30 settembre, 2013

Stato, leggi, cittadini

"Ogni stato è una dittatura". (A. Gramsci)

"Si chiama Stato il più gelido di tutti i gelidi mostri. Esso è gelido anche quando mente; e questa menzogna gli striscia fuori di bocca: “Io, lo Stato, sono il popolo”. (F. Nietzsche)

Gli uomini e le donne degni di tale nome ammettono non lo Stato, ma la società. “Società” proviene dal latino societas che vale letteralmente “alleanza”. Essa è dunque una lega tra persone che si riconoscono in un complesso di valori e che perseguono fini condivisi. Simile è il concetto aristotelico di polis che non è Stato, ma comunità di cittadini (politai).

Lo Stato, in quanto strumento di oppressione di una classe su un’altra, non può ottenere il consenso dei cittadini onesti che apprezzano le regole, ma esecrano le norme.

Nel momento in cui l’apparato statale vilipende le leggi che esso stesso ha promulgato, nel momento in cui calpesta la Costituzione di cui ipocritamente ama fregiarsi, gli uomini probi devono denunciare l’indole perversa della dittatura. E’ nel loro diritto contestare il governo che, da struttura amministrativa, sia degenerato nell’illegittimità e nella tirannide. D’altronde i ministri (dal latino minister, servo, connesso a minus, meno) sono letteralmente i “servitori del popolo”: essi dipendono dalla nazione e non viceversa.

Il celebre processo di Socrate, conclusosi con la condanna a morte del filosofo nel 399 a.C., ci è d’insegnamento. Socrate, conscio della sua rettitudine, non implora la clemenza dai giudici che si accingono a pronunciare il verdetto, ma rivendica, dichiarata senz’altro la sua innocenza, di essere mantenuto a spese della polis.

Gli uomini liberi ed intemerati, infatti, danno lustro alla collettività e la cementano. Allo stesso regime, sotto parvenze di democrazia, corre l’obbligo di proteggere e sostenere economicamente i cives esemplari. Infatti, poiché il regime perpetra, dietro il paravento della “giustizia” delitti innominabili, è destinato, prima o poi, ad essere rovesciato. Quando la tirannide sarà sovvertita, solo l’aver rispettato ed onorato i cittadini integri porrà al riparo i despoti da una punizione indiscriminata.

Infine il valore dei probi viri, essendo incommensurabile, deve essere affermato da tutti anche da chi, come gli appartenenti al sistema, non ha alcun valore.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

28 settembre, 2013

Gli Architetti della distruzione


Quali sono le interpretazioni sui fatti occorsi il giorno 11 settembre 2001 a New York, a Washington ed in Pennsylvania?

1) Menzognera versione ufficiale (per i sudditi). Secondo il regime orwelliano ed i media asserviti al sistema, il giorno 11 settembre alcuni terroristi islamici di Al Qaida dirottarono due aerei di linea affinché si schiantassero contro le Torri gemelle etc. La Torre n. 7 crollò per solidarietà nel pomeriggio dello stesso giorno. Anche un'ala del Pentagono, la cui costruzione cominciò il giorno 11 settembre 1941, fu diroccata da un velivolo pilotato da un altro jihadista, più abile ai comandi del Barone rosso. Il quarto aereo, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca precipitò in un campo presso Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania), dopo che gli intrepidi passeggeri ed i componenti l'equipaggio avevano tentato, senza riuscirci, di riprendere il controllo del velivolo.

L'amministrazione di George W. Bush Junior non era al corrente del piano criminale né sapevano alcunché l'F.B.I., la C.I.A. e compagnia cantante. Il N.O.R.A.D. manifestò della falle gigantesche. Tutti furono colti di sorpresa e le reazioni furono quelle di un bradipo.

2) Spiegazione di compromesso (for dummies): persone con incarichi di responsabilità negli Stati Uniti erano a conoscenza del pericolo costituito dai “terroristi musulmani”, ma decisero di non agire. Individui estranei ad al-Qaida parteciparono alla pianificazione ed all'esecuzione degli attacchi.

3) Interpretazione definibile propriamente come "inside job" (operazione interna): il 9 11 fu architettato dai cosiddetti neo-conservatori, da think thank reazionari e perpetrato dai servizi segreti statunitensi o da una loro frangia "deviata". Due aerei distrussero il World Trade Center, mentre sul Pentagono si abbatté un missile.

4) Esegesi del 9 11 come "affare cosmopolita": l'attentato si deve ai servizi segreti internazionali, vale a dire C.I.A., Mossad, MI6, I.S.I.(servizi segreti del Pakistan) etc., quindi ad una struttura di "intelligence" diffusa in modo capillare in quasi tutto il mondo e di cui gli esecutivi nazionali sono del tutto succubi.

5) Interpretazione esoterica: il 9 11 fu concepito da una setta nefanda che perpetrò le scellerate azioni non tanto per ragioni di dominio politico e di egemonia economica, ma per imprimere un sigillo oscuro alla storia. Si generò così una potente egregora le cui tracce iconiche furono disseminate in produzioni cinematografiche, televisive e libri. Il 9 11 fu un rito abominevole capace di sprigionare le forze diaboliche evocate dagli Architetti della distruzione. Fu compiuto un sacrificio umano atto a disserrare le porte dell’Inferno.

