29 giugno, 2010

L'utopia democratica in Popper

Nel saggio “La società aperta ed i suoi nemici”, il filosofo austriaco Karl Popper esamina i concetti di totalitarismo e di democrazia. Egli intende focalizzare l'irriducibile antitesi tra una società organizzata, secondo rigide norme di comportamento e fondata su un controllo soffocante della collettività, ed una società basata sulla tutela della libertà dei cittadini, mediante istituzioni democratiche perfettibili, aperte alla critica razionale ed a proposte di riforma. La posizione anti-totalitaria del pensatore si concreta in una dottrina della democrazia, secondo cui questa forma di governo è funzionale non solo quando il potere appartiene al popolo (alla maggioranza), ma anche se i governati hanno la possibilità di licenziare i governanti, mediante sistemi strategici come le elezioni (sic) e senza ricorrere alla violenza.

Popper si domanda non tanto chi debba esercitare il potere, ma "come possiamo organizzare le istituzioni politiche in modo che i governanti cattivi o incompetenti non causino troppi danni." La riflessione politica dell'autore si incardina poi su altri principi: una costituzione democratica deve escludere il tipo di cambiamento che può mettere a repentaglio il suo intrinseco carattere; in una democrazia l'integrale protezione delle minoranze non deve estendersi a coloro che trasgrediscono la legge e che incitano al rovesciamento violento dello stato; la democrazia è suscettibile di miglioramenti attraverso le riforme.

Quanto delineato dal filosofo pare essere più la descrizione delle apparenze democratiche che un'analisi del sistema. In verità, benché le riflessioni svolte da Popper (qui compendiate) siano nel complesso condivisibili, si avvertono la sconvolgente superficialità e la banalità del discorso. Egli, infatti, scambia per democrazia i regimi che, nella migliore delle ipotesi, sono di stampo plutocratico e, cieco di fronte alla struttura degli apparati, si limita ad avallare l'esistente, le entità pseudo-democratiche. E' come se si scambiasse un edificio di cartapesta usato in una scenografia teatrale, per un edificio vero e proprio, persuasi di potervi abitare.

Vero è che rispetto agli esecutivi totalitari che Popper ha in mente (il
regime nazionalsocialista e quello stalinista), le istituzioni occidentali sembrano volte a sancire e valorizzare alcuni diritti, ma questa è solo una vernice, poiché lo stato "democratico" è tirannico, sebbene sub specie libertatis, almeno quanto i vituperati sistemi affermatisi tra le due guerre. Espressione della più sfacciata ipocrisia, la compagine "democratica" schiaccia i cittadini in nome dell'eguaglianza, li irretisce in una vischiosa ragnatela di leggi, norme, regole, codicilli... La legge - Popper sembra non accorgersene, disconoscendo l'arma a doppio taglio del sistema giuridico - è lo strumento con cui lo stato strazia i deboli e legittima i delitti dei potenti, sempre impuniti. La legge (stabilita e promulgata secondo la volontà di potenza di un'oligarchia nascosta) si incarna nella giustizia delle corti, tribunali dell'inquisizione più feroce, e nelle carceri, luoghi di tortura in cui languono per lo più gli innocenti o ladri di polli.

L'intervento del potere nella vita dei cittadini, giustamente deplorato da Popper, se diventa eccessivo (ma dov'è situato il confine tra misura e dismisura?), accresce fatalmente l'influsso dello stato sul singolo sino a stritolarlo. In fondo, tutto quell'assurdo groviglio di spine normative che dilania il cittadino artigiano o piccolo imprenditore, lungi dall'avere meri fini di accertamento e prelievo fiscale, è concepito come vero supplizio psicologico, a base di scadenze, di controlli, di sanzioni, di processi.

Attualmente lo stato "democratico", con i pretesti più vari, sta partorendo una serie infinita di disposizioni fino a punire i "reati" di opinione. Il dissenso, la critica, l'opposizione non sono ammessi. Certo, gli apparati dei paesi occidentali, di solito, non ricorrono alla coercizione, ma a metodi più raffinati ed obliqui per imporre il loro dominio. Tuttavia bisogna convincersi che “stato democratico” è un ossimoro, una contraddizione in termini. Nessuno stato, quale manifestazione di un'oppressione legalizzata e, per così dire, "costituzionale", può essere democratico.

L'errore di Popper (e di molti altri), frutto di una visione allucinata ed utopica, risiede almeno nell'ingenuità della sua disamina, nell'ignoranza totale delle vere forze che determinano gli sviluppi storico-politici, nella fiducia in riforme che sono stravolgimenti, nella concezione orizzontale dei fenomeni diacronici e sincronici.

Avverte l'autore: "Se allentiamo la nostra vigilanza e se non rafforziamo le nostre istituzioni democratiche nel momento stesso in cui conferiamo maggior potere allo stato mediante la pianificazione interventista, possiamo perdere la nostra libertà e, se la libertà è perduta, tutto è perduto."

Purtroppo la tanto decantata libertà era già perduta quando Popper scriveva, poiché essa era ed oggi sempre più è solo lo slogan del dispotismo dal volto "umano".



APOCALISSI ALIENE: il libro

27 giugno, 2010

Vicini invisibili (articolo di Scott Corrales - terza parte)

Il professor Juan Coca de Azevedo, autore di "En los limites de lo inspiegabile", narra la storia di Eugene Canseliet, che apparteneva alla cerchia di adepti che circonda la figura dell’"alchimista" Fulcanelli. Nel 1920, gli esponenti del suo entourage si vantarono che il loro maestro era sul punto di produrre la pietra filosofale. Tuttavia, passati alcuni decenni, secondo Canseliet, Fulcanelli scomparve, anche se l’autore sostenne di avergli fatto visita a Siviglia, nel 1950, e che Fulcanelli aveva subito notevoli cambiamenti fisici dopo aver ingerito l'Elisir della lunga Vita. Azevedo asserisce che la natura di questi cambiamenti si riferiva ad un complessivo aspetto androgino.

Ciò che sappiamo di certo su Fulcanelli viene raccolto nei suoi libri come il celeberrimo "Il mistero delle cattedrali". A quanto pare, era al corrente di simboli segreti usati i tra "color che sanno". Nel Medioevo, i maestri, i cui trattati sono sopravvissuti fino ai nostri tempi, erano soliti decorare le loro case con segni esoterici e immagini". Il lettore è informato che, tra i vari simboli, essi ricorrevano al leone rampante ed al serpente che si morde la coda.

Non mancano i messaggi codificati di numerose società segrete. Sono state considerate molto potenti e pericolose: alcuni individuano un capro espiatorio negli Illuminati, altri nella Chiesa cattolica etc. L'accusa? Sono una confraternita che con scure "supermenti” domina il destino di un’umanità inconsapevole. Ovviamente, qualsiasi gruppo capace di un’esistenza che si perpetua dall'antichità sino ai giorni nostri deve essere senza dubbio notevole, se consideriamo gli alti e bassi della storia umana e la propensione delle organizzazioni ad essere sciolte - a meno che non si creda che ci possano essere degli "immortali" tra gli esseri umani o esseri paranormali in veste umana che guidano i gruppi di nascosto attraverso i secoli. Vengono in mente alcuni personaggi.

Apollonio, taumaturgo della città di Tiana in quella che ora è la Turchia moderna. Se ciò che la tradizione racconta è vero, siamo di fronte a un uomo che era capace di teletrasporto, che fu, se non immortale, molto longevo nonché un maestro di dottrina pitagorica. Apollonio si recò in Oriente e portò con sé il discepolo, Damis, giungendo in una terra abitata da una gente di lingua greca che viveva in un "irreale", mutevole paesaggio (un'altra dimensione?). Gli abitanti di questo regno nascosto conoscevano la levitazione, la robotica e l'illuminazione artificiale. Il filosofo itinerante apprese che questo paese esisteva "nel mondo, ma anche di là da esso".

Tornando sulle sponde del Mediterraneo, quindi al territorio controllato da Roma, Apollonio fu accusato di lesa maestà dall'imperatore Domiziano. Portato al cospetto del sovrano, Apollonio dichiarò: "Si può imprigionare il mio corpo, ma mai la mia anima e vorrei aggiungere neppure il mio corpo!" In un lampo di luce, visto dai cortigiani e da un confuso Domiziano, il prigioniero scomparve nel nulla.

