30 gennaio, 2007

L'eclissi del Latino

Sempre più spesso i docenti universitari e dei licei lamentano che gli studenti non riescono più ad apprendere la lingua latina e, più in generale, gli idiomi classici. Non è una questione oziosa e non è solo una posa dei laudatores temporis acti che sono sempre esistiti e sempre esisteranno, ma è pure qualcosa di inevitabile e di necessario. Il problema comunque sussiste per due ragioni almeno. In primo luogo l’eclissi delle lingue antiche priva le nuove generazioni non solo della possibilità di accedere in modo quasi diretto ad un patrimonio culturale immenso e prezioso, ma anche dell’opportunità di conoscere molti aspetti del mondo antico, senza il filtro di traduzioni approssimative, distorte e censorie.

Chi, in futuro, potrà conoscere il vero contenuto del passo appartenente al Vangelo di “Matteo”, laddove l’autore afferma: ”Dal giorno di Giovanni Battista fino ad ora, il Regno dei cieli si acquista con la violenza ed i violenti se ne impadroniscono” e non, come rendono traduttori in mala fede, con “Il Regno dei cieli subisce violenza?” Le chiese e le istituzioni “culturali” di regime potranno pubblicare le loro versioni tendenziose e spurie, inculcando convinzioni erronee e pericolose. Già oggi i pennivendoli traducono jihad con “guerra santa”, col fine di demonizzare sempre e comunque gli islamici, laddove jihad significa “impegno” sulla via del Signore, che può essere esercitato anche, come extrema ratio, con la spada, ma contro gli idolatri politeisti, non contro i popoli del libro (Ebrei, Cristiani, Parsi, Mandei…).

Chi potrà scoprire il vero valore di termini ed espressioni suscettibili di gettare nuova luce su temi filosofici, scientifici, artistici, letterari…? Bisognerà affidarsi alle traduzioni canoniche che sono, in molti casi, dei deliberati tradimenti. Il dominio delle coscienze passa per il controllo della “cultura”.

Vediamo il secondo motivo. Vogliamo una buona volta individuare una delle reali cause del deterioramento subito dalle abilità cognitive? Senza dubbio, i media esercitano un influsso deleterio insieme con altri fattori ambientali, sociali, psicologici… Tuttavia, pur senza scivolare in un ingenuo biologismo, come dimenticare che tutte le sostanze nocive che ingeriamo o inaliamo attraverso gli alimenti, nell’aria e nell’acqua (fluoro, metalli, insetticidi, anticrittogamici, i micidiali elementi contenuti nelle scie chimiche…) danneggiano i neuroni e quindi alterano i processi intellettivi? Esiste il modo di contrastare tale criminale assalto alla salute psico-fisica, ma occorrono una volontà ferrea ed una tenacia formidabile, altrimenti l’organismo si indebolisce e la mente si ottenebra. È necessaria una conoscenza di tutto quel che minaccia la persona, per prendere le idonee precauzioni.

La prossima volta in cui un insegnante e un genitore si dorranno dello scarso profitto scolastico degli adolescenti, consigliate loro alcune misure: convincano i giovani a tenere il cellulare spento il più possibile, li persuadano a non masticare gomme ed a non consumare alimenti pieni di additivi, si prodighino in tutti i modi affinché sia interrotta l’infame operazione di avvelenamento perpetrata per mezzo delle scie chimiche. È indubbio che, se non si riuscirà a sgominare questa banda di manigoldi che, scientemente inquinano e distruggono gli ecosistemi, queste misure rischiano di essere solo dei palliativi. È anche vero, però, che è d’uopo risvegliare l’anima dal suo torpore, se desideriamo una salute che non sia solo precaria assenza di malattie. Adoperarsi seriamente per la tutela dell’ambiente e per il benessere è un passo nella direzione giusta.

29 gennaio, 2007

Fine

Pulvis et umbra sumus (Orazio)

Friedrich Schelling, il pensatore tedesco di cui lo stesso Schopenauer, strenuamente avverso alla filosofia idealista, riconobbe alcuni meriti speculativi, nel saggio intitolato Filosofia della rivelazione, indugia sul profondo non senso della vita universa con le parole che riporto.

“Una generazione scompare, un’altra segue per scomparire a sua volta. Invano noi aspettiamo che accada qualcosa di nuovo in cui finalmente questa inquietudine trovi la sua conclusione. Tutto ciò che accade, accade solo affinché nuovamente possa succedere qualcos’altro che, a sua volta, andando verso qualcos’altro trascorre nel passato. In fondo così tutto avviene inutilmente ed in ogni azione, ogni fatica e lavoro dell’uomo non è che vanità. Tutto è vano, perché è vano tutto ciò che manca di un vero fine”.

Si obietterà che le riflessioni di Schelling non aggiungono alcunché alla disincantata massima del Qohelet, Vanitas vanitatum et omnia vanitas, o a decine di altre consimili che costellano il pensiero, culminanti nelle raggelate parole di Cioran sull’assoluta inutilità dell’essere. Non di meno, mi pare significativo che un siffatto ragionamento sia introdotto nel sistema, per molti versi, solido dell’Idealismo tedesco, creando una crepa destinata ad allargarsi sempre più con il passare del tempo.

Schelling descrive con efficacia le ruote di un ingranaggio che si muove solo per muovere sé stesso, evoca l’inane avvicendamento delle generazioni, l’attesa febbrile di qualcosa che plachi un’ansia innominabile, l’insensatezza degli eventi che si rincorrono. “Invecchiare, morire e poi?” La prospettiva trascendente oggi si rattrappisce in un illusorio conato. Manca il senso, poiché manca la direzione o la direzione è comunque sbagliata. Manca un ubi consistam, mentre tutto si deteriora, si sgretola, crolla, giorno dopo giorno, istante dopo istante. I cambiamenti si succedono con ritmo serrato, convulso. Resta un cumulo di macerie e di rovine.

Quante volte ci si chiede che cosa spinga gli esseri viventi a perpetuare le generazioni! È un impulso cieco, irrazionale, la Volontà che, attraverso gli individui, semplici strumenti privi di qualsiasi valore, eterna sé stessa? Oppure a questa folle corsa, a questo convulso moto immobile soggiace un disegno qualsivoglia, sebbene l’uomo non riesca ad intravederlo, come l’osservatore che, troppo vicino ad un quadro impressionista, nota solo una mescolanza di macchie colorate?

Non sarà forse che l’unico fine (rivelatrice parentela tra i generi) è la fine?

28 gennaio, 2007

La congiunzione Giove-Saturno (seconda parte)

Come premessa alla seconda parte di questo studio, riporto le glosse del colto e sensibile lettore Paolo, al fine di chiarire alcuni termini della questione, sebbene, come si vedrà, poco o punto influisce sulla tesi centrale, se la comunità di Qumran fosse composta da Esseni o da Enochiani. Fondamentale è, invece, per le ragioni che saranno illustrate, insistere sul dualismo del movimento.

"L'equazione resti di Qumran uguale monastero esseno venne formulata dal francescano padre Roland De Vaux nel 1951. Egli era allora a capo della Ecole Biblique di Gerusalemme ed aveva ottenuto dal governo istraeliano il permesso di scavare il sito di Khirbet Qumran, cosa che venne, però, fatta, per ovvi motivi, solo parzialmente.


L'equivalenza stabilita dal De Vaux, per quanto completamente gratuita, ebbe sicuramentete grande fortuna e tenne banco fino agli inizi della scorsa decade quando l'archeologo ebreo Normann Golb mise definitivamente in crisi, in un suo brillante studio, il teorema del padre francescano. In base alle scoperte di Golb non era più sostenibile l'affermazione secondo cui l'insediamento di Qumran era stato un cenobio esseno. I molti scavi fatti nel sito documentarono un cimitero che comprendeva ossa non soltanto di maschi adulti ma pure ossa appartenute a soggetti di sesso femminile nonché ossa di bambini. (...)

Che cosa rappresentava dunque l'insediamento i Qumran? Si è parlato di fortificazione militare come la più plausibile delle ipotesi ed ultimamente si è anche pensato ad una fucina, forse collaterale, di materiale fittile (vasi, anfore, giare e così via). E la presenza dei rotoli nelle grotte adiacenti allora come si giustificherebbe? Molto semplicemente si è ritenuto che tali rotoli provenissero dalle biblioteche della Palestina nel periodo della prima guerra giudaica, quella che condusse il generale Tito alla devastazione della nazione giudaica fino all'incendio finale del tempio di Gerusalemme. In altre parole, prevedendo il peggio, i pii Giudei tentarono di mettere in salvo il salvabile di quei testi nascondendoli nelle grotte adiacenti la fortezza di Qumran. La letteratura qumranita non presenta poi caratteristiche di assoluta omogeneità. Sì, è vero, troviamo in essa materiale attribuito alla setta essena, ma anche altro materiale di natura religiosa. In definitiva è possibile affermare che i cosiddetti esseni fecero parte di una corrente religiosa che un biblista nostrano come Gabriele Boccaccini ha più propriamente etichettato come Giudaismo Enochico, una corrente in buona parte eterodossa rispetto alla religione ufficiale ed essenzialmente intonata a valenze apocalittiche venate da un forte dualismo"
.

Lo studioso Gabriele Boccaccini offre un’innovativa visione dell’ideologia della setta di Qumran. Boccaccini oltrepassa l’ipotesi essena per individuare un nesso tra il Giudaismo enochiano ed il gruppo tradizionalmente noto come esseno. Attraverso un’approfondita analisi dei documenti reperiti a Qumran, l’autore arguisce che quella letteratura denota il nocciolo di un’antica e distinta varietà di Giudaismo del Secondo Tempio. Seguendo lo sviluppo di tale tradizione, Boccaccini dimostra che la comunità essena di Qumran fu l’esito di un movimento Enochiano, che in seguito contribuì alla nascita delle sette guidate dal Battista e dal Messia.

