31 marzo, 2009

Interpretazioni dell'Apocalisse (seconda parte)

Interpretazione esoterica

Questa lettura di Apocalisse si deve a Edgar Cayce (1877-1945), il cosiddetto profeta dormiente. Nel modo seguente Mike Plato ricostruisce l'esegesi di Cayce che comprese:"il complesso simbolismo del Libro della Rivelazione, simbolismo che, analogo a quello del Libro del profeta Daniele, dava compimento all'intero testo biblico, in quanto rappresentazione del viaggio dell'anima spirituale verso il Regno di Dio. ... Il Libro sarebbe la storia simbolica del modo in cui l'umanità in generale e l'iniziato in particolare giunga a manifestare il divino. Cayce intuì che le sette chiese ed i sette sigilli che l'agnello mistico infrange sono i sette vortici energetici lungo l'asse cerebro-spinale. Questi centri normalmente bloccati celano tutte le forze psichiche e spirituali e a loro corrispondono sul piano fisico, le sette ghiandole endocrine fondamentali. Chi riesce a spezzare i sigilli arcontici è in grado di divenire uno con la coscienza cristica... Il libro della vita è il codice genetico nel quale il serpente maledetto si è insinuato e si garantisce la sopravvivenza come un parassita, attraverso la procreazione biologica. … Secondo Cayce, il Regno di Dio è l’originario stato di coscienza di Adamo, prima che cadesse. L’Albero della vita è il complesso dei centri di potere. L’Angelo preposto ad ogni Chiesa è la Forza intelligente che governa un dato centro. Satana è l’ego… Il Libro della Vita è la memoria sepolta nell’anima. La Nuova Gerusalemme è la supercoscienza ridestata. La donna coronata di stelle è l’anima redenta e pronta alle nozze mistiche… Il Dragone costituisce le Potenze che sempre tentano di impedire questo risveglio e di schiavizzare le anime. .. Il Marchio della Bestia è il segno zodiacale. L’Ira di Dio è la legge del Karma, l’essere sottoposti alla legge degli Arconti. (M. Plato, Edgar Cayce e la Bibbia, 2009)

Interpretazione sciamanica

"Bruce Malina in "On the Genre and Message of Revelation', opera pubblicata nel 1995, afferma che il testo descrive il viaggio celeste, sciamanico del veggente di Patmos.

Ad esempio, nella figura astrale. definita nel latino della Vulgata come 'mulier amicta sole', gli apologisti hanno voluto ravvisare a tutti costi la Vergine Maria e magari...la 'Madonna' di Fatima, mentre il sacro autore intendeva semplicemente la costellazione astrale della Vergine circondata dalle fiamme del Sole alla fine della costellazione del Leone"
(Paolo).

Malina ricorda che per Giovanni "non intercorre separazione tra cosmo e società, tra eventi celesti e storia umana, non esiste distinzione tra soprannaturale e naturale". Nel mondo palestinese alcuni scritti spiegano come eventi (eclissi, comete) del firmamento avessero dirette conseguenze sulla vita quotidiana [...] Le visioni di Giovanni sono viaggi nel cielo: egli interpreta il suo viaggio nei termini della storia di Israele dal Genesi sino agli inizi di una nuova umanità con il Messia Gesù. Il suo scopo non è preannunziare il futuro distante, ma rispondere a domande fondamentali: Dov'è Gesù e che cosa sta facendo ora?

Malina identifica parecchi particolari del testo: per esempio, i quattro esseri viventi sono le quattro costellazioni stagionali ed i capitoli 12-16 ritraggono le condizioni antecedenti il diluvio.[...] Alcune volte pare che il saggio sia concepito per rafforzare la tesi in modo forzato: Malina non fornisce una chiara risposta se Giovanni credesse nell'astrologia o se semplicemente usasse simboli astrologici per trasmettere il suo messaggio."

Il veggente di Patmos dichiara che Gesù è il Cristo cosmico, "l'unico veramente potente e fonte di ogni potere nell'universo".
(M. M. Munger)


Leggi qui la prima parte.



APOCALISSI ALIENE: il libro
TANKER ENEMY TV: i filmati del Comitato Nazionale

Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

30 marzo, 2009

Echi dell'Altrove

Creature sospese tra due misteri: quello del relativo e quello dell'Assoluto (F. Lamendola).

A volte ci pare di aver compreso, dopo un lungo e faticoso itinerario di ricerca, ma le nuove acquisizioni non si incastrano con le ipotesi precedenti. Inoltre pongono più interrogativi di quanti non ne risolvano. I nuovi paradigmi non sono quasi mai uno sviluppo di quelli anteriori sicché occorre rivoluzionare ogni volta la prospettiva con la necessità di un adattamento copernicano. Così ci si ritrova più o meno al punto di partenza.

A volte ci chiediamo, come Sigismondo, se l’esistenza non sia un'esperienza onirica che ci sembra reale, un deragliamento, un vagabondaggio tra visioni ed allucinazioni. Qual è dunque la vera realtà, se questa è un inganno dei sensi, un ologramma in cui sono proiettati altri ologrammi? Forse se riuscissimo a restare in bilico tra due dimensioni, riusciremmo ad intravedere, su uno schermo ipnagogico, il volto del mondo che una perenne eclissi occulta.

Come reagiremmo di fronte alla rivelazione? Sovente è meglio ignorare, poiché, quantunque avvertiamo che uno scopo soggiace al tutto, sentiamo pure oscuramente che qualcosa si è rotto. Che cos'è stato? Nessuna certezza ci guida: il prezzo di chi non accetta verità preconfezionate, fossero pure cristalline e credibili, è altissimo. Questo prezzo è il dubbio, simile ad una lama rigirata in una ferita.

Conoscere le verità empiriche è un buon risultato, ma è come se di un libro potessimo leggere solo quanto è scritto sulla copertina. Le verità ontologiche, spesso incluse in aporie, sono sottratte alla lettura e possiamo soltanto almanaccare sui contenuti del testo, leggendo il titolo, il nome dell'autore, la nota sulla quarta. Perché l’essere, invece del nulla? Da dove proviene il Male? Perché siamo qui e che cosa ci attende dopo? Sono i quesiti che si uncinano al nostro essere.

Per tentare di rispondere a queste domande, affastelliamo le diverse congetture, non di rado in contraddizione tra loro, cercando invano di saldarle in una visione unitaria, per quanto parziale. Molteplici strade si diramano da qui verso destinazioni ignote.

Intuiamo che siamo vicini ad una svolta, ma questa attesa dell’éschaton potrebbe essere delusa. Eppure mai come oggi ci accorgiamo che l'umanità è svuotata, inutile, contraffatta come una moneta suberata. Questo è un segno, non l'unico, ma uno dei salienti. Questa infernale desolazione, questa ansia rovente alimentano l'anelito verso la liberazione. E' necessaria, però, una palingenesi che solo un battesimo del fuoco potrà favorire.

Forse i tempi non sono ancora maturi e future generazioni vedranno l'alba, mentre noi dovremo aggirarci ancora fra le tenebre dell'esitazione e della menzogna, tra i fragili veli delle parvenze. La comprensione è riservata ad altri; noi possiamo solo continuare a cercare. Esploratori dell'ignoto, siamo in cammino: la meta esiste, anche se ignoriamo dove sia e quali porte occorra varcare per raggiungerla.



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28 marzo, 2009

Guerre nei cieli

Ciò che accadde sopra i cieli della città di Norimberga fu una battaglia tra squadriglie di due civiltà extraterrestri?

All'alba del 4 aprile 1561, molti abitanti della città furono testimoni di un avvenimento sbalorditivo: decine di oggetti volanti erano impegnati in uno scontro nel cielo sopra Norimberga. Le cronache del tempo descrissero l'evento nei minimi particolari e, affinché della vicenda rimanesse perpetua memoria, furono eseguite diverse incisioni su legno e stampe su carta.

Una raffigurazione dell'epoca (incisione su legno dovuta a Hans Glaser e conservata a Zurigo, presso la Collezione vichiana) è icastica: vi si discernono sfere di varie grandezze e di differenti colori, isolate o allineate o in formazione, strani velivoli crociati e singolari croci con sfere, cilindri di varie fogge e dimensioni, assai simili a cannoni e colubrine, oggetti tubolari, gigantesche mezzelune dietro al sole ed un enorme ordigno volante, di colore nero somigliante alla punta di una lancia.

"La popolazione della città rimase atterrita alla vista di quei velivoli neri, rossi ed azzurri: cannoni e spingarde tuonarono, puntati verso l'alto, con la presunzione di incutere rispetto nella formidabile flotta volante (R. Malini)".

