31 agosto, 2013

La legge dell’attrazione (terza parte)

Leggi qui la prima parte.

Se il tempo è uno stratagemma affinché gli eventi non accadano tutti insieme, nello stesso istante; se, in altre parole, tutto è già accaduto, è palese che è impossibile incidere sui fatti.

Siamo attori che recitano una parte? Il copione è stato già scritto e la “libertà” è forse nel timbro di voce con cui possiamo pronunciare le battute? E’ difficile confutare che il tempo è un inganno, per quanto tenace. E’ sufficiente assopirsi per sovvertirne le coordinate e la sequenza passato-presente-futuro (nei sogni) o addirittura per annullarlo (nel sonno profondo).

Se dunque il tempo non esiste come ente assoluto, non esiste neppure la possibilità di dominarlo. Gli accadimenti sono fotogrammi di una pellicola girata da un regista ignoto. Come in una pellicola la rapida successione dei fotogrammi dà l’illusione del movimento, così l’avvicendamento delle vicende nella nostra esistenza crea l’apparenza del moto e del libero arbitrio.

Alcuni autori illustrano l’intenzione nel modo seguente: ”L’intenzione si associa al concetto proposto da Wayne Dyerquale, secondo cui essa sarebbe una forza universale che permette l’atto stesso della creazione, in tutti gli ambiti, ed alla quale abbiamo libero accesso grazie alla nostra caratteristica di essere parte olografica dell’universo stesso, dal quale anche l’intenzione trae origine. L’intenzione cosi intesa non è solo un atteggiamento personale che ci spinge ad agire individualmente, ma è piuttosto un’energia universale alla quale ricorriamo (anche in modo inconsapevole) per dare forma reale alla nostra fisicità”.

Per Deepak Chopra, “l’intenzione è il punto di partenza di ogni sogno. È il potere creativo che soddisfa tutte le nostre esigenze”.

L’aforisma di Chopra è bello, ma è una mera petizione di principio. Dyerquale evoca l’energia universale, l’universo olografico, la fisicità, senza nemmeno provare a spiegare che cosa intenda con queste parole. E’ un discorso del tutto privo di riferimenti chiari. Semmai può servire come consolazione. Il mondo ci appare molto diverso da questo luna park olografico. “Il mondo, brulicante di essere corruttibili, è un disastro inesplicabile”. (L. Bossi)

Che il pensiero individuale possa creare dal nulla la materia, quando più gli aggrada, è da escludere. Che possa in qualche modo influire sugli avvenimenti e sulle “cose” è controverso. Ammettiamo pure che il singolo possa controllare il tempo, quindi gli eventi, in contrasto con quanto sopra affermato. Resta comunque un ostacolo che pare insormontabile: la frattura tra pensiero e “realtà”.

Nota Boutroux che tra fisica e chimica, tra chimica e biologia, tra biologia e psicologia si aprono delle fratture. Le leggi fisiche mostrano discontinuità con quelle chimiche, le chimiche con quelle biologiche etc. E’ arduo comprendere come si possa saltare il fosso.

Il fisico Schrodinger si chiese come gruppi di atomi piccolissimi, troppo piccoli per aderire a leggi statistiche esatte possano rivestire un ruolo dominante negli avvenimenti ordinati di un organismo vivente. Vale a dire, in che maniera il mondo atomico e subatomico, con la sua anarchia e la sua incoscienza, può generare la vita organizzata (la sfera organica) e la coscienza? Manca – è evidente – qualcosa. Che cosa nessuno sa.

Se circoscriviamo il problema alla supposta azione del pensiero sulla corporeità, notiamo anche qui una distanza incolmabile: se res cogitans e res extensa sono ontologicamente diverse, allora la risoluzione migliore per comprendere come si possano collegare, è quella proposta dagli occasionalisti, per cui è Dio ogni volta ad agire. Tale ipotesi esclude il libero arbitrio umano. Se, invece, esiste solo il pensiero (Idealismo), esso opera su una “realtà” fittizia. Tuttavia questo pensiero trascendentale (Io trascendentale per Fichte) non coincide del tutto con ciascun individuo, anche se ciascun individuo partecipa di esso.

Ecco l’errore gigantesco dei new agers: credere che l’intenzione individuale combaci in toto con l’Intenzione universale. L’uomo è Dio. E’ un po’ come pensare che con una sola nota musicale sia possibile comporre un numero considerevole di melodie.

E’ possibile che una Coscienza cosmica produca un universo (un universo-sogno?) che noi percepiamo come tangibile e concreto, anche se potrebbe essere una mera illusione sensoriale. Se è così, però, questa Coscienza onnipotente ed onnisciente può lasciar mai spazio alla libertà dei singoli che, tra l’altro, sono soltanto ombre proiettate dalla Coscienza-luce? Se cedesse anche una minima frazione della sua potenza, non sarebbe più perfetta e quindi non sarebbe più Dio.

Se, invece, esiste solo la materia, allora il libero arbitrio non ha ragion d’essere, poiché alle quattro interazioni fondamentali ed alle loro propaggini chimico-biologiche soggiacciono leggi (modi di funzionamento dei processi energetici) che sono le radici delle esperienze intellettuali e spirituali. I positivisti ottocenteschi riassumevano l’idea in tal guisa: “Il cervello secerne il pensiero”.

Per ora ricapitoliamo. Vedremo in seguito altre implicazioni dell'abnorme problema.

Esiste solo lo Spirito (alias Coscienza, Dio, Mente cosmica, Energia immateriale etc.): il libero arbitrio ed il potere dell’intenzione creativa sono prerogative di Dio. La libera volizione del singolo è un’adesione perfetta alla volontà assoluta, inscalfibile di Dio: “E’ n sua voluntade è nostra pace”, (Par. III). Dio può avere una sola testa ed una sola volontà, altrimenti diventa schizofrenico.

Esistono sia lo Spirito sia la materia: il libero arbitrio si esplica nel momento in cui la coscienza individuale riesce ad agire sui fatti e sulle cose, ma questa azione è solo possibile mediante l’intervento della Coscienza universale (o comunque di un agente esterno) in cui tra l’altro sono stati decisi (sognati?) ab aeterno, fuori dal tempo, gli eventi che sembrano dipanarsi nel tempo. Ergo il libero arbitrio non esiste.

Esiste solo la materia: la libertà umana non esiste, giacché tutto dipende da ineluttabili leggi fisiche.


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APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

29 agosto, 2013

Qualche aforisma sulla storia

Il problema con le “lezioni della storia” è che di solito le comprendiamo dopo averci sbattuto la faccia contro. (R. Anson Heinlein)

La storia è una permanente congiura contro la verità. (Anonimo)

Non è mai stata scritta una storia della pace. (F. De André)

Vi sono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che ci viene insegnata, la storia ad usum Delphini, e la storia segreta dove si trovano le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa. (Honoré de Balzac)

La storia che conosciamo è solo una parte della storia dell’umanità. (G. Galli)

L'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari. (A. Gramsci)

La storia è la versione dei fatti di chi detiene il potere. (G. W. F. Hegel)

La storia è un padrone che, come servitore, alla verità preferisce la menzogna. (A. Koestler)

La storia insegna che la storia non insegna nulla. (A. Manzoni)

La storia non è magistra di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve a farla più vera e più giusta. (E. Montale)

I libri di storia veritiera esistono; latitano i lettori.


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27 agosto, 2013

Il cerchio

Dream one day we’ll see the light. (Ké)

Così il cerchio si chiude. L’umanità, decaduta da uno stato edenico, in comunione piena con l’essere, ha camminato, vagato per milioni di anni nel mondo delle lotte, dei contrari e delle sanguinose contraddizioni per vivere sulla propria pelle il bene ed il male. Scissa dal Principio, esiliata dal senso, essa lo ha cercato nei cieli sconfinati, oltre la morte; ha domandato a tutti i veggenti, a tutti i maestri, a tutti i saggi quale fosse la strada per il ritorno.