Le esegesi 3, 4, 5 non si escludono a vicenda, perché sono un progressivo approfondimento della medesima lettura, mentre la n. 1 è incompatibile con le altre. Tuttavia insistere sulla n. 3 può essere indizio di disinformazione, poiché di fatto tende a scagionare entità sovranazionali, addossando ogni responsabilità sull'amministrazione Bush e sull’entourage di un presidente babbeo. In questo modo, si occulta e si minimizza il ruolo di apparati occulti di natura mondialista.

Il dibattito - e non è un dibattito ozioso - verte pure sulle cause che portarono al crollo dei due grattacieli newyorkesi: furono degli aerei o, come è ormai assodato, le Torri gemelle rovinarono, sbriciolandosi, perché erano state piazzate delle cariche esplosive? I velivoli appartenevano dunque ad una gigantesca montatura televisiva? Sì!

Per quanto ci riguarda, d'accordo con pochi ma coraggiosi ricercatori, riteniamo che il 9 11 fu ideato da anime nere, da insospettabili personaggi il cui quartier generale è...

Post scriptum

Colgo l’occasione per segnalare il saggio di Roberto Quaglia, “Il mito dell’11 settembre e l’opzione Dottor Stranamore”. “L’autore ha sviluppato, articolato e caparbiamente documentato la sua ricerca, fornendoci un libro-inchiesta che, con stile brillante e con maestria nell’esercizio del dubbio metodico su ogni rappresentazione istituzionale fornita nel corso di questi cinque anni, ci mostra come le crepe, che si intravedevano celate già all’origine di quell’evento siano divenute tante e tali da determinare un senso di disfacimento della realtà percepita. Il lettore, però, non si accascia nell’angoscia grazie a quel senso di distacco, di arguzia e di raffinatissima ironia che il Nostro sa magistralmente comunicare al destinatario, riuscendo a tenerlo con il fiato sospeso dall’inizio alla fine”.

Purtroppo l'autore non si occupa di scie chimiche né chiama in causa il Vaticano in merito alle trame dei potenti, ma su tali ominose omissioni avremo occasione di disquisire...


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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

25 settembre, 2013

La legge dell'attrazione (quinta parte)


Leggi qui la quarta parte.

La teologia, la filosofia e la scienza hanno cercato e cercano di dirimere la controversia in merito al libero arbitrio. Alcune correnti teologiche lo ammettono, cercando (invano) di conciliarlo con la prescienza ed onnipotenza di Dio; altre con maggiore coerenza lo negano. Nell’ambito delle dottrine filosofiche le posizioni sono molto eterogenee e con innumerevoli sfumature. La scienza smentisce in toto la libera volizione umana: il determinismo perché essa collide con le ferree leggi della natura; l’indeterminismo in quanto il carattere casuale e probabilistico del microcosmo esclude l’intenzionalità.

Se dunque ci rivolgiamo alla teologia o alla scienza, dobbiamo rinunciare all’idea di libertà. Restano le variegate, ma a volte deboli, opzioni filosofiche. Sono proprio i filosofi i più strenui assertori della volizione libera. Si pensi, fra i contemporanei a Fernando Savater che, nel libro “Le domande della vita” dedica un capitolo alla “Libertà in azione”. Le sue riflessioni sono emblematiche. Leggiamo: "Gli specialisti delle relazioni tra sistema nervoso e sistema muscolare possono spiegare come accade che io muova un braccio, quando lo decido". In questo asserto notiamo un grossolano errore: gli specialisti possono descrivere secondo quali processi un segnale bioelettrico del cervello si trasmette ai muscoli del braccio, ma non spiegare davvero come ciò avvenga. Le scienze sperimentali possono illustrare i modi in cui funzionano i corpi organici e gli oggetti inorganici, non motivare, chiarire, risalire alla vera origine.

Altrove Savater scrive: “L’azione è libera, perché la sua causa è un soggetto capace di volere, di scegliere e di mettere in pratica progetti, vale a dire di realizzare intenzioni. La causa di un’azione sono io in quanto soggetto”. Ora, il pensatore spagnolo, come è ovvio, non riesce a dimostrare, se non con le tautologie, che l’essere umano è libero, ma è incline a pensare che lo sia, poiché “l’uomo sembra essere l’unico animale in grado di essere scontento di sé stesso. Il pentimento è una delle possibilità sempre aperte all’autocoscienza del libero agente”. In altre parole, la libertà è solidale con l’etica: l’una non sussiste senza l’altra, come sostiene Kant. Il filosofo tedesco, in modo onesto, ritiene che il libero volere possa essere solo postulato, essendo in sé indimostrabile.

Dall’esempio riportato si arguisce che il problema della libertà in sé interessa poco o punto, mentre sta a cuore costruire la morale su cui puntellare la responsabilità.

Molti altri aspetti meriterebbero di essere sviscerati in merito allo spinoso tema. Tuttavia per ora li accantoniamo, perché vorremmo tornare al contenuto centrale, la “legge” dell’attrazione. Il potere di attrarre significa che il pensiero agisce sulla materia e sugli eventi. Qui dobbiamo subito sgombrare il campo da un equivoco: non bisogna riferirsi alle onde cerebrali. Esse esistono ed influiscono sull’esterno, ma sono molto deboli.

Il pensiero (res cogitans), a differenza delle onde emesse dall’encefalo, non è materiale. E’ possibile che la mente (A) abbia un influsso sulla res extensa (B), ma ciò avviene quando si crea un ponte tra A e B che sono enti ontologicamente diversi. Questo ponte non può essere gettato dal soggetto agente (A), ma dalla Supermente (Dio, Coscienza), cioè se e solo se A riesce ad entrare in contatto con la Sorgente, può incidere su B, vista la discontinuità, la frattura tra pensiero e materia. Soltanto la potenza di X permette di superare lo iato. Questo potrebbe spiegare perché i fenomeni cosiddetti paranormali sono infrequenti, sempre che alcuni (ad esempio, il Poltergeist) non siano dovuti ad energie che non ci sono ancora note e non al pensiero.

