09 gennaio, 2010

Ductus

Stiamo smarrendo il diletto che proviene dalla scrittura intesa in senso fisico, come atto con cui l'inchiostro si intride nel foglio, simile ad un ruscello che scorre tra bianche prode. La tecnologia ci reca dei vantaggi (non quella - ed è la maggior parte - che cade in mani perfide), ma ci ha privato pure di quella sensazione che oggi solo per avventura proviamo, allorquando, per annotare un rapido appunto, prendiamo una penna ed un biglietto: allora ecco che il liquido sgorga dalla biro, assecondando, docile e sinuoso, il moto della mano e l'impulso del pensiero.

Non importa più quello che si scrive: è solo un arruffio di parole inutili, quanto più cerchiamo di adombrarle di senso. Siamo incantati per qualche istante dal filo che magicamente si dipana, dal rivolo che si diluisce, dalla linea che si inanella in asole, si infittisce di aste, si inarca in meandri. Ora, con l'ancestrale memoria di antichi scribi, incidiamo la superficie, per sovrabbondanza di emozioni, ora la sfioriamo, come se fossimo musici che peritosi tentano le corde di uno strumento. Dal tratto traspare l'anima delle riflessioni o la filigrana di una visione appena percepita nella penombra di un sogno.

In latino il termine "ductus" rende l'idea di una scrittura che è condotta lungo un sentiero immaginale: incommensurabilmente sensoria e tattile era l'esperienza di quegli amanuensi che, con la penna d'oca, trascrivevano testi dei secoli passati. Alla luce calda di una candela, nel silenzio immateriale dello scriptorium, i concetti si tramutavano in lettere tracciate con diligente e calma dedizione. Echi di lontananze immemori erano imprigionati in glifi vergati sulle pergamene.



APOCALISSI ALIENE: il libro

4 commenti:

  1. Non solo stiamo smarrendo il diletto dello scrivere, ma gli strumenti tecnologici in uso, nel giro di pochi decenni faranno dimenticare la nostra esistenza, a differenza di quello che il tempo passato ci ha fatto arrivare fino ai giorni nostri.

    Mi viene in mente un vecchio film del 1969 "L'uomo che visse nel futuro" che è stato rifatto nel 2001: "La macchina del tempo" dove i libri scritti diventavano polvere, lasciando il posto ad degli anelli parlanti.

    Anche nel film di fantascienza del 1974 "Zardoz" succedeva la stessa cosa, una società decadente protetta da una invisibile barriera costretti in un "Vortex", i libri scritti sembravano reliquie, riscoperti da barbari, come il protagonista Sean Connery.

    A differenza di altre attività come la scultura e il dipingere, la scrittura, fra tutte le forme di comunicazione è la più difficile da esercitare; se poi pensiamo di farlo con la penna a sfera o con il calamio ed il pennino a campanile o a chiocciola allora diventa quasi impossibile scrivere dei manoscritti che possano durare nel tempo, anche perché l'arte dello scrivere ormai si è persa nei 50 passati.

    Eppure non potendo avvalerci del tono vocale, enfatizzando la nostra espressione e minimizzare la giusta interpretazione per il nostro esprimersi, trovo la scrittura ancora il veicolo più importante della nostra società acculturata.

    Se no riusciamo a catturare l'attenzione e l'interesse di chi ci legge ... le nostre buone intenzioni finiranno "ingloriosamente" nel cestino della carta straccia.

    Ma ormai la forma epistolare scritta su carta, anche di una sola cartolina di saluti ci sembra una cosa obsoleta, quasi impossibile mettere insieme un discorso di fatto compiuto; oggi la preferenza per comunicare è il telefonino, la tastiera del PC con e-mail e la mailing list dove mandare a tutti lo stesso messaggio spersonalizzato, alla faccia della privacy.

    Addio matita, penna a sfera e calamaio con pennino ....; tra 1000 anni resteranno sempre le piramidi.

    wlady

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  2. Wlady, hai toccato un tema spinoso con grande acume. Il discorso si può collegare anche allo scenario descritto da Ray Bradbury nel suo lirico ed introspettivo romanzo Fahreneit 451. Se pensiamo che è un libro degli anni 50 del XX secolo, comprendiamo ancora di più quanto sia stato profetico. Oggi impera la telefonia mobile, anzi ignobile, con tutti i suoi corollari e la cultura evapora nel brusio della (dis)-informazione.

    La scrittura è arte ardua che richiede riflessione e concentrazione. Come affermò qualcuno " Tra il dire ed il fare c'e di mezzo il mare, ma tra il dire e lo scrivere c'è di mezzzo il mare ed il cielo". I lettori di questo blog sono scrittori, mentre i disinformatori sono tartaglianti beoti.

    Ciao e grazie.

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  3. Il tratto netto della penna in occidente, la grazia flessuosa e sfilacciata del pennello in oriente.

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