30 giugno, 2015

Sociosatanismo



Scrive Giuseppe Prezzolini: “Che peccato che un Gramsci si sia trovato nella condizione di sacrificare la sua intelligenza e la sua vita alla creazione della società più triste, più oppressiva, più noiosa, più funerea del mondo, la civiltà comunista”.

Prezzolini, come molti altri, confonde il Socialismo con il Comunismo: è il primo ad essere totalitario, in quanto dittatura del proletariato, mentre il Comunismo, nelle concezioni di molti filosofi, è, almeno sotto il profilo teorico, società libertaria, senza classi e quindi senza Stato. Sbagliano, a nostro avviso, coloro che paventano l’instaurazione del Comunismo negli Stati Uniti d’America, fautore il pessimo Barack Obama (Barry Soetoro): il progetto della feccia mondialista è diverso, poiché coincide, invece, con la creazione di compagini di tipo statalista.

Se il motto del Comunismo è “ad ognuno secondo le sue esigenze, da ognuno secondo le sue capacità”, se l’ideologia comunista prospetta un consorzio in cui ogni uomo può scegliere il lavoro a lui più congeniale, con la possibilità di cambiarlo quando più gli aggrada, si può immaginare un mondo più diverso da quello che hanno creato i nostri diabolici governi?

Non è un caso se Obama ed altri statalisti hanno scelto come simbolo atto a rappresentare le loro aberranti idee, il sole nascente, che è emblema del Socialismo.

Vero è che il Comunismo volto a valorizzare la libertà, l’eguaglianza, il talento, la creatività, il rigetto dello Stato, non è esente da contraddizioni, prima fra tutte l’abolizione della proprietà privata, sostituita da quella collettiva, con cui lo Stato, espulso dalla porta, rischia di rientrare dalla finestra. Nondimeno ogni ideologia politica è incrinata da incongruenze e tende a configurare un’utopia, pericolosa come tutte le utopie.

E’ un’utopia il pensiero politico di Platone che prescrive per la classe dei reggitori la rinuncia non solo al possesso di qualsiasi bene, ma pure ad una famiglia per evitare il nepotismo. Nonostante ciò, non è forse un’idea suggestiva?

Si rivelò una chimera anche il Comunismo vagheggiato dal Cristianesimo delle origini, ma era fondato, mutatis mutandis, sui medesimi princìpi ai quali si ispirano i vari teorici contemporanei dell’organizzazione comunista, dai filosofi del XVIII secolo fino alla coppia Marx-Engels ed oltre.

Gli Atti degli Apostoli descrivono il funzionamento della prima comunità cristiana, mettendo in risalto l'aspetto della comunione dei beni:

44 Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; 45 Chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46 Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa, prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, 47 lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. 48 Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati”. (Atti degli apostoli 2,44-48) [1]

E’ naturale che la realizzazione storica è stata ed è molto diversa: il Leninismo, lo Stalinismo, il Maoismo etc. nel momento in cui si concretano come sistemi coercitivi, quali strutture di dominio culminanti in un capitalismo di Stato, sono il più plateale, definitivo, clamoroso tradimento degli ideali comunisti, un po’ come il Cattolicesimo è l’abiura del Cristianesimo primigenio.

Spesso si tacciano i vari pagliacci del Partito “democratico” di essere “comunisti”. In primis, bollarli come “comunisti” significa accreditarli come persone in grado di concepire un pensiero purchessia, il che è impossibile. In secondo luogo la loro perversa politica li dichiara statalisti, propugnatori di un intervento invadente e capillare del potere nella vita di cittadini, ridotti non a sudditi, ma a cose. Semmai una coloritura comunista manifesta il partito ellenico Syriza, almeno nei discorsi dei suoi principali esponenti: per quanto riguarda i veri obiettivi non possiamo, al momento, pronunciarci.