Addentriamoci maggiormente. La legge dell’attrazione implica che calamitiamo gli eventi positivi, se siamo positivi; quelli negativi, se siamo negativi. Prescindiamo pure da tutti quei casi che dimostrano il contrario: sventure che si abbattono all’improvviso su persone ottimiste, giovali e viceversa. Valutiamo il fatto che il pensiero, a mo’ di magnete, dovrebbe attirare i fatti che sono contesti in movimento. Come può il pensiero (A) attrarre a sé delle situazioni che includono eventi ed oggetti (B), stante la discrepanza ontologica sopra indicata?

E’ vero che a volte si ottiene ciò che con ardore si desidera: ci si convince così di poter determinare il corso degli eventi. Di tale correlazione si hanno indizi solo soggettivi, accidentali, non probanti. Quasi sempre i guru di codesta legge insegnano ad attrarre denaro, successo e salute: i primi due sono obiettivi materialistici ed egoistici. La legge dell’attrazione, che è presentata come una risorsa spirituale, si inquadra così in una cornice molto meschina.

Ad ogni modo, la vera felicità non coincide del tutto con i beni concreti. La legge dell’attrazione sembra fallire miseramente proprio nel mondo degli affetti e delle gratificazioni interiori che sovente dipendono da una svolta nella vita. E’ un cambiamento di direzione che non si manifesta mai, nonostante tutta l’intenzione che possiamo concentrare su di essa.

Il pensiero è simile ad una mosca che vede di là dal vetro l’aria e la libertà, ma che non può in nessun modo uscire, continuando a sbattere sulla superficie trasparente. L’abbiamo definita frattura, discontinuità, ma la si può pure chiamare intercapedine, parete. Lo Spirito (A) pare prigioniero nella sua torre d’avorio, incapace di uscirne e di inoltrarsi nel mondo (B). La coesistenza della Coscienza e del mondo sensibile (dualismo) ci condannano all’accettazione del fato? L’unica libertà, come sostenevano gli Stoici e Spinoza, è accogliere con virile coraggio il proprio destino?

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

22 settembre, 2013

The outer limits


“The outer limits” è una serie televisiva statunitense a carattere fantascientifico trasmessa dal 1963 al 1965. Per temi e taglio ricorda la produzione “Ai confini della realtà” (The twilight zone) risalente al 1959. A differenza della serie lanciata nel 1995, quella classica è inedita in Italia.

“C'è un punto nel vostro televisore, un punto che fissate quando andate oltre l'immagine. Noi abbiamo deciso di espandere quel punto per passare direttamente dallo schermo al vostro pensiero. Potremo così inondarvi con migliaia di immagini o penetrarne una fino all'essenziale ed ancora oltre. Vi porteremo dove nessuno ha mai osato portarvi, per esplorare nuovi confini. Nella prossima ora viaggerete attraverso nuovi modi di vedere e di sentire. State per sperimentare le meraviglie ed i misteri che salgono dai più remoti angoli della mente... oltre i limiti. Outer limits”.

Con queste parole conturbanti e fascinose la voce fuori campo introduce ciascun episodio. I “capitoli” furono trasmessi nel 1995 a trentadue anni di distanza dalla serie originale. La rivisitazione fu realizzata dalla “Trilogy Entertainment Group” con Richard B. Lewis, Pen Densham e John Watson come produttori esecutivi.

La fantascienza nella letteratura e nel cinema è sottogenere predittivo, ma forse più che basarsi su una lettura del presente pionieristico per preannunciare eventuali sviluppi tecnologici e scenari futuribili, essa materializza i nostri peggiori incubi. Incubi o forse circostanze ed eventi che albergano in un mondo parallelo? Sono più verosimili le notizie dei media ufficiali o gli immaginifici intrecci di certi autori? Qualche interferenza tra realtà e fantasia sposta la comprensione verso il centro pulsante della verità…

Di seguito i canovacci di alcuni episodi, appartenenti ad entrambi i cicli. Qualcuno coglierà nelle isotopie (l’invasione aliena, la congiura mondiale, l’ingegneria genetica…) inquietanti similitudini con scorci attuali. Coincidenze? Messaggi? Intuizioni?

7 O.B.I.T.

Un'agenzia governativa dispone di un dispositivo computerizzato che permette di spiare ogni persona attraverso le onde emesse dall’encefalo. Una concatenazione di peripezie porta alla conclusione che il macchinario è parte di un disegno alieno per conquistare la Terra.

9 Corpus earthling

Un uomo, grazie ad una placca metallica presente nel suo cervello, intercetta i discorsi di due extraterrestri che intendono invadere Gaia, impadronendosi della mente degli abitanti. La moglie del protagonista è una delle prime vittime del mind control.

31 The chameleon con Robert Duvall

Un uomo comincia a subire una metamorfosi da quando alcuni visitatori sono atterrati sulla Terra. Le alterazioni sono di tipo genetico: i cambiamenti si conclamano, dopo che uno degli alieni lo ha graffiato. Il malcapitato, diventato simile agli intrusi, decide di seguirli.

