29 novembre, 2007

Viandanti. E' possibile che una Luce brilli tra le fitte tenebre del Male?

Siamo viandanti lungo il percorso della vita. Il sentiero è pietroso, disagevole ed erto. L'oscurità ci avvolge fitta, impenetrabile.

Sappiamo che il Male non è un aspetto circoscritto ed accidentale dell'esistenza, ma il cuore delle cose. Esso alberga nella natura, nella storia ed in noi. E' facile credere nell'armonia, nell'amore e nel divino, quando siamo soltanto sfiorati dagli artigli del Male. Se, però, quegli artigli straziano le nostre carni, con la sventura, la malattia e la morte, penseremo ancora che tutto intorno a noi sia armonia? Potremo cercarla, ma brancolando come ciechi, a tentoni. Se continueremo a cercare un senso nell'insensato, una luce nelle tenebre, sarà un miracolo, il miracolo che dimostra quanto il Male, nonostante abbia piantato il suo nero, funesto vessillo nel mondo, non abbia distrutto l'ultima speranza, la speranza di trovare la via. Dov'è la via che porta alla dimora dell'Essere da cui siamo stati esiliati? L'esule rimpiange la patria e sogna, un giorno o l'altro, di ritornarvi.

Oggi, giunti al limitare di Dite, non devono sorprendere la violenza, le guerre, la deliberata distruzione dell'ambiente, le malattie create in laboratorio... No, tutto ciò è normale, la naturale conseguenza di un errore ancestrale. Deve sorprendere, invece, che qualcuno, contro ogni evidenza, contro la fatale fattualità, continui ad ospitare in sé il seme di una speranza e della libertà. Non tutti sono automi. Che cosa succederà quando una terribile arsura, in senso reale e metaforico, ci brucerà? Riusciremo a capire che il mondo, per quanto concreto e "reale", duro e refrattario, è una tragica illusione che vela l'essenza? Se l'illusione può assumere tutte le sembianze più malefiche, l'essenza è un diamante luminoso che nulla può scalfire. Non dobbiamo temere dunque chi può uccidere il corpo, perché un quid è salvo ab origine, come fiamma inestinguibile che neppure una bufera può spegnere. Tuttavia non è facile capire che tra questa dimensione e la realtà metafisica non esiste alcun collegamento diretto: sono come due sponde dello stesso fiume, ma che nessun ponte scavalca. In ciò la radice spesso dello scoramento.

Se, in un mondo ormai calpestato dai più atroci e sanguinari mostri che, ad uno ad uno, eliminano chi si oppone al loro piano di controllo totale, qualcuno ancora sfida le armi più potenti e letali, visibili ed invisibili, non è certo merito tutto suo: sarebbe hybris pensare che l'"eroe" possa tentare di ostacolare, con le sue sole forze, le legioni dei demoni, ormai prossimi alla vittoria in questa dimensione. No, gli uomini che non si sono arresi dimostrano coraggio e determinazione, ma quante volte sono dubbiosi, esitanti, stanchi e vorrebbero gettare la spugna! Se non hanno ancora ceduto, è perché qualcuno forse è al loro fianco. Il sentiero è pietroso, disagevole ed erto. L'oscurità ci avvolge fitta, impenetrabile, poiché tutte le stelle sono cadute.

Il destino dell'uomo: attraversare l'inferno, scendere per tutti i suoi orribili gironi, per concepire la luce del Cielo.

28 novembre, 2007

...E pace in terra agli uomini di buona volontà (articolo di Francesco Lamendola)

Pubblico un altro articolo dell'egregio (in senso letterale) Francesco Lamendola, che ringrazio sentitamente per essersi ricordato di me nell'introduzione del suo testo, in cui, come alcune altre persone che hanno compiuto un salto quantico (piccolo ma decisivo e difficile), presagendo tempi molto cupi, fa appello alla nostra coscienza onde si ritrovi la Via.

Questo articolo è dedicato a Paola, che lavora in un ambiente che non le piace molto perché contraddice le sue convinzioni profonde; tuttavia stringe i denti e va avanti, anche per sostenere gli studi universitari della figlia. Intanto, lotta per mantenersi intellettualmente agile e consapevole, per tenere ben aperti gli occhi sulla realtà in cui, suo malgrado, si trova a vivere. È un piccolo esempio quotidiano di dedizione agli affetti familiari, di senso del dovere, di abnegazione in vista di un fine superiore; uno dei tanti che contribuiscono a mandare avanti la nostra società, nonostante tutte le sue storture e le sue stridenti contraddizioni. Quasi ogni giorno, Paola scarica da Internet i nostri scritti, li stampa e se li tiene, in una pila, sul comodino, per leggerli in qualsiasi momento: quasi avesse trovato una guida spirituale - cosa che ci lusingherebbe, ma che onestamente non pensiamo di poter rappresentare. Questo articolo è dedicato anche a Gianni, che legge sempre con partecipazione, sensibilità e spirito critico quanto andiamo scrivendo, offrendoci poi impressioni e utili suggerimenti. È dedicato a Mario, che ne fa ogni volta un bilancio e ne sa cogliere anche le sfumature riposte; ad Antonio, che ci incoraggia a continuare con le sue buone parole; a Marzia e a tante altre persone, alcune delle quali sono care amiche da moltissimi anni, altre non le abbiamo mai viste di persona, ma conosciute solo attraverso la rete informatica. E anche a coloro che non conosceremo mai, ma che forse hanno trovato qualche spunto positivo nelle riflessioni che andiamo svolgendo dalle pagine di questo sito.

Anche se la prima impressione che si prova, muovendosi all'interno della società odierna, è quella di un mondo estremamente distratto e superficiale, dove tutti hanno fretta e quasi nessuno è capace di ritagliarsi spazi di riflessione e di meditazione, la conoscenza di numerose persone che lottano per non lasciarsi strumentalizzare dal concerto demenziale della pseudo-cultura e della pseudo-informazione e che avvertono, con forza, l'esigenza di risalire alla radice dei grandi problemi spirituali, per portarvi sempre nuova linfa, ci ha permesso di farci un'idea più esatta - e in fondo più ottimistica - dell'attuale momento storico-sociale.


Il disagio della modernità, il rigetto degli aspetti più omologanti della società di massa, il disincanto nei confronti dei miti e dei riti di un consumismo e di conformismo sempre più avvilenti, vanno di pari passo con una rinascita dell'esigenza spirituale, della nostalgia di un rapporto più autentico con noi stessi, con gli altri viventi e con la natura tutta, nonché di un cammino di ritorno verso le nostre radici semi-dimenticate, ossia di un ritorno all'Essere. E quanto più crescono la disarmonia, la solitudine, l'angoscia e perfino la disperazione, tanto più si ridesta in numerosi uomini e donne l'aspirazione ad una vita più autentica, ad un equilibrio più profondo, ad una capacità di amore e di contemplazione in luogo della concorrenza selvaggia e dell'utilitarismo sfrenato.

D’altra parte, ci si può chiedere se abbiamo ancora del tempo a disposizione; se la natura, contaminata dall'inquinamento e stravolta dai mutamenti climatici, possa attendere che il nostro processo di riconquistata consapevolezza prosegua e si sviluppi; se noi stessi, minacciati di distruzione morale e spirituale fino al centro della nostra persona come mai era accaduto nella storia, abbiamo ancora del tempo a disposizione per correre ai ripari e per elaborare delle difese adeguate, che ci permettano di salvare la nostra umanità.

Nei laboratori di una scienza diabolica asservita a poteri economici e politici malvagi, sono in corso mostruosi esperimenti di clonazione, di manipolazione genetica, di controllo telecomandato dei cervelli, di estirpazione della nostra natura spirituale, per produrre automi senz'anima che possono essere fabbricati in serie e adibiti a qualsiasi occorrenza, dalla fornitura di organi per trapianti alla bassa manovalanza per sottomettere gli esseri umani ancora in grado di sentire, di pensare e di volere.

È una lotta contro il tempo.

Ma è una lotta cui non dobbiamo rinunciare, perché ogni esitazione, ogni stanchezza e ogni scoraggiamento ci farebbero perdere ulteriormente terreno: e quei diabolici poteri ci hanno già sospinti sul limite estremo della cittadella assediata. Ancora pochi passi e saremo scaraventati giù, nell'abisso.

Abbiamo parlato, prima, di un cauto ottimismo; e tuttavia aggiungiamo: purché non si sottovaluti il pericolo. Il pericolo non viene soltanto da forze umane; sono in gioco entità assai più potenti che si prefiggono lo scopo di affrettare la catastrofe e di renderla irreversibile.
Citiamo a questo proposito un brano di san Paolo (Efesini, 6, 10-18):

"Infine, prendete forza dal Signore, dalla sua grande potenza. Prendete le armi che Dio vi dà, per poter resistere contro le manovre del diavolo. Infatti noi non dobbiamo lottare contro creature umane, ma contro spiriti maligni del mondo invisibile, contro autorità e potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso.
"Prendete allora le armi che Dio vi dà, per combattere, nel giorno della lotta, le forze del male e per saper resistere fino alla fine. Preparatevi dunque! «Vostra cintura sia la verità, vostra corazza siano le opere giuste e sandali ai vostri piedi sia la prontezza per annunziare il messaggio di pace del vangelo». Sempre tenete in mano lo scudo della fede con cui potrete spegnere le frecce infuocate del Maligno.
"Prendete anche il vostro elmo, cioè la salvezza e la spada dello Spirito Santo, cioè la parola di Dio.
"Pregate sempre: chiedete a Dio il suo aiuto in ogni occasione e in tutti i modi, guidati dallo Spirito Santo. Perciò siate svegli e non stancatevi mai di pregare per tutto il popolo di Dio…"


A mano a mano che le nuvole si vanno sempre più addensando sul cupo orizzonte, oscurando la benefica luce del Sole ed il suo calore, cresce in noi la sensazione che vi sia una regia occulta dietro il meccanismo implacabile che cerca di strappare l'anima del mondo, brano a brano, come un'immensa ruota dentata che avanza inesorabilmente ed è ormai giunta oltre la metà del suo funesto giro su sé stessa (cfr. il nostro precedente articolo Esiste un progetto consapevole per strappare l'anima del mondo).

Gli obiettivi principali di tale operazione sono abbastanza facilmente individuabili:

- Convincere gli esseri umani che il mondo è frutto del caso e che non nasce da alcun piano amorevole né tende ad alcun fine o scopo;
- Convincere gli esseri umani che essi medesimi sono frutto del caso, che la loro esistenza di mammiferi evoluti non ha alcuna meta e non svolge alcuna funzione;
- Convincere gli esseri umani che unico scopo della loro vita è realizzare il massimo profitto e perseguire il massimo godimento, in attesa di sprofondare in quel nulla da cui sono emersi;
- Dispiegare, a tal fine, tutta la potenza economica, finanziaria, mediatica e tecnologica di cui la modernità è oggi in grado di disporre, onde ridurli allo stato di automi privi di volontà;
- Farne oggetto di esperimenti d'ogni genere, mediante onde elettromagnetiche, veleni chimici, messaggi subliminali, ipnosi ed inserimento di microchip nel cervello, produzione di individui-fotocopia mediante la manipolazione genetica e la clonazione, per poi eventualmente sbarazzarsi degli originali;
- Favorire la diffusione di droga, alcool e di una visione negativa e pessimistica della vita, in modo da scoraggiare l'incremento delle nascite e di pervenire al graduale suicidio demografico della specie umana, oltre che accelerando le devastazioni ambientali;
- Promuovere il diffondersi di sette e società segrete il cui scopo ultimo, ignoto agli adepti dei livelli inferiori e medi della piramide, è in ultima analisi l'asservimento totale del genere umano, il suo sfruttamento indiscriminato da parte di élite occulte e, infine, la sua completa distruzione, morale e materiale, secondo le direttive di forze malvagie di natura non umana.