Oggi scopre che la strada che scende nell’abisso è la stessa che la porterà a casa.

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26 agosto, 2013

La propaganda di regime non è giornalismo

Ché se la voce tua sarà molesta
nel primo gusto, vital nodrimento
lascerà poi, quando sarà digesta.

Questo tuo grido farà come vento
che le più alte cime più percuote;
e ciò non fa d'onor poco argomento.


(Dante, Paradiso XVII, vv. 130-135)

Il Dottor Marco Preve, redattore del quotidiano “La Repubblica”, ha replicato ad un messaggio inviatogli da studenti ed ex allievi del sottoscritto. Egli afferma di non aver disonorato alcuno con il suo balzano articolo ed anzi ritiene che contro di lui sia stato sferrato un attacco. La verità è un’altra: il Dottor Preve è solo lo stereotipo dei sedicenti giornalisti che da anni critichiamo in maniera recisa per il loro pericoloso e pernicioso ruolo. Abbiamo definito questo ruolo, parafrasando Orson Welles, Primo strapotere. Plagio, disinformazione, conformismo, propaganda, trascuratezza, cortigianeria... sono i capisaldi del “giornalismo” mainstream.

Non è dunque una questione personale (credo che di per sé il Dottor Preve sia una persona degnissima, sebbene indottrinata in modo irreparabile), ma una condanna implacabile dell”’informazione” al servizio dell’establishment. I quotidiani sia cartacei sia telematici, con l’unica eccezione di “Rinascita”, dovrebbero essere ignorati, almeno per il vergognoso stupro della lingua italiana. Si aggiunga che sono del tutto diseducativi per le falsità, maldicenze, veline, notizie distorte, sciocchezze... che vomitano senza tregua.

Nessuno intende insultare le testate ufficiali, perché, in quanto alleate del sistema, sono già un insulto all’intelligenza, dal momento che esistono. Ad onor del vero, bisogna ammettere che anche sulle pagine mercenarie del regime talvolta sono pubblicati un editoriale o un’inchiesta validi, ma sono appunto eccezioni che non cambiano la sostanza.

No. Il Nostro non ha svolto il suo mestiere in maniera corretta, poiché un vero cronista dovrebbe indagare e verificare, non costruire i suoi balordi pezzi sulla delazione di un anonimo o sulle dicerie di qualche comare.

Il “cuore del problema” sarebbe l’imbarazzo di taluni genitori di cui, ammesso e non concesso che le lettere non siano state inviate dal solito Task Force Butler e sodali, Preve incarna il deprimente perbenismo piccolo-borghese, la mentalità angusta e pedestre del bottegaio che vota per l’”uomo forte”. Ci si turba, perché i propri figli apprendono che le “missioni di pace” non sono poi così umanitarie e disinteressate. Ci si turba, perché esiste il rischio mortale che una tantum si offra un’interpretazione non canonica rispetto ad un evento o ad una questione. Ci si turba, perché si studiano (o si dovrebbero studiare) Dante, Machiavelli, Manzoni, Michelstaedter, Nietzsche, Orwell, Marcuse etc. che ai potenti non la mandavano certo a dire. Perfetto: sostituiamo tutti gli autori della filosofia e della letteratura con i romanzi di Liala. Spesso gli adolescenti sono molto più maturi e svegli di certi adulti benpensanti ed omologati. Scrivono anche meglio di tante blasonate penne!

Di imbarazzante e di inquietante vediamo l’omologazione, l’adesione al non-pensiero unico, propalati proprio da chi dovrebbe, invece, prenderne le distanze. E’ questo il vero “senso critico” che il Dottor Preve menziona senza cognizione di causa, come un cieco nato che vuole disquisire di colori.

Bisognerebbe sfiorare tanti altri argomenti dalle notevoli implicazioni, ma non intendiamo tediare i lettori. Dunque concludiamo esortando l’egregio redattore a falsificare (in senso popperiano) quanto scritto ed assodato circa i “fatti catodici” di Palazzo Chigi. Non basta pontificare, asserendo che la meticolosa ricostruzione dell’”avvenimento televisivo” è una “bestialità”: lo si deve dimostrare in modo incontrovertibile ed onesto. Il guanto della sfida è stato lanciato. Le chiacchiere – come le diffamazioni - stanno a zero.

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24 agosto, 2013

L'eclissi del potere

Epater le bourgeois…

Qualcuno si chiede perché Essi odino l’umanità. Non credo che nella maggioranza dei casi coloro siano animati da un astio incoercibile nei confronti del genere umano. Piuttosto gli Altri ci trattano come noi trattiamo gli animali: li sfruttiamo, li macelliamo, ce ne cibiamo, ma senza sensi di colpa, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Perciò l’obiettivo dei Satrapi non è sterminare l’umanità, ma, perpetrato uno sfoltimento della popolazione, addomesticare una specie di homo ex sapiens che sia docile ed imbelle.

Nella preistoria gli ominidi selezionarono bovini, ovini, suini... adatti alle esigenze di comunità formate da agricoltori ed allevatori: furono progressivamente valorizzate le caratteristiche del bestiame che erano ritenute utili per gli uomini, non per gli animali stessi. Lo stesso discorso si può applicare alle piante. Non si vede dunque perché i Capi dovrebbero comportarsi in modo diverso con i loro subalterni. Se imparassimo a rispettare e ad amare la natura, ci potremmo ritenere meritevoli ed innocenti.

Visto che alcuni uomini non si lasciano soggiogare con facilità, si ricorre alla forza o all’astuzia. Gli obbedienti saranno presto ridotti in stato di schiavitù, un servaggio, però, che, a differenza di quanto accadeva nell’antichità, sarà invocato dai futuri servi, essendo considerato addirittura uno stato desiderabile. A tal punto può giungere il plagio. Non vedremo alcun gladiatore ribellarsi. Da che cosa dipende questa diversità di reazione? Nel passato le classi dirigenti erano identificabili ed era riconosciuta la loro feroce oppressione; oggi i “cittadini” si avventano contro inetti scambiati per decisori, contro una classe “politica” di parassiti, mentre i veri padroni, se non sono ignorati, sono glorificati. Assistiamo all’eclissi del vero potere che è nascosto. Non a torto qualcuno lo definisce stegograzia, ossia supremazia di chi resta nell’ombra. E’ un’egemonia che quanto più si mostra “democratica” e persino sollecita nei confronti di minoranze emarginate e perseguitate, tanto più affila gli artigli per scuoiare le vittime che ama divorare vive.

E’ evidente che se non si riconosce il reale antagonista, non si potranno mai portare alla luce i veri misfatti e scopi. Non si tratta forse neppure di combattere, almeno non nel senso ordinario, ma di denunciare ed esporre al pubblico ludibrio le élites, la cui natura è squisitamente sadica, ossia distruttiva e votata al male per il male. Perciò è fatica in gran parte sprecata cercare di inchiodare una specifica cricca alle sue pur gravi responsabilità (i Sionisti, gli Stati Uniti, il Vaticano, la Massoneria deviata etc.), quando i più influenti sono comunque marionette manovrate da gente che viene da Altrove.

Purtroppo oggigiorno la pressoché totale sparizione del discernimento impedisce di vedere, di comprendere e di indignarsi di fronte alle più patenti ingiustizie, a meno che qualche iniquità non ci tocchi da vicino. E’ questa un’altra discordanza rispetto al passato, quando la capacità di giudizio ed il senso di appartenenza alla società erano più diffusi.