***

Episode 08 - Living Hell

La vita di Ben Kohler è salvata grazie all’innesto di un microimpianto sperimentale direttamente nel cervello, ma, come effetto collaterale, il giovane comincia a vedere delle immagini di violenza e di morte. Sono sequenze retiniche che provengono direttamente dalla mente di un omicida seriale.

Episode 14 - The new breed

Uno scienziato, nel tentativo di trovare un modo per riparare le cellule danneggiate dell’organismo, inventa dei nano-robot. Un assistente di laboratorio si impossessa di nascosto dei nanobot nella speranza di curare il tumore che lo ha colpito, ma le conseguenze sono catastrofiche.

Episode 20 - Birthright

La tranquilla vita di un senatore statunitense cambia dopo un incidente, in seguito al quale il politico si rende conto di essere un alieno in incognito, con la missione di modificare l'atmosfera terrestre.

Episode 21 - The voice of reason

Una cospirazione mondiale è scoperta da un pilota dell'Aeronautica statunitense, ma la commissione governativa, cui egli si è rivolto per denunciare le trame, è incredula…

Episode 36 - Afterlife

Condannato per un crimine che non ha perpetrato, un uomo ha due possibilità: la pena capitale oppure prendere parte ad un esperimento militare. Naturalmente opta per l’esperimento che prevede l'introduzione di D.N.A. alieno nelle sue cellule.

Fonti:

R. Auricchio, The outer limits: guida agli episodi
Enciclopedia della televisione, Milano, 2008, s.v. inerente


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20 settembre, 2013

Natura del Demiurgo

Recentemente lo studioso Tom Montalk (pseudonimo) ha disegnato una piramide del Potere il cui vertice è occupato dal Demiurgo (Arconte). Montalk ipotizza che il Demiurgo sia un sistema informatico codificante l’universo in cui siamo imprigionati.

Montalk si richiama ad alcune esperienze visionarie (si pensi in special modo a certi raggelanti racconti di Phlip K. Dick nonché all’ambiguo apologo “Matrix”): esse suggeriscono sfumature artificiali e tecnologiche del mondo. L’universo è descritto alla maniera di un programma informatico interattivo, come cablato all’interno di ciascuno di noi.



Gli oggetti sono bit. La percezione è generata da un software. Nell’officina aliena è tutto rigidamente organizzato e diretto. Il cosmo olografico è un gioco di ruolo, con piattaforme e livelli. Le leggi di natura (ma è una “natura” meccanica) sono le regole del gioco. L’applicativo viene di volta in volta aggiornato. Il fulcro di tutto è un dispositivo generatore di numeri, un’intelligenza artificiale la cui anima è un microprocessore.

Se così fosse, non sarebbe lontano dalla verità chi reputa le scienze esatte inutili per comprendere l’Essenza, la Vita. Le scienze, i cui capisaldi sono il numero e la misurabilità, rispecchiano la struttura di una realtà schematica. Ciò che esula dalla cifra e dalla serialità – le emozioni, l’arte, la creatività, l’elan vitale, i valori qualitativi – non si può ridurre ad equazioni ed a matrici.

Dunque se Dio esiste, non è un Architetto, ma un Artista, una sorta di compositore che crea magnifiche sinfonie, pur non conoscendo la musica, grazie ad un talento innato ed al fuoco sacro dell’ispirazione.

Si configurerebbe una differenza, per mutuare la terminologia di Bohm, tra l’ordine esplicito, che obbedisce a leggi ferree, ed un ordine implicito, il regno della Coscienza, libero da ogni condizionamento. E’ naturale che pensare di accedere alla realtà reale con gli strumenti della logica e della matematica è assurdo. La ragione deve fermarsi proprio là dove le domande si tendono come corde sul punto di spezzarsi. La vera conoscenza è nel misticismo, nel tuffo nell’oceano incognito che tutto permea, pur restando intangibile.

In alcune culture il Demiurgo è il Trickster, ossia il Burlone, dalla duplice natura, umana ed animale, e di carattere androgino. Presso il popolo Winnebago, etnia di nativi americani, il ciclo mitologico narra l’evoluzione e delinea la caratterizzazione fisica e psichica del Briccone: progressivamente emerge da una situazione in cui era del tutto privo di individualità e, un po’ alla volta, prende coscienza di sé e del mondo circostante.

Non manca chi identifica il Demiurgo con il Diavolo, sottolineandone l’indole fraudolenta e l’abitudine a mentire. Talune correnti della Gnosi antica vedono in YHWH il Creatore del mondo sensibile (hyle) contrapposto allo Spirito (Pneuma).

Natura completamente diversa ha il demiurgo nella filosofia di Platone: per il pensatore greco è il dio che plasma una materia pre-esistente, seguendo il modello formativo degli Archetipi, le Idee.

Ricapitoliamo.

• Il Demiurgo è un’intelligenza artificiale che genera l’universo olografico
• Il Demiurgo è una divinità inferiore, creatrice del mondo ilico
• Il Demiurgo è il Demonio (Satana) che inganna gli uomini per catturare la loro anima
• Il Demiurgo è il dio che modella, sulla base di esemplari iperuranici, una materia pre-esistente

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17 settembre, 2013

Figli del sangue reale

“Figli del sangue reale – I segreti della dinastia merovingia” è un saggio di Carlos Cagigal ed Alfredo Ros. Entrambi storiografi e spagnoli, gli autori, stimolati dalle leggende sul Graal e persino dalla frode congegnata da Plantard, cui si deve il Priorato di Sion, hanno deciso di indagare circa la sopravvivenza sino ai giorni nostri della stirpe merovingia.