Un simile disegno è difficile da riconoscere da parte delle persone comuni, attanagliate dai mille problemi della vita quotidiana - a cominciare da quelli economici, sottoposte al quotidiano lavaggio del cervello per opera dei mass-media e indotte a cercare un surrogato di emancipazione nel tifo violento degli stadi, nella sequela fanatica di capi politici e religiosi le cui finalità sono totalmente distruttive, nell'abbrutimento sessuale e, in genere, nell'edonismo sfrenato e irresponsabile.
Non bisogna dimenticare che, quasi sempre, la corsa verso l'abdicazione al proprio ruolo di soggetti pensanti e responsabili è camuffata ad arte da una strategia della persuasione occulta che fa apparire come piacevole e desiderabile la strada che conduce all'abisso.

Ci sia consentito, a tale proposito, riportare un brano del teologo tedesco Toth Tihamer, tratto dal suo libro Giovinezza pura (e riportato nel libro dell'ex arcivescovo di Udine, Giuseppe Zaffonato, Catechesi festiva. La legge, Edizioni Paoline, Alba, 1957, p. 252):

"Nel 1914 si combatté la terribile battaglia tra Russi e Tedeschi presso i Laghi Masuri.
"Hindenburg, generalissimo tedesco, che conosceva molto bene quei luoghi, trasse strategicamente l'armata russa presso i laghi, poi sferrò l'attacco. I Russi, tentavano invano una resistenza, si scompigliarono e, spinti dal fuoco e dallo spavento, fuggirono indietro senza ordine. Innanzi a loro i laghi sterminati, dietro i Tedeschi che li incalzavano.
"Non rimaneva che trovar scampo fuggendo attraverso la palude, coperta di muschio e di erbe. Ma essa, sotto la verde, fiorita superficie, nascondeva un profondo mare di fango. I soldati tedeschi videro con orrore i reggimenti russi inghiottiti dal fango della palude. Essi sono immersi sino al ginocchio, sino a mezza vita, sino alle braccia; è una selva di mani che si agitano in alto, sono innumerevoli facce stravolte, è un grido di morte lungo e straziante… Poi le sudice onde del lago si richiudono sopra di loro come gelide pietre sepolcrali.”


Anche noi, cittadini suggestionati e manipolati della megalopoli tecnologica globale, stiamo lentamente sprofondando nelle paludi della Masuria; anche noi stiamo procedendo su quello che può sembrare un prato fiorito, ma è solo la superficie ingannevole di un pericolo mortale: lo strato di fango nel quale potremmo scomparire, dibattendoci invano.

È necessario reagire con uno scatto di orgoglio, con un soprassalto di dignità e di senso della nostra responsabilità. Abbiamo in mano, effettivamente, una responsabilità immensa, quale mai ebbero le generazioni precedenti: decidere se l’umanità possa continuare ad esistere come soggetto autonomo della storia, capace di libere scelte, oppure regredire – forse per sempre – allo stadio di massa bruta ed informe, condotta verso l’abiezione totale da poteri malefici che sono solo in parte di questo mondo. Infatti noi non dobbiamo lottare contro creature umane, ma contro spiriti maligni del mondo invisibile, contro autorità e potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso.

Agli educatori, in particolare, e a tutti coloro che lavorano a contatto con i bambini e con i giovani - e quindi, in primo luogo, ai genitori, che dovrebbero essere gli educatori per eccellenza - incombe oggi una grande responsabilità: diffondere amore, comprensione, apertura e disponibilità verso la vita. Solo così sarà forse possibile contrastare quel disperato odio per la vita che, con diabolica astuzia, viene oggi diffuso a piene mani da esponenti del mondo della cultura, dell’informazione, per non parlare della finanza e dell’impresa. Dai proprietari di discoteche, che si oppongono a introdurre qualsiasi restrizione nella vendita di alcolici o nell’orario di apertura; ai signori della moda, che si oppongono al tentativo di porre un freno all’assunzione di modelle minorenni e anoressiche; alle multinazionali del tabacco e delle armi, contrarie a ogni idea di riconvertire la propria produzione ovunque si assiste allo stesso fenomeno: quello di forze potenti che si oppongono alla vita, che si oppongono all’amore, che diffondono distruttività, pessimismo e nichilismo in nome di interessi egoistici, meschini e assolutamente miopi.

Sono in gioco la nostra dignità, la nostra pace, la nostra anima e la nostra stessa sopravvivenza.

27 novembre, 2007

Che cos'è la matrice?

Che cos'è la realtà?

Che cos'è la matrice ed è possibile uscire da essa? Occorre per trattare questo argomento prescindere dal nesso ormai quasi istintivo col film Matrix, pellicola il cui messaggio per alcuni versi ambiguo, è penetrato nell'immaginario collettivo, segnatamente delle nuove generazioni.

Ebbene, ritengo che si debba risalire più indietro per tentare di comprendere che cosa sia la matrice. Il celebre film, infatti, mostra numerosi addentellati con concetti filosofici soprattutto inerenti al pensiero di Platone. Come ho chiarito altrove, Matrice significa generatrice, quindi la Matrice prima è l'Essere. Forse è un errore quindi riferirsi a Dio come ad un Padre, in quanto Creatore, Egli-Ella è, infatti, Padre-Madre. La madre è colei che (pro)crea.

Quindi coloro che si ostinano a ripetere che bisogna uscire dalla Matrice, usano evidentemente il termine matrice intendendo qualcos'altro, perché il problema o non si può risolvere o non si pone e non è dunque un problema. Mi spiego: se siamo immortali, in quanto frammenti dell'Essere, ne saremo sempre parti. Se, invece, dopo la morte del corpo, tutto finisce, per uscire dalla matrice, basta aspettare il decesso.

Si dovrebbero esaminare altri scenari: ad esempio, quello relativo all'eventualità di vivere, come ritenevano alcuni filosofi stoici e Gurdjeff, sino alla fine del cosmo. Bisognerebbe anche pensare all'orribile prospettiva che la mente continui ad esistere senza il corpo in una sorta di sistema informatico, trasformata in una memoria bio-elettronica che si illude di vivere in un mondo concreto. E' questo lo scenario delineato dal film Matrix. E' una situazione dalle numerose implicazioni ontologiche e vitali che solleva molti interrogativi. Come distinguere la "realtà" finta (generata da un megacomputer) dalla "realtà" vera? Una volta dissolta la "realtà" simulata, la "realtà" vera che caratteristiche ha? La "realtà" vera è del tutto vera o è una proiezione di una Mente-Matrix? Il nostro obiettivo sarà quello di uscire dalla "realtà" finta per inoltrarci nella "realtà" vera. Secondo alcuni scienziati, la "realtà" finta è costituita da un velo elettromagnetico che occulta dimensioni invisibili in cui, ad esempio, vivono altri esseri che normalmente non percepiamo. Per alcuni, allontanarsi dalla matrice significa squarciare il velo e recuperare uno sguardo penetrante che ci consenta di vedere oltre le apparenze.

E', mutatis mutandis, la concezione di Platone che esorta a contemplare il mondo delle Idee, riconoscendo che le cose sono non-essere, un non-essere che, in qualche modo misterioso ed inesplicabile, è. Qui ci troviamo di fronte ad un'altra questione cruciale: sebbene il mondo fenomenico manchi di sostanzialità, è al suo interno che possiamo intravedere il riflesso, per quanto pallidissimo, delle idee iperuraniche. E' al suo interno che viviamo, quantunque consapevoli (per chi abbia compiuto questo salto concettuale) che i fenomeni sono appunto apparenze, anche se esteriormente concrete, solide. Bisogna riconoscere che, nonostante tutti i tentativi, è impossibile risolvere l'antinomia che oppone la realtà noumenica a quella fenomenica, il mondo degli enti eterni ed immutabili al mondo sublunare del divenire, dello spazio-tempo e dell'entropia, il Bene al Male, per quanto relativo, perché non si può capire come dall'Essere eterno, perfetto, incorruttibile derivino la caducità e la corruzione.

Si può giustamente affermare che il divenire non esiste e che il Male è solo parvenza (è questo il pensiero del marchese de Sade, non a caso, noncurante di qualsiasi dimensione morale): tale conclusione è, però, eticamente aberrante, poiché implica una totale indifferenza per ciò che accade, (o pare accadere).

Lo stesso Siddharta Gautama, pur persuaso che il mondo è velo di Maya, si adoperò per lenire le sofferenze delle creature viventi (dei, uomini, animali), perché evidentemente sapeva che, nonostante il mondo sia illusione, il dolore è, invece, concreto. Forse chi si china, com-passionevole sulle creature sofferenti, chi offre il suo cuore e la sua anima, sapendo che il dolore non è illusione in un mondo di illusioni, potrà un giorno essere accolto nella dimora dell'Essere.

Forse l'Essere ha creato un'illusione con all'interno una realtà, il dolore, per stimolare il senso etico degli uomini. Uscire dalla matrice è quindi, in primo luogo, prendere coscienza dell'inganno dei media, delle menzogne della storia e della scienza ufficiale, per cominciare a pensare in modo libero, quindi significa affidarsi all'Essere che, se è, non può distruggere né condannare per sempre una parte di sé. Le arti marziali, le mille tecniche per acquisire poteri che consentano di vincere le "leggi" naturali, sono surrogati di un'esistenza soprannaturale, metafisica che, se esiste, non è certamente nello spazio-tempo e che potremo vivere solo se saremo fedeli alla Terra. I fedeli alla Terra erediteranno il Cielo. Forse.


Articolo correlato: Oscar Bettelli, L'esistenza della realtà, 2007

26 novembre, 2007

Dall’MK Ultra alla nanotecnologia per il controllo mentale

Il presente breve testo è un’introduzione al tema del controllo mentale: su tale argomento il chimico ambientale Dottor Michael Castle ha recentemente scritto uno studio pionieristico di cui, appena possibile, pubblicheremo la traduzione.

Il mensile Area 51, nel numero di novembre, ha dedicato un articolo al tema del controllo mentale in Italia: si è svolto, infatti, ad Anzio tra il 28 ed il 30 settembre scorsi, il primo congresso dell'Associazione delle vittime delle armi elettroniche e mentali.(1)

I lavori sono stati aperti da Paolo Dorigo, egli stesso vittima nelle carceri italiane di torture mentali. Dorigo, rimasto tredici anni nel penitenziario di Spoleto, poiché accusato di aver compiuto un attentato contro la base NATO di Aviano, durante la detenzione, tentò il suicidio, dandosi fuoco con il butano liquido. Fu allora ricoverato presso il CTO di Torino dove subì un intervento chirurgico durato ben sette ore. Dopo l'operazione cominciò per lui un calvario inenarrabile, a causa, secondo Dorigo, di un microimpianto cerebrale. L'uomo cominciò ad udire voci ossessive nella mente, ad accusare ipotermia ed ipertermia, ad accorgersi che erano indotti in lui durante il sonno scenari onirici.