Lo scontro si protrasse per più di un'ora ed ebbe termine, allorquando diverse sfere furono abbattute e si schiantarono al suolo, in fiamme, alla periferia della città, causando un enorme incendio.

La battaglia nei cieli di Norimberga non è un unicum nella storia della Clipeologia, poiché ricorda, ad esempio, le guerre fra gli "dei" descritte dagli antichi testi indiani e dalle saghe sumeriche. Fu forse una pugna visibile di un conflitto invisibile e che data da tempi remoti?

Ci chiediamo: anche al giorno d'oggi si sfidano, senza esclusione di colpi, popoli esterni? Secondo Ed Grimsley, esperto skywatcher, la risposta è affermativa. Grimsley usa dispositivi ottici avanzati, di visione notturna, per le sue riprese che ha raccolto in un DVD. Le immagini mostrano oggetti di forme diverse, a delta e discoidali, intenti in quelli che appaiono duelli spaziali con armi laser.

In tale contesto, si potrebbe, però, anche pensare ad uno strappo temporale che, nel 1561, lasciò intravedere una futura contesa tra terrestri e cosmonauti di altri pianeti o dimensioni. E' ipotesi peregrina e, come tale, la propongo.

Riflettendo, si è comunque propensi a congetturare che i combattimenti filmati di Grimsley si riferiscano ad una contrapposizione tra alieni e terrestri: infatti i velivoli triangolari appartengono, come è stato appurato da alcuni ricercatori e dichiarato da esponenti dell'esercito, all'aeronautica militare statunitense. E' pressoché certo che gli U.F.O., appunto triangolari, avvistati in Belgio nel 1989, furono aerei dell'U.S.A.F., i Loflyte, costruiti nell'ambito di un progetto segreto ed impegnati in voli sperimentali.

Non si deve credere che la tecnologia terrestre non possa fronteggiare quella di eventuali nazioni aliene: la tecnologia militare è almeno cinquant’anni avanti rispetto a quella civile.

Dietro lo spettro del visibile, un popolo dello spazio si oppone all'infame Cabal?

Fonti:

E. Grimsley, Night vision U.F.O. wars, 2008
R. Malini, U.F.O., il dizionario enciclopedico, Firenze, Milano, 2003, sotto le voci "Belgio"e "Norimberga"
L. Pallotta, I guerrieri Jedi di Fort Bragg, 2009, articolo sui mirabolanti e spaventosi ritrovati tecnologici terrestri



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27 marzo, 2009

Che cosa si può intendere per Conoscenza?

Che cosa si può intendere per Gnosi? E' una domanda ambiziosa, poiché come potrei io presumere di rispondere anche in modo frammentario ad un interrogativo che ha tormentato studiosi dall'erudizione abissale come Culianu? E', però, un quesito cui vorrei in qualche modo rispondere, ancorandolo al mio punto di vista, un'angolazione parziale e personale, ma sentita intimamente.

In primo luogo quindi riformulo la domanda nel modo seguente: che cosa intendo per Gnosi? Non mi riferisco a tutto quel bric a brac di cui rigurgitano gli "insegnamenti" di pericolose sette luciferine e di movimenti New age, ma ad un pensiero che trovò, nel primo secolo dopo Cristo, la sua voce. Quindi non interpreto lo Gnosticismo come un sistema che, pieno di fiducia nelle capacità umane, crede di risolvere i vari problemi dell'essere, prescindendo da ogni ausilio "esterno". Vi vedo, invece, (se è un'interpretazione limitata poco importa), il disvelamento di una profonda verità.

Non individuo neppure un'antitesi tra Gnosticismo e Cristianesimo, se è vero, come è vero, che fu Shaul-Paolo il capostipite o uno dei capostipiti degli Gnostici. Sua o comunque di un autore riconducibile al suo entourage, è la Lettera agli Efesini 6. 12 in cui leggiamo il postulato della dottrina evocante gli Arconti: "La nostra lotta non è contro la carne ed il sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori (Arconti) di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male sparsi nell’aria".

E' possibile che la lettera da cui abbiamo estratto il decisivo passaggio non fu vergata né da Shaul né da altri a lui vicino, ma da uno scrittore a noi ignoto. Sul piano storico e teologico, il discorso, però, non cambia radicalmente poiché l'Epistola agli Efesini è nel corpus del Cristianesimo già in origine gnostico. Il nucleo centrale di questa speculazione è il problema del dolore e, in ambito sociale, delle iniquità e delle abiezioni che deturpano la Terra. Gli gnostici, Shaul in primis, rispondono chiamando in causa potenze invisibili: nella loro invisibilità risiede gran parte del loro inavvertito ma potente influsso. Addebitare tutto il Male che attanaglia la vita, tutta la putrefazione del reale all'umanità è più che legittimo ed anche plausibile, ma non appartiene alle mie corde.

Sento (non ne ho le prove, ma numerosi e significativi indizi sono stati raccolti in millenni di storia) che da tempo immemorabile i Dominatori congiurano contro gli uomini, gettando sementi da cui crescono spini e piante sterili. Come osserva Mike Plato nell'articolo La cospirazione celeste, 2009, "La più grande rivelazione sulla cospirazione cosmica ci è data dal 13 versetto del Vangelo di Filippo:'Gli Arconti vollero ingannare l'Uomo, perché essi videro che egli aveva la stessa origine di quelli che sono veramente buoni... Essi hanno deliberato di prendere l'Uomo libero e fare di lui uno schiavo per sempre".

Occultati in dimensioni impercettibili e forti della connivenza dei loro laidi servitori terrestri, queste Potenze malefiche incatenano gli esseri umani e controllano la politica, l'economia, la scienza, le religioni... simili ad Aracnidi che, con la straordinaria sensibilità dei loro organi, possono capire subito che una preda ha sfiorato un filo anche lontano della vischiosa ragnatela.

E' dunque questa la Conoscenza: comprendere che Presenze ostili, incarnazione del Male, dominano la Terra. E' anche essere consci che nell'uomo (non in tutti, però) balugina una scintilla spirituale che gli Arconti vogliono spegnere, ricorrendo alle lusinghe dell'intemperanza e mantenendo l'essere umano ignaro della sua vera natura e dei suoi fini superiori.

Qual è la Verità sconvolgente cui allude un loghion del Vangelo attribuito a Giuda Tommaso? Il versetto 13 recita: Gesù lo (Tommaso, n.d.a.) prese, si appartò e gli disse tre parole. Quando Tommaso ritornò dai suoi compagni, essi gli chiesero: Che cosa ti ha detto Gesù? Tommaso disse loro: "Se vi rivelo una sola delle tre parole che mi ha detto, prenderete delle pietre e le scaglierete contro di me." La Verità verteva sull'esistenza di questa congiura cosmica? Quale uomo può accettarla, senza un moto di rifiuto? Chi non la scambierà per una menzogna o per un'eresia che rende meritevole colui che la divulga di immediata lapidazione? I banditori delle verità spinose, sgradite sono reputati dei folli, dei provocatori.

Esiste il Male, con la M maiuscola. Questo non significa credere che l'intero universo sia ahrimanico e neppure l'intera storia. Infatti chi scrive pensa esista un Collegio nascosto di saggi devoti al Bene e ritiene sia blasfemo affermare che tutte le creature dell'universo sono malvagie. Anche calunniare Templari, Catari, Rosacroce... trasformandoli in autori di ignobili delitti è un modo per estinguere la Speranza oltre che una falsità. Elemire Zolla, a tale proposito, nota nella sua prefazione al romanzo di Tolkien, Il Signore degli anelli: “Un'umanità dagli occhi quasi spenti non regge a luci troppo gagliarde: non tollera l'idea che esistano santi, carismatici che perseguono il Bene fine a sé stesso, perciò nemmeno può ammettere l'esistenza di un satanico, consapevole esecutore di un Male senza secondi fini. Che qualcuno ami la degradazione, si voti ad essa inflessibilmente, ne ordisca la trama con dissimulazione, sofferenza e prudenza, questo è troppo per l'umanità che assiste affascinata alla demolizione sistematica dell'arte, della grazia contemplativa, della vegetazione stessa, di tutto ciò che è elfico al mondo. L'intelligenza maligna che conduce quest'opera di rovina è non meno sovrumana di quella divina che si infuse nel genio degli edificatori. Ma per conoscere sperimentalmente la presenza del Male, è necessario aver compiuto almeno qualche passo sulla strada della purificazione".

Aggiungo: è opportuno conoscere che il Male esiste, non essendo il risultato di una visione soggettiva. Al centro, però, risplende la Luce che si irradia, sebbene più fioca, fin verso i confini del cosmo. Il trionfo della Luce sulle Tenebre è scritto ab aeterno.

