29 dicembre, 2014

Dio, il diavolo e gli "ingegneri politici"


Educare significa per lo più sfatare i luoghi comuni.

E’ da molti, molti anni che svariati commentatori e cittadini ripetono che il popolo, di fronte alle alla politica iniqua degli apparati, un giorno o l’altro si ribellerà per rovesciare il governo di turno.

No! Non accadrà, per una serie di ragioni incuneate nell’ingegneria politica. [1] Quelli lì non sono scemi. In primo luogo, ogni sollevazione generale è oggi impossibile a causa degli strumenti micidiali di cui dispongono le forze dell’”ordine”. La coercizione ed il controllo hanno toccato livelli spaventosi: anche solo organizzare una manifestazione di protesta è divenuta un’impresa ardua. Figuriamoci un’azione volta a rovesciare l’establishment: essa abortirebbe sul nascere.

Un altro motivo per cui è inimmaginabile una rivolta efficace contro il Leviatano risiede nel fatto che a ribellarsi dovrebbero essere proprio coloro che sono inermi, deboli, spesso rassegnati. Disoccupati, emarginati, indigenti, pensionati con la minima non dispongono, per natura, di risorse logistiche e finanziarie utili ad azioni determinanti. Potranno gridare qualche slogan in un corteo, inalberare dei cartelli, occupare una piazza… ma tutto finisce lì: qualche “carica di alleggerimento” ricondurrà i dimostranti a più miti consigli.

La classe che opprime il popolo può contare su mille potenti armi per tenere a bada i reietti: l’esercito, la polizia, la magistratura, i media ufficiali.

Mi sembra tuttavia che il motivo più importante da cui dipende il carattere utopico di qualsiasi radicale rinnovamento per mezzo di terapie d’urto (ad esempio, uno sciopero fiscale) sia un altro: la mortale lentezza con cui il regime abitua i sudditi a situazioni sempre peggiori. Accade quanto avviene alla celebre rana che muore nell’acqua bollente, senza accorgersi della temperatura diventata intollerabile, poiché il calore cresce un po’ alla volta. Le condizioni economiche e sociali non precipitano da un giorno all’altro, ma si deteriorano con estenuante gradualità. Questo logoramento è stato definito giustamente “totalitarismo per gradi”. Un giorno ci si desta nella dittatura più sanguinaria, senza che ci sia avveduti delle radicali, irreversibili degenerazioni. Si è defraudati giorno dopo giorno di diritti, denaro, opportunità, prospettive, conoscenze, fino a quando ci si ritrova disarmati ed in totale miseria. La maggioranza dei cittadini non è consapevole dei cambiamenti che la conducono al baratro, un po’ come ciascuno di noi non è conscio dell’invecchiamento: la decadenza, infatti, si insinua, non si manifesta ex abrupto.

Montale scrive che “Dio ha passo di tartaruga”; il diavolo, invece, procede ancora più adagio, come una lumaca e, come una lumaca, invischia nella sua ripugnante bava.

[1] Per “ingegneria politica” si deve intendere quel complesso di strategie e di azioni volte a destabilizzare ed a distruggere progressivamente gli stati nazionali per sostituirli con una compagine planetaria di tipo tirannico in cui un’élite di arciricchi domina una massa di schiavi.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

26 dicembre, 2014

L'ora di religione


Viviamo in un’età in cui il consumismo e l’edonismo più biechi sono la regola. Nonostante ciò, a volte anche tra adolescenti e giovani, si accende una favilla di curiosità intellettuale, si manifesta il vagheggiamento di un orizzonte. Dunque è una iattura che l’ora di religione nelle scuole italiane sia spesso mortificata da dibattiti su temi di “attualità”, affrontati in modo superficiale o secondo un’etica dolciastra, allineata con il pensiero dominante.

Già da qualche bambino, costretto a frequentare il catechismo, proviene un interrogativo fondamentale (la presenza del male, il destino umano, il significato dell’universo, Dio...), immancabilmente ignorato ed anestetizzato mercé una spaventosa descrizione dell’Inferno o un allettante disegno del Paradiso. Così si cercano risposte e si ricevono solo santini, aride definizioni, precetti, quando la riflessione sul trascendente rifugge da un moralismo deamicisiano.