In alcuni circoli esoterici, si pensa che Apollonio di Tiana sia la stessa figura conosciuta come il Conte di Saint Germain, che era attivo nel XVIII secolo ed era famoso per la sua grande ricchezza e per la folgorante intuizione. Saint Germain ed Apollonio avevano alcune facoltà in comune: la bilocazione, il potere di guarire i malati e la capacità di decifrare il linguaggio dei volatili. Fulcanelli potrebbe essere semplicemente un altro avatar di questo eterno personaggio.

Leggi qui la seconda parte.



APOCALISSI ALIENE: il libro

24 giugno, 2010

Masada

"Masada" è un romanzo di Maria Grazia Siliato. Costruito come un dittico, alterna il passato, l'assedio alla roccaforte di Masada ed ancor prima l'espugnazione di Gerusalemme per opera di Tito, al presente con gli studi sui Rotoli di Qumran.

L'autrice rivela attitudine nella pittura dei caratteri, nell'evocazione di luoghi dominati da una luce accecante o immersi in tenebre stellate, soprattutto riesce a captare emozioni fuggevoli, memorie scolpite nel tempo eppure inafferrabili, sentori di caffé levantini.

Il montaggio sovrano con cui sono costruiti i capitoli taglia gli episodi, accostandoli per antitesi formali o di contenuto. Ne scaturisce una vigoria drammatica che compensa la lentezza di alcune sequenze introspettive.

"Masada" è romanzo storico e, in parte, a tesi: la scrittrice, attraverso una voce omodiegetica, quindi distaccata, mostra la grandezza degli eroi messianisti, comandati da Eleazar-Lazzaro: essi, pur di non cadere nelle mani dei Romani, si tolgono la vita ed uccidono i loro cari. Si avverte un po' di idealizzazione delle sette ebraiche, in primis gli Esseni, mentre i legionari romani, Tito e Vespasiano sono dipinti a tinte fosche. Infine Giuseppe Flavio è additato come “traditore”, benché geniale.

La ricostruzione è più che tendenziosa, spostata di baricentro. Sopra gli eventi, ora gloriosi ora sanguinari, si staglia l'ombra della storia come gigantesca schiacciasassi. E' in questa assurdità (apparente?) del percorso umano che, però, si insedia il senso, come nostalgia dell'Assoluto:"
Se nell'infinità si è programmato uno spazio anche per noi, forse esiste una causa ed anche uno scopo."

Se i combattenti messianisti costruiscono le loro certezze di riscatto sulla sabbia, è arena risucchiata in vortici di vento pure la vita umana? Bastano la dignità ed il coraggio con cui si affrontano il vuoto e la morte per essere salvati? A queste domande, la Siliato non risponde, preferendo addentrarsi nel territorio accidentato della narrazione e nelle grotte dove furono nascosti da una misteriosa confraternita le pergamene.

Il racconto si tende in spasimi di attesa, poiché l'ultima notte di Masada in un estenuante rallentatore, rievoca con lunghe analessi la conquista di Gerusalemme, come preludio di un'alba su cui splende il silenzio della fine: la rocca è desolata, disseminata di corpi esanimi. Le digressioni più interessanti, ben ritagliate nei nuclei narrativi, sono dedicate a questioni archeologico-linguistiche ed ai Padri della Chiesa, uomini sovente di notevole caratura intellettuale, ma infidi.

Il romanzo si apprezza, nonostante alcune cadute di stile (vocaboli fuori registro) e certi manierismi (il passato prossimo, in luogo del passato remoto, l'uso della forma latina per i nomi propri...) per la profondità con cui scava nelle contraddizioni umane e per la tenacia con cui svelle le radici del dolore, per portarle all'aria:"Ricordati dell'immensa quantità di inutile, anonimo dolore che si è diffusa nel mondo". Un'opera come "Masada" ci aiuta a dar ragione di una sofferenza che forse non è inutile né anonima, ma neppure comprensibile in termini solamente umani.



APOCALISSI ALIENE: il libro

22 giugno, 2010

Convegno su scie chimiche ed U.F.O.

Sabato 26 giugno 2010 presso "La Madre Pietra" di Schiavi Marina in località Pietra di Bobbiano - Travo (Piacenza) si terrà l'edizione 2010 di “Dalla pietra... alle stelle!”. Tra i relatori, segnalo il Dottor Giorgio Pattera, biologo e pubblicista, che tratterà il tema delle scie chimiche.

Leggi qui tutte le informazioni utili.


APOCALISSI ALIENE: il libro

Stato, uomini e Dio in Horkheimer: qualche breve riflessione

Il filosofo tedesco Horkheimer (1895-1973) mette in luce, grazie ad una stringente analisi, le principali falle della modernità: il monopolio della scienza, l'ipertrofia dello stato, la "morte di Dio". In "Dialettica dell'Illuminismo"(1947), opera scritta in collaborazione con Adorno, Horkheimer critica la scienza moderna e contemporanea di tipo fisico-matematico, vista come inevitabile alleata del pernicioso progetto che ha portato all'attuale deriva tecnologica. Questo spiega perché "Dialettica dell'Illuminismo" cominci con una reprimenda di Bacone: "Benché alieno dalla matematica, Bacone seppe cogliere esattamente l'animus della scienza successiva. Il felice connubio, cui egli pensa, fra l’intelletto umano e la natura delle cose, è di tipo patriarcale: l'intelletto che vince la superstizione deve comandare alla natura disincantata. Il sapere, che è potere, non conosce limiti né all'asservimento delle creature né nella sua docile acquiescenza ai signori del mondo."

La natura prevaricatrice della scienza si accoppia ad una sovrastruttura ideologica che si esplica nel totale appeasement alle istanze delle classi dominanti. L'applicazione tecnologica della ricerca, più che favorire un maggiore benessere, diventa strumento di controllo, la longa manus di un sistema che il pensatore definisce "mondo amministrato", il definitivo compimento del regno moderno della schiavitù. "La logica immanente della storia porta in realtà ad un mondo amministrato. Tramite la potenza in via di sviluppo della tecnica, la ristrutturazione inarrestabile dei singoli popoli in gruppi rigidamente organizzati, tramite una competizione senza risparmio di colpi tra i blocchi contrapposti, a me sembra inevitabile la totale amministrazione della società."

In tale contesto, l'alienazione dell'uomo si radica nei rapporti interpersonali, si concreta nel lavoro estraniante, si appropria della dimensione individuale. Questa alienazione è tanto più grave in quanto non percepita come tale, ma persino accettata ed apprezzata, in un totale stravolgimento della condizione umana ormai automatizzata. Manca, oggi giorno, qualsiasi coscienza di tale coercizione: così lo schiavo si ritiene libero, perché partecipa alle consultazioni elettorali e trova la sua realizzazione quanto più si allontana dalla realtà, rifugiandosi in un eden fittizio di informazione preconfezionata e di divertimenti omologati.

L'incoscienza del proprio stato ostacola il pensiero e l'azione, come dissenso e contestazione del potere: il suddito è in letargo o, meglio, vive in una dimensione allucinatoria dove le immagini e le notizie dei media mainstream proiettano un universo artificioso e narcotizzante. Paradossalmente è l'antropocentrismo che distrugge l'identità umana, poiché recide i legami con la natura e con l'Altro. Vellicandolo nel suo orgoglio sub-umano, la modernità lusinga l'individuo con la felicità tecnologica, gli prospetta una quasi immortalità bionica, eclissando, tramite la divinizzazione dell'effimero, il senso del tempo e della caducità. La morte, esorcizzata e rimossa, è confinata nel dominio dell'inattuale, di una ritualità banale e conformista.