L’esoterismo per la massa (Dan Brown e stanchi epigoni) trova non pochi riscontri nelle rigorose ricerche degli storici iberici che, consultata una mole impressionante di documenti medievali (fonti storiografiche, letterarie, alberi genealogici, monumenti…), hanno potuto stabilire una scomoda verità: la Chiesa di Roma congiurò per detronizzare i Merovingi e consegnare il trono dei Franchi ai Pipinidi. E’ quanto, in modo indipendente, affermiamo da anni.

Quali furono le ragioni dell’usurpazione? In breve, la dinastia merovingia davvero riteneva di discendere dal Messia di David: la Chiesa di Roma, fondata sulla bugia petrina, non poteva tollerare una concorrenza tanto prestigiosa. Era vitale per la sopravvivenza del papato e del suo illegittimo potere non solo esautorare i “re fannulloni”, ma soprattutto eliminare fisicamente tutti i loro discendenti. Non vi riuscì.

Sino a non molto tempo fa, si pensava che i Merovingi si fossero estinti nel 755 d.C., laddove altre casate medievali (i Guglielmidi, il lignaggio di Tolosa, quello di Trencavel) ne perpetuarono l’eredità genetica e spirituale. I discendenti dei Merovingi vivono ancora oggi in Francia, sebbene come anonimi cittadini che non intendono rivendicare alcuna corona.

Il Santo Graal è dunque il “sangue reale”, con buona pace di bigotti e di “storici” schifiltosi. Certo, i nostri autori non sembrano voler tirare le somme delle loro sorprendenti scoperte: non accennano al fatto che i Sicambri, uno fra i rami dei Franchi, erano (o asserivano orgogliosamente di essere) di ascendenza ebraica. Eppure questo è un tema cruciale che ci permetterebbe di gettare un po’ di luce persino sul motivo per cui Adolf Hitler, forse di origine giudea, perseguitò, fra gli altri, gli Ebrei.

Inoltre Cagigal e Ros non collegano l’usurpazione perpetrata dai Pipinidi alle condizioni attuali. Se, infatti, al giorno d’oggi persiste una fazione nefanda delle élites, essa non discende dai Merovingi, quanto dai Carolingi - Capetingi - Borbone. [1]

Comunque il lavoro in esame è istruttivo: opera una tabula rasa di vieti pregiudizi, additando nella Chiesa di Roma la responsabile di un pericoloso tornante storico che, dalla detronizzazione dei Merovingi, con la “provvidenziale” e coeva “donazione di Costantino”, si inerpica sino alla persecuzione dei Catari. La feroce crociata contro gli Albigesi sancì pure la fine della splendida cultura occitanica, con i suoi trovatori, i musici, i sublimi ideali della cavalleria.

Non sono conclusioni di poco momento. Sull’humus medievale crescono le piante moderne e, se non le vediamo, è perché siamo riluttanti ad accettare che sovente la storia è storia di intrighi. Ancora oggi molti “intellettuali” senza intelletto ed araldi del regime non vedono (o fingono?) alcuna trama governativa dietro l’inside job noto come “11 settembre”. Figuriamoci se sono capaci di compiere un’indagine ben più difficile sui secoli passati.

Per gente come Alain de Benoist o Massimo Cacciari, sedicenti filosofi, per la cricca di scribacchini repubblichini, la verità è la voce del padrone.

[1] Dante, circa cinque secoli dopo la deposizione di Childerico III, ultimo sovrano merovingio, celebra nel Cielo di Giove (Par. XVIII, 46) Guglielmo d’Orange, di schiatta merovingia, dimostrandosi consapevole di una veneranda tradizione. Nel contempo il sommo poeta in Purg. XX ha parole di fuoco contro i Capetingi… forse non solo perché dinastia esecranda per la sua cupidigia.

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14 settembre, 2013

Federica Di Noi, Io, donna clonata

Nel breve libro, “Io, donna clonata”, Federica Di Noi riporta le sconcertanti informazioni di un affabile sconosciuto che la mette al corrente di un’élite abituata a ricorrere alla clonazione per conseguire l’immortalità. E’ un’immortalità biologica, l’unica possibile, stando all’enigmatico rivelatore.

Questo lignaggio, da millenni al vertice di un potere occulto, propugna un’ideologia materialista e transumanista che nega lo spirito e le dimensioni invisibili.

Anche solo per spirito di contraddizione, spronati dall’opuscolo, siamo inclini ad esplorare il tema dell’anima, ad interrogarci su un destino umano che, nel bene e nel male, forse non si riduce ad un involucro inerte, sia pure “eterno”.

Si tengano pure la loro miserabile immortalità da zombies.

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

12 settembre, 2013

La legge dell'attrazione (quarta parte)

Leggi qui la terza parte.

La cosiddetta “legge dell’attrazione” implica il libero arbitrio. Tuttavia, oltre agli argomenti già addotti che, se non confutano la congettura della libertà umana, la mettono per lo meno in dubbio, si possono aggiungere altre dimostrazioni.

L’universo olografico

In primo luogo, riallacciandoci all’ipotesi dell’universo olografico, noteremmo quanto segue. La teoria del cosmo olografico si incentra sul principio, secondo cui la parte riproduce il tutto: anche l’encefalo è inscritto in questo modello. Sulla base di diversi studi, alcuni scienziati hanno stabilito che il cervello è uno “strumento” in cui una sezione contiene tutte le potenzialità cognitive e percettive dell’intero organo. Ora, dato per plausibile tale concetto, è evidente che la frazione è come uno specchio dove si riflette, in piccolo, un’immagine più grande.