E’ inevitabile: i pre-adolescenti si allontanano da ogni forma di spiritualità che è ricerca di senso, trasfigurazione dell’esistenza in Vita. Si aggiunga l’ipocrisia che squalifica la maggior parte dei componenti il clero e si otterrà una definitiva disaffezione rispetto al sacro.

E’ il trionfo del materialismo e del numero: il numero nella nostra asociale società non è cifra e sigillo di armonia interiore e cosmica, ma sinonimo di accumulo, di scientismo. Guénon usa l’efficace espressione “regno della quantità”. Le nuove generazioni sono attratte dall’algida logica della “scienza”, dalla sua pretesa di assolutezza che esclude il dubbio, la fantasia, il mistero, il disorientamento. Eppure solo chi è disorientato cerca una direzione.

Il sistema ormai non si limita ad eludere e ad escludere le questioni fondamentali, ma le bolla come ridicole, inutili. Chi in tali condizioni avvertirà soltanto l’esigenza di varcare i confini fisici e di una ripetitiva, insensata quotidianità per provare ad avventurarsi nell’oltre?

Oggi non è più necessario inventarsi risposte per mettere a tacere obiezioni e fugare perplessità. Oggi le domande abissali non soffiano più nel vento.

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

22 dicembre, 2014

Un Grammy per Sammy


Quando un adulto chiese a Sammy, rosea bimbetta dell’asilo, “Che cosa vuoi fare da grande?”, ella rispose tutta contegnosa: “L’astronauta!” … ed astronauta diventò. A volte i sogni si avverano e la pargoletta di un tempo è oggi un’eroina che è partita… per lo spazio.

Siamo commossi e pieni di ammirazione: Samantha tra un po’ ha più lauree di Piero Angela. Senza titoli accademici si vale meno di un fico secco e la Scienza, “benefica, immortal, a’ trionfi avvezza”, è tutta lì, in magnifiche pergamene incorniciate, abbellite da autografi pieni di svolazzi, da bolli preziosi, da stemmi rutilanti.

L’ulissiaca viaggiatrice è poliglotta: soprattutto il suo italiano è forbito, irreprensibile. Le sue conoscenze sono “interminate” e “sovrumane” come gli spazi cosmici che ora l’esploratrice contempla, lo sguardo solenne e sagace, dalla stazione orbitante.

Intrepida, intemerata, invitta, inclita, ella, da lassù, ove si ode quasi il frullo di angeliche ali, ci elargisce graziosamente il suo infinito sapere, la sua profonda comprensione delle meccaniche celesti, persino dei più reconditi misteri della Creazione.

Celestiale creatura, solo Tu, potevi inanellare tanti trionfi, celebrare la fulgida, sempiterna vittoria del Sapere sulle tenebre della superstizione in cui brancola un’umanità smarrita.

Non sapremmo quale dottissima disquisizione trascegliere nel florilegio da Te composto in guisa tanto superba: la Scienza si innalza a Poesia, alata a somiglianza di Pegaso.

Così, pur consci che tutte le Tue perle sono di inestimabile valore, esibiamo all’universale contemplazione la seguente:

Ecco come ti si vede dallo spazio. I disegni che le nuvole creano sopra il Golfo sono meravigliosi!

Forse quelle descritte in modo tanto sublime dalla nostra novella Saffo non sono nubi, anzi ci pare che colei sia incorsa in una castroneria, ma Le accordiamo venia, perché, malgrado codesta lievissima menda, Sammy resta e resterà in saecula saeculorum la nostra castronauta, pardon Astronauta per antonomasia.



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18 dicembre, 2014

I comandamenti del commis


Di recente Roberto Benigni ha imbambolato un pubblico di bambocci con due puntate sui “dieci comandamenti”. La pantomima è rivelatrice di quanto sia radicata l’ignoranza. Per disquisire sul Decalogo e per commentarlo, bisognerebbe conoscere il soggetto e saperlo contestualizzare. In verità, la ciarlatanesca rassegna sulle leggi vetero-testamentarie è stata solo un pretesto per una pseudo-analisi della “politica” attuale, secondo criteri falsamente moralistici e pedagogici che trasudano ipocrisia e paternalismo. Benigni è un pessimo maestro, dolciastro e sciocco, incapace di comprendere anche solo il senso letterale dei testi che egli profana, mentre crede di interpretarli. Famigerate furono le sue dilettantesche e sacrileghe “lezioni” sulla Commedia dantesca.