Conoscere significa essere consapevoli di questa tremenda, straziante lotta (dentro e fuori) e della vittoria finale della Luce.



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26 marzo, 2009

Sirio a Ceriana

Ceriana è un borgo di 1.280 abitanti della provincia di Imperia in Liguria. Il comune è situato al centro della Valle Armea, nell'immediato entroterra di Sanremo, sulla sponda destra del torrente che prende il nome della valle. Secondo alcune tradizioni locali, la fondazione di Ceriana risalirebbe all'epoca dell'Impero romano e, in particolare, alla famiglia dei Celii che denominarono il paese "Coeliana". Grazie alla posizione strategica a dominare la valle ed alla morfologia del territorio, qui i Romani costruirono case ed insediamenti militari, tra cui la torre di avvistamento nonché un tempio dedicato ad Apollo.Tra il IX e il X secolo fu attaccata più volte dai pirati saraceni, ma fu strenuamente difesa dai propri abitanti che - sicuri all'interno della cinta muraria - fecero dell'olio bollente un'arma micidiale, riversandolo direttamente addosso ai nemici dalle numerose botole aperte nelle mura.

Le prime notizie ufficiali e documentate sulla vita del borgo risalgono attorno all'anno 1000 e si desumono dagli atti storici conservati nell'archivio comunale di Sanremo. Sempre dalle testimonianze storiche si apprende che l'intera valle del torrente Armea e quindi Ceriana, furono poste sotto il controllo dei conti di Ventimiglia con la sola esclusione di Bussana. Verso il 1038, la giurisdizione passò sotto il controllo di Corrado, vescovo di Genova, che nel borgo istituì una contea rurale, di cui divenne signore feudale.

Proprio grazie alla signoria dello stesso Corrado, il paese rimase legato storicamente per qualche secolo alle vicende dell' Arcidiocesi di Genova fino al 1297, quando il territorio fu venduto a Oberto D'Oria ed a Giorgio De Mari, ricchi e potenti signori genovesi. Nel 1359 fu definitivamente ceduta alla Repubblica di Genova, tramite la nuora di Oberto D'Oria.

L'emblema araldico del piccolo comune ligure risale al tardo Medioevo e si blasona nel modo seguente: "D'azzurro del cielo, ai cinque monti da cui esce una mano di carnagione naturale, il cui dito indica una stella argentea a sei punte, posta in alto nell'angolo".

Se consideriamo che i più antichi documenti su Ceriana risalgono all'XI secolo, si deve guardare con una certa prudenza alle tradizioni circa l'etimologia del toponimo, con lo strano passaggio della consonante "l" in "r". Piuttosto, esaminando l'arma, notiamo che vi è raffigurato un astro argenteo a sei punte su cui la mano indicante attira l'attenzione. Si potrebbe trattare della stella Sirio, fulcro di numerosi miti e retaggi, visto che il toponimo Ceriana pare conservare al suo interno la radice "svar" (poi "sar", "ser", "sel", con il significato di "luce", "splendore"), morfema incluso nel termine Sirio e che denota la stella più luminosa del firmamento?

E' solo un'ipotesi che abbisognerebbe di ulteriori indizi per essere corroborata, ma sappiamo che lo studio del passato è una sfida continua. Siamo anche consci che tra le pieghe della storia ufficiale si nascondono frammenti di verità. Cercare di stabilire la vera origine del toponimo "Ceriana" non è mero esercizio erudito, non è una ricerca consona solo a studiosi di tradizioni locali la cui acribia è spesso tutt'uno con una visione angusta e cartacea del sapere. Infatti, ricordando quanto siano censurate e distorte versioni eterodosse e quanto sia filtrata la trasmissione di conoscenze per così dire sotterranee, non parrà incomprensibile il motivo per cui sia stato occultato il collegamento tra il nome del borgo ligure e Sirio, la stella al centro di culti venerandi che rimontano a tempi remoti, ma anche "protagonista" di saghe recenti.


Un sentito ringraziamento ad A.L.

Su Ceriana, si legga AA. VV., Ceriana, un borgo di mille anni, Imperia, 2004


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25 marzo, 2009

Evoluzione: qualche nota frammentaria e disomogenea

Tornare alla Fonte

Che cosa si può intendere per evoluzione? Le persone evolute sono quelle che riescono a staccarsi dal possesso, dall'effimero, a valorizzare gli aspetti più profondi e veri della vita. Il sistema ha instillato nella massa un attaccamento al denaro per il denaro, agli oggetti più spesso dannosi che inutili.

Omnia mea mecum porto, porto con me tutto l'essenziale: è il motto del saggio che quasi nessuno segue. D'altronde anche chi pensa di essere ormai affrancato da vincoli, è spesso avvinto da catene, ancorché invisibili.

Rebus sic stantibus, mi chiedo che significato assuma il concetto di evoluzione, forse mito darwiniano trasfusosi in correnti new age. Ora, Niccolò Machiavelli aveva forse torto quando considerava la natura umana sempre uguale a sé stessa, ma è possibile che un avanzamento sia affidato non tanto alla forza di volontà, ad un impulso verso l'automiglioramento, ma a qualcosa, per dir così, di esterno, pur con tutta l'ambivalenza ed ambiguità che possiede questo aggettivo.

Ancora prima dei biologi statunitensi Eldredge e Gould, gli ideatori della teoria denominata degli equilibri punteggiati, secondo la quale alcune specie vegetali ed animali restano immutate per milioni di anni, mentre altre evolvono in modo subitaneo, a causa dei raggi cosmici, altri avevano pensato che il risveglio potesse essere propiziato da stimoli esterni. H.G. Wells, nel libro Al tempo della cometa, immagina che, in seguito ad una collisione con una cometa, l'atmosfera si impregni di un gas che provoca la super-lucidità. Così gli uomini superano il confine che separa la verità dell'illusione e si svegliano alla vera realtà. L'astronomo britannico Fred Hoyle nel testo The black cloud, rappresenta nuvole nere nello spazio che sono forme superiori di vita. Queste superintelligenze si propongono di destare i terrestri, inviando immagini luminose che provocano nei cervelli sinapsi in grado di favorire l'apertura del terzo occhio. A proposito di raggi, l'intelligenza sbalorditiva del serbo Nikola Tesla, secondo il suo racconto, si manifestò, ex abrupto, quando, da ragazzo, percepì strane, vibranti luci nel suo campo visivo. Fu un contatto con altre forme di vita?

Si potrebbero proporre molti altri esempi in cui il balzo dell'intelligenza è concepito ora come evoluzione biologica ora come metanoia spirituale, forse con qualche punto di convergenza in alcune ricerche sul D.N.A. e sull'ipercomunicazione, caratteristica dell'umanità in epoche remote, stando a Bludorf e Frozar.

Abbiamo anche il sentore che le scie chimiche e le irradiazioni elettromagnetiche siano collegate ad un'evoluzione che il sistema vuole ad ogni costo evitare. E' un tema complesso, ricco di sfaccettature ed implicazioni che qui ho solo sfiorato da diverse angolazioni. E’ ipotizzabile che la vera evoluzione sia il risultano di una sinergia tra interno ed esterno, sebbene possa prevalere, secondo le circostanze, la spinta interiore o la catalisi esteriore.

E' comunque assodato che dormiamo; da che cosa possa dipendere il risveglio e che cosa sia veramente è questione di cui è stato delineato solo il disegno generale.

Rosario Marcianò intervistato da Fabio Volo su Radio DeeJay

Il 24 marzo Radio DeeJay, nella trasmissione curata da Fabio Volo "Il volo del mattino", ha mandato in onda una breve intervista (circa otto minuti) sul grave problema delle scie chimiche. Al telefono Rosario Marcianò (Straker).

La trasmissione è disponibile a questo link, dal quale può essere anche scaricato il file audio.



Riprendendo quanto giustamente evidenziato da bedevan, ricordiamo, a chi non avesse ancora compreso a fondo la questione che, quando si parla di scie chimiche, si fa riferimento a determinati fatti ed elementi:

- i velivoli interessati rilasciano scie a quote non canoniche, ovvero ben al di sotto degli 8.000 metri e quindi in condizioni non idonee alla formazione di contrails;
- gli aerei volano spesso in formazione e talvolta non rispettano le distanze regolari, ergo si tratta di aerei militari;
- le carte aeree dimostrano che questi aeromobili non seguono corrdoi corrispondenti ai voli civili;
- i dati delle radiosonde contraddicono la tesi secondo cui le scie sono frequenti e, tenendo conto di tale elemento, non dovremmo vedere affatto scie ogni giorno, ma solo di rado.