Quello del controllo mentale, attraverso l'ipnosi o altre tecniche che agiscono sull'inconscio, è un argomento ignorato dalla maggioranza delle persone e ritenuto, a torto, solo un soggetto per romanzi e racconti di fantascienza. Così purtroppo non è. Si deve, invece, considerare il mind control una strategia che ha subìto nel corso dei decenni successivi alla seconda guerra mondiale, una costante "evoluzione".

I primi esperimenti in questo sinistro ed inquietante settore di ricerca, risalgono alla Germania nazionalsocialista, dove alcuni scienziati avevano cominciato a studiare i modi per dominare la volontà delle persone. Non è un caso se il progetto statunitense, risalente agli anni 50 del XX secolo, denominato MK Ultra (Mind Kontrol Ultra), contiene nella sigla, una K, iniziale del vocabolo germanico. D'altronde molti brevetti in campo militare, tradotti in tecnologie negli Stati Uniti, sono scritti in tedesco perché scaturiti da studi e sperimentazioni condotti in laboratori del Terzo Reich.

Col passare del tempo, si è passati dalle suggestioni ipnotiche all'inserimento di microimpianti insieme con l'irradiazione di onde elettromagnetiche a bassa ed a bassissima frequenza. E’ un errore pensare che i cittadini comuni siano al riparo da questi intrusi che si insediano nella mente: si assiste infatti, da un lato, ad una programmazione "blanda" della popolazione attraverso i media (dal cinema alla televisione ai quotidiani etc.), dall’altro ad una programmazione molto più incisiva attuata con strumenti elettromagnetici camuffati da antenne, cellulari e via discorrendo.

La prossima frontiera è quella delle nanomacchine distribuite con le chemtrails e destinate forse a trasformare lentamente, in modo quasi inavvertito, le persone in organismi bionici collegati ad una gigantesca rete invisibile, a somiglianza di tanti nodi di una ragnatela tessuta da un mostruoso aracnide che, muovendo le zampe, fa vibrare tutti i fili e le giunture della tela. E’ evidente che la manipolazione mentale ed il controllo psicotronico sono minacce che devono essere conosciute e di cui occorre si diventi consci. E’ necessario che siano denunciati i rischi di queste pratiche abominevoli. Non è ormai più una minoranza ad essere vittima di attacchi elettrodinamici o di simili pericoli: il controllo mentale di massa è un’emergenza reale. La tecnologia odierna è talmente sofisticata che le sue applicazioni, quasi tutte negative, sono inimmaginabili.

(1) M. Bonasorte, Tortura e controllo mentale in Italia, in Area 51, n. 26, novembre 2007

23 novembre, 2007

Prossimi appuntamenti importanti


Venerdì 23 novembre, ore 21:10: “Rebus, questioni di conoscenza” - Scie di condensa o scie chimiche? In onda su Odeon e Odeon SAT (Sky827). In streaming, successivamente, a questo link.

Sabato 24 novembre, ore 17:00: Conferenza sulle scie chimiche a Palma Campania - Sala del Teatro comunale di Palma Campania, via Municipio, 78. Ingresso libero.

22 novembre, 2007

Due velocità

Tempi di paradossi e di tensioni parossistiche quelli che viviamo, con il divario che, di giorno in giorno, aumenta tra i desti e la massa ipnotizzata dalla televisione e dagli altri immondi media del sistema. E' un errore generalizzare: da alcuni uomini e donne promana una luce radiosa, pura. Quella luce è lealtà, coraggio, rettitudine, apertura mentale. Quanti, però, sono "porci in brago"!!! Due velocità: il volgare volgo corre tra le grinfie del Grande Fratello con entusiasmo, trascinando con sé gli incerti, i dubbiosi, gli ignari. Tutti insieme allegramente verso il baratro! I pochi consapevoli sono simili a lenti elefanti aggrediti da moltitudini di formiche fameliche, zampettanti. Gli uomini non sono tutti uguali e di fronte alla pochezza dei ciandala, risalta ancor più la magnanimità degli eroi invisibili. La luce dei fuochi fatui non è quella potente, corrusca degli astri.

Che delusione! Vorremmo ascoltare altri discorsi: siamo nauseati dalla meschinità, dall'angustia di vedute dei pusilli. Questi i frammenti di conversazione che possiamo captare: "Ho problemi con l'ADSL. Devo scaricarmi la musica, ma è lentissimo... Chissà se mio figlio sarà scelto dall'allenatore per la partita di calcio... Che cosa posso regalare per Natale?... Diavolo! Sai che vogliono interrompere la serie Vivere?... Hai visto L’isola dei famosi? Pensi che bisticceranno?".

Questi sono i problemi, mentre il Titanic sta dirigendosi verso l'iceberg. L'orchestra suona: tinnito di calici e argentino chiacchiericcio in prima classe. In terza classe nessuno immagina quanto succederà di lì a poco e che a salvarsi saranno, per lo più, i ricconi. Siamo disgustati dall'indifferenza e dall'ignoranza. Ci verrebbe voglia di gridare: Guardate quegli aerei che vi stanno avvelenando! Continuate a tossire, a starnutare, ad avere vuoti di memoria e non vi accorgete di niente! Dovremmo tutti interrompere le nostre abituali attività e protestare contro il genocidio! Le banche vi derubano, con i loro mutui-capestro, con i loro tassi da usurai! Tutto inutile. Non succede alcunché: inerzia, atteggiamento rinunciatario, pigrizia, conformismo...


Solo il dibattito "politico" è in grado, per qualche istante, di scuotere gli idiotiloti dal loro torpore. Allora per qualche secondo sembrano riprendere vita, ma dopo pochi minuti si fermano ebeti, simili a giocattoli a chiave, una volta che è finita la carica. Se il numero è destinato a decidere il futuro, allora ogni speranza è morta, sepolta. Esiste un futuro per chi non ha avvenire? La risposta è altrove, in un'altra sfera di realtà: l'unica vittoria è la sconfitta definitiva. Il veleno è l'antidoto.

21 novembre, 2007

Il mistero delle Pleiadi

Le Pleiadi sono un ammasso di stelle molto recenti e calde, di colore azzurro, nella costellazione del Toro. Le sette Pleiadi, denominate nell’antichità anche Atlantidi, (Alcione, Atlante, Elettra, Maia, Merope, Pleione, Taigete) sono visibili ad occhio nudo. In realtà, l’ammasso è formato da circa 500 astri, gran parte dei quali dista circa 400 anni-luce dal nostro pianeta.

Il disco di Nebra è un manufatto di bronzo, di forma circolare, del diametro di circa 32 centimetri, recuperato il 4 luglio 1999 dalla refurtiva di tombaroli nelle campagne tra Jena e Halle, in un sito non distante dalla località di Goseck, in Germania. Per W. Schlosser, astronomo dell’Università della Ruhr e per altri studiosi sul disco sono raffigurate le Pleiadi: nella mitologia greca, le sette stelle figlie di Atlante e di Pleione, protagoniste di differenti miti.

Secondo una tradizione, testimoniata in un frammento di Callimaco, le Pleiadi erano figlie di una regina delle Amazzoni. Si raccontava che esse incontrarono in Beozia il formidabile cacciatore Orione che s'innamorò di loro. Per cinque anni, l’’eroe le inseguì finché esse furono trasformate in colombe e Zeus, impietosito, le tramutò in stelle. Al momento della caduta di Troia, la pleiade Elettra abbandonò disperata la compagnia delle sorelle e fu trasformata in cometa. I Greci attribuivano particolare importanza al gruppo delle Pleiadi, poiché vedevano nel loro sorgere a maggio e nel loro tramonto ad ottobre un equivalente simbolico del ciclo della vegetazione e delle attività umane, dalla primavera all'autunno. La più antica citazione delle Pleiadi, nell'ambito di un testo letterario, è quella di Omero nell'Iliade. Così si esprime il poeta: "Vi fece la terra, il cielo e il mare, l’infaticabile sole e la luna piena e tutti quanti i segni che incoronano il cielo, le Pleiadi, le Iadi, la forza di Orione e l’Orsa che chiamano col nome di Carro: essa gira sopra sé stessa e guarda Orione e sola non ha parte dei lavacri d’Oceano".(XVIII, vv. 483-486).

Dai Romani le Pleiadi erano chiamate Vergiliae, forse con riferimento alla primavera, ver.

Anche al di fuori del mondo greco, questa brillante costellazione era importante. Si ritiene, infatti, che le Pleiadi siano effigiate <<su un sigillo accadico del Museo di Stato di Berlino, catalogato VA/243 e datato 2500 a.C., probabilmente copia di un originale sumero, che rappresenterebbe, secondo Zecharia Sitchin ed altri, il nostro sistema solare, ma sorprendentemente (per l'epoca) secondo la teoria eliocentrica, annoverando inoltre tutti i pianeti del sistema più uno ancora oggi sconosciuto all'astronomia ufficiale.

È da tale antico sigillo raffigurante dodici globi (oltre che dalla cosmogonia narrata nel poema epico babilonese della creazione, 'L'Enuma elish', cioè 'Quando nell'alto') che Zecharia Sitchin prese spunto per intitolare il suo primo saggio, 'Il dodicesimo pianeta', considerando il Sole, la Luna, i nove pianeti del sistema solare conosciuti ed un decimo elemento del sistema, Nibiru, 'pianeta dell'attraversamento'>>.


L'esistenza di quest'ultimo oggetto celeste chiamato Nibiru dai Sumeri e Marduk dai Babilonesi, che farebbe ciclicamente la sua comparsa all'interno del sistema solare sembra essere patrimonio storico di diversi popoli. (L. Scantamburlo, Intervista a Zecharia Sitchin).

Se sarà confermata l'ipotesi formulata da alcuni studiosi, come l'ingegner Carlo Bolla, secondo cui il manufatto sumero mostra le Pleiadi e non il sistema solare, bisognerà riconsiderare le congetture circa Nibiru e rapportare, in qualche modo, la cultura degli Anunnaki alle Pleiadi. E' sempre possibile pensare che tale gruppo di astri assuma un significato solo in ordine alla navigazione ed alle attività agricole. Tuttavia non si può escludere il riferimento alla presunta provenienza di una civiltà dello spazio.

Nel mondo ebraico, le Pleiadi sono menzionate dal profeta Amos insieme con Orione.

Sorprende, infine, scoprire in un segno istoriato più volte sul disco di Festo le Pleiadi. Il disco di Festo è il noto manufatto cretese la cui scrittura, presumibilmente sillabica, si può ritenere ancora non decifrata, nonostante la proposta di interpretazione di Fischer, lo stesso archeologo che ha affermato di aver decriptato i caratteri rongo rongo dell'Isola di Pasqua. Alcuni simboli del disco sarebbero simili, secondo Pier Paolo Saba, ai graffiti della Domus de Janas in Sardegna. Saba suppone che la cultura nuragica sia un'irradiazione dei Popoli del mare, in realtà Atlantidei, sciamati, in più ondate, da occidente verso oriente e portatori di tecniche e conoscenze che diedero impulso allo sviluppo dei popoli mediterranei.

Come si può notare da questi accenni, pare che le Pleiadi fossero per gli antichi al centro di un costante interesse, forse di un enigmatico culto stellare. Infatti, secondo il profeta Amos ed alcuni credo di derivazione ebraica, come la religione dei Mormoni, nel centro delle Pleiadi vivrebbe Dio con i suoi angeli.