Se solo ci si premurasse di consultare un manuale scolastico di storia, si eviterebbe di prendere certe sonore cantonate. I Comandamenti che i bambini imparano a catechismo sono il risultato di una lunga rielaborazione culminata con Agostino nel IV sec. d.C.: le regole partorite del vescovo di Ippona poco o punto c’entrano con i precetti dettati da YHWH al suo popolo. Per nessuna ragione al mondo YHWH si sarebbe sognato di stabilire l’assurda, insensata norma “Non desiderare la donna d’altri” che dapprincipio doveva suonare più o meno così: “Non gettare il malocchio sulle donne e le cose altrui”.

Il comandamento più importante e disatteso oggi da quasi tutti i “cristiani” nel mondo verteva sul divieto di farsi immagini delle cose che esistono sulla terra ed in cielo e di adorarle. La chiesa nicena eluse questa proibizione per inventarsi un Decalogo a suo uso e consumo. Sull’esecrazione dell’idolatria chi oggi insiste tra gli esponenti del clero o chi soltanto vi accenna? Tra le varie norme oggi dimenticate, ma che il dio degli Ebrei riteneva significativa menzioneremmo almeno la seguente: “Non cuocerai il capretto nel latte della madre”.

Questo rapido excursus ci permette di capire che trapiantare credenze antiche nel presente, oltre a denotare crasso analfabetismo, causa danni interpretativi irreparabili. Ogni evento ed ogni fenomeno culturale devono essere collocati nel loro milieu e studiati in rapporto alle circostanze sociali, economiche, antropologiche, spirituali etc. in cui essi si situano. Diversamente si tradisce il passato e lo si strumentalizza per fini di propaganda o, nel migliore dei casi, di becero intrattenimento.

Così sbagliano coloro che credono di poter fondare la dottrina dell’immortalità dell’anima, del Paradiso e dell’Inferno, richiamandosi alla Bibbia, in special modo alla Torah. Nella Bibbia i termini “nephesh” e “ruach” che spesso sono resi con “anima” o “spirito” non designavano un’essenza individuale imperitura.

L’oltretomba biblico è lo Sheol, simile all’Ade omerico ed a quello dei Sumeri, una plaga brumosa dove i morti sono ormai privi di coscienza e di identità. Qualche breve rimando al Paradiso ed all’Inferno come luoghi, rispettivamente, di beatitudine e di dannazione si reperisce nel Nuovo Testamento, ma sono passi contraddetti da altri e di valore metaforico, insufficienti comunque a definire una topografia precisa dell’aldilà cristiano che non esiste.

Semmai lo studio comparato delle religioni ci dimostra che di solito le genti dell’antichità in origine concepirono l’oltremondo come un luogo indistinto per poi, un po’ alla volta, approdare ad una concezione in cui sono fissate per le anime immortali precise sedi dove esse dimoreranno post mortem nonché punizioni o ricompense.

Ciò precisato, è evidente che la milionaria dissertazione di Benigni sul decalogo è priva di qualsiasi valore culturale, anche soltanto divulgativo. Questo nonostante le tronfie lodi ed i lautissimi compensi con cui è stato incensato l’abominevole spettacolo.

A proposito comunque di comandamenti, ne vorremmo suggerire uno ed è questo: “Spegnete il televisore e non siate mai benigni con Benigni”.

Articolo correlato: I veri dieci comndamenti

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

15 dicembre, 2014

Wit

Il Dao non sarebbe tale, se non se ne ridesse. (Dao de qing)



Wit: questa parola inglese è quasi intraducibile nella nostra lingua. Wit, breve e brioso termine, la resa italiana che più ne adombra il significato è “arguzia”: l’arguzia è, infatti, intelligenza sostanziata di spirito, di raffinato e disincantato senso dell’umorismo.

Si osservi che in questi tempi ferali lo humour è sempre più raro: le persone non sanno più che cosa significhi essere ironici o autoironici. Ignorano il distacco partecipe rispetto alle vicende inscenate sul proscenio del mondo. L’ironia è sovente scambiata per un’ingiuria.

Certamente, se non si è intelligenti, non si può essere neppure faceti. Soprattutto per essere spiritosi, bisogna avere un temperamento malinconico: aveva ragione Giordano Bruno a scrivere che egli era “ilare nella tristezza e triste nell’ilarità”. La giocondità e la mestizia si confondono e si fondono nella vita, in questa vita bifronte dove ogni sorriso è una piega amara e viceversa, secondo il punto di osservazione.