NOTA: qui di seguito è disponibile per la visione un montaggio audio-video inteso a documentare ampiamente quanto affermato nell'intervista.

Invitiamo tutti voi lettori di questo blog ad inviare una mail di ringraziamento a Radio Deejay, in particolar modo a Fabio Volo cui va il nostro riconoscimento per aver concesso un piccolo spazio al tema "scie chimiche". Un particolare ringraziamento va anche all'amico L.M.


CONTATTI per RADIO DEEJAY:

email: (diretta@deejay.it) oppure (produzione@deejay.it)

SMS: (347.3425220)


Intervista di Fabio Volo a Rosario Marcianò su radio Deejay from Tanker Enemy on Vimeo.

23 marzo, 2009

Le dichiarazioni di Bennewitz sull’agenda umano-“aliena”

In un ampio ed interessante articolo, tra Ufologia ed Esopolitica, intitolato La crisi globale e l'ultimo segreto dell'Impero, Come Carpentier de Gourdon, tenta di individuare il burattinaio, avvalendosi delle dichiarazioni rilasciate da insiders e rivelatori nonché delle ricerche svolte da numerosi studiosi. L'autore ritiene plausibile pensare ad un patto scellerato tra il governo segreto degli Stati Uniti ed entità "aliene" il cui scopo è il dominio dell'intero pianeta. Tra le varie informazioni paiono piuttosto credibili quelle di Paul Bennewitz, per le credenziali di questo scienziato e perché corroborate da testimonianze indipendenti e convergenti. Le informazioni più singolari riguardano l’esistenza di esseri bionici “gestiti” da un’Intelligenza artificiale. Ricorda Sebastiano di Gennaro in "Homo Saurus, una creatura aliena sta popolando il nostro mondo", Ferrara, 2004, che, stando ad alcune testimonianze, i Grigi sarebbero sotto il comando di un’entità, una sorta di Pianeta pensante. Carpentier de Gourdon lascia intendere che le misteriose mutilazioni animali potrebbero essere collegate alla necessità di questi extraterrestri di cibarsi di materiale genetico bovino.

Riporto lo stralcio del testo su Bennewitz.


"Fu dimostrato che i segnali elettronici intercettati dal fisico ed ingegnere elettronico Paul Bennewitz nell'area di Dulce, New Mexico, erano reali, oltre al fatto che gli avvistamenti di U.F.O. sono numerosi nell'area, capillarmente controllata dall'esercito statunitense. Numerose mutilazioni animali furono perpetrate nella regione. Bennewitz ha anche realizzato parecchi filmati di U.F.O. sia di notte sia di giorno ed ha potuto consultare documenti della N.A.S.A. che confermano l'esistenza di basi sotterranee a Dulce.

Secondo il Project Beta Report del 1978, radio comunicazioni intercorsero tra occupanti di U.F.O. ed un'enorme base ipogea umano-aliena su più livelli, situata sotto la Archuleta Mesa, vicino alle installazioni di Kirtland e di Manzano. Si trattava di un impulso binario criptato sviluppato dall'N.S.A. specificamente per comunicazioni con una federazione di specie extraplanetarie chiamate collettivamente 'Unità'. Secondo Bennewitz, alcuni di questi alieni sono organismi cibernetici composti di una mistura di materiale genetico bovino ed umano interfacciato con un'Intelligenza artificiale.


Bennewitz ha anche scoperto micro-impianti sottocutanei in alcuni residenti che sembra siano stati rapiti dagli alieni affinché possano essere controllati a distanza e monitorati... Con un computer ed un programma imperniato su un codice esadecimale, egli ha riferito di essere riuscito a stabilire un contatto radio con gli Alieni. Il suo lavoro fu costantemente sotto la supervisione dell'Air Force, ma è chiaro che al punto cui arrivò egli conobbe troppo. Così subentrò una campagna di discredito e di disinformazione che alla fine lo condusse ad un crollo nervoso.

Il nome Unità incidentalmente echeggia il nome in codice Amicizia usato da parecchi contattisti italiani guidati da Bruno Sammaciccia per designare una Federazione aliena i cui esponenti costruirono basi sotterranee nell'Italia settentrionale e nel Mar Adriatico, negli anni '60 e '70 del XX secolo.

Bennewitz fu deriso -ciò non desta sorpresa- da esponenti dell'esercito statunitense. Egli affermò che la base di Dulce fu il luogo di una varietà di esperimenti genetici, neuro-biologici e psichici che coinvolsero il nutrimento di esseri ibridi portati via dagli alieni con la compiacente collaborazione di certe autorità sopranazionali. E' notevole che la scoperta di misteriosi messaggi sembra essere confermata dalla dichiarazione di Dan Sherman (vedi Above black), secondo cui le comunicazioni telepatiche ed elettroniche con un pianeta esterno sono del tipo usato da sorgenti radio non identificate. [...]

Vari scienziati implicati in progetti segreti a Dulce ed in altre basi (Bob Lazar, Phil Schneider, Dan Burisch, Michael Wolf) hanno fornito conferme indipendenti delle dichiarazioni rilasciate da Bennewitz".

Leggi qui l'intero articolo in inglese.



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22 marzo, 2009

Dante e la Croce del Sud (Articolo del Professor Francesco Lamendola)

Propongo un articolo del Professor Francesco Lamendola intitolato Come faceva Dante a conoscere la costellazione della Croce del Sud? In questo notevole contributo di Archeoastronomia, l'autore ci accompagna, con la chiarezza ed il rigore che gli sono propri, nella lettura di alcuni celebri versi della Commedia, per stimolare un'interpretazione "eretica", in grado di valorizzare i possibili risvolti di solito ignorati del "poema sacro". Ritengo che l'approccio di tipo archeoastronomico sia molto utile per tentare di scoprire alcuni aspetti misconosciuti di antiche civiltà e di misteriose tradizioni.

Qualsiasi studente di Dante sa che, nella prima parte del primo canto del «Purgatorio», egli sembra descrivere la costellazione della Croce del Sud, nelle due famose terzine (versi 22-27):

«I' mi volsi a man destra e puosi mente
a l'altro polo, e vidi quattro stelle
non viste mai fuor ch'a la prima gente.
Goder pareva 'l ciel di lor fiammelle:
oh settentrional vedovo sito,
poi che privato se' di mirar quelle!»

Il problema è che le prime rappresentazioni cartografiche della costellazione chiamata Croce del Sud, alla quale Dante sembra qui riferirsi, sono quelle rispettivamente di Petrus Plancius del 1598 e di Jodocus Hondius del 1600: vale a dire, circa tre secoli dopo l'epoca nella quale venne composta la seconda cantica della «Divina Commedia»; e che quelle stelle sono interamente visibili, nel nostro emisfero, solamente a partire dal 27° parallelo di latitudine Nord, ossia dalle isole Canarie o, sul lato opposto dell'Africa, dall'estremità meridionale della Penisola del Sinai.

E allora?

Come faceva Dante ad essere a conoscenza di una costellazione invisibile dalle latitudini dell'Europa, Italia compresa? Fiumi d'inchiostro sono stati versati a questo proposito, nel tentativo di trovare una spiegazione ragionevole dell'enigma; né noi ci ripromettiamo, in questa sede, di rifarne la storia, neppure per sommi capi. Troppo vasta e impegnativa sarebbe una simile impresa, tale da richiedere un grosso lavoro di ricerca, solo per raccogliere la bibliografia attualmente esistente.
Del resto, la curiosità circa l'identificazione delle quattro stelle vedute da Dante sulla spiaggia del Purgatorio - dunque, in pieno emisfero antartico - non ha mai smosso eccessivamente i dantisti, paghi del significato simbolico di esse, ossia le quattro virtù cardinali: giustizia, fortezza, prudenza e temperanza. Così, ad esempio, Carlo Grabher (Milano, Principato, 1985):

“Che Dante potesse pensare alla Croce del Sud, di cui si aveva notizia in opere astronomiche medievali, o ad altro gruppo di stelle realmente esistenti nell'altro emisfero, non ha per noi alcuna importanza. Le quattro stelle, che Dante ha immaginato per incarnarvi il detto simbolo [ossia le quattro virtù cardinali], poeticamente lo trascendono e brillano della loro viva chiarità indipendentemente da qualsiasi identificazione scientifica; e il cielo "ne gode" sì per il loro valore allegorico, ma anche e più per il loro reale effetto”.