E’ proprio in questo divario tra ideale e reale, tra valori e prassi, che il Comunismo, come altre ideologie, ad esempio il Liberalismo, rivela la sua natura illusoria, laddove il totalitarismo planetario, noto come Nuovo ordine mondiale, radicato in disvalori e nella più abominevole perversità, è oggi situazione tangibile, effettiva.

Purtroppo, mentre i più nobili princìpi, a contatto con la verità effettuale, presto degenerano nel loro contrario, i vizi più turpi che sono l’anima nera di quasi tutti gli esecutivi attuali, trovano ipocrita e mortale compimento nella realtà socio-politica in cui siamo invischiati.

[1] Meriterebbero di essere approfondite le somiglianze tra le forme comunitarie delle primitive chiese cristiane e molti movimenti comunisti contemporanei.

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27 giugno, 2015

I Men in black di Craig Warwick



Il libro di Craig Warwick, scritto in collaborazione con Caterina Balivo, “Tutti quanti abbiamo un angelo”, biografia del sensitivo nato a Londra, contiene un capitolo, “Men in black”, che è di notevole interesse, in quanto conferma, secondo un’angolazione eccentrica, le principali informazioni a proposito degli enigmatici “Uomini in nero”.

Bisogna qui precisare che quasi certamente l’autore non è a conoscenza della tradizione xenologica circa i Men in black, risalente agli anni ’50 del XX secolo, ma, come la maggior parte delle persone, il suo immaginario è condizionato dalla pessima saga cinematografica con protagonista un patetico Will Smith. Eppure Warwick offre un ritratto somatico e psicologico dei M.I.B. quasi del tutto coincidente con le descrizioni fornite dai testimoni nei primi decenni dell’Ufologia: è un quadro in contrasto con l’edulcorata raffigurazione hollywoodiana.

Warwick riferisce che, recatosi a New York, in occasione del diciottesimo compleanno, cominciò a frequentare una “scuola” per sensitivi, illudendosi di poter migliorare le sue già ragguardevoli capacità. Il giovane si accorse, però, che l’istituto, i cui locali si trovavano in un anonimo edificio della Grande mela, era probabilmente la copertura per sinistre operazioni dei servizi segreti. Perciò, dopo un po’ di tempo, egli si allontanò di soppiatto per rifugiarsi nella sede del consolato britannico.

Lo scrittore riporta la sua insolita esperienza nei seguenti termini: “Ero completamente insoddisfatto di come stava andando il mio soggiorno newyorkese. In più c’erano alcuni comportamenti del personale che mi lasciavano perplesso, per usare un eufemismo. Ogni sera, infatti, arrivavano nelle nostre stanze dei personaggi vestiti completamente di nero: giacca, pantaloni, cravatta, persino gli occhiali da sole, anche se il tramonto era già passato da un pezzo. Ricordavano un po’ i Men in black del film con Will Smith. La differenza era che in quella pellicola era raccontata una storia divertente: qui, invece, c’era poco da ridere [...] Questi personaggi mi inquietavano. La cosa più strana era che, pur concentrandomi al massimo, non riuscivo ad entrare nelle loro menti. Non potevo leggere alcunché di quello che sapevano o pensavano, nonostante in quel campo stessi compiendo molti progressi. Era come se fossero vuoti ed impermeabili”.

I Men in black appartengono al novero delle leggende metropolitane o qualcosa di vero si annida nei resoconti che li riguardano? Esistono anche delle registrazioni video che li immortalano. Il rebus pare lungi dall'essere risolto...

Fonti:

C. Warwick con C. Balivo, Tutti quanti abbiamo un angelo, Milano, 2011, pp. 83-94
R. Malini, U.F.O. il dizionario ufologico, Firenze, 2007, s.v. inerente. L’autore ci ricorda che il primo a scrivere dei M.I.B. (agenti di un potere occulto? Alieni dotati di straordinari poteri telepatici? Androidi?) fu l’ufologo Gray Barker nel 1956 il primo a scrivere di M.I.B., sebbene la prima segnalazione sia del 1947.
N. Redfern, The real Men in black, 2011