Si perde il sentimento della finitezza umana, pietra di paragone rispetto all'ulteriore. La chiusura verso la Trascendenza è negazione delle domande (l'uomo che non pensa è oggetto "usa e getta"), deproblematizzazione della vita e del cosmo: il risultato non è neppure l'ateismo, ma l'indifferenza. Come afferma Horkheimer: "Non possiamo provare l'esistenza di Dio, anzi di fronte al dolore del mondo, di fronte all'ingiustizia, è impossibile credere nel dogma dell'esistenza di un Dio onnipotente e sommamente buono. In particolare, non è credibile la dottrina cristiana che esista un Dio onnipotente ed infinitamente buono, avuto riguardo alla sofferenza che da millenni domina sulla terra." Se Dio, però, non è una certezza, è l'anelito, la nostalgia (Sehnsucht), la speranza che l'assassino non trionfi sulla vittima innocente".

La fede è quindi orizzonte delle possibilità: non è né conquista definitiva né corpus di verità. La fede è la consapevolezza della finitudine e nostalgia dell'assoluto, antidoto contro l'hybris dell'umanismo, contro l'assolutizzazione del relativo. "Ogni essere finito - e l'umanità è finita - che si pavoneggia come il valore ultimo, supremo ed unico, diventa un idolo che ha sete di sacrifici cruenti ed inoltre ha il potere demoniaco di assumere un'altra identità".

Tra gli estremi opposti del credo monolitico e la noncuranza verso l'apertura al senso, si apre forse il varco attraverso cui si può ascoltare l'eco dell'infinito.



APOCALISSI ALIENE: il libro

20 giugno, 2010

Un’antica cultura indoeuropea in Carelia?

Recenti spedizioni archeologiche in Carelia rinfocolano il dibattito sulla regione di provenienza degli Indoeuropei: alcuni storici ritengono che gli Arii siano di origine orientale (discendenti dei Sumeri?), altri, invece, propendono per una matrice nordica (progenie degli Atlantidei?). E’ una vexata quaestio su cui si pronunceranno glottologi, archeologi e paleontologi: resta il fatto che alcune civiltà si svilupparono nel Nord Europa, benché sia arduo stabilire donde antiche genti provenissero e quali furono le direttrici delle loro migrazioni. Il testo che propongo, non scevro di contenuti discutibili, pare interessante soprattutto per il passaggio su Febo (vero è che Febo non coincide del tutto con Apollo, ma una tradizione ellenica collega il dio della profezia alle terre settentrionali) e per la descrizione di un manufatto che ricorda il Colosso di Memnone, una delle gigantesche statue innalzate dal faraone Amenofis IV. Si raccontava che, quando i primi raggi dell’Aurora colpivano il simulacro, esso emettesse una musica melodiosa.

La Repubblica di Carelia, che celebra quest’anno il novantesimo anniversario come unità amministrativa, è famosa non solo per le sue leggende, ma anche per gli interessanti reperti archeologici scoperti nella zona settentrionale. Nei primi anni del XX secolo, vari eruditi discussero ed analizzarono antichi petroglifi, incisioni trovate dal poeta russo Nikolai Gumilèv, in Carelia.

Come molti rappresentanti dell'intellighenzia russa, Gumilèv era interessato alla storia ed alla geografia ed amava viaggiare. Nel 1904 esplorò Kuzovsky, nell’arcipelago nel Mar Bianco. Aveva sentito accennare allo Stone Book che presumibilmente conteneva informazioni su tempi remoti ed indizi per la localizzazione del paese misterioso, da dove provenivano i discendenti settentrionali di Mu e, probabilmente, gli Slavi.

La prima menzione di Mu risale al IV secolo a.C. I testi riferiscono che era situata nella parte occidentale del regno egizio. Nel luogo sorgeva un santuario di Ra, il dio del sole. Alcune fonti riferiscono che Alessandro il Macedone si recò nella terra di Mu per ottenere una conoscenza sacra. Il generale macedone si diresse nell'attuale Pamir, dove vivevano tribù scite. Secondo una ricerca contemporanea, gli Sciti erano gli antenati degli Arii che popolavano la maggior parte delle terre slave. Secondo una teoria, gli Indoeuropei provenivano dall'Africa e popolarono il Nord, un'altra ipotesi indica la Siberia come luogo d’origine, ma essi dovettero trasferirsi a sud a causa del clima avverso. Gli Arii rappresentarono una civiltà altamente sviluppata. Alcuni credono che costruirono le famose piramidi egiziane. Strutture piramidali si possono trovare in Russia, in Crimea, Siberia e negli Urali. I ricercatori affermano che sono antecedenti alle piramidi egizie.

Nikolai Roerich pensò che la terra misteriosa di Mu fosse ubicata nel nord della Russia. Ritenne che il "grande lago" descritto negli scritti potesse essere il Ladoga. Gli Indogermanici erano giunti in Russia con navi, attraverso il Mar Mediterraneo (Mar Nero, n.d.t.). La fonte scoperta da Roerich accenna a Febo, il capo degli Arii. Febo (Sole in greco) era considerato un dio. Secondo una leggenda, fu l'antenato di tutti gli Arii ed aveva il dono della vita eterna. Febo ed i suoi seguaci stavano cercando l'ingresso di Shambala, una dimora sotterranea degli dei, dove è custodito il Libro di Pietra, una raccolta di saggezza spirituale di popoli ancestrali. Gli Arii, sotto la guida di Febo, incisero gigantesche epigrafi su un muro per continuare il testo inciso sul Libro di Pietra.

Alcuni graffiti rupestri mostrano animali, volatili, pesci e cacciatori. Altri mostrano figure che gli scienziati pensano possano rappresentare corpi celesti. Alcune immagini effigiano strane creature. I ricercatori ritengono che i petroglifi rappresentino molti simboli sacri legati alle culture del passato, ma sono ancora da decodificare. Nikolai Roerich opinava che la terra di Mu coincidesse con la sacra terra di Shambala. L'esploratore non ebbe fortuna, cercando l'ingresso di Shambala nell’isola Valaam in Carelia.

Alexei Popov, storico russo, così si esprime a proposito delle scoperte archeologiche in Carelia: “La Carelia è famosa per la sue 'seitas'. Questa parola significa 'divinità' e, secondo i geografi e gli etnologi, le 'seitas' rappresentano un culto delle rocce: anche le piramidi di pietra testimoniano questa tradizione cultuale. I Lapponi della Carelia credevano che le anime dei morti albergassero nelle rocce. Le rocce potrebbero anche servire come indicatori o separatori. Durante una spedizione, abbiamo scoperto un’enorme statua a trenta miglia dalla città di Kem. Il manufatto è posto su un podio litico. Tra la statua ed il basamento si apre una fessura: il vento che soffia attraverso l’interstizio emette suoni simili ad una melodia. La tonalità del suono cambiano a seconda della forza del vento. Questa 'roccia che canta' potrebbe essere stata un santuario pagano degli antichi Lapponi”.

Fonte: Pravda.ru




APOCALISSI ALIENE: il libro

19 giugno, 2010

La linea

Accade all'improvviso. Percorriamo una strada consueta e di colpo, come un bandito che aggredisce un viandante nella notte, un ricordo d'infanzia ci ghermisce, schiantandoci a terra. E' una memoria che credevamo sepolta, ma, per un ignoto interstizio, si è insinuata nel presente. Così, il luogo si trasfigura e riprende le sembianze di un tempo lontano, quando, salendo quella scalinata si attutivano un po' alla volta, i rumori del traffico ed il cinguettio dei pettirossi si impigliava tra le fronde della magnolia.

I luoghi sono impregnati di energie, impastati di vita: sprigionano dolci sensazioni simili al profumo che esala da campi di lavanda o gli aspri sentori del muschio. E' così che i luoghi ci appartengono e che noi apparteniamo a loro, come se, strato dopo strato, vi si fossero sedimentati i pensieri, le emozioni le esperienze di chi li attraversa.

E' nel profilo degli alberi e degli edifici che leggiamo le lettere di un alfabeto metafisico. E' in quella linea sinuosa di azzurro tra la chioma della magnolia che scorgiamo la vena del destino: quella linea, inarcata a guisa di domanda, è la fenditura nel silenzio di Dio, la faglia tra terra e cielo, il crepaccio oltre il quale non sappiamo se s'inabissi l'inferno o si slarghi il quieto lago del firmamento.

