulto assordante e confuso e raffica di fuoco. La struttura dell'Inferno dantesco è esemplata su quella dell'inferno musulmano. Ambedue sono un gigantesco imbuto formato da una serie di piani e di scale circolari che menano al centro della terra; ognuno dei gironi accoglie una categoria di peccatori, la cui colpa e pena si aggravano a mano a mano che sono collocati in un cerchio più profondo. Infine questi due inferni sono entrambi situati sotto la città di Gerusalemme. Per purificarsi all'uscita da Malebolge, Dante si sottomette ad una triplice abluzione. Una stessa triplice abluzione purifica le anime nella narrazione musulmana. L'architettura delle sfere celesti attraverso cui si compie l'ascensione è identica: nei novi cieli sono disposte, secondo i loro rispettivi meriti, le anime dei beati, che alla fine si radunano tutte nell'Empireo. L'apoteosi finale dei due itinerari in mentem Dei è la stessa: i due viaggiatori, innalzati sino al cospetto di Dio, ci descrivono il Creatore come un focolare di luce intensissima, circondato dalle schiere angeliche irradianti fulgori.(1) Queste ed altre coincidenze non possono essere accidentali. Per mezzo di chi Dante attinse tali immagini e tòpoi? Mohyddin, nato a Murcia, in Andalusia, morì a Damasco. I suoi discepoli sparsi in tutto il mondo islamico furono forse in contatto con gli Ordini di cavalleria cui l'Alighieri fu molto vicino. (Vedi La normalizzazione degli eretici). E' presumibile che "il ghibellin fuggiasco" recepisse qualche suggestione indiretta tramite i Templari o per mezzo di personaggi come Emanuel Romano, poeta ebreo che Dante conobbe.

Senza dubbio un'attenta rilettura della Commedia, affrancata da pregiudizi interpretativi, consentirebbe di individuare altri indizi di un Dante conoscitore del retaggio arabo ed islamico. La stessa figura di San Francesco potrebbe essere riconsiderata per enucleare qualche legame con i Sufi dei cui insegnamenti risentì il poverello d'Assisi, quando si recò in Egitto, come ormai accertato dalla critica più avveduta. "Però chi d’esso loco fa parole, non dica Ascesi, ché direbbe corto, ma Orïente, se proprio dir vuole". Questi versi del canto XI del Paradiso dove San Tommaso d'Aquino tesse l'elogio di Francesco, accentuando il valore semantico dellla parola "Oriente", adombrano forse il debito del santo nei confronti dell'Oriente musulmano? E' solo una congettura, ma forse non indegna di una qualche considerazione.

Ancora più interessante è l'ipotesi del Troni che, circa il celebre incipit di Inferno VII, Pape satan, pape satan, aleppe, individua assonanze con la pronunzia araba: E' la porta di Satana, è la porta di Satana, fermati, in arabo, bab sciaitan, bab, sciatan, alebb. Se è una combinazione, è una combinazione ben strana, checché ne pensi l'ineffabile Giacalone che definisce tale esegesi "bizzarra" (sic).

Infine se la porta verso il Dante esoterico è stata dischiusa, quella verso il Dante che si ispira all'Islam è ancora ben serrata: sarà il caso di cominciare ad aprirla.

(1) R. Guénon, L'esoterismo di Dante, Roma

12 febbraio, 2008

Miti e mitili

Absit iniuria verbis


Recentemente Bojs ha dedicato un articolo alla Russia nell'ambito dello scacchiere mondiale. Il testo, intitolato Eurasia: nuovo ordine globale e crollo economico, descrive il ruolo dell'ex impero sovietico sulla scena internazionale e rivela come un'inquietante psicopolizia agisca contro i cittadini la cui libertà è costantemente minacciata da pericolosi, infidi delatori.

Purtroppo gli uomini, per natura, tendono a credere ingenuamente in eroi intrepidi ed integerrimi che combattono per difendere i loro diritti. Così si affidano ad altri, delegando loro ogni azione. Gli uomini sono proclivi a schierarsi, a cercare dei paladini a livello nazionale ma anche internazionale. Ciò è avvenuto anche con Vladimir Putin, presentato da molti "giornalisti" di siti "indipendenti", in realtà fiancheggiatori del V., come un salvatore, un nuovo Messia cui Dio ha conferito la missione di contrastare e sconfiggere i cattivi, nella fattispecie gli Stati Uniti dell'America, in realtà una delle numerose teste dell'Idra.