Il Sapegno, da parte sua, preferisce tenersi prudentemente alla larga da ogni tentativo di identificazione astronomica; mentre Giuseppe Giacalone (Milano, Signorelli, 1974), che pure si sofferma sul problema di come interpretare l'espressione «prima gente» del verso 24, lo risolve negando recisamente anche l'identificazione delle quattro stelle con la Croce del Sud:

“È un verso molto discusso [il 24], anche dai commentatori antichi, Pietro di Dante, Buti, Anonimo Fiorentino, i quali giustamente pensavano che si trattasse di Adamo ed Eva, i quali per primi abitarono nel Paradiso Terrestre in stato d'innocenza. Questa tesi oggi è la più seguita e la più logica. Ma già il Benvenuto, seguito da altri moderni, suppose che si trattasse degli antichi romani, i quali, secondo un passo del "De Civitate Dei", XV, praticarono le virtù cardinali, anche senza la vera religione. Ed il Lana intese, addirittura, gli uomini dell'età dell'oro. L'altra difficoltà è sul senso da dare alle quattro stelle, da alcuni identificate erroneamente con la Croce del Sud, del tutto ignota alla scienza del tempo di Dante (cfr. D'Ovidio, l. c. 21-26). Non bisogna fermasi soltanto al valore allegorico di queste stelle, ma considerare che esse sono vere stelle, che hanno una loro entità oggettiva, che contribuisce indubbiamente a quell'atmosfera di gioia diffusa in tutto quel paesaggio".

L'articolo continua qui.



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20 marzo, 2009

The road to Guantanamo

The road to Guantanamo è un film documentario per la regia di Michael Winterbotton (2006).

Nell'autunno del 2001 quattro giovani di Tipton, Regno Unito, ossia Ruhel, Asif, Shafiq e Monir partono alla volta del Pakistan in occasione del matrimonio di Asif con una ragazza del Punjab. Mentre sono in Pakistan visitano una moschea in cui l'imam invita i fedeli ad aiutare la gente dell'Afghanistan. Forse spinti da spirito di avventura, i quattro passano il confine per conoscere la realtà di un paese ormai attaccato degli Stati Uniti. Poco dopo i quattro sono catturati dall'Alleanza del Nord. Da quel momento non si ha più notizia di Monir. Gli altri tre ragazzi, dopo dieci giorni, sono trasferiti segretamente a Guantanamo con l'accusa di essere esponenti di Al Qaeda. I tre restano in prigionia a Cuba per oltre due anni, finché, pur non essendo scagionati, sono liberati e possono tornare nel Regno Unito.

The road to Guantanamo narra le peripezie dei "Tre re di Tipton" (come vengono chiamati nel momento in cui stanno per essere liberati), sulla base di crudi resoconti. Nella realizzazione vengono usati filmati delle testimonianze dei tre, spezzoni televisivi di dichiarazioni dell'epoca dovute a George W. Bush ed a Donald H. Rumsfeld e ricostruzioni di quanto riportato da Asif, Ruhel e Shafiq.

La produzione del regista britannico è una catabasi, una descensio ad inferos, ma Winterbotton evita di esibire l'orrore, di indulgere in particolari truculenti per lasciar esplodere la crudezza della realtà: così i bombardamenti che dilaniano gli afghani, i maltrattamenti fisici e psicologici inflitti ai quattro giovani, colpevoli solo di infinita ingenuità, gli interrogatori estenuanti ed ossessivi si susseguono in una catena fatalmente tragica, quasi più narrativa che esistenziale. Infatti, alla ricostruzione tramite attori degli eventi, sono intercalate le testimonianze dei tre ex prigionieri di Guantanamo. Essi, attraverso il ricordo, quasi allontanano da sé l'atroce esperienza per collocarla nel "mito" contemporaneo per eccellenza, quello della guerra, non solo barbara, ma tanto più assurda in quanto combattuta contro un nemico inesistente. Il film, infatti, per chi conosce i retroscena del 9 11, sfiora il grottesco, pur senza perdere nulla della sua terribilità, quando i carnefici vogliono che i giovani confessino di appartenere ad Al Qaida, dicitura che significa la Base ed il cui server è in Texas (U.S.A.) E' un po' come se ad un greco del V secolo a.C. si chiedesse di riflettere sulla dottrina cristiana: è un adynaton.

I vari recensori, a ragione, si sono soffermati sulla denuncia implicita nel film, sulla condanna delle torture cui sono state sottoposte persone innocenti, sull'ipocrisia dei fantocci Rumsfeld e Bush. Il primo dichiara con improntitudine: "La convenzione di Ginevra è per lo più rispettata". In quel "per lo più" si annida la mefistofelica astuzia di uno che stupra la lingua (Chissà perché gli stupri della lingua non suscitano alcuna indignazione a differenza delle violenze carnali). George W. Bush dichiara: "Quello che sappiamo è che queste persone sono cattive". Somma perversione della verità, perfetto rovesciamento espresso con i toni paternalistici del preside di un istituto religioso.

Quello che più sconvolge, però, è l'assoluta, rocciosa spietatezza dei carcerieri, frutto di un indottrinamento capillare, diuturno, raffinatissimo, più forse che di innata malvagità. Tantum malorum potuit suadere religio, la religio dello stato, di un malinteso e pervertito patriottismo. Sorprende dunque che alberghi ancora un barlume di umanità in una guardia di Guantanamo: egli, avendo scorto una tarantola che rischia di mordere uno dei carcerati, schiaccia l'aracnide, salvando la vita al giovane pakistano. Sorprende anche che un documentario come questo non porti ad un rifiuto netto, reciso, irrevocabile della guerra, anche quando è presentata come "missione di pace".

Questa propaganda è ormai penetrata pure nelle scuole italiane, dove eroici piloti tentano di persuadere gli studenti ad intraprendere la gloriosa carriera militare, avvalendosi di video promozionali per la regia di Edmondo De Amicis: primi piani densi di pathos, schematica contrapposizione tra buoni e cattivi, celebrazioni dei "valori" nazionali, lacrimevoli ricongiungimenti con i genitori dopo perigliose ma illustri imprese per salvare bimbi inermi dalle grinfie dei Taliban. Il tutto poi con panoramiche per inquadrare caccia rigorosamente senza scia, veri gioielli della nostra aviazione, che planano maestosi nel cielo, simili a regali aquile.

Non sanno i futuri soldati delle future missioni umanitarie, ammaliati da cotanta maraviglia, che li attende una tragica fine, (una tragedia, ma senza catarsi), tra uranio impoverito, nanoparticelle, bombe e letti d'ospedale destinati a divenire cataletti.



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Sillabe

La magia del reale è nel suono che si articola in Lògos. In latino "carmen" vale "canto", "incantesimo", "formula magica" e "poesia": da questo nucleo semantico si propagano onde di senso in molteplici direzioni.

Oggi è quasi del tutto smarrito l'alone sacro del linguaggio che crea e distrugge. Oggi il linguaggio è ridotto a volgare strumento denotativo sicché non siamo in grado di comprendere come il re Salomone potesse intendere le voci dei volatili o perché il dio Apollo, che presiedeva alla poesia ed alla musica, fosse anche un nume distruttore. Si è persa la com-unicazione con la natura, quindi la com-unione, il contatto anche con noi stessi, di cui non sappiamo auscultare l'eco penetrante che, simile ad un incerto riverbero, si perde in una caverna vuota. Oggi le parole non sono più alate, come erano in Omero, ma pesanti ed opache: sono vocaboli che fendono il silenzio, offendono la verità ed i suoi cercatori.

Se camminiamo in un parco o percorriamo il sentiero di un bosco il cinguettio flautato della capinera, il sibilo del merlo, l'argenteo tintinnio del pettirosso sono soltanto increspature del silenzio, quando un tempo erano aerei versi di liriche naturali. Soprattutto erano messaggi dall'ignoto, sillabe sibilline che l'uomo interpretava per attingere il senso altissimo delle dimensioni invisibili.

Giovanni Pascoli, uno degli ultimi grandi ascoltatori del pentagramma della natura, seppe leggere nelle onomatopee pure di passeriformi e rapaci notturni, frammenti di enunciati, prima che essi si trasformassero in un pulviscolo di note destinate ad impigliarsi nel ronzio letale delle basse frequenze.

Nota Marius Schneider in "Pietre che cantano": "Gli animali fungono da intermediari tra gli dei ed i mortali, poiché la loro espressione fonetica è più vicina alla lingua originaria di quanto non lo sia il discorso articolato dell'uomo. Perciò soltanto ai sacerdoti ed agli eroi, che comprendono la lingua degli animali, è concessa una conoscenza più profonda della natura acustica delle cose."

Forse è per questo che proviamo un'indefinibile nostalgia per quando il mondo non era muto nel suo assordante frastuono di immagini ma una musica di gemme preziose, un concento. I suoni sono diventati disarmonici: stridono in frasi malaccorte, in giudizi corrivi, in rumori duri.

Si incidono, simili a solchi, ma non lasciano il segno.