Quella linea è il fiume in cui scorre la vita e dove s'ingorga la morte. La direzione verso la salvezza o la perdizione? E' il contorno di un disegno infinito di cui vediamo solo un particolare, l'indecifrabile abbozzo di parola che il naufrago, prima di morire, traccia su un tronco di palma. Deve esistere un senso, anche se nascosto, pur se incapsulato negli errori, nel dolore, nella dispersione e nella fine...

Di botto il ricordo dilegua: un po' barcollanti dopo l'assalto del passato, si riprende il cammino.



APOCALISSI ALIENE: il libro

17 giugno, 2010

Sfere di luce ed incidenti aerei

I foo fighters del XXI secolo

L'articolo che proponiamo, basato su fonti militari francesi, riguarda un misterioso fenomeno su cui molti testimoni e ricercatori nel campo delle chemtrails si interrogano, ossia la frequente concomitanza tra i voli di aerei chimici e l'apparizione di sfere. Il tema è molto intricato: evitando speculazioni ed ipotesi, ci limitiamo a rendere conto di una manifestazione che risale almeno alla Seconda guerra mondiale, quando globi luminosi furono avvistati da piloti statunitensi, britannici e tedeschi.

Dominique Weinstein appartiene al Centro nazionale francese per gli studi sugli U.F.O., G.E.I.P.A.N. Egli ha analizzato trecento casi di fenomeni aerei non identificati (U.A.P.) che sono stati riportati in tutto il mondo da piloti militari e civili nell’arco temporale che va dal 1947 al 2007. Di questi casi, trentanove hanno implicato effetti elettromagnetici. Quindici aerei hanno perso le comunicazioni radio, nove hanno subito danni alle bussole magnetiche (una di queste due ha misurato ed indicato direzioni opposte), sette radio bussola automatici hanno smesso di funzionare. Inoltre sei aerei hanno mostrato problemi meccanici; in cinque velivoli militari sono stati riscontrati diversi problemi con il sistema d’armamento; tre hanno avuto avarie elettriche. In tutti i casi, le conseguenze sono state temporanee e, quando il foo fighter ha lasciato la zona, tutto è tornato alla normalità.

L’87% di questi incontri si è verificato a quota di crociera. Conferme radar o rilevazioni temporanee dei globi sono state registrate in centoquarantasei casi. L’81% di questi incidenti è stato rilevato dagli apparati radar. Weinstein ha individuato centoventidue casi contraddistinti da un'elevata possibilità di incidenti aerei. Trenta eventi hanno coinvolto una sfera in rotta di collisione, altri venti hanno riguardato passaggi molto vicini alla fusoliera del velivolo. Ventiquattro piloti hanno dovuto compiere manovre evasive e tre incontri su cinquanta hanno causato feriti tra i passeggeri.

Nel caso di Frederick Valentich, risalente al 1978, il pilota morì e l'aereo fu distrutto. Per il direttore esecutivo del N.A.R.C.A.P., Ted Roe, gli eventi più complicati non vengono catturati dai radar, soprattutto quando si tratta di sfere. Roe ha esaminato centoventi casi che hanno coinvolto quarantaquattro sfere all’interno del territorio degli Stati Uniti (nel 1966 in Florida durante la campagna elettorale per il governatore, Haydon Burns ordinò al pilota del suo aereo di inseguire due globi luminosi che erano sopra la loro rotta, ma i foo fighters scomparvero rapidamente durante la manovra).



Solo quattro di questi quarantaquattro eventi sono stati osservati dai radar di terra, ma quindici sono stati registrati come missili potenziali. In quattro casi, i piloti hanno inviato segnali con i fari per allertare della presenza delle sfere. "A causa del basso tasso di sopravvivenza in caso di collisione aerea e di registrazione attraverso i radar di vari oggetti durante questi eventi” - ha avvertito Ted Roe nella sua relazione - "non si può affermare con certezza che le sfere volanti non sono state i principali fattori di disastri aerei." Molti di questi casi sono stati archiviati diversi decenni addietro, ma, secondo i ricercatori del N.A.R.C.A.P., Carlos Guzman ed Aphonso Salazar, alcune sfere hanno accompagnato aerei commerciali in Messico.



C’è abbastanza materiale da analizzare, ma ottenere accesso a certi documenti è un'altra questione. "La conoscenza non è conoscenza, se si incorre nel cover-up" - ha dichiarato Ted Roe che, insieme con Haines, ex scienziato della N.A.S,A., sta redigendo un dossier per il "Progetto Sfera". "Questo è per me un esperimento. La scienza è un processo graduale. Se si fosse agito nel modo giusto già alcuni decenni orsono, non sarebbe necessario avere un grosso incidente per richiamare l’attenzione del pubblico".


Articolo correlato: Rimini, avvistate sfere di luce sopra l'aeroporto "Fellini", 2010

Fonte:
C.U.T.


[1]Aviation Dictionary: radio compass

An airborne direction finder operating in a medium frequency in conjunction with nondirectional beacons or radio stations operating in a medium wave. The system consists essentially of a loop aerial superimposed with a selsyn system to remove 180° ambiguity.




APOCALISSI ALIENE: il libro

16 giugno, 2010

Guerre interdimensionali

Nel lucido articolo intitolato "Cronache dal Multiverso" ("X Times" n. 20), Lavinia Pallotta ripercorre il caso di Frank, vissuto studiato dall'ufologo Philip J. Imbrogno, autore di Files from the edge, 2010. Di per sé, la storia è già costellata di interessanti fenomeni: diviene poi ancora più significativa, se la si compara con le esperienze riguardanti l'ingegnere Brian Scott.

E' il dicembre del 1981. Frank è da solo in casa e sta seguendo un programma televisivo, allorquando manca la corrente ed il telefono trilla. Alzato il ricevitore, l'uomo ode due voci computerizzate che gli spiegano di provenire da un'altra galassia (in seguito sarà rivelato che gli Altri sono abitanti di un'altra dimensione) e di aver scelto lui per comunicare. Le voci assicurano l'interlocutore che la corrente tornerà e che egli dovrà sedersi di nuovo davanti all'apparecchio televisivo. Frank obbedisce e sullo schermo scorge un'entità con occhi enormi e la testa a pera. L'essere afferma di chiamarsi Lomuk e di manifestarsi come proiezione generata dall'interno di un'astronave stazionante dietro la
Luna. Lomuk asserisce di appartenere ad una razza denominata Ashtar (!) intenta a prender contatto con terrestri selezionati affinché li aiutino a salvare il pianeta.[1] Al diniego di Frank, la creatura risponde che, se si rifiuterà, agirà obtorto collo. Stizzito, Frank tenta di spegnere il televisore, ma senza riuscirvi, mentre l'alieno dichiara: "Non puoi liberarti di me tanto facilmente: io controllo tutto ciò che vedi e senti in questo strumento primitivo." Infine la comunicazione si interrompe.

Al mattino, Frank, turbato per quanto occorso la notte precedente, si sveglia con la sensazione di qualcosa di malvagio che appesantisce l'atmosfera: una specie di nebbiolina si è sollevata da sotto il letto, generando una figura alta ed incappucciata, con lunghe braccia e priva di mani. La sagoma da cui si forma un dito, lo punta contro Frank, per poi dissolversi.

Sempre più scosso, l'uomo, nel pomeriggio, decide, per schiarirsi le idee, di compiere un giro in automobile. Nel bel mezzo del tragitto, egli percepisce un ronzio, guarda dietro di sé dove vede una sfera argentea, di circa un metro di diametro. Il globo gli si avvicina implacabile, nonostante i tentativi di scansarla.

Questi ed altri episodi minacciano la stabilità del matrimonio del contattato che un giorno addirittura viene proiettato nel XIX secolo. Tornato nel XX, Frank si ritrova in una stanza piena di strumentazioni dove alcuni esseri umani gli sorridono. Qui Lomuk gli mostra su uno schermo immagini di (presunti) eventi futuri: città costiere del Connecticut in rovina, migliaia di morti lungo le strade. Secondo l'alieno, la sua razza è interessata a salvaguardare il nostro pianeta, perché le esplosioni atomiche hanno gravi ripercussioni. Sono, infatti, le emissioni elettromagnetiche collegate alle conflagrazioni nucleari ad essere nocive per la civiltà di Lomuk.