Inutile ricordare che questa è una rappresentazione edulcorata, anzi completamente menzognera. Capisco che ognuno di noi avverte l'esigenza di credere in qualcosa o in qualcuno, ma come si può dar credito a gente screditata, a falsi difensori dei cittadini, falsi ambientalisti, falsi sindacalisti, falsi giornalisti, falsi...? Dalla Gabanelli a Grillo, da Bario Tozzi a Luca Mercalli, da Piero Angela a Giulio Betti e Guido Guidi... è tutto un pullulare di tribuni, di demagoghi, di pseudo-esperti abilissimi, quando si tratta di blandire il popolino con lusinghe, di circuirlo con mirabolanti promesse di un destino radioso, senza politici corrotti, senza malattie, senza inquinamento, salvo poi censurare l'espressione "scie chimiche" e la parola "signoraggio", dimostrando di essere assai più intolleranti ed ipocriti dei barattieri che essi mettono alla gogna.

Lo stesso Hugo Chavez, il mito della "sinistra" planetaria (comunisti di tutto il mondo unitevi!) è solo un altro burattino: lo dimostra il suo abboccamento col satrapo di Roma; lo dimostra l'estensione dell'operazione "scie chimiche" al Venezuela, estensione che può essere avvenuta solo col suo benestare o con la sua connivenza.

Dunque riconosciamo che questi "cavalieri" senza macchia e senza paura sono solo fantaccini del sistema, attori di infimo ordine che, con espressioni licenziose e lazzi volgari, intrattengono il pubblico e lo distraggono dai problemi concreti, ma soprattutto dai veri artefici della politica, sempre intenti a tramare dietro le quinte.

Evitiamo l’atteggiamento puerile di chi ha bisogno sempre del sostegno altrui, di essere rassicurato e vezzeggiato: dal sistema ci si può attendere solo un coacervo di problemi, non certo la loro risoluzione.

Ammettiamolo: costoro non sono dei miti, ma dei mitili, delle cozze attaccate allo scoglio, ai loro meschini privilegi, ad una gloria mal acquistata e disonorevole, perché frutto di inganno. Rinunciamo a questi idoli di terracotta, a questi miti "falsi e bugiardi", per fare assegnamento sulle nostre forze e su quelli di amici e collaboratori fededegni, per creare comitati, per intraprendere iniziative utili a noi stessi ed agli altri.

Le cozze sono buone, sì... col limone.

11 febbraio, 2008

Distorsione dei simboli

Il vocabolario dei simboli usati dalla sinarchia è noto a chi ha compreso che gli Oscurati amano ostentare emblemi che sono, in primis, segni di appartenenza. Questi simboli hanno anche altri valori su cui non è il caso qui di soffermarsi: basterà ricordare che forme e colori sono anche vibrazioni, significanti suscettibili di trasmettere vari significati (Vedi Scienza e magia) e di sedimentarsi nelle dimensioni interiori.

In primo luogo, una precisazione: so che è invalso il termine Illuminati per indicare un'èlite segreta che trama contro le nazioni dal XVIII secolo. Tale termine è, a mio parere errato, per due motivi. Innanzi tutto la setta degli Illuminati, fondata dall'ex(?) gesuita Adam Weishaupt nel 1793, dopo alterne vicende, si estinse già agli inizi del XIX secolo. Pertanto, le attuali confraternite che, stando agli studi più accreditati, dipendono da Roma, pur avendo mutuato qualche "ideale" dalla congrega fondata da Weishpaut, sono organizzazioni sviluppatesi e consolidatesi in altri contesti e con fini molto più perversi. Sono anche assai più potenti. Inoltre negli Illuminati non balugina neppure una luce per quanto fioca che, invece, brillava in alcune logge settecentesche ed ottocentesche non ancora infiltrate da Roma o da altri poteri occulti. Pertanto gli Illuminati sono, in toto ed irremissibilmente Oscurati, devoti al Male. Non si spiegherebbe altrimenti la loro agenda piena di inimmaginabili scelleratezze, dall'asservimento dei cittadini attraverso il sistema economico, finanziario e creditizio, alla fomentazione di mortali conflitti, dalla diffusione di strumenti e sostanze per distruggere le nuove generazioni, sino alla ciliegina (avvelenata) sulla torta: l'operazione "scie chimiche", i cui veri fini sono ancora oscuri.