Forse solo le persone, nel cui cuore è una goccia di amarezza, possono essere davvero piacevoli. L’esempio classico è in Manzoni la cui ironia è il volto sorridente di un animo corrucciato. Tuttavia si resterà sorpresi di come Achille Campanile, autore di racconti frizzanti, godibili e spassosi, abbia scritto delle pagine sulla morte di sconvolgente profondità. Le sue riflessioni sono degne dei filosofi più abissali, come Emile Cioran.

Solo chi ha dimestichezza con la comedie humaine può immaginare la fine di una tragedia... e sdrammatizzarla, ma forse il vero umorismo è quello pirandelliano che è l’amaro sentimento del contrario, lo stridio della contraddizione. E’ l’umorismo, che conosciuta la follia dell’umanità e del destino, vira verso la lucida disperazione.

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09 dicembre, 2014

Oblion, la cospirazione

Essere, non solo esistere.

Viviamo in tempi paradossali. Così, se intendiamo estrarre dal mondo una scheggia di verità, dobbiamo rivolgerci alla fiction, mentre i media istituzionali curano la produzione di sceneggiati a puntate: si pensi al patetico teleromanzo sull’Ebola.

Dagli interessi coltivati dall’autore, Valerio Petretto, ho subito fiutato che il suo romanzo, “Oblion, la cospirazione”, era un’audace prospettiva su motivi border line. Non mi sbagliavo: il giovane scrittore, sin dalle prime pagine, ci scaraventa nel buco nero di una congiura spaventosa.

Il testo, più simile ad una sceneggiatura cinematografica che ad un’opera narrativa, si avvale di un montaggio adrenalinico e di spiazzanti analessi, mentre rincorre la verità che non vogliamo accettare: gli uomini, intrappolati ed intorpiditi nella materia, non sono liberi e la storia è una gigantesca menzogna.

Molti leggeranno il libro come un racconto di fantascienza, avvincente e ricco di colpi di scena, immedesimandosi negli eroi, Max e Johanna, cui tocca scoprire il duplice imbroglio: quello della vita e quello della morte. “Oblion”, però, è molto di più: nonostante la prosa un po' trascurata e la convenzionalità delle descrizioni, la fatica di Petretto cattura il lettore per la sua presa sul tema del destino, una specie di “eterno ritorno” senza scopo né speranza di riscatto.

Mentre l’autore concatena le sequenze che conducono all’allucinante epilogo, ci accorgiamo che le catene dell’illusione sono strette ancora di più. Riusciremo mai a spezzarle?

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

06 dicembre, 2014

Inasprimento della pressione fiscale: qual è il vero scopo?


Quis custodiet custodes?

I politici “onesti” sono quelli che non sono stati ancora colti con le mani nel sacco.

L’anno prossimo l’I.V.A. su molti prodotti e servizi sarà portata al 25,5 per cento e nel contempo saranno aumentati parecchi balzelli. Che senso ha inasprire la pressione dei vari gravami fiscali? Lo stato aumenterà in questo modo il gettito? No.

Anche un deficiente capisce che i cittadini già tartassati non possono essere spremuti indefinitamente: alla fine dai limoni non si riesce ad ottenere neppure una goccia. Le pecore vanno tosate, non scorticate. E’ palese che il ricavo per l’erario continuerà a diminuire, insieme con la costante flessione dei consumi associata al fallimento di aziende ed imprenditori. Allora perché i vari governi seguitano ad introdurre e ad incrementare i tributi, se sanno che tale politica deprime l’economia e favorisce l’evasione?

Per comprendere gli eventi di questi tempi finali, occorrono nuove, inedite chiavi di lettura. L’inasprimento della pressione fiscale ha come scopo precipuo la sadica vessazione dei cittadini e la loro riduzione in uno stato di indigenza. I ricchi ed i cosiddetti potenti navigano già nell’oro e non hanno alcun bisogno di altro denaro. Le risorse finanziarie solo in minima parte sono destinate ai servizi, il resto serve per garantire il lusso ad una pletora di funzionari e di parassiti, ma giganteschi ladrocini ed artifici contabili da soli bastano per soddisfare questa esigenza. Di nuovo: non è necessario dissanguare ulteriormente i cittadini, pardon i sudditi.