Occorre soffermarsi su una peculiarità degli Esseni (o di chi per loro): essi praticavano l'astrologia. Si stilava l'oroscopo di coloro che aspiravano ad entrare nella comunità, per stabilire se potevano essere ammessi. Per esempio, si legge in un rotolo di un tipo umano «le cui cosce sono lunghe e magre, come le sue membra. Il suo spirito (ruah) ha sei parti nella casa della luce e tre nella casa delle tenebre. Ed ecco il segno sotto cui quest'uomo nascerà: il tempo del Toro» (4Q 186). Si nota qui una dottrina della predestinazione astrologica: il bilancio fra le «parti di luce» e «di tenebra» era quello che determinava la salvezza o la condanna dell'individuo.

Credo che l’interesse dei Qumraniti per l’astrologia e la divinazione li distingua dalle numerose sette ebraiche, insieme con un altro tratto, sebbene non indiscusso, ossia la dottrina delle due figure messianiche, il Messia di Aronne ed il Messia di David, il primo sacerdotale ed il secondo regale.

Tale dottrina si rintraccia, secondo alcuni biblisti, soprattutto nei Testamenti dei XII patriarchi, una silloge di oracoli il cui nucleo più antico risale ad un periodo a cavallo tra I sec. a.C. e I sec. d.C. La raccolta subì poi vari rimaneggiamenti, con interpolazioni anche cristiane. In questi testamenti, alcuni eruditi hanno rinvenuto le due figure messianiche: un Messia sacerdotale della tribù di Levi, ed un Messia politico discendente dal re David. In Giubilei 31, 13-15, testo databile al 100 a.C. circa, figura una concezione affine. “Del resto – osserva Soggin – sarebbe pienamente logico che le imprese degli Asmonei che erano di stirpe sacerdotale e non davidica e dei quali veniva proprio per questo criticata l’assunzione del potere politico, avessero prodotto tutta una letteratura apologetica intesa a legittimare la loro ascesa anche al trono, salva restando la loro sostituzione in epoca escatologica col Messia di stirpe davidica. D’altra parte una lettura obiettiva, non prevenuta di questi testi mostra che non è assolutamente sicuro che in essi venga fatta menzione di due figure messianiche: infatti, a parte il carattere poco preciso della terminologia, sussisterebbe anche la possibilità che un unico personaggio avesse portato il doppio titolo di “Messia di Levi e di Giuda”. … Basti qui segnalare che la dottrina dei due poteri, quale la troviamo presso i due profeti che esercitarono il loro ministero tra gli anni 521-20 e 518-17, (Ruben 6,5-12, Levi 8, 14) … abbia continuato a vivere nella speranza di certi gruppi in Giudea fino alla fine del I millennio a. C. ed oltre”.

Chiosa ancora il semitista: “Da Zc 4, 11 (cfr alcuni libri apocalittici i quali annunciavano, sulla sua scorta la venuta di “due Unti”, il Sommo sacerdote ed il rampollo di stirpe davidica…), il gruppo esseno sembra prendere la speranza di una duplice figura messianica”.


Secondo uno dei maggiori esperti degli Esseni e di Cristianesimo delle origini, S. Scala, “la dottrina dei due Messia non solo è credibile, ma è certa ed avvalorata da più di un testo. Anzi, nella cosiddetta Cena degli ultimi tempi, il Messia sacerdotale di Aronne introduce ufficialmente e proclama il Messia di Davide alla comunità, durante una cena in cui questi divide il pane con il Messia di Davide, offrendoglielo per primo e beve con lui il vino non fermentato (gli Esseni, alla maniera dei Nazirei, non consumavano alcolici)”.


In 1Q S IX, 7,11 si leggono le seguenti parole: “Per quel che riguarda il diritto e le questioni attinenti alla proprietà, solo i figli di Aronne eserciteranno il potere. Dal loro giudizio dipenderanno la sorte, ogni questione attinente i membri della comunità ed i beni degli uomini santi che procedono secondo perfezione… finché giungeranno i Messia (plurale) di Aronne e di Israele”. Anche qui è palese il riferimento ai due inviati da YHWH.

Leggi qui la prima parte.

N.B. Le fonti dell'articolo saranno indicate in calce all'ultima parte.

26 gennaio, 2007

Tertium datur

Da alcuni lustri ormai infuria il dibattito tra i sostenitori della teoria dell’evoluzione ed i creazionisti. La “scienza” ufficiale è abbarbicata al darwinismo, di cui sono fornite letture differenti, ma accomunate da alcuni capisaldi: l’homo “sapiens sapiens” discende da precedenti ominidi; l’uomo e le scimmie antropomorfe hanno antenati comuni.

Sempre nell’ambito dell’evoluzionismo, ma in una posizione molto eccentrica, si situa un’interpretazione che rischia di minarlo dall’interno: mi riferisco alla teoria definita degli equilibri punteggiati, formulata da S. Eldredge e N.J. Gould. Questa teoria scaturì dalla constatazione secondo la quale i dati paleontologici evidenziano che non esistono prove atte a dimostrare un cambiamento graduale delle popolazioni nel tempo. Si registrano, piuttosto, lunghi periodi durante i quali le forme di vita non si modificano (stasi), separati da brevi lassi temporali in cui avviene la speciazione (punteggiature). Spesso, infatti, i fossili rivelano un’evoluzione “per salti”: secondo i due biologi sopra nominati, l’albero filogenetico dovrebbe essere completamente ridisegnato. Infine alcune specie risultano immutate da milioni di anni.

Alcuni teologi, soprattutto di area integralista, contestano il darwinismo, per affermare che le specie animali e vegetali sono identiche da quando Dio creò il mondo. Costoro, che interpretano la Bibbia in modo letterale, sono anche riusciti a far bandire l’insegnamento del darwinismo da alcune scuole statunitensi.

Confesso che la teoria dell’evoluzione non mi ha mai convinto: essa è piena di falle che non spetta a me evidenziare. Nondimeno il fissismo propugnato da alcuni tauteologi e dai loro zelanti scolaretti anche in Italia, è una solenne sciocchezza. Visto, però, che qualche verità, ogni tanto, sebbene tra mille ostacoli ed ostracismi, alla fine affiora, era invitabile che alcuni biologi avallassero la speculazione sostenuta un tempo solo da ricercatori eretici, additati come visionari o ignoranti.

Infatti lo studio dei miti, delle tradizioni, dei dati paleontologici ed archeologici relativi a molti popoli antichi, ha convinto un drappello di studiosi che, in un lontano passato, nella preistoria ed agli albori della storia, esseri provenienti da altri mondi intervennero per selezionare e manipolare geneticamente delle specie, ricorrendo ad una serie di sperimentazioni. Tali interventi determinarono un balzo evolutivo degli ominidi che popolavano la Terra, intorno all’8000 a.C. Più tardi, tra il 3500 ed il 2000 a.C. circa, un’improvvisa accelerazione portò alla fioritura di raffinate(?) civiltà in molte regioni del globo.

L’esame del DNA, in particolar modo del DNA silente, che costituisce la maggior parte del patrimonio genetico della specie homo “sapiens sapiens”, ha condotto alla seguente conclusione: il DNA umano contiene geni extraterrestri. Gli indizi e gli elementi a sostegno di tale acquisizione sono riportati in un articolo di John Stokes intitolato Scientists find extraterrestrial genes in human DNA. Il ricercatore, professor Sam Zhang, “dopo approfondite analisi, cui hanno partecipato programmatori informatici e matematici… ha ipotizzato che un’evoluta forma di vita aliena fu implicata nella creazione e nella diffusione della vita su vari pianeti. La terra è fra questi… Noi non sappiamo se fu un esperimento scientifico o un modo per preparare nuovi pianeti alla colonizzazione… I programmatori alieni provarono più volte”.

Il Professor Zhang aggiunge: “Ciò che vediamo nel DNA è un programma che si basa su due versioni, un big code ed un basic code. La prima deduzione è che il programma completo non fu scritto sulla terra, la seconda implica che i geni in sé stessi non spiegano l’evoluzione; qualcos’altro entra in gioco”.

La teoria formulata da Zhang e da altri studiosi è denominata dell’intervento extraterrestre: è ovvio che occorrono altre ricerche e conferme affinché essa soppianti le altre, ma, a mio parere, l'idea di un'interferenza aliena potrà risolvere le incongruenze del darwinismo, dimostrandone l’infondatezza, ed affosserà il creazionismo. Ciò non significa che il mistero della vita possa essere spiegato, ma almeno finalmente leggeremo la corretta traduzione di Elohim, invece che con Dio (sic), con dèi, anzi… “dèi”.

25 gennaio, 2007

Astrea strabica e la giustizia fittizia

Absit iniuria verbis

Un canale televisivo nazionale trasmette ogni sera un bolso telefilm il cui protagonista è un solitario eroe che si vendica in modo esemplare su squallidi parvenus che sono diventati ricchissimi e famosi, ricorrendo alle azioni più infami e meschine. Costoro, infiammati dalla cupidigia di denaro e di successo, non esitano ad uccidere, a tradire, a calunniare, a menomare innocenti.

Questi mostruosi delitti, però, non restano a lungo impuniti: l’impavido ed ingegnoso vendicatore, alla fine di ogni puntata, ristabilisce la giustizia, dando, per qualche istante, agli ingenui e frustrati telespettatori un risarcimento per la profonda, radicale, inestirpabile iniquità che regna incontrastata nel nostro laido mondo.

La “giustizia” umana reale è, infatti, agli antipodi rispetto agli scioglimenti banalmente compensatori di questa dozzinale produzione televisiva. Senza dubbio la “giustizia” è debole con i forti e forte con i deboli, ma questa è solo una delle sue infinite tare. Infatti questa Astrea strabica, con la benda scostata dagli occhi, che regge una bilancia dai piatti sbilanciati, questa dea abominevole che troneggia nei luoghi della prevaricazione e della falsità, ossia i tribunali, è l’incarnazione di un potere funesto e demoniaco.

Questo potere, come diceva Catone, lascia che i ladri pubblici vivano “tra la porpora e l’oro, mentre i ladri privati sono in catene”. Questo potere sciagurato mira a diffondere terrore ed insicurezza tra la popolazione, consentendo a delinquenti pericolosissimi di agire indisturbati, di modo che le persone invochino misure di controllo sempre più coercitive per “combattere” quei problemi che il sistema stesso ha deliberatamente creato.