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24 giugno, 2015

September turn



Continuano a pullulare previsioni e voci a proposito del settembre 2015: dovrebbe essere un mese decisivo. Alcuni autori concentrano la loro attenzione ed apprensione sul giorno 23: il 23 è un numero legato al Discordianesimo, dal valore di solito funesto. [1]

Non sappiamo se siamo al cospetto dei soliti falsi allarmi o se, questa volta, accadrà qualcosa di cruciale anche in concomitanza con particolari fenomeni astronomici. Vero è che per settembre è programmato un viaggio del gesuita papa Francesco negli Stati Uniti; nello stesso mese saranno condotti nel C.E.R.N. di Ginevra rivoluzionari ed audaci esperimenti volti, stando alle fonti ufficiali, ad indagare la cosiddetta “materia oscura”. Si vocifera pure di un asteroide che potrebbe colpire la Terra. Altri paventano un episodio false flag nell’Impero di U.S.A.tana, di cui la sinistra operazione Jade helm (Timone di giada) dovrebbe gettare le premesse.

Trascuriamo pure le avvisaglie del tracollo economico e le tensioni internazionali, è possibile che settembre, se non sarà il tragico spartiacque tra due età, potrà comunque essere il teatro temporale di un accadimento progettato da poteri elitari, da inquadrare in un contesto di politica sociale e demografica volta a ridefinire gli attuali equilibri del pianeta. Potrebbe quindi occorrere un nuovo 9 11, l’inside job che impresse nel 2001 una formidabile accelerazione alle strategie mondialiste. Gli Stati Uniti dovrebbero essere il fulcro di drammatici cambiamenti destinati poi a ripercuotersi sul resto del mondo.

Da non sottovalutare il fatto che le anticipazioni a proposito di un settembre nero provengono da fonti disparate: rivelatori, economisti, politologi, astronomi, storici, militari, attivisti...

Elenchiamo in ordine alfabetico gli avvenimenti determinanti, sia quelli realistici sia quelli “metafisici”, preconizzati per il settembre prossimo.

• Apertura di portali
• Attacco E.M.P.
• Avvento dell’Anticristo
• Collasso economico
• Conflitto mondiale
• False flag
• Impatto di un asteroide
• Invasione allotria
• Pandemia artificiale
• Serie di calamità “naturali”
• ...

Vedremo: settembre è dietro l’angolo.

[1] Sui valori del numero 23 si legga questo approfondimento.

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19 giugno, 2015

Tesine



Tempo dei cosiddetti "esami di Stato", ex di maturità: da qualche anno in sede di colloquio i candidati, prima di indugiare sui contenuti delle varie discipline, presentano una tesina, talora multimediale. Purtroppo quasi sempre si è torturati da elaborati pretenziosi, scontati, apodittici, privi del tutto di taglio critico e di fonti a suffragio dell’idea sostenuta.

Il sistema “educativo” consegue così la sua precipua finalità, quella di sfornare coorti di polli che si credono aquile. Naturalmente esistono le eccezioni e le responsabilità maggiori del conformismo generale sono da attribuire all’establishment.

Pur dovendo constatare tale desolante situazione, ci sentiremmo di consigliare agli studenti, che dovranno scrivere le tesine, di rinunciare a disquisire circa temi originali, perché è arduo reperire un soggetto eccentrico né è richiesto. E’ auspicabile che, invece, sia l’approccio ad essere laterale, divergente, persino dissacrante, senza dimenticare che anche una tesina compilativa può essere pregevole, se ben costruita e sostanziata di documenti.

In caso contrario, si comporranno i soliti bolsi testi i cui difetti più evidenti risiedono nella banalità e nella pedanteria, le stesse tare che deturpano quasi tutte le tracce ideate dal Ministero della pubblica “istruzione”. E’ la convenzionalità intrisa di ipocrisia ideologica, peculiare di questi tempi tecnobeoti. E’ la piattezza sedativa che risalta nella “cultura” scientista.