Oggi molti, delusi dal Movimento cinque stelle e da altre formazioni, confidano nei nuovi profeti del nulla, Salvini e la Meloni. Non si è ancora compreso che il sistema confeziona sempre nuovi feticci: un bambolotto ne sostituisce un altro. Il popolo è un eterno bambino capriccioso. Il fantolino, stancatosi presto di un balocco, piange e strepita per averne un altro che è quasi uguale al precedente. Dopo che i genitori gli hanno acquistato il nuovo giocattolo, il pargolo dopo un po’ non ci trova più gusto e ne vuole un altro e così via.

Alla massa l’establishment dona sempre nuovi pupazzi. Qualche idea di Salvini e della Meloni è pure condivisibile, non difettano di una dialettica talora persuasiva, ma essi, volenti o nolenti, sono organici agli apparati e gli apparati sono del tutto irriformabili. D’altronde in passato l’esecutivo, sostenuto dai partiti cui appartengono i due imbonitori, non ha neppure abolito l’I.R.A.P., a differenza di quanto promesso e strombazzato. Avrebbero credibilità solo se aggredissero, senza mezzi termini, il signoraggio bancario e la geoingegneria clandestina.

Che cosa ci si può attendere in una realtà in cui non esiste alcuna differenza tra Stato e mafia, dove la corruzione è endemica, radicata, dove chi controlla e vigila è più disonesto del più incallito delinquente ?

Quando ho appreso dello scandalo romano, con l’osceno connubio tra criminalità organizzata e classe “politica” capitolina, sono rimasto sconvolto, ma non per il marciume scoperto di cui ogni persona con un po’ di sale in zucca può solo essere certa, ma per il fatto che qualche giudice ha indagato e persino disposto misure cautelari. E’ immaginabile che in uno
Stato guasto come quello italiano agisca qualche magistrato integerrimo? Forse le inchieste, destinate comunque ad arenarsi ed a rivelarsi un fuoco di paglia, servono solo ad esacerbare l’opinione pubblica affinché, azzerata l’attuale casta, sia spianata la strada a banditi addirittura peggiori.

Lo ripeto: il sistema non può essere in nessun modo riformato e neppure leggermente migliorato, poiché nel suo D.N.A. albergano il pervertimento e la frode.

Non ci si illuda che la situazione possa evolvere: i politici probi (pochissimi) sono subito silurati o è loro impedito di agire; tutti gli altri sono dei briganti. Alle prossime consultazioni elettorali vedremo probabilmente la Lega nord celebrare un inutile trionfo ed il Movimento cinque stelle, logorato da contraddizioni, tentennamenti ed ambiguità, affondare. Nel contempo affonderà l’Italia... e non solo.

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04 dicembre, 2014

La "Gnosi" contro la Gnosi

Nell’articolo “Che cosa si nasconde dietro la simbologia dello star system?” ci ponevamo la seguente domanda: l’ostilità della fazione “illuminata” nei confronti del Cristianesimo significa che gli Oscurati sono il male ed il Cristianesimo il bene?

Per tentare di rispondere, occorre in primo luogo indugiare sul cosiddetto Vangelo di Giovanni. Ammettiamolo: in questo libretto si respira un’altra aria. L’ambiente è sempre la Palestina a cavallo del I sec. avanti e dopo Cristo, ma quel milieu è guardato con distacco, se non disdegno. Il Messia (i Messia) dei sinottici, complessivamente integrato nella mentalità ebraica, qui addirittura pare insofferente nei confronti del suo popolo. E’ come se l’autore di questo libello non fosse neanche un giudeo, ma un gentile: non mancano gli esegeti che attribuiscono il testo a tale Cerinto, filosofo gnostico attivo ad Efeso.

Riportiamo dei dati storici: il Quarto vangelo fu accolto nel canone solo dopo lunghe e roventi controversie. Il suo nucleo, su cui si stratificarono parti paoline, è senza dubbio gnostico. Quindi, quando si ripete che le balzane dottrine dei Fulminati sono gnostiche, si afferma qualcosa di impreciso: la vera Gnosi non è l’empia dottrina degli Oscurati, ma la “mappa” di un itinerario verso la liberazione e la scoperta dell’anima. A tale contesto vanno riferite le parabole, le espressioni cifrate, le suggestive simbologie. Invero, gli Ottenebrati manifestano un atteggiamento anti-gnostico, poiché non mirano in modo spassionato alla Conoscenza in sé, ma al potere. La conoscenza è da loro concepita non come fine nobile, ma quale vile strumento di controllo.