Se trasponiamo questa idea all’ambito delle azioni – ed è trasposizione legittima, visto che il fisico britannico David Bohm definì il suo sistema olografico come “olomovimento” - dobbiamo evincere che un’azione si riverbera su tutte le altre, alle quali si aggancia. Nel momento in cui l’universo riceve il primo impulso, tale impulso si trasmette a tutti gli altri lungo una linea all’apparenza temporale, in realtà sincronica. E’ un po’ come quando, gettato un sasso in un lago, si creano tanti cerchi concentrici: via via i vari circoli, anche se con circonferenze più ampie, riproducono il primo, da cui sono generati.

Potremmo pensare all’avvio del moto come ad una lunghissima corda la cui vibrazione, che si propaga da un punto centrale X si estende alle sue estremità A e B. A e B sono convinti di aver dato inizio al movimento, mentre si limitano a ricevere la “coda” del moto da X.

Per questo motivo alcuni mesi addietro si asseriva che alla concezione dell’universo olografico soggiace una forma di radicale determinismo, sebbene non sia quello causale del Positivismo ottocentesco, ma un meccanicismo sincronico e speculare, dove ogni fenomeno originario si collega a tutti i fenomeni secondari. Questi si manifestano contemporaneamente all’input primo, conservandone tutte le caratteristiche, benché in scala ridotta.

Così la teoria delll’universo olografico tende ad accostarsi ai modelli fisici che si fondano sulla non-località: una particella interagisce con un’altra anche molto distante, poiché le due particelle sono la stessa percepita in modo illusorio come divisa. Forse è per il principio della non-località (lo spazio-tempo è un’unità indivisa che cogliamo come molteplice e separata nonché dipanata lungo l’asse temporale) che non pochi fisici quantistici negano il libero arbitrio.

I viaggi nel tempo

Se ci soffermiamo sull’àmbito della storia umana, riconoscendo che gli eventi progettati e previsti, si sono adempiuti, rintracciamo un altro argomento, benché debole e controverso, contro il libero arbitrio.

Si pensi a tutti quei testi (ad esempio, il carteggio Pike-Mazzini) in cui sono programmati eventi che sono poi puntualmente accaduti. Si pensi alle profezie che si sono avverate. Se quanto fu orchestrato e predetto, è finora successo, è discutibile sostenere che esiste la libertà di scelta.

Ciò non esclude che in altri ipotetici universi paralleli non siano state prese decisioni che hanno impresso un’altra direzione alla storia. Così se qui scoppia una guerra, là regna la pace. Se qui A muore, là A vive.

L’idea degli universi paralleli ammette in linea teorica i viaggi nel tempo, ma senza la possibilità di cambiare il passato, stante il noto paradosso del nonno, per cui se io, inoltratomi nel tempo trascorso, uccido il mio avo, non nasco più. Quindi non posso più intraprendere il tour temporale. L’impossibilità di mutare gli accadimenti passati tende ad avvalorare una visione deterministica, per cui gli avvenimenti si susseguono e si concatenano secondo una loro ratio su cui in nessun modo si può influire, pena la creazione di un caos spaventoso, se non addirittura il collasso dell’universo.

Alcuni filosofi e scienziati ritengono che gli eventi non siano del tutto predeterminati, poiché è sempre possibile, anche all’ultimo momento, cambiare idea, trasmettendo alla freccia temporale un’altra traiettoria. Questo forse è vero, purché si pensi che, non appena si compie un’opzione tale da spezzare la consequenzialità, questa scelta realizza un effetto differente in un’altra dimensione – di cui comunque sappiamo poco o nulla – non nel nostro universo. Vale a dire, A qui comunque divorzia, anche se A lì è ancora sposato.

Si delinea dunque, ogni volta in cui si prende una deliberazione, un bivio (teoria del bivio, Straker): una biforcazione conduce in un senso, l’altra biforcazione in un altro. Le risoluzioni, infatti, possono essere solo due: o vado alla spiaggia o non ci vado. Sennonché una delle due diramazioni produce delle conseguenze in una sfera tangente, non nella nostra. La teoria del bivio presuppone anche che si possa deviare dal corso prefissato, quantunque poi, a causa di un influsso recondito, si sia ricondotti nell’alveo principale dei fatti.(Vedi Il delta). Se A non muore ora, muore poco dopo.

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

10 settembre, 2013

The Manchurian candidate

Non bisogna leggere “The Manchurian candidate”, pellicola per la regia di Jonathan Demme, solo come un rifacimento dell’omonima produzione risalente al 1962: la cosiddetta Guerra fredda è archiviata, con la sua in gran parte fittizia contrapposizione tra “buoni” e “cattivi”.

Johnatan Demme e gli altri autori descrivono in modo realistico il candidato alla vice-presidenza degli Stati Uniti d’America. E’ l’ex sergente Raymond Shaw, “eroe” di guerra. Grazie alla madre (Meryl Streep), donna spregiudicata ed ambiziosa, ma soprattutto in quanto sostenuto da un influente think tank internazionale, Shaw è eletto. Un “provvidenziale” attentato al neo-presidente gli potrebbe spianare la strada verso la Casa Bianca...

Come non vedere nel candidato, il classico W.A.S.P., una figura, un’anticipazione di Baldrak Obama? Shaw è una marionetta manovrata dalla “Manchurian global”, una società leader nel settore dei microprocessori ad uso militare. La mente di Show è controllata attraverso micro-impianti cerebrali, come quella dei soldati che in un finto Iraq massacrano i loro commilitoni, in vece che inesistenti “jihadisti” .