A distanza di migliaia di anni, le Atlantidi ricompaiono nei controversi resoconti dei contattisti, in primis lo svizzero Billy Meier... ma questo è un altro capitolo, non meno suggestivo e conturbante.

Fonti:

Enciclopedia di antichità classica, Milano, 2000, s.v. inerente
Z. Sitchin, Il pianeta degli dei, Casale Monferrato, 1998
Zret, Amos, Orione e le Pleiadi, 2007
Id., Così parlò Ptaah, 2007
Id., Nibiru tra verità e disinformazione, 2007

20 novembre, 2007

Sky

Siamo inclini a considerare il cielo una dimensione in cui i nostri pensieri e sogni possono spaziare liberamente: in parte ciò è vero, ma quell'immenso ed incantevole scenario è anche un'ombra che vela altre realtà. Nota René Guenon, nella celebre opera Il Re del mondo: "Si avvicina di solito coelum al greco koilon «cavo» (il che può anche avere un rapporto con la caverna, tanto più che Varrone indica tale accostamento in questi termini: a cavo coelum); ma bisogna osservare che la forma più antica e corretta sembra essere caelum, «nascondere». D’altra parte, in sanscrito, Varuna deriva dalla radice var, «coprire» (che è anche il significato della radice kal alla quale si ricollegano il latino celare, altra forma di caelare ed il suo sinonimo greco kaluptein); il greco Ouranos è un’altra forma dello stesso nome, poiché var si trasforma facilmente in ur". (1)

La disamina del termine inglese corrispondente conferma tali valori: sky, infatti, si correla a shadow - shade, ombra (si confronti il greco skotòs). Ora è vero che occorre "ripristinare e preservare il semplice gesto di guardare in alto", come suggerisce James Hillman, poiché tenere gli occhi fissi a terra, a tutto ciò che è piattamente anodino ed utilitaristico è peculiare delle persone dozzinali.


Nonostante ciò, anche scrutare il cielo non è bastevole. Gli occhi e la mente si appagano di quell'oceano in cui veleggiano le nubi o dove, di notte, pulsano cuori scintillanti, ma il cielo è un sipario dietro cui si estendono altre regioni: non alludo soltanto agli spazi cosmici dove l'etere e misteriose energie ribollono invisibili.

Penso anche a quei mondi impercettibili dove dimorano esseri ed aleggiano pensieri, ricordi, emozioni. La noosfera, la sfera della mente, pullula di possibilità svincolate dai limiti spazio-temporali. Se solo, per un istante, riuscissimo a concepire la maravigliosa estasi dell'essere che non è più, quale speranza potrebbe sbocciare nel deserto della vita!

Forse, però, se il cielo si aprisse, vedremmo plaghe offuscate da nebbie livide e popolate di incubi. In questi ultimi anni il cielo è diventato il teatro di fenomeni enigmatici: sfere, oggetti che sfrecciano a velocità formidabili, esseri plasmatici, comete rutilanti, enormi ragnatele... Sono segni: molti sono inquietanti. E' come se lassù si stesse combattendo una guerra tra angeli e demoni.

Di tutto questo, però, non percepiamo che un labilissimo riverbero, perché, come uomini di quest'epoca nera e dura, non riusciamo a vedere oltre le parvenze. Forse gli antichi scorgevano, oltre il soffitto azzurro (in inglese soffitto è ceiling, vocabolo che evoca cielo, per una delle tante imboscate dell'etimologia) altre sfere dimensionali.

Dante Alighieri percepisce e descrive firmamenti metafisici, dove si irradia una luce immateriale: i sette cieli del Paradiso sono i sette livelli della tradizione esoterica, da quello più denso a quello più sottile. Oltre, però, che cosa si dispiega? Impossibile saperlo, perché il Cielo è occultato dal cielo.

Il cielo, come sempre, cela e forse è meglio così.

(1) Secondo Giacomo Devoto, caelum potrebbe derivare da kaidlom, regione delimitata, legato a caedere, tagliare.

18 novembre, 2007

Se l'anonimo seicentesco avesse ragione?

Si vedrà in angusto Teatro luttuose Traggedie d'horrori, e Scene di Malvaggità grandiosa, con intermezi d'Imprese virtuose e buontà angeliche, opposte alle operationi diaboliche. E veramente, considerando che questi nostri climi sijno sotto l'amparo del Re Cattolico, che è quel Sole che mai tramonta... altra causale trouare non si può del vederlo tramutato in inferno d'atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl'huomini temararij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l'humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi...

Ho desunto un breve passo della celeberrima introduzione del capolavoro manzoniano per riflettere sulla possibile origine del Male. E' noto che stilema dei Promessi sposi è l'ironia: l'ironia è il pungolo usato sin dall'apertura del romanzo con l'anonimo seicentesco di cui è bonariamente irrisa l'ingenua visione della storia e dell'umanità. Il secentista, nella sua reboante e dozzinale premessa, dipinge la classe dirigente come formata da persone che, con encomiabile spirito di sacrificio e sollecitudine, agiscono per il bene comune. E' naturale che la Weltanschauung dell'autore è agli antipodi rispetto alla concezione dell'anonimo: dallo stridente contrasto tra le due concezioni scaturisce la scintilla dell'umorismo. E' ovvio anche che Manzoni correttamente vedeva nelle èlites una genia di uomini corrotti, insipienti, rapaci, vanagloriosi: il fosco ritratto da lui dipinto dei potenti si addice alle cricche che governano ancora oggi molti stati, esclusi alcuni uomini onesti ed intelligenti. Non a torto il Marchese reputa I promessi sposi un'opera rivoluzionaria, per la sua carica contestatrice del sistema. Se i ministri della pubblica istruzione (?) non hanno mai proposto l'esclusione del romanzo dai programmi delle scuole superiori è perché forse sanno che l'opera è stata imbalsamata, trasformata in un edificante ed innocuo feulleiton cattolico da generazioni di critici acritici e di lettori sprovveduti. Il problema del presunto cattolicesimo manzoniano, tra l'altro, meriterebbe un discorso a parte che ho affrontato in Manzoni era cristiano?, testo che forse pubblicherò.

Che il Nostro sia uomo di notevole caratura intellettuale è indiscutibile e tuttavia credo che l'influsso dell'Illuminismo sullo scrittore debba considerarsi un limite che gli impedisce di tirare le conseguenze di premesse globalmente corrette. E' a causa della formazione illuminista (quanto oscurantismo nell'Illuminismo!) se, nonostante egli comprenda l'essenza violenta, irrazionale ed iniqua della storia e della società, sbarazzandosi così del falso mito del progresso, che Manzoni circoscrive il dominio del Male alla coscienza.

Egli pensa che il peccato originale abbia corrotto la natura umana e che la Grazia, non di meno, possa salvare ed illuminare chi si è smarrito nelle tenebre. Senza dubbio per lo scrittore il Male è e resta un enigma che trova una sua spiegazione, per quanto insoddisfacente e dogmatica, nel riferimento alla dottrina cristiana venata di Giansenismo. Erra, però, quando esclude l'influsso di potenze demoniache, di agenti di Satana, così come errano quei critici che reputano il richiamo al diavolo per spiegare l'egemonia del Male, "facile e mitico". (Tommaso Di Salvo).

Oggi più che mai si ha l'impressione che, in certuni casi diviene certezza, di come la crudeltà, la ferocia, il sadismo gratuito, mostruosi protagonisti della cronaca, siano il prodotto di forze maleficentissime in grado di possedere alcune persone e di indirizzare le loro azioni verso l'omicidio, lo stupro, la distruzione della natura, la dissacrazione di valori considerati un tempo intangibili.

E' vero che le scelleratezze sono sempre state compiute: il mito greco ce ne offre esempi truculenti, da Atreo che imbandisce al fratello le carni dei di lui figli, a Medea che assassina i bambini avuti dal fedifrago Teseo. Questi exempla sono la prova che il Male è radicato nell'uomo, ma quegli atti sanguinari possedevano una loro pur tetra grandezza, poiché dettati da un movente, quale la vendetta, esecrando ma comprensibile all’interno della cultura greca, o perché compiuti da eroi colossali, capaci di infinito amore e di infinito odio, come Medea appunto.

Oggi, però, moltissimi crimini sono perpetrati per futili motivi o per motivi che restano oscuri. Il Male è diventato gratuito, arbitrario. I malfattori agiscono spesso come automi, come robot telecomandati: rapinano, massacrano, violentano, profanano... e, dopo essere stati catturati, affermano di non ricordare nulla, come se fossero stati dominati da una forza estranea. In alcune circostanze gli omicidi sono commessi sotto l'influsso di armi segrete (Vedi Intermatrix), di comandi post-ipnotici (si pensi a Shiran Shiran, il giovane iraniano che sparò a Robert Kennedy), ma in altri casi pare quasi che certi delinquenti siano posseduti da entità malvagie. Questi esseri oscuri controllano la volontà delle loro vittime?

L’incessante, compiaciuta ostentazione del Male per opera dei media rivela, dietro questa spaventevole esplosione di brutalità, la longa manus della sinarchia, il governo segreto mondiale che mira alla dominazione del pianeta, all'asservimento dei popoli, alla devastazione del pianeta (Vedi Denaro, dominio e distruzione). Che significa ciò? Che l'anonimo, tutto sommato, aveva ragione e Manzoni torto. Infatti da chi è, a sua volta, composto il collegio invisibile se non da signori della guerra talmente maligni, la cui indole demoniaca, si può spiegare solo pensando che essi siano soggiogati da creature diaboliche. Sono cattivi, nel senso di captivi diaboli, prigionieri del diavolo.

Gli uomini normali non sono certo dei santi: sono poltroni, codardi, lussuriosi, ignavi, ghiotti, superbi, invidiosi... ma il male, in loro, resta per lo più latente, come imbrigliato dalla loro stessa pigrizia e pusillanimità, poiché il Male richiede un impegno notevole e temerarietà. Il secentista quindi coglie nel segno, quando evoca le "operationi diaboliche". L'”humana malitia” non basta per trasformare la Terra in un inferno.

Non è superstizione avvertire in questo labirinto tenebroso l'alito mefitico e mortifero dei demoni. Non è superstizione pensare all'"arte ed alla fattura diabolica". Il Diavolo-demiurgo è davvero il principe di questo mondo. Speriamo non lo sia anche di altri.

17 novembre, 2007

Il fiordo

Talora cerchiamo di sviscerare temi assai complessi, di comprendere, di gettare uno sguardo oltre la superficie dei fenomeni. A volte siamo precipitosi: anche senza accorgercene, ci avventuriamo in conclusioni, formuliamo ipotesi avventate e scartiamo idee che, invece, potrebbero essere degne di considerazione. Abbiamo perso l'abitudine al silenzio ed alla ponderazione, irretiti nelle maglie dei pensieri associativi e dei riflessi condizionati.

A volte è necessario creare in noi il vuoto, una condizione interiore che ci permetta di riscoprire le "cose" con occhi vergini. In qualche occasione si avverte l'esigenza di rinunciare ai propri convincimenti, se ne abbiamo: provare ad immaginare come sarebbe la vita, se la concepissimo secondo un'angolazione del tutto differente, quasi camminassimo a testa in giù. Se quello in cui abbiamo creduto fosse errato? Se la verità fosse in antitesi con il nostro modo di vedere il mondo? Occorre procedere con calma e pazienza, dopo aver ancora una volta osservato lo specchio che non riflette nulla. Dovremmo cercare il più possibile di dirigerci verso l'Essenza come l'acqua di un fiordo che, risalendo, penetra adagio verso l'interno. Quell’acqua lambisce le sponde di monti verdeggianti, sempre limpida, tranquilla, sempre più in profondità.