Brian A. Scott, ingegnere statunitense, è il protagonista di uno fra i casi di rapimento più inquietanti nella storia dell’Ufologia. Egli è sequestrato la prima volta da entità misteriose tra la sera e la notte (tra le 21 e le 23) del 14 marzo 1971, vicino ad Apache Junction, in Arizona.

Numerosi aspetti accomunano i due casi: la comparsa di sfere, la visioni di forme umane vaporose, le "predizioni" di cataclismi [2]
, il contegno coercitivo degli alieni, la presenza di Ashtar, icona del contattismo, la fenomenologia a cavaliere tra circostanze ufologiche e situazioni metapsichiche, l'intervento degli immancabili Grigi... Non solo, gli esseri incontrati da Scott, pur rivelando all'inizio di essersi insediati su un satellite artificiale in orbita attorno alla Luna, poi rettificano, chiarendo di venire "di là dal tempo". Come si vede, gli addentellati sono numerosi, ma soprattutto suscita interesse la commistione tra Ufologia e manifestazioni cosiddette paranormali: tale mescolanza impone di rivedere lo statuto della ricerca xenologica, per cercare di estenderla verso le realtà parallele, verso le fantastiche lande intraviste dalla scienza pionieristica.

Superando le solite obiezioni sulle immense distanzi siderali che gli extraterrestri dovrebbero coprire per raggiungere Gaia, si potrebbe considerare l'evenienza che molti alieni siano in realtà abitanti di universi contigui: questo spiegherebbe per quale motivo, essi sembrano intervenire quasi esclusivamente per neutralizzare dispositivi nucleari, vista la loro pericolosità per civiltà installate in mondi tangenti il nostro. E’ plausibile che l’uso di certe armi nucleari ed esotiche crei delle “risonanze” distruttive. Cicero pro domo sua, dunque. Si potrebbe anche cominciare a scrutare nell'abisso dell'operazione "
scie chimiche" che, con i suoi inquietanti risvolti (conflitto quantico, manipolazioni spazio-temporali), pare nascondere non una guerra stellare, ma interdimensionale.

[1] Lomuk è quasi l’anagramma di Moloch, il feroce dio adorato dai Cartaginesi. E’ una coincidenza?

[2] A Scott fu preannunciata: “La completa annichilazione dell’emisfero occidentale da una direzione orientale, comprendente bombe di alta (?) grandezza”. Da questo disastro sarebbero scampate solo poche migliaia di persone che sarebbero state portate su un altro piano di esistenza. Tutto sarebbe avvenuto il 24 (o 25, secondo altre ricostruzioni del caso) dicembre del 2011.

Fonti:

M. Filterman,
Les armes de l’ombre, 2006, cap.6
"X Times" n. 15 e n. 20



APOCALISSI ALIENE: il libro

15 giugno, 2010

La garrula "scienza"

"Esistono due storie: la storia ufficiale, bugiarda, e la storia segreta che è vergognosa". (H. de Balzac)

Non ha alcun significato un termine cominciante per "c": questo vocabolo, cui i ciarlatani ricorrono con intento dispregiativo, non è attestato in nessun buon dizionario della lingua italiana. Talora è adoperato anche dai ricercatori indipendenti (o sedicenti tali) con coperti fini di scherno. In verità, il sostantivo incriminato nasce o da una precisa volontà di ghettizzare gli storici seri o da un radicale fraintendimento: ormai raramente si investigano cospirazioni, ma si mettono a nudo gli eventi, portando alla luce le loro radici.

La volgare propaganda contro la verità vilipende lo stesso Lorenzo Valla. L'umanista, nel De falso credito et ementita Constantini donatione, dimostrò che la cosiddetta donazione di Costantino era un documento spurio vergato dalla cancelleria pontificia nel secolo VIII. Oggi il dottissimo Valla sarebbe bollato come "c...a". Con lui, riceverebbero l'insultante epiteto tutti gli storiografi che hanno svelato verità scomode: l'elenco sarebbe non breve.

Siamo seri: coloro che si fregiano del titolo di "storici" sono o panegiristi o, nella migliore delle ipotesi, cronisti che si limitano ad affastellare gli avvenimenti, senza riuscire né ad interpretarli né a collocarli in una linea diacronica o in un quadro sincronico. E' come se, la mente, ricevuti dei segnali "esterni", non riuscisse ad organizzarli in forme, colori, prospettiva, percependo solo un'accozzaglia incomprensibile.

Del tutto capzioso è il solito mantra degli pseudo-scienziati che invocano i "fatti" e l'"oggettività", allorquando si affrontano argomenti disparati. In primo luogo, non si può asserire con Nietzsche che "i fatti non esistono, poiché esistono solo le interpretazioni": è vero, però, che il "fatto assoluto" è un concetto limite e che la sua osservazione [1] tende a sfumarne i contorni. Inoltre chi insiste in modo ossessivo sui "fatti" e sull'"oggettività" è ancora impantanato in un frusto ed infruttuoso positivismo di stampo ottocentesco: tra l'altro, paradossalmente, proprio i propugnatori della "verità effettuale", gli araldi del metodo "scientifico" sono i primi che, mancando di criteri precisi e per ignoranza, ignorano i "fatti", confondendo teorie con dati, ambiti empirici con sfere concettuali, linguaggio con referente etc. Ne risulta un calderone dove, alla fine, gli unici "argomenti" addotti sono l'insulto e la calunnia... Una garrula scienza.

Ancora una scienza (anche la scienza storica) basata su dicotomie inconciliabili non è scienza: se si può accettare che i dualismi, pragmaticamente utili, si radichino nel "senso comune", è inammissibile che forzate antitesi spezzino la ricerca più avanzata. Queste contrapposizioni possono valere in alcuni contesti, ma, quando ci si addentra in discorsi di più alto livello, si rivelano strumenti inidonei.

Ora, quando l'attaccamento ai "fatti" non denota pochezza intellettuale, è solo un alibi per evitare di sfiorare temi scabrosi e di scoprire certi altarini. Basterebbe grattare via un po' di vernice e se ne scoprirebbero delle... brutte. Non è la serietà il vero movente di chi afferma di volersi attenere ai "dati incontrovertibili" ed alle "fonti accreditate", ma la viltà o il bieco opportunismo. Chi, a parole, rifiuta le "teorie" (sic) in nome dei "fatti" assodati, oltre a misconoscere il significato e la portata di ambedue, rinuncia ad inquadrare gli avvenimenti in un disegno complessivo, simile ad un collezionista di schede telefoniche, motivato solo da un impulso incoercibile a raccogliere oggetti perfettamente inutili.

Non è in atto alcuna congiura: miliardi di persone muoiono di fame, di sete e di malattie, mentre una minoranza dell'umanità vive nella più vergognosa e sfacciata opulenza. La storia umana è una lunghissima scia di sangue. Il pianeta viene deliberatamente avvelenato. Una feccia di satanisti domina i governi che, succubi e scodinzolanti, obbediscono ad ordini criminali. I ricercatori veri prendono atto di ciò, invece di imbellettare la realtà con discorsi speciosi. Inoltre cercano di comprendere le ragioni delle ingiustizie e della violenza. E' forse questo studio della cospirazione o piuttosto denuncia di delitti e ricerca della verità?

Le
scie tossiche sono forse una cospirazione? No, solo lì, nude e crude, per tutti i gusti. Vero è che gli indagatori tentano di comprendere gli scopi ed inseriscono le analisi in una Weltanschauung, ma questo non significa che gli accadimenti debbano essere interpretati secondo orizzonti predefiniti. Ognuno cercherà di collegarli e di proiettarli su uno scenario adatto. La capacità critica risiede qui, nell'abitudine a vagliare, a confrontare, a riflettere, cercando di cogliere la sinopia delle circostanze di distinguere il vero dal falso: si eviterà sia di accogliere le versioni ufficiali sia di abbracciare elucubrazioni troppo eccentriche. Il “credere” o “non credere” saranno banditi, sostituiti dall’indagine e dall’osservazione. Occorre equilibrio ed il fine non è stabilire una verità assoluta, ma avvicinarsi il più possibile al cuore dei problemi e ad una possibile risoluzione.

