20 novembre, 2009

Un U.F.O. in un'opera raffigurante San Benedetto?

Cosmas Damian Asam (1686-1739) è un pittore ed architetto bavarese, interprete del gusto Rococò. Egli lavorò con il fratello Edguin (Egid Qurin) e fu l'iniziatore di una dinastia di architetti in Germania, tra cui Josef e Sebastian.

All'interno della chiesa annessa al Convento benedettino di Weltenburg, presso Kehlheim, Damian dipinse molte opere di ispirazione devozionale, tra cui “La visione di San Benedetto”. La tavola ad olio, risalente al 1734, raffigura San Benedetto che volge lo sguardo al cielo. Il santo, che indossa il saio dell'ordine, la mano sinistta con il dorso poggiato sul Vangelo e la destra sul cuore a sfiorare la cordicella cui è appeso il crocefisso, è assorto in una visione mistica. San Benedetto, dalla barba fluente e con l'aureola che, a mo' di anello, è sospesa sul capo, è rappresentato in una cornice di angeli avvolti da nubi grigie con sfumature glauche. Sulla sinistra, a sottolineare la postura eretta del santo, si innalza un pilastro scanalato.

Nel quadro prevalgono colori terrosi, appena lumeggiati dai bagliori cerulei sul panno drappeggiato sul quale è collocato il Vangelo, e dalla raggiera di luce che proviene dall'alto. In alto, a destra, si scorge un oggetto scuro, di forma sferica da cui si irradiano dei fasci luminosi verso la terra. L'oggetto, secondo il geologo ed ufologo tedesco Johannes Fiebag, non è né il Sole né la Luna, ma pare avere le sembianze di un disco volante, il cui volume è suggerito mediante una sapiente gradazione di ombreggiature.

Roberta J. M. Olson and Jay Pasachoff hanno ipotizzato che Asam immortalò un’eclissi totale di Sole con tanto di corona. E’ possibile, come non si può del tutto escludere che l'artista tedesco raffigurò un oggetto volante non identificato.

Non è l'unico dipinto, quello in esame, che si può spiegare in chiave clipeologica, sebbene ad un'attenta disamina, molte opere antiche, medievali e moderne, generalmente guardate come indizi di contatti con gli extraterrestri, rivelino particolari solo all'apparenza singolari, poiché riconducibili a motivi iconografici noti o ad aspetti del paesaggio del tutto naturali. Resta tuttavia un pur esiguo novero di quadri ed affreschi in cui si possono enucleare oggetti anacronistici o misteriosi, la cui interpretazione si collega, di solito, ad incontri ravvicinati del terzo tipo. Forse “La visione di San Benedetto” appartiene a questo novero.

Fonti:

AA.VV. Dizionario universale dell'arte e degli artisti, Milano, 1970
Andrew, St. Benedict and the diamond ring effect, 2008
J. Fiebag, Gli alieni, Roma, 1994



APOCALISSI ALIENE: il libro

5 commenti:

  1. Non mi pare proprio che ci troviamo di fronte alla raffiguazione di un ufo. Quello è chiaramente il sole e nella fattispecie il 'Sole Nero' dal quale si dipartono dei raggi luminosi.

    In altre parole l'artista volle forse rappresentare analogicamente il Principio e cioè l'Assoluto come un concetto al di là dell'essere e del non-essere e quindi privo di attributi, indescrivibile secondo il linguaggio umano e qualsiasi altro linguaggio. Ci troveremmo qui pertanto al più alto livello del tragitto conoscitivo dell'asceta, tappa che non può essere descritta se non tramite negazioni.

    Il quadro non ha dunque nulla a che fare con l'Ufologia e gli ufologi possono al riguardo mettere il cuore in pace. Tuttavia, per una più acuta esegesi del significato spirituale della tela mi rimetto a chi ne sa più di me.

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  2. E' possibile che l'opera raffiguri un concetto della Teologia negativa risalente massime allo Pseudo-Dionigi l'Aeropagita. Bisognerebbe pensare ad una committenza che volle fosse evocata questa idea. Non so quanto ciò potesse dipendere da un artista devozionale.

    Ciao e grazie.

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  3. Certo, è così come dici. Ma personalmente non sottovaluterei gli Artisti del passato nel ritenerli semplici esgutori di suggerimenti altrui. Molti di essi -se non la gran parte - erano fattivamente impegnati nella ricerca spirituale anche se a diversi livelli di comprensione e di avanzamento.

    Certe intuizioni non le puoi raffigurare artisticamente nel modo dovuto a meno che non sia tu stesso ad averle sperimentate in un modo o nell'altro.

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  4. Senza meno, Paolo. D'altronde l'Arte è suprema forma di conoscenza.

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