Un amico che vive in Grecia mi riferiva che ormai il paese è spaccato: ad una massa di diseredati che si ingrossa sempre più e cui sono negati i più elementari servizi, si affianca un gruppo di privilegiati che possono usufruire di campus prestigiosi, di cliniche all’avanguardia, di un insieme efficientissimo di prestazioni. Non solo, per la gente facoltosa, nonostante le misure di austerità imposte dai laidi banchieri internazionali, è tutto o quasi gratuito! Credo che l’Ellade sia il laboratorio del Nuovo ordine mondiale, con la creazione di una casta costituita da superricchi che vive separata dal volgo poverissimo ed inerme. E’ anche lo scenario descritto nella “profetica” pellicola “Elysium”.

Le forme di sfruttamento sono destinate quindi a perpetuarsi, anzi ad inasprirsi ed ad estendersi dal Terzo e Quarto mondo all’Occidente. Il turpe abuso a danno dei popoli, però, non si limita all’ambito economico, poiché è, invero, una mungitura di energie per opera di un drappello di psicopatici che si nutre di terrore e di sofferenza.

Riflettevo nell’incipit sul fatto che gli Alienati non detestano gli uomini. Tuttavia ritengo che in certi casi li invidino. Che cosa invidiano? Un’immortalità che essi possono conseguire solo con la tecnologia, riducendosi ad agognare l’ebete sopravvivenza della creatura assemblata dal Dottor Frankenstein? Un potenziale di cui noi stessi siamo ignari? La coscienza? La coscienza da sola contro le armi più micidiali, contro il dominio capillare, contro l’ipocrisia più ripugnante, contro una frode plurimillenaria. E’ poco? E’ molto?

Chi sarà capace di ascoltare, udrà la risposta.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

22 agosto, 2013

Realtà e televisione

Non abbiamo schermi contro lo schermo.

"Il mezzo è la realtà. Realtà è innanzitutto ciò che si può vedere, televedere. Questo positivismo ottico ha come conseguenza sia l’ampliamento sia il restringimento della nostra coscienza. Lo sdoppiamento della realtà conduce non raramente alla confusione della realtà ed entrambi al livellamento della realtà. Invece che ai film di guerra, ogni giorno assistiamo, da qualche parte, alla guerra come film.

Una maggioranza che silenziosamente sta a guardare dimostra la propria partecipazione permanente e la propria permanente indifferenza. La realtà diventa l’immagine della realtà, l’immagine stessa diventa realtà, anzi iperrealtà ed una realtà sostitutiva. Struttura ed effetti simili hanno le immagini della pubblicità, dei giornali e delle riviste; immagini come astrazione dalla realtà, realtà come astrazione. Su questo paradosso si basa in notevole misura soprattutto il realismo fotografico.

Il consumo di immagini e l’uso della realtà vanno inoltre di pari passo ed all’unisono con l’utile e la perdita che si traggono dalla realtà. La coscienza acuta è, nello stesso tempo, la coscienza smussata, quella informata è nel contempo manipolata. L’onnipresenza del nostro terzo occhio elettronico minaccia di renderci monocoli: veri Polifemi, accecati dalla realtà".

Dal saggio di Peter Sager, “Le nuove forme del realismo”, Milano, 1976

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APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

20 agosto, 2013

La questione del negazionismo: psicopatologia della morte quotidiana

Con il passare del tempo i significati di certi vocaboli possono cambiare. A volte il valore semantico originario si offusca, talora si perde del tutto, soppiantato da un altro. Talvolta le accezioni si moltiplicano.

Nel Medioevo il termine “usura” denotava il prestito di denaro ad interesse, anche modico, attività condannata e proibita dalla Chiesa. Oggi per “usura” si intende un interesse eccessivo. Usuraio è quindi lo strozzino, non chi si accontenta che gli sia restituito il denaro prestato cui aggiungere una piccola quota magari per coprire l’inflazione.

Negli ultimi anni i lessemi “negazionista” e “negazionismo” sono via via slittati dal campo relativo alla Shoah all’àmbito dei crimini governativi: chi non ammette le scelleratezze del sistema o di alcuni suoi apparati è, a ragione, dichiarato “negazionista”. Infatti egli, contro ogni evidenza, ignorando una mole imponente di prove e documenti, si incolla alle versioni ufficiali, false in toto o in parte, negando in primo luogo a sé stesso l’opportunità di conoscere e di approfondire.

Occorre, però, a questo punto una distinzione: esistono i negazionisti ingenui e quelli in mala fede che sono, invero, disinformatori sempre impegnati a nascondere o a filtrare le verità scabrose ed a denigrare cittadini liberi e ricercatori non omologati. I negazionisti sprovveduti sono persone in cui agisce il bias di conferma, ossia un istinto che li porta a rifiutare a priori le informazioni destabilizzanti per un già precario equilibrio psicologico.

Siamo di fronte a sintomi psicologici che connotano l’uomo spersonalizzato nella folla. Alla psicologia incentrata sull’individuo subentra lo studio della massa. Elias Canetti docet. Qui ci limitiamo a constatare che nei creduloni una percezione distorta, parziale, edulcorata del reale eclissa una visione più o meno oggettiva e critica. Le capacità cognitive sono molto limitate, la memoria storica è quasi cancellata, le competenze interpretative sono ad un livello embrionale: sono casi di cecità e di semi-analfabetismo intellettivo, qualche volta di idiozia.

Il problema diventa squisitamente psichiatrico, quando si considerano le psicopatologie da cui sono affetti i depistatori. Codesti figuri sono senza dubbio paranoici: infatti la paranoia è una malattia mentale contraddistinta da idee deliranti e da manie di grandezza in personalità che paiono, per il resto, normali.

Il ritratto del disinformatore è presto delineato: megalomane, ossessivo, violento, monomaniacale, guerrafondaio, amante delle armi, ultranazionalista, estimatore di tiranni, scientista, fissato, fanatico, ignorante, dogmatico, settario, bigotto. In qualche occasione si osservano inclinazioni scatologiche e persino coprofile o pedofile. Il suo ego ipertrofico e gigantesco si rimpicciolisce al cospetto dell’Autorità cui obbedisce con vile adulazione di tipo fantozziano. Diffusi tra i negazionisti la sindrome di Stoccolma e conflitti irrisolti con enormi difficoltà a costruire rapporti interpersonali equilibrati e costruttivi.

Di grande interesse è inoltre lo sciatto idioletto del negazionista prezzolato: è invaso da frasi fatte, da vocaboli gergali, da improperi da taverna. Uno studio delle occorrenze consente di stabilire che per un buon 80 per cento i testi dei vari disinformatori sono sovrapponibili, a causa degli stereotipi linguistici. Ciò denota una pressoché totale mancanza di personalità. Coloro sono simili a tanti timbri firma, la cui unica differenza consiste nell’inclinazione della sigla e nella quantità maggiore o minore di inchiostro, secondo la pressione esercitata. I sudditi nell’era della loro riproducibilità tecnica... Si amplia la prospettiva di Walter Benjamin.

“La psicopatologia della vita quotidiana” degenera nei disinformatori in “psicopatologia della morte quotidiana”. Costretti, in cambio di qualche privilegio (temporaneo) ad insultare su centinaia di forum e di blog, a studiarsi a memoria i vaneggiamenti sgrammaticati di Paolo Attivissimo, a compulsare furiosamente manuali di cui non capiscono una sillaba, si riducono in uno stato pietoso di larve.

Gli insabbiatori, obbligati a trascorrrere interi giorni ed intere notti per tappare le falle che sempre più si aprono nella propaganda negazionista di regime, defraudati di una vita relazionale, possono solo sublimare insuccessi e nevrosi, enfatizzando il loro ridicolo ruolo, simili a persone colpite da gravi disturbi alimentari. Costoro più sono frustrati, più ingurgitano cibo, più ingrassano in una spirale perversa.

I negazionisti istituzionali amano ostentare fotografie che li ritraggono: smunti, gli occhi strabuzzati e spiritati (si pensi all’inquietante Stefano Petrò), terrei, hanno atteggiamenti muscolari solo sulla Rete. Al di fuori sono più molli di budini.

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18 agosto, 2013

Idoli ed idee

Gli uomini passano, le Idee restano.