Investigatori che costruiscono prove per incastrare innocenti, con il fine di nascondere i veri colpevoli o pur di offrire all’opinione pubblica un capro espiatorio; giudici corrotti, ignoranti e pigri, che emettono sentenze assurde; esami del DNA del tutto inaffidabili; inaugurazione degli anni giudiziari con penosi personaggi avviluppati in ridicoli paludamenti; legulei barbogi ed intriganti; misure draconiane contro i “reati” d’opinione; tribunali speciali, leggi speciali… queste sono le vere caratteristiche della “Legge”. Magari il Bene trionfasse sul Male qualche volta! Nella realtà si assiste solo alla vittoria della “Law” e dell’Order, anzi del New world order.

23 gennaio, 2007

Inferno senza fiamme

L’indifferenza è inferno senza fiamme.
Ricordalo, scegliendo tra mille tinte il tuo fatale grigio;
se il mondo è senza senso, solo tua è la colpa.
Aspetta la tua impronta
questa palla di cera.

La poesia di Maria Luisa Spaziani, tratta dalla raccolta intitolata Geometria del disordine, è una riflessione sull’indifferenza umana. Credo che con i suoi semplici, ma potenti versi, l’autrice sia riuscita a descrivere la condizione di inerzia in cui si crogiolano molte persone.

Le immagini più efficaci del componimento sono quelle dell’”inferno senza fiamme” e del “fatale grigio”. Davvero la vita di questi automi, privi completamente di una vita interiore, è un gelido inferno, un fuoco glaciale. Forse la loro non è neppure noncuranza, ma totale incapacità di vedere, sentire, immaginare, sognare… Inerti, insensibili, vuoti, essi si aggirano, come ombre di larve, in un mondo amorfo, inutile, finto. I loro unici interessi sono costituiti dal Grande fratello o dalla partita di calcio, dal videogioco o da un nuovo modello di cellulare. Nient’altro. Pensare che da questi individui provenga una reazione qualsivoglia, è una chimera. Che il governo occulto mondiale continui pure a perpetrare il genocidio dell’umanità e –quel che è più grave- a distruggere gli ecosistemi, un tempo pullulanti di vita animale e vegetale: gli indifferenti non solo non muoveranno neppure un muscolo dei loro visi slavati ed inespressivi, ma soprattutto non si accorgeranno di alcunché. Si mostri loro tutto l’orrore che deturpa il cielo e la terra: essi reagiranno con uno sbadiglio, come l’annoiato giovin signore della satira composta da Persio.

La lirica di Maria Luisa Spaziani, il cui terzo verso, mediante l’allitterazione, scivola nella parola topica “colpa”, digrada in un’esortazione un po’ moralistica, sebbene sincera: Aspetta la tua impronta/questa palla di cera. Come può il volgo gretto e disinteressato ascoltare le parole di chicchessia? Come può chi sonnecchia nel suo uniforme, confortevole (ancora per poco) inferno, concepire la ricerca del senso ed imprimere un’impronta sulla “palla di cera”?

Come può il nulla lasciare un’impronta?


Nota sull’autrice

Maria Luisa Spaziani è nata nel 1924. Poetessa e critica letteraria, fu una tra le donne di Eugenio Montale. La sua ultima silloge s’intitola La luna è già alta.

22 gennaio, 2007

Fichipedia

Absit iniuria verbis

Il sistema -è noto– si basa su mezzi coercitivi, ma soprattutto sulle menzogne. Il miglior strumento per consolidare un iniquo e perverso potere è il controllo delle fonti d’”informazione” e della “cultura”. È risaputo che la stragrande maggioranza delle gazzette e delle televisioni appartiene a pochissimi editori, sul libro paga di potentati più o meno occulti. Per questo motivo, se si esclude qualche eccezione, scartafacci e reti televisive pubblicano notizie distorte o inventate o interpretate in modo fazioso, pur di condizionare e di plagiare l’opinione pubblica.

Per quanto riguarda la Rete, ripugnanti ed occhiuti figuri, hanno deciso di ricorrere ad uno stratagemma molto efficace, consapevoli del fatto che forse, per ora, non è possibile controllare direttamente migliaia e migliaia di siti. Lo stratagemma par excellence è Wikipedia, un’enciclopedia che, sotto le mentite spoglie dell’iniziativa culturale improntata a valori quali la creatività e la valorizzazione del contributo di ciascun lettore nella stesura dei lemmi, nasconde fini turpi ed inconfessabili. Lo scopo degli ideatori della funesta enciclopedia è quello, grazie alla concezione accattivante ed ai contenuti aggiornati, di persuadere i responsabili di siti soprattutto di controinformazione ad inserire il collegamento a Wikipedia. In questo modo, in un’operazione cavallo di Troia, Wikipedia contraddice e smentisce, almeno in parte, gli argomenti trattati nei portali anticonformisti, qualora il lettore, per approfondire, ne consulti le voci che, infatti, riportano informazioni ortodosse ed ufficiali.

Si legga il lemma su Gesù ed il Cristianesimo. Sembra scritto da Messori o da Socci o da qualche altro baciapile, tanto la ricostruzione è pateticamente allineata, convenzionale, piatta, mendace. Si legga la voce sulle scie chimiche: un’accozzaglia di abnormi falsità e di concetti pseudo-scientifici mal digeriti. I goffi tentativi di coniugare il sapere ufficiale con alcune acquisizioni del sapere di frontiera rende Wiki un ibrido, un mostro come quello descritto da Orazio nell’Ars poetica.

Infatti il problema è il seguente: Wiki vuole dare di sé l’immagine di un testo moderno, libero, dinamico, ma è espressione del più ottuso e bieco modus operandi tipico dell’establishment. Tenere il piede in due staffe non è semplice e poi è più facile apparire liberi che esserlo. Così per compiacere i padroni, zelanti censori provvedono a modificare e ad imbalsamare i lemmi(1), non appena un lettore competente ed eretico osa introdurre una sillaba di verità. Qual è allora la differenza tra Wiki e l’Enciclopedia cattolica? Nessuna: ambedue, per quanto attiene al vero desiderio di divulgare, valgono quanto un fico secco.

Ho notato che molti siti di controinformazione hanno tolto il collegamento all’invereconda enciclopedia della Rete. È un’ottima idea! Auspico che altri seguano l’esempio, in primis i portali antisionisti, sì perché Wikipedia è una creatura del…


(1) Tutto sommato, però, che questi domeni cani imbalsamino le voci si addice perfettamente al milieu di Wiki, infestato da putride mummie, larve e zombies.

21 gennaio, 2007

Il codice B 16

Il presente articolo è, per alcuni versi, simile ad un testo di Marcello Pamio, intitolato Benedetto XVI: Illuminato di Baviera? Anche il mio contibuto è scaturito da alcune preziose informazioni dell'amico Ettore, che ringrazio, nonché da notizie che ho raccolto nei mesi scorsi. Come si noterà, formulo l'ipotesi (per me è una certezza) che non è la Massoneria a controllare la Chiesa di Roma, ma viceversa.

L’attuale papa, “Benedetto” XVI, al secolo Joseph Alois Ratzinger, è nato a Marktl am Inn, il 16 aprile del 1927. Marktl am Inn è un villaggio della Baviera, non lontano dal confine con l’Austria.

Benedetto XVI è stato indagato negli U.S.A. per aver ostacolato il corso della giustizia. L'allora cardinale Joseph Ratzinger ha, infatti, chiesto, tramite l'epistola De delictis gravioribus, datata 18 maggio 2001 e rivolta a tutti i vescovi del pianeta, di non testimoniare in tribunali civili, pena la loro scomunica. Ciò ha riguardato anche casi di molestie sessuali che furono perpetrati da parecchi sacerdoti negli Stati Uniti (molti dei quali su minorenni). Nel documento, Ratzinger scrisse che «nei Tribunali costituiti presso gli ordinari o i membri delle gerarchie cattoliche solamente i sacerdoti possono validamente svolgere le funzioni di giudice, promotore di giustizia, notaio e difensore» ribadendo che «le cause di questo tipo sono soggette al segreto pontificio» e che si sarebbero dovuti attendere 10 anni, da quando le vittime avessero compiuto la maggiore età, per rivelare le accuse (ottenendo in questo modo la prescrizione dei reati, a quel punto non più perseguibili). Tale documento quindi, appariva essere un aggiornamento del discusso Crimen sollicitationis datato 1962. A questa imputazione, le gerarchie vaticane hanno risposto che le norme contenute nel documento Crimen sollicitationis non hanno più alcun valore vincolante dal momento in cui sono entrate in vigore le disposizioni che nel 1983 hanno riformato il Codice di Diritto canonico. Rimane aperta la questione del come mai si fosse quindi sentito il bisogno di emettere un documento ad hoc ben dopo il 1983. Il 20 settembre 2005, comunque, il Dipartimento di Stato ha accolto la richiesta di concedere al Santo Padre l'immunità diplomatica, in quanto capo in carica di uno Stato sovrano. Tale richiesta era stata inoltrata dalla nunziatura apostolica direttamente al presidente statunitense George W. Bush il 16 agosto 2005, dopo che il papa non si era presentato in uno dei processi nel quale fu chiamato a rispondere del reato di ostruzione alla giustizia della contea di Harris nel Texas (nell'ambito del processo a Juan Carlos Patino-Arango, seminarista colombiano accusato di abusi sessuali su minori).

Un papa Benedetto XVI è il protagonista di un racconto di fantascienza scritto nel 1977 da James Herbert Brennan, Il dilemma di Benedetto XVI, pubblicato nell’ambito della collana Urania n. 745. Nel testo uno psichiatra è chiamato ad indagare se il papa è mentalmente sano.