Certo è, che se si resta appiccicati a pregiudizi scientisti o ai preconcetti del non-senso comune, è meglio non ostentare indipendenza di giudizio. Se, esibendosi in investigazioni "coraggiose", si inciampa nel pressapochismo linguistico e nelle chiacchiere da bar, peculiari di Attivissimo e dei suoi fans, è meglio tacere. Non abbiamo bisogno di
divulg-attori sblendorizzati e, se vogliamo ascoltare dei luoghi comuni, conversiamo con la casalinga di Voghera che magari è pure più sveglia di tanti "intellettuali".


[1] Benché generalmente sia travisato o semplificato, mutatis mutandis, il discorso sulla compenetrazione tra soggetto ed oggetto, tra osservatore ed osservato, trova, nella fisica quantistica, con l'indeterminazione di alcuni parametri, una corrispondenza con princìpi peculiari della Philosophia perennis in cui la separazione netta tra interno ed esterno, microcosmo e macrocosmo, perde valore ed aderenza.

Articolo correlato: C. Penna, Una catastrofe accidentale?, 2010



APOCALISSI ALIENE: il libro

13 giugno, 2010

Fratture linguistiche

Secondo alcuni glottologi, che hanno esplorato le relazioni tra le strutture linguistiche e le aree cerebrali, anticamente si creò una faglia tra le popolazioni mediterranee di nord ovest e quelle di sud est. Questo iato si palesò nei sistemi di scrittura. Sulle coste nord occidentali, prevalse l'emisfero sinistro, logico e razionale: questa preponderanza produsse una scolpita enunciazione dei concetti, suono per suono, con consonanti e vocali ad eguale livello. Sulle coste sud orientali, invece, le culture semitiche, intuitive e poetiche, per una prevalenza dell'emisfero destro, avrebbero scritto solo le consonanti ed indicato le vocali con punti e tratti. Avrebbero cioè mantenuto le "femminee" vocali in uno stato di subordinazione di fronte alle rudi consonanti, laddove la scrittura, pur con qualche eccezione, sino alle ultime derivazioni dall'arabo, avrebbe privilegiato le forme morbide ed avvolgenti.

Come ogni dicotomia, anche questa distinzione (bio-linguistica) tra scritture orientali ed occidentali, è alquanto riduttiva ed è incrinata da una contraddizione, giacché l'emisfero destro è yin. Nondimeno può indicare uno spartiacque tra culture che, pur conoscendo contatti ed osmosi, tesero a separarsi, rispecchiando due differenti concezioni del mondo. Vero è che le lingue indoeuropee sono inclini a privilegiare il discorso razionale a tal punto che il greco antico ed il tedesco sono considerate, con la loro astratta architettura, lingue della filosofia, mentre idiomi come l'aramaico e l'ebraico denotano una concretezza metaforica radicata in tradizioni patriarcali.

Esplorare la storia della scrittura, come indagare la genesi e l'evoluzione delle parole, significa addentrarsi in un dedalo. Se la scrittura nacque con finalità eminentemente pratiche, sembra anche custodire sin dal principio un'eco celeste. Vittorio Sermonti ritiene che gli antichi alfabeti rispecchiassero i disegni delle costellazioni. E' come se, quando pronunciamo o scriviamo delle parole, maneggiassimo dei sassolini che al loro interno contengono dei preziosi diamanti. Oltre l'orizzonte dei significati baluginano i riflessi dei suoni e delle forme: i suoni si sciolgono in canti, in melodie o si congelano in un grido; le forme dei grafemi si incidono sulla friabile argilla della memoria. Non risulta casuale se il D.N.A. è un codice i cui vocaboli e leggi assomigliano ai modi di funzionamento della lingua. Quali messaggi sono criptati nel D.N.A. silente? Chi li introdusse e con quale scopo?

Davvero gli alfabeti sono doni degli dei, poiché figure e significanti sono motivati, occultando valori reconditi: è come se fossero gli involucri delle cose, meglio, della loro essenza, sebbene con il passare dei secoli, i nomi si siano staccati dagli oggetti, simili a cortecce di sughere che cadono dal libro. Le parole non aderiscono più ai referenti ed il linguaggio diventa una babele, un'accozzaglia di sillabe frantumate. Chi oggi vede nella lettera A l'immagine stilizzata di un toro e la corrispondente figura zodiacale? Chi è in grado di percepire nelle docili e dolci vocali il gorgoglio di una fonte, la musica del vento, il garrito di una rondine?

Esiste un luogo incantato dove il linguaggio degli uomini si intreccia a quello degli animali: veramente il re Salomone e Francesco d'Assisi seppero tradurre i versi in voci e le voci in sensi. Quali magici messaggi ricevettero? Quali doni? Con i loro doni di misteri intraducibili, si accorsero che il silenzio dichiara la definitiva separazione dal mondo della natura aurorale.

Qual è il cuore del linguaggio? E' nella sua energia creatrice che distrugge la quiete primigenia, quando le cose senza nome aleggiavano in una nebbia indistinta, quando, ancor prima, la vibrazione tremò sulle acque calme del nulla.

Il suono è anche il ritmo degli scalpelli che scavano, con dolce vigore, le tavolette, il sibilo del calamo sul papiro, lo stridio della penna sulla pergamena.

Oggi quei rumori, in brandelli di cenere, sono inghiottiti dal gorgo del non-senso.


APOCALISSI ALIENE: il libro

11 giugno, 2010

Vicini invisibili (articolo di Scott Corrales - seconda parte)

Patrice Gaston ha approfondito la natura di misteriosi segnali televisivi e di sospetti programmi. Ha concluso il suo studio sulla questione nel modo seguente: "La televisione è uno strano mezzo di comunicazione, così strano che ci si potrebbe anche chiedere se le attività umane vengono ricevute e studiate da soggetti invisibili al fine di tener conto degli sviluppi.”

Esiste un caso che interessa para-umani (o "criptoterrestri" per mutuare il termine coniato dal compianto Mac Tonnies) che ha sempre echeggiato in me in questi anni. Proviene dalla sterminata bibliografia dello spagnolo
Salvador Freixedo (ex gesuita, n.d.t.), autore che è deliberatamente vago quando si tratta di particolari. Egli si riferisce semplicemente ad esso, come al caso "Lula” ed è riportato nel suo libro del 1989, "La granja humana" (La fattoria umana). Durante i suoi anni trascorsi in Venezuela, Freixedo conobbe una donna di nome Lula, un’imprenditrice che aveva lasciato il marito per sposare un para-umano, se non addirittura un’entità soprannaturale, un individuo di nome Jorge. Dopo la morte prematura di quest'ultimo, un esame medico rivelò che l'uomo non aveva i polmoni!

I misteriosi talenti di Jorge, le sue battute, quando dichiarava di venire da "un altro mondo" non furono più un argomento di cui ridere. Quando Freixedo ritornò in Venezuela negli anni successivi per assistere all'esumazione del corpo, apprese che Lula era scomparsa dalla faccia della terra. La storia è molto più complessa di quanto non suggerisca questa sintesi e riguarda le straordinarie capacità fisiche di Jorge che dimostrava una resistenza sbalorditiva, quando correva sulla spiaggia di Barqiusimeto per ore ed ore avanti ed indietro molto velocemente, tra lo stupore della folla. Bisogna anche ricordare il suo misterioso sesto senso e quella che è forse l'unica prova fisica fra tante testimonianze: un piccolo vaso di cristallo che teneva con sé in ogni momento e che pareva aiutarlo per il suo respiro affannoso. Quando Jorge morì, il vaso andò in frantumi.