Uno degli atteggiamenti consueti anche fra chi si è allontanato dall’ideologia dominante è l’inclinazione ad adorare un nuovo idolo. “Caduto un idolo, se ne fa un altro”. Così, dopo che un “uomo politico” ha deluso, perché non ha mantenuto le sue promesse, si diventa fan di qualche altro demagogo.

Ciò purtroppo avviene pure nel variegato mondo dell’informazione più o meno non allineata (o considerata tale): Barnard, Benetazzo, Chiesa, Grillo, Mazzucco, Zagami... sono i nuovi idoli. Le loro valutazioni hanno lo stesso valore dell’ipse dixit, mentre dovrebbero essere recepite con acume, cercando di sceverare le diverse informazioni.

E’ una condotta irrazionale: ognuno dovrebbe dimostrare discernimento e spirito critico per attenersi alle analisi, alle acquisizioni, ai risultati, prescindendo da chi li divulga. Non bisogna confondere, anzi identificare il messaggio ed il messaggero. Il messaggio va sviscerato, le fonti, pur con tutte le abnormi difficoltà inerenti al problema della documentazione, devono essere vagliate. E’ opportuno poi focalizzare le notizie per mezzo dell’osservazione e del giudizio personale. Non basta: sono necessari ulteriori riscontri, comparazioni e verifiche.

Se l’esito dell’indagine non si sovrappone del tutto o in parte alle asserzioni degli “idoli”, pazienza. Se ci si ostina a pendere dalle labbra del guru che ha informato in modo più o meno plausibile, si dimostra un contegno infantile. Si resta attaccati alla sottana. Ogni fruitore, alla fine, si formerà le sue idee e persino i suoi convincimenti. Dimostrerà intelligenza ed elasticità mentale, se sarà disposto ad adattare ed a completare la sua visione del mondo, dopo aver acquisito ed assimilato altre conoscenze.

Bisogna rifuggire dalla personalizzazione: un attacco ad un ricercatore indipendente, ad uno scienziato anti-sistema, ad un cittadino non omologato, non è tanto un’aggressione alla persona, piuttosto un tentativo di soffocare un’idea, di calpestare la libertà d’espressione. Quando questo accade, non è in pericolo il singolo, ma il diritto.

Il discorso circa l’indipendenza vale per le verità empiriche, per i cosiddetti “fatti”. E’ naturale che, qualora si intenda intraprendere un percorso di Gnosi, è indispensabile affidarsi ad una guida. Dante fu accompagnato nel suo viaggio iniziatico da Virgilio e da Beatrice. [1] Da soli, si può solo vagare per sempre nella “selva oscura”.

Così ciascuno dovrebbe essere tanto autosufficiente da capire in quali situazioni può e deve camminare sulle proprie gambe; tanto umile da sapere quando, invece, ha bisogno di un mentore.

[1] Virgilio è il Maestro che conduce dall’esperienza terrena alle soglie del mondo intelligibile; Beatrice la Guida nella sfera spirituale.

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15 agosto, 2013

Sem, Cam, Iafet... e la Repubblica dell'ignoranza

Ma nondimen, rimossa ogne menzogna,/ tutta tua visïon fa manifesta;/ e lascia pur grattar dov'è la rogna. (Dante, Par. XVII, vv.127129)

L’accusa che spesso è rivolta a chi osa uscire anche solo per un istante dal coro è quella di “anti-semitismo”, intendendo con questo termine l’ostilità verso gli Ebrei. Sarà stato tacciato di essere anti-semita il Professor Francesco Lamendola che ha deplorato la sottomissione e la piaggeria di alcuni “uomini politici” europei e statunitensi nei confronti del governo israeliano?

Già nel 2005 si scriveva: “Il vicepresidente del Consiglio nonché Ministro degli esteri, Gianfranco Fini, in occasione di uno quei fatui ed inutili convegni, organizzati solo per blandire vanitosi conferenzieri e per fingere di trattare temi culturali o di attualità, ha affermato che bisogna impedire in ogni modo agli imam di istigare, con infuocate e veementi prediche, i fedeli musulmani all'antisemitismo. E'assurdo: come è possibile che le autorità religiose musulmane incitino gli Arabi ad azioni antisemite?

Li esortano a lottare contro sé stessi, ad essere nemici di sé stessi? (Tra l'altro non tutti gli Arabi sono musulmami e non tutti i maomettani sono Arabi, ma questa è una sottigliezza). Infatti Arabi, Ebrei ed Aramei sono popoli che appartengono al gruppo linguistico semitico, come sa ogni glottologo. Lo ignora, invece, Fini, come molti altri. […]

Forse è veniale in lui questa confusione tra antiebraismo ed antisemitismo, confusione in cui tanti (persone comuni, "giornalisti", commentatori, esperti a vario titolo) incorrono? No, penso che non sia veniale”.


Se le parole hanno un significato, non si possono impiegare a vanvera. Vero, Marco?

Circa gli Ebrei, non potendo entrare nel merito della loro origine, argomento molto complesso, consiglio di leggere il fondamentale saggio dello storico Flavio Barbiero intitolato “La Bibbia senza segreti” (Qui una sintesi tratta dalla prestigiosa rivista “Episteme”). Il Professor Barbiero vede negli Apiru (che letteralmente dovrebbe valere “ostaggi”) un crogiolo di tribù medio-orientali cui Moses diede identità nazionale e religiosa.

Riporto un illuminante osservazione dello studioso: “Gli Ebrei - pur certamente conservando, almeno fino a Giacobbe, qualche conoscenza di una delle lingue hurrite, che doveva essere stata la loro originale - adottarono una lingua diffusa in Palestina assai prima che vi giungesse Abramo; più precisamente [...] la lingua parlata dai Cananei e questa viene definita oggi ebraico. Quale lingua parlassero al tempo della residenza in Egitto non è dato sapere, ma tornarono certo al cananeo dopo il ritorno in Palestina, per adottare infine l'aramaico durante l'esilio babilonese.. Ciò che è curioso sottolineare, per i meno esperti di tali questioni, è che col nome di 'Semiti' viene attualmente indicato un certo numero di popolazioni, distribuite dalla Mesopotamia all'Etiopia, il cui denominatore comune è costituito dall'affinità con l'ebraico delle loro lingue. Vale a dire che l'affinità è quindi soltanto di natura linguistica e non razziale, con una peculiare conseguenza. Infatti l'ebraico, coincidendo appunto con il cananeo, bisognerebbe piuttosto parlare allora di Camiti, visto che i Cananei, al pari di tutti i popoli che abitavano la Palestina prima dell'arrivo di Abramo, sono detti chiaramente dalla Bibbia stessa discendenti di Cam. Se vogliamo usare in modo preciso le indicazioni della Bibbia, dobbiamo concludere che l'ebraico attuale è una lingua camita, non semita. E il bello, a distruggere ulteriormente la base della terminologia corrente a proposito di semitismo ed anti-semitismo, è che Abramo era verosimilmente, come già asserito, un ariano!”

Alessio De Angelis identifica gli Ebrei con la misteriosa gente nota come Hyksos.

Il Professor Mauro Biglino, sulla scorta di Kramer e Proebel, ha ventilato l’ipotesi secondo cui i Semiti potrebbero provenire dai Sumeri.

Non manca chi tende a riconoscere negli Ebrei di oggi i discendenti dei Khazari.

Ulteriori indagini genetiche e glottologiche nonché gli scavi in loco potranno gettare un po’ di luce su una questione molto intricata. Ha ragione René Guénon quando osserva che è impresa quasi impossibile ricostruire la storia umana antecedente al VI sec. a. C. Tuttavia studi tenaci ed interdisciplinari portano talora a qualche risultato: ad esempio, archeologi e studiosi delle religioni hanno ormai concluso che YHWH fu uno fra i numerosi dei medio-orientali, assurto poi, pur dopo molte titubanze e retromarce, a divinità nazionale degli Apiru, come Huitzilopochtli per i Mexica.