Il sommo orefice ha recentemente riscoperto alcuni abiti e copricapo pontifici che risalgono al Rinascimento. È il caso del camauro, cioè un copricapo di velluto rosso orlato di pelliccia d'ermellino bianco, che era stato portato dai papi fino al XVIII secolo, per poi essere ripreso da Leone XIII e successivamente da Giovanni XXIII, fino ad arrivare ai giorni nostri, quando, dopo più di quarant'anni il camauro è stato indossato da Benedetto XVI nel corso delle udienze generali del 21 e del 28 dicembre 2005. Un altro antico abito papale recuperato dal papa è la mozzetta di velluto rosso, bordata di ermellino bianco. In occasione dell'udienza generale del 6 settembre 2006, Benedetto XVI ha indossato il cappello "Saturno" a tesa larga: un copricapo rosso così chiamato per la sua vaga somiglianza con il pianeta, noto per la cintura di anelli che lo circonda.

Il 24 luglio 2000 l’allora alto prelato Ratzinger spedì, da Santiago de Compostela, una cartolina ad un albergatore spagnolo, Alfredo Alvarez, proprietario di una locanda dove il cardinale aveva soggiornato, a Molinaseca, nel Leon (Spagna settentrionale). La cartolina, il cui timbro è autentico, è firmata “futuro papa Benedetto XVI”. Perizie calligrafiche hanno appurato che la scrittura è proprio quella del “pastore tedesco”.

Alcuni aspetti delle notizie riportate meritano delle riflessioni: papa Ratzinger è originario della Baviera, il Land tedesco in cui fu fondato, nel 1776, l’Ordine degli Illuminati da Adam Weishaupt, ex(?) gesuita. È lecito ipotizzare un legame tra i vertici della Chiesa e tale confraternita segreta di orientamento massonico: è noto che molte logge furono create o infiltrate da prelati cattolici affinché agissero come strumenti di un’occulta politica vaticana, salvo poi condannare ufficialmente la Massoneria. La situazione è raffrontabile a quella che lega la C.I.A. ad Al Qaeda. Al Qaeda è una creatura della Criminal Infamous Agency: a questa organizzazione di terroristi sono continuamente attribuiti attentati ed azioni nefande, per distogliere l’attenzione dai veri mandanti di tali atrocità.

È singolare che il racconto del 1977 scritto da Brennan anticipasse il nome dell’attuale papa; inoltre la somma di 745, il numero progressivo del volume pubblicato all’interno della collana Urania, dà 16, numero che corrisponde, nei tarocchi, alla Torre, simbolo di rovina.

Circa gli abiti ed i copricapo indossati in certe occasioni dal vescovo di Roma, si deve notare che sono tutti rossi (Vedi Le rouge et le noir). Il cappello denominato Saturno evoca, almeno sul piano fonico, Satana.

Dalle notizie raccolte emergono i seguenti dati: il cardinale Ratzinger quasi certamente sapeva che sarebbe salito al soglio pontificio nell’ambito di un piano ideato dal papa nero, Hans Peter Kolvenbach, generale superiore dei Gesuiti, piano volto a controllare la politica internazionale per mezzo della sua controfigura, il papa rosso, forse un uomo controllato mentalmente che sfoggia simboli massonici e luciferini sia per provocazione sia per esibire una precisa appartenenza.


Fonti:

Cronologia dei papi, Milano, 1995
Luca Caioli, La metamorfosi di papa Ratzinger
Zret, Bersaglio mobile, 2006

19 gennaio, 2007

Nella Rete

È sempre più stridente il contrasto tra la “realtà” fittizia della televisione e della Rete da un lato, ed il mondo dall’altro: non alludo solo al luccichio ed al nitore delle pubblicità che contrastano con i colori esangui delle città-penitenziari in cui viviamo, ma soprattutto mi riferisco alle seducenti, benché ingannevoli prospettive di libertà e di espansione della creatività che il medium televisivo e specialmente Internet ostentano. Interattività, possibilità di comunicare con persone che vivono in un altro continente, telelavoro, facoltà di creare siti, pagine personali…: è un turbinio di opportunità inimmaginabili sino a pochi anni addietro.

Qualcuno è consapevole che questa dimensione mediatica e mediata è destinata ad alterare le relazioni interpersonali e la stessa natura umana.

Quanti sono, però, coloro che intuiscono in che cosa si può trasformare Internet? Forse non è stata inventata per distinguere gli ortodossi dagli eretici, ma è comunque un ottimo strumento per schedare gli “apocalittici”. Potrebbe non essere lontano il momento in cui le maglie della Rete diventeranno talmente fitte da intrappolare i dissidenti. Essi rischiano di restare impigliati nel sistema, come volatili tra le ragne.

Non si illudano tuttavia gli ignavi, i pavidi, i coadiutori temporali… di non correre pericoli: la sinarchia non va tanto per il sottile né conosce un sentimento quale la gratitudine, anzi i potenti disprezzano i loro vili, untuosi maggiordomi e gli inetti, di cui si sbarazzano quando non servono più, come fossero dei fazzolettini usati. Non s’illudano costoro di essere ammessi nel gruppo dei salvati: saranno sommersi anch’essi.

Se qualcuno si salverà, quel qualcuno appartiene allo sparuto drappello degli onesti.

18 gennaio, 2007

Statistiche di stato

In queste settimane la compagnia di guitti, denominata ampollosamente governo di “centro-sinistra”, getta fumo negli occhi dei sudditi, cianciando di riforma del trattamento di fine rapporto, di scalone, di scalino, di rendimenti dei fondi, di coefficienti…

Inutile ricordare che le cifre sciorinate dai vari padoa schiappa e compagni di merende sono del tutto false: in primo luogo, i fanfaroni dell’esecutivo affermano che bisogna contrastare l’aumento del debito pubblico, laddove non è debito, bensì credito. Dunque raccontano una menzogna colossale da cui derivano poi tutte le altre bugie sulla necessità di rimandare l’età del pensionamento, sui parametri europei, sulle valutazioni delle agenzie di rating e baggianate simili.(1)

Quello che sconcerta non è tanto l’improntitudine di questa armata Brancaleone, che prende ordini dai banchieri e dal Nazivaticano, ma la dabbenaggine della stragrande maggioranza degli Italiani subito abbindolati. Il popolino, di fronte alle menzogne del Dottor Balanzone, invece di tentare di comprendere da che cosa potrebbe dipendere il cosiddetto debito pubblico, si affretta a chinare il capo per l’ennesima volta, accettando sacrifici e tagli alla spesa sociale, raccomandati in modo paternalistico dai parassiti del governo.

Non solo, improvvisati pennivendoli insudiciano forum e siti su cui è possibile pubblicare notizie ed editoriali, per avventurarsi in analisi pseudo-economiche e suggerendo strategie per risanare il deficit che non esiste, se non nelle menti perverse degli usurai che escogitarono la truffa del signoraggio. In questo modo, a causa di una sorta di imprinting, gli editorialisti dilettanti fanno il gioco delle "classi dirigenti" che ammanniscono, avvalendosi della servile collaborazione dei gazzettieri, frottole ad ogni piè sospinto.

Perché quasi nessuno mai è sfiorato dal dubbio che le statistiche riferite dai vomitevoli telegiornali e pubblicate sugli immondi bollettini potrebbero essere non dico inventate, quali in realtà sono, ma almeno alterate, manipolate? Perché nella gente non s’insinua mai il sospetto che i “politici” spesso mentono? Posso capire che individui indotti e semplici non riescano nemmeno a concepire l’inganno, ma persone che solo hanno letto qualche pagina di Tucidide, di Tacito, di Machiavelli, di Manzoni, di Horkheimer, di Reich… per quale arcano motivo non subodorano l’imbroglio?

Non occorre nessun rogo dei libri, come in Fahreneit 451: i libri sono lì, ma sono cose inerti, inutili, mute.


(1) In questo articolo mi riferisco solo all’economia.

17 gennaio, 2007

La Madonna da Efeso a Medjugorie, passando per Fatima (prima parte)

Nel 431 d.C. ad Efeso il terzo concilio ecumenico sancì a maggioranza (chissà se qualche vescovo chiese il voto di fiducia) il dogma che dichiarò Maria madre di Dio, (Theotòkos). Il vescovo Nestorio, secondo cui in Cristo coesistevano due nature, una umana ed una divina, ma anche due persone, continuò a considerare la Madonna, madre di Gesù e non di Dio. Il nestorianesimo, bollato come eresia, si diffuse in Oriente, dalla Mesopotamia alla Cina, ma era destinato a divenire una chiesa sparuta.

Maria diventò dunque Madre di Dio, come Iside e, come Iside, fu venerata come Vergine Genitrice, Vergine come Artemide, la dea pagana in onore della quale era stato edificato proprio ad Efeso un grandioso tempio, una delle sette meraviglie dell’antichità. Artemide veniva definita «colei che ascolta le preghiere» e «salvatrice»; nel mese di maggio, come poi nel culto mariano, si dedicavano alla dea particolari celebrazioni.

Alessio Mannucci ricorda che: “Sulla decisione presa ad Efeso influì un'incredibile opera di corruzione con danaro, elargito dal patriarca di Alessandria nelle tasche di tutte le persone interessate, a cominciare dagli alti funzionari statali fino alla moglie del prefetto del pretorio ed ai potenti eunuchi e camerieri particolari; in questo lavoro scialacquò le proprie cospicue risorse, tanto che fu costretto a un prestito di 100.000 pezzi d'oro”.

Oltre alla dogmatica, anche l’iconografia “cristiana”, compresa quella mariana, si modellò su esempi ellenistici, soprattutto egizi: Andrè Grabar, tra gli altri, ha dimostrato che i soggetti della religione cristiana sono una ripresa di moduli iconografici, narrativi e stilistici pagani, sin nei particolari. L’aureola che, in origine circonfondeva il capo di imperatori e principi quale emblema di potere, diventò poi l’attributo di Cristo, della Madonna e dei santi. (1)

Travasato il vino vecchio (il paganesimo con i suoi parafernali di teofagia, dèi che nascono il 25 dicembre, muoiono possibilmente crocifissi e risorgono immancabilmente dopo tre giorni e superstizioni simili) nell’orcio nuovo (il cristianesimo), la religione fondata da Shaul (o chi per lui) si adattò via via alle varie circostanze politiche, sociali, economiche come una tuta elasticizzata.