15 novembre, 2007

Giustizia e giustizialismo (articolo di Bojs)

GIUSTIZIA E GIUSTIZIALISMO

Al Presidente della Repubblica Italia
Agli Onorevoli Deputati e Senatori
Alle forze di pubblica sicurezza
Alle forze armate
Al Popolo del mondo intero
e soprattutto a tutti gli Uomini di buona volontà!


PREGO UMILMENTE TUTTI COLORO CHE LEGGONO DI COPIARE QUESTO TESTO E RIPORTARLO SU QUANTE PIU’ HOME PAGE POSSIBILE, AL FINE DI FAR GIUNGERE FORTE LA VOCE DELL'ESSERE UMANO CHE ANCORA VIVE IN NOI. UNIAMOCI FINALMENTE, ALZIAMO INSIEME LA BANDIERA DELL'AMORE.

Innanzitutto la giustizia non è solo un termine letterario ma uno specifico sentimento e desiderio innato che fa parte del DNA dell'uomo così come il bisogno di essere amati ed amare.

Purtroppo, però, da quando esiste l'uomo sulla terra, la giustizia è stata esercitata da uomini che non sono mai riusciti a gestirla ed a rispettarla in maniera perfetta (questo vale per tutte le epoche e le società – nda). Inoltre c'è da considerare che l'uomo ha interpretato la giustizia in modo soggettivo e relativo.

Soggettivo, in quanto ogni uomo interpreta ciò che può sembrare giusto e ciò che può sembrare sbagliato in base a tre fattori:

1) Conoscenza e consapevolezza personale
2) Usanze, tendenze, costumi e conoscenze dell'epoca in cui vive
3) Legislazione imposta dal potere umano di turno

Queste hanno influito sulla coscienza dell'individuo, sul suo modo di percepire il senso di giustizia, sul suo modo di pensare e comportarsi (chi più chi meno – nda).

Relativo, in quanto ha giudicato sé stesso e gli altri in relazione alla concezione di giustizia personale e della legge vigente al suo tempo oltre che in base a vantaggi o svantaggi personali… e nel caso di un governante anche in relazione alla detenzione del suo potere.

Quindi possiamo affermare che il termine con cui ci riteniamo giusti individualmente e come società strutturata, è differente da persona a persona, da società a società e da epoca ad epoca. Non tralasciando comunque che ci sono ed esisteranno sempre dei fattori di base come l'omicidio, la rapina, il sopruso, la violenza… che rimangono inalterati nel tempo e in ogni società. Ma oltre a questi ci sono tutti quei comportamenti che possono comunque arrecare danni gravi ad altri o alla natura, ma che variano e cambiano nel tempo.

Questo è un bug… un errore della Matrix…!! Che non viene percepito dall'umanità in maniera totale in quanto la vita umana ha breve durata in confronto alla storia secolare. Ma la Giustizia dovrebbe essere Ente Supremo, immutabile, univoca, imparziale, indifferenziata, super partes ed eterna. Ma questo non è affatto così sulla terra. PERCHE'??

Perché l'umanità non ha ancora compreso che non potrà mai giudicare e distinguere davvero il bene (vero) dal male (vero), senza prima conoscere l'universo intero! E ciò è impossibile allo stato attuale. Ma una Giustizia giusta, immutabile, imparziale e Suprema ESISTE COMUNQUE al di fuori della Matrix terrena! Così come esistono tra le migliaia di leggi umane, quelle giuste, utili e veramente importanti!
Eppure assistiamo da secoli al triste spettacolo dell'ingiustizia in ogni sua variegata e, a volte, inconoscibile forma.

Quasi tutti gli esseri umani nella loro vita si sono innalzati a giudici degli altri e spesso solo per “sentito dire”, da informazioni indirette e incomplete, per passaparola… in cui l'ingiustizia assume la forma più bieca e non riconoscibile come tale… IL PETTEGOLEZZO!

Nel nostro secolo le notizie indirette e spesso incomplete vengono rilanciate nel mondo dei media e, a loro volta, sono riprese dagli uffici di redazione che, a loro volta, le passano ai capi redattori per la correzione e gli aggiustamenti del “caso” a loro insindacabile giudizio; poi le ripassano agli speaker delle radio, ai giornalisti ed agli annunciatori TV per darle “in pasto” all'opinione pubblica, così come viene lanciata la carne agli alligatori nelle gabbie.

Da questo passaggio in poi nasce un'ulteriore passaparola di: “HAI SENTITO.”? Così nasce il “giustizialismo”! La forma più devastante e aberrante di manipolazione del senso di giustizia nella coscienza individuale e collettiva. Diventa di fatto “gossip”, senza che NESSUNO se ne renda mai conto… tanto per parlare, che male si fa… ??

Ultimo esempio eclatante è ciò che è accaduto domenica scorsa al nostro fratello umano Gabriele. [Riposi nella pace in attesa della sua chiamata]

Sin dai primi momenti, tutti i media, pur riportando la notizia della morte di una persona, non hanno fatto altro che spostare l'attenzione dal fatto più grave e importante, EVIDENZIANDO i termini: ultrà, tifosi, scontri, violenza, teppisti, illegalità, sicurezza, criminali ecc., mentre, in sottofondo alla notizia, passava quasi inosservata la frase: poliziotto spara in aria...

Il TG1, pur dando ampio risalto all'evento manda in continuazione una registrazione video in cui si vede sempre la stessa scena: “un operatore in tuta bianca con alcune persone intorno che apre e chiude il portellone posteriore dell'auto della vittima… senza che ci sia nessuno intorno alla scena del crimine…”. Signori siamo o no in un luogo pubblico?? In genere, le persone sono assetate di guardare le disgrazie… o no? Quante volte per strada quando succede un piccolo incidente TUTTI fanno la fila per guardare??

Quel giorno non c'era nessuno!!! Solo poche persone delle forze di PS. Come mai..?

Nel frattempo (in diretta TV) l'inviata [speciale..??] sul posto del TG1 cosa fa??
Con i potenti mezzi della Televisione Nazionale telefona, badate bene, IN DIRETTA al conduttore del telegiornale.. .TELEFONA??!! E la telecamera??
NESSUNA intervista in diretta ai proprietari o agli avventori o ai presenti (ce ne saranno stati o era deserto?…), nessuna immagine in diretta… nemmeno fossero a Khatmandù… frasi confuse… spiegazioni frammentarie…; non si sa ancora nulla… scontri fra tifosi… gruppi di ultrà.. poliziotto spara in aria per dividere e disperdere i VIOLENTI… nessuno si è accorto di NULLA, sino a quando si sono presentati gli agenti della DIGOS per “sequestrare” i nastri delle telecamere a circuito chiuso... COME..?? Nessuno si accorge di una mega rissa in una stazione di servizio...?? Nessuno nella piazzola di domenica quando il popolo nazional-lavoratore spende i pochi soldi nelle autostrade verso le gioie domenicali…?? Ma se sono sempre piene le piazzole delle stazioni di servizio quando ci passo io la domenica - può essere che sbaglio itinerario… forse…?

A seguire, sul 1° canale nazionale, il programma “Buona Domenica” apre la puntata con “L'Arena” povero spettacolo di gossip domenicale condotto dal 'Gilletti', incentra la discussione tutta sui teppisti, violenti, criminali, tifosi e ultrà, facendo addirittura rivedere le immagini degli scontri in cui perse la vita, un'altra vittima, il povero Raciti.

Gli invitati ipocriti benpensanti e benvestiti, ma poveri in sapienza non fanno altro che urlare, inveire, accusare… i giovani senza più valori, le società calcistiche responsabili dei comportamenti dei loro tifosi, delle leggi troppo permissive, del bisogno di prevenire e reprimere con mano forte gli scalmanati, di inasprire le pene per i violenti. Chiedono pene più severe e certe. Il messaggio è: mettiamoli tutti dentro e buttiamo le chiavi!

Mentre l'imparziale e candido pseudo-giornalista 'Gilletti' con il suo visino buonista dirigeva il concerto, gli venivano consegnate veline su cosa doveva dire, di questi potenziali intellettuali da mercatino del quartiere.

Mentre tutto questo intratteneva i poveri [nel senso letterale] rimasti a casa con il poco denaro a disposizione per arrivare a fine mese [altrimenti sarebbero stati tutti sulle autostrade per viaggiare felici verso mete domenicali… e forse è per questo motivo che la stazione di servizio era deserta], il parallelo tam-tam telefonico percorreva l'Italia da Nord a Sud gridando: “…un poliziotto ha ucciso un tifoso seduto in auto.. innocente…”. Potete immaginare che, nel frattempo, gruppi formati da poche centinaia di chissà quali soggetti abbiano iniziato un'opera di violenza su cui si sono automaticamente concentrati i media e così il faro alogeno è stato spostato dalla scena del delitto e dalla sua gravità per amplificare l'operato di facinorosi e fasulli ultrà che sono serviti da copertura ed offuscamento della reazione dell'opinione pubblica.

Di fatto TUTTI il giorno dopo ricordavano un morto, ma soprattutto la violenza dei teppisti di strada.
Complimenti, informazione giornalistica per la professionalità e l'imparzialità!!!

Di chi è la colpa…?? Cosa è successo veramente…?? Chi ha sparato e perché…?? Chi era Gabriele…?? Domande che rimarranno inevase! Mentre rimane la morte di un'altra vittima del male assoluto, dell'ingiustizia, della superficialità, della mancanza di rispetto dell'uomo verso il suo fratello!!!

Non desidero addentrarmi nei meandri del bosco: non è mio compito in questo momento. Quello che lo spirito desidera in questo triste momento è solo fratellanza e Amore.

Tu che leggi non lasciarti possedere dai vestiti che porti… non permettere che la divisa da te scelta, che sia da tifoso o da militare, da giudice o da governante… ti possieda al punto da ANNULLARE la tua coscienza: quello che hai di fronte è un TUO FRATELLO, nel bene e nel male.

UCCIDERESTI TUO FRATELLO O TUA SORELLA?? SMETTILA DI ODIARE IL TUO SIMILE!
CHI SEI TU, UOMO PER TOGLIERE IL DIRITTO ALLA VITA DI UN TUO FRATELLO??!!
CHI SEI TU CHE GIUDICHI, PENSANDO DI NON ESSERE MAI GIUDICATO??!!
CHI SEI TU CHE TI FAI GIUSTIZIA DA SOLO, FACENDO LA STESSA COSA DI QUELLI CHE CONDANNI??!!
CHI SEI TU CHE, NEL NOME DELLA GIUSTIZIA, CONDANNI ED UCCIDI??!!
CHI SEI TU CHE, NEL NOME DI DIO, TI ERGI A GIUDICE DELL'UOMO??!!
CHI SEI TU CHE, SUCCUBE DI ALTRI UOMINI, UBBIDISCI LORO QUANDO TI ORDINANO DI UCCIDERE UN TUO FRATELLO??!!
CHI SEI TU CHE, NEL NOME DEL TUO DOLORE, UCCIDI CHI HA UCCISO??!!
CHI SEI TU CHE TI FAI POSSEDERE DAL MALE, ANNULLANDOTI COME ESSERE UMANO??!!
CHI SEI TU, UOMO??!!