Il lungometraggio, pregevole soprattutto per l’incalzante montaggio e la caratterizzazione dei personaggi, non è tanto un thriller quanto una denuncia del controllo mentale, di una “politica” spettacolarizzata i cui attori sono succubi di potenti e sinistri figuri avvezzi ad agire dietro le quinte. Shaw è quasi del tutto inconsapevole di essere soggiogato: non sa che i suoi ricordi ed il suo passato non gli appartengono, poiché essi sono un coacervo di false memorie.

Non intercorre alcuna differenza tra “Democratici” e “Repubblicani”: tutti obbediscono alle élites globali. I conflitti sono in gran parte imposture televisive: le emittenti costruiscono servizi per orientare l’opinione pubblica e convincerla ad appoggiare le decisioni dei guerrafondai. I veterani si ammalano e muoiono a causa del proprio governo che li manda a combattere nemici sovente virtuali. I focolai non saranno mai spenti, poiché la guerra è sinonimo di denaro e di destabilizzazione. Le stragi sono un crudele video-gioco. I sudditi, narcotizzati dalla propaganda, votano ed acclamano i loro carnefici. Le parole d’ordine sono “sicurezza”, “lotta al terrorismo”, ma il fine reale è creare una perenne situazione di insicurezza, mentre i veri terroristi sono ai vertici delle nazioni “civili”.

Allora è giusto condannare Baldrak Obama e la sua cricca, l’imperialismo di U.S.A.tana, ma è necessario pure comprendere che Barry Soetoro è uno scolaretto abituato a svolgere con zelo i suoi compiti. Il presidente degli Stati Uniti è l’uomo più potente del mondo? No, è un miserabile, uno sciagurato, incapace di ribellarsi ai suoi padroni, tagliagole travestiti da patrioti e da paladini della “democrazia”.

Dunque la chiave interpretativa di “The Manchurian candidate” è squisitamente figurale. Erich Auerbach, in “Mimesis” così illustra tale tipo di esegesi: “L'interpretazione figurale stabilisce tra due fatti o persone un nesso in cui uno di essi non significa soltanto sé stesso, ma significa anche l'altro, mentre l'altro comprende o adempie il primo. I due poli della figura sono separati nel tempo, ma si trovano entrambi nel tempo, come fatti reali”.

Shaw prelude ad Obama. L’intrigante genitrice ha gli atteggiamenti e l’indole della strega nota come Hillary Clinton. La produzione è profetica: sono facili profezie per chi conosce almeno un po’ lo scenario internazionale ed i suoi intrighi che travalicano i meri interessi economici.

Quanto sta oggi accadendo in Medio - oriente e nel mondo sembra l’adempimento delle vicende narrate del film. Cambiano alcuni particolari, ma il quadro complessivo è il medesimo.

A volte la finzione narrativa non è in grado di fingere.

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09 settembre, 2013

Il domenicano bianco

“Il domenicano bianco” (Die weisse Domenikaner, 1921) è un romanzo dell’autore austriaco Gustav Meyrink, celebre per “Il Golem”. Il protagonista, Cristoforo Colombaia, è l’ultimo erede di una stirpe in cui il segreto della dissoluzione è trasmesso di padre in figlio. Un’antica sapienza orientale fluisce fra le volute del racconto, ora intimista ora mistico ora surreale.

Alcune storie vivono del canovaccio, altre di personaggi, altre ancora di atmosfere. “Il domenicano bianco” è un romanzo di nomi, densi di reminiscenze letterarie, di evocazioni simboliche. Ofelia è il nome con cui prendono forma la madre di Cristoforo e soprattutto la diafana fanciulla di cui egli si innamora perdutamente. E’ un amore sovrumano, come sublime è ogni pensiero del protagonista. Egli pare muoversi nella regione di penombra tra la realtà e l’immaginazione, dove l’immaginazione ha i contorni della follia, mentre la realtà (quella vera) è oltre il tempo e lo spazio.

“Il domenicano bianco” è opera iniziatica. Nondimeno più delle pagine dottrinali sull’alchimia, apprezziamo le indimenticabili descrizioni della natura: il fiume su cui aleggiano le nubi del crepuscolo, gli interni spogli dove una luce morbida avvolge le suppellettili, il camposanto con le rose che sprigionano la loro struggente fragranza. Come dimenticare poi la fosca raffigurazione della seduta spiritica nella casa del falegname, padre di Ofelia?

L’intreccio oscilla tra un passato ancestrale ed un presente stranito, fra episodi drammatici e riflessioni sulla vita, la morte, il destino, l’umanità. La trama non ha un vero sviluppo né centro, poiché lo scrittore vuole prospettare “soggetti di trasmutazione simbolica” (.J. Evola), non avvincere con trovate romanzesche. Le svolte narrative sono sincronismi, snodi lungo l’itinerario esoterico. Meyrink prova a trascendere i confini del sottogenere (gotico?) per aprire una breccia nel non-senso della “vita terrena che è un continuo partorire la morte”.

Si cerca un sentiero iniziatico che conduca alla liberazione, si guarda con distacco all’esistenza terrena, alle sue innumerevoli sofferenze e alle sue rare gioie. Le virtù eroiche significano salvezza, spiritualizzazione della materia.

Spesso, però, l’austero ascetismo e l’anelito all’eterno naufragano sugli scogli del fato. L’ideale non è il reale. Meyrink, perduto l’adorato figlio Harro, pochi mesi dopo si lasciò morire assiderato. Era il 1932.