Maria, trasformata in una Vergine, poi in Madre di Dio, diventò il fulcro di culti superstiziosi e fanatici che dalla tarda antichità giungono sino ai nostri giorni, culti alimentati da ricorrenti e provvidenziali miracoli: Madonne parlanti, piangenti, che esortano al digiuno ed alla penitenza.

(1) Si ritiene che il nimbo, simbolo solare, sia originario della Persia mazdea.

Nota: le fonti del presente articolo saranno indicate in calce all'ultima parte.

16 gennaio, 2007

Vril

Edward George Bulwer-Lytton (Londra 1803-1873) è un letterato e uomo politico britannico. Eclettico e sensibile alle mode letterarie del suo tempo, compose romanzi mondani, sociali, storici (celebre Gli ultimi giorni di Pompei, The last days of Pompei, 1835) ed utopici (Vril: la razza a venire, Vril: the coming race), ma pure racconti del soprannaturale, drammi e poesie.

Bulwer Lytton nell’opera Vril: la razza a venire, descrive una specie di uomini molto più avanzata della nostra, con poteri tali da renderli virtualmente divini. Questi esseri, alati e vegetariani, possiedono airboats (navi aeree) energia elettrica, nucleare e persino qualcosa di analogo al laser. Essi vivono nascosti in caverne sotterranee situate al centro della Terra, ma hanno intenzione di uscirne per governare il mondo. Lytton aggiunge inoltre che questa civiltà è depositaria di una conoscenza segreta che permetterà di cambiare la razza umana, trasformandola in una simile agli uomini divini.


La storia descritta da Lytton nel suo libro fu parzialmente confermata dal racconto dell’ammiraglio Richard E. Byrd.


Il termine vril, con cui lo scrittore di Albione, indica l’energia usata dalle creature sotterranee fu ripreso nell’ambito di confraternite magico-esoteriche che prelusero al Nazionalsocialismo.
Questi movimenti erano contraddistinti da un particolare interesse per temi quali il Graal, la lancia di Longino, ma soprattutto per le tradizioni riguardanti Agartha, l’antichissimo e mitico impero situato sotto l’altipiano del Tibet. È un mistero l’identità e l’origine del popolo che vi dimora da tempo immemorabile: i sopravvissuti di Atlantide o di Mu o creature extraterrestri o interdimensionali.

Negli ultimi decenni sono state raccolte testimonianze di gallerie ed ambienti sotto la superficie terrestre, di macchinari atti a scavare tunnels, ma non dimentichiamo le leggende, diffuse in moltissime culture, inerenti ad esseri che vivono nelle viscere del globo e da cui talora escono furtivamente. Così lo scenario immaginato da Bulwer-Lytton trova paralleli sia in pristine memorie sia in resoconti di persone rapite e condotte in installazioni militari sotterranee.


L’autore londinese era probabilmente affiliato all’ordine dei Rosacroce ed addentro a temi segreti: questo può, in parte, spiegare le sue sorprendenti anticipazioni, ma sconcerta il suo riferimento ad un’energia interpretata da Raymond Bernard come di tipo antigravitazionale e che, secondo molti ricercatori, muoverebbe gli UFO. Stando a Bernard, studioso ed assertore della teoria della terra cava, il vril è un’energia con cui volano i dischi provenienti da Agartha e che può essere distruttiva, se un velivolo terrestre si trova nel suo raggio d’azione.

L’enigma vero è, però, un altro: quali sono le reali intenzioni di questi presunti abitatori di Agartha? Alcuni studiosi li hanno identificati con una fazione di Pleiadiani (o comunque di Nordici) alleati del Terzo Reich, ai cui scienziati trasmisero conoscenze tecniche utili alla costruzione dei dischi volanti nazisti; altri pensano siano gli esponenti di una civiltà elusiva, evoluta e pacifica che potrebbe intervenire, qualora la situazione internazionale, sotto il profilo politico e militare, dovesse degenerare.

Considerata la crisi del pianeta ormai sull’orlo di una catastrofe bellica, economica ed ambientale, la domanda non è poi così oziosa.


Fonti:

P. Ayo, La svastica sul sole
C. Barbera, Vengono da Agartha, 2006
W. Catalano, Applausi per mano sola, 2001
Nazi U.F.O.
Zret, La flotta di Aldebaran, 2006
Zret, Apocalissi aliene, inedito

15 gennaio, 2007

Il Padre e la Madre

Onora il Padre e la Madre (Esodo)

“Gesù disse: Chiunque bestemmia contro il Padre sarà perdonato e chiunque bestemmia contro il figlio sarà perdonato, ma chiunque bestemmia contro lo spirito santo non sarà perdonato, né sulla terra né in cielo.

Può sembrare quasi minacciosa questa ammonizione del Messia sacerdotale, ma l’avvertimento, tratto dal Vangelo di Giuda Tommaso, riverbera soprattutto un’eco enigmatica ed accorata. Lo spirito santo cui allude il Messia sacerdotale non è certo una delle persone della Trinità, ma il soffio divino che anima il reale, è la linfa invisibile che scorre nel creato. La vera bestemmia non sembra essere l’empietà (la blasfemia contro il Padre) né l’incredulità (l’onta contro il Figlio). La vera hybris è un’altra: violare la natura, non riconoscerne l’intima sacralità, una sacralità primigenia e, per molti versi, terribile. L’uomo con protervia ha rinnegato le sue origini, ha esiliato le piante e gli animali, protagonisti ormai soltanto di sogni indecifrabili. Mai come in questa epoca arida, la natura ha subito stupri abominevoli, ma soprattutto è stata tanto desacralizzata. Nell’antichità gli aedi sapevano accordare i loro canti alle vibrazioni del vento. Nel Medioevo gli uomini temevano e veneravano le ombre del silenzio. In questo Kaliyuga non ci indigniamo, come invece dovremmo, della neve artificiale, del prato artificiale, della spiaggia artificiale, del cielo sfregiato da nubi artificiali.

Echeggia tuttora a volte la voce di qualche animo sensitivo: Emily Dickinson evoca la magia del paesaggio, si commuove di fronte alla fragilità della vita universa: un’ape, la neve, un sentiero, un nido da cui è caduto un passero; Camillo Sbarbaro scruta il pentagramma delle rondini sui fili, le scaglie lucenti sul mare che lambisce Spotorno… Si ode ancora in qualche raro caso il palpito di un’emozione vera, ma ormai l’aridità e l’indifferenza rendono il mondo un deserto. Forse non ha torto chi pensa che la terra è diventata una landa sterile, poiché gli uomini hanno il cuore di pietra. Non solo, come in alto così in basso, ma anche come l’interno così è l’esterno. È ancora una volta il Messia di Aronne, le cui preziose parole, simili a perle in uno scrigno, sono contenute nel Vangelo di Giuda Tommaso, a ricordarcelo.

Ancora una volta ci è stato elargito un insegnamento profondo, sublime, sebbene, come sempre, inascoltato.

13 gennaio, 2007

La cena delle vanità

X Y è il conduttore di una delle più abominevoli trasmissioni della RAI, ***. La leggenda narra che X Y, dopo essersi laureato (potenza del CEPU) alla Bocconi, si sia specializzato in arte italiana del XX secolo. Nel programma, X Y interpreta il ruolo dell’anfitrione che, con modi affabili e conversevoli, intrattiene gli ospiti, colloquiando di arte e di varia umanità.

Non credo si possa immaginare persona più frivola di questo critico d’arte fallito. È pur vero che i critici sono quasi sempre dei parassiti che costruiscono cerebrali elucubrazioni solo per ostentare la loro vanità di pseudo-intellettuali snob, ma costui supera tutti per supponenza, ammantata, però, di sdolcinata amabilità. Questa ipocrisia lo rende insoffribile, almeno quanto i suoi commensali, gentildonne incartapecorite ed ingioiellate come tenutarie di postriboli fin de siécle, tronfi intellettualoidi, parvenus di una volgarità sconvolgente, rampolli degeneri di stirpi slombate. È proprio la volgarità la cifra di questo programma, intesa come pacchiana ostentazione di un prestigio che deriva solo dal denaro e dal nepotismo più sfacciato.

Da dove spunta questo vanesio che è convinto di essere un fine conoscitore della pittura, della scultura e dell’architettura di ogni epoca e luogo? Come sopportare la sua erre viscidamente arrotata ed i suoi discorsi melliflui ed inconsistenti? Come resistere per più di un paio di minuti di fronte allo spettacolo laido di *** che incarna l’infinita dozzinalità ed il fatuo sussiego dei personaggi descritti da Gadda nella Cognizione del dolore? Sembra proprio di vedere la crassa borghesia insubre assisa attorno a laute imbandigioni ed impegnata in melensi conversari. È il ritratto perfetto di un’umanità sfatta, corrotta fino al midollo, consumata dal vuoto interiore, nonostante, anzi per via di modi che vorrebbero essere signorili e sono stucchevoli sino a causare conati irrefrenabili.

Come definire costui? Non è neppure uno zerbinotto svenevole. Ricorda semmai un flaccido eunuco che ronza attorno a donne bellissime, uno spadone intento ad intrattenerle con facezie pronunciate con voce querula, ancheggiando e sbattendo femminilmente le palpebre.

Non è un oltraggio il pagamento del canone RAI per assistere a tale scadente vaudeville?

Che dire, infine, degli sperticati sproloqui con cui X Y esamina le opere dell’ingegno umano? Per commentarle conosce un solo aggettivo “commovente”. Davvero commovente questo personaggio… perché è patetico.

12 gennaio, 2007

Gli elastici

Neanche i creduli crederanno

Certe verità non soltanto sono inverosimili, ma anche così atroci che si comprende per quale motivo la maggior parte delle persone non riesca ad accettarle. Come credere che i governi non sono composti da individui incapaci e corrotti - sarebbe già molto grave, ma da criminali che congiurano contro i cittadini, studiando tutti i modi più biechi per derubarli ed avvelenarli? Esiste una sorta di sistema immunitario che protegge l’equilibrio di molti di noi, un sistema che fagocita e metabolizza tutte le notizie più agghiaccianti, benché vere, verissime.