Tra i vari simboli di cui gli Oscurati si sono impadroniti e che connota il loro infrenabile, folle desiderio di controllare tutto e tutti, col nefando fine di sostituirsi a Dio (essi non sono atei...), è l'occhio che vede tutto. Ci ricorda René Guénon, in Simboli della scienza sacra, che "uno dei simboli comuni al Cristianesimo ed alla Massoneria è il triangolo nel quale è inscritto il Tetragramma ebraico o qualche volta semplicemente uno iod, prima lettera del Tetragramma che, in questo caso, può essere considerato un'abbreviazione e che, d'altronde, in virtù del suo significato principiale. è esso stesso un nome divino. Talvolta lo iod è sostituito da un occhio che viene designato come l'occhio che vede tutto... Quest'occhio non è né destro né sinistro, ma è un occhio centrale, un terzo occhio che vede tutto nella perfetta simultaneità dell'eterno presente.

Il triangolo diritto si riferisce al Divino; ma quando è rovesciato... assume il significato di Provvidenza. D'altra parte si deve notare che la forma del triangolo rovesciato non è altro che lo schema geometrico del cuore"
. Lo iod è anche una ferita nel cuore e quindi un germe, assimilato simbolicamente ad un frutto, in senso sia microcosmico sia macrocosmico. Anche la coppa è un equivalente simbolico del cuore, con tutti i sensi correlati.

L'asimmetria nella raffigurazione nell'occhio (l’occhio degli Oscurati è sempre asimmetrico) o l'aggiunta di elementi incongrui, denotano un rovesciamento semantico del simbolo per opera di empi figuri. Guenon nota che in qualche caso il simbolo è snaturato da un'inesattezza iconografica, ma non pare voler diffondersi sulle valenze nere di tale distorsione formale. Queste inesattezze ostentate rivelano quindi la precisa volontà di stuprare un'immagine ed i suoi significati originari per strumentalizzarla affinché diventi la cifra kitch di dilettanti dell'esoterismo, simili a quei rozzi manigoldi che amano tappezzare i loro nascondigli di santini, di immagini devozionali di Cristo e di Maria, icone dozzinali nello stile e nell'iconografia.

Riconosceremo dunque gli Oscurati dalle loro menzogne, dai loro delitti, ma anche dal loro cattivo gusto.

(1) R. Guénon, Symboles fondamentaux de la Science sacrée, Paris, 1962

09 febbraio, 2008

Dissonanza

A volte, dopo molti anni, si incontra nuovamente un amico e ci si illude che, dopo l'iniziale imbarazzo (è passato molto tempo e qualcosa si è interposto, come un'intercapedine di silenzio e di distanza), ci si ritrova a rievocare episodi “leggendari” di cui siamo stati protagonisti. Poi, però, uno dei due si accorge che manca una vera empatia, quell'empatia che si era creata quando si condividevano gli stessi sogni ed ideali. Uno si è adattato al sistema che, come è noto, considera gli ideali semplice ciarpame. Si è adattato un po' alla volta, quasi impercettibilmente, perché in realtà il sistema lo ha inglobato a somiglianza di una pianta carnivora che adagio chiude le valve appiccicaticce per divorare l'ignaro insetto. Dopo un po’ l’entusiasmo dell’incontro si spegne come la fiamma di una candela il cui lucignolo si è consumato del tutto. Ognuno se ne va per la sua strada.

Ormai, però, credo, che pur non ritenendomi superiore ad alcuno, non potrei in nessun modo accettare di "vivere" come l'uomo medio, narcotizzato davanti al televisore al plasma, dal cinema e dal calcio, rassegnato alle bizze di politici e magistrati, sprofondato nel sofà, il telecomando nella destra, lo sguardo vacuo. L'unica "indignazione" si prova quando si segue Ballarò con il damerino che intervista gli esperti sui mali non sradicabili dell'Italia. Qualche minuto di collera per inveire contro i politici e poi tutto come prima. L'ufficio, la famiglia, sabato e domenica si va in montagna ad insudiciare un po' i prati ed a scattare foto di banali panorami impreziositi, però, da un originale merletto di scie chimiche. Questa normalità borghese ha qualcosa di mostruoso: le più turpi perversità si celano dietro una rassicurante facciata Biedermeier. Nulla è più repellente di questa decorosa rispettabilità.

Il coraggio di un tempo dov'é? Il rifiuto del conformismo? Scorre ancora sangue nelle vene? Si crede ancora in qualcosa o ci si è adagiati su un giaciglio di spine, credendo sia un soffice cuscino? Meglio tormentarsi alla ricerca di un senso, di una risposta che spegnersi in un'esistenza insulsa, piatta appena increspata da noiosi divertimenti creati dal sistema per rendere le persone automi, involucri vuoti.