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17 marzo, 2009

I misteri di Malta: il medico ed il Gesuita (terza parte)

Bisogna rammentare che la storia degli scavi a Malta è tutta una sequela di insabbiamenti, di depistaggi, di censure, di distruzioni di manufatti, come riportato da Graham Hancock, in Civiltà sommerse. Sintomatici sono gli eventi di cui furono protagonisti un medico ed un Gesuita: “Il primo studioso a visitare l’ipogeo fu il medico ed erudito maltese A.A. Caruana che, dietro richiesta delle autorità britanniche, trascorse laggiù il 29 dicembre 1902. Caruana non eseguì scavi, limitandosi ad ispezionare il sito, il cui livello inferiore si rivelò pieno di ossa e teschi umani. Nel 1903 ebbero inizio gli scavi ufficiali, sotto la supervisione di padre Emannuel Magri, un gesuita che faceva parte della commissione direttiva del museo della Valletta. Magri aprì un pozzo nella roccia in modo da creare un ingresso all’ipogeo. Tutti i rifiuti lasciati dai costruttori vennero poi rimossi attraverso quel pozzo. Secondo gli osservatori contemporanei, quel deposito era pieno di frammenti di ossa, vasellame ed altri piccoli oggetti. Il vasellame ed i piccoli oggetti furono recuperati, mentre le ossa vennero accumulate da una parte ed eliminate dal caposquadra e nessuno ne seppe più niente. Ebbe così inizio una vicenda di incuria, disguidi e bizzarre perdite di prove archeologiche che scomparvero dall’ipogeo, una vicenda che dura ancor oggi.

Poco dopo aver sgombrato le sale principali, Magri fu trasferito dai Gesuiti in Tunisia. Morì a Sfax improvvisamente nel 1907. Non aveva ancora pubblicato un rapporto sul lavoro condotto nell’ipogeo e, dopo la sua morte, i taccuini sui quali era risaputo che aveva registrato i particolari degli scavi sono misteriosamente scomparsi. Forse sono ora in possesso dei Gesuiti.


L’archeologo maltese Zammit calcolò che nel sito sotterraneo si trovavano gli scheletri di seimila o settemila individui; uno dei suoi allievi, W.A. Griffiths indicò una cifra superiore, ma quasi nessuna di queste ossa preistoriche è stata preservata. Evans definì nel 1971 la scomparsa dei resti “una perdita irreparabile per la paleontologia maltese” e pensare che lo scrisse nel 1971 quando il National Museum della Valletta possedeva ancora undici teschi; nel 2001 ne rimanevano sei. Gli altri? Spariti".

A proposito dei crani, è probabile che la loro sistematica distruzione sia stata perpetrata per nascondere la presenza nell'arcipelago di un'etnia contraddistinta da una particolarità anatomica: infatti, nel complesso di Hal Saflieni, furono trovati crani mancanti della sutura mediana, elemento che determinò l'allungamento naturale nella zona occipitale.

Questi teschi sono molto simili a quelli reperiti nelle Canarie e riferiti ai primitivi abitanti delle isole, i Guanci. A mio avviso, è presumibile che sia gli antichi Maltesi sia i Guanci fossero discendenti degli Atlantidei. I Guanci erano composti da individui di alta statura (circa un metro e 90), il loro incarnato era roseo. Avevano capelli molto chiari, quasi bianchi ed occhi azzurri.

L'eliminazione delle ossa umane non è l'unico intervento distruttivo: nell'ipogeo, infatti, una pittura di ocra rossa, raffigurante un toro (o un bisonte?), molto antica e di fattura piuttosto rozza, fu rimossa per espresso ordine del Direttore preposto al Dipartimento dei Musei. Lo studioso maltese, Anton Mifsud, ascrive al Paleolitico il bisonte, non dissimile da analoghe figure effigiate a Lascaux. L'intento della rimozione è evidente: abradere la figura zoomorfa, oggi ridotta ad una diafana ombra, significa avvalorare "le opinioni tradizionali sulla preistoria di Malta che stanno a cuore al mondo accademico, ossia che Malta non era abitata dall'uomo durante il Paleolitico e che rimase disabitata sino al 5200 a.C., quando fu colonizzata da una popolazione neolitica proveniente dalla Sicilia e che l'ipogeo pertanto è una struttura neolitica, soltanto neolitica e nient'altro..."

Leggi qui la seconda parte.



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16 marzo, 2009

Il Collegio invisibile

Esiste un Collegio invisibile che, attraverso i millenni, ha custodito segreti iniziatici? E' plausibile che sia intervenuto non solo per trasmettere conoscenze da maestro in discepolo o per il tramite dell'arte o dell'oralità, ma pure per intervenire in quei casi in cui si correva il rischio che certe conoscenze causassero danni irreparabili all'umanità? E' un'ipotesi accarezzata da Louis Pauwels e Jacques Bergier, autori di un celebre e rapsodico saggio Il mattino dei maghi. In questo libro "avvincente ed inaccettabile", gli autori suppongono che furono i Rosacroce ad adempire tale ruolo, essendo eredi gli adepti di questa confraternita di antichissimi circoli di saggi risalenti forse ad un'era antidiluviana. Altri evocano il Priorato di Sion e tracciano una linea di iniziati che da Dante Alighieri passerebbe per Sandro Botticelli, Leonardo da Vinci, Poussin... fino a Victor Hugo ed oltre.

Ora, poco interessa sapere quale confraternita operò in tal modo, ma se veramente esistette. Un'interpretazione oculata ed "eretica" di molte opere letterarie e di quadri (ad esempio, La tempesta di Giorgione o Et in Arcadia ego di Poussin) induce ad intuire sensi reconditi, valori esoterici che potrebbero collegarsi alla missione cui si accennava sopra.

Questo Collegio nascosto agirebbe usando le strategie cui ricorrono le varie logge che decidono i destini del mondo, ma, invece di cospirare con lo scopo ultimo di creare il Nuovo ordine mondiale, basato sulla definitiva schiavizzazione degli uomini, opererebbe per tentare di sventare i piani più orribili della sinarchia.

Se consideriamo le condizioni degradate del pianeta e dell'umanità sotto ogni profilo, si sarebbe tentati di concludere che questa comunità, indebolitasi per dissidi interni o per altre ragioni, si è poi disgregata sino a perdere qualsiasi capacità di influire sugli eventi.

Un tragico spartiacque (dimostrazione che gli Invisibili non poterono o non vollero opporsi) nella storia della "civiltà" è la tecnologia che consente di scindere l'atomo da cui si sprigionano energie immani. Riconosciamolo: il controllo dell'energia nucleare è l'innovazione più perniciosa che mente umana abbia potuto concepire. Con l'energia atomica furono e sono uccise o menomate migliaia di uomini, donne e bambini, la biosfera è stata avvelenata, sono state persino danneggiate le fasce di Van Allen. Purtroppo nessuno riuscì ad osteggiare le ricerche che portarono all'olocausto di Hiroshima e Nagasaki. Vari scienziati, che avevano contribuito alla diabolica invenzione, si stracciarono ipocritamente le vesti. Era ormai tardi: the damage is done. Commendevole fu, invece, Ettore Majorana che preferì dileguarsi piuttosto che divenire complice di una scienza votata allo sterminio ed alla distruzione.

Eppure forse l'orrore atomico non passò inosservato, se è vero che alcuni cominciarono ad intervenire proprio quando i funghi delle esplosioni si levarono minacciosi ed esiziali contro il cielo. Si favoleggia di una loro presenza sulla Terra da tempo immemorabile: "Sono tra noi", sussurra qualcuno. Vigilano, poiché non possono permettere che il pianeta sia distrutto con gravi conseguenze per gli equilibri del sistema solare e non solo, visto che tutto è intrecciato nel cosmo. Hanno, però, sottovalutato i progressi tecnologici dei terrestri dominati da una casta di militari psicopatici che soggiogano ricercatori spesso non meno pazzi dei generali?

Mimetizzati tra noi e forse infiltrati nei vertici delle istituzioni e dell'esercito, è opportuno che gli Invisibili si adoperino con prudenza e sagacia, ma anche con tempestività, poiché la miccia è quasi del tutto bruciata.

Forse, però, è necessario che questo mondo collassi, visto l'errore.



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14 marzo, 2009

L'esperienza di Bibo Cozzolino

Bibo Cozzolino, la notte del 22 luglio del 1991, stava pescando insieme con due amici a largo della costa sud orientale della Sardegna, quando, all'improvviso, un enorme oggetto apparve proprio sopra il natante. Cozzolino scorse "un disco grande quanto lo stadio di San Siro a Milano" (sono sue parole), in grado di muoversi ad una velocità inimmaginabile. Notò poi un fascio di luce che si dirigeva verso di lui. L'uomo, senza accorgersene, si ritrovò all'interno dell'astronave. All'interno l'aeromobile aveva pareti che sembravano d'acciaio: era un ambiente molto luminoso, dove Cozzolino fluttuò come un cosmonauta in assenza di gravità.