È una strategia di sopravvivenza; altrimenti come si potrebbe sostenere la micidiale onda d’urto della realtà, una realtà grondante sangue e lacrime? Solo chi, per complessione naturale o per formazione culturale o grazie ad entrambi i requisiti, dopo aver squarciato il velo ed aver intravisto l’orrore, resta con quelle immagini scolpite nella coscienza, cerca successivamente di condividere la sua esperienza e di agire, sebbene continui a vivere, almeno all’apparenza, più o meno come gli altri. Gli altri, invece, sono simili ad elastici: si possono tendere ed allungare, ma, rilasciati, tornano alle loro dimensioni e forma originarie. In modo analogo, costoro possono anche rimanere sconvolti di fronte a fatti mostruosi, ammesso che decidano di accoglierli (1), ma, dopo un po’, tornano a “ragionare”, secondo i soliti rassicuranti ed inveterati paradigmi. Ecco perché il potere si consolida sempre più: il cambiamento nel modo di pensare è lentissimo, mentre le strategie di controllo e di disinformazione ideate dal sistema evolvono a velocità prodigiosa.

Divulgare diventa così pressoché impossibile. Propongo un esempio tra tanti: sei riuscito alla fine a convincere che il presidente Roosvelt era a conoscenza dell’attacco nipponico a Pearl Habour; dimostri che colui, deliberatamente, non si adoperò per impedire l’azione militare giapponese, in modo da trovare un casus belli, che mille altri eventi simili si susseguono. Come si può sperare di abituare gli altri a concepire la presenza di un esecutivo mondiale occulto che perpetra innominabili misfatti con i suoi uomini di paglia e per mezzo di occhiuti delatori infiltrati un po’ dappertutto, anche dove non ce lo attenderemmo? È davvero troppo per menti abituate ad ospitare al massimo i problemi testimoniati ed ingigantiti dai media ufficiali: la mala sanità, la delinquenza comune, la crisi economica, al limite qualche conflitto, purché lontano dall’Italia.

È inutile dolersi di una situazione che pare irrimediabile: piuttosto mi chiedo perché e chi abbia consentito tutto questo abominio. È troppo facile invocare il “libero” arbitrio e la natura umana. Se poi la responsabilità di questa natura umana fosse di qualcun altro? Infine, viene da chiedersi per quale ragione, a causa del “libero” arbitrio del gregge, tutti debbano rischiare di essere trascinati nel baratro.



(1) Parecchi stentano ad accettare fatti comprovati, figuriamoci situazioni basate su indizi ed interpretazioni, per quanto plausibili.

10 gennaio, 2007

La congiunzione Giove-Saturno (prima parte)

Nel presente studio, intendo formulare un’ipotesi basata principalmente su alcune considerazioni astronomiche ed astrologiche: tale congettura si inserisce, anche se in modo indiretto, nel dibattito infinito sulla figura di Cristo, adducendo, come si vedrà, qualche indizio a suffragare il collegamento tra il Messia e gli Esseni. Preciso che non intendo, con questo breve articolo, pronunciarmi in modo definitivo sulla questione: sarebbe gesto pretenzioso, audace ed arbitrario, soprattutto se si ricorda che storia e dottrina del movimento esseno sono, ad oggi, oggetto di discussioni e di diatribe. Tuttavia penso di poter offrire un piccolo contributo per tentare di dipanare una matassa storica fra le più imbrogliate. Devo anche ricordare che questa mia breve ricerca si basa sul presupposto, anzi dal postulato che sia esistito un personaggio di nome Yeshua, sebbene la storicità di tale figura sia alquanto incerta. La mia opinione è la seguente: sia i Vangeli canonici sia gli apocrifi delineano qualche tratto di un profeta davvero esistito, benché molto diverso dal Cristo della teologia. Tuttavia questi aspetti diverranno più chiari nel prosieguo dello studio, se i gentili lettori avranno la pazienza di seguirmi nell'indagine, il cui abbrivo è venuto da una conversazione con Phantom, che ringrazio. In realtà, nelle intenzioni iniziali, l’inchiesta sarebbe dovuta essere più circoscritta, in seguito, però, il campo d’indagine si è ampliato sino ad includere varie sfaccettature del “Cristianesimo” delle origini. Non solo, il mio contributo è suscettibile di dare il colpo di grazia a tutte quelle fantasticherie su Gesù (da Messori a Lista, da Cantalamessa a Baima Bollone, solo per citare alcuni romanzieri) che sono spacciate per ricostruzioni storiche o, peggio, per verità.

Gli Esseni

Gli Esseni (in aramaico il loro nome significa “puri”, “pii”, “santi” ) sono una comunità su cui si è scritto moltissimo e circa la quale alcuni dati sono ancora dubbi. In sintesi si può ricordare che essi costituivano una comunità ascetica di tipo quasi monastico. Si reputa che si staccarono dagli Asidei intorno al 150 a.C. in polemica con la crescente inclinazione ellenizzante del Giudaismo. L’area di maggior diffusione degli Esseni fu la Palestina; la setta dei Terapeuti, (in greco “guaritori”) che risiedeva ad Alessandria d’Egitto, forse rappresentò un ramo collaterale degli Esseni. Guida di questa comunità, che contestava il ruolo del Tempio di Gerusalemme i cui ministri erano ritenuti impuri e corrotti, e che rivendicava la pretesa di essere il vero popolo di YHWH, era un sacerdote definito “Maestro di giustizia”. Suo avversario era un alto sacerdote asmoneo bollato come “sacerdote empio”. A Kirbet Qumran sulla sponda nord occidentale del Mar Morto, sorgeva il monastero riservato ai membri celibi della comunità, mentre i membri sposati fungevano da inservienti e vivevano intorno a Qumran. Durante la guerra contro i Romani (66-70 d.C.) alla quale pure gli Esseni presumibilmente parteciparono tramite il loro braccio armato, il gruppo degli Zeloti, il monastero fu distrutto.

La vita quotidiana degli Qumraniti era incentrata su due riti: le abluzioni, con cui si otteneva la remissione dei peccati, ed i banchetti comuni dopo la purificazione. (...)


La comunità era divisa in classi secondo il grado di perfezione; si era accolti nella setta dopo un noviziato triennale; si praticava la comunione dei beni. Gli Esseni condividevano in larga misura la fede e le speranze dell’ebraismo loro contemporaneo ed intendevano rispettare in tutta la sua purezza la legge mosaica sulla base dell’esegesi data dal loro fondatore o riorganizzatore, il Maestro di giustizia, ma il movimento aveva delle peculiarità: un forte nazionalismo, una febbrile attesa escatologica, un profondo senso del valore espiatorio del deserto per prepararsi alla nuova era, un netto dualismo ed un’orgogliosa coscienza elitaria. La loro dottrina esoterica contemplava studi astrologici ed un calendario solare di 364 giorni, differente da quello lunisolare in uso tra i Farisei.

Gli autori antichi che descrivono gli Esseni sono Giuseppe Flavio, Filone d’Alessandria e Plinio il Vecchio. Filone d’Alessandria (13 a.C.- 45 d. C. circa) offre una descrizione forse idealizzata dei Qumraniti, che vivevano in villaggi esercitando diversi mestieri, senza il desiderio di ottenere più di quanto fosse necessario per vivere, astenendosi dalla proprietà privata, dal commercio e dalla guerra. Secondo lo scrittore ebreo, gli Esseni avrebbero reputato fondamento della loro concezione della vita l’amore: quello per Dio, quello per la virtù, dimostrato dal rifiuto delle ricchezze, quello per gli uomini, manifestato nell’egualitarismo e nella condanna della schiavitù.

Nel 1947 furono scoperti dei testi, i Rotoli del Mar Morto, nelle grotte di Qumran che quasi tutti gli studiosi attribuiscono agli Esseni, identificando altresì questa setta con i Qumraniti. I Rotoli del Mar Morto comprendono, tra gli altri, il Libro di Isaia, la Regola della Comunità, il Commento ad Abacuc, il Rotolo della guerra.

09 gennaio, 2007

Erudizione e cultura

Essere uomo è sapere che non si può capire (F. Pessoa)

Qual è la differenza tra erudizione e cultura? L’erudizione, in senso deteriore, è un sapere inerte, sterile, settoriale. Come osserva correttamente, a mio parere, il proteiforme scrittore portoghese Pessoa, in Maschere e paradossi, “mentre l’erudizione è una questione di quantità, la cultura è una questione di qualità”. La prima resta alla superficie, la seconda approfondisce. “In fondo, la distinzione reale consiste nel fatto che l’erudito non ha immaginazione, a differenza dell’uomo colto”.

Tra gli eruditi annovererei tutti quegli spocchiosi ed insignificanti “scienziati” ed “intellettuali” che, confondendo il pubblico con artifici retorici, sofismi, matrici, equazioni e formule, credono di possedere la conoscenza. Come definire allora quegli studentelli saccenti che, poiché frequentano il secondo anno di un corso di laurea di ingegneria o di chimica o di sociologia, pontificano, proclamando le loro consunte, misere “verità”? Costoro non si sono mai posti alcuni quesiti basilari: quello che sto studiando ha dei veri, saldi fondamenti? Quanto la cultura scientifica è oggettiva? Esiste l’oggettività assoluta? La scienza non è anch’essa una forma di ideologia costruita per perseguire lo scopo del potere e del controllo? Che cos’è una teoria? Che cos’è la realtà e come si può conoscere?

Per gli eruditi indagare significa soltanto aggiungere dati a dati spesso inutili, prescindendo da una visione complessiva, di modo che accumulano nozioni come l’avaro fa con le monete d’oro.

Gli eruditi vivono nella loro torre eburnea: ora operano in laboratori asettici ora compulsano libri polverosi in tetre biblioteche, ma non gettano mai uno sguardo al cielo né ascoltano il sibilo del vento. È come se avessero costruito attorno a loro una barriera che impedisce qualsiasi contatto con il mondo, pieno di contraddizioni e di aporie, ma anche di stimoli; è come se avessero piombato la loro mente in modo da impedire alle idee di librarsi e di ipercomunicare.