Da un punto di vista etnico, lo storico Garbini, lo stesso Barbiero et al., anche se con diverse sfumature, ritengono che i Giudei del periodo precedente l’esilio e la cattività babilonese fossero il risultato di una mescolanza tra genti medio-orientali ed Indoeuropei.

Questi a grandi linee i termini del problema su cui non indugiamo, poiché ce ne siamo già occupati. Perciò rimandiamo chi vorrà approfondire il soggetto agli articoli collegati.

Da questa panoramica si comprende che il vocabolo “anti-semita” è adoperato spesso in modo erroneo o casuale e soprattutto prestestuoso per demonizzare il dissenso. Non si tratta di essere “amti-semiti”, ma di condannare i crimini che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono scelleratezze militari e governative. Non importa se le atrocità siano perpetrate dall’esercito israeliano, statunitense, italiano, russo, francese, tedesco, turco, egiziano, del pianeta Papalla etc., dal Mossad, dalla C.I.A., dall'MI6., dall’I.S.I… Sono sempre atrocità e, in quanto tali, vanno denunciate e rese note. Non si è animati da astio contro le nazioni che sono spesso vittime: la loro colpa maggiore è semmai di bersi le menzogne dei “politici” e dei loro servili e vigliacchi portavoce, i “giornalisti”.

E’ un dato incontrovertibile: i popoli sono schiacciati e circuiti pressoché ad ogni latitudine, sebbene con diversa pressione. Certo, i cittadini spesso degenerano in sudditi ignavi, indifferenti o in accaniti sostenitori – in modo inconsapevole – dei loro carnefici. Bisogna ammettere, però, che tali sono a causa di una martellante e vergognosa propaganda, spacciata per “giornalismo”.

Il Dottor Preve, prima di scrivere il suo delirante, grottesco, sconclusionato, involontariamente comico articolo, preceduto da un farneticante ed oltraggioso titolo, si sarebbe dovuto documentare ed avrebbe almeno dovuto consultare un buon dizionario della lingua italiana.

Si chiede troppo. Documentarsi? Consultare? Lingua italiana? Parole del tutto incomprensibili per lo stuolo di imbrattacarte che potrebbero imparare molto, se solo avessero un briciolo di intelligenza, anche dal più scalcinato dei graffitari.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

14 agosto, 2013

I giornalisti della polpetta

“Un’opposizione voluta ed autorizzata dal sistema”. (G.C. Argan)

Marco Preve è un giornalista salito al disonore della cronaca per aver scritto un demenziale articolo il cui scopo principale è il solito, ossia screditare chi si occupa di geoingegneria clandestina.

Chi è Marco Preve?

“Marco Preve, quarantasei anni, è nato a Torino, ma vive e lavora a Genova da quasi vent’anni come giornalista del quotidiano «La Repubblica». Ha iniziato come corrispondente di provincia, poi come cronista di nera e da tempo si occupa principalmente di giudiziaria e inchieste tra affari, politica, speculazione edilizia e urbanistica. Ha seguito i delitti del serial killer Donato Bilancia, poi le giornate del G8 del 2001 ed i processi che ne sono seguiti e ancora i principali scandali in Liguria, specialmente quelli legati al porto di Genova e al casinò di Sanremo. È interessato, anche come fenomeno sociale, alle battaglie dei comitati e delle associazioni ambientaliste. Collabora con “Micromega” e “L’Espresso”. Per “Chiarelettere” ha scritto nel 2008 assieme a Ferruccio Sansa "Il partito del cemento", e nel 2010 “La colata”, insieme a Ferruccio Sansa, Andrea Garibaldi, Antonio Massari e Giuseppe Salvaggiulo. Cura quotidianamente su internet un blog dal titolo “Trenette e mattoni” all’indirizzo www.preve.blogautore.repubblica.it, diventato luogo di denuncia e approfondimento di questioni legate alla devastazione del territorio della Liguria e alle malefatte di amministratori, banchieri e imprenditori”.

Sono dunque queste le credenziali di Marco Preve. Appartiene alla scolaresca di cronisti, pubblicisti, autori che sembrano la coscienza critica del sistema. “Micromega”, “L’Espresso”, “La Repubblica”… tutte testate che galleggiano nella maleodorante palude della pseudo-sinistra, di un’opposizione falsa e stitica, dell’ambientalismo d’accatto, dell’anti-berlusconismo di maniera. Sono pubblicazioni che da decenni fungono da valvola di sfogo per sudditi indignati contro i privilegi della casta. Sono scartafacci per radical chic, intellettualoidi dalle pose anticonformiste, “rivoluzionari” borghesi, per la low e middle class piena di frustrazioni superate solo quando Travaglio denigra Berlusconi. E’ un’accozzaglia di scribacchini che, soltanto per aver denunciato gli abusi edilizi di qualche palazzinaro e per aver messo alla gogna un paio di amministratori corrotti (che grande scoperta!), presumono di essere degli eroi della libertà, dei moralizzatori. Ignorano che il sistema stesso ha previsto questo loro patetico dissenso destinato a lasciare inalterato lo status quo. Sono simili a quei bambini che giocano alla guerra, immedesimandosi a tal punto nei contendenti da credere di combattere veramente.

Il Dottor Preve ha pubblicato due libri per la casa editrice “Chiarelettere”, incarnazione dell’editoria organica al potere sotto le apparenze della critica all’establishment.

Per “Chiarelettere” scrive, ad esempio, il meteorologo Luca Mercalli, noto negazionista, il sedicente “verde” che vede il filo d’erba e non la foresta.

Per “Chiarelettere” scrive Sandro Provvisionato, in forza a Canale 5, perfetta testimonianza di quel “giornalismo” che si barcamena fra timide inchieste ed adesione piena all’ideologia dominante propalata dalle reti “Mediaset”. Ci si arruffiana il pubblico con un’inchiesta un po' fuori dal coro per poi ribadire ad ogni piè sospinto le versioni ufficiali sul 9 11 e compagnia cantante.

Marco Travaglio è la punta di diamante della casa editrice in questione. Il personaggio si squalifica da sé.

Gianluigi Nuzzi ha pubblicato qualcosa per i tipi di “Chiarelettere”. Nuzzi è il reporter che ha avuto il merito di rivelare alcuni scandali del Vaticano, salvo poi mettere in risalto per contrasto un’inesistente Chiesa buona. E’ stata un’operazione molto efficace, con cui un’analisi impietosa del Vaticano di fatto l’ha rinvigorito e legittimato. Nuzzi ha realizzato il suo reportage per la scandalosa rete televisiva “La 7”, bivacco di ignoranti, di gazzettieri, di cattivi maestri, alcuni dei quali legati al Gruppo Bilderberg. “La 7” è il pendant sul piccolo schermo di quel mucchio di immondizia, noto come gruppo editoriale “L’Espresso S.P.A.” (beneficiario di 17 milioni di euro l'anno di finanziamento pubblico). In questo ammasso puzza in particolar modo la spazzatura nota come “Giornalettismo”.

Insomma le referenze del Dottor Preve sono quelle sopra riportate, l’ambiente in cui opera è quello poc’anzi descritto.

Che cosa ci si poteva attendere? Il giornalismo mainstream partorisce mostri, anche e soprattutto quando gravita nel mondo quotidiani e periodici “indipendenti”, anzi indidementi.


La guerra climatica in pillole

Le nubi che non ci sono più

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Range finder: come si sono svolti i fatti

13 agosto, 2013

Le diffamazioni della testata "La Repubblica": singolari collegamenti con disinformatori e meteorologi

L'11 agosto 2013 vi abbiamo relazionato in merito alle incredili diffamazioni ad opera del giornalista Marco Preve. E' opportuno quindi evidenziare alcuni aspetti di questa vicenda, sempre ricordando che questo concertato attacco mediatico dimostra un innalzamento del livello, volto a far fuori, ad ogni costo, gente scomoda per il regime.