Ad un tratto, il contattato avvertì la presenza di qualcuno: erano due esseri dalle sembianze umane, alti circa un metro e venti, con lineamenti delicati, capelli biondissimi, occhi azzurri. Indossavano una tuta grigia che pareva di velluto.

Dopo il primo momento di paura, l’uomo fu rassicurato telepaticamente dagli alieni che gli avrebbero praticato un "lavaggio dell' anima" (sic). Non solo, gli extraterrestri gli avrebbero impiantato del "materiale intelligente" nel corpo per trasmettergli informazioni e conoscenze di ogni tipo. Precisa il contattato Cozzolino: “Io sono solo un messaggero, un'antenna che capta e trasmette i loro messaggi, i segreti delle loro avanzate tecnologie. Vengono da Sirio e sono viaggiatori dell'universo. Quelli con cui sono in contatto sono tre: Marcus, Vckack e Ciyksia. Vivono in altre dimensioni spazio-temporali: infatti hanno rispettivamente 103.000, 64.000 e 26.000 anni. Quando entrano nella mia stanza, escono da una piccola sfera di luce".

Secondo Cozzolino, i terrestri latori di messaggi e destinatari di informazioni scientifiche e tecnologiche, sono stati già individuati tutti [...].

L'esperienza di Bibo Cozzolino si discosta dalle altre per il cenno a materiale "intelligente" che evoca la "smart" dust, anticipando di alcuni anni le ricerche sulle nanostrutture diffuse nell'ambiente per scopi militari. Queste nanostrutture sono anche identificabili in alcuni casi con gli impianti: gli impianti sono corpi estranei rilevati in sede diagnostica all'interno di persone che si ritiene siano state vittime di abduction.

Da rilevare che presunti alieni originari di Sirio sono frequenti nel contattismo ed anche in antichi miti. [...] Il vissuto di Cozzolino, se corrispondente al vero, malgrado la crescita personale indotta nell'uomo, è adombrato dal riferimento alla "smart" dust, indizio di un possibile controllo camuffato da insegnamento. L’espressione “lavaggio dell'anima” è molto strana e poco rassicurante: allude ad una riprogrammazione genetica, ad una manipolazione mentale attuata per scopi che restano oscuri?



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13 marzo, 2009

La spina

Succede sempre più spesso che intravediamo oltre le parvenze qualcos'altro. Si vive una profonda scissione percettiva, come se un occhio vedesse la realtà normale ed un altro scrutasse un mondo brulicante di presenze oscure e minacciose. Le apparenze assomigliano a miraggi tremolanti: sembra che siano sul punto di dissolversi per lasciar affiorare un universo incredibile. I gesti e le azioni si staccano da sé stessi, mostrando la loro meccanica ineluttabilità. In quale bolgia siamo precipitati! Sappiamo che troveremo un ubi consistam, ma siamo consci di dover prima attraversare la Tebaide.

Si continua a vivere, come se niente fosse accaduto: giorni ordinari si sovrappongono a giorni ordinari, ma recitiamo, esibendo sorrisi che non ci appartengono più. Ormai un abisso ci separa dagli altri: la contiguità ha scavato un'incolmabile distanza, la frequentazione ha creato una solitudine incomunicabile.

Per le strade le persone sono larve smarrite, in bilico tra dimensioni che, collidendo, stridono paurosamente. Voci e suoni vanno alla deriva. Ci si sente in disarmonia con quanto ci circonda: scenari finti in cui i colori servono ad occultare gli involucri vuoti delle cose.

Si continua a vivere, giorno dopo giorno, ma anche nei momenti più spensierati (se ancora talvolta ci sono concessi), avvertiamo la trafittura di una spina nel fianco, una sensazione indefinibile, sgradevole. E' il ricordo del buio accecante, scheggia nell’iride di chi ha visto.



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12 marzo, 2009

Le Pleiadi dal mito all'astronomia (seconda ed ultima parte)

Gli astronomi ci ricordano che ci troviamo al centro di una ruota in una ruota più grande, in una macchina cosmica del tempo che i Maya e gli Egizi conoscevano e proprio come ci muoviamo in relazione al nostro paradigma solare contingente, il nostro intero sistema galattico si sposta in relazione alla più ampia configurazione delle Pleiadi, che ora gli astronomi indicano con il nome di Messier 45 (M45). Questa ruota più ampia è conosciuta come la Precessione degli equinozi, il tempo che la terra impiega a compiere tutto il ciclo delle costellazioni dello zodiaco. È l’oscillazione della Terra la ragione per cui lo zodiaco sembra muoversi a “ritroso”, un segno ogni 2.200 anni circa, o approssimativamente un grado ogni 72 anni. Questo corrisponde in media a 12 segni ogni 26.000 anni. Le Pleiadi ricoprono un ruolo fondamentale sia per l’emisfero settentrionale sia per quello meridionale, durante gli Equinozi ed i Solstizi che sono definiti dalla Precessione.

Nell’emisfero settentrionale, all’Equinozio di Primavera, le Pleiadi sorgono durante il giorno e possono essere viste solo brevemente durante la notte. Ogni giorno il sole si avvicina sempre di più all’allineamento con le Pleiadi sino a che, durante il Solstizio d’Estate, le Atlantidi sorgono poco prima della luce dell’alba. La prima volta in cui questo ammasso di stelle è visibile, avanti il sorgere del sole, viene chiamata levata eliaca delle Pleiadi. Durante l’Equinozio d’Autunno, le Pleiadi sorgono a mezzanotte. Al Solstizio d’Inverno, le Pleiadi splendono nel firmamento ad oriente subito dopo l’imbrunire. Questo avviene perché sorgono nella volta celeste con quattro minuti di anticipo ogni giorno".

Perché gli antichi furono così profondamente colpiti dalle Pleiadi? Erano la costellazione da cui in tempi remoti approdarono sulla Terra viaggiatori interstellari? Sono un portale o una tacca dell'orologio astronomico che segna, con lentezza inesorabile, il percorso delle ere cosmiche legate ad eventi cruciali per il pianeta e l'umanità? Sicuramente sono un simbolo (nella fattispecie associato all’emblematico numero sette) e, come tutti i simboli, sono tutto e niente.

Fonti:

JJH, Le Pleiadi: presente, passato e futuro
E. Calzolari, Ricerche di Paleoastronomia nel sito archeologico di Lagorara
F. Lamendola, I segreti del monastero di Tuerin rimandano al mistero delle Pleiadi, 2008
M. Longhena, Xibalbà: il mondo sotterraneo nello Yucatan, 2009
A. Ronchi, Venere, passeggiata tra nubi e miti
Zret, Il mistero delle Pleiadi, 2008



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11 marzo, 2009

Storia senza storia

Sono ormai tramontate le concezioni della storia come marcia verso il progresso o come graduale affermazione dello Spirito. Restiamo con una matassa di cui non troviamo il bandolo: la storia umana sfugge ai vari tentativi di conoscere il significato e la portata degli eventi ed anche quali avvenimenti occorsero e quali no. Della storia ufficiale, quella dei libri scolastici ed accademici che la dipanano dalle ere geologiche e dalla comparsa degli ominidi sino alle età storiche "culminanti" nella nostra epoca, non ci si può fidare. Un dubbio più che cartesiano ci induce a pensare che non più del 10 per cento può corrispondere al vero, essendo il resto un affresco celebrativo o pura menzogna. Se solo si scrostano un po' i colori dell'affresco, si scopre che Alessandro Magno, l'invitto conquistatore, era uno psicopatico frustrato. Cesare, il valente generale, fu un massacratore di Celti. Carlo Magno, esponente di una dinastia usurpatrice e degenere, fu sovrano spregiudicato e crudele. Giuseppe Mazzini, l'eroe risorgimentale per eccellenza, fu corrispondente del satanista Albert Pike... Si potrebbero riportare molti altri esempi, ma bastino questi. Vizi privati e pubbliche virtù; non di rado, vizi privati e pubblici abominii.

Senza dubbio molti personaggi, ad una lettura spassionata dei documenti (pochi) di cui disponiamo, perdono gran parte della loro gloriosa aura ed anche molti fatti celebrati e celebri si rimpiccioliscono in una dimensione profana o utilitaristica o miseramente spietata. "Viandante, se giungi a Spa..."