D’altronde essi hanno già tutte le risoluzioni, mentre la cultura, più che un complesso di cognizioni non di rado opinabili, è un insieme di ipotesi e di domande, sebbene la persona colta sappia che molte domande, specialmente quelle fondamentali, sono destinate a rimanere senza risposta.

08 gennaio, 2007

Epifania

Epifania, letteralmente significa “manifestazione”: il giorno 6 gennaio l’agente del Nuovo ordine mondiale, “Benedetto” XVI, obbedendo ad un’intimazione del suo capo, Hans Peter Kolvenbach, generale superiore dei Gesuiti, ha mandato un messaggio ai suoi subalterni (coadiutori temporali, “uomini” di governo…) affinché il processo per la realizzazione del funesto sistema planetario (il famigerato New world order) sia accelerato. Il sommo orefice ha quindi palesato in modo inequivocabile la sua volontà, non a caso nel giorno dell’Epifania. Da notare la sospetta insistenza sull’espressione Nuovo ordine mondiale: chi ancora pensa che il Vaticano sia solo una fiancheggiatore, per giunta recalcitrante, e non l’artefice della cospirazione globale, forse comincerà a ricredersi. Speriamo non sia troppo tardi.

Di seguito il discorso del papa, nel quale sono chiari i riferimenti al Nuovo ordine mondiale. Proprio come per le concioni di Bush e sodali, emblematiche sono le ultime parole, che si devono leggere attraverso il rovesciamento semantico: per libertà, B 16 intende la schiavitù, per giustizia l’iniquità, per pace la guerra. Orwell docet.


“Il gigantismo dei media può far perdere di vista la vera sfida della globalizzazione per un nuovo ordine politico ed economico ed un nuovo umanesimo”. Lo ha detto il papa nell'omelia per la Messa dell'Epifania, celebrata in San Pietro davanti ad alcune migliaia di persone. “C'è il rischio - ha osservato Benedetto XVI - di perdere di vista i termini della sfida della globalizzazione, per un nuovo ordine mondiale politico ed economico, ma soprattutto per un rinnovato umanesimo. Per il pontefice tale rischio è “fortemente rafforzato dall'immensa espansione dei mass media che, se da una parte, moltiplicano definitivamente le informazioni, dall'altra sembrano indebolire le nostre capacità di una sintesi critica”.

“Il desiderio di una nuova Epifania di Cristo al mondo - ricorda il papa - mosse il Concilio Vaticano II e la successiva enciclica Populorum progressio di Paolo VI. E la sfida era già allora quella di un nuovo ordine mondiale politico ed economico, ma al tempo stesso e soprattutto, spirituale e culturale, cioè un rinnovato umanesimo. All'inizio del terzo millennio ci troviamo nel vivo di questa fase della storia umana che è stata ormai tematizzata - ricorda papa Ratzinger - intorno alla parola "globalizzazione". D'altra parte - ha aggiunto - oggi ci accorgiamo di quanto sia facile perdere di vista i termini di questa stessa sfida, proprio perché coinvolti in essa. La solennità odierna - ha proseguito il pontefice - può offrirci questa prospettiva, a partire dalla manifestazione di un Dio che si è rivelato nella storia come luce del mondo, per guidare ed introdurre finalmente l'umanità nella terra promessa, dove regnano libertà, giustizia e pace”.


Ringraziamento:

Esprimo la mia gratitudine ad Ettore che ha compiuto la ricerca iconografica. Si notino sull’infula le fiaccole luciferine che intersecano la croce greca.

Fonte:
Ansa. it

07 gennaio, 2007

Le formiche elettriche

L’uomo è l’animale più infedele (V. Kandinskij)

Uno dei racconti più inquietanti e suggestivi dello scrittore di fantascienza, Philip K. Dick (1928-1982), è intitolato Le formiche elettriche (1969, titolo originale The electric ant). Il protagonista, Garson Poole, “alle quattro ed un quarto del pomeriggio, si svegliò, si rese conto di essere in un letto d’ospedale in una stanza a tre letti e si accorse di altre due cose ancora: che gli mancava la mano destra e che non sentiva dolore… Dalla finestra poteva vedere il centro degli affari di New York. Un intrico di strade in cui veicoli e pedoni saettavano e turbinavano nella luce del crepuscolo ed il bagliore del sole al tramonto lo riempì di piacere”.

È questo il memorabile incipit della novella che prosegue raccontando le disavventure di Poole. Il medico gli comunica che ha perso la mano in un incidente, ma soprattutto Poole scopre con sgomento di essere un androide: potrà quindi avere una perfetta protesi sostitutiva, ma non recuperare la sua identità di essere che si è sempre creduto uomo. Egli comincia così una serie di esperimenti per tentare di capire in che cosa consista realmente la differenza tra la coscienza umana e la coscienza di un robot, per provare a comprendere che cosa generi la consapevolezza di sé stessi, la sensazione di essere vivi. Poole manipola gli apparati che presiedono al suo funzionamento ed alla costruzione del sistema sensoriale: all’inizio si avvede che la percezione della “realtà” spazio-temporale può essere non solo alterata, ma per giunta sospesa. Infine decide di autodistruggersi: sennonché, dopo l’annichilimento di Poole, anche Sarah, la sua compagna, comincia un po’ alla volta a dissolversi, come tutto ciò che la circonda.

Nel testo la prospettiva interna, associata al personaggio principale, implica non solo una specifica visuale degli eventi, ma anche una percezione che è anche creazione del mondo fenomenico. Invano l'inconsapevole Sarah, che ha complottato per eliminare Poole, dopo aver assistito alla sparizione dell’androide, si dice: “Il robot pensava che io fossi uno stimolo sul suo nastro della realtà e quindi che sarei morta anch’io, se fosse morto lui. È strano: perché gli è venuta questa idea? Lui non è mai stato inserito nel mondo della realtà; lui ha vissuto in un suo mondo elettronico particolare”.

Il racconto, preludendo in parte al celebre film Matrix, implica delle fondamentali questioni ontologiche e filosofiche: che cos’è il reale? Esse est percipi? Davvero la coscienza umana è diversa da una sintetica e, se è così, in che cosa risiede la differenza? Esiste l’anima e tutti l’hanno o molti tra noi sono esseri non umani, sebbene antropomorfi? Ci si interroga oggi giorno sull’intelligenza artificiale, su un’umanità futura in cui il confine tra biologico ed elettronico sarà labile, un’epoca nella quale l’uomo sarà sempre più artificiale e la macchina sempre più naturale. Quali conseguenze potrà avere questo salto bioelettronico sul piano del pensiero e del comportamento? Sono foschi scenari futuri che Dick prospetta, con la sua arte essenziale ed incisiva.

In modo paradossale una possibile salvezza è nell’atteggiamento dolente ed interrogativo di Poole, più umano di molti umani.

06 gennaio, 2007

Sincronismo

Al principio di ogni anno nuovo si trova sempre l’occasione per rispolverare il dibattito sull’astrologia: le predizioni degli astrologhi per i prossimi dodici mesi hanno un fondamento o sono solo fantasie di ciarlatani?

La questione è mal posta: l’astrologia vera non è soltanto un'arte divinatoria, semplicemente perché non esiste nulla da predire. Se così fosse, si dovrebbe presupporre un nesso causale in cui molti ancora ingenuamente credono ed esisterebbe pure il tempo, distinto in passato, presente e futuro. La relazione causa ed effetto e la dimensione cronologica appartengono alla superficie dei fenomeni, ad un mondo virtuale in cui vigono certe “leggi” che non valgono nell’ambito della realtà sincronica, fondata sulle corrispondenze e sulla coesistenza di differenti piani. In verità, l’astrologia è un sistema di simmetrie sicché ad una configurazione astrale corrisponde una sfera particolare.

Per accostarsi a questo cosmo di corrispondenze, la forma mentis “scientifica” (almeno quella accademica e conservatrice) è del tutto inadeguata: esistono significati profondi che non sono traducibili in cifre, equazioni, matrici e che non possono essere studiati con il metodo empirico. Questo non vuol dire che l’astrologia non abbia un addentellato con le energie più o meno note – l’ingegnere Maurice Cotterel ha individuato dodici tipi di radiazioni solari che si riferiscono ai dodici segni dello zodiaco – ma che le discipline esoteriche ed i sistemi simbolici non si possono indagare con i parametri delle scienze esatte, se non li si vuole snaturare. Occorre, infatti, un altro approccio, libero da preconcetti e da schemi, proclive a cogliere valori sincronici ed immagini emblematiche, sull’esempio di Jung, senza illudersi di poterli spiegare. Tutto ciò che è essenziale è, alla fine, inesplicabile ed il mistero alberga sempre nel cuore delle cose.

Gli scienziati eretici con le loro ricerche pionieristiche, riscoprendo i principi peculiari del sapere tradizionale, hanno rinunciato sia al meccanicismo sia al materialismo per inoltrarsi in una realtà dove fili invisibili uniscono manifestazioni tra loro distanti e, all’apparenza, eterogenee.

Agli “scienziati” ortodossi resteranno solo le cattedre universitarie.

05 gennaio, 2007

Conferenze dell'U.S.A.C.

L'U.S.A.C. organizza una serie di conferenze su argomenti di ufologia e clipeologia, con relatore il professor Sebastiano Di Gennaro. Per ogni informazione, si veda qui.

04 gennaio, 2007

Accerchiamento

Non c'è discorso che possa distrarre l'egoismo o la malvagità, allo stesso modo che non si toglierà al gatto la tendenza a pigliare i topi (A. Schopenauer)

Capisco lo scoramento di chi è impegnato in una lotta improba, titanica contro il sistema. Ci si sente, infatti, accerchiati da tre gruppi di persone: il volgo, composto da individui di dura cervice, i nemici ed i profeti invasati.

Il volgo è il gregge ancora prigioniero di falsi dualismi sempre incline a schierarsi con i Buoni (come se esistessero i Buoni tra le élites) o con i Cattivi, con Saddam Hussein o contro Saddam Hussein, con il governo o contro il governo, con l’Iran e la Russia contro gli Stati Uniti o viceversa, senza accorgersi che i potenti sono tutti uguali a qualsiasi latitudine. È deprimente leggere i loro puerili interventi sui forum, vedere quali discussioni inseriscono: sono argomenti futili, insignificanti o viziati dai soliti schematismi.