SEI UN SEMPLICE UOMO, UNA CREATURA, UN PUNTINO SU UN PUNTO UN PO' PIU' GRANDE IN UN IMMENSO MARE DI PUNTI, UN NIENTE DI FRONTE AL CREATORE DEGLI UNIVERSI IMMANI. CREDI TU DI NON DOVERNE MAI RENDERE CONTO??? STAI SICURO CHE NE RENDERAI CONTO ANCHE TU CHE SEI SFUGGITO AL TRIBUNALE UMANO!!!

IPOCRITA!!

Abbandona le tue vesti.. spogliati dei tuoi giudizi.. rinasci come un VERO UOMO..!!
Ama e lasciati amare, abbraccia e lasciati abbracciare, condividi con tutto e con tutti la tua vera essenza, godi pienamente della gioia di stringerti con gli altri tuoi simili di qualsiasi natura, colore, divisa, appartenenza, classe, istruzione.. ecc. ecc.

SIAMO TUTTI FRATELLI SU UN UNICO PUNTO DISPERSO NELLO SPAZIO INFINITO!!


Fratello tifoso, Fratello ladro, Fratello drogato, Fratello ubriacone, Fratello disperato, Fratello senza casa e lavoro, Fratello nella strada, Fratello di sinistra, Fratello di destra, Fratello di centro, Fratello poliziotto, Fratello carabiniere, Fratello finanziere, Fratello soldato, Fratello operaio, Fratello artigiano, Fratello dirigente, Fratello deputato, Fratello senatore...

Onorevole PRESIDENTE

ASCOLTATE UNA VOCE CHE GRIDA NEL DESERTO...


Non giudicate ed il Padre non vi giudicherà. Egli infatti vi giudicherà con lo stesso criterio che voi usate per giudicare gli altri. Con la stessa misura con la quale voi trattate gli altri, Dio tratterà voi. Fate agli altri tutto quello che vorreste fosse fatto a voi.
Quando verrà il giorno del giudizio, molti mi diranno: “Signore, Signore! Tu sai che noi abbiamo parlato a nome tuo, e invocando il tuo nome abbiamo fatto molte opere potenti. Ma allora io dirò: Non vi ho mai conosciuti. Andate via da me… operatori di illegalità.

Se conosciamo e parliamo tutte le lingue del mondo e anche quelle degli [angeli] ma non abbiamo Amore, siamo un cembalo rimbombante, uno strumento che suona a vuoto.
Se abbiamo il dono di essere profeti e di conoscere tutti i misteri, se possediamo tutta la scienza e tanta fede da smuovere i monti, ma non abbiamo vero Amore, non siamo niente.
Se diamo tutti i nostri averi ai poveri, se sacrifichiamo il nostro corpo
ma non abbiamo vero Amore, non serve a nulla.
Perché chi Ama davvero è... paziente e generoso. Chi Ama non è mai invidioso, non si vanta non si gonfia di orgoglio.
Chi Ama è generoso, è rispettoso... non cerca mai il proprio interesse, non cede alla collera ed al male... dimentica i torti subiti.
Chi Ama davvero non gode dell'ingiustizia, la Verità è la sua gioia.
Chi Ama è sempre comprensivo, sempre fiducioso, sempre paziente, sempre aperto alla speranza.
L'Amore non tramonta mai. Cesseranno i doni dello Spirito…
il dono delle lingue cesserà, la profezia sarà eliminata, la conoscenza svanirà. Poiché abbiamo conoscenza parziale e la profezia è limitata.
Ma quando sarà arrivato ciò che è perfetto, ciò che è parziale sarà eliminato.
Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo e ragionavo come un bambino.
Ma, da quando sono un uomo, ho smesso di agire così.
Poiché oggi vediamo in maniera confusa, come per mezzo di un vecchio specchio,
ma allora sarà faccia a faccia.
Al presente conosciamo parzialmente, ma allora conosceremo accuratamente
come siamo accuratamente conosciuti.
Ora dunque ci sono tre cose che non svaniranno: fede… speranza… amore.
Ma di queste la più GRANDE di tutte è...

AMORE...!!!


Arrivederci Gabriele… arrivederci Filippo...

B O J S

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Ex Oriente lux?

Ex Oriente lux: è una frase che si ripete spesso ad indicare che la cultura umana ebbe la sua scaturigine in Oriente, là dove sorge il sole. Giovanni Semerano sostiene che la scoperta della città di Ebla ha causato una radicale evoluzione negli studi del Medio Oriente, nell'ambito sopratutto della linguistica: gli idiomi indoeuropei sarebbero il prodotto delle antichissime lingue della Mesopotamia, in particolare di ceppo semitico. Sarebbero chiariti così non solo i reali valori dei nomi del mondo divino ed eroico compreso l’universo biblico, ma anche il significato di regioni, fiumi, monti del continente europeo.

Semeraro, per citare solo un esempio, considera l'inglese "net" (rete), il tedesco "Netz", il latino "nassa" e "nodus" connessi ad una base semitica corrispondente all'accadico "nadum" nonché all'ebraico ed egizio "wdj". E' noto che Semeraro reputa che anche l'etrusco sia una lingua di ascendenza semitica. Ora, senza addentrarmi in complesse questioni glottologiche di tipo genetico, mi pare che la sicumera con cui lo studioso riporta tutte le lingue ad un substrato semitico sia discutibile.

In primo luogo egli dimentica che una delle lingue più antiche, insieme con l'egizio ed il cinese, fu il sumero, un idioma agglutinante di origine oscura, ma non semitico. Nel sumero si dovrebbe forse rintracciare la fonte da cui, a mo' di tanti ruscelli derivarono le altre lingue, sebbene spesso si noti una discontinuità tra la lingua delle "teste nere" e quelle semitiche. Non dimenticherei, però, neppure che varie tradizioni suggeriscono che un'altra culla della civiltà fu nell'estremo Nord e nell'Ovest. La tradizione iperborea e quella atlantidea più storiche che leggendarie, risalenti ad età antidiluviane, testimoniano l'esistenza di regioni settentrionali ed occidentali da considerarsi poli di irradiazione culturale. Antichissimi miti, tracce linguistiche relative soprattutto a piante ed animali, testimonianze storiche ed iconografiche (si pensi ai misteriosi Popoli del mare raffigurati talora con un copricapo piumato come i nativi americani, ai cigni effigiati sulla ceramica filistea), fonti archeologiche, paleontologiche e letterarie (si veda almeno G. Vinci, Omero nel Baltico), rivelano un altro fulcro della civiltà, un perno non medio-orientale.

Bisognerebbe stabilire se la cultura occidentale e quella orientale abbiano la stessa origine, come è probabile, o se siano indipendenti l'una dall'altra. Non escluderei che esse rimontino ad un intervento esterno amalgamato a culture terrestri forse piuttosto primitive per le quali costituì un impulso determinante. Indicare un'esatta cronologia delle varie civiltà è impresa assai ardua, specialmente se si considerano le sincronie, le sovrapposizioni, gli intrecci spesso inestricabili che rivelano talora una compresenza di tracce storiche e preistoriche negli stessi periodi, con strani salti tecnologici e discontinuità.

Tuttavia disconoscere tutto il contributo mitopoietico e linguistico delle culture nordiche ed occidentali, di cui fu espressione anche quella megalitica, mi pare azzardato. Ricondurre ogni manifestazione alla Mesopotamia è riduttivo, ma forse si comprende, se si ricorda che alcuni retaggi sono esclusi dalla paleontologia, dall'archeologia e dalla storia ufficiali forse perché custodiscono segreti scomodi. E' un caso se le persone dai capelli rossi sono oggi vittime di una strisciante persecuzione? Certo, la luce polare è fredda, ma è pur sempre luce e potrebbe rischiarare molti misteri.

13 novembre, 2007

John Titor e l'eclissi del 2012

Quasi tutti conoscono la storia di John Titor, il sedicente uomo del futuro che proverrebbe dall'anno 2036. Egli avrebbe viaggiato nel passato per recuperare un computer IBM 5100 del 1975. Recentemente Voyager, la trasmissione televisiva diretta da Giacobbo, ha dedicato in ciascuna puntata uno spazio alle avventure temporali di John Titor.

Non è questa la sede per tentare di stabilire se si tratti di una burla mediatica ben congegnata o se la storia corrisponda, invece, a verità, anche perché potrebbe trattarsi di un espediente per saggiare la reazione degli utenti della Rete di fronte alla delineazione di scenari futuri più o meno plausibili. Sui paradossi in cui si incorre attraverso i viaggi nella quarta dimensione e sulla possibilità teorica di percorrere la linea temporale a ritroso ho indugiato in Portali e nell'articolo Biforcazione: il futuro è oggi.

Qui vorrei, invece, riflettere non sugli aspetti tecnici, scientifici e filosofici inerenti a tale complesso tema: infatti un risvolto importante delle predizioni post eventum di Titor è stato trascurato, sebbene su di lui si sia scritto moltissimo. Vediamo prima, però, brevemente alcune anticipazioni del globetrotter: Titor descrive gli Stati Uniti come una nazione in preda ad una guerra civile, con un controllo sui cittadini per opera della polizia capillare e rigidissimo. Titor delinea anche una divisione tra la popolazione urbana schiacciata da uno stato di tipo dittatoriale e la gente che ha deciso di rifugiarsi nelle zone rurali, in parte al riparo dalla morsa del potere centrale contro cui combatte strenuamente. L'uomo anticipa anche un terzo conflitto mondiale con il coinvolgimento di Israele, stati medio-orientali, Cina, Russia, Europa, Stati Uniti.

La situazione preannunciata, alla luce dei sinistri eventi che si succedono in varie regioni del mondo, con le crisi fomentate dalla sinarchia, crisi che esacerbano le tensioni fra paesi e fra etnie, appare piuttosto verosimile. La "profezia" riguardante la creazione all'interno del CERN di microscopici buchi neri si può considerare globalmente adempiuta: è noto, infatti, che nel laboratorio svizzero sono stati condotti esperimenti in questa direzione. Gli scienziati del CERN hanno affermato che è possibile creare artificialmente dei piccolissimi black holes.

Nell'ambito di questo quadro, per nulla rassicurante, costituito da scontri bellici con l'uso anche di ordigni nucleari, immani distruzioni, morte di milioni di persone, penuria di viveri e di acqua, epidemie, il misterioso personaggio non accenna neppure, per quanto mi consta, al tanto decantato cambiamento del 2012, un anno come tanti altri, funesto più o meno come i precedenti ed i successivi. Infine Titor liquida tutte le speranze messianiche di palingenesi e di instaurazione nel mondo di un regno di giustizia e di pace, con poche smagate considerazioni: "La fine del mondo profetizzata nell'Apocalisse detta di Giovanni, si crederà si sia avverata nella terza guerra mondiale, dopo la sua conclusione. La gente temerà che Cristo sia tornato, non ce l'abbia detto e sia molto adirato. Il Cristianesimo si sfalderà ancora in nuovi gruppi e confessioni".

Dunque l'anelito verso "un nuovo cielo ed una nuova terra" che soffia tra le foreste tetre e scheletriche di questi nostri tempi è destinato a perdersi? La fiamma rutilante della speranza è un fuoco fatuo?

Non sarebbe la prima volta nella storia in cui attese escatologiche restano deluse, come vedremo in Segni e sogni e di cui anticipo un passaggio in nota (1), anche se è legittimo pensare che l’intera storia di Titor potrebbe essere uno stratagemma per distruggere le speranze in un reale rinnovamento. D’altronde dove finisce la verità e dove comincia la menzogna?