Questo caso è chiaramente aneddotico. Nonostante alcuni indizi sulla provenienza non terrestre di Jorge, non esiste alcuna indicazione precisa per asserire che lo fosse: era perfettamente a suo agio nella sua realtà, era un imprenditore di successo, non rifuggiva dal contatto con gli altri. Eppure la sua intera esistenza suggerisce che era in mezzo a noi, non uno di noi. […]

Ancora segni enigmatici: il famigerato manoscritto Voynich costituisce un perfetto esempio di documenti codificati ideati per essere compresi solo dalle persone giuste e per il dispiacere di crittografi. Il manoscritto fu originariamente di proprietà di Roger Bacon, il frate francescano medievale, poi finì nelle mani di tanti occultisti del Rinascimento, come il famigerato dottor John Dee. Il Vaticano finalmente entrò in possesso del manoscritto: alcune delle sue migliori menti hanno tentato di scoprire i misteri codificati nel manoscritto illustrato. Circa ottanta anni fa, un antiquario statunitense, Wilfrid Voynich, acquistò il bizzarro testo che ora porta il suo nome. La conoscenza del manoscritto si diffuse tra le menti più dotte del tempo: alcuni ritenegono che le sue illustrazioni raffigurino la flora di un altro mondo, altri pensano a grafici di costellazioni come apparivano migliaia - o milioni - di anni fa. Dopo la Seconda guerra mondiale, uno studioso affermò di aver decifrato una parte del manoscritto e di aver ottenuto le istruzioni per un metodo contraccettivo valido. Il manoscritto Voynich potrebbe essere la base per il grimorio maledetto di H.P. Lovecraft, il Necronomicon.

Leggi qui la prima parte.



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09 giugno, 2010

Voce

"Verba volant, scripta manent": questo noto detto aveva in origine significato diverso da quello che gli attribuiamo oggi. Molti credono che si riferisca all'importanza di ancorare ad un testo scritto dichiarazioni e promesse, poiché quanto espresso a voce è fugace e destinato all'oblio. Si ritiene anche che questo proverbio suggerisca la prudenza nello scrivere, perché, se le parole facilmente si dimenticano, gli scritti possono formare, soprattutto nelle mani di malintenzionati, dei documenti talora nocivi, quando siano stati vergati in un momento di malumore o sotto l'impeto di infuocate emozioni.

In verità, verba volant è la propaggine delle "alate parole", formula con cui Omero definiva i discorsi intrecciati tra gli uomini e tra gli uomini e gli dei. I suoni aleggiavano nell'etere per recare con sé echi di sentimenti, pensieri, sogni. Il suono custodiva ancora in età omerica un afflato magico, un'ombra spirituale che con il tempo si è sbiadita sino a scomparire.

Qui non occorre ricordare il valore archetipale del Logos né come Platone giudicasse l'invenzione della scrittura, attribuita dagli antichi al dio egizio Thot, invenzione di cui il filosofo scorse i danni più che i benefici. Bisognerebbe, invece, tentare di comprendere come e perché affiorò nell'uomo l'esigenza di articolare suoni per comunicare il suo mondo interiore. Fu la solitudine del silenzio a generare tale impulso? Furono solo esigenze pratiche a riempire il nulla di voci?

Ci piace pensare che la voce nacque come canto (ma fu forse un grido di fronte al riflesso della coscienza in un lago di tenebre?): il vocabolo latino "carmen" sembra confermare questo mito originario, visto che "carmen" è il componimento poetico, il canto, la formula magica. Il termine deriva da una radice “cammen” che è associata al canto rituale, al verso del gallo, nelle aree celtica ed italica, al suono in generale in ambito greco e germanico.

I confini sono labili: i rumori possono evolvere in ritmi, in partiture, voci e persino in rudimentali linee melodiche. Tutti conservano il fascino dell'invisibile: la voce è immaginifica, dipinge e plasma. La voce è il passato che permane, il tempo che non scorre, il sobbalzo di fronte ad un angolo di memoria rischiarato dal raggio di un accento.

Le voci nel buio inquietano, ma pure si librano come palpiti misteriosi di ali fra le volte e le navate di una cattedrale celeste.



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06 giugno, 2010

U.F.O. su Perm, Russia

Pubblico un breve articolo circa l'avvistamento di un oggetto volante non identificato apparso nei cieli di Perm, centro urbano russo sito nella regione degli Urali. La cronaca, purtroppo molto magra, riferisce pure di occupanti dell'U.F.O. che sarebbero stati visti da alcuni testimoni, ma manca una descrizione dei presunti cosmonauti. Vedremo eventuali sviluppi del caso.

Alcuni residenti della città di Perm, nella regione degli Urali in Russia, hanno riferito di aver scorto uno strano oggetto nel cielo. L'ordigno, stando ai testimoni oculari, è rimasto sospeso in aria sopra la città, scandagliando l'area con un raggio di luce, mentre alcuni occupanti del disco sono stati visti sbarcare. I testimoni non hanno specificato come fossero gli ufonauti né come siano usciti da ciò che sembrava essere una navicella spaziale.

Una donna ha notato uno strano oggetto stagliarsi di là dalla finestra, tra le due e le quattro di notte. Ha svegliato la figlia per chiederle di dare un'occhiata al singolare fenomeno. Le due donne hanno potuto vedere un oggetto discoidale da cui si dipartivano tre brillanti raggi di luce diretti al suolo.

Molti abitanti di Perm hanno creato delle discussioni circa l'avvistamento su forum locali.

La testata "Arguments and facts" scrive a proposito dell'avvistamento: "Nikolai Subbotin, il direttore del centro di ricerca RUFOS, ha affermato che gli specialisti della stazione stanno vagliando le informazioni inerenti all'apparizione di un U.F.O. sopra Perm, occorsa il 9 gennaio 2010".

Fonte: Pravda.ru



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In edicola il numero 20 di "X Times"

Dal 7 giugno sarà in edicola il numero 20 di "X Times", la rivista diretta dalla Dottoressa Lavinia Pallotta. Tra i vari contributi, segnalo l'inchiesta di Scott Corrales, "Giganti nel buio", un'indagine sugli incontri ravvicinati con esseri di enome statura, e l'intervista ad Erich Von Daniken, uno fra i padri della Paleoastronautica.


Leggi qui l'editoriale della Direttrice ed il sommario degli articoli.



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05 giugno, 2010

Sabbia

Scrive René Girard: "L'impressione è che l'intera umanità si stia recando ad una sorta di appuntamento con la propria violenza". La sabbia nella clessidra sta per finire ed il redde rationem con la propria coscienza (per chi l’ha) è prossimo. Infatti, non solo è inevitabile pagare il fio della crudeltà, ma anche render conto dell'ipocrisia e della noncuranza. Chi di noi è del tutto innocente? Oggi occorre confrontarsi non tanto con il male, ma con la sua persistenza attraverso la storia e con la sua sovrabbondanza, quindi con la necessità di sconfiggerlo. Il male ha rotto gli argini ed è straripato in ogni dove.

Vero è che non tutti sono responsabili nella stessa misura ed è anche vero che l'essere reca il segno di una
lacerazione originaria (necessaria?), ma, di fronte alle prove estreme, i discorsi e le intenzioni si sciolgono come neve al sole. Quanti saranno tanto stoici da affrontare il Fato? Lo scrittore Silio Italico, quando venne a sapere che era malato di tumore, si lasciò morire di inedia. Quanti dimostreranno lo stessa rocciosa determinazione di fronte alle avversità?

Non sappiamo se saremo tra "i sommersi o i salvati": i piani sono imperscrutabili, cristallizzati nel silenzio degli spazi siderei. Confidiamo in una giustizia superiore.

La verità finalmente sarà sperimentata sulla propria pelle, non conosciuta o ipotizzata. Sarà una verità di fuoco: sarà fiamma che divora e purifica. Sarà l’incendio della palingenesi. Non si tratta di essere catastrofisti, ma di leggere i segni sparsi sull'oceano del tempo, simili a tanti relitti alla deriva tra le onde, tracce di naufragi, di burrasche e di aride bonacce.

Non si tratta di essere catastrofisti: le catastrofi prescindono dal catastrofismo.



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03 giugno, 2010

Le case vicino al torrente

"Le case vicino al torrente" è l'unico romanzo scritto da Luciano De Giovanni, poeta nato a Sanremo nel 1922 e morto a Montichiari nel 2001. Con questo "libro di memorie, più che autobiografia" (S. Verdino), l'autore, in brevi capitoli, rievoca uomini, donne ed animali incrociati tra l'infanzia e la maturità. La narrazione tende a bloccarsi in ritratti, per gettare un barlume sul profilo di presenze, restituite per un attimo vive, palpitanti. Lo stile sobrio ed il tocco leggero evitano sia indugi descrittivi sia riflessioni sull'inconsistenza delle esperienze umane, affidando alle cose ed agli eventi, da quelli quotidiani alle avversità della guerra, il compito di abbozzare un possibile disegno.