Con codeste persone qualsiasi strategia è inutile: non capiscono, non possono capire che il potere ha una struttura planetaria e piramidale. Sono vittime della sindrome di Stoccolma: non solo accettano tutto dai loro carnefici (le vaccinazioni che causano l’autismo ed altre malattie, gli organismi geneticamente modificati, le scie chimiche, l’uranio impoverito, l’energia nucleare, l’innalzamento dell’età pensionabile, l’aumento della pressione fiscale, i sistemi per il controllo della popolazione, la perversa dominazione del Vaticano…), ma spesso si ergono a difensori dei loro aguzzini. Sono omuncoli passivi, rinunciatari, pavidi, codardi, insulsi, capaci di uscire dal loro stato vegetativo, strabuzzando gli occhi spenti, solo per una partita di calcio, una puntata del “Grande fratello” o per la farsa delle elezioni. A mio parere, questa marmaglia è ancora più nefasta dei nemici, perché è simile ad una palude mefitica in cui si impantana qualsiasi tentativo. Altro che vox clamantis in deserto con costoro! Ci si può spolmonare e sgolare, ma non si otterrà mai alcunché. In fondo poi tentare di stabilire per quale motivo questa ciurmaglia sia incapace di articolare un semplice ragionamento e di comprendere che le istituzioni tutte e gli stati sono composti da manigoldi, da parassiti e da sanguisughe, è ozioso. È un dato di fatto che si può solo constatare.

Esistono poi i nemici: costoro, giorno dopo giorno, diventano sempre più potenti e sfacciati, poiché sanno che il popolo-bue non si ribellerà mai o si rivolterà quando sarà troppo tardi. Oggi giorno le forze del Nuovo ordine mondiale dispongono di strumenti di controllo micidiali (onde elettromagnetiche, polvere intelligente, microprocessori sottocutanei, videosorveglianza, banche dati….) e di armi che farebbero abortire sul nascere un eventuale tumulto. Il tempo congiura contro la speranza di un cambiamento: le menti sono sempre più manipolate. Anche molti "intellettuali" non sono necessariamente in mala fede: sono indottrinati ed avvezzi a pensare in modo binario. (Comunismo vs Fascismo, Islam vs Cristianesimo…) Sono stati cresciuti con dosi massicce di preconcetti: d’altronde il catechismo (alias dottrina) a qualcosa dovrà pur servire, come anche il sistema scolastico che inculca falsi dualismi, censura il vero sapere, disabitua ad osservare ciò che si nasconde dietro le apparenze. Chi pensa che questi giornalisti sedicenti liberi siano scaltri manipolatori, li sopravvaluta. La scaltrezza è un pervertimento dell’intelligenza e non penso che una forma di perspicacia, per quanto degenere, si possa attribuire loro. Certo, inebetiscono i lettori, li ingannano, li irretiscono con preconcetti ridicoli, li plagiano, ma solo perché essi sono già plagiati ed incapaci di vedere oltre. Si generano così una reazione a catena ed un circolo vizioso per cui è sufficiente instillare nelle menti limitate di questa genia dei dogmi politici, economici, religiosi… affinché il gregge dei lettori impari a sragionare allo stesso modo.

Infine bisogna confrontarsi con i Savonarola: sono individui inflessibili, fanatici, anche se, forse, integerrimi. La loro incorruttibilità è, però, disumana. Se condividiamo la loro esecrazione della Chiesa di Roma, sentina d’ogni turpitudine, non comprendiamo il loro atteggiamento rigido, la loro pretesa non di possedere la verità, ma di essere l’incarnazione della Verità. Mai un dubbio li sfiora. Mai prendono in esame la possibilità che i giudizi da loro trinciati siano almeno parzialmente erronei. A che servono le loro geremiadi e le loro denunce, se sono formulate con infinita saccenteria, con sicumera, con volgare arroganza? Mi chiedo per quale recondita ragione costoro continuino a berciare, se sono convinti che tutti, proprio tutti sono corrotti e collusi con il potere, se sono persuasi che nessuno, proprio nessuno può capire il loro eccelso insegnamento. Se sanno che nessuno potrà essere salvato, perché continuano a pontificare? Essi ostentano un totale disprezzo per il gregge che vorrebbero sottrarre ad altri pastori. Chi, però, è disposto, dopo aver spezzato le catene, a farsi scorticare con una feroce tosatura, non appena non accetta di essere rinchiuso in un nuovo ovile?

Di fronte ad una situazione così ardua e proibitiva, è comprensibile il senso di impotenza e di stanchezza che a volte ci prende. Si è tentati di gettare la spugna, poiché seminatori di discordia, falsi profeti, assassini, ladri pubblici, per usare un’espressione di Catone il Censore, vili adulatori, avvelenatori, pseudo-intellettuali, scemenziati, pennivendoli… usano il bastone e fanno sibilare lo scudiscio. Per chi darsi la pena di scrivere ancora, sottraendo tempo ed energie ad altre attività? Per chi agire?

Forse, però, essere consapevoli di questo stato di debolezza è un punto di forza. Poi credo non sia lontano il giorno in cui si separerà il grano dal loglio né valgono solo i risultati, sempre di gran lunga inferiori all’impegno profuso ed alle aspettative, ma contano di più l’intenzione, la fedeltà a sé stessi e la rettitudine, perché “l’umiltà non era vile, il tenue bagliore strofinato laggiù non era quello di un fiammifero.”

03 gennaio, 2007

Le previsioni di Leonardo da Vinci

Quando si nomina Leonardo da Vinci, il pensiero corre immediatamente all’acuto indagatore della realtà naturale, all’ingegnere dalle idee avveniristiche, all’impareggiabile artista, insomma ad una figura eclettica e geniale che rappresentò lo spirito più genuino del Rinascimento. Eppure Leonardo fu anche un occultista, depositario di conoscenze segrete, come rivela l’indagine accurata di molte sue opere figurative. Non solo, egli fu anche una sorta di profeta: il suo sguardo acutissimo gli consentì di penetrare molti misteri della natura, ma anche di squarciare il velo del tempo.

Le “profezie” a lui attribuite sono state pazientemente raccolte nel corso dei secoli, dopo che interpretazioni differenti le hanno classificate come indovinelli o brevi testi di intrattenimento o, in qualche caso, come deliri. È comprensibile, del resto, che le sorprendenti intuizioni di uno “spirito magno”, possano essere sembrate ai suoi contemporanei il frutto di un’immaginazione sbrigliata. È noto, poi, che Leonardo si divertiva a raccontare facezie ed anche storielle licenziose, per stupire e scandalizzare il suo pubblico di mecenati e di estimatori.

Quando, però, lo scienziato ed artista toscano accennava a “mostri” sbuffanti vapore, in grado di percorrere lunghe distanze in poco tempo, o di marchingegni volanti che avrebbero attraversato il cielo, possiamo essere certi che non erano nugae, bensì visioni del futuro.

Tra i diversi vaticini di Leonardo, alcuni hanno attirato in modo particolare la mia attenzione. Li riporto con un breve commento, pur conscio che molte predizioni si adempiono o sembrano adempirsi post eventum.

“Vederassi la specie leonina scavare con le unghie nella terra fino ad aprire tane dove seppellirsi con gli altri animali”. Secondo Roberto Buccellani ed altri esegeti, la “specie leonina” è quella composta dai re e dagli esponenti delle élites: numerose fonti riferiscono di basi sotterranee costruite forse in previsione di un conflitto nucleare deciso dalla sinarchia, il governo segreto mondiale egemonizzato dai vertici della Chiesa di Roma. È noto che in molte aree degli Stati Uniti esistono delle installazioni militari ipogee in cui si compiono esperimenti coperti dal più impenetrabile segreto. Una si troverebbe non distante da Denver, città nota per il suo aeroporto decorato con simboli sinistri. Secondo David Icke, tali gallerie vengono scavate molto rapidamente grazie ad innovazioni tecnologiche come la Subterrene, una macchina ad energia nucleare che frantuma le rocce. Altre città sotterranee esisterebbero in vari stati del pianeta, anche in Italia.

“Terribili specie volatili percorreranno i cieli e da lì assaliranno uomini ed animali, riempiendo il mondo di morte”. E’ evidente qui il riferimento agli aeroplani che portano la distruzione dall’alto, sganciando bombe su popolazioni spesso inermi e lanciando missili. Non di meno, la premonizione evoca pure altri foschi scenari attuali con il cielo solcato da migliaia di velivoli chimici, simili a sciami di voraci cavallette di biblica memoria. Questi aerei spargono sostanze venefiche e mortali nella biosfera.

“Sopraggiungerà sugli uomini una malattia tanto crudele che l’uomo si strapperà le carni.” Qui paiono tratteggiati i sintomi della rogna, flagello che si diffuse in gran parte dell’Europa subito la morte di Leonardo avvenuta nel 1519, ma un’altra atroce patologia che letteralmente lacera la pelle e, a causa di un prurito insopportabile, spinge i pazienti a strapparsi le carni è il morbo di Morgellons. Non dimentichiamo che molti sventurati colpiti da questa sindrome provocata dalle “scie chimiche” sono morti suicidi, non potendo più tollerare il fastidio ed il dolore inenarrabili cagionati dalle ulcere.

“Infinite generazioni si perderanno per la caduta delle donne gravide; a gran numero della specie masculina sarà impedito il generare”. Come non pensare alla pratica dell’aborto e soprattutto al problema della sterilità maschile, legato, secondo molti ricercatori, alle diverse forme d’inquinamento ambientale?

Saranno pure coincidenze…


Fonti:

R. Buccellani, Le grandi profezie, Milano, 1995
J. Casbolt, Underground bases, missing children and extra-terrestrials, 2006
D. Icke, Il segreto più nascosto, Diegaro di Cesena, 2001
Zret, Che cosa accadde quel giorno di settembre, 2006
Id., Elicotteri neri, 2006
Id., Leonardo da Vinci: i misteri di un occultista, 2006