E' naturale che ho considerato solo il versante empirico del tema, perché sul piano interiore e spirituale la salvezza è forse possibile in qualsiasi momento, anche se a precise condizioni. Tuttavia attendersi un intervento esterno risolutivo mi pare illusorio. Alla fine qualcuno, di fronte agli avvenimenti che si stanno preparando, convinto che nulla è ineluttabile, si appiglierà al detto di Appio Claudio Cieco Suae quisque fortunae faber est. Altri contrapporrà aforismi fatalistici: "Ciò ch'ha esser convien sia". Che circa il domani non ci sia alcuna certezza concordano tutti.

(1) Nella Prima lettera ai Tessalonicesi 4, 15-7, epistola attribuita a Paolo, si legge:

"Vi diciamo questo nella parola del Signore, che noi i viventi, i rimasti sino alla venuta del Signore, non precederemo coloro che si sono addormentati: il Signore stesso, con grido, voce di Arcangelo e tromba di Dio, scenderà dal cielo e prima risorgeranno i morti in Cristo, poi i viventi, i rimasti verremo rapiti insieme con loro, nelle nubi, ad incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore".

Paolo ed i suoi seguaci dovettero restare molto delusi, poiché il Signore non scese dal cielo per portare con sé i viventi, a differenza di quanto assicurava il Tarsiota.



Approfondimento: Luca Berto, John Titor, L'uomo del futuro

12 novembre, 2007

Criceti

Lex universa est, quae iubet nasci et mori. E' una legge universale: ciò che nasce è destinato a morire. (Publilio Siro)

L'alito maligno, mefitico degli eventi esala da un mondo in putrefazione. Sono miasmi soffocanti, intollerabili. Ci aggiriamo tra le macerie della vita, aggrappati ai fili sottili delle nostre fragili "verità". Le stelle sono cadute ed il buio si agglutina tutto intorno minaccioso. Siamo stanchi, logorati da questo moto immobile ed assurdo, simili a criceti che corrono freneticamente sulla ruota all'interno della gabbia.

Dopo aver percorso strade impervie, dopo aver salito erte pietrose, traversato deserti infocati, brughiere flagellate da gelidi venti, paludi insalubri... ci ritroviamo nel punto di partenza, prigionieri di un labirinto edificato dal demiurgo folle, l'Arconte della materia che si diverte a tormentare le sue creature, come quei bambini che tagliano la coda alle lucertole e trafiggono con gli spilli leggiadre farfalle.

Siamo stanchi: vorremmo solo scivolare adagio in un sonno profondissimo, senza sogni, senza neppure un'ombra di coscienza. Per sempre.

11 novembre, 2007

La caduta della dimensione etica

La dimensione etica appartiene all'uomo? Dall'inaudita ferocia degli Assiri ai massacri gratuiti dei soldati impegnati in missioni di "pace", la storia umana è totalmente disumana. La vita si alimenta della morte: ciò è inevitabile. Chi ci dà il diritto di mietere i cereali per nutrirci dei loro chicchi trasformati in farina ed in pane? Chi dà il diritto all'homo sapiens (???) di macellare una pecora per nutrirsi delle sue carni? E' questione di sopravvivenza ed è già una crudeltà di cui, un giorno o l'altro, pagheremo il fio. Come si può allora considerare la violenza sadica, gratuita di chi infierisce contro persone inermi, incolpevoli? In che cosa questi carnefici, mascherati da soldati umanitari, si distinguono non certo dagli anima-li cui erroneamente sono assimilati gli uomini più implacabili, ma dai demoni?

Sono demoni a possederli? I demoni stessi non hanno un barlume di coscienza? La coscienza è assente, perduta, cancellata: la dimensione etica è una chimera. Crediamo sia normale sentire un'uggia, un fastidio per le scelleratezze commesse. Pensiamo debba essere un sentimento universale. Evidentemente non è così: né qualche bimbo prova rincrescimento quando si accanisce contro un suo coetaneo né certi adulti sentono il rimorso per aver torturato ed ucciso. Colpa dei media e della società? Non dovrebbe essere consustanziale alla natura umana un briciolo di umanità? Se esistono ancora persone con una tensione morale, ciò è di conforto, ma come spiegare la totale indifferenza, anzi il disprezzo nei confronti di valori etici, noncuranza che soggioga la stragrande maggioranza dell'umanità? Ripeto: qual è la differenza rispetto a demoni?

Qualcosa ha determinata la caduta nell'abisso: il peccato originale, il tradimento di un antico patto, un errore, nel senso specialmente di deviazione e di falla nel programma, un declino progressivo. La misura è colma. Il calice è pieno di veleno. L'indifferenza e l'inerzia alleate della malvagità, simili a testimoni di delitti che si rifiutano di deporre in un processo, sono la norma: incapaci di indignarsi, gli uomini vuoti, riceveranno il loro guiderdone in questo o in un altro piano di esistenza. La Giustizia esige che chi ha scialacquato, oziato, trascorso il tempo tra crapule ed orge, senza neppure per un istante ascoltare una voce interiore, anzi invocando la pena di morte contro certi criminali (tipico atteggiamento dei benpensanti) conosca un giorno che cosa significa "vivere" come i Palestinesi. Nessuno può ritenersi del tutto innocente, ma è la spietatezza immotivata e compiaciuta di sé che non può conoscere assoluzione ed oblio. L’espiazione di questo male enorme deve essere postulata.

09 novembre, 2007

Ni-ente

L'altro giorno discorrevo con un amico circa la prospettiva futura, intesa come destino che ci attende dopo la morte. Vorrei, in modo semplice, anche se forse un po' riduttivo, riflettere su questo tema che talora attraversa le nostre normali giornate, a somiglianza di un fulmine che graffia un cielo "sereno". Qual è, in fondo, la sorgente di quella che definiamo "spiritualità", se non la nostra tendenza a proiettarci col pensiero in una dimensione non determinata sotto il profilo spazio-temporale? Francesco Lamendola, a tale proposito, parla di una doppia cittadinanza che caratterizza ognuno di noi: infatti siamo a pieno titolo cittadini di questo mondo, ma sentiamo anche di appartenere ad un'altra realtà. E' una sorta di sdoppiamento e la nostra vita corre su due binari paralleli che non s'incontrano mai: il binario della vita ordinaria percorso dalla stragrande maggioranza delle persone e la rotaia dell'esistenza profonda, essenziale, metafisica.

Alla fine la domanda che a volte ci poniamo è la seguente: che cosa accadrà dopo la nostra morte? La risposta potrebbe essere quella di Democrito e di tutti i materialisti: dopo sarà il nulla. La materia-energia si trasformerà e della nostra identità non resterà alcunché. Capisco che il nulla possa sgomentare, ma, se così fosse, torneremmo soltanto in quello stato di totale incoscienza in cui eravamo beatamente immersi prima della nascita. Senza coscienza di sé non esistono né dolore né noia: il Nirvana è una condizione tanto atroce, soprattutto per chi, durante il suo cammino terreno, ha patito sofferenze morali e fisiche indicibili? Non penso.

Se consideriamo, però, che il cosmo di cui siamo parte integrante, è la manifestazione dell’Essere, il discorso cambia. E' ovvio che l'esistenza, anzi l'essenza dell’Essere non può essere dimostrata: la si assuma quindi come una petizione di principio o come un postulato da cui ricavare delle conseguenze teoretiche. Se esiste una Mente universale, le creature potrebbero essere pensieri di questa Coscienza, pensieri pensati e quindi portati verso l'ex-sistenza, ossia proiettati nello spazio-tempo, come le idee che si formano nella nostra mente, immateriali ma collocate in una dimensione cronologica e passibili di divenire moti ed azioni nello spazio.

In altre parole, in quanto enti promananti dall'Ente, in quanto parti dell'Ente è possibile che essi siano caduchi, effimeri, mortali? Come i ricordi che, dopo essere stati dimenticati, non sono cancellati, ma archiviati nella memoria, sicché, con apposite procedure, possono essere rievocate rimembranze che ritenevamo per sempre perdute, gli enti sono permanenti, eterni. Dovremmo immaginare che Dio perda delle parti di sé e che, col tempo, il suo essere si assottigli per rifluire nel Nulla, il giorno in cui l'ultima creatura morrà, spentosi ormai l’ultimo astro del firmamento.

E' forse probabile, come c'insegnavano gli Stoici e, in un contesto differente, Nietzsche che l'universo, volto visibile (neppure sempre) di Dio sia sempre esistito e sempre esisterà, in cicli continui di generazione e distruzione, di esplosione ed implosione, simile al respiro ininterrotto di un Essere vivente.

La stupefacente, incomprensibile complessità del cosmo formato da un numero incredibile di livelli di realtà, inoltre, lascia intuire che l'esistenza terrena sia solo un modo determinato di una Vita infinita ed indeterminata. E' come se la vita fosse simile ad un pesantissimo meteorite precipitato sulla Terra: il meteorite si disintegra in mille frammenti, ma il cratere resta lì per sempre. Sembra quindi che, ci piaccia o no (non mi avvince molto l'idea), non sia possibile più distruggere ciò che ha avuto origine, anzi ciò che esiste ab aeterno.

In tale riflessione, la credenza in una resurrezione dei corpi si situa a metà strada tra la concezione della mortalità dell'io e quella dell'immortalità dell'anima. La resurrezione, infatti, implica la fine temporanea dell'identità, riesumata e restituita, sub specie corporis, il giorno del Giudizio universale. Quello che non mi convince di tale dottrina è la concezione di una perpetuazione di ciò che non esiste, ossia da un non-ente deriverebbe un ente, poiché la materia, in quanto tale, è con ogni probabilità, un epifenomeno, un non essere, un divenire che, si pensi a Parmenide, non è. Come può rinascere ciò che non è? La materia non è, a mio parere, un ente in senso pieno: la considero, invece una semplice possibilità sulla scia di molti filosofi e scienziati, da Platone a Berkeley, da Fichte a Malanga etc. che conferiscono alla corporeità, a ragione, uno status virtuale, secondario.

Si è visto, in questi ultimi decenni che le teorie in conflitto con il senso comune, con una logica rigidamente aristotelica, si sono rivelate spesso plausibili: per questo, anche se pare smentire il giudizio (fallace) dei sensi, credo che la materia sia un non essere, sebbene dotato di una sua esistenza misteriosa ed inspiegabile, laddove il vero ente è un altro e pare che, essendo ente, non possa diventare ni-ente.

08 novembre, 2007

Portali (nona parte)

Lo studioso Francesco Lamendola, nell'articolo intitolato Da Dove vengono le materializzazioni del pensiero?, ci ricorda che: “Scienziati dei nostri giorni, psichiatri e gruppi di potere militare si sono interessati al principio dei tulpa (1); Lynn Picknett e Clive Prince, nel libro-inchiesta "Il complotto Stargate", descrivono il tentativo di oscuri centri di potere politico-militare di evocare i nove dei di Eliopoli, ossia di resuscitare l'antica religione egiziana, per i loro fini di dominio mondiale.

La formulazione del mito di Atum comprende perfettamente anche l'idea di 'inseminazione' dell'universo con la vita. Forse i sacerdoti eliopolitani sapevano davvero come la vita si origina e si diffonde nell'universo.