Allora... il quadro è chiaro e vi spiego come sono messe le cose:

Nel 2007 pestiamo i piedi ad Achille Pennellatore, pubblicando alcuni commenti ed articoli e video che mettono in evidenza come il meteorologo della Provincia di Imperia conosca bene la questione "aerosol clandestini" e confezioni quindi delle previsioni ad hoc. Questo, però, dopo un accordo con l'Aeronautica militare italiana. Ciò per il semplice fatto che, prima di quell'accordo, non azzeccava una previsione che fosse una, non sapendo nulla delle "innocue velature" create dai militari. Casualmente Achille Pennellatore è amico amico della famiglia Nigrelli ed ha anzi scritto un libro con uno dei Nigrelli. Il libro è "Polvere di STEL", patrocinato, guarda caso dal Comune di Sanremo, che deve preservare la sua rispettabilità.

La moglie di Nigrelli, Teresa, entra in contatto con mio fratello Antonio, spacciandosi per un'attivista. Raccoglie informazioni preziose. Di lì a poco i Nigrelli aprono una serie di blog dedicati esclusivamente alla diffamazione di chi scrive e del fratello Antonio.

Nigrelli è socio dei negazionisti del C.I.C.A.P. e con essi si coordina costantemente per tutta una serie di iniziative di stalking e diffamazione sulla Rete e sulla piazza non virtuale. Nigrelli vive a Sanremo, ovviamente e funge da base logistica per spiare e controllare i Marcianò.

Nigrelli, il Comune di Sanremo e Pennellatore si può dire che sono una cosa sola, giacché il tipografo in pensione funge da sponsor e garantisce la costante diffamazione dei Marcianò.

Nigrelli viene querelato più volte da chi scrive e fratello, ma... casualmente, la magistratura sanremese pensa bene di rinviare a giudizio chi scrive. Parte offesa e testimoni per l'accusa: i Nigrelli.

Nigrelli scrive su Facebook e gestisce insieme con altri negazionisti pagati dal Ministero dell'Interno diverse pagine diffamatorie e calunnianti dedicate allo scrivente ed ora anche al fratello Antonio. Usa il nick Mario Lipuma, ma tutti sanno che è uno degli pseudonimi di Nigrelli.

Nigrelli è logicamente un meccanismo dell'ingranaggio cui appartiene anche il noto stalker Task Force Butler, il quale usando un nome di comodo, scrive al giornalista Marco Preve e gli segnala la possibilità di scrivere un articolo utile a screditare Antonio Marcianò. In effetti Task Force Butler, in una serie di commenti sul blog di Nigrelli (alias wasp alias Leoniero alias... Mario Lipuma) e sul blog "Strakerenemy", intestato a Paolo Attivissimo (C.I.C.A.P.) e gestito da Stefano Luciani alias eSSSe, ha orgogliosamente descritto una situazione di possibili guai per Antonio Marcianò e questo grazie alle sue segnalazioni anche al Ministero della Pubblica "istruzione" nonché alla Dirigente scolastica del Liceo "Cassini" ove insegna Antonio Marcianò.

Lo stesso Achille Pennellatore scrive sul profilo Facebook di Mario Lipuma-Niigrelli ed anche sul suo blog!

Il cerchio si chiude nel momento in cui il giornalista della testata "La Repubblica", Marco Preve, riceve da Task Force Butler l'indirizzo email cui scrivere (tanker.enemy at gmail.com) per ottenere il numero di telefono che poi sfocia nella telefonata che avete ascoltato. In realtà l'articolo è già pronto, ma richiede alcuni affinamenti, giacché il Preve ha ottenuto solo una parte delle informazioni necessarie da Task Force Butler nonché dall'ingenua vicepreside del Liceo. Ella riferisce di email di genitori preoccupati, ma che in realtà sono messaggi falsi inviati con nomi diversi da Task Force Butler, il quale è uso impiegare decine di nomi di fantasia per le sue scorribande sulla Rete e per inviare segnalazioni a destra e manca.

Marco Preve
10 ago 2013

Buongiorno, scusi l'intrusione, sono un giornalista di Repubblica redazione di Genova e stavo cercando di mettermi in contatto con il professor Marcianò del liceo Cassini di Sanremo per una questione che lo riguarda. Spero che questa mail sia la sua.
grazie

Marco Preve
la Repubblica, redazione Genova
16121-Via XX Settembre, 41
tel. 010/5742212 fax 010/5742263

Casualmente Mario Lipuma-Nigrelli è amico su Facebook di Marco Preve. Casualmente Achille Pennellatore, amico di Nigrelli, coglie la palla al balzo e scrive al direttore di SanremoNews per esprimere la sua soddisfazione sulle diffamanti accuse di Marco Preve e rilanciate dalle inutili testate locali.

Oviamente, dietro tutta questa manovra alla "servizi segreti de noiartri", si intravede solo un disegno: screditare coloro che, nonostante processi minacce ed attacchi di ogni genere, si permettono ancora di definire quelle scie con il loro vero nome: scie chimiche.

Qui la risposta di Antonio Marcianò al meteorologo Achille Pennellatore.

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11 agosto, 2013

Preve-dibili diffamazioni

Nec frangar nec flectar

10 agosto 2013 Il giornalista del quotidiano "La Repubblica", Marco Preve, dando séguito alla delazione anonima del famigerato Task Force Butler, osa telefonarci per tastare il terreno, visto che ha intenzione di scrivere uno scartafaccio ingiurioso e balzano. Il pretesto gli è offerto da uno studio del Professor Francesco Lamendola, inerente ai cosiddetti Protocolli dei Savi anziani di Sion. Subito subodoriamo l’inganno, per cui decidiamo di registrare la conversazione. Il redattore è poi diffidato dal pubblicare checché, basandosi tra l'altro, come Marco Preve ammette, solo su denigrazioni provenienti dal famigerato Task Force Butler, delatore a cottimo, calunniatore grafomane più volte segnalato alla magistratura.

Marco Preve
10 ago 2013

Buongiorno, scusi l'intrusione, sono un giornalista di Repubblica redazione di Genova e stavo cercando di mettermi in contatto con il professor Marcianò del liceo Cassini di Sanremo per una questione che lo riguarda. Spero che questa mail sia la sua.
grazie

Marco Preve
la Repubblica, redazione Genova
16121-Via XX Settembre, 41
tel. 010/5742212 fax 010/5742263

Nonostante la diffida, il cronista decide, naturalmente con l’avallo del direttore, Giuseppe Smorto, di pubblicare uno scartafaccio che è diffamatorio sin dal titolo. E’ un’accozzaglia di cose inventate, denigrazioni e colossali sciocchezze. E’ evidente che non si intende tanto attaccare l’autore, quanto delegittimare il Comitato Tanker enemy con la solita accusa di “antisemitismo” (sic). Nel pezzo di Preve, tra le altre cose, si menziona il seguente stralcio: “Gli autoattentati dei servizi segreti internazionali alle Torri gemelle ed al Pentagono", come fosse un’asserzione destituita di fondamento. Eppure l’ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga (†), in un’intervista rilasciata alla testata “Il Corriere della sera” affermò: "Da ambienti vicini a Palazzo Chigi, centro nevralgico di direzione dell'intelligence italiana, si fa notare che la non autenticità del video è testimoniata dal fatto che Osama Bin Laden in esso 'confessa' che Al Qaeda sarebbe stato l'autore dell'attentato dell'11 settembre alle due torri in New York, mentre tutti gli ambienti democratici d'America e d'Europa, con in prima linea quelli del centrosinistra italiano, sanno ormai bene che il disastroso attentato è stato pianificato e realizzato dalla C.I.A. americana e dal Mossad con l'aiuto del mondo sionista per mettere sotto accusa i Paesi arabi e per indurre le potenze occidentali ad intervenire sia in Iraq sia in Afghanistan". Un’interpretazione molto simile è stata pure proposta dal Dottor Ferdinando Imposimato, giudice onorario della Corte di Cassazione.