Si sia allora non lineari, pindarici, al limite desultori. Si privilegino l’emisfero destro, l’intuizione, la fantasia, l’ingenium. La conclusione sia aperta, interlocutoria, problematica. Siamo uomini e non caporali. Gli allievi prendano a modello in questa occasione la vitale, leggera, per quanto tragica, danza di Zarathustra e non la collosa, prevedibile logica di Guglielmo da Baskerville; la genialità di Friedrich Nietzsche e non il nichilismo borghese e codino di Umberto Eco.

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16 giugno, 2015

La sorgente del linguaggio



L’evoluzionismo ha contaminato quasi tutti i campi del sapere: così anche in Storia si insegna che da culture antiche molto primitive si svilupparono nazioni sempre più progredite. E’ un dogma assai diffuso, ma che si scontra almeno con la questione inerente all’origine delle lingue.

Gli idiomi primigeni (sumero, sanscrito, le lingue precolombiane etc.) erano di una complessità incredibile a tal punto che dubitiamo si possano attribuire a rozze comunità di cacciatori-raccoglitori o alle prime civiltà urbane.

Se la genesi degli alfabeti (Giovanni Sermonti opina che essi richiamino i glifi delle costellazioni) è un grosso problema, la scaturigine dei sistemi linguistici ci pone di fronte ad un nodo di Gordio. Pensiamo al sumero, al suo impianto nominale e verbale, includente l’ergativo, ossia la funzione sintattica del complemento d’agente; pensiamo al greco antico la cui compagine verbale presenta innumerevoli articolazioni; pensiamo a molte parlate dei nativi americani, contraddistinte da particolarissimi, inusuali rapporti tra locutore ed azione… Gli esempi sono innumerevoli e ci consentono di comprendere che, con il passare del tempo, le lingue, quando non si estinguono, si impoveriscono sotto il profilo strutturale e semantico, smarrendo costruzioni, sfumature, rinvii al referente, significazioni metaforiche, simboli... [1]

Così il latino passò da otto casi a sei per perderli tutti, se si eccettua qualche “relitto”, quando si trasformò e si ramificò nelle lingue romanze. Oggi nell’inglese sopravvive il genitivo sassone, a fronte di un substrato molto più ricco, un substrato formato da varie declinazioni, tre generi e tre numeri.

Perché le lingue subiscono questo declino, una decadenza che corrode tutte le cose? In primis, esse assomigliano agli utensili: se li adoperi, si rovinano. Come gli utensili, è importante che facciano alla bisogna; pazienza se non sono belli. E’ indispensabile comunicare: se oggi molti riescono a comunicare attraverso un inglese corrotto ed ipersemplificato, l’obiettivo è conseguito. Il fine è quello di trasmettere e ricevere informazioni, dati. Al giorno d'oggi si inviano e captano messaggi, ma non ci si esprime, non si entra in contatto con l’interlocutore: i codici attuali ci confinano nel silenzio assordante dell’egomania, del non ascolto, dell’introflessione autistica.

Il processo di degenerazione glottologica trascina con sé la perdita di valori, sensi, rimandi, slanci creativi che paiono rivelare la vera matrice del linguaggio umano (?) non costruito per piatti fini di comunicazione denotativa, ma forse ereditato da “messaggeri”, da geniali creatori intenti ad auscultare soffi spirituali.

“In principio era il Logos” è scritto nell’incipit del Quarto Vangelo: il Logos pare qui l’essenza stessa del reale. L’essere si manifesta nel suono, nella parola che è al tempo stesso, in guisa del tutto misteriosa, vibrazione, idea, oggetto.

Dunque se riuscissimo ad udire il suono della vera sorgente del linguaggio, potremmo intravedere pure il principio del mondo, come chi, avvicinandosi ad una cascata, ne ode prima lo scroscio argentino. E’ un’opportunità che, però, oggi più che mai ci è del tutto preclusa.