Si alternano così incontri e scorci di "fasce" coltivate ad ortaggi ed a vigne, interni intimi e squarci di mare in lontananza: sono episodi e scenari che De Giovanni riscopre con doloroso distacco, senza indulgere né alla nostalgia né cercando di estrarne un senso. Ogni incontro, non appena avviene, è già una perdita: abissi di silenzio ci separano dagli altri e gli avvenimenti si prosciugano come ombre al sole di mezzogiorno.
"Fra le cose che accadevano e quelle che immaginavo non ponevo un preciso limite. Ne gustavo il vago sapore. Non avrei saputo spiegarlo: il gusto, può darsi, della vita che non sappiamo cogliere che pure preme, chiama di là dei confini".

La vita si sfalda, mentre una linea scura si insinua nel cuore. Con sommessa rassegnazione, il protagonista confronta gli anni in cui le colline di Sanremo erano disseminate di piccole case, tra ortivi e limoneti, con la successiva espansione urbanistica il cui danno non è solo nello scempio di valli e declivi, quanto nello sradicamento dalla terra, da un'esistenza dura ma viscerale. Chi ha assistito a questi cambiamenti soffre lo stesso silenzioso dolore che strappa le pagine finali del libro, dove il commiato dalle origini rende ancora più amaro il dolce che ancora si assapora in bocca, il ricordo dell'infanzia.

“Avrei voluto mutarmi in pietra, in tronco d’albero, partecipare più intensamente di questo mondo segreto del quale m’ero, chissà perché chissà per come, dimenticato. In ogni caso – e lo sapevo – m’era negato ormai. Non resistevo più di tanto: bastava un niente a riportarmi alla mia magra realtà”.

La vita si immerge nella caducità, poiché "nulla dura in questo strano mondo di pentimenti" e perché "la morte vince sempre": l'epilogo del romanzo scolora nella lieve dipartita del padre, in un mesto pomeriggio.

Alla fine l'autore con un filo di voce sembra chiedersi se sia più vano l'inafferrabile presente o il deserto ormai muto del passato.


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01 giugno, 2010

Vicini invisibili: intrusione di un'altra realtà? (articolo di Scott Corrales - prima parte)

L'ufologo Scott Corrales, nella ricerca intitolata "Unseen neighbours: intimations of another reality?" tratteggia il tema dei Criptoterrestri, gli esseri (alieni? creature di altre dimensioni? discendenti di antiche civiltà ritenute estinte?) che vivono in incognito sul nostro pianeta, mimetizzati da uomini e confusi tra loro, intenti a perseguire scopi oscuri e segreti. I Criptorrestri (letteralmente "terrestri nascosti") sono al centro delle esplorazioni condotte dall'eccentrico e duttile ricercatore Mac Tonnies, scomparso prematuramente nel sonno il 18 ottobre 2009, all'età di trentaquattro anni, prima che venisse stampato il suo ultimo libro, "Cryptoterrestrial". Propongo la traduzione dell'articolo uscito dalla penna di Corrales. Quella che segue è la prima parte.

Senza dubbio i programmi televisivi e gli spettacoli cinematografici hanno contribuito a plasmare la nostra comprensione dell'occulto e, viceversa, molti programmi hanno beneficiato di una conoscenza approfondita di conoscenze speculative. Un esempio recente è la serie "Fringe" che offre ai suoi telespettatori la possibilità di una "Terra parallela" in cui le Torri Gemelle sono ancora in piedi e dove non è mai esploso il dirigibile Hindenburg. Ancora più suggestiva è la presenza di entità quali i "Men in black", abbreviato in M.I.B,. della tradizione ufologica, dipinti qui come osservatori disinteressati degli eventi che muovono la trama. I creatori di "Fringe", però, lasciano il pubblico con un messaggio inequivocabile: alcune delle persone in mezzo a noi, che sembrano come noi, condividono i nostri bus e le nostre metropolitane, possono sembrare umani, ma non lo sono del tutto.

Cerchiamo di esplorare ulteriormente questo concetto. Potrebbero essere agenti di un'altra realtà, in missione nella nostra, in cui usano i loro dispositivi o devono accontentarsi dei nostri? I loro sensi, la vista e l'udito sono pari ai nostri o più o meno acuti? Rischierebbero di perdere i dispositivi che hanno portato dalla loro realtà, essendo stati sequestrati loro dalle forze dell’ordine o semplicemente questi congegni non funzionerebbero più, una volta superata un’ipotetica barriera? Oltre a dover sviluppare un gusto per il nostro cibo, i nostri ipotetici esseri interdimensionali potrebbero incontrare altri problemi. Le comunicazioni tra loro potrebbero avvenire per mezzo di metodi rudimentali ed obsoleti, come quelli qui suggeriti.

Nell'autunno del 1985, il "Washington City" pubblicò un breve annuncio nella rubrica "Incontri” in cui era scritto :" OTO, AA: dove siete, fratelli e sorelle? "

[…] L'annuncio di cui sopra può attrarre l'attenzione di qualcuno in grado di riconoscere le iniziali di Templum Ordinis Orientalis e Argentinum Astrum - loggia occulta del XX secolo, che potrebbe forse trattarsi della rinascita di una confraternita risalente agli ultimi decenni dello stesso secolo. A proposito di questi messaggi nascosti nei quotidiani e riviste, Jacques Bergier, il prolifico autore francese e scienziato, commentò: "Mi sono spesso chiesto se alcuni strani annunci riportati sui giornali siano in realtà i messaggi tra esseri superintelligenti." Bergier, coautore del saggio "Il mattino dei maghi", dedicò alcune indagini al tema della criptologia, considerata una branca della ricerca paranormale. Egli ritenne che alcune comunicazioni segrete potessero essere codificate in opere specialistiche, romanzi o anche trattati filosofici.

Bergier non era solo in questa opinione. Già nel 1958, secondo l'autore francese Patrice Gaston pubblicò uno studio su una serie di messaggi criptati in una particolare rubrica del quotidiano "Herald Tribune". I testi furono esaminati da diversi criptografi, ma, nonostante molti tentativi, alla fine non furono decifrati.

Se questi messaggi cifrati fossero confinati ai giornali, sarebbe possibile liquidarli come gli scherzi di un particolare gruppo di persone, corrieri della droga o adescatori. L'enigma costituito dai messaggi occulti va, però, ben oltre le sculture di pietra nei monasteri europei, le lastre di metallo consegnate ai fondatori di religioni ed ai messaggi para-cuneiformi dati ai contattati della nostra epoca dominata dagli U.F.O. dagli abitanti di altre dimensioni o mondi.

Potrebbe essere che creature non-umane o agenti interdimensionali o esseri superintelligenti o componenti di società segrete si avvalgono di tali messaggi nascosti per comunicare tra loro? E 'stato suggerito che i cerchi nel grano siano messaggi intelligenti, ma non necessariamente rivolti all’'umanità, bensì a specifici gruppi. Altri hanno esaminato strane pubblicità televisive o interruzioni di trasmissioni che mostrano un fotogramma per una frazione di secondo, ma abbastanza a lungo da imprimersi nel subconscio degli spettatori. Alcune di queste immagini includono cartoni animati, singolari simboli o testi o ancora parole senza senso. Sono semplici gaffes del settore televisivo o appelli ad a intervenire destinati ad un gruppo specifico di persone? Stranamente, la serie "Fringe", cui ci riferiva sopra, presenta alcune caratteristiche enigmatiche ed immagini fuori posto nelle sue pause che sono un indizio in questo senso. Forse è un ammiccamento a Philip K. Dick, al suo romanzo Valis, opera in cui l'autore afferma: "Nel 1974 un cifrario è stato inviato come un segnale che l'Età del Ferro era finita: la cifra era composta da due parole, King Felix, che si riferisce Al re felice. Le due parole in codice non erano destinate agli esseri umani, ma ai discendenti di Ikhnaton, la razza con tre occhi che, in segreto, vive tra noi”.


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