Tutto si può dire di Cossiga, ma non che fosse uno sprovveduto, tutt’altro! Se Preve si fosse documentato un po’, non avrebbe insinuato che l'interpretazione del 9 11 come inside job è una leggenda metropolitana. Preve dovrebbe vergognarsi: invece di contattare gli esponenti del Comitato per compiere un’inchiesta sulla geoingegneria clandestina, dà spazio a pettegolezzi, maldicenze, insinuazioni per i suoi vaneggiamenti. Lui che si interessa di ambiente (il solito patetico ambientalismo da salotto), dovrebbe preoccuparsi dell’avvelenamento quotidiano e non di un paio di genitori perbenisti (ammesso e non concesso che le lettere non siano state inviate dal solito Task Force Butler) che hanno paura della loro ombra. Lui che è giornalista dovrebbe concentrarsi su fatti e temi seri e non su pettegolezzi da spiaggia. Si vede che non sapeva come passare le ore di una noiosa domenica estiva.

L’articolo di Preve è offensivo e non solo per la consueta ghettizzazione e demonizzazione del dissenso (nota con le affermazioni di [1] Luttvak), ma soprattutto perché è una una testimonianza di scarsa (usiamo un eufemismo) deontologia professionale, sostituita dal malcostume di dar credito a fonti anonime e senza dubbio infamanti. Il trafiletto, prima che un tentativo di delegittimazione, è una prova di quanto sia affossata la vera Cultura. Non basta il cenno ad Italo Calvino per redimere il pressappochismo e la trivialità di certe farneticazioni. Inoltre il pezzo è infantile e mal scritto, un vero insulto in primo luogo a chi lo ha redatto oltre che alla lingua italiana.

E’ palese che si intende sempre più perseguire le opinioni, gli psico-reati, ricorrendo a tutti gli stratagemmi possibili ed immaginabili: intimidazioni, minacce, azioni “legali”. Il disegno è chiaro: chiudere la bocca a chi non si riconosce nel Pensiero unico.. I “giornalisti” si prestano a questo squallido gioco. Ricorrono alla generalizzazione, all’uso improprio di termini di cui ignorano il vero significato, attingono alle dicerie, si inventano o distorcono i contenuti delle interviste, tutto per rafforzare ed avallare il sistema che fingono di criticare in saggi “coraggiosi” magari pubblicati da “Chiarelettere”….

Il Preve trova delle ridicole giustificazioni per il suo temino: secondo lui, la vicenda avrebbe assunto una “dimensione pubblica” (sic). Veramente ad aver acquisito una valenza pubblica è la Geoingegneria illegale, ma colui ha preferito portare l’acqua al mulino dei datori di lavoro, piuttosto che impegnarsi in un reportage. Qualcuno ha scritto che “il vero giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia; il resto è propaganda”. Esatto! I gazzettieri sono versati solo nella propaganda, nella mistificazione e nell’adulazione dei potenti.

11 agosto 2013 - Marco Preve

Lei ha tutto il diritto di ritenersi diffamato e per questo motivo ricorrere a tribunali ed avvocati. Vorrei, però, che si soffermasse su alcuni aspetti. Primo, l'articolo riguardava suo fratello che è professore di un liceo. La pagina Fb anonima dava indicazioni su fatti veri, cioè gli scritti di suo fratello. Ho parlato a lungo con lei e suo fratello ottenendo da voi le spiegazioni che ho poi riportato fedelmente. Che esista un problema di opportunità per suo fratello me lo ha confermato la vicepreside del Cassini raccontandomi delle lettere di genitori preoccupati. La vicenda aveva assunto una dimensione pubblica e quindi abbiamo deciso di raccontarla ascoltando tutti i protagonisti. D'altra parte voi siete i primi a dare grande pubblicità alle vostre tesi su internet e in convegni e dibattiti senza nascondervi, quindi non vedo dove stia la violazione della vostra privacy.
Questo per quanto riguarda l'articolo. Per quanto riguarda invece la sua campagna mediatica contro il sottoscritto con tanto di foto e ipotesi complottistiche dell'ennesima regia occulta, mi scusi la sincerità ma arriva tardi, perlomeno dopo la Spectre e 007.
cordiali saluti

Marco Preve

Riconosciamolo: se non fosse per i faraonici contributi (Espresso-La Repubblica: 16.186.244 euro) che lo Stato, rubando i soldi ai contribuenti, elargisce alle testate (l’unica davvero indipendente è “Rinascita”, non a caso boicottata e vessata in modo scandaloso), i “giornalisti” sarebbero tutti a spasso e, al limite, potrebbero imbrattare con le loro frasi sgrammaticate i muri dei monumenti.

Cui prodest?

[1] "Colpo di Stato: manuale pratico". L'autore è Edward Luttwak, un esperto militare che è stato anche consigliere di Ronald Reagan, guerrafondaio e tiranno.

Egli spiega, in questo libro, come il colpo di Stato non debba essere per forza incentrato sull'uso della forza e delle masse, non un golpe militare, ma uno di tipo silenzioso che si appropri degli apparati dello Stato dall'interno.

Perché mi riferisco a questo libro? Perché spiega anche come trattare gli oppositori.

Nel Capitolo 4 l'autore afferma che è "essenziale evitare spargimenti di sangue, perché questo può avere ripercussioni negative".

Ancora...

"Le masse... il loro atteggiamento verso il nuovo regime dopo il golpe sarà, alla lunga, decisivo. Il nostro compito immediato sarà di imporre l'ordine pubblico, ma il nostro obiettivo di lungo termine sarà guadagnare l'accettazione delle masse, sì che L'USO DELLA COERCIZIONE FISICA NON SIA NECESSARIO."... il nostro STRUMENTO in questa direzione sarà il CONTROLLO DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE di massa...". Ecco spiegato perché argomenti come le scie chimiche non trovano quasi mai spazio sui media più importanti, salvo per denigrare chi li tratta.

"L'azione dei media sarà mirata a convogliare la realtà e la forza del colpo, anzichè giustificarlo"

Qui viene la parte migliore:

"Ogni individuo che si oppone dovrà operare in isolamento. Quindi dobbiamo fare ogni sforzo per sopprimere quel genere di notizie. Se qualche resistenza compare, dobbiamo SOTTOLINEARE CON FORZA CHE ESSA VIENE DA ISOLATI, OSTINATI INDIVIDUI, MAL INFORMATI E DISONESTI, che non sono affiliati a nessun gruppo o partito importante. Il lavoro costante sul tema dell'isolamento farà APPARIRE LA RESISTENZA INUTILE E PERICOLOSA".

"Faremo uso di SELEZIONE adatta di FRASI SGRADEVOLI (per esempio ANTI-AMERICANISMO, ANTI-SEMITISMO... oppure, aggiungo io, SCIACHIMISTA... PARANOICO OSSESSIONATO.... ) Anche se il loro significato è stato oscurato dal loro normale uso costante e deliberato, esse restano utili come indicatori del nostro impeccabile nazionalismo".

In queste frasi qualcuno si è forse riconosciuto?

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09 agosto, 2013

Esopolitica o esondazione di menzogne?

Secondo Robert Dean, gli extraterrestri (per la precisione esseri multidimensionali) intendono preparare il genere umano al grande balzo che lo porterebbe verso un’era di pace e fratellanza. I fratelli dello spazio sarebbero smaniosi di elargire i loro mirabolanti doni e di risolvere i problemi che affliggono il pianeta: la sovrappopolazione, la fame, le malattie, l’inquinamento, le guerre…

Non sappiamo se sganasciarci dalle risate o se strapparci le vesti per la disperazione. Ragioniamo. Siamo dei cavernicoli che dispongono di rudimentali utensili? Siamo in attesa di un salto tecnologico risolutivo, ammesso e non concesso che la tecnologia sia la risposta? Non mi sembra proprio.