[1] Non concordo con chi assimila l’inglese alla neo-lingua di Orwell: sebbene l’inglese odierno presenti un sistema morfo-sintattico per molti versi schematico, nel contempo ha mantenuto alcune “prelibatezze” grammaticali come l’aspetto del verbo e la duration form. Certo, l’establishment che si prefigge il livellamento in ogni settore umano, non risparmia l’attacco alle residue anomalie dell’idioma inglese.

Articolo correlato: Il mistero del linguaggio, 2015

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13 giugno, 2015

La Grecia sull'orlo dell'abisso



Forse entro breve tempo la Grecia deciderà di uscire dalla moneta unica europea: molti esultano di fronte ad una tale possibilità. Come abbiamo già osservato nell'articolo dalla "DEMOncrazia alla...", la rinuncia all’euro e l’adozione di una divisa nazionale non è ipso facto una panacea: infatti un’eventuale moneta ellenica sarebbe sottoposta ad una spaventosa spirale inflazionistica ed alle spregiudicate speculazioni degli investitori internazionali che traggono immensi profitti dalle bancarotte.

Solo se il governo di Atene optasse per un sistema monetario svincolato dal signoraggio, disconoscendo inoltre un’economia finanziaria incentrata sull’interesse-usura (si pensi alla lezione di Ezra Pound) per valorizzare le attività produttive reali, potrebbe avviare la Grecia verso una reale ripresa.

Se si mantiene, però, inalterato l’impianto economico, per giunta affossato da elevate spese militari, inclusa la geoingegneria clandestina, che cosa cambia, se non il nome della moneta? Tsipras e gli altri, però, ci sembrano più che altro dei demagoghi, affetti da statalismo, dei dilettanti che si barcamenano, cercando di blandire una popolazione sempre più scorticata dai poteri mondialisti, senza, però, scontentare i banchieri internazionali. Non riescono ad uscire (non vogliono) dall’ottica del debito: il denaro non si presta, si elargisce gratis et amore Dei; al limite se si presta, non bisogna pretendere la restituzione di alcun interesse. Di questo era convinto Dante.

In verità, la crisi ellenica più che la conseguenza di uno scellerato turbocapitalismo, pare l’obiettivo pazientemente perseguito dalla feccia globalizzatrice. Se l’euro dovesse fallire in e con la Grecia, per trascinare nell’abisso, con un effetto domino altri paesi, le sedicenti élites avrebbero il pretesto per dimostrare che i tracolli si risolvono e si evitano con un’unica divisa mondiale, magari elettronica. Si compierebbe un altro passo verso la centralizzazione delle strutture governative. Non è forse quanto gli apparati ambiscono? Anche l’immigrazione, che sta straziando specialmente Grecia ed Italia, non è orchestrata affinché il caos sociale porti ad un nuovo, feroce ordine? “Ab chaos ordo” è la loro parola d’ordine.

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09 giugno, 2015

Upset Boulevard



L’incantesimo si spezzò quando fu versata la prima goccia di sangue.

A volte si ha l’impressione che l’universo sia un inferno ben congegnato. E’ ozioso tentare di scoprire i responsabili delle circostanze e delle azioni, soprattutto di quelle più brutali e sanguinose. Ogni cosa sembra obbedire ad una sua illogica geometria. Non pare che si apra una breccia nel muro dell’assurdo: ormai non si può più confidare in un tempo nuovo, in un mondo rinnovato. L’unico scampo non è un tempo nuovo, ma un non-tempo, una dimensione altra che ci liberi definitivamente dalle catene.

La stessa oscurità che ci avviluppa, quest’atmosfera crepuscolare da Basso Impero non sono il preludio di un crollo dalle cui ceneri possa sorgere una civiltà rigenerata, ma l’ineluttabile e definitivo tramonto della Storia.

“Tutto è perfetto così com’è”, ripetono molti. Esatto! Tutto è perfetto, ossia compiuto, sin dalla fondazione del mondo. Di fronte al male, ci sono esibite la simmetria, l’armonia: “Guarda come gli avvolgimenti delle galassie rispecchiano la disposizione dei petali delle rose!”. “Osserva come le conchiglie contengono il numero aureo”. E’ vero... e allora? Sono fenomeni molto belli, ma dov’è il senso? Franz Kafka lo esprime a chiare lettere: “Lontano da qui”. L’aspetto peggiore del male non è il male in sé, ma la retorica dolciastra con cui si cerca di negarlo o di giustificarlo.