Preferiamo confrontarci con sfide ardue che unirci al gregge. E' inevitabile quindi sentire una dissonanza con questi uomini medi, sovente onesti lavoratori e buoni padri di famiglia, ma senza nerbo, imborghesiti. Meglio la solitudine o la compagnia di persone eccentriche come noi. Inquieti, eretici e curiosi, alla televisione preferiamo un saggio che ci appassiona ma di cui rifiutiamo molte conclusioni. Non ci fidiamo più dei media ufficiali, della medicina ufficiale, della politica ufficiale…

Ci allontaniamo dalla volgarità, da situazioni dozzinali, da interpretazioni correnti alla ricerca di altre verità, senza dubbio parziali, elusive, insoddisfacenti, ma nostre.

08 febbraio, 2008

Mondi possibili

Esistono altri mondi dove gli eventi si dipanano in modo differente da come si svolgono qui, in questa nostra dimensione?

E' la teoria elaborata da Hugh Everett III (1930-1982) [1], lo scienziato che ipotizza l'esistenza dei molti mondi. Per Everett, l'idea del collasso della funzione d'onda, ossia del congelamento della realtà in uno ed uno solo particolare stato, discende dall'incapacità degli esseri viventi di interagire con la totalità della realtà quantistica, essendo gli uomini confinati lungo una sola diramazione della nostra realtà che continuamente si scinde in modo schizofrenico. Questo scenario ha conseguenze quasi inimmaginabili, come i paradossi di molti racconti di Borges, in cui ogni cosa che può logicamente succedere succede o dove gli avvenimenti si biforcano in nuove diramazioni da cui si generano altri bivii... "Ciascuno di noi continuerà ad esistere, finché vi saranno lo spazio ed il tempo, perché, anche se moriamo in questo mondo, ne esiste un altro nel quale ciò non accade, ad infinitum." (John D. Barrow, Il mondo dentro il mondo, Oxford, 1988).

Le idee di Everett rivelano in primo luogo il singolare sincronismo che spesso mette in comunicazione la letteratura e la scienza: più o meno negli stessi anni artisti e fisici disegnano prospettive cosmologiche ed ontologiche che tendono a convergere verso una nuova concezione del reale. Anzi, come sovente accade, Jose Luis Borges, letterato ingegnoso e profondo, sebbene talora cerebrale, creatore di geometrie narrative non euclidee, precorre i tempi, immaginando situazioni compossibili. Sono scenari del tutto controintuivi e lontani dal senso comune, ma che aprono una breccia nel muro solido eppure evanescente della nostra realtà. E' singolare che l'idea di immortalità, espulsa dalla scienza materialista e considerata alla stregua di una mera superstizione dalla maggior parte degli accademici, si riaffacci nel nostro orizzonte culturale dominato dall'incredulità e dall'agnosticismo, attraverso le elucubrazioni, comunque non gratuite, di un fisico.

Tra l'altro, visto che alcuni
paradigmi, meglio paradogmi si stanno sgretolando, la teoria dei molti mondi sembra adatta ad incarnare lo Zeitgeist dei decenni futuri, quando finalmente il pensiero, liberatosi di inutili involucri scientisti, potrà armonizzare alcune tra le congetture più avanzate della meccanica quantistica con le concezioni di correnti filosofiche non cartesiane. Si profilerà forse un modello interpretativo che, oltre grazie al suo intrinseco fascino, potrà dare linfa a quei sogni che accompagnano un'umanità prigioniera in una segreta spazio-temporale, un'umanità che viaggia in un treno deteministico diretto in modo ineluttabile verso la sua meta entropica, verso la morte termica, il nulla.

Chi può escludere che un giorno forse non lontano riusciremo a trovare un varco ed ad inoltrarci in uno dei tanti giardini dell'universo dove è il tempo è reversibile, dove gli eventi possono essere cambiati ed in cui le "leggi" di natura acquisiscono un'altra natura?

La nostra condizione limitata e costretta da catene invisibili si può superare. Si può aprire una finestra che si affaccia sul sogno divenuto realtà.