I militari da decenni sono dotati di avveniristiche tecnologie che hanno sempre e solo usato contro l’umanità. Carpite agli alieni o cedute da loro in cambio di… , le élites plutocratiche usano, tra le altre cose, l’energia del punto zero (o energia della fluttuazione quantistica del “vuoto”) – ricordo di passaggio che con l’energia imprigionata in una lampadina si potrebbero far ribollire tutti gli oceani del pianeta. La carenza di fonti energetiche è solo un falso problema, come l’incremento demografico: in verità, Gaia potrebbe ospitare miliardi di uomini in condizioni per lo meno discrete, senza depredare e distruggere l’ambiente, se il governo mondiale non avesse boicottato e e se non continuasse a boicottare TUTTE le vere opportunità. Devo citare la Cannabis indica che, se non fosse stata demonizzata e bandita, ci avrebbe emancipato dal petrolio, dalla velenosa plastica e da molte patologie?

Non è vero dunque che è necessario un progresso tecnico per liquidare le questioni cruciali. Il problema semmai è un altro: i ritrovati esistono, ma sono nelle mani sbagliate. Inoltre si valorizzano tutte le invenzioni più nocive tese al controllo dei cittadini ed alla loro degradazione.

Si dimentica il caso di Gary Mc Kinnon, il giovane britannico che alcuni anni fa, violati i siti della N.A.S.A., della Marina, dell’Esercito, del Dipartimento della “difesa”, dell’Aeronautica e del Johnson Space Center, scoprì documenti scottanti: immagini che ritraevano città ed oggetti artificiali (indizi di una civiltà, passata o presente) sulla Luna e su Marte nonché oggetti volanti non identificati in orbita attorno alla Terra.

Non solo: Mc Kinnon reperì la fotografia di un velivolo simile ad un’enorme portaerei che orbitava in vicinanza dell’atmosfera terrestre, non molto diversa dai “sigari” più volte avvistati nei cieli.

Il “pirata” informatico così descrisse il veicolo volante: “In un certo qual modo assomigliava ad un satellite, ma era costruito secondo parametri che non avevo mai visto prima: non c’erano rivetti né giunture. Era come un blocco di materiale omogeneo. Aveva la forma di un sigaro con cupole geodetiche sopra, sotto, a destra, a sinistra e su entrambe le estremità”.

Di che cosa si trattava? Non era per forza un velivolo alieno, bensì un vascello “non terrestre”. Sarebbe questo, infatti, l’aggettivo usato per definire gli ufficiali dello U.S. Space Command (Comando spaziale degli Stati Uniti), i cui nomi sarebbero scritti in appositi registri che segnalano i trasferimenti di personale da una “nave” ad un’altra… navi non terrestri, perché dislocate al di fuori del nostro pianeta.

Il caso dell’ardimentoso scozzese dimostra che i vertici di Gaia non hanno bisogno di portentose tecnologie di origine aliena: le hanno già e probabilmente le impiegano in combutta con i loro alleati esterni ai danni di un’umanità da sempre ingannata.

Un’era di pace e fratellanza dunque? Temiamo di no. Piuttosto ci attende un’era di disfacimento e di letargia. Questo non significa che non esistano fazioni evolute, ma probabilmente sono non interventiste o agiscono in modo molto defilato, mentre, in questo gioco di specchi, saranno forse esseri predatori e maleficentissimi a spacciarsi per “liberatori”.

Strano, ma vero: costoro che pure manifestano, a parole, tanta inquietudine per un pianeta sempre più devastato, non accennano MAI alla geoingegneria clandestina. Gatta ci cova… A proposito di gatti: alle famigerate mutilazioni di bovini ed equini, si sono aggiunte in questi ultimi tempi orribili amputazioni di cani e gatti. Sarebbero gli artefici di queste atrocità ed i militari collusi i nostri redentori?

Salvatori? Dio ci salvi dai salvatori.


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05 agosto, 2013

Concreto-astratto

Ancora oggi le grammatiche insistono, allorquando è illustrato il sostantivo, sulla distinzione tra concreto ed astratto. E’ in primo luogo una dicotomia e, come tutte le dicotomie, presuppone una concezione dualistica. Non solo, tale divisione è di natura ontologica e non linguistica. Vero è che la lingua è lo strumento in cui la realtà è interpretata e persino “creata”, poiché un fenomeno si sporge nell’esistenza, nel momento in cui è denotato.

Tuttavia l’antitesi astratto – concreto, inserita ex abrupto in un discorso morfologico, è forviante. Ad essa soggiace una complessa valenza filosofica e non può essere proposta come un’ovvietà. Che cosa significa “concreto”? La materia è “concreta”? Ne siamo certi? Il nome “Dio” è collegato ad un referente concreto o astratto? “Amore” è un sostantivo astratto, poiché il denotatum non è tangibile? E’ evidente che questa opposizione, più di molte altre, è non solo di sconvolgente superficialità, ma pure propaga la faciloneria fra gli studenti già vittime di plagi quotidiani.

Semmai bisogna indugiare sulle ragioni per cui i sistemi linguistici tendono a costruire delle coppie: attivo – passivo; singolare – plurale; maschile – femminile; transitivo – intransitivo etc. Quest’impianto dicotomico probabilmente rispecchia l’attuale funzionamento della mente umana, la contrapposizione tra emisfero destro e sinistro. [1]

L’architettura dualista dei codici, lungi dall’essere connaturata all’uomo, è il risultato di un processo con cui si è persa una duttilità linguistico-cognitiva nonché la ricchezza dell’espressione poetica. Molti idiomi antichi (si pensi, ad esempio, al greco ed al sassone) erano triadici. Tra singolare e plurale esisteva il trait d’union del duale; fra attivo e passivo si poneva il congiungimento del medio. Tracce di un’ossatura tripartita oggi sono disseminate nelle lingue contemporanee, come fossili, come relitti morfologici. Tra gli idiomi indoeuropei solo lo sloveno ha conservato il duale.

Il movimento involutivo che ha condotto all’estinzione del tertium datur pare, allo stesso tempo, “causa” e “conseguenza” di una regressione concettuale. Tale declino spinge gli uomini di oggi a “pensare” in modo manicheo, ad escludere dal ragionamento l’eventualità di una terza via, le sfumature, le gradazioni… [2]

Il “pensiero” si è divaricato in una “logica” che non coincide con una forma mentis aristotelica, piuttosto con un infantile e del tutto emotivo “mi piace vs. non mi piace” (Facebook docet) o anche “ci credo vs. non ci credo”. Ecco che ci schiera con una parte o con un’altra, in un aut aut che ricorda le veementi ed irrazionali partigianerie “sportive”. Dalla glottologia alle reazioni pavloviane in àmbito “politico” il passo è breve.

Tanti secoli di filosofia si sono inceneriti in bambinesche attrazioni-repulsioni. Come si può ritenere che si generino forme di consapevolezza e brilli qualche intuizione, se la ri-flessione si è tanto appannata? L’intelletto tende a distanziare, a separare, smarrendo l’unità. L’emisfero destro ed il sinistro non comunicano, non interagiscono: si rimane scissi, la concettualizzazione diventa schizofrenica. Il linguaggio dia-bolico si è incantato con il suo “nel senso che”.

Il lògos si è plastificato nell’incastro dei mattoncini Lego.

[1] La dualità in oggetto ri-specchia e pro-duce una dualità che inerisce a molti aspetti del mondo fenomenico, mentre l’anello di congiunzione è un ri-flesso dell’essenza.

[2] L’altra faccia di questo non-pensiero è l’assenza totale di discernimento per cui vero e falso sono intercambiabili, anzi confusi nella stessa grisaille.

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