Che cosa conosciamo veramente del passato? E' possibile che la storia antica debba essere quasi integralmente riscritta, introducendo almeno, come termine a quo, Atlantide? Se stentiamo a comprendere eventi della storia contemporanea, nel modo in cui sono stati più o meno ufficialmente ricostruiti, come le persecuzioni antiebraiche (e non solo) propugnate paradossalmente da un ebreo, come potremo stabilire qualcosa di certo su civiltà che emersero dal Neolitico? E' possibile che quasi tutta la storia riferita nei libri sia falsa, a prescindere dall'epoca né la consultazione diretta delle fonti può sovvenirci, poiché anche i documenti potrebbero essere in tutto o in parte spurii. Un Winston Smith agì nei millenni e nei secoli trascorsi? Oggi si cimentano con discreto successo nella censura e nel depistaggio mefistofelici personaggi come Paolo Attivissimo.

Alcune testimonianze sono probabilmente genuine, anche se nel Medioevo furono interpolate, censurate e rimaneggiate, ma si limitano a narrare gli accadimenti in modo secco, strappandoli dal loro contesto e dalla loro prospettiva. Sono del tutto trascurati o sono soltanto accennati i veri moventi ed i veri fini dell'agire umano (?). Il proposito manzoniano di costruire una storiografia, indagando le motivazioni profonde delle azioni si rivela un tentativo destinato al fallimento: se già abbiamo una visione sfocata e parziale delle azioni, come potremo esplorare la sfera psicologica da cui provengono o proverrebbero?

Sappiamo che per la datazione di reperti organici, il metodo del radiocarbonio 14 è piuttosto affidabile, ma gli altri sistemi non lo sono per niente. Se le testimonianze archeologiche sono difficilmente falsificabili, sono pure ardue da datare. Ai problemi, poi, relativi ad un discernimento tra fonti autentiche e fonti non genuine, si aggiungono questioni inerenti alla traduzione di lingue antiche quasi sempre estinte, la decifrazione di epigrafi e testi, l'analisi di miti e tradizioni, l'interpretazione delle testimonianze scritte, della cultura materiale etc.

Né la storia recente, anche quella che confina con la cronaca, è meno intricata e controversa. Atteso che le versioni ufficiali sono menzognere, restano da comprendere gli scenari della storia segreta che sovente si dirama in una dimensione occulta, metafisica. E' stato tracciato il disegno complessivo, ma mancano i colori, le lumeggiature, le ombreggiature, la profondità. Se veramente un'élite oscura domina da tempo immemorabile la storia, è plausibile che oltre a determinarne lo "sviluppo", l'abbia anche in buona parte scritto, consegnando questa historia, magistra mortis al volgo ed agli eruditi incisa su lastre di marmo, tavole bronzee, vergandola su papiri, pergamene... fino a registrarla nelle enciclopedie digitali di oggi.

Se è così, allora per reperire qualche frammento di verità, occorre esplorare saghe e leggende, interrogare le muta vestigia architettoniche, studiare i dipinti esoterici, leggere opere letterarie permeate di verità nascoste. Se compiremo questa improba fatica, forse scopriremo qualche contenuto verosimile. Spesso questi contenuti contraddicono i dogmi della storia ufficiale. Ciò è molto sintomatico.



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09 marzo, 2009

La quadratura del cerchio

Tremeranno i cieli e la Terra si muoverà, gli uomini tremeranno di paura. Gli Annunciatori del Giudizio appariranno. Arriveranno lentamente, come i ladri di tombe: gli uomini non li riconosceranno per quello che sono. L'ora del Distruttore è alle porte. (Bibbia Kolbrin)

Il 2009 è stato dichiarato anno internazionale dell'astronomia: si susseguono missioni spaziali, si compiono studi sul Sole, sui pianeti ed i satelliti del nostro sistema, ma anche su corpi celesti lontanissimi. Non può mancare in questo fervore di "ricerche" aerospaziali, il riferimento a Nibiru. Al Pianeta X ho già dedicato un ampio articolo, Nibiru tra verità e disinformazione; dunque non ripeterò concetti già espressi, ma mi sembra doveroso tornare sul tema per puntualizzare alcuni aspetti ed evidenziare nuove sfaccettature. Ammettiamo che Nibiru esista veramente: potrebbe essere un pianeta gigantesco o una nana bruna o una cometa o un'astronave.

L'ingegner Carlo Bolla non ritiene plausibili le ricostruzioni di Sitchin e dei suoi epigoni circa il pianeta degli dèi: Bolla, in Questioni celesti, si avvale soprattutto di argomenti astronomici ed astrofisici per confutare la teoria dello studioso russo. Tuttavia non mancano studiosi, come il fisico olandese Jacco Van Der Worp, autore di Previsioni sul Pianeta X, Guida alla sopravvivenza 2012, che sono convinti della sua esistenza. In Italia, tra gli altri, Luca Scantamburlo,
Cristoforo Barbato e Giorgio Pattera hanno cercato di gettare un po' di luce sulla complessa questione.

Bisogna riconoscere che le piaghe descritte nella Bibbia, quasi certamente trasfigurazioni di fenomeni naturali catastrofici che colpirono l'Egitto, se la datazione dell'esodo degli Ebrei dalla terra dei faraoni è attendibile, risalgono proprio al XVII secolo a.C., quando nella regione del Delta si trovavano gli Hyksos. Dal XVII secolo a.C. ad oggi intercorrono a un dipresso 3.600 anni, il periodo di Marduk! E' quindi il Pianeta dell'attraversamento ormai prossimo al perielio?

Naturalmente bisogna postulare che il racconto biblico abbia un fondamento storico, che, intorno al XVII secolo, gruppi di Semiti (?) guidati dall'egizio Moses, (sacerdote del dio Aton?), cominciarono a spostarsi verso il Sinai in più ondate, forse dopo che la dinastia Hyksos (Indoeuropei mescolati con Semiti?) fu rovesciata dai sovrani di Tebe. Le piaghe bibliche potrebbero essere correlate al materiale piroclastico espulso dall'eruzione vulcanica di Santorini. In tal caso, i calcoli riferiti al periodo di Nibiru si discostano di più di un secolo. Van Der Worp è persuaso che le calamità che colpirono l'Egitto furono causate dall'avvicinamento della nana bruna e non dall'eruzione di Thera, risalente al 1450 a.C. circa.

Si tratta, come si può intuire di un nodo di Gordio: veramente Nibiru si sta appressando alla Terra, foriero di disastri a causa delle perturbazioni gravitazionali e delle interazioni con il campo magnetico solare? E', invece, possibile che sia una montatura orchestrata dalla sinarchia, con l'ausilio della N.A.S.A. e dei media? I paventati cataclismi dei prossimi anni saranno naturali o innaturali?

Se veramente tutto fosse normale, i Rockfeller non avrebbero costruito nelle isole Svalbard delle basi sotterranee per stoccare sementi né altrove sarebbero state create simili installazioni ipogee. Qualcosa le stesse élites sembrano temere. Si cautelano forse contro disastri artificiali che saranno attribuiti ad un inesistente Nibiru, la cui mole sarà visibile solo in quanto ologramma?

Se veramente la casta mondiale fosse inquieta per sconvolgimenti naturali, non si impegnerebbe con tanto zelo in operazioni come H.A.A.R.P. e scie chimiche, ma destinerebbe tutte le risorse all'approntamento di bunker. Forse, però, le onde elettromagnetiche e le scie adempiono la loro funzione: o servono a creare i presupposti per una proiezione olografica di Nibiru associata a cataclismi generati con H.A.A.R.P. ed altri sistemi d'arma o servono a nascondere alla popolazione il Pianeta X, deviando anche l'attenzione su temi depistanti.

I cambiamenti paventati per il 2012, anno in cui il Sole dovrebbe conoscere un'intensa attività, in relazione al ciclo delle macchie solari di 11,1 anni, potrebbero essere dovuti anche ad una micidiale sinergia tra fenomeni naturali ed artificiali.

Non dimenticherei né che il 2012 è un anno dal valore simbolico né che l'avvento del Distruttore è anticipato in molti testi e tradizioni del passato.

Alla fine (su molti addentellati del tema sorvolo, poiché l'intrico diventerebbe ancora più inestricabile), non sappiamo se eventuali cataclismi saranno di matrice tecnologica o di origine naturale (o entrambe le cose?): sappiamo solo che qualcosa sta per accadere [1]. Temo che non saranno eventi del tutto fausti.


[1] Anche un profano si accorge o dovrebbe accorgersi che le stelle manifestano in questi ultimi tempi alcunché di anomalo: è segno di uno spostamento dell'asse terrestre o ha ragione il Vangelo di Filippo?



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