[1]
Hugh Everett III (Maryland, 11 novembre 1930 – McLean, 19 luglio 1982) è stato un fisico statunitense attivo principalmente all'Università di Princeton. E' stato celebre tra i fisici per aver formulato per primo nel 1957 l'interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica, definito anche multiverso. Secondo questa teoria, quando si esegue una misurazione quantistica e si osserva una funzione d'onda, questa non diventa l'unica reale (come si pensava precedentemente), ma assumono esistenza anche tutte le misure che non sono state trovate, generando ognuna un altro universo. Everett abbandonò gli studi in fisica subito dopo aver completato la tesi di dottorato, scoraggiato dallo scarso interesse degli altri fisici verso queste sue teorie.

La luce del mondo

William Holman Hunt (1827-1910) è il pittore preraffaellita che dipinse, tra il 1851 ed il 1853, un celebre quadro, intitolato La luce del mondo. L'artista "vi esplica una notevole tensione nel rendere con cura lo sfondo illuminato dalla luce lunare, lavorando di notte, all'aperto a lume di lanterna. Accolto con scarso interesse all'esposizione della Royal Academy del 1854, il quadro fu difeso fa John Ruskin. L'autore spiegò come la luce fisica corrisponda alla luce spirituale, la ruggine alla corrosione delle facoltà vitali, le erbacce alle malvagie attitudini, il pipistrello, animale notturno, al buio ed all'ignoranza e così via. Opera molto popolare, riprodotta senza fine in libri e stampe, diventò una delle immagini-chiave della religiosità vittoriana". (M. T. Benedetti)

La tela manifesta una cifra oleografica destinata ad accentuarsi nei dipinti successivi di Hunt, che sfociarono in un gelido e calligrafico realismo, in descrizioni minuziose, ma aride ed edificanti. La luce del mondo è un'opera, per molti versi, edulcorata che esprime una religiosità devozionale ed esteriore più che una fede intima. Il gusto del particolare preciso, iperrealistico, la figura convenzionale del Cristo simile a quelle effigiate nelle cartoline natalizie, il simbolismo scoperto e prevedibile spiegano il successo del quadro tra un pubblico poco consapevole.

Nondimeno l'olio si apprezza per la luce che si soffonde dalla lanterna: è un alone dorato e caldo che, riflettendosi sulla veste del Salvatore, le conferisce una qualità metallica. Ancora più suggestivo, però, è il chiarore selenico che, diluito di un glauco tenue, scorre tra il magnifico brano di paesaggio con gli olivi dai tronchi arcuati. Il chiarore lunare splende pure sul placido corso d'acqua sullo sfondo.

Più del quadro in sé mi hanno sempre attratto le circostanze in cui fu creato: le notti rischiarate dalla luna. Le immaginiamo fredde e silenziose, appena increspate da un brivido di vento, col firmamento su cui sono impuntati gli spilli delle stelle.

Sarà un approccio ingenuo e "romantico", ma saper contemplare la natura, volto visibile dell'Essere, perdersi nel suo abbraccio voluttuoso o tremare dinanzi al suo mistero profondo, sono inclinazioni che abbiamo perdute. Chi oggi ama veramente il creato? Chi oggi indugia per osservare o solo vede? Homo videns, disse qualcuno. No. Mi accorgo sempre più che i sensi dell'uomo sono offuscati: la stessa vista, ritenuta peculiare dell'uomo contemporaneo, incapace di per-cepire (letteralmente capire, afferrare bene), è stata come sostituita da un apparato sensorio rudimentale adatto solo alle azioni quotidiane, consuete, un po' come quegli strumenti muniti di sensori per misurare le condizioni di temperatura e di umidità di un ambiente.

Che dire poi della luce? La luce fisica si sta spegnendo, come quella di una candela il cui lucignolo è consumato. Viviamo in un mondo di luci pallide e crepuscolari: il cielo è uno specchio opaco. E' solo apparenza. E' in parte vero, ma anche l'apparenza è sostanza ed aggirarsi in questa realtà spettrale con i colori esangui, le forme che si dissolvono nella grisaille, è sconfortante. Restano le luci nervose, frenetiche delle discoteche, le luci stroboscopiche che si rincorrono pazze sulla pista da ballo: quando si esce, nella notte, gli astri sono fiammelle che languono. La luce interiore, dell'anima, dov'è? Quel raggio mistico, soprannaturale che Hunt provò ad adombrare con i colori e le pennellate liquide, le campiture omogenee. Balugina ancora nella vita: a volte, come lucciole nelle notti d'estate, pulsano bagliori di anime.

Cerchiamo la luce del mondo, la luce che sgorga dal mondo e quella che lo rischiari e forse sfavilla tra gli spazi insondabili dell’universo, là dove si addensa la materia oscura.