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06 settembre, 2013

Le religioni ed il Nuovo ordine mondiale

Che io debba essere governato: ecco da dove inizia lo scandalo della politica. (M. Sgalambro)

Qualche giorno addietro ho ascoltato un intervento di un ricercatore a proposito di alcune contraddizioni che possono incrinare la credibilità degli attivisti. Tralasciando molte questioni toccate nel contributo, mi soffermerei su due aspetti: il pericolo che, nel contrastare l’edificazione di una compagine planetaria, si promuova il nazionalismo; il rischio che, combattendo la nefanda religione legata al Nuovo ordine mondiale, si perpetui l’influsso delle religioni e delle chiese tradizionali.

Per quanto attiene al primo tema, bisogna riconoscere che è errato difendere gli stati nazionali. Essi sono un male, anche se minore rispetto ad un brutale apparato ecumenico. Lo Stato è sempre e comunque una costruzione aberrante ed ha ragione il filosofo tedesco Max Horkheimer quando auspica (utopia?) che le strutture di potere si diluiscano, nell’interesse dei cittadini, il più possibile in un’amministrazione leggera, quasi impercettibile. Lo sciovinismo va combattuto a favore del patriottismo, inteso come valorizzazione di un patrimonio culturale che spazia dalla lingua agli usi, dall’arte alla gastronomia, dalla letteratura al territorio…

A proposito del problema inerente alla religione, è vero che, mentre si denuncia il credo empio dei mondialisti, alcuni stringono sempre più le catene delle fedi abramitiche. Circoscrivendo il discorso alle tre religioni monoteiste sbocciate in Medio Oriente, si constata che, se si esclude una sorgente esoterica e simbolica oggi quasi del tutto inaridita, Ebraismo, Cristianesimo ed Islam sono espressioni di decadenza. Con il passare del tempo, sono degenerate in culti carnivori, mentre sia i Messia sia il Profeta erano vegetariani.

I milioni di animali che sono sacrificati per celebrare ricorrenze nonché la compromissione con il potere politico dimostrano che, come nota Guido Gozzano, le religioni, se non sono vivificate da un afflato spirituale, presto scadono in idolatria ed in strumenti di dominio. E’ quello che purtroppo è successo.

In modo paradossale, certi settori cattolici, sostenendo la Chiesa di Roma, considerata, a torto, un baluardo contro il Nuovo ordine planetario, agevolano i piani delle élites, spesso anche dichiarati e stabiliti con altri potentati. [1]

Se si concorda sul fatto che opporsi al “nuovo” non significa rafforzare un decrepito e criminale status quo, allora il fronte dell’informazione non allineata potrà acquisire la compattezza necessaria ad affrontare terribili sfide.

Non abbiamo davvero bisogno del vecchio fanatismo né di nuove sette, di stati o superstati, ma di trovare in noi stessi, nella ricerca libera, nelle Tradizioni alte le possibili risoluzioni ai problemi concreti e le risposte alle domande abissali... se ne saremo capaci.

[1] "Il mondo è pronto per raggiungere un governo mondiale. La sovranità sovranazionale di un’élite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati”. (David Rockefeller)
"Lasciati prendere per mano dal bambino di Betlemme, non temere, fidati di lui: la forza vivificante della sua luce ti incoraggia ad impegnarti nell’edificazione di un Nuovo ordine mondiale”. (Papa Benedetto XVI)

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04 settembre, 2013

Schegge sul sacro (I)

Che cos’è il sacro? L’etimologia purtroppo non ci soccorre, proprio quando tentiamo di mettere a fuoco i temi più rilevanti ed abissali. Giacomo Devoto constata in modo tautologico: “Sacro, dal latino sacer, - cra, - crum. Dalla rad. sak ***, propria delle aree italica, hittita, germanica settentrionale e tocaria per indicare ‘ciò da cui si deve stare lontano perché sacro’”. Vale a dire il sacro è tale, poiché è sacro. Sì, è intangibile, sottratto al profano, ma qual è la sua vera natura? Perché ne siamo tenuti distanti?

La lingua latina ci offre qualche indizio: “sacer” è sia 'degno di venerazione' sia 'esecrando', 'detestabile'. Ancora una volta nella contraddizione è imprigionata la più granitica verità, refrattaria a qualsiasi tentativo di comprensione. In "sacer" gli opposti si toccano (coniunctio oppositorum): ne scaturiscono corrusche scintille.

Che cos’è il sacro? Potrebbe essere la coscienza del non-tempo, quando tutte le cose erano in accordo, in pace con sé stesse, prima che la percezione del passato e del futuro precipitasse l'essere nel baratro del ricordo, nell’inferno della speranza.

Alcuni decenni or sono, gli Aborigeni australiani, prima di entrare in contatto con gli Europei, gli uomini dell’orologio, non avevano alcuna nozione né del tempo trascorso né delll’avvenire. Il loro mondo era ancora avvolto nella luce ovattata dell’”Età del sogno”…

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01 settembre, 2013

Gerarchia

Il vertice non è il culmine.

Io ho studiato dai Gesuiti non all’università, ma al liceo che spesso è ancora più importante nella formazione di un individuo. Quando partecipo ai vertici europei, ho scoperto che siamo in quattro ad aver ricevuto una formazione dai Gesuiti: il premier spagnolo, Rajoy, il presidente del Consiglio europeo che è il belga Van Rompuy, e il Presidente della B.C.E., Mario Draghi. (M. Monti, ex Presidente del consiglio)





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