Tale dunque era la 'primitiva' religione dell'antico Egitto, governata dalla grande enneade: i nove dei che rappresentavano tutta la vita e tutta la saggezza. L'antica civiltà egizia, così spesso sottovalutata anche dai nostri studiosi più eruditi, continua ad affascinare con misteri che ci mandano il loro richiamo dall'antichità. Ma avremmo scoperto che c'è in giro qualcosa di nuovo, un improvviso, inspiegato interesse per i segreti perduti degli Egizi ed un vortice di misteriose attività tra le loro più venerabili rovine. Qualcosa di strano sta succedendo a Gizah, qualcosa che è intimamente connesso con l'inizio del nuovo Millennio e del ventunesimo secolo. Individui e organizzazioni cercano il sapere perduto degli adoratori dei nove numi per loro specifici scopi. Stanno per intraprendere un'impresa immensa, forse addirittura catastrofica: appropriarsi dei misteri per i loro fini, osando perfino tentare l'impensabile: sfruttare perfino gli stessi antichi dei.

Lo scrittore H. P. Lovecraft, da parte sua (secondo lo studioso Colin Wilson) tentò - forse inconsapevolmente - di richiamare sulla Terra i Grandi Antichi, divinità primordiali capaci di scendere dalle stelle mediante una "porta" magica. Secondo questa interpretazione, gli dei sono letteralmente creazioni della psiche umana, portati all'esistenza dalle invocazioni, dalle preghiere e da appositi cerimoniali magici. La teoria di Lovecraft sugli dèi spaziali è basata sul potere evocatore di certe preghiere e di certi riti per opera degli esseri umani: per mezzo di essi, si può aprire una sorta di "porta" interdimensionale, attraverso la quale le entità "maledette" sono in grado di penetrare nel nostro continnuum spazio-temporale, donde furono cacciate, in epoche immemorabili, da altri esseri - i cosiddetti "Grandi Antichi" - che li avrebbero "esiliati" negli intermundia siderali. L'idea che entità spirituali possano essere evocate e perfino "create" da un determinato orientamento psichico degli esseri umani, nonché dal compimento scrupoloso di riti ben precisi, è un'idea tipicamente magica, propria non solo della magia dei cosiddetti "primitivi", ma anche dei maghi colti del Rinascimento: Johann Reuchlin, Cornelio Agrippa di Nettesheim, Teofrasto Paracelso, John Dee, Gerolamo Fracastoro e Gerolamo Cardano. Inoltre è un'idea che sembra ricollegarsi alla Cabala, poiché il pensiero cabalistico pone una precisa relazione tra il potere dei nomi e la capacità di agire in maniera magica sulla realtà naturale.

Un film, Stargate, nel suo titolo e nel suo intreccio, si riferisce ad un cancello, varcato il quale, ci si può inoltrare in un altro piano di realtà. Il regista statunitense Roland Hemmerich girò nel 1994 questa pellicola.

Questa è la trama: è scoperto, nel 1928, presso la piramide di Cheope, un anello egizio su cui sono incisi dei geroglifici. Molti anni dopo, nel 1994, l’archeologo, dottor Daniel Jackson (Spader) riesce a decifrare i misteriosi segni, comprendendo che il manufatto è uno stargate, un passaggio interdimensionale verso un altro mondo. Lo studioso, insieme con un contingente militare statunitense agli ordini del colonnello Jack O ’Neil (Russell) decide di oltrepassarlo, approdando su un pianeta simile all’antico Egitto, dove lavora una comunità di schiavi, che dapprima scambiano gli sconosciuti per divinità, per poi ospitarli. Gli schiavi sono costretti ad estrarre la quarzite dalle miniere, poiché il minerale è usato per fini tecnologici. La popolazione, ridotta in condizioni di servaggio, adora Ra (Davidson) che ritiene un dio. Decriptando antiche iscrizioni, mostrategli da Skaara, figlio del capo della comunità e da Shàuri, una giovane del luogo, Daniel scopre che Ra è un extraterrestre parassita. Egli giunto, circa 10000 anni prima sulla Terra, per evitare l'estinzione, si è impossessato via via di corpi di giovanetti ed ha costruito lo stargate per rifornirsi di prigionieri che provengono dal nostro pianeta. Ra si mantiene in vita, per mezzo di un sarcofago atto a rigenerare i tessuti del corpo ospite.

La squadra di terrestri, scoperta l’atroce verità, è aggredita e catturata dalle guardie dell’alieno, ma, durante la pubblica esecuzione, il popolo insorge e il gruppo di militari riesce a dileguarsi. O 'Neil, con un’audace sortita, colloca una bomba atomica nell'astronave su cui si è imbarcato Ra. Il velivolo esplode e, nell’esplosione, il malvagio “dio” muore.

Circa la possibilità che eventuali civiltà extraterrestri coprano enormi distanze, percorrendo corridoi spazio-temporali, bisogna rilevare che un tempo tale scenario apparteneva soltanto all’immaginario fantascientifico, mentre, in questi ultimi tempi, non sono pochi gli scienziati che, almeno a livello teorico, non escludono che un giorno si potrà trasferire un oggetto da un luogo all’altro dell’universo in modo istantaneo o comunque superando la velocità della luce. Anzi esperimenti in tal senso sono già stati compiuti: sono state, infatti, trasmesse delle informazioni attraverso cunicoli ultramicroscopici, invece, sul piano macroscopico, due zone diverse A e B di un cosmo curvo, possono essere valicate dai ponti di Einstein-Rosen. Nell’universo quantistico i viaggi superluminali sono possibili: nel mondo empirico sembrano valere altre “leggi”. Sembra
.


(1) Tulpa è un termine tibetano appartenente all’ambito delle credenze proprie del buddhismo magico. Il termine definisce un entità incorporea creata attraverso particolari metodi di meditazione da monaci buddisti. Secondo tali credenze l'essere, che vive nel piano astrale, può essere visualizzato sotto molteplici aspetti (soprattutto di natura animale) da altri monaci in meditazione”.


Leggi qui l'ottava parte.

07 novembre, 2007

Io ho un Padre... (testo rielaborato da Bojs)

... da sempre… l'ho incontrato in famiglia, nelle serate con dei "veri" amici, anzi fratelli, nelle favole raccontate da mia madre, nelle poesie e nei quadri di mio padre, nei giochi da bambini con mio fratello, in quel poster dove "le scarpe che non porti, sono le scarpe di chi è scalzo, il pane che non mangi è il pane dell'affamato", nella "lettera ad un bambino mai nato".

Un Padre sorridente, ironico, direi satirico. Prende in giro i sessuofobi, i prepotenti e gli integralisti di qualsiasi ideologia politica o religiosa. Un Padre di "Ama… e fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te", e chi se ne importa se sei povero, sconosciuto, incasinato, se hai sbagliato molto nella vita e sei ancora alla ricerca della tua vera identità e del tuo “vero essere”.

Ride di un uomo seduto in alto nella sua bella e morbida poltrona e delle migliaia e più che lo applaudono.

E' incazzato con chi sfrutta i poveri, approfitta dei deboli, opprime la libertà individuale con la scusa di proteggere, con chi sacrifica vite umane sull'altare del potere malefico e li sconvolge nel profondo della coscienza fin dalla tenera infanzia, lasciandoli nell'ignoranza, senza veri indirizzi di vita, senza aiuto, senza cibo, senza genitori, senza lavoro, senza vita.

E' incazzato con chi fa le guerre, con chi mente spudoratamente sulla pelle di milioni di morti, coi serial killer, con le multinazionali della fame e della morte, con i politici bugiardi complici e colpevoli di non proteggere i loro popoli, con i padroni che, nel nome del dio denaro, sfruttano i lavoratori e avvelenano la terra, con gli uomini religiosi di falsa devozione, che parlano parlano, ma non fanno veramente nulla per nessuno, se non per sé stessi.

E' un Padre che non si manifesta nel vento impetuoso, ma nella brezza leggera, impercettibile, che arriva a volte d'estate in serata. E' riflessivo il Padre, sa che il mondo è complesso: "ragioni" è sempre plurale, almeno in una piccola significativa parte.

Gode della gioia del più piccolo tra gli uomini (anche da qui puoi sentirne la calda risata), ma piange con chi piange, è disperato con chi è disperato, la sua mano, tenta di accarezzarne, discreto e presente, la spalla.

E' un Padre che conosce la sofferenza, che non appare, ma è un vincente, ha donato la vita di suo figlio al mondo, per questo così vicino agli uomini, ognuno perdente, ognuno democraticamente uguale nella morte.

Ma il Padre bandisce la tristezza, il calvario è "situazione provvisoria", e torna a ridere, insieme a te, a satirizzare sul mondo, grottesco ed incomprensibile.

E' un Padre libero e rispetta la tua libertà, anche quando non gli piace, al limite ti prende per il culo e ti fa capire la tua stupida ignoranza, smontando tutto ciò che credi sia verità assoluta e su cui hai fondato i pilastri della tua vita. Ma poi, se vuoi, riflette insieme a te e perdona, perché sa della nobiltà della parola "perdono", avendo già parlato della complessità della vita.

E ritorna ad incontrarti nello sguardo curioso e attento di un figlio, di un uomo silenzioso che soffre o in una delirante situazione che ti è vicina, o nell'amore intenso con la tua donna.

Ti chiama lui, se tu non lo chiami. Non è solo Dio, ma il tuo vero Padre ed ha piacere di parlare con te. Come stasera...

Il discorso finisce sui guai del mondo, le ingiustizie, l'avidità, l'indifferenza, la solitudine, gli egoismi individuali, le incomprensioni, la fame, le malattie, le guerre, il terrore.

Ascolta silenzioso, come sempre discreto, poi prova a replicare donandoti speranze, satire riflessive seppur amare, ma io lo incalzo raccontandogli di quanti lo tirino in ballo per proclamare la verità assoluta di un Dio senza compromessi, ma presentato senza concretezza e poi di quanti si fanno scudo di lui per coprire infamia, orrori, guerre e terrore, spezzandolo in occidentale o orientale, in molte forme variegate e altrettanto insulse, di quanti morti, di quanti oppressi, di quanti orfani, di quanti papà e mamma senza figli, di quanta infelicità generata dagli uomini nel suo nome.

Resta in silenzio nel dolore e nella Sua misteriosa conoscenza superiore, sicuro e sereno, ma mi rimane vicino silenzioso. Lo saluto, toccandogli la spalla, "vado a dormire" dico. Non si muove e rompe il suo silenzio chiedendomi: "posso rimanere qui?". Si accomoda sul lettone e, ogni tanto, lo sento, nel sonno, toccarmi i capelli per sapere se ci sono.

Ecco, ora di giorno cammina dietro di me e di tanto in tanto mi tocca i capelli, cercando di ripararmi dalle intemperie della vita. Poi tenta di riprendermi la mano per tornare a guidarmi nella via che rassicura.

Certo è complicato distruggere tutto il male del mondo una volta…, figuriamoci due.., ma è determinato e la sua determinazione mi ridà fiducia e la mia fiducia accresce la sua determinazione.

E' orgoglioso, diamine, e tornerà presto a prendere per il culo gli uomini potenti, ridando speranza e fiducia nella vita, nel lavoro, nell'amore da tutti e verso tutti, ognuno come può, per quei santi compromessi che prevedono la vera vita a noi sconosciuta, su questo bellissimo pianeta, intensa, felice e infinita come obiettivo.

Altro che la bestemmia della pace e sicurezza portate dall'uomo.

B O J S

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