Si comprende che il Cristianesimo non è solo la religione che si può costruire sulla base dei sinottici, delle lettere paoline, delle altre epistole e della Rivelazione, ma pure il credo che trae la sua linfa più vitale dal Quarto vangelo. E’ un’ispirazione qua è là mistica, esoterica, filosofica, distante dalle concezioni elementari e per lo più catechetiche degli altri evangeli. Alcuni rivoli di questa sapienza scorrono negli apocrifi che non hanno avuto la stessa fortuna di Giovanni-Cerinto.

Piaccia o no, il Cristianesimo, a meno che non si espunga Giovanni-Cerinto dal corpus, è anche questo, ossia elucubrazione a tratti oscura su temi abissali, sul destino del cosmo e dell’umanità, sul significato più profondo di redenzione.

Ridurre la fede cristiana a prassi della rinuncia e della soggezione, significa trasformarla in un’etica deamicisiana e quietista, sdolcinata e passiva: se, invece, all’amore evangelico si associano contenuti mistico-iniziatici, si valorizza una Conoscenza che non è hybris. Quale chiesa può alimentare l’ignoranza ed erigerla a suo fondamento, se non una gerarchia che regna per mezzo dell’acquiescenza? L’uomo che rinuncia a cercare, accogliendo dogmi e “verità” preconfezionate, è proprio l’esemplare di Sapiens che il sistema vuole… fortissimamente.

(1) Non ci sono pervenute opere di Cerinto, nondimeno alcuni autori antichi (Eusebio di Cesarea ed Ippolito di Roma) affermano nei loro scritti che a Roma un dotto sacerdote “ortodosso”, di nome Gaio, vissuto sotto papa Zefirino (199-217), ripudiava il Vangelo secondo Giovanni, in quanto lo riteneva opera di Cerinto. Secondo Ireneo, invece, il Vangelo secondo Giovanni fu scritto proprio per confutare la dottrina gnostica di Cerinto. Secondo gli Alogi, una setta sorta intorno al 170 in Asia Minore, Cerinto fu addirittura l'autore dell'Apocalisse.

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01 dicembre, 2014

I segreti della Massoneria


Certi misteri non sono così misteriosi: quali saranno mai i segreti della Massoneria? Le attuali Logge perseguono per lo più fini ben diversi da quelli che si prefiggevano le Obbedienze settecentesche.

Oggigiorno fra i gradi bassi (i cosiddetti gradi blu) gli obiettivi, se si esclude qualche eccezione, sono molto prosaici: ottenere potere, ricchezza e notorietà. Iscrivendosi ad una Loggia, si possono ricevere benefici di vario tipo: sono aderenze e strumenti utili per una rapida scalata sociale.

Salendo nella gerarchia, gli affiliati, un po’ alla volta, sono resi partecipi di conoscenze esoteriche tra cui i rituali per dominare la natura, per influire sugli eventi e per entrare in contatto con le dimensioni invisibili. Siamo in un ambito faustiano.

Lo scopo ultimo, però, a nostro parere, è un altro. Lo si intuisce, considerando la paura della morte che alberga negli esseri umani; nelle creature pseudo-umane codesta paura conflagra nel terrore. Esse aspirano a conseguire l’immortalità, un’immortalità purchessia, vuoi sotto forma di ancoraggio ad un’anima vuoi come trasferimento delle memorie cerebrali da un encefalo ad un altro.

Qualcuno ha promesso ai Fratelli dei gradi più alti che non morranno in cambio di... E’ davvero in corso una guerra per la vita eterna. Essi forse temono (o sanno?) che, dopo la morte fisica, li attende o il nulla o l’inferno (interminabile?). Per questa ragione si attaccano tenacemente a surrogati e simulacri di esistenze, a somiglianza di ostriche allo scoglio.

I potenti, come tutti, sono impotenti di fronte al destino ultimo. Tanto temerari e tracotanti con i popoli, al cospetto della Fine tremano a guisa di bimbi sperduti nel buio.

To be or not to be? This is the question”. A volte non pensiamo che sia desiderabile il non essere rispetto ad un’esistenza (anche post mortem) ignobile e dolorosa? Noi sì, non loro. La loro ossessione è l’immortalità, dono mortale per i mortali.

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