Dove ci stiamo dirigendo? Le esperienze più lancinanti e le domande più acuminate ci conducono verso i territori inesplorati oltre la realtà materiale. Avvertiamo un‘impressione di frenesia, di incertezza: siamo semi di soffioni mulinati dal vento. Viviamo un’epoca disperata, ma le età precedenti hanno preparato questa costernazione che è nel cuore stesso dell’essere.

La vera sfida non è trovare le parole adatte per definire la condizione umana e neppure le risoluzioni per tentare di renderla davvero umana, ma riuscire ad immaginare la vita nel modo più straordinario possibile, oltre ogni limite, oltre ogni miseria. La risposta non è nelle parole, ma nelle pieghe del silenzio. Avremo il coraggio di concepire l’inverosimile, di addentrarci negli abissi più profondi per scoprirne le sconvolgenti meraviglie?

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06 giugno, 2015

Sinister barrier



Sinister barrier è un romanzo fantascientifico di Eric Frank Russell. L’opera apparve originariamente sulla rivista “Unknown” nel 1939.

La trama. Maggio 2015. Il professore svedese Peter Bjornsen, appena prima di morire a causa di un attacco cardiaco, verga su un biglietto una frase sibillina che allude alla mungitura. Il protagonista della storia, Bill Graham, indagando sul decesso di numerosi ricercatori, conclude che sono tutti morti o per infarto o suicidio. Dopo varie peripezie, Graham riesce ad appurare che il professor Bjornsen aveva scoperto un mezzo per estendere la visione umana nel lontano infrarosso dove aveva localizzato delle sfere azzurre. I globi, che lo scienziato aveva battezzato Vitons, sono esseri senzienti e telepatici. I Vitons si alimentano dell’'energia elettrochimica prodotta dalle emozioni umane. Quando un Viton sugge con voracità le energie dal sistema nervoso può procurare un attacco di cuore fatale: le sfere stanno eliminando tutti gli scienziati che hanno creato o stanno creando dei sistemi per renderle visibili. I Vitons tentano in ogni modo di mantenere il controllo sul loro bestiame umano che non deve diventare consapevole di essere sfruttato. In seguito Graham scopre che le sfere possono essere neutralizzate da un dispositivo che emette onde radio. Sono allestite armi ad hoc e divampa un sanguinoso conflitto tra gli esseri umani ed i “vampiri energetici”.

Il testo di Russell è l’archetipo di molte opere successive che culminano nella celeberrima saga di “Matrix”: sono novelle e pellicole incentrate su una minaccia invisibile da cui dipende lo sfruttamento dell’umanità per opera di creature predatrici. Tuttavia non bisogna incorrere in quello che riteniamo un errore, ossia pensare che la fantascienza abbia ispirato e séguiti ad ispirare le testimonianze relative al controllo ed alla spoliazione occulta del genere umano. Allo stesso modo non sono in genere racconti fantascientifici, il cui Leitmotiv coincide con i rapimenti alieni, a suggerire le esperienze di abduction, ma è probabilmente vero il contrario. Non è un caso se il libro di Russell trova il suo retroterra ideativo nelle investigazioni convulse e febbrili ma rivelatrici di Charles Fort, il Peter Pan della scienza.

Anche Carlos Castaneda con i suoi voladores ha qualcosa da insegnare…

Davvero sconcertante e profetico nella narrazione di Russell il riferimento a sfere senzienti: è una circostanza che preannuncia ipotesi e ricerche attuali in relazione a globi (di plasma?) di solito pericolosi nonché collegati a fenomeni e sorgenti di natura elettromagnetica.

Fonte: Grande enciclopedia della Fantascienza, a cura di Francesco Paolo Conte, 1980, s.v. inerente

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02 giugno, 2015

Cibo e Coscienza



Viviamo tempi di laceranti contraddizioni, di inconciliabili divergenze: così, mentre si afferma una mentalità incentrata sul materialismo e sul consumismo, taluni avvertono l’esigenza di una vita semplice, sana, in armonia con la natura. Dov’è oggi, però, la natura? Quanto sono naturali i prodotti decantati come tali? Al lurido mercato delle corporations, si sta affiancando il settore del biologico che, in una certa misura, è pur sempre mercato.

Se è ancora possibile impostare la propria vita secondo ritmi equilibrati, lontano dalla frenesia tecnologica, risulta pressoché utopico alimentarsi in modo da evitare i veleni che ormai permeano l’intera biosfera. L’aria, l’acqua, il suolo sono contaminati: anche coltivare sul proprio terrazzo gli ortaggi non è la panacea, poiché l’ambiente è pur sempre inquinato, inoltre le piante stentano a crescere e a dar frutti a causa della cronica carenza di luce solare.



Incommensurabile è la distanza tra il mondo com’è ed il mondo come potrebbe essere: avremmo a disposizione le idee, le risorse e le tecniche per rendere i centri urbani e le zone rurali dei paradisi in cui praticare un’agricoltura ed altre attività sostenibili. Autoveicoli alimentati con carburanti puliti percorrerebbero città-giardino; ogni famiglia vivrebbe in abitazioni confortevoli con la possibilità di ricavare energia e tutto il necessario per il sostentamento per mezzo di impianti e metodi ad impatto zero. Così gli "orti urbani" rischiano di diventare dei "morti urbani".

Purtroppo l’establishment boicotta tutte le iniziative volte a favorire un rapporto armonico tra uomo ed ambiente sicché le aree urbane sono delle selve di antenne e di ciminiere, mentre nelle campagne terreni sempre più poveri di nutrienti sono sfruttati ed inquinati attraverso pratiche agricole e zootecniche intensive.

Le etichette sono splendide, ma che cosa si nasconde dietro queste allettanti parvenze?

Ecco che ci è offerta la risoluzione per una vita lunga ed in salute: dieta mediterranea, frutta e verdura e quotidiano esercizio fisico. Peccato che la dieta mediterranea comprenda spesso pasta e pane (è soltanto un esempio) prodotti con cereali radioattivi o transgenici, pieni di pesticidi e di additivi tossici; peccato che oggi giorno l’abitudine a correre all’aria aperta rischi di essere letale... Se veramente bastasse seguire questi consigli, perché le malattie neurodegenerative, i tumori etc. mietono sempre più vittime?

Ci imbattiamo nella solita ipocrisia del sistema, la stessa ipocrisia che osa propagandare l’EXPO, la fiera del cibo-spazzatura, come il forum per nutrire il pianeta in modo salubre. Si affamano le popolazioni, si distruggono i raccolti, si provocano siccità o disastrose alluvioni, si devastano i biomi, ma ci si riempie la laida bocca di “green economy” e di altre scempiaggini pseudo-ambientaliste.

Quando a colpire non è la volgare falsità dei governi e delle istituzioni, ci si deve confrontare con l’ingenuità di chi crede di difendere Gaia, donando il 5 per mille ad un’associazione di truffatori, di chi si illude che sul suo hortus conclusus, sul suo buen retiro non si riversino le pozioni mortifere della geoingegneria clandestina e di analoghe scelleratezze.

Per fortuna l’uomo non è (non solo) quel che mangia: questo ci insegna il filosofo Feuerbach, il cui celebre aforisma, “L’uomo è quel che è”, è stato mal tradotto. Ciò significa che la vera essenza ontologica dell’uomo, quando e se essa si manifesta, lo preserva dalla putrefazione della materia per collocarlo nella dimensione inespugnabile della Coscienza.

Per tale ragione nel Vangelo di Matteo (15, 14) è scritto